CLAUDIO PIERSANTI Quel maledetto Vronskij
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da Mondadori Libri S.p.A.
Proprietà letteraria riservata
© 2021 Mondadori Libri S.p.A., Milano
Published by arrangement with The Italian Literary Agency ISBN 978-88-17-15492-5
Prima edizione: marzo 2021 Pubblicato per
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Quel maledetto Vronskij
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… Eccolo, il nero di seppia della notte, il fondo cupo che devi lucidare con pazienza, percorrendone i pori e le vene più invisibili. Volto per volto, amico per amico: qualcosa da custodire, da proteggere. Concentrare la luce in pochi tratti che svettano sul nero: il rosso e il giallo di qualche fiore o uccello, il bianco della neve.
La forza delle pietre: sette pietre senza nome, ma l’ultima si chiama pietra sangue.
Fabio Pusterla
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Non si piaceva, non si era mai piaciuto, neanche da ragazzo, e forse per questo già allora cercava di vestirsi con cura, da uomo, non come i suoi coetanei che accanto a lui sembravano fratelli minori. Anche continuando a frequentare malvolentieri la scuola aveva cominciato a lavorare a quattordici anni, d’estate e nei pomeriggi liberi, e con i suoi primi risparmi si era comprato un vestito blu e una cravatta. Sua moglie ci teneva quanto lui e nei suoi cassetti non mancavano mai camicie ben stirate e gilet senza maniche di diversi colori, che essendo da anni il regalo fisso di Natale si potevano definire una collezione. Ma se non si apprezzava troppo fisicamente, anche per il corpo assurdo che aveva, lungo e magrissimo, non era meno severo con le sue caratteristiche psicologiche. E quelle neppure una cravatta sgargiante poteva nasconderle. La gentilezza
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lo avvolgeva come una camicia di forza. Magari di buon tessuto morbido ed elastico, poco appariscente. E dello stesso tessuto doveva essere il bavaglio invisibile che lo costringeva al suo detestato sorriso. Detestato solo da lui, in verità, da quando se lo vedeva rinfacciare dalle troppe fotografie della sua vita. Troppe per quel sorriso che nei decenni era cambiato pochissimo, assumendo forse una piega leggermente malinconica. Le prime rughe in fondo lo miglioravano, gli davano un’aria più misteriosa, e neppure veder spuntare qualche capello bianco sopra le orecchie gli dispiaceva. Aveva sempre giocato d’anticipo, con il tempo.
A vent’anni ne dimostrava trenta, ci teneva a sembrare un adulto e non voleva essere trattato come un ragazzo.
Le persone che erano con lui sul tram diretto verso il centro lo avrebbero definito un sobrio signore di mezz’età, magrissimo e alto com’era, e piuttosto elegante anche se i suoi abiti e le sue scarpe, di buona qualità, sembravano un po’ fuori moda. In effetti abiti scarpe e cravatte erano stati acquistati molti anni prima ma una delle sue caratteristiche era appunto questa: era un conservatore. Non in politica ma nell’economia domestica. Conservava tutte le sue reflex, le sue macchine per scrivere Olivetti, il suo primo Apple con hard disk esterno made in Los Angeles, l’enciclopedia storica regalata da suo padre per il matrimonio, e appunto tutti i suoi vestiti degli ultimi trent’anni. Quando sua moglie se ne lamentava riusciva a comprimere le sue collezioni in spazi sempre più ridotti. Non c’erano cassetti normali
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in casa sua, ma puzzle a geometrie variabili e neppure un centimetro cubo andava sprecato. Restava un angolo nel mobile sottoscala? Lui ci sistemava un portapenne rove- sciato pieno di Bic rosse a punta fine. Ne aveva almeno un centinaio, nascoste in posti strategici che ricordava senza problemi. In meno di mezzo centimetro erano raccolti i suoi tipometri. Lì c’era la sua collezione di lastre in rame con le illustrazioni di un antico volume di botanica, lassù i suoi contafili, i più belli mai costruiti, con lenti perfette senza neppure un graffio, accanto alle piccole scatole in legno con punzoni ancora nuovi. Aveva anche vecchissimi caratteri cinesi in legno, prezioso regalo del suo ex capo che li aveva comprati in un mercatino per due soldi. Per non parlare delle sue collezioni di segni ortografici: frecce, grappe e parentesi, mani indicative, chimica, ecclesiastici, astronomia, matematica, caratteri fonetici, asterischi e stelle. Ogni collezione occupava un posto preciso. Come se vedesse attraverso il legno dei cassetti e delle ante degli armadi, poteva trovare tutto in un minuto. A volte sentiva la nostalgia di una delle sue prime regimental e ricordava sempre dove l’aveva riposta. In effetti aveva diverse manie, su questo concordava con sua moglie.
Il tram andava più lentamente del solito ma c’erano pochi passeggeri. Almeno tre gli erano familiari perché li vedeva da anni. Era uno strano conoscersi, senza saluti e senza conversazioni. Solo sguardi sfuggenti, in cui però la conoscenza reciproca si manifestava in qualche modo
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