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1979/18
Bl
Riservato
Novembre 1979
Appunti
di discussione su :I criteri di determinazione del
rischio-paese
da parte delle bancheoperanti negli
euromereati(P.
C.Padoan)
In quanto segue si espongono alcune riflessioni desunte dalla lettura di
pubblicazioni
e contributi in materia diCountry
-Risk. Essevogliono semplicemente
offrirespunti
per cercare di identificare future linee di analisi. La mate- ria si
presenta
vasta e nonsemplice
da racchiudere in unquadro complessivo.
Essa inoltre è inespansione
e offre di- versipossibili approcci
divalutazione^
anche per questo si è fatto cenno,prima
di consideraregli aspetti più
stret-tamente
analitici,
alle diverse lineelungo
lequali
è sta-ta fino ad ora affrontata.
1)
Il rischio paese("Country
Risk"CR)
è definito in una re-cente
pubblicazione sull'argomento (P.
J.Nagy 1978)
come:"L'esposizione
a unaperdita
suprestiti all'estero,
ge- nerata da eventi in unparticolare
paese, eventi che sono, almeno entro certilimiti,
sotto il controllo del governo ma sicuramente non sotto il controllo di unaimpresa privata
oindividuo".
La definizione esclude altri
tipi
di rischio che possono essere confusi con il CR(Sovereign Risk,
PoliticalRisk,
In-digenous Risk, Currency Risk,
etc.)
o che possono essere consi- derati casiparticolari.
Essa dà un'idea dellageneralità,
maanche della
vaghezza,
deiproblemi
relativi allaquestione che,
cosìposta,
richiede che ci sioccupi
di eventi che sono"almeno entro certi limiti sotto il controllo del
governo",
e-venti che sono di natura tanto economica che
più
strettamentepolitica.
Si tenga inoltre presente chemalgrado
la definizio-ne
implichi
l'interesse per un"particolare paese"il primo problema
da affrontareriguarda proprio
la scelta del paese su cui ricade l 'onere del debito(l 'esempio
tradizionale èquello
del debito contratto daun'impresa
operante in un paese diver-so da
quello
diorigine
laquale
è dunquesoggetta agli
eventiche si verificano nel paese
ospitante
ma che è economicamentecollegata
al paese diorigine).
La
generalità
delproblema
e la difficoltà che unapreci-
!
sa sistemazione del concetto di CR
presentano
emergono imme- diatamentedopo
una disamina della letteraturasull'argomen-
to. Il materiale
disponibile
appare vario tanto per contenutiquanto
perapprocci seguiti
.2)
Lamaggior quantità
dei contributiproviene
daoperatori (dirigenti
bancari o staff economists dellebanche)
diretta-mente interessati
all'argomento.
Si trattasoprattutto
di di- scussioni ralative all'andamento dei mercati finanziari e del- la crescente necessità di forniregli operatori
di validi cri- teri di valutazione del CR. Sono ancorapochi,
invece i con-tributi che forniscono indicazioni
precise
su tali criteri .Del
resto,
come indica la notaindagine dell'
Ex-Inm Bank suimetodi di valutazione del CR nelle banche USA
( 1976 )
aquella
data una valutazione sistematica del CR era ancora poco diffu- sa tra le banche interessate
(37
nelcampione)
e comunque non assumeva un ruolo decisivo nella formazione e ancor meno nel controllo dellastrategia
delle banche stesse.Ciò non
significa
che i metodi di valutazione del CR nonsi sono
sviluppati
notevolmentenegli
ultimi anni . La citataindagine distingue
infatti4
diversiapprocci possibili
ditipo qualitativo
e/
oquantitativo. ("Fully qualitative"
cherichiede
indagini
ad hoc per ciascun paese , "structured qua- litative" che richiedeindagini
standard perogni
paese,"cheklist",
"otherquantitative" ).
Lametodologia quantitati-
va appare
però
nellamaggioranza
dei casi ancoraapprossimati-»
va e viziata da un notevole
grado
disoggettività
nelle valu-tazioni. Metodi di stima e
previsione
econometrica sono anco- ra lontani dall'essere diffusi sia per il costo necessario per metterli in opera siasoprattutto
per i dubbi fondati - che indicazioni sul CR basate su tali metodi, siano esenti da lacu-ne e dalla
possibilità
di errore, sia infine per lagià
ricor-data natura
qualitativa
ed extra economica di moltiaspetti
del CR.
Ad una
prima
valutazione delle testimonianzeprovenienti
dal lato
degli operatori
bancari si ricaval'impressione
ad untempo di una crescente
esigenza
didisporre
di metodi affida- bili e di una non ancorasuperate
diffidenza nei confronti del-le
metodologie disponibili
.3)
Lavori in materia, sonoapparsi
anche ad opera di funziona-ri di banche centrali di
paesi
coinvolti inoperazioni
di pre-stito sui mercati internazionali. Si tratta di contributi in-
teressanti
inquanto
mostrano "l 'altra faccia dellamedaglia"
rispetto
alle valutazioni effettuate dalle banche.La
preoccupazione principale
èquella
di individuare il3.
trade-off ottimo tra il massimo accesso ai
prestiti,
equin-
di ' . la
esposizione
del "minimo" livello diCR,
e la massimalibertà nel
perseguire
ipropri
obiettivi dipolitica
econo-mica,
i cui livelli desiderati possono essere in contrastocon
quelli
richiesti per una favorevole valutazione del CR.Di
qui
l'esigenza
di intervenire nel dibattito sulla valuta- zione del CR allo scopo disuggerire
criteri diversi daquel-
li utilizzati dalle banche
prestatrici
omostrare,
come spes- soaccade,
che diverse valutazioni di CR possonoderivare,
per il medesimo paese nel medesimo
periodo,
a secondadegli
indicatori utilizzati
(segno
ulterioredell'insufficiente
con-solidamento della
materia).
Con
l'accesso
ai mercati finanziari internazionali le autorità dipolitica
economicaacquisiscono
uno strumento ad- dizionale chepermette
dimigliorare
il valore della propra funzioneobiettivo,
maimpongono
alla economia vincoli di na-tura e dimensione nuove. E'
possibile quindi
che anche da que-sti
operatori
possanoprovenire,
infuturo,
stimolanti indicazioni sull
'argomento
.Un
contributo, apparentemente indiretto,
ma inpratica
assairilevante,
nella valutazione del CR vienepoi
daparte
delleorganizzazioni
internazionaliquali
la BancaMondiale,
e
soprattutto
il FMI. E' ben noto il ruoloricoperto
nellavalutazione della
"creditworthihess"
di un paese dalle indica- zioni dipolitica
economica daparte
del FMI esoprattutto
dalla effettiva messa in
pratica
delle stesse daparte
dei go- verni interessati,(in
questo caso sarebbeperò più
correttoparlare
di"sovereign
risk")»
La attuale insufficienza dei si- stemi analiticidisponibili
presso le bancheprivate
fa assu-mere un ruolo
importante
alle valutazioni espresse dalFME,
che spesso finiscono per fornire il
quadro
macroeconomico di- riferimento equindi influisce, più
o meno direttamente epiù
o meno volontariamente sui criteri di valutazione del CR.
(Ciò
naturalmentepuò implicare
che ilquadro interpretativo
dominante presso i
responsabili
del fondo - attualmente l'ap- proccio
monetario - finisca per esserequello
rilevante per la valutazione delCR)
.4)
Sonogià numerosi, infine,
i contributi forniti da studio-si le cui analisi hanno un obiettivo-immedLiato-di
tipo
scien- tificoo Unprimo tipo
di lavoririguarda
leindagini
statisti -che ed econometische
(dalla
"discriminentanalysis"
alle sti-me di modelli simultanei
)
sulla efficacia dei criterigeneral-
mente
seguiti
per la valutazione del CR. Allo stato attuale il dibattito si è incentrto sulla discussione dei vari indica- tori(di
solitorapporti
tragrandezze
macroeconomiche e/
o fi-nanziarie)
dalpunto
di vista delsignificato
economico e daquello
del contenuto statistico. Lacritica,
daparte degli
ope ratoriinteressati (le
banche inprimo luogo)
, che spesso viene avanzata a tali contributi(e
cheè,
in ultimaanalisi
la critica alla
possibilità
stessa di formulareprevisioni
ineconomia)
è che essi tentano di fornire
indicazioni
sul futuroguardando
al
passato
e cheinoltre,
nel fare ciò , si basano su documenta-zione statistica
non sufficientementeaggiornata né,
spesso, attendibile (denuncia quest
'ultima che ricorre ormai difrequente
nelle
discussioni
inmateria)
. Un secondotipo
di lavori si in-centra
sugli aspetti
teorici dellaquestione
eriguarda
il tentativo di
fornire^ descrizione
lapiù possibile rigorosa
ecompleta,
del modo di funzionare di un'economia che si
approvvigiona
suimercati
finanziari internazionali
permigliorare
ipropri
obiet-tivi di
politica
economica. Talianalisi
sembrano utili epromet
tenti per
svariati
motivi. Inprimo luogo
esse inseriscono ilproblema
del CR in una visione diinterdipendenza generale
fornendo
quel quadro
di riferimento spesso assente nelleanalisi
effet- tuatedagli operatori
bancari. Così facendo essepermettono
dievidenzare la
reciproca
influenza tra levariabili
in base allequali
il CR è valutato(ad
es.ij.
tasso di crescita delPIL)
e loaccesso ai crediti mostrando
come^concessione
di crediti influen-zi essa stessa il
grado
di CR. In secondoluogo
essepermettono
di individuare(ma
inquesto
campo il lavoro è ancora in gran par te dafare)
vizilogici esistenti negli attuali
sistemi di valutazione. In terzo
luogo
esse possono fornire indicazioni alle auto- rità dipolitica
economica sulle scelte daseguire
in tema di "indebitamento
ottimo"
sui mercati esteri. E 'presumibile
chetali
lavori
potrebbero
avere utilmenteintegrati
con modelli di comportamento dei mercati
internazionali
del credito su cui esistecopio
sa letteratura, per
permettere
una analisi del CR tanto dal latodella domanda che da
quello
dell 'offerta. Ciòpermetterebbe
diespi
citare una
questione
centrale e cioè come il CR sia un concettonon solo mutevole nel
tempo
e in base alleprospettive
di valutazione, ma come esso sia modificabile del
comportamento
tanto delladomanda che dell 'offerta
(che
sono, a'iorovolta,
funzione delCR).
5) Megli
ultimi anni il dibattito si èsviluppato
conreciproca
in-fluenza tra
gli approcci (operativi
eanalitici)
, fino a far intra- vedere un"corpus", peraltro
ancora informazione,
che sta assumentido una certa
omogeneità.
Il dibattito sembra aver subito un rallen-tamento
negli
ultimitempi (gli
ultimi 18-24mesi) probabilmente
acausa della
temporanea
situazione di"tranquillità"
suimercati
finanziari internazionali.
Sipuò
ritenere che il sorgere dei nuoviproblemi
e l 'acuirsi diquelli
antichi renderà di nuovo vivace ladiscussione
C J•
Nei
punti
che seguono si cercherà dievidenziare,
con lanecessaria schematicità,
il"processo logico"
che la determi-nazione del CR deve
seguire,
così come appare dallaanalisi
dei contributidisponibili.
6)
Ilprimo
passo dacompiere
per valutare la rischiosità di unpaese è di "collocarlo" nel contesto
internazionale,
e dò in unduplice
senso. Inprimo luogo
è necessario classificare 1 'econo mia in esame entro unaparticolre tipologia (paesi
industriali ^zati maturi,
invia
di industrializzazioneveloce, esportatori
di
petrolio, esportatori
di materieprime monoculturali,
arre- trati e cosìvia)
. Lacapacità
di un paese diacquisire
sull 'estero i
mezzi
per il rimborso dei debiti - equindi
in ultima anali,si di
esportare
- è evidentementediversa,
aparità
di condizio-ni
generali
dell 'economiainternazionale,
al variare delle suestrutture
produttive
; o, se sipreferisce,
economie delle strutture economiche diverse
reagiscono differentemente
di fronte ai me-desimi eventi che possono aver
luogo
nell 'economiainternazionale.
Ne segue che un medesimo andamento di dati indicatori statistici
può
assumeresignificati
diversi per i diversitipi
dipaesi.
Il
raggruppamento
deipaesi
ingruppi
affinipermette
di te-ner, "conto della
"omogeneità
' del rischiorispetto
ali 'andamentodell 'economia mondiale". E'
possibile
che leesportazioni
di unpaese monoculturale siano assai
più
sensibili all 'andamento della domanda di un paeseesportatore
di manufatti ad una reces-sione
internazionale
; ne segue che la variabilità del rischio è notevolmentesuperiore
nelprimo
caso che nel secondo. La neces-sità di considerare
gruppi omogenei
dipaesi (e
relativirischi)
è inoltre
suggerita
dalla eventualità non remota che difficoltà diripagamento
dei debitiinsorgenti
in un paese necoinvolgano,
altri che si trovando in situazioni
analoghe (effetto Domino)
»In secondo
luogo
una volta classificati ipaesi negli
oppor tunisottogruppi
è utile stabilire unagraduatoria,
lapiù preci,
sa
possibile,
tra ipaesi appartenenti
al medesimo gruppo. Il rischio è un concettorelativo,
nonassoluto, perciò
è necessariocomparare rischi tra loro
"omogenei"
cioèqualititativamente
affi-ni. L'attività di
prestito
delle bancheriguarda,
per ovvieragio
ni di
diversificazione
deiportafogli, contemporaneamente più
paesi,
che devonoperciò
essere valutati relativamente l 'uno all 'altro.Di un dato paese infatti una banca è
interessata
a conoscere sia la"credltwortiiiness" (sarà quel
paese ingrado
diripagare
il debito e sarà
disposto
afarlo?)
che la"priority" (quale
è il peso re lativo diquel paese'
nelmercato)
.Una
classificazione
pergruppi può permettere
di adottare diversi criteri di valutazione del rischio per
ogni tipo
di economia
(ad
as. lecomponenti politico-sociali
assumonorilevanza maggiore
per ipaesi
arretrati che perquelli
indùstrializzati e così
via)
.Una terza
questione
ècollegata
alla natura di chi effettua la
valutazione,
cioè la banca. Nel caso, assaifrequente,
dei
syndacated
loans la valutazione del CI? è affidata in genere alle banche
leaders,
ma i criteriseguiti
da cueste ultimepossono non essere adatti per banche minori la cui dimensione
può
non essere ingrado
di tollerare rischi altrimenti valuta ti dalle banche leaders. In altri casi invece lamaggiore
ag-gressività
delle bancheminori,
dettata dalla necessità diconquistare
quote dimercato, può
indurrequest
ultime a sottovalutare il rischio
rispetto
aquelle maggiori.
7)
Il secondo passo dacompiere,
unavolta
individuata la collo cazioneintemazionale
del paese, èquello
di identificare alcune caratteristiche chiave
dell'economia.
Solodopo
aver chiaritoquali
siano tali caratteristichesarà possibile
individuaregli indicatori qualitativi
equantitativi più oppurtuni
per descri- verle. Inquanto
segue ci sioccuperà
unicamente delle caratte-ristiche economiche del paese tralasciando
gli aspetti politi-
ci e sociali.
a) L'andamento
del processo diaccumulazione.
Un'economia conelevata accumulazione e con elevato
rapporto investimenti/
consumi
è
ingrado
dimigliorare
lapropria produttività
e
dunque
leproprie capacità
diesportare.
Tale economiasarà
propensa aprendere
aprestito
perscopi
di investi-mento
piuttosto
che perscopi
di consumo, ne segue che inqualche
modo ilprestito
eventualefinirà
per autofinan- ziarsi. Il contrarioaccadrà
nel caso di un' economia con tasseproduttività
ed elevato consumo.(E' però possibile
che nel caso dei cosidetti "boom loans le
disponibilità
dicrediti per investimenti
provochi
situazioni di euforiageneralizzata
chepotrebbero
condurre a crisi finanziarie.Ciò
chiama in causagli aspetti
distabilità
finanziariae di controllo del. sistema del credito in opera nel paese
e si richiama
all'approccio
di valutazione del OR basatosoprattutto-
sul cash-.flow.)
t Fella,valutazione,
delle capa-cità
di accumulazione sono ritenuti rilevantiaspetti
qua litativi relativi algrado
. di.competenza degli imprendit £
ri
alla qualificazione
della manod'opera,
e.così
via.b) La" struttura
delle bilancie dei.pagamenti.
, Talequestione
è inrealtà già
inparte affrontata
nella fase di cikssifi- cazione del paese in una datatipologia.
Diverse infattisaranno le strutture
degli
scambi con l'estero - ad esem-pio
- dipaesi industrializzati
e dipaesi esportatori
dipetrolio.
Aparità
di strutture il confronto tra duepaesi
si
dovrà
incentrare su. variabiliquali,
lecapacità
di ri-sposte
dellaproduzione
interna alla domandamondiale,
lacomprimibilità
delleimportazionii
l'andamento del contocapitale
e.così
via»la
rilevanza
diquesti aspetti
è ovvia. Un. paesesarà
va-lutato
più favorevolmente maggiore sarà
la suacapacità
di
esportare
e di mantenere, stabile la.propria quota
diesportazionif
dirinunciar^, importazioni
in caso di necesità .(in questo
senso un' economia- ad elevato consumo^
può
essere
più avvantaggiata
di una ad . elevata accumulazioneove le.
importazioni
sononecessarie,
.per.alimentare gli
investimenti.- . In altri casi, invece il consumo
ancorché
eie-8.
vato
può
essereincomprimibile
inquanto
consumo di sus-sistenza.
Il concetto di"comprimibilità
delleimporta-
zioni"
è
comunque assai discusso).
Un' economia con uneljs
vato
influsso
dicapitali
esteripotrà
esserevalutata
positivamente
in unprimo
momento masfavorevolmente
in unsecondo
qualora
si venga a creare un elevato deflusso diprofitti
nonreinvestiti. Ragionamento
di segnoopposto può
condursiqualora
siverifichino
flussi dicapitali
in uscita.(Ma ciò potrebbe indicare
una scarsapropensione, all'investimento
interno equindi
unpeggioramento
delCR)
c
)
Lasituazione
diliquidità dell'economia. Questo aspetto è certamente
uno deipiù complessi
a valutarsi inquanto
non e
indipendende
dairapporti già
stabiliti del paesecon il mercato del credito. E' inoltre
l'aspetto
su cui sono
più
difficili levalutazioni statistiche (a
causa del-la
scarsadisponibilità
equalità
deidati)
e su cui pesa notuttora
dubbi concettuali(la
ancora controversa que- stionedella
esattavalutazione
della"country
.exposure .Esso
riguarda
ladisponibilità
di mezzi dipagamento
di unpaese,
al nettodegli impegni
di rimborso inatto,
che in-fluisce inversamente
sulgrado
di rischio di un paese. -Ta le dis.ponibilità può
essere,reale (aumento
delle riserve: dovuto ad un
miglioramento
dellabilancia
deipagamenti )
o fittizia
(prestiti
a breveeffettuati
allo scopo di mi-gliorare le disponibilità liquide
equindi
lavalutazione
delproprio
CR ma checostituiscono,
a medio unpeggiora-
mento, anziché un
miglioramento
dellaposizione debitoria).
E*
evidente
il:legame
diquesto aspetto
conquello
della strutturadella bilancia
deipagamenti
e conquello
deliafunzionalità
dei mercatifinanziari
.locali,
anche seriguar
da a
differenza
diquesti
ultimi i rischi apiù
breve ter-mine»
Implicito
inciò è
il concetto diliquidità
come "buf fer"rispetto
-ad.andamenti
ciclici dellecapacità
di servizio del
debito*
)
Lapropensione
all'inflazione
» E!opinione.
comune che l' inflazione degli
anni,'70.
a.bbia,
almeno in un.primo tempo,
favorito. i debitori sul mercati,
internazionali
? .
comportando
reazioni daparte,
dei creditori nei termini di concessione dei.prestitio. Cip
• che.interessa nella valutazione
del sin-golo
paese.è però
la: suaposizione
relativa nei confrontidegli
aumenti di prezzo .Esso, può
esserneavvantaggiato
seciò comporta
unmiglioramento
delleregioni,
di scambio(so-
prattutto
nel caso dipaesi
.esportatori
di materieprime),
ma
può
trarnesvantaggio
seciò scoraggia l'impiego
di ca-pitali
nazionali ed esteri inattività produttive
al suointerno
peggiorando
nel breve e nel medioperiodo
la bilaneia dei
pagamenti.
Lapropensione
all'inflazione deve dun- que essere consideratacongiuntamente agli aspetti
consi-derati ai
punti precedenti.
e)
lacapacità
di governo dell' economia. Si tratta tanto del lepolitiche
di stabilizzazione a breve termine che diquel
le di
programmazione
a medio elungo
termine.(E1
ovvio cheper
quel
cheriguarda questo aspetto
la divisione dei sistemi economici in diversi
gruppi è
della massimaimportanza
dovendo tener conto di
paesi
ad economiapianificata
e adeconomia di
mercato).
Una
politica
di stabilizzazione ingrado
di controllare ilmaggior
numero di obiettivi e,soprattutto,
con la dovutatempestività, migliora
sensibilmente la creditworthiness.Anche in
questo
casoh
della massimaimportanza
il governo della bilancia deipagamenti, collegato
naturalmente alla struttura della medesima(punto b)
alla struttura del pro-cesso di accumulazione
(punto a)
allapropensione
all'in-flazione
(punto d)
e da .cuidipende
la situazione diliqujl
dità .(punto
c)
.11
giudizio
sullecapacità
di controllo"complessivo
dell'economia
coinvolge
1^intera struttura dellapubblica
amministrazione,
del sistema finanziario e della lorocapacità
opera- tiva e sconfina nella valutazione della situazionepolitica
del paese e
negli
indirizzigenerali
di azione del governo.Questo,
secondo-aspetto
richiede andare al dilà
della meraosservazione delle fonti statistiche per analizzare nel me
rito i
programmi
disviluppo
in atto nel paese»L'importa^
za
assegnata
aquesti
ultimi nella valutazione del ORdipen
de dall'orizzonte
temporale
rilevante per ilprestatore.
8)
Comegià
accennato lerisposte
relative aipunti a)
- e)
delpunto 7
sonogeneralmente
ricercate tramite le analisi di una serie,
spesso assailunga
di ind.icatori.statistici,
la cui compo- sizione e dimensione varia nei diversi casi(si
.può
sostenere che.
praticamente ogni
analista di .CR ha adisposizione
lapropria se^
rie. di
indicatori)0
La.significatività
statistica .-degli
indi-catori nel fornire
segnali
nelgrado
di CR è stataoggetto
di ve-rifiche
empiriche
ed econometriche; rimane il datosorprendente, riportato dall'indagine
EX-IMBank,
della scarsissima verifica che vieneeffettuata
da .parte
delle banche, dellabontà
delle ri-spettive previsioni
sul .CR(in
definitiva sullacapacità
di pre- vedere lapossibilità
di undefault)
» Vienecosì
a mancare il sia10.
pur minimo feedback tra
previsione
dellarealtà
ed effettivo svi-luppo
diquest 'ultima.
Esistono numerose discussioni e rassegne
sugli
indicatori(il
cuisignificato può
spessoapparire ambiguo)
utilizzati e sulla loro efficaciaprevisiva. L'impressione
che se nericava è
che sia ne-cessario,
sulla strada delle analisiquantitative,
di un salto diqualità,
inparticolare
in duedirezioni.
Comegià è
emerso ai pun tiprecedenti
la valutazione delCR,
perquel
cheriguarda
i suoiaspetti più strettamente economici,
nonriguarda
tantoparticolari aspetti
di un sistema economico perquanto
decisivi(come
la bi-lancia dei
pagamenti
adesempio ) quanto
il suo funzionamento com-plessivo (e
su cui ilrapporto
con il mercatointernazionale
del creditopuò
pesare in misurapreponderante)
.E'
auspicabile
allora pensare che metodi divalutazione
del CR possano basarsi su un
quadro interpretativo
unico che possa tener conto della mutua
interdipendenza
delle variabili. In secondoluogo
l. 'uso di metodi
quantitativi
che necessariamente si basano sull'ana lisi delpassato,
non fornisce di persé risposte
esaurienti allaquestione
della formazione delleaspettative
sulcomportamento
fu-turo- dell'economia in cui inoltre fattori
qualitativi (la
situazione
politico-sociale
del paese, inquestione)
esoggettivi (il
metodo. con cui le
aspettative
sonoformulate)
pesanoconsiderevolmen-
te .Per
questa ragione,
sipuò
ritenere che anche in futuro metodi, di valutazione del. CR sia pur sofisticati dovrannocontinuare
ad as-sociare analisi
quantitative
con valutazioniqualitative suffraga
te
dall'esperienza
chegli operatori
si formeranno neipaesi
inesame»
9)
Lasuccessiva,
, eultima,
fase di analisi del CRè
lapiù
delicata.
L'operatore
deve, ora utilizzare i risultatigenerali
di valutazione del CR.
(qualunque
sia stato il metodoutilizzato)
per fissa-re limiti' massimi di
esposizione
neipaesi
considerati.. Non èpiù
sufficiente
disporre
di unagraduatoria
di CR ma occorre adottare il rischiogenerale
del paese alparticolare tipo
diprestito
o diprestiti
indiscussione.
In tale fase è inoltre necessario per l'
operatore
formarsi delleopinioni
sulgrado,
distabilità
neltempo
delCR,
che non si possojo. o inferire dal. maro andamento dinamico delle variabili
quantitati
veP ma' che devono basarsi su valutazioni* della situazione
politico-
sociale- da un .lato. e.
sull'andamento
della situazione economica in- ternazionalegenerale
ai cui avvenimenti diverse economie possonoreagire,
comegià detto,
con differenteintensità.
Si
tenga poi presente
chel'esito
cheun'operazione
diprestito può
avere non. si. limita alle due
possibilità
estreme(rimborso
alle con dizioni, .pr.estabili.teinizialmente, bancarotta)
magli.
eventi che come dice
1cesperienza^ più probabilmente
siverificheranno,
si col-11.
locano tra i due estremi
(rescheduling, renegotiation,
etc.). Ciò
che un sistema "ottimale" di valutazione del rischio dovrebbe es- sere in
grado
di indicare èappunto l'intensità
del rischio asso-ciato a ciascuna
operazione,
e di conseguenza ilparticolare
destino che ciascuna
operazione
sipuò
attendere. Perquesta
ultima fase, che esula dal mero
problema
delCR,
èpossibile
trovare tanti -metodi -di fissazione
dell'esposizione quanti
sonogli operatori (o
almenogli operatori leaders)
. Talediversità è anche, probabil mente,
il frutto dellainsufficiente
circolazione delle informazio ni sul mercatorispetto
allemetodologie seguite.
Le informazioni attualmentedisponibili
indicano che ilgrado
diomogeneità
dei criteri di valutazione da
parte
delle banche e ancora assai scarso.Sarebbe
opportuno indagare
sequesta
situazioneè
mutatanegli
ul-timi
tempi.
Unmaggior grado
diomogeneità
nelle analisi delle in-formazioni
disponibili
edunque
della valutazione del CR nonimpli
ca
però
necessariamente unamaggiore
accuratezza mapuò suggerire
che la
metodologia
adottataè
biased in unaparticolare
direzione.Ciò
richiama l'attenzione nuovamente sul modo in cui nel mercato del credito si formano(e
si autoalimentano)
leaspettative
sullasolvibilità
dei debitori e .pone ilproblema
delrapporto più
gene rale tra criteri di valutazione del CR. e .funzionamento del mercato stesso sia dal lato dei creditori che diquello
dei debitorio Inparticolare
poca attenzione è statadedicata
al fatto che come la valutazione del CR daparte
delle banche nedetermina,
almeno inparte,
le decisioni sui limiti di concessione diprestito questi
ultimi alterano il livello di CR che un paese
può
"mostrare" sul mercato» Fe segue che il livello di CR nonè
un dato esogenorispet
to al
comportamento
della domanda e dell' offerta di crediti ma neè da
questi
inparte determinato,
con un feed backnegli
stessi. E'facile dimostrare che in
questo
caso il livello del CR "finale"può
essere assai distante dall'iniziale livello misurato
dagli operato-
. ri,
ponendo così,
seri dubbi sullavalidità complessiva
dei metodi seguitio
; ISTli UTO AFFARI
181 INTERNAZIONALI-ROMA
n° lnv.
. ./4Q333___
}j 6 MAG. 1991
3.3LIOTECA
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