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I contenuti del Rapporto 1999 sulla formazione della Pubblica Amministrazione

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Gian Paolo Bonani

Consulente sviluppo risorse umane

I contenuti del Rapporto 1999 sulla formazione della Pubblica Amministrazione

Nel presentare il III Rapporto sulla formazione nella Pubblica Amministrazione, da me coordinato per conto della Scuola Superiore, devo innanzitutto fare riferimento all’ampio e qualificato gruppo di lavoro che ha fornito i dati e ha operato i processi di interpretazione fondamentali.

Il Rapporto è un prodotto collettivo che vede impegnate le Amministrazioni Centrali e Locali e le maggiori agenzie pubbliche di formazione in uno sforzo comune per “leggere” un comparto estre- mamente qualificante della vita delle istituzioni, quale lo sviluppo delle risorse umane attraverso i processi di qualificazione e specializzazione professionale.

Negli scorsi anni, il Rapporto era costituito da contributi separati e un poco slegati delle singole istituzioni qui presenti. Il pregio del Rapporto presentato nel 2000 è quello di aver reso comparabili i comportamenti di tutti i soggetti, attraverso una lettura tematica trasversale.

I temi che compongono il Rapporto sono fondamentalmente cinque:

• Risorse e prodotto della formazione

• I partecipanti

• I fornitori della formazione pubblica

• Le competenze professionali e le aree di formazione

• Le nuove frontiere metodologiche.

Vediamone in breve gli elementi essenziali, desunti dalla raccolta di dati attraverso un questionario omogeneo presso tutte le amministrazioni e con l’ausilio di un’ampia documentazione qualitativa di completamento.

Utilizzerò alcuni sintetici quadri quantitativi di riferimento.

1. Risorse della formazione pubblica

Se si vuole tracciare un quadro di riferimento iniziale dell’impegno che il Settore Pubblico nel suo complesso affronta per la formazione all’apertura del nuovo Millennio, si può fare riferimento ai se- guenti dati.

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Personale pubblico e risorse per la formazione – 1999

Amministrazione Personale in servizio

Spese per la formazione (in miliardi di lire)

% su spesa personale

PCM e Ministeri 284.780 123,873 0,84

Organi dello Stato 5.000 1,895 0,69

Autorità 343 0,608 2,10

Subtotale 290.123 126,376 0,84

Comparto Sicurezza 173.347 133,760 1,54

Subtotale 463.470 260,136 1,10

Enti Pubblici 68.250 50,089 0,95

Camere di Commercio 8.608 6,035 1,21

Subtotale 540.328 316,260 1,08

Regioni 87.096 41,377 0,67

Province (*) 31.951 8,111 0,59

Comuni (**) 133.833 17,856 0,35

(*) Campione di 29 Province

(**) Campione di 79 Comuni oltre i 10.000 abitanti

Come si può vedere i comportamenti delle Amministrazioni e degli Enti sono ancora diversificati quanto all’uso delle disponibilità nello sviluppare azioni formative.

Da parte delle Amministrazioni Centrali l’obiettivo “1 per cento del monte-salari” non è più così lontano. Le Regioni presentano una situazione di stallo rispetto al 1998. Province e Comuni regi- strano un modesto avanzamento.

I dati, tuttavia, vanno esaminati tenendo conto di alcune avvertenze, che in taluni casi inducono a letture prudenziali ed in altri valutano come limitato il dato dichiarato di quanto è stato speso nell’anno. Infatti, da un lato le spese relative ai Ministeri subiscono nel 1999 un aumento in ragio- ne di interventi formativi straordinari, come indicato nel commento alla tavola analitica delle Am- ministrazioni Centrali.

Escludendo questi importi dovuti a interventi straordinari, il dato medio di spesa (0,84) scendereb- be sensibilmente, restando comunque simile a quello dell’anno precedente (0,70%).

In sostanza, se alla spesa che ciascuna Amministrazione destina alla formazione con le proprie ri- sorse o avvalendosi delle attività delle Scuole Pubbliche di settore, si aggiungono gli interventi che scaturiscono da programmi finanziati a valere su fondi nazionali o comunitari e rivolti ad una plura- lità di Amministrazioni, il dato percentuale complessivo presentato è sicuramente destinato a salire, quantomeno nell’ordine di uno 0,10% (specie per il contributo fornito agli Enti Locali).

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Tornando alla tabella iniziale, si può notare che i Ministeri, nel loro complesso, fanno un buon passo avanti. Il 1999 sembra l’anno del “cambio di marcia” e le distribuzioni degli investimenti, ve- rificabili sui singoli attori, indicano una fase evidente di maturazione della domanda formativa, sia in senso manageriale, sia in senso tecnologico.

Le nuove Autorità, all’inizio della loro attività, fanno abbondante ricorso ai processi di creazione di professionalità avanzate. Il Comparto Sicurezza, fotografando i fabbisogni reali di protezione collettiva del Paese, mette a punto le proprie professionalità con elevati investimenti.

Gli Enti non economici confermano, rispetto al 1998 una elevata capacità di spesa. È pensabile che il “tetto” operativo di organismi che ormai hanno assunto modalità operative di tipo imprendi- toriale sia raggiunto o vicino, comunque nell’intorno dell’1 per cento del monte salari.

Complessivamente fra i più alti e leggermente incrementato è il livello di spesa delle Camere di Commercio.

Per gli Enti Regionali il trend è sostanzialmente stabile e positivo. Per gli Enti Locali sembra es- serci un problema di maturazione e sviluppo omogeneo della domanda, almeno stando al campio- ne esaminato. In questo settore tuttavia non può essere trascurato l’apporto del Programma PASS quale fattore di incremento di spesa.

In particolare voglio sottolineare che nelle Amministrazioni Centrali sui circa 284 mila addetti, nel corso dell’anno 1999, più di 115 mila sono stati attori di attività formativa. La percentuale di di- pendenti raggiunta è quindi del 40,4 per cento, con un incremento del 13,9 sull’anno 1998.

La massa di risorse economiche allocate per la formazione è cresciuta in numero significativo: da 114 miliardi nel 1998 a 123,8 nel 1999.

Si tratta in conclusione di un ammontare pari allo 0,84 del monte salari dei dipendenti pubblici im- piegati nelle Amministrazioni Centrali, contro lo 0,70 registrato nel 1998.

La disponibilità teorica pro capite di fondi per la formazione personale è cresciuta nel 1999 a 443 mila lire per dipendente, contro le 387 mila dell’anno precedente (un incremento in termini mone- tari costanti del 14%).

La situazione delle Regioni registra una sostanziale stabilità della quota di risorse investite in for- mazione rispetto alla spesa complessiva per il personale, che si conferma allo 0,67 anche nel 1999.

È un trend che permane positivo, anche se l’obiettivo dell’1% è ancora lontano, ma che scaturisce da una crescita reale di interesse nella formazione.

È utile notare che nella definizione del “costo globale” della formazione, le Regioni sono riuscite a valutare tutte le partite economiche in gioco considerando le spese connesse (missioni e personale assegnato alla struttura che si occupa di formazione).

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La situazione nelle singole Regioni è presentata nella seguente tavola.

Regione Spese per la

formazione (in miliardi di lire)

% sui salari

Piemonte 2,900 1,49

Valle d’Aosta 1,009 0,69

Liguria 1,355 1,74

Lombardia 5,687 1,86

Veneto 1,410 0,64

Trentino Alto Adige 840 1,24

Provincia di Trento 2,327 0,74

Provincia di Bolzano 3,740 0,63

Friuli Venezia Giulia 1,798 0,75

Emilia Romagna 3,175 1,68

Toscana 2,724 1,65

Marche 1,930 1,53

Umbria 937 0,79

Lazio 1,700 0,56

Abruzzo 860 0,66

Molise 340 0,56

Campania 2,700 0,49

Puglia 794 0,28

Basilicata 196 0,22

Calabria 1,750 0,63

Sicilia 1,385 0,10

Sardegna 1,820 0,55

Totale 41,181 0,67

La spesa delle Province ha un incremento del 7% rispetto al 1998 (più dell’11% nel Sud e Isole e più del 17% nel Nord-Est). L’incremento maggiore nel Centro a fronte comunque di una spesa più limitata.

Per i Comuni, il Centro manifesta maggiore vitalità di spesa rispetto al 1998, mentre il livello più basso di investimento in formazione compare al Sud e Isole (1/4 rispetto al Centro e metà rispetto al Nord-Est).

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2. Il prodotto formazione

Il sistema della formazione pubblica è ormai ben articolato sia sotto il profilo progettuale, sia me- todologico, sia tecnologico. È quindi improprio limitarsi a parlare solo di “corsualità” e di formazio- ne “di aula” nel descriverne le iniziative.

Non vi è più alcun metodo didattico che non sia stato usato e verificato nelle esperienze pubbliche, anche in base al fatto fondamentale che la formazione appare sempre più come leva di sviluppo organizzativo, che si accoppia ad altri strumenti di promozione delle competenze professionali sul posto di lavoro.

L’insieme del “prodotto” formativo del sistema pubblico nel 1999 è sintetizzato nei dati che seguo- no.

Amministrazione Giornate di attività

Partecipanti Ore fruite

PCM e Ministeri 31.290 115.754 4.382.590

Organi dello Stato 646 1.503 35.481

Autorità 408 592 8.513

Subtotale 32.344 117.849 4.426.584

Comparto Sicurezza 15.082 37.516 13.713.172

Subtotale 47.426 155.365 18.139.756

Enti Pubblici 20.119 50.542 1.326.821

Camere di Commercio 4.055 9.821 172.980

Subtotale 71.600 215.728 19.639.557

Regioni 10.072 50.269 1.290.127

Province (*) 2.714 10.071 342.343

Comuni (**) 19.377 29.715 2.819.668

(*) Campione di 29 Province

(**) Campione di 79 Comuni oltre i 10.000 abitanti

La dimensione di questo prodotto formativo non deve essere sottovalutata. Oltre 23 milioni di ore fruite e 300 mila partecipanti (e i dati degli Enti Locali sono solo campionari) corrispondono al grande mercato del nuovo sapere.

A seconda dei comparti, siamo di fronte ad una percentuale che varia dal 30 all’80% dei dipen- denti che partecipano. Comunque si registra un tasso molto elevato di presenza. In alcuni casi il numero dei partecipanti supera lo stesso numero dei dipendenti, data la ripetizione delle esperien- ze formative, nel corso dell’anno, da parte di alcuni individui. I dipendenti pubblici sono mobilitati per periodi significativi di “rinvigorimento” delle competenze: da 2 a 5 giorni equivalenti a secondo del settore.

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3. I partecipanti

La popolazione target della formazione pubblica è tanto articolata quanto lo sono le professionalità presenti nei diversi settori del servizio pubblico. Accanto a fasce dirigenziali e direttive, destinatarie di interventi di contenuto gestionale, altri importanti gruppi di tecnici e operativi costituiscono il nucleo centrale delle risorse umane, essenziali per interpretare in maniera moderna e dinamica il servizio pubblico. In effetti la distribuzione dell’utenza della formazione pubblica è conseguente a questi dati strutturali.

Partecipanti alle attività di formazione –Distribuzione su 100 partecipanti

Dirigenti Direttivi Altri

PCM e Ministeri 7 42 51

Organi dello Stato 4 41 55

Autorità 11 72 17

Enti Pubblici 7 72 21

Camere di Commercio 4 30 66

Regioni 13 43 44

Province 13 37 50

Comuni 6 20 74

Da questi dati si evince una maggiore propensione dei dirigenti locali verso la formazione. Comuni e Camere di Commercio formano percentuali più alte di personale funzionariale e operativo.

L’utenza più alta nella fascia direttiva si riscontra negli Enti Pubblici e presso le Autorità.

Per quanto riguarda le Amministrazioni Centrali, di cui mi sono direttamente occupato, la dirigenza appare molto orientata verso la formazione nei Ministeri della Sanità, dei LL.PP., dell’Industria e dell’Interno, oltre alla PCM. Con progetti speciali (Corso Presidi) la Pubblica Istruzione allarga note- volmente l’intervento in questo livello organizzativo.

Dall’altro lato, le Amministrazioni più tese a formare personale pre-direttivo, sono stati l’Ambiente, il Lavoro, la Difesa, il Commercio Estero e la Giustizia.

4. La parità di accesso

Nell’esaminare le tipologie e i partecipanti all’azione formativa, grande rilievo assume ovviamente la presenza dei dipendenti di sesso femminile. Nell’Amministrazione Pubblica la presenza delle

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donne sta occupando uno spazio rilevante anche in settori – es. sicurezza e militare – fino a poco tempo fa assolutamente negati al loro ingresso.

Sul piano dell’accesso alle attività formative si registrano situazioni difformi, ma non palesemente discriminatorie. Il quadro in grande sintesi è tracciato nel grafico seguente.

Presenza femminile nella formazione pubblica - 1999

Evidentemente il dato va comparato alla percentuale della popolazione professionale di ciascuna realtà amministrativa da cui si deduce un forte squilibrio solo per le Province, un vantaggio per la parte femminile nelle Regioni e presso le Autorità, un sostanziale equilibrio negli altri organismi.

In termini più analitici, si può osservare che nelle Amministrazioni Statali il tasso di partecipazione femminile ha fatto un buon progresso, dal 38% del 1998 al 46% dello scorso anno.

Le Camere di Commercio con il 61% di addetti di sesso femminile, corrisponde una formazione ad una pari percentuale con una notevole concentrazione di accessi all’area informatica e tecnico- specialistica. Questo modello di fruizione femminile si ripete in altre Amministrazioni.

0 10 20 30 40 50 60 70

PCM e Ministeri Organi Autorità Enti CCIAA Regioni Province Comuni

Partecipanti Dipendenti

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Nelle Regioni, dove il tasso è favorevole alla partecipazione femminile, la percentuale di partecipa- zione delle donne è cresciuta di un punto rispetto al 1998. È interessante osservare che oltre il 38% del training acquisito delle donne è nell’area informatica e telematica.

5. I fornitori della formazione pubblica

La realizzazione delle iniziative formative della Pubblica Amministrazione da noi censite, ha una duplice origine: interna, eventualmente con il contributo di Scuole appartenenti alle stesse Ammi- nistrazioni; ovvero esterna, fornita da strutture pubbliche e private.

Il maggiore sforzo comparativo per organizzare attività all’interno è previsto dagli Enti Pubblici e dalle Amministrazioni Centrali. Notevoli utilizzatori delle fonti esterne di sviluppo formativo sono in primis i Comuni e le Regioni seguite dalle Camere di Commercio e dalle Autorità.

Il ruolo delle Scuole interne è particolarmente esalto nella Pubblica Amministrazione Centrale, mentre le Camere di Commercio utilizzano una costellazione di entità formative, anche se autono- me, spesso collegate al sistema camerale.

Devo citare come centro essenziale della formazione pubblica il sistema di Scuole, che opera con alto livello di efficacia su l’intero corpo professionale pubblico e sull’intero territorio nazionale. Nel 1999 ci si riferisce ad un sistema composto da:

• la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, orientata al servizio di tutte le Amministra- zioni Centrali;

• 18 Scuole di settore, dipendenti da Ministeri (di cui 13 dipendenti dalla Giustizia con quasi 600 addetti);

• 30 Scuole del Comparto Sicurezza (con poco meno di 3.000 addetti);

• la Scuola della Pubblica Amministrazione Locale, dipendente dall’Agenzia dei Segretari Comu- nali;

• 9 Scuole Regionali di Formazione, formalmente costituite in Abruzzo, Basilicata, Lazio, Lombar- dia, Marche, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

Accanto a queste realtà, soprattutto a livello locale, sono numerose e difficilmente classificabili le entità, talvolta a base privata, che vengono assunte come fornitori stabili per i programmi formativi della Pubblica Amministrazione.

Il ricorso al mercato della consulenza formativa privata è d’altro canto una prassi sempre più af- fermata nel contesto dello sviluppo delle competenze professionali pubbliche.

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Le ragioni di questa attrazione sono facili da intuire: i processi di privatizzazione del rapporto di di- pendenza pubblica, la maggiore autonomia gestionale del dirigente, l’orientamento progettuale allo sviluppo organizzativo, l’applicazione dei criteri costi-benefici tipici dell’ambiente imprenditoriale.

Questi ed altri fattori di cambiamento fanno si che la Pubblica Amministrazione chieda consulenza e che i consulenti formativi privati attrezzino sempre più il loro paniere di offerta secondo le logi- che proprie della domanda pubblica.

Tracciare un panorama analitico di questo settore è difficile, se non impossibile. Gli operatori han- no natura giuridica mista o consortile. Le Università, fonte di grande iniziativa in questo campo, vengono classificate a volte sul lato dei fornitori pubblici, a volte su quello dei fornitori privati.

I grandi indicatori di ricorsi a questo mercato sono già stati forniti all’inizio del presente capitolo.

Sul fronte esterno le Pubbliche Amministrazioni Centrali e Locali acquistano dal 40 (minimo per la Pubblica Amministrazione Centrale) al 70% (per le Regioni, che sul privato prende il 66%) fino al massimo dei Comuni che ricevono servizi dai privati al 73% del proprio fabbisogno.

6. Le competenze professionali e le aree di formazione

Nel corso dell’indagine conoscitiva predisposta per il Rapporto, sono stati raccolti analiticamente tutti i titoli dei corsi realizzati nel 1999, che sono stati successivamente classificati per aree temati- che di interesse. Lo scopo di tale elaborazione è quello di cogliere le priorità e le prevalenze negli orientamenti disciplinari scelti dagli attori della formazione pubblica. Le aree tematiche, ovvia- mente, assumono maggiore o minore importanza sia in base alla domanda degli utenti finali, sia in base all’offerta delle istituzioni pubbliche e private che servono questo specifico mercato. Non è possibile oggi definire la dinamica che porta agli equilibri attuali. La pratica dell’analisi dei bisogni formativi non è così universalmente estesa presso le pubbliche amministrazioni. Attualmente è quindi certo che gli orientamenti sui contenuti risenta notevolmente di un “effetto offerta”, rispetto alla richiesta effettiva di mercato, soprattutto se si guarda alle professionalità di punta oggi richie- ste nei servizi al cittadino e alle imprese.

Il quadro delle discipline richieste nei processi formativi pubblici è dato di seguito.

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Aree disciplinari coperte dalla formazione 1999

Distribuzione su cento ore fruite (esclusi corsi lunghi)

Aree disciplinari PCM e Ministeri

Organi dello Stato

Autorità Enti pubblici

Camere di Commercio

Regioni Province Comuni

Giuridica e normativa 34 16 6 10 18 17 14 13

Organizzazione e personale 26 2 1 16 13 10 11 14

Comunicazione 7 - - 3 2 4 3 9

Economico-finanziaria 3 1 - 1 8 8 5 5

Controllo di gestione 1 1 1 2 2 1 4 4

Informatica e telematica 16 72 16 14 38 29 27 40

Linguistica 7 6 57 9 6 8 13 2

Tecnico-specialistica 6 2 19 45 13 23 23 13

Nelle Amministrazioni Centrali è sorprendente la scarsa frequentazione dei temi economici e di controllo di gestione ( sui quali peraltro le Amministrazioni chiedono, in prospettiva, l’acquisizione di maggiori competenze). Lo sforzo per l’acquisizione di codici linguistici internazionali è ben visibile e, l’azione di informatizzazione, compatibilmente con gli investimenti formativi complessivi, appare sostenuta.

Il questionario di indagine diffuso in funzione del Rapporto chiedeva alle Amministrazioni di identi- ficare le tematiche particolarmente innovative già tradotte in azioni formative nel corso del 1999. Il questionario identificava tre aree chiave:

- integrazione europea

- sviluppo organizzativo e manageriale - informatica e telematica.

Nell’area “Integrazione europea” il positivo rapporto con i Fondi (Utilizzazione/rendicontazione) è senz’altro privilegiato. E’ inoltre interessante la dichiarata propensione e uso del benchmarking per il miglioramento dei servizi.

L’area organizzativo-manageriale indica grande interesse alle problematiche di gestione del perso- nale, in un periodo di trapasso alla privatizzazione del rapporto pubblico di lavoro. Di rilievo è an- che l’impegno mostrato verso il tema del controllo di gestione, sul quale in realtà, nell’esame svolto sulle realizzazioni effettive del 1999, sembra invece apparire un notevole gap operativo.

Infine, per le tematiche dell’area informatica, accanto alle corsualità di base, vengono coperte te- matiche essenzialmente specialistiche, fra le quali la gestione dei data base e degli archivi ha la priorità.

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Alle Amministrazioni è stato chiesto di rispondere in forma aperta, elencandoli liberamente, quali suggerimenti potessero essere aggiunti a quelli che ho appena citato, al fine di incentivare l’innovazione nel rispettivo settore di competenza e comunque nel campo dei servizi pubblici.

Le Amministrazioni Centrali hanno insistito, ad esempio, per il futuro su necessità corsuali riguar- danti:

• l’acquisizione dei fondi europei e nella loro gestione

• il benchmark presso “i migliori” e l’adozione di pratiche eccellenti;

• il cambiamento del ruolo dirigenziale e alla reingegnerizzazione dei processi;

• l’adozione di strumenti di lavoro manageriali tipici dell’esperienza privatistica (project manage- ment e controllo di gestione fra i primi);

• processi di analisi delle competenze e dei profili professionali.

Inoltre le Amministrazioni appaiono pienamente immedesimate, pur consapevoli dei forti ritardi presenti, nella dinamica dell’applicazione dei sistemi di comunicazione ed elaborazione a base in- formatica, telematica e multimediale. Mentre la maggioranza è inserita nel processo attuativo della RUPA, alcune amministrazioni, da questo punto di vista, stanno già guardando ad applicazioni avanzate e alla relativa formazione di alto livello.

Il questionario richiedeva infine ai responsabili dei processi formativi di mappare le competenze professionali destinate a produrre una “urgente evoluzione” nelle Amministrazioni soggette all’indagine.

Nelle prime cinque posizioni le Amministrazioni hanno listato due abilità relative ai sistemi informa- tivi, due temi economici essenziali, come il controllo di gestione e l’acquisizione dei fondi europei e una abilità fondamentale del formatore, di saper cioè fare l’analisi organizzativa che precede l’individuazione dei fabbisogni formativi. Seguono l’attenzione alla customer care, l’apertura alle relazioni internazionali, l’analisi costi-benefici e la comunicazione pubblica.

Come tutte le “foto di gruppo” questa scala di priorità può non corrispondere a quella dei sotto ag- gregati pubblici. Tuttavia, con qualche “eccentricità” si può ritenere che i punti di convergenza ri- sultino essenzialmente coerenti.

Insieme con l’identificazione delle competenze del futuro era anche richiesto di segnalare le moda- lità preferite da ciascuna Amministrazione per acquisire tali nuove abilità professionali. Le modalità indicate erano essenzialmente: riqualificazione del personale in servizio, collaborazione con altre Amministrazioni, uso di consulenti esterni, immissione di nuovi addetti.

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La prima modalità – riqualificazione dell’esistente – ha raccolto un favore quasi plebiscitario sep- pure con indicazioni puntuali relative all’uso delle altre modalità.

Si possono comunque osservare i seguenti orientamenti di settore.

Le nuove frontiere metodologiche

Tre grandi innovazioni caratterizzano dal punto di vista metodologico la formazione pubblica nel 1999. Consolidando linee di applicazione affermatesi nel corso dell’ultimo decennio.

Le tre linee di innovazione si vanno ovviamente ad innestare sull’attività di formazione in presenza o d’aula che, con qualche variazione più accentuata, rappresenta ancora dall’88 al 94% della for- mazione realizzata nel settore pubblico.

La prima linea è quella della formazione-azione basata sull’esperienza, la pratica operativa, lo scambio di esempi e competenze a livello interorganizzativo e internazionale. Nessuna delle Ammi- nistrazioni intervistate si è dimostrata “digiuna” di attività non-tradizionali di questo tipo. Soprat- tutto dove i temi riguardano la re-ingegnerizzazione, il cambiamento dei processi e dei ruoli, l’approccio complesso, che prevede anche momenti formali di istruzione, ma che valorizza soprat- tutto l’analisi situazionale diretta, la verifica sul campo, lo stage, il progetto didattico e la comuni- cazione professionale in tempo reale fra gruppi orientati alla soluzione di problemi comuni.

Questo tipo di formazione copre, secondo le testimonianze delle Amministrazioni analizzate, il 4- 8% del tempo formativo che è stato dichiarato nel Questionario di indagine. Se a questo tempo codificato si volesse aggiungere il peso – non strettamente quantificato, come si è già detto dal presente Rapporto – di una serie di programmi speciali per il cambiamento organizzativo (in primis i programmi PASS, CIPA e RAP 100) la quota di formazione prodotta in questi termini può essere sicuramente stimata nell’ordine dell’8-10% del valore complessivo dello sforzo formativo pubblico qui documentato.

Un altro segmento molto importante di innovazione è dato dalle applicazioni tecnologiche dirette sui processi formativi.

Non è da oggi che le Amministrazioni sperimentano la formazione multimediale e a distanza. Tut- tavia nell’ultimo biennio si percepisce un forte impulso, legato all’esplosione dei processi di comu- nicazione professionale in rete, alla diffusione dei supporti informatici negli uffici, alla creazione di un sistema unificato di transazione informatica nella Pubblica Amministrazione.

Le più recenti iniziative in proposito riguardano:

• diffusione di materiali formativi su supporti ottici (CD-Rom);

• progettazione e creazione di Campus Virtuali in Rete;

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• uso della videoconferenza a scopi didattici.

Nella prima area le iniziative sono ormai diffuse e regolari. Nel 1999 alcune Amministrazioni ed Enti (Funzione Pubblica, Lavori Pubblici, Pubblica Istruzione, ecc.) hanno fatto ricorso ai CD-Rom per la formazione standardizzata sui temi della sicurezza. Altri CD-Rom sono stati prodotti su tematiche professionali nell’area di Beni Culturali, delle tecnologie informatiche, del controllo di gestione, offi- ce automation, ecc. Le Amministrazioni Regionali appaiono particolarmente attive in questo setto- re.

Nel settore della formazione in rete, basato sull’impiego delle comunicazioni via WEB, le applica- zioni sono in corso di realizzazione.

Il terzo pedale metodologico si legge nel sito Internet del Dipartimento della Funzione Pubblica do- ve sono messi in evidenza i progressivi orientamenti delle Amministrazioni ad adottare e diffondere nuove modalità di telelavoro. Lo spostamento di capacità professionali e operative in luoghi de- centrati – non solo a casa dell’operatore, ma anche in centri dedicati – è una prospettiva che inte- ressa notevolmente tutte le Amministrazioni in un periodo comunque contrassegnato dal decen- tramento del lavoro e dalle esigenze del nuovo assetto federalistico dell’attività pubblica.

Non è quindi un caso che numerosi Ministeri ed Enti abbiano inviato i loro funzionari a seguire corsi sul telelavoro, per ottenere orientamenti di tipo organizzativo e tecnologico in materia. In concreto le attività connesse allo sviluppo di abilità specifiche per il lavoro in remoto sono però program- mate verso il 2000-2001. Esse si collegano in maniera diretta con le iniziative di formazione a di- stanza già descritte.

Concludendo il mio intervento, mi pare di poter rilevare una serie di fatti e comportamenti real- mente nuovi, di cui le relazioni successive daranno conto in maniera più appropriata e specifica.

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