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A PPENDICE AL C APITOLO II

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195

A PPENDICE AL C APITOLO II

II.1

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 28 febbraio 1776, cc. 498r-499v.

Illustrissimo e Clarissimo Sig. Sig. Padrone Colendissimo

Non posso fare a meno di incomodare con questo mio rispettoso foglio V.S. Illustrissima e Clarissima per farli presento lo stato infelice, e miserabile di questo Pretorio, ed in particolare del quartiere assegnato all'Iusdicente, affinché secondando le mire, e le buone intenzioni del clementissimo nostro Real Sovrano si degni di comandarne l'opportuno riattamento.

Voglio credere, che questo Pretorio sia stato visitato, come tutti gli altri, da qualche Ingegnere per notare ciò che era necessario a ridurlo decente, e comodo, non tanto per l'abitazione de' Ministri, che per l'esercizio delle loro incumbenze ma osservando io, che questa decenza, e questi comodi mancano del tutto, è forza il credere, o che nell'atto della visita non furono fatti osservare all'Ingegnere i bisogni più essenziali ed importanti, o che gli ordini avanzati in conseguenza della sua relazione non sono stati eseguiti.

Tutto il quartiere del Vicario è ad un sol piano, ed è composto dall'infrascritte stanze all'ingresso si trova da una parte la cucina, dall'altra la sala. Dalla sala si passa in una stanza ben grande che serve per camera. Da questa si passa in altra camera, e da questa seconda si passa parimente a trovare la terza camera; essendo dette camere disposte in maniera, che una deve necessariamente servir di passo per andare all'altra presso a questa ultima esiste il forno per servizio del Vicario e Ministri, e finalmente si trova un andito per scender nell'orto.

Un quartiere così male distribuito e così scarso di stanza è manifesto che non può somministrare una comoda abitazione, mentre le camere stesse, che dovrebbero esser libere sono tutte obbligate, e devono perfino accordare il passo a quei, che carichi di legne, e con la tavola // in spalla devono portarsi al forno per cuocere il pane al Vicario, a' Ministri, e fino al soprastante, che abita nel Pretorio.

Quello però, che merita maggior reflessione è che un quartiere di questa natura non permette al Vicario il libero esercizio delle sue incumbenze; mentre dovendo agire, e ricevere persone d'ogni grado a trattare d'affari, è d'uopo avere un salotto, o altra stanza comoda, e libera ove trattenersi e non esser costretto ad esporre agli occhi loro la confidenza delle proprie camere, senza esser sicuro non ostante, che dai domestici, o l'altre persone non siano penetrati i segreti, e gli affari, che si trattano in pregiudizio della giustizia, e del buon governo, ed è altresì necessario avere altra stanza decente, comoda, e libera fornita di scaffali, ed armadi per uso di archivio segreto, ove poter conservare i Protocolli Criminali, le filze di lettere economiche, e politiche, le filze dei referti, gli statuti, le filze, e il libro di leggi, e bandi, e tutte le altre scritture che d'anno in anno si devono andare raccogliendo a forma di quanto è ordinato nella legge de' sindacati del dì 22 settembre 1773, e nell'istruzione premessa al protocollo criminale del di 15 ottobre 1774.

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Non sono però questi i soli inconvenienti, che si trovano in detto quartiere. Il desiderio di spender poco ha fatto si, che non si è pensato ad altro, che a risarcire un poco l'ultima Camera, e si sono lasciate l'altre nel primiero stato. In conseguenza, l'aspetto delle medesime è orrido, l'abitazione incomoda, mal sana, e poco sicura, poiché le finestre, e le porte già consunte, e lacere non sono bastanti à preservarle dall'aria, dal vento, dal freddo, e dall'altrui violenza. I comodi, o camerini, che si sono lasciati nelle prime due camere gettano un fetore eccessivo, specialmente allor che spirano i venti meridionali, ed il fumo // eccedente di cucina, che mai si è pensato di levare, unito a quello del forno allor che vi si cuoce il pane tutte le inonda, e le rende impraticabili. Le due porte esteriori del quartiere sono poco sicure, e specialmente quella che chiude la comunicazione di esso con quello de ministri, avendo io perfino osservato, che allora quando la persona di mio servizio non potè introdursi nel quartiere dalla porta principale, per non avere la chiave appresso di se, potè con tutta facilità introdurvisi per l'altra tutto che serrata, senza romperla, o guastarla più di quello che era. La mobilia finalmente, è si scarsa, e cattiva, che la migliore consiste in dodici seggiole di paglia, di quelle di Pistoia da una lira l'una. Non v'è un tavolino da camera, non v'è un cassettone per custodirvi la biancheria, non v'è un armadio che possa custodire gli abiti senza pericolo di farli logorare dalla polvere, e rodere dagli animali, mancano gli attrezzi più necessari per la cucina, manca la credenza, o l'armadio per custodirvi la roba; ed in una parola manca quasi tutto il necessario.

Non posso tralasciare di farle considerare un altro sconcerto più grave, e più considerabile a mio pregiudizio di tutti gli altri. Il quartiere del Vicario è ridotto a dover soffrire la dura servitù di stare aperto a riguardo di un miserabile stipendiato dalla comunità perché possa andare a caricare, e rimettere l'orologio pubblico, talmente che qual'ora il Vicario si assenti dalla Carica con precedente grazia, ed approvazione di S.A.R. per qualche spazio di tempo, è costretto a rilasciare in mano di un tale stipendiato la chiave del suo quartiere, e fidare al sua roba, le sue scritture, e tutto ciò che si trova, alla discrezione di un temperatore d'orologio, che può anche avere il comodo // (nello stato presente) d'introdursi nelle camere, attesi i cattivi serrami, che vi sono.

A tanti sconcerti vi sarebbe il suo riparo, anche con mediocre spesa. La sala, che è fuor di modo grande potrebbe dividersi, e nella metà si formerebbero due stanze, una più grande per camera, altra più piccola per archivio segreto, lasciando l'altra metà per uso di sala. L'ingresso al quartiere si potrebbe aprire nella prima camera contigua alla sala. Questa camera potrebbe dividersi, e formarvi un salotto.

La seconda camera contigua a questa potrebbe liberarsi dalla servitù, che deve prestare alla terza mediante una parete, che la tagliasse per lungo, e ridurla ad alcova facendo queste divisioni non si farebbe niente di più, che continuare le divisioni del piano inferiore, eccettuata la parete suddetta della seconda camera, per sostegno della quale però sarebbe bastante la volta che ha sotto. I camerini potrebbero farsi nel luogo ove è ora il forno, ed il forno potrebbe aprirsi in una stanza del cortile del Palazzo. Il passo finalmente per andare all'oriolo potrebbe aversi dalla torretta del medesimo orologio, d'onde pare che salissero anticamente secondo che dimostra un pezzo di scala di legno, che vi è dentro.

Fatto tutto questo, e ridotte decentemente tutte le stanze con munirle di buoni usci, e finestre, e della mobilia necessaria, altro non resterebbe a desiderarsi per il quartiere del Vicario, e solo i Ministri avrebbero a desiderare il comodo della cucina, di cui ora sono mancanti.

V.S. Illustrissima e Clarissima ben vede, che io non chiedo cose superflue e voluttuose, ma il puro necessario; chiedo una sicurezza per la mia salute, per la mia vita, la mia roba, chiedo finalmente il comodo necessario all'esercizio delle mie incumbenze. Perciò senza ricorrere direttamente alla clemenza di S.A.R., affidato alla di lei somma bontà, e giustizia mi sono ardito ad avanzarle queste mie giuste rappresentanze con la speranza di ottenere un pronto riparo a tanti disordini, coll'aspettativa del quale passo intanto a darmi l'onore di dichiararmi

di V.S. Illustrissima e Clarissima

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197 Certaldo 28 febbraio 1776

Devotissimo Obbligatissimo Servitore Giuseppe Gamucci Vicario1

II.2

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 28 febbraio 1776, cc. 501r-504r.

Nota dei mobili che esistono nel quartiere del Vicario di Certaldo Nove sgabelloni all'antica tutti intarlati e rotti che non servono ad uso nessuno

Una tavola d'albero per pranzo talmente bassa e sproporzionata che per poterne almeno far uso è stato necessario aggiungere dei toppoli a' piedi della medesima per renderla più alta

Due mezzi ovati d'albero fatti all'antica intarlati, e rotti

Un inginocchiatojo d'albero fatto all'antica più per uso di sacrestia che di camera, ma pure in buono stato

Quattro panchette da letto con le sue tavole in buono stato Altre due panchette a tavole vecchie rotte, e piene d'ogni sozzura Tre sacconi vecchi e sudici

Due scaldaletti d'albero buoni Altro scaldaletto tutto rotto //

Un lavamani d'albero mal fatto vecchio e sudicio

Un tavolino piccolo, mal fatto a cui si è dovuto fare la giunta di toppoli per potersene servire Un tavolino più piccolo quasi per uso di toelette, buono

Una scrivania d'albero vecchia e mezza rotta

Un armadio per i vestiti da uomo, stretto, vecchio, sudicio e mezzo rotto che non difende i vestiti neppure dalla polvere

Un armadio per i vestiti da donna mal fatto, in parte rotto, e senza toppa, ne chiave Un porta orinali d'albero in buono stato

Una seggetta d'albero buona

Una sola testiera da parrucche vecchia, e sudicia Una cassa antica, sudicia, tarmata, e poco servibile

Dodici seggiole di paglia di quelle di Pistoja da una lira l'una

Una poltrona mal fatta, poco // buona, e bassa talmente che per servirsene di è dovuto aggiungere dei toppoli ai piedi della medesima che la rendono mostruosa

---

I suddetti mobili sembrano più convenienti per una miserabile bracciante che stia a pigione che per il vicario, onde si spera, che non si averà alcuna difficoltà di provvedere un buon numero di seggiole

1 Giuseppe Gamucci ricopre la carica di Vicario di Certaldo dal novembre 1775 al 31 ottobre 1778. VediCIONI, 1906, p. 104.

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proprie e civili secondo l'uso moderno, e di provvedere altresì ogni altra sorta di mobilia decente e propria per adornare tutte le stanze del palazzo pretorio secondo che richiederà la qualità delle stanze medesime.

Giuseppe Gamucci Vicario

II.3

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 28 febbraio 1776, cc. 502r-503v.

Nota de' mobili ed utensili che attualmente esistono nella cucina del Vicario di Certaldo Due tavole sudice, vecchie, fracassate, ed affatto inutili

Due tavolini simili

Un tagliere vecchio, sudicio, e mezzo consumato Due coltelle assai piccole, molto usate, e cattive

Due padelle da friggere talmente logore, e rattoppate, che non reggono l'olio Una padella per fare arrostire tutta rotta

Un solo pajolo assai piccolo, e molto usato

Un ramino per scaldar l'acqua assai consumato, ed in parte rotto Un calderotto in buon grado

Un girarrosto ridotto, come sperasi in buon grado Due palette da fuoco una delle quali è mezza rotta

Un paro di molle malfatte e quasi inutili perché non molleggiano punto //

Una gratella di ferro mal fatta troppo piccola, e mezza consunta Cinque treppiedi bene usati

Una grattacacio tutta logora e quasi inutile Una pepajola di legno cattiva, e quasi inutile Una cassetta di legno per il sale vecchia assai Un mortajo di pietra

Un paro d'alari ancora buoni Una madia assai vecchia Una cassa per la farina simile Una teglia piccola, vecchia e logora Una catinella di rame tutta rattoppata

Due mezzine2 vecchie e rattoppate in più luoghi con lo stagno Tre Lumi a mano buoni

Due lucernine d'ottone buone

Una rastrelliera di legno vecchia sudicia ed in pessimo stato

2 Boccali, brocche da bere.

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199 ---

I suddetti utensili tanto per la loro // qualità, che per la quantità non sembrano sufficienti e priori per la cucina di una persona mediocremente civile, non che per la cucina di una persona mediocremente civile, non che per la cucina del Vicario, mentre un semplice contadino non può fare con minori attrezzi, onde si spera che non si averà difficoltà di rifarli per la maggior parte di nuovo, e di accrescerli come segue Una credenza d'albero ben fatta per custodirvi la robba

Un coppo per l'olio di tre, o quattro barili col suo imbuto e stagnata Un coppo per custodirvi il formaggio

Una pesciaiola di rame con sua gratella per cuocervi il pesce Un altro paiolo

Due coprarole di rame

Due bastardelle di rame di diverse grandezze

Tre testi di rame di diverse grandezze per rosolare le vivande Due buone teglie

Un imbuto per il vino ed una // tromba per trombare il vino un treppiede da reggere la padella Un'altra lucernina, che accompagni con la nuova già fatta

Un ramaiolo di rame Una porta lumi di legno Un buono spianatoio Una leccarda3 per l'arrosto Una buona stadera col suo guscio

G. Gamucci Vicario

II.4

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 15 aprile 1776, cc. 497r-500v.

Illustrissimo e Clarissimo Sig. Sig. padrone colendissimo

In replica alla favoritissima di V.S. Illustrissima del di 2 del decorso marzo, che accompagna la lettera del Sig. Vicario di Certaldo le dico, che nella medesima rappresenta che nel suo quartiere di quel Pretorio vi sono più inconvenienti, tra quali

Che le tre camere del medesimo Quartiere sono obbligate l'una all'altra dovendo una servire di passo per andare nell'altra.

Che per andare al forno, quale è comune per tutti i Ministri è necessario passare per tutto il quartiere, o per quello de suoi Ministri.

Che è mancante di un salotto, o altra stanza comoda, ove ricevere e trattare per non esporre agl'occhi delle persone la Confidenza della camera, e che non siano penetrati dai domestici o altri i segreti, e gl'affari, che si trattano in pregiudizio della Giustizia, e del buon governo.

3 Utensile, per lo più di rame, per raccogliere il grasso che cola dall’arrosto.

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Che manca altra stanza decente, comoda e libera fornita di scaffali, ed armadi per archivio segreto per conservare i Protocolli Criminali, le filze di lettere economiche, e politiche, e tutte l'altre scritture, che d'anno in anno si devono andar raccogliendo a forma della legge de sindacati del di 21 settembre 1773 e dell'infrazione premessa al Protocollo Criminale del di 15 settembre 1774.

Che le dette camere non sono molte comode, ma l'abitazione di esse mal sana, e poco sicura a motivo delle finestre e porte lacere, e consunte, che non preservano le medesime dall'aria, vento, freddo, e dall'altrui violenza. //

Che i camerini, che sono nella prima delle camere sono troppo fastidiosi, specialmente ai venti meridionali, ed il fumo eccedente di cucina unito a quello del forno inonda tutte le camere,e sala, e le rende impraticabili e che le porte dell'ingresso al detto quartiere sono poco sicure.

Che la mobilia del Pretorio è assai scarsa, e cattiva, e mancante di cassettone, ed armadi per custodire la biancheria, e vestiti.

Che il quartiere suddetto è soggetto a dare il passo al temperatore dell'oriolo, e per rimediare agl'inconvenienti che sopra propone

Che si divida la sala per formare nella metà della medesima due stanze, che la prima per camera, e l'altra per archivio segreto.

Che l'ingresso del Quartiere s'apra nella prima camera e questa dividersi per formarvi un salotto, e per liberare la predetta camera dal passo alla terza propone una parete per lungo, e ridurla ad alcova.

Che i camerini si facciano, ove è il forno, ed il forno aprirsi in una stanza del cortile.

Che il passo per andare all'oriolo si facesse nella torretta, ove è posto il medesimo e ridurre tutte le stanze decenti e munite di buoni usci e finestre, e della mobilia necessaria con quanto altro.

Partecipato quanto sopra al Magistrato comunitativo di Certaldo con lettura della suddetta lettera del Vicario, accordò che la // positura del Quartiere sta nella forma dal medesimo descritta, ma che ho sempre servito in tal maniera a tutti i Sig.ri Vicari, che vi sono stati, e che si sono contentati, e che quando non sia creduto decente in avanti si dichiaravano, che volevano, che fosse visitato da un Ingegnere e riconosciuto.

Che nel caso di doversi dare esecuzione alle cose come sopra domandate dissero, che siccome dovrebbero concorrere l'altre Comunità sottoposte nel criminale a quel tribunale credano devino esser sentite le dette per dire il loro sentimento.

Il detto Vicario presentò anche alcune note relative ai mobili esistenti, e mancanti domandando siano rifatti ed aggiustati, e siccome il detto magistrato non convenne il medesimo vicario mi fece istanza le rimettessi a V.S. Illustrissima, come fo unite alla presente.

Se pure mi sia lecito, e permesso il dire cos'alcuna riguardo alle richieste del precitato Vicario, mi farei lecito proporre che presentemente fosse accordato un armadio per custodire i panni, ed altro o cassettone per custodirvi le biancherie, che fossero riviste l'imposte, vetrate, ed altro delle finestre ed usci delle stanze, e provvedere alcuni mobili più necessari per la cucina, per la sala, ed altro ed usarsi ogni diligenza per vedere se vi è modo, o mezzo di levare il fumo della cucina, e del forno, ed il fastidio dei camerini, che è quanto, e ritornandole la lettera di detto Sig. // Vicario unita alle note che mi presentò nell'atto dell'adunanza, le fo umilissima reverenza

Di V.S. Illustrissima, e clarissima

Castelfiorentino 15 Aprile 1776

Devotissimo Obbligatissimo Servitore Giambattista Mannajoni Cancelliere

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201 II.5

ASF, Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, non datata (ante 28 gennaio 1777), c. 486 e c. 489r.

Altezza Reale

Il Gonfaloniere, rappresentanti, e Popoli tutti componenti la comunità di Certaldo, e luoghi annessi umilissimi Servi, e Sudditi della RAV con il più umile ed ossequioso rispetto le rappresentano come fino dal tempo che L’A.V.R. si degnò fare i novi Dipartimenti furono fatti vari, e diversi resarcimenti al Palazzo Pretorio di detta Comunità di Certaldo come il tutto potrà riscontrarsi dalle Relazioni fatte dall'Anastagi Ingegnere di codesta dominante, esistenti nella camera della comunità quali ammontano alla somma di scudi quattro cento cinquanta salvo comprese quelle di questo presente anno 1777 da passarsi al libro di ragioni, mediante i quali detto pretorio ritrovasi in stato assai ragionevole e proprio, composto di numero tre stanze ad uso di camera ed abbia per la serva molto comoda, altra stanza per l'ingresso a capo della scala con sala bellissima, uno stanzino per dare udienza richiesto da questo vicario Gamucci, contiguo a detta sala una cucina col forno, cantina luogo per legna luogo per le bestie, sua stanza a letto con due orti ben grandi abitazione tutta che serve per detto Vicario solo ed una sua serva.

Come da detto Vicario non ostante l'abitazioni suddette sono state fatte varie, e diverse rappresentanze per le quali e stato ordinato che subitamente venga posto mano alla fabbricazione di altri comodi, ma per altro niente necessari, con la spesa di Scudi Cento Venti circa come rilevasi dalla relazione stata fatta dalle medesimo Ingegnere Anastasi non sapendo Comprendere come possino essere stati ordinati tali comodi mentre non è stato fatto ne // pure il partito da i Rappresentanti, ne stati chiamati allora quando si porto in detto pretorio l ingegnere medesimo per fare la sua Relazione.

Come ritrovandosi detta Comunità assai priva di forze, di assegnamenti e per non possedere altro che una semplice casuccia di cui ne ritrae l'annua pigione di lire Venti l’anno ed essere altre si ………4 da debiti si ritrova in obbligo di fare quanto prima gli opportuni necessari, resarcimenti che ministri civile, e criminale di detto tribunale, che sono affatto sprovvisti.

E come l’A.V.R. si degno ordinare nella sua legge che in ciascun pretorio venisse fatto il puro necessario, e riconoscendo che per detto Vicario il che vi esiste e, più che sopra abbondante, che pero genuflessi al Regio Trono supplicano l'innata bontà di V.A.R. a volersi degnare di far sospendere detti comodi, come superflui, e di ordinare che venghino più tosto fatti i necessari resarcimenti a detti ministri per essere cosa ben giusta e doverosa, mentre non cesserano di porgere incessanti preci all'Altissimo S. Dio per la conservazione di tutta la Real Corte,

Che della Grazia Qua dev. E

Io P. Girolamo Landi Curato di S. Maria a Lancialberti, Gonfaloniere della comunità di Certaldo mano propria

Io Giuseppe Civili uno de Rappresentanti di detta Communità, e per esso Io Domenico Mozzetti Mano Propria

Io Luigi Ori Priore della Chiesa di S. Bartolommeo a Tresanti, e Rappresentante della Comunità di Certaldo mano propria.

// Io Andrea Taddei uno de Rappresentanti di detta Comunità supplico come sopra, e per esso io Giuseppe Bartalucci mano propria

4 Spazio bianco.

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202

Il Senatore Soprassindaco informi, e dica il suo parere Li 28 gennaio 1777 François

II.6

ASF, Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, note allegate alla lettera dei Rappresentanti di Certaldo del gennaio 1777, c. 487.

Nota delle Spese fatte dal soppresso Vicariato di Certaldo e dalla Comunità di detto luogo per il Pretorio di detto luogo, e mobilia del medesimo dall'anno 1772 fino al presente

Nel saldo a tutto febbraio 1773 ricevuta a 115 pagato a Luigi Bardotti per Opere, legname impiegato nel fare un tavolino, ed un armadio da panni, ed il Banco

Nuovo per l'Udienza del Notaio Criminale con ricevuta de 10 maggio 1772 ……….. £ 47. 16.

In detto saldo, e carta detta Ricevuta pagato a detto Bardotti per Opere, Legname ferramenti impiegati nel far di nuovo due bussole una vetrata ed altri lavori con

ricevuta de 9 febbraio 1773……… £ 114.

In suddetto saldo a 117e Ricevuta pagato a Francesco Rossi per rimborso della Spesa in provvedere 12 Seggiole per detto pretorio con ricevuta de 25 febbraio

1773………. £ 21. 10.

In detto saldo, e carte pagato a Vincenzo Conti per Braccia 22 panno canapino per

i lavori con ricevuta de 10 febbraio 1773..………. £ 11.

Nel Saldo a tutto febbraio 1774 a 128 risulta speso quanto appresso nella provvista de Mobili in ordine alla Circolare del di 7 maggio 1773

A Luigi Bardotti per fattura di nuovo dei Legnami per de letti, ed altri lavori fatti

con ricevuta de 19 marzo 1774………. £ 104.

Al Sig. Caprero Pieraccini rimborso della Spesa in provvedere più Mobili5 con

ricevuta de 7 marzo 1774……….…… £ 47.

A Giuseppe Cambioni per rimborso della Spesa in un Orcio da Olio con ricevuta de

26 marzo 74………. £ 4.

349. 16.

Al Sig. Agostino Brandini per valuta di una Botte da vino con ricevuta de 14 marzo

1774………. £ 16. 10.

A detto Sig. Brandini per valuta d’altra Botte da vino con ricevuta de 6 giugno 1775

nel saldo a tutto agosto 1775 per detto Vicariato a 5……… £ 18. 3. 4.

5 L’espressione “più mobili” sostituisce “una botte da vino”.

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203 Nel saldo dei Possidenti a tutto Ag. 1775

Ad Agostino Spina per riattatura delle Secchia del sopraddetto Pretorio con

ricevuta de 7 settembre 1775……… £ 10.

Al Sig. Caprero Pieraccini per rimborso della Spesa nella provvista d’un Canapo

d’erba per il foco con ricevuta de 7 settembre 1775 £ 2. 13. 4.

Ad Andrea del Riso Magnano per l’assestatura di una Mezzina, Calderotto e

Bacinella con ricevuta de 26 novembre 74 £ 3. 16. 8.

A Luigi Bardotti per aver riattato le vetrate con ricevuta de 29 aprile 75 £ 7.

A Mariano Malutani Per un manico per il Forchetto, ed altro per un Virabrace ed

una pala da Forno ad altro con ricevuta de 12 giugno 1775 £ 5. 16.

Ad Antonio Ciulli per un Forcone di Ferro per la Stalla, d’una Catena per un

secchione ed altro con ricevuta de 2 settembre 1775 £ 12. 6. 4.

Per la partita che si vede nella Nota debito del Vicariato suddetto con la costa rimessa con la lettera de 28 giugno 1775 riguardante detto Pretorio, che dice

Per i lavori al Pretorio S. 157.3.4………. £ 1102. - . 4.

£ 1178. 16.

£ 349. 16.

£ 1528. 12.

II.7

ASF, Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, note allegate alla lettera dei Rappresentanti di Certaldo del gennaio 1777, c. 490r.

24 marzo 1776 pagato al Bagnoli Magnano……… £ 8. 10.

E più per Stacci da farina……… £ 3. 10.

E più a Paolo Ciulli magnano……….. £ 13. 4. 8.

E più per vernici a olio di lino ……… £ 3. 1.

E più per una lucernina nuova, rinettatura d’altre, lumi a mano, funicelli per il gira

arrosto……….. £ 15. 12.

E più a Giuseppe Bardotti Muratore per lavori fatti nel Palazzo Pretorio di

muratore, e legnaiolo nelle stanze del Sig. Vicario, e del soprastante ……… £ 250.

E più a Paolo Ciulli magnano per ferramenti diversi per Il Palazzo ………..……. £ 34. 11.

E più per una supreteria, un armadione, e porto ……….……... £ 127.

£ 455. 8. 8.

(10)

204 II.8

ASF, Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, non datata (ante 14 aprile 1777), cc. 491r-494v.

Eccellentissimo Signore

Per dimostrare quanto sia irragionevole, e malfondato il ricorso dei Rappresentanti la comunità di Certaldo contro gli ordini emanati per il riattamento del Palazzo Pretorio, conviene in primo luogo osservare le cautele, che furono praticate prima di devenire all'ordinazione dei lavori creduti necessari, e di poi passare ad esaminare i motivi allegati da' ricorrenti per ottenerne la revocazione.

Avendo osservato fin dai primi giorni al mio governo, che il quartiere assegnato per mio uso non era capace di prestarmi una comoda, e decente abitazione, e molto meno di darmi il comodo necessario per l'esercizio del mio ministero, tentai in più guise l'animo dei Rappresentanti allora la Comunità per indurli bonariamente a fare dei comodi, ma avendo trovato in essi troppa ostinazione, fui costretto a fare una rappresentanza all'Illustrissimo e clarissimo Sig. Senatore Soprassindaco, e porgli in veduta i gravi disordini prodotti da questa abitazione, e i compensi, che si potevano prendere per rimediarvi.

Rimessa questa rappresentanza a V.S. Eccellentissima per la debita informazione, e da lei partecipata al Magistrato comunitativo nell'adunanza al di 11 aprile 1776, questi non avendo potuto fare a meno di contestare, che gli inconvenienti narrati erano veri, si ridusse soltanto a dichiarare esser necessario il parere di // un Ingegnere per trovare i compenti più propri a porvi il conveniente riparo.

In conseguenza all'indicata deliberazione, l'Illustrissimo e clarissimo Sig. Senatore Soprassindaco fece visitare questo Palazzo Pretorio dal Sig. Anastagi Ingegnere, e dalla sua visita resultò la conferma de' gravi disordini indicati nella mia rappresentanza, e la necessità indispensabile di rimediarvi co' lavori proposti nella sua relazione. Veduta tal relazione non esitò un momento il prefato Sig. Senatore a spedire gli ordini opportuni per la sua esecuzione, e il magistrato comunitativo di Certaldo a cui furono partecipati insieme con la relazione dell'Ingegnere nell'adunanza del di 7 ottobre 1776 non ebbe difficoltà di ratificarli, mentre passò senza opposizione ad eleggere i Periti per eseguirli, ed ordinò di più al Provveditore della Comunità la provvista dei mobili da me richiesti secondo le note, che gli presentai.

Dopo tali disposizioni, e dopo l'inazione di circa due mesi furono infine comprati, e fatti trasportar nel Pretorio, ove tutt'ora esistono, i mattoni, e la rena per dar principio alla fabbrica, ma poi con vari mendicati pretesti si andò procrastinando, fin tanto che riescì di muover l'animo di tutti i Rappresentanti la Comunità a sottoscrivere l'indicato ricorso per far sospendere i lavori, e ottenere in appresso la revocazione degli ordini indicati.

Tornerebbe qui a proposito il ricercare la cagione di una mutazione così stravagante esaminando, se il zelo per i vantaggi della comunità, o piuttosto l'ambizione, il capriccio, lo spirito di partito, // e in una parola, le passioni private abbiano prodotto la strana metamorfosi facendo, che quegli istessi individui componenti il Magistrato comunitativo, i quali confessarono la necessità di riformare il Palazzo Pretorio, approvarono la relazione dell'Ingegnere, disposero, e prepararono l'occorrente per far la fabbrica, e in ultimo ordinarono spontaneamente al Provveditore la provvista dei mobili, ora non dubitino di asserire che non v'è bisogno alcuno de' proposti lavori, ed abbiano il coraggio di domandare che venghino revocati gli ordini emanati per tale oggetto, senza rifletter neppure alle spese già fatte dalla Comunità nella provvista de' materiali ma lasciando a V.S. Eccellentissima la cura, ed il piacere

(11)

205

insieme di entrare in siffatto errore, passerò io a considerare i motivi allegati da' ricorrenti per giungere al loro intento.

Si suppone primieramente, che la comunità non sia in grado di supplire alle spese occorrenti per i lavori ordinati, e si vuol far credere in oltre d'aver fatto preventivamente quanto era necessario per ridurre alla dovuta decenza i quartieri di questo Palazzo.

Non voglio qui tacere, che la spesa per eseguire la relazione non è di cento trenta scudi, come essi dicono, ma bensì di dugento trenta ca; e tutta volta oso dire, che non è per arrecare alcun disastro alla comunità, quando pure un tal disastro si dovesse avere in considerazione; imperciocché tutta la spesa occorrente per la fabbrica dovendo repartirsi secondo il consueto, nelle cinque comunità componenti il Vicariato è manifesto, che la comunità di Certaldo resterebbe di poco aggravata, ed oltre acciò // per quel poco, che a lei toccherebbe non sarebbe neppure in necessità di imporre, mentre è noto, che nell'ultimo saldo fatto a tutto agosto 1775 si trovò in avanzo scudi cento ottanta due circa, come agevolmente potrà riscontrare.

Voglio pure accordare, che nell'anno 1772, o 73 salvo furono ridotte alla dovuta proprietà le camere di ministri, che fu ridotta ad alcova una stanza del quartiere del Vicario, che fu in parte accomodata alla meglio la sua cucina, e che finalmente nel mese di dicembre 1775 fu ripulito per modum provvisionis uno stanzino di larghezza due braccia e un terzo, e di lunghezza quattro e mezzo circa, per avere in tanto un refugio ove poter'io studiare e scrivere, almeno nel grande inverno, giacché fuori di tale stagione non è atto per detto uso.

Tutto questo però non vale ad esimere la comunità da ulteriori spese sempre che non si provi che le già fatte sono bastanti a rendere il pretorio, e specialmente il quartiere del Vicario provvisto dei comodi necessarj, e per l'abitazione privata, e per l'esercizio del ministero. Ora per provare, che i suddetti lavori non hanno prodotto i comodi necessarj, specialmente nel quartiere del Vicario, ma l'hanno lasciato nel medesimo antico sistema, e co' medesimi disordini, servirebbe il rimettersi alla confessione già fatta a questo proposito dal Magistrato Comunitativo, come ho accennato, ed alla relazione dell'Ingegnere Anastagi. Ma per meglio rimanerne convinto non sarà inutile, che V.S.

Eccellentissima dia meco un'occhiata al quartiere // predetto.

All'ingresso del mio Quartiere s'ha in faccia un piccolo stanzino sotto scala, orrido, mal fornito d'uscio, e finestra, e per altre cause affatto inutile anche per una persona di servizio, se non viene restaurato, e ridotto come fu prescritto dall'Ingegnere. A destra e in vista dell'ingresso è la cucina. A sinistra, e di faccia alla cucina si trova la sala di una grandezza eccessiva, orrida, tutta annerita dal fumo che sorte dal cammino di cucina, e mal fornita d'usci, e finestre. Accanto a questa è situato l'indicato stanzino di due braccia, e un terzo di larghezza, e quattro e mezzo di lunghezza circa, che potrebbe unicamente servire d'archivio segreto, quando fosse fatta nella sala una stanza per studio e udienza con una camera a forma della relazione dell'Ingegnere. Più sotto accanto alla medesima sala si trova una stanza molto grande detta il camerone, essa pure orrida ed affumicata, mal fornita d'usci e finestre, che cadono per così dire a pezzi, e infestata dal cattivo odore del luogo comune ad essa unito. Da questa stanza o camerone si passa in altra stanza assai grande della camera di mezzo, più che la prima orrida, mal fornita d'usci e finestre, e molto più infestata dal cattivo odore d'altro luogo comune ad essa unito.

Da questa seconda camera finalmente si passa a trovare l'alcova accennata di sopra; e contiguo a questa si vede il forno, che inonda col fumo tutte le stanze; e finalmente un irrido andito per calare nell'orto.

Dopo di avere scorto così tutto il quartiere, // soffermiamoci un poco a considerare se a caso si ritrovi in esso il comodo desiderato.

Se si volgono da questo quartiere la cucina, la sala e lo stanzino contiguo, come quelle, che senza alcun dubbio non sono atte a servire di abitazione o di dimora per il vicario, e sua famiglia, tre sole stanze

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206

rimarranno per l'uso, che sono le tre camere descritte, e indicate di sopra. In queste adunque dee abitare, e trattenersi il Vicario, e sua famiglia, in queste pure deve esercitare gli uffizi che richiede il suo ministero. Se deve studiare, o scrivere, deve stare in camera. Se deve far sessioni co' Procuratori, deve stare in camera. Se deve dare udienza, deve darla in camera. Se deve ricevere persone di qualche riguardo, deve riceverle in camera. Se vuol sentire de' carcerati, se deve trattar co' famigli, col caporale, col soprastante, e con persone di simil sorte sempre è costretto a stare in camera, ed esporre agli occhi di tutti le confidenze della medesima e mentre si trattiene in simili occupazioni, i domestici, e i familiari che passano per andare, o tornare dalle altre camere, o per andare e tornare talvolta dal forno con le legne, e col pane, lo frastornano, e lo pongono in timore, che venghino penetrati i segreti del Tribunale; il fumo del forno, che inonda le stanze lo molesta; e il fetore de' luoghi comuni finalmente l'incomoda, e l'annoja. A tanti inconvenienti si deve aggiungere ancora, che in un quartiere di simil sorte non può abitarsi con quella decenza e riguardo che si conviene, mentre // essendo le camere tutte obbligate è manifesto, che mentre in una tal'uno riposa, l'altro anche di diverso sesso deve passare per andare o tornare dalla sua; e che nel caso di infermità questa obbligazione si rende incomoda e nociva oltre modo.

Troppo lungo sarebbe il referire ad uno ad uno tutti i disordini che s'incontrano in questo quartiere, onde sarà bastante l'osservare di passaggio che non v'è un comodo per potervi stare a pranzo, ed io son costretto nell'inverno quando non mi è permesso di servirmi della sala troppo fredda perche troppo grande, son costretto dico a pranzare in cucina: che l'abitazione delle dette tre camere non è sana perche infestare dai cattivi odori, e mal difese dall'aria umida e fredda: che in dette stanze manca ogni comodo per custodire i fogli, le scritture, e le robe proprie del vicario: e che finalmente in esse non sta bene in sicuro ne la roba, ne la vita del Vicario, mentre sono mal fornite di serrami; e d oltre a questo il quartiere è obbligato a patire la dura servitù di star sempre aperto per dare l'accesso al custode del pubblico orologio.

L'aspetto del Quartiere, e la considerazione fatta su' disordini narrati dimostra evidentemente esser necessaria l'esecuzione della relazione dell'Ingegnere Anastagi, e quanto sia falso il supposto de' ricorrenti per ottenerne la revocazione; che è quanto ho creduto dover notare in replica de' motivi allegati da' ricorrenti nella supplica da V.S. Eccellentissima comunicatami; ne altro mi resta // se non che domandare, che quanto le ho fatto osservare venga da lei riscontrato per rimessa poi la presente originalmente all’Illustrissimo e clarissimo Sig. Senatore Soprassindaco unita alla sua informazione.

Giuseppe Gamucci Vicario A di 14 aprile 1777 Present.

II.9

ASF, Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 13 aprile 1777, cc. 495r-496r.

Illustrissimo e Clarissimo Sig. Sig. Senatore Soprassindaco

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A di 13 aprile 1777 in Certaldo

Il Gonfaloniere, e i Rappresentanti componenti la Comunità di Certaldo, attesi gli ordini partecipatili per mezzo del Sig. Cancelliere di Castelfiorentino da V.S. Illustrissima e Clarissima al medesimo diretti, concernenti alla effettuazione della relazione fatta dal Sig. Anastasio Anastagi sopra i resarcimenti da doversi fare a questo Palazzo Pretorio, richiesti ed ordinati senza la minima saputa del magistrato medesimo, eccettuata l'approvazione per le dette spese, le quali sembrano essere in gran parte voluttuose, arbitrarie, ed inutili, adunatosi in questo giorno suddetto ed auto luogo discorso sopra la detta Relazione, eccettuate le spese di quelli credè il medesimo non essere necessarie, approvò, e disse potersi fare le seguenti quali paiano non in tutto ma in parte necessarie, e questo per togliere le inquietudini, e le brighe a V.S. Illustrissima e clarissima.

Il Magistrato approvò, ed approva il Capitolo sesto della relazione concernente il forno per rifarlo nel luogo appunto dove parla la relazione per essere e riuscire comodo a tutti e nel luogo del forno farvi i luoghi comuni richiesti.

Liberare l'appartamento del Sig. Vicario dal passo di chi và a temperare l'orologio del pubblico.

Ripulire, e ridurre in buon ordine, e in buon forma tutte le imposte degli usci descritti nella relazione.

Per la stanza di udienza vi è lo scrittoio recentemente fatto fare dal Magistrato // a petizione del Sig.

Vicario presente6, e per l'archivio che richiede detto Sig. Vicario, il magistrato à determinata la stanza terrena del primo piano, la quale prima serviva per l'udienza del notaro criminale, purché il Sig. Vicario si contenti di prendersi l'incomodo, quando occorrerà, di fare quattro passi di più per scendere le scale.

La grandiosa, e bella sala esistente in questo Palazzo Pretorio, a cui simile, impossibile è ritrovarne una simile negli altri Palazzi Pretori, si per la lunghezza, larghezza, amenità ed altro che la rende maestosa, e che detto Signore Vicario voleva, e vole sia demolita, e guastata potrà volendo servirsene per dare udienza, o sivvero di altra stanza contigua alla sala medesima, che al presente, è bene in arnese, con suo caminetto alla francese, e che fino al presente, è servita di udienza per i Vicari passati, avendo fino comunicazione con lo studio sopra descritto fatto fare apposta dal presente Vicario, che à correlazione, e corrispondenza, e con la detta Camera, e con la sala medesima.

Il Magistrato poi niente difficulta di fare i comodi per i Ministri subalterni descritti nella relazione, mentre fatta una matura ponderazione sopra i medesimi sembrano al detto Magistrato niente voluttuosi ma puramente necessari, ed esclude gli altri dal Vicario richiesti, poiché l'appartamento che à per suo uso, e servizio a proporzione degli altri ministri, e piuttosto grandioso che necessario.

Il Magistrato poi si rimette alle savie, e prudenti disposizioni, e determinazioni di V.S. Illustrissima, e Clarissima, a cui benissimo noto è lo stato calamitoso, e meschino della Comunità di Certaldo, come ancora l'annue spese dalle quali, è aggravata. //

Io P Girolamo Landi Gonfaloniere della Comunità di Certaldo mano propria Io P. Luigi Ori uno dei Rappresentanti della Comunità di Certaldo mano propria

Io Vualentino Civeli uno de rappresentanti la comunità di Certaldo per non sapere scrivere pregò me Giovacchino Cibecchini et in fede mano propria

Io Andrea Taddei uno dei Rappresentanti della Comunità di Certaldo affermo a quanto di là si contiene, e perché disse non sapere scrivere pregò me Luigi Maccianti, che facessi la medesima di suo ordine et in fede mano propria.

A di 19 aprile 1777

Presesent. in questa Cancelleria

6 Vedi Appendice, n. II.8.

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208

II.10

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 21 aprile 1777, cc. 481r-482r.

Illustrissimo, e Clarissimo Signor Signore Padrone Colendissimo

Non ho prima replicato alla favoritissima Sua de 30 gennaio decorso, con la quale mi ordinava l'informazione al memoriale in essa ingiunto de rappresentanti la comunità di Certaldo7, perché riguardando questo, la relazione dei Lavori ordinati in essa a petizione del Sig. Vicario di detto Luogo, mediante la perizia del Sig. Ing. Anastagi partecipai tutto al detto Vicario a fine mi dicesse quanto gl'occorreva, e non mi replicò cosa alcuna; dopo ricevuta l'altra de 31 marzo, ne avendo veduto cosa alcuna dal detto Sig. Vicario lo stimolai a dire q.tto gl'occorreva, mi replicò pertanto che quando fosse intimato il magistrato per quel giorno sarebbe stato all'ordine, ed avendolo fatto intimare per la mattina del di 14 corrente, e portatomi in detto luogo, il predetto Vicario mi consegnò un fatto dove fa la narrativa di tutto il seguito, e procura di mostrare l'insussistenza di ciò che espongono i Rappresentanti nel loro Supplicato, ed indisse che sieno fatti i lavori che sono stati fissati nella relazione del Sig. Ing., come approvata dal V.S. Illustrissima, ed ancora nell’adunanza del Magistrato comunitativo del dì 7 ottobre, che furono eletti i manifattori, dati gl'ordini al Provveditore, ed eletto Lorenzo Rigatti che soprintendesse ai medesimi, successivamente furono provveduti e mattoni, ed arena che potevano bisognare, e che perciò non sia detta relazione più revocabile, ma deva proseguirsi, allegando che la comunità ha assegnamenti perché nel saldo del 1773 è fatta caditora di qualche somma rilevante. //

Dopo trattato col Sig. re Vicario e ricevuto il suo fatto, dove oltre quanto sopra, dice più cose, e fa istanza mandarsi con la presente a V.S. Illustrissima, e passato nell'adunanza del Magist.o, il quale sentita l'insistenza che faceva il Vicario di proseguirsi i lavori proposti, e particolarmente nella sala, si opposero dicendomi che avrebbero posto le sue ragioni in carta per q.tte rimettessi a V.S. Illustrissima, q.li descritte in un foglio per mezzo del Provveditore delle strade della comunità loro sotto di 19 detto mi fecero presentare, sebbene in capo di detto foglio vi sia la data del di 13 corr., ed ivi espongono che le ordinazioni son fatte senza loro saputa, eccettuata l'approvazione per le dette spese, le quali sembrano voluttuose, arbitrarie, ed inutili.

Accordano alcune cose che sono proposte nella relazione, ma la maggiore opposizione vedo che fanno per i lavori destinati nella sala che non gli vorrebbero, la quale non è veramente affumicata, come suppone il Vicario, ma per esservi dipinte molte Armi dei Signori Giusdicenti antecessori, resta coperta, ed è oscura mediante le ante.

Veramente la Sala è un vaso assai competente, ma siccome il Sig. Anastagi Perito è pratico in queste materie, non credo che a capriccio abbia fissato i Lavori parte nella sala, con diminuirla, ma suppongo che ciò facesse con tutta la reflessione, e matura considerazione, perciò io non so che ridire, tanto più il Magistrato mi fa istanza che le rimetta, come fo, anche le sue ragioni che insieme // col fatto del Vicario le ingiungo, perché la purgatissima mente di V.S. Illustrissima saprà meglio discernere ciò che

7 Si tratta della lettera riportata nella presente Appendice, n. II.5 trasmessa al Soprassindaco per il suo parere il 28 gennaio 1777. Due giorni dopo Nelli chiede informazioni al Cancelliere di Castelfiorentino Mannaioni.

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convenga, alla quale ancora quel Magistrato totalmente si rimette, e ritornandole ancora il memoriale che detti Rappresentanti le fo umilmente reverenza.

Di V.S. Illustrissima e Clarissima

Castelfiorentino 21 aprile 1777

Umilissimo Obblgatissimo Devotissimo Servitore Giambattista Mannajoni Cancelliere

II.11

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 13 luglio 1777, cc. 467r-468r.

A dì 13 luglio 1778

Adunati serv serv i Signori Gonfaloniere, e Rappresentanti la Comunità di Castelfiorentino, e il Pubblico e General Consiglio della medesima in sufficiente numero di dodici per trattare

presente il Sig. Anton Maria Braccini Potestà

Viste da loro adunati le deliberazioni delle comunità di Certaldo, e Montajone di depositare le loro respettive scritture, e libri nell'Archivio Pubblico di Castelfiorentino e di supplire alla spesa occorrente per ampliare il medesimo e per il trasporto di detti libri a fine di assicurarne totalmente la custodia al canc Comunitativo che risiede nel luogo suddetto e di ovviare ai maggiori danni dei già sofferti per essere state affidate le chiavi a diverse persone e per la poca sicurezza e sanità delle stanze, e per dar anche un maggior comodo di viste e copie a chiunque con prontezza senza dovere aspettare che detto Cancelliere Si trasferisca ai respettivi luoghi distanti più di quattro miglia galla sua residenza giacché Castelfiorentino è il luogo frequentato da tutti per ragione del mercato e della comoda situazione.

Considerando che anche il loro Archivio ha necessità di esser permutato dal sito attuale perché i libri siano più assicurati e ben disposti, e per togliere la causa di far servire l'archivio ad altri usi

Delib e delib accettarono le Deliberazioni di dette due comunità, e per ché subito resti eseguito tal provvedimento destinarono per archivio lo stanzone dell'Oriolo sopra il quartiere del Sig. Potestà, e come che lo stesso Sig. Potestà ha bisogno di qualche comodo maggiore di abitazioni, e la detta Comunità ha bisogno altresì di far le stanze per i libri della zona, quella per l'adunanza e quella per l'archivio qualora riuscisse scomoda la sopra già destinata; riflettendo che nell'estensione del suolo, ove esiste il Pretorio la scuola pubblica e la cancelleria potrebbe ricavarsi un miglior comodo per il Giusdicente, tutti gli altri indicati di sopra, e anche l'abitazione del cancelliere e di questa ricavare il profitto delle pigioni a favore della comunità, stabilirono ed ordinarono in oltre che si faccia detta fabbrica e frattanto commessero a Lorenzo Rigatti di far la pianta ed il disegno d una fabbrica con facciata conforme, che interna contenga tutti gli accennati comodi liberi dal quartiere del Giusficente con la relazione della spesa acciò in seguito dell'approvazione di detta pianta e disegno da farsi dal Magistrato, dopo sentito il parere di qualche altro Perito, occorrendo possa darsi mano al più necessario principiando dal ridurre detta stanza per archivio, e proseguire il rimanente annualmente sempre sull'istesso disegno e modello con quegli assegnamenti che potranno farsi d'anno in anno coll'imposizione, purché questa non ecceda le lire dieci per fiorino com'è di presente, quando non si credesse meglio di far detta fabbrica tutta in un tempo e prendere a cambio le convenienti somme per restituirle a rate col mezzo d'imposizione che sopra, da non eccedere sempre le dette 10 per fiorino,

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ed acciò che detta fabbrica sia ben diretta commessero a me Cancellier di pregare e indurre l'Illustrissimo Sig. Commissario Giovanni Neri a voler prendere in benefizio del Pubblico a soprintendenza di detta fabbrica, e progettare il metodo per eseguirla, dando al medesimo ora per allora tutta la facoltà che può esser necessaria per la buona condotta di tale affare con quella indipendenza che si deve al suo carattere, e tutto fecero con Partito di voti favorevoli dodici, contrario nessuno.

II.12

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 17 febbraio 1779, c. 471.

A dì 17 febbraio 1779

Di Commissione dell'Illustrissimo Sig. Vicario per S.A.R. del Vicariato di Certaldo trasferitomi io infrascritto Perito pubblico a visitare i due Palazzi pretori, il primo della detta Vicaria di Certaldo, l'altro della Potesteria di Castelfiorentino per riconoscere quanto abbisogni di spesa per resarcire il primo, che in progresso di tempo può patire per le frane cagionate dal fiume Agliena e quanto parimenti di spesa ci occorra per ridurre il secondo con accrescervi stanze, e carceri si civili che criminali per ridurlo a Vicaria con tutti i comodi necessari, ed avendo di fatto ogni più esatta misurazione, e reflessione sopra detti due casi, si del resarcimento che occorre a primo, si della spesa che occorre nella riduzione del secondo, sono in grado di referire quanto appresso cioè

Per resarcire il Palazzo predetto della Vicaria di Certaldo, ed accrescere alcune stanze per comodo de Signori Ministri, e più altre cose per uso, e Servizio dei medesimi con più il risarcimento da farsi alle carceri, giudico occorrervi la spesa di scudi cinquecentocinquanta dico S. 550.

Per ridurre il secondo con tutti i comodi necessari si per i Sig. Ministri delle cause Civili, che per i Signori Ministri delle // cause criminali, con accrescere una carcere per il civile e accrescere tre carceri segrete per le cause criminali con fare altri comodi, usi per servizio della Vicaria parte dei quali da ridursi sopra la Fabbrica vecchia e parte da formarsi di nuovo dai fondamenti giudico occorrerci la spesa di scudi mille quattrocento circa S. 1400

Che e quanto

II.13

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, senza data (ante 16 giugno 1779), c. 465.

(17)

211 M. Ecc. V.

Viene supposto, che il Palazzo Pretorio di Certaldo dalla parte del fiume Agliena sia poco stabile e che in conseguenza possa minacciar rovina.

Voglio credere che per farlo stabilmente Resarcire, e renderlo abitabile con sicurezza vi occorrerà una spesa non indifferente, e questa forse sarà […] attesa la di lui situazione.

Proporrei dunque, che convenisse di adattare cotesto tribunale con i Comodi necessarj per stabilirvi il Vicario; ma poiché non sono […] dello stato attuale di detto tribunale, così Ella senza però mostrasi inteso di questa novità, e senza dar nell'occhio darà un'occhiata a detto tribunale e di poi mi dirà se vi si possa ricavare il Comodo per il Vicario e per i Ministri, come per le carceri segrete, almeno in numero di cinque, e che queste siano sicure, come anche // due carceri pubbliche, e quale spesa all'incirca potesse occorrervi.

Attenderò che Ella mi dia queste notizie colla maggior possibile sollecitudine, […] Che una medesima Lettera l'ho scritta al Vicario di Certaldo, con cui Ella potrà intendersela e potrà […] portarsi seco Lui a vedere l’accennato Tribunale.

II.14

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 16 giugno 1779, cc. 464.

Illustrissimo, e clarissimo Sig. Sig. Padrone colendissimo

Pensavo di portarmi personalmente avanti V.S. Illustrissima, e Clarissima per confidarle l'affare di cui si tratta nell'ingiunta lettera e Sig.illo alzato che pregola di leggere, e poi di dare alla medesima un sollecito corso, giacché ho rilevato che l'altro ministro rispose il dì 14 p.p., e che opera a Impegno. Ma siccome dal Clarissimo Sig. Segretario delle Tratte sono autorizzato a far le veci di questo Potestà che si trova infermo d'un male acuto, che và però superando, non ho luogo di potermi assentare.

Per maggiore, e più facile intelligenza di detta Lettera le accludo anche una copia della Proposta, et il Partito concernente l'affare del quale si tratta.

Non occorre che Io la preghi d'attendere alla mia quietà relativamente a questo negozio, sapendo per prova quanto sia la benignità con cui mi riguarda, e per la quale, a tutt'altro sono i obbligo di esserle conforme ad ogni costo sarò sempre immutabile pieno di rispetto, e attaccamento.

Di V.S. Illustrissima, e clarissima Castelfiorentino 16 giugno 1779

Umilissimo Obbligatissimo Servitore Vincenzo Martini Cancelliere

//

P.S. Le trasmetto ancora la Pianta allo stato attuale e la Relazione fatta fare per dare ad intendere le […]

di cui si tratta.

Per evitar maggiormente il dispetto di partecipazione ardisco d'accludere altra lettera diretta allo stesso soggetto trattante di […] scritta come pot.à perché essendo dello stesso giorno pervenga nel tempo medesimo per sicuro e non noto Canale.

(18)

212 II.15

A.S.F., Camera di soprintendenza comunitativa del compartimento fiorentino, Affari diversi a parte, 397, Ins. Certaldo, 16 giugno 1779, cc. 474r-476v.

Illustrissimo Sig. Sig. Padrone colendissimo

Con mia lettera de 13 stante prevenni8 il Sig. Vicario di Certaldo, che il dì 19 detto mi trovavo nella necessità di dovermi portare a Montajone, per assistere alla adunanza di quella Magistratura ma il dì 15 detto tornato in paese, e avendo inteso che appunto in quel giorno, si era qui trasferito a fare la nota visita del Pretorio, oggi mi son'io portato da Lui, per eseguire gl'ordini di V.S. Illustrissima datimi con la pregiatissima sua de' 28 maggio prossimo passato; Dopo pertanto di avermi accasato la ricevuta di detta mia, la sera de' 13 detto, e non ostante di non aver potuto differire l'accennata gita, per altri pressanti ordini, mi significo di avere osservato, che nel quadro di questo Pretorio, anche occupando l'archivio, la scuola pubblica, e due o tre stanze, che anticamente erano ad uso di macello allivellati al Galiberti con la condizione di doverle allogare, occorrendo al pubblico di tornare a farne detto uso, non avea trovato panno bastante da farvi tre quartieri, e sette carceri, cinque segrete, e due pubbliche, se non si acquistavano le case, ed orti particolari, che restano dietro detto // Pretorio, e che secondo il parere di Lorenzo Rigatti, che seco condusse a far detta visita, si giudica a occhio possa occorrere in tutto la spesa di Scudi tremila, nel qual parere convengo ancor'io pendendo però a credere una spesa maggiore di questa, se si considera che bisognerà trovare alla comunità i comodi, che perde. Mi son altresì trasferito a visitare le frane delle balze sotto il pretorio di Certaldo dalla parte del fiume Agliena, e cagionate dalla battuta della acque del medesimo fiume, ed ho visto, che questo si è già scostato, e da un albereta, che vi è, e dalle notizie avute, ho rilevato che oramai sono circa venti’anni, che questo è successo, che il pubblico sarà sempre in necessità di tener l'acque lontane da detta ripa, per mantenere il corso di esse sotto il ponte dello stesso fiume esistente nella strada traversa romana, che anche seguendo altre corrusioni molto ci vuole che perisca detto Pretorio, per fargli barbacare la chiesa, e canonica della propositura, chiese di compagnie, diverse case particolari e le mura castellane. Ho ancora osservato detto Pretorio, e non ho visto alcun segno di patimento, // solo detto Sig. Vicario alle mie interrogazioni mi suppone esservi qualche piccolo crepolo, che non sa però da quanto tempo vi sia, ben è vero però, che io credo necessario, volendosi continuare a tener quivi il Tribunal Criminale d'ampliare i quartieri per i Signori notari civile, e criminale, e di rendere più decente quello del Sig. vicario. So che, per quanto leggo, doveva esser fatto fino dall'anno 1776 a relazione del Sig. Ingegnere Anastagi, se non nasceva un contrasto fra Magistrature, e il Sig. Vicario antecessore al presente, che far voleva più tramezzi nel salone per il suo quartiere contro la volontà del pubblico, che desidera resti intatto, giacché senza far nulla, o poco da fondamenti, vi è panno più che bastante per fare il comodo altrove decentemente, e mestosamente a detto Sig. Vicario, e suoi ministri con una spesa al parere di detto Sig. Anastagi, e Rigatti, di Scudi circa trecento, sebbene ex abadansi sia stata declamata per scudi cinquecento cinquanta inclusivamente dal medesimo Rigatti, per un osservazione posteriore, che si crede non possa sussistere, essendovi stato frattanto con partito della // Magistratura de 15 Dicembre 1778 in sequela delle istanze

8 Da leggersi nel senso di “avvisai”.

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