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Numerosi studi sono stati condotti per conoscere le principali endoparassitosi della lepre in Europa (Madsen, 1938; Patsuko, 1961; Bouvier , 1967; Boag e Iason, 1976;

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Introduzione

Numerosi studi sono stati condotti per conoscere le principali endoparassitosi della lepre in Europa (Madsen, 1938; Patsuko, 1961; Bouvier , 1967; Boag e Iason, 1976;

Kutzer e Frey, 1976; Nickel e Gottwald, 1979; Pakandl, 1979; Soveri e Valtonen, 1983; Boch e Schneidawind, 1988; Allgöver, 1992; Nickel, 1995; McCulloch et al., 2004; Newey et al., 2005). Tra queste, relativamente alla frequenza ed alla intensità, le principali risultano essere la coccidiosi e la strongilosi gastrointestinale e polmonare (Nickel e Gottwald, 1978; Keith et al., 1986).

La coccidiosi intestinale nella lepre si può manifestare con quadri mutevoli; si può

riscontrare in animali asintomatici, ma può essere causa di elevata mortalità

soprattutto dopo una primavera fredda o un’estate piovosa (Ballarini, 1966; Bouvier,

1967). La morte per coccidiosi intestinale sopravviene per enterite emorragica,

invaginamento con conseguente necrosi intestinale e shock endotossico. Alla

necroscopia si osservano spesso piccoli noduli contenenti le oocisti di Eimeria diffusi

nel lume intestinale (McCulloch et al., 2003). Nella lepre, la strongilosi intestinale

può causare gastroenteriti gravi con riduzione della fecondità e può anche contribuire

alle cicliche fluttuazioni di numero delle popolazioni libere (Newey e Thirgood,

2005). La strongilosi polmonare provoca polmonite interstiziale non purulenta con

lesioni nodulari e spesso risulta associata ad infezioni batteriche secondarie; alterando

la funzionalità polmonare, questa malattia può ridurre la possibilità di fuga delle lepri

e la loro capacità di sopravvivenza (Hörning, 1975; Battisti, 1995). La prevalenza e

l’intensità degli endoparassiti della lepre presentano una spiccata variabilità (Keith et

al.1986; Newey et al. 2004). Secondo Keith e collaboratori (1986) alcuni strongili

intestinali (Obeliscoides cuniculi) presentano una maggior prevalenza ed intensità tra

gli esemplari adulti, altri (Nematodirus triangularis, Trichuris leporis,

Protostrongylus boughtoni) tra i giovani. L’intensità di O. cuniculi e N. triangularis,

inoltre, presenta dei picchi in alcuni periodi dell’anno. La prevalenza di Taenia

pisiformis e dei coccidi non è correlata al sesso, all’età ed al mese; al contrario,

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l’intensità di T. pisiformis è maggiore nei giovani, mentre l’intensità di Eimeria subisce delle fluttuazioni stagionali. L’intensità e la prevalenza degli strongili intestinali e di Eimeria sono correlate direttamente (Keith et al.1986).

Secondo Newey e collaboratori (2004), le infezioni parassitarie non sembrano essere correlate, ma ricorrono indipendentemente; inoltre, Graphidium strigosum mostra bassa prevalenza ed intensità e alto grado di aggregazione, mentre Trichostrongylus retortaeformis denota alta prevalenza ed intensità e basso grado di aggregazione.

Secondo Poli e collaboratori (1988) i parassiti intestinali con ciclo diretto presentano una variabilità stagionale influenzata da numerosi fattori, tra cui la densità di popolazione della lepre.

Riguardo alle lepri allevate, è noto che le malattie parassitarie possono rappresentare un limite piuttosto importante per l’allevamento di questi animali e possono essere responsabili di lesioni e danni più gravi rispetto a quelli accertabili nelle lepri che vivono allo stato libero (Louzis e Barre, 1976).

I dati che riguardano le endoparassitosi delle popolazioni libere di lepre presenti sul

territorio italiano concordano con i risultati delle ricerche condotte in Europa. I

parassiti più frequentemente riscontrati sono i coccidi e gli strongili gastrointestinali

(Francalanci e Manfredini; 1970; Poli et al., 1987; Gallazzi et al. 1990; Spagnesi e

Trocchi,1992; Zanni e collaboratori, 1996). Oltre ad individuare le principali malattie

parassitarie della lepre, molti di questi studi hanno evidenziato nuovi interessanti

argomenti per ulteriori approfondimenti, tra i quali ad esempio le interazioni esistenti

tra l’ospite (lepre) ed i suoi parassiti ed i fattori che svolgono un ruolo importante in

questo rapporto ospite/parassiti (Poli et al., 1988). Secondo Chroust (1983) i parassiti

svolgono un ruolo fondamentale nella patologia della lepre allo stato libero e possono

influenzare la dinamica della popolazione poiché rappresentano dei bioregolatori

efficaci. Bouvier (1965) afferma che condizioni metereologiche sfavorevoli possono

avere ripercussioni negative sulla riproduzione della lepre allo stato libero e,

soprattutto, sulla mortalità dei giovani animali; infatti, esse possono ad esempio

condizionare un aumento dei parassiti polmonari o gastrointestinali, sottolineando tra

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questi ultimi l’importanza dei coccidi. Bouvier (1967) riferisce che in condizioni climatiche favorevoli la coccidiosi intestinale, frequente nelle lepri, è generalmente causa di poche lesioni macroscopiche. In condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli (molto umide), invece, si riscontrano delle lesioni particolarmente gravi causate dalla moltiplicazione dei coccidi e dall’invasione delle cellule intestinali, talvolta simultaneamente da parte di più specie di Eimeria. Bouvier (1967), inoltre, valutando la quantità di casi di coccidiosi riscontrati in esami autoptici, eseguiti in anni molto secchi, di media umidità e molto umidi, ha rilevato che il numero totale di lepri morte per coccidiosi aumenta negli anni piovosi. La maggiore percentuale di nuovi nati rilevabile durante gli anni molto umidi potrebbe ulteriormente spiegare perché la coccidiosi sia più frequente.

E’ anche vero, però, che in molti casi le ipotesi riguardanti le relazioni esistenti tra popolazioni libere di lepre e parassiti e gli effetti patogeni di questi ultimi sono state tratte da studi sul coniglio, poi interpretati arbitrariamente come validi per la lepre (Ballarini, 1966). C’è comunque accordo sul fatto che le parassitosi della lepre, ed in particolare la coccidiosi, hanno un elevata patogenicità e svolgono un ruolo importante sulla dinamica di popolazione di questa specie (Spagnesi e Trocchi, 1992). Considerando i danni che la malattia provoca nei leporidi, la conoscenza delle specie del genere Eimeria che causano la coccidiosi delle lepri in una determinata area geografica riveste una notevole importanza pratica e scientifica. Infatti, la patogenicità e l’incidenza potrebbero essere tipiche di ciascuna specie; inoltre, queste valutazioni potrebbero consentire la possibilità di accertare l’eventuale introduzione di nuove specie coccidiche, attraverso l’immissione nelle nostre zone di caccia di lepri di ripopolamento provenienti dall’estero (Francalanci e Manfredini,1970).

Infatti, la lepre europea (Lepus europaeus) è tra gli animali selvatici una delle specie

che più ha risentito delle modifiche dell’habitat naturale, in particolare della

meccanizzazione dell’agricoltura e delle moderne pratiche colturali (Gallazzi et al.,

1990). Inoltre, l’eccessiva urbanizzazione e la continua costruzione di nuove vie di

comunicazione ed altre barriere artificiali, in certi luoghi hanno determinato il

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frazionamento e la scomparsa degli areali di riproduzione. Infine, il prelievo sproporzionato da parte di cacciatori e bracconieri rispetto alla capacità produttiva di questo animale, ha contribuito alla sua scomparsa da vaste aree. E’ per questi motivi che nei decenni scorsi, in seguito a pressione dei cacciatori, le associazioni venatorie hanno cominciato a liberare in determinati territori e periodi stagionali, numerosi capi pronti per la riproduzione e ripopolamento (Gallazzi et al., 1990).

E’ nata quindi l’esigenza di procurarsi tali animali e due sono stati attualmente i modi per farvi fronte: prelevare soggetti da territori sufficientemente popolati (fondi aperti o chiusi) o riprodurre le lepri in cattività. Il primo metodo è stato largamente usato dai Paesi dell’Est Europa, dando origine ad una vantaggioso commercio con l’Italia ed altri paesi occidentali che tuttavia comporta dei rischi sanitari. Infatti, in questo modo è possibile introdurre patologie non presenti nei nostri territori che dalle lepri possono anche essere trasmessi ad altri animali (Francalanci e Manfredini, 1970;

Gallazzi et al., 1990). E’ compito del Sevizio Sanitario Veterinario Pubblico (ASSLL, IZS) il controllo sanitario delle specie selvatiche importate liberate o spostate sul territorio di competenza; in realtà la complessa e articolata gestione cinegenetica della lepre rende molto difficile questo compito (Zanni et al. 1996). La gestione di una specie selvatica, pertanto, non può prescindere dallo studio della relativa patologia e di un corretto approccio ecopatologico che rispetti le necessità della specie (Gallazzi et al. 1990).

Tutte queste motivazioni scientifiche e culturali, pertanto, rendono necessario e opportuno effettuare delle ricerche per determinare le specie parassitarie che interessano le lepri stanzianti in una determinata regione geografica e, tra queste, soprattutto dei coccidi del genere Eimeria, considerata l’importanza di questi parassiti per la lepre.

Precedenti studi sui coccidi delle lepri presenti in Italia ed in particolare in Piemonte

e Valle d’Aosta (Mantovani e Ceretto, 1952 ), nella pianura padana (Ballarini, 1966),

nella provincia di Venezia (Francalanci e Manfredini,1970), nella provincia di Pisa

(Terracciano, 1986), nella provincia di Milano e Verona (Gallazzi et al., 1990), nella

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provincia di Ravenna (Zanni et al. 1996) e nella valle del Po (Guberti et al., 2001), hanno evidenziato in Italia la presenza delle seguenti specie: Eimeria hungarica, E.

semisculpta, E. towsendi, E. robertsoni, E. leporis, E. belorussica, E. europea, E.

groenlandica, E. stiedai. Recentemente, però, la tassonomia delle specie del genere Eimeria che interessano la lepre è stata sottoposta a revisione (Aoutil et al. 2005);

risulta pertanto necessario compiere nuovi studi sulla base di questi nuovi dati.

Ballarini (1966) afferma che i rapporti tra i coccidi della lepre e l’ospite potrebbero variare con la specie sia coccidica che di lepre in causa, con l’età e con il protrarsi nel tempo dell’infezione sia in rapporto al modificarsi delle caratteristiche dell’ospite (anche nel senso di comparsa, incremento, evoluzione o riduzione della risposta immunitaria), che in rapporto ai diversi inserimenti di unità singole in unità collettive.

Studi successivi hanno cercato di stabilire quali fattori siano capaci di influenzare prevalenza ed intensità della infezione coccidica delle lepri.

Ballarini (1966) propone come causa delle riduzioni di intensità dei coccidi in una popolazione di lepre, l’instaurarsi di una risposta immunitaria di breve durata che tende a far diminuire i livelli numerici di oocisti nelle feci. Secondo Bouvier (1967), le condizioni climatiche influenzano la prevalenza e l’intensità di Eimeria e la sua patogenicità.

Louzis e Barre (1976) ipotizzano che le condizioni di allevamento e l’habitat influenzino la prevalenza e l’intensità delle specie coccidiche nelle lepri allevate e libere.

Soveri e Valtonen (1983) e, successivamente, Ravajoli e collaboratori (1988) e Poli e collaboratori (1989) hanno riscontrato una correlazione diretta tra la densità di popolazione di lepre e l’intensità dell’infezione coccidica.

Terracciano e collaboratori (1988) valutano la variabilità stagionale oltre che in relazione al clima, anche alla disponibilità di alimento.

Gallazzi e collaboratori (1990) rivalutano l’ipotesi di Ballarini (1966) e motivano le

fluttuazioni di intensità con l’instaurarsi di una risposta immunitaria anche in

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relazione all’età dell’animale. Gallazzi e collaboratori (1990) ipotizzano, inoltre, che l’intensità di Eimeria sia legata alla presenza di altri parassiti intestinali.

Guberti e collaboratori (2001) affermano che le variazioni di intensità di Eimeria spp sono dovute ad influenze climatiche e ambientali.

La dinamica delle locali popolazioni di lepre in Italia è scarsamente documentata e si basa su limitate statistiche venatorie. Scarsi sono pure gli studi sulle parassitosi di questa specie, soprattutto in rapporto alla dinamica della popolazione ospite. A tale proposito, è stata riscontrata una stretta correlazione tra l’intensità dell’infezione da Eimeria ed il numero di capi catturati per 100 ettari (Ravajoli et al., 1988). In uno studio condotto da Poli e collaboratori (1988) è stata descritta brevemente la fauna parassitaria della lepre europea in Toscana, costituita prevalentemente da coccidi (soprattutto le specie Eimeria leporis ed Eimeria belorussica) e Trichostrongylus retortaeformis. La prevalenza di questi parassiti era più elevata nelle aree a più alta densità, rispetto alla prevalenza osservata nelle aree a più bassa densità, che invece denotavano più marcate fluttuazioni stagionali. In questo studio è stata anche rilevata una correlazione positiva tra prevalenza delle infezioni coccidiche e densità di popolazione della lepre. Secondo Guberti e collaboratori (2001) le fluttuazioni stagionali nell’emissione di oocisti di Eimeria in una popolazione di lepri ad alta densità (>100 capi per ettaro) sono influenzate dalle diverse condizioni stagionali o ambientali, mentre non risentono dell’ecologia e della biologia dell’ospite. Per Guberti e collaboratori (2001), infatti, la densità e la dinamica di popolazione di Lepus europaeus non sono responsabili delle fluttuazioni stagionali nell’emissione di oocisti coccidiche, né lo è il ciclo riproduttivo dell’ospite; al contrario la stagione, la temperatura e l’umidità influenzano la densità del parassita.

La maggior parte delle indagini parassitologiche eseguite sulle lepri si riferiscono ad

animali morti naturalmente o uccisi da cacciatori (Bouvier, 1967; Francalanci e

Manfredini, 1970, Soveri, 1983) e solo pochi studi si sono basati solo su esami copro-

parassitologici (Terracciano, 1986). L’analisi dei campioni fecali in assenza del

riscontro necroscopico potrebbe condurre talvolta ad interpretazioni alterate (Madsen,

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1938); ciononostante, al fine di eseguire uno studio su lepri allo stato libero in un territorio quale un Parco Naturale, in cui è vietata la caccia e non si praticano catture o abbattimenti, risulta necessario adottare questo tipo di indagine.

Nonostante la presenza in Italia di quattro distinte specie del genere Lepus, lepre bianca (Lepus timidus Linnaeus, 1758), lepre italica (Lepus corsicanus De Winton, 1898), lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus Linnaeus, 1758) e la lepre comune o europea (Lepus europaeus Pallas, 1778), quasi tutti gli studi compiuti in Italia hanno preso in considerazione la lepre comune, probabilmente per la sua più ampia diffusione ed il maggiore interesse che questa specie suscita in relazione alla pratica della sua importazione dall’estero in Italia (Ansaldi e Medda, 1989) ed allevamento (http://www.minambiente.it/st/Ministero.aspx?doc=biblioteca/natura/iconografia/lago morfi/lLepre_comune.xml)

(http://www.minambiente.it/st/Ministero.aspx?doc=biblioteca/natura/iconografia/lago morfi/lLepre_comune.xml).

Nel parco dell’Orecchiella, l’area geografica considerata nel presente studio, vive la lepre comune o europea (Lepus europaeus Pallas, 1778). In quest’area è stata ipotizzata (Pierpaoli et al.1999) anche la presenza di una popolazione di lepre europea geneticamente diversa dalle altre popolazioni esistenti nella stessa area, che Pierpaoli e collaboratori (1999) definiscono come aplotipo Leu 2. Il motivo di questa divergenza, secondo quanto ipotizzato dagli autori, potrebbe originare dall'isolamento genetico conseguente all'effetto delle glaciazioni.

Dalla bibliografia consultata non risultano studi sugli endoparassiti della lepre del Parco dell’Orecchiella, né risultano studi a tal fine riguardanti l’area geografica dell’Appennino tosco-emiliano. E’ pertanto sembrato utile avere informazioni sui parassiti delle lepri presenti in queste zone con uno studio basato su esami copro- parassitologici. Ciò anche al fine di verificare la possibile esistenza in questa area di differenze riguardo i parassiti della lepre europea nei diversi aplotipi segnalati.

Inoltre, l’area delimitata dal parco non è abitata da altri Leporidi che avrebbero

potuto falsare l’autenticità dei campioni; anche per questo motivo essa è sembrata

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particolarmente adatta per uno studio di questo tipo.

Al fine di valutare più criticamente i parametri in grado di modificare le cariche parassitarie negli animali allo stato libero ed avere un paragone con animali allevati, nello studio sono state anche considerate le lepri presenti nell’allevamento di Bieri (Pieve Fosciana, Lucca) del Corpo Forestale dello Stato in cui sono allevate, separatamente, le due varianti di lepre europea presenti nel parco (rapporto del Corpo Forestale dello Stato- www.vet.unipi.it-new-didattica-stpa-ecofauna0405- Seminari%20Iterdisciplinari-Avifauna-Cappelli

Corpo%20forestale%20dello%20stato.mdi).

Oltre a conoscere quali endoparassiti si riscontrano nelle lepri del Parco

dell’Orecchiella libere e allevate, si è voluto anche valutare la capacità di alcuni

fattori di influenzare la loro prevalenza ed intensità e, nel caso dei coccidi, anche

identificare le specie in causa. Riguardo agli animali liberi sono stati considerati

principalmente la stagione, i dati metereologici e la provenienza da diverse zone del

parco; nel caso degli animali allevati sono stati considerati la stagione, i dati

metereologici, l’età, l’aplotipo e la stagione riproduttiva.

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