Lezione 4 16/10/09
IL RANGO DI UNA MATRICE Sia
A = (aij)j=1,...,ni=1,...,m=
a11 a12 . . . a1n
a21 a22 . . . a2n
. . . .
am1 am2 . . . amn
∈ M (m, n).
Siano ri= (ai1, a12, . . . , a1n) ∈ Rn, i = 1, . . . , m i vettori riga di A e cj= (a1j1, a2j, . . . , amj) ∈ Rm, j = 1, . . . , n i vettori colonna di A. Indichiamo con RA e CA i rispettivi sottospazi generati. Il rango di A ∈ M (m, n) `e la dimensione dello spazio delle righe (o colonne) di A. Evidentemente una matrice A e la sua trasposta AT hanno lo stesso rango. A meno che A non sia la matrice nulla O, `e sempre 1 ≤ r(A) ≤ min(m, n). La definizione di rango di una matrice `e strettamente collegata alla nozione di lineare dipendenza ed indipendenza di vettori vista nella precedente lezione. Considerato infatti uno spazio vettoriale V di dimensione n e fissata una sua base B = {v1, . . . , vn}, ad ogni insieme di vettori S = {w1, . . . , wm} possiamo associare la matrice A la cui i-esima riga `e data dalle coordinate del vettore wirispetto alla base B. Vale la seguente
Proposizione 1. Dato l’insieme S = {w1, . . . , wm}, esistono al massimo p vettori linearmente indipendenti in S se e solo se la matrice delle coordinate degli m vettori ha rango uguale a p.
IL METODO DI RIDUZIONE DI GAUSS
Siano A, B ∈ M (m, n). Diremo che A e B sono equivalenti per righe se B `e ottenibile da A mediante un numero finito di operazioni sulle righe del seguente tipo:
1) scambio di due righe,
2) moltiplicazione di una riga per un numero reale λ 6= 0, 3) sostituzione di una riga con la somma di essa e di un’altra.
Tali operazioni sono dette operazioni elementari sulle righe. La relazione ora introdotta `e una relazione di equivalenza, cio`e soddisfa le propriet`a riflessiva, simmetrica e transitiva. Il seguente risultato `e di notevole utilit`a nelle applicazioni.
Teorema 1. Matrici equivalenti per righe hanno lo stesso rango.
Una matrice A ∈ M (m, n) si dice matrice a scalini se `e la matrice nulla oppure se soddisfa le propriet`a:
1) se gli elementi di una riga sono tutti nulli, allora sono tutti nulli gli elementi delle righe successive,
2) nella riga i-esima, i > 1, il primo elemento non nullo si trova in una delle colonne successive alla colonna corrispondente al primo elemento non nullo della riga precedente.
Il rango di una matrice a scalini A0 `e uguale al numero di veottori riga non nulli di A.
Teorema 2. Il rango di una matrice A ∈ M (m, n) `e uguale al rango di una matrice a scalini A0 equivalente per righe ad A, ovvero il rango di A `e il numero delle righe non nulle di A0.
A partire da una matrice A ∈ M (m, n) possiamo considerare in A delle sottomatrici Ai1i2...ip,j1j2...jq ∈ M (p, q). In particolar possiamo considerare sottomatrici quadrate, ovvero quelle con p = q. Il determinante di una tale sottomatrice `e detto minore di ordine p di A. Indicheremo i minori di ordine p di A ∈ M (m, n) con ai1i2...ip,j1j2...jp, ovvero mettendo in evidenza le righe e le colonne della matrice A che lo definiscono. In particolare, se A `e una matrice quadrata di ordine n, ogni minore di ordine p individua un minore di ordine n−p, che chiamaremo minore complementare.
Tale minore moltiplicato per il fattore (−1)i1+i2+···+ip+j1+j2+···+jp `e detto complemento algebrico o aggiunto del minore ai1i2...ip,j1j2...jp, e verr`a indicato con a0i1i2...ip,j1j2...jp.
In particolare, dicesi complemento algebrico dell’elemento aij di una matrice A di ordine n, il determinante di ordine n − 1, che si indica con a0ij, ottenuto da A sopprimendo la i-esima riga e la j-esima colonna e moltiplicato per (−1)i+j.
Per il calcolo effettivo del determinante di una matrice quadrata A di ordine n possiamo utilizzare il seguente
Teorema 3 (di Laplace). Il valore del determinante di una matrice quadrata A `e uguale alla somma dei prodotti degli elementi di una riga per i rispettivi complementi algebrici.
I concetti ora introdotti permettono di dare una nuova (equivalente) definizione di rango di una matrice A ∈ M (m, n). Precisamente, la dimensione dello spazio delle righe, ovvero il rango di una matrice A ∈ M (m, n) coincide con l’ordine massimo dei minori non nulli di A. Il legame tra determinanti e lineare indipendenza di vettori `e descritto dal seguente
Teorema 4. Condizione necessaria e sufficiente affinch`e un determinante sia nullo `e che una riga sia combinazione lineare di altre righe.
In particolare
Teorema 5. Condizione necessaria e sufficiente affinch`e n vettori di uno spazio vettoriale V di dimensione n costituiscano una base `e che il determinante della matrice A(n, n) delle coordinate dei vettori sia diverso da zero.
Di particolare importanza per la determinazione del rango di una matrice A ∈ M (m, n) `e il teorema degli orlati. Se A ∈ M (m, n) e α `e un minore di ordine p di A, un minore orlato di α `e un minore di ordine p + 1 di A ottenuto partendo da α con l’aggiunta di un’altra riga e di un’altra colonna di A diverse da quelle che individuano α.
Teorema 6 (degli orlati). Il rango di una matrice A ∈ M (m, n) `e p se e solo se sono nulli tutti i minori orlati di un minore α di A di ordine p diverso da zero.
Esercizio 1. Nello spazio vettoriale V = R≤2[x] dei polinomi nella indeterminata x di grado minore o uguale di 2, si considerino i seguenti vettori:
p1(x) = 2 + x, p2(x) = x − x2, p3(x) = −2 − x2, p4(x) = 4 + 3x − x2.
Determinare la dimensione e una base del sottospazio W di V generato dai vettori p1, p2, p3, p4. Stabilire se il vettore q(x) = 1−x+32x2appartenga o meno a W ed in caso affermativo determinare le sue coordinate rispetto alla base di W scelta.
Soluzione dell’esercizio 1. La dimensione del sottospazio W `e uguale al rango della matrice delle coordinate dei vettori assegnati rispetto a una base di V . Coniderando la base canonica B = {1, x, x2} i vettori assegnati hanno rispettivamente coordinate:
[p1]B= (2, 1, 0), [p2]B= (0, 1, −1), [p3]B= (−2, 0, −1), [p4]B= (4, 3, −1).
Dobbiamo allora determinare il rango della matrice:
A =
2 1 0
0 1 −1
−2 0 −1
4 3 −1
.
Riduciamo la matrice A a scalini tramite le operazioni elementari:
A =
2 1 0
0 1 −1
−2 0 −1
4 3 −1
r3→r3+r1
−→
2 1 0
0 1 −1 0 1 −1 4 3 −1
r4→r4−2r1
−→
2 1 0
0 1 −1 0 1 −1 0 1 −1
r3→r3−r2
−→
2 1 0
0 1 −1
0 0 0
0 1 −1
r4→r4−r2
−→
2 1 0
0 1 −1
0 0 0
0 0 0
= A0.
La matrice A `e equivalente alla matrice a scalini A0. Di conseguenza rg(A) = rg(A0) = 2 = dim W . Una base per il sottospazio W `e:
BW = {p1(x) = 2 + x, p2(x) = x − x2}.
Osserviamo che ovviamente una base per W non `e ad esempio BW = {(2, 1, 0), (0, 1, −1)}. Infatti W `e un sottospazio dello spazio vettoriale dei polinomi nella indeterminata x di grado al pi`u 2, non `e un sottospazio vettoriale di R3.
Per stabilire se q(x) appartenga o meno a W possiamo studiare il rango della matrice delle coordinate dei vettori p1(x), p2(x), q rispetto alla base canonica di V :
B =
2 1 0
0 1 −1
1 −1 3/2
.
Se rg(B) = 3 allora q(x) 6∈ W , altrimenti (se rg(B) = 2) avremo q ∈ W . Dato che B `e una matrice quadrata di ordine 3, avremo rg(B) = 3 se e soltanto se det B 6= 0. Calcoliamo il determinante di B sviluppando secondo gli elementi della prima riga:
det B =
2 1 0
0 1 −1
1 −1 3/2
= 2 ·
1 −1
−1 3/2
− 1 ·
0 −1 1 3/2
+ 0 ·
0 1
1 −1
= 2 ·1
2 − 1 · 1 = 1 − 1 = 0.
Per quanto precedentemente osservato possiamo concludere che quindi q(x) ∈ W . Per determinare le sue coordinate rispetto alla base da noi scelta consideriamo l’equazione vettoriale:
q(x) = ap1(x) + bp2(x),
ovvero:
1 − x +3
2x2= a(2 + x) + b(x − x2) = 2a + (a + b)x − bx2.
Per il principio di identit`a dei polinomi la precedente equazione `e equivalente al sistema lineare:
2a = 1
a +b = −1
−b =32 ,
che ammette l’unica soluzione 12, −32. Queste sono le coordinate del vettore q(x) rispetto alla base da noi fissata per il sottospazio W .
Esercizio 2. Sia V = M2(R) lo spazio vettoriale delle matrici quadrate di ordine 2 a coefficienti in R. Siano assegnati i vettori:
A =1 −1
1 0
, B =1 1 0 −1
, C =2 −3
1 1
, D =−1 0
1 0
.
Determinare la dimensione e una base del sottospazio W di V generato dai vettori A, B, C, D.
Soluzione dell’esercizio 2. Fissata la base canonica di V , B =
E11=1 0 0 0
, E12=0 1 0 0
, E21=0 0 1 0
, E22=0 0 0 1
,
, i vettori assegnati hanno rispettivamente coordinate:
[A]B= (1, −1, 1, 0), [B]B= (1, 1, 0, −1), [C]B= (2, −3, 1, 1), [D]B= (−1, 0, 1, 0).
La dimensione del sottospazio generato `e uguale al rango della matrice:
S =
1 −1 1 0
1 1 0 −1
2 −3 1 1
−1 0 1 0
.
Dato che la matrice S `e una matrice quadrata, avremo rg(S) = 4 se e soltanto se det S 6= 0.
Calcoliamo il determinante di S sviluppando secondo gli elementi della quarta riga:
det S =
1 −1 1 0
1 1 0 −1
2 −3 1 1
−1 0 1 0
=
−1 1 0
1 0 −1
−3 1 1
−
1 −1 0
1 1 −1
2 −3 1
=
= −
0 −1
1 1
−
1 −1
−3 1
−
1 −1
−3 1
−
1 −1
2 1
= −1 + 2 + 2 − 3 = 0.
Di conseguenza abbiamo rg(S) < 4. Il rango di S sar`a 3 se esiste almeno un minore del terzo ordine di S non nullo. Poich`e
S124,234=
−1 1 0
1 0 −1
0 1 0
= −
−1 0
1 −1
= −1 6= 0,
possiamo affermare che rg(S) = 3 = dim W . Una base per il sottospazio W `e data da:
BW =
A =1 −1
1 0
, B =1 1 0 −1
, D =−1 0
1 0
. Non `e invece corretto dire che una base di W sia data da
BW = {(1, −1, 1, 0), (1, 0, 1, 1), (−1, 0, 1, 0)}, in quanto W non `e un sottospazio vettoriale di R4.
Esercizio 3. Sia V = R5 e siano assegnati i vettori
v1= (1, 0, −1, 0, 0), v2= (1, 0, 0, 1, 1), v3= (1, h, −2, 0, 1), v4= (0, 4, 2, 0, h).
Determinare al variare del parametro h ∈ R la dimensione e una base del sottospazio W = L(v1, v2, v3, v4).
Soluzione dell’esercizio 3. Si tratta di determinare al variare del parametro h ∈ R il rango della matrice
A =
1 0 −1 0 0
1 0 0 1 1
1 h −2 0 1
0 4 2 0 h
.
Abbiamo 1 ≤ rg(A) ≤ 4. Osserviamo che il minore del terzo ordine di A
A123,345=
−1 0 0
0 1 1
−2 0 1
= −1 6= 0, ∀h ∈ R.
Di conseguenza abbiamo 3 ≤ rg(A) ≤ 4. Per il teorema degli orlati avremo rg(A) = 3 se e soltanto se i due orlati di A123,345 in A sono contemporaneamente nulli. I due orlati sono rispettivamente:
A1234,1345=
1 −1 0 0
1 0 1 1
1 −2 0 1
0 2 0 h
, A1234,2345 =
0 −1 0 0
0 0 1 1
h −2 0 1
4 2 0 h
.
Il primo minore vale:
A1234,1345= −
1 −1 0 1 −2 1
0 2 h
= −
−2 1
2 h
+
1 1 0 h
= −(−2h − 2 + h) = h + 2.
Il secondo minore vale:
A1234,2345 =
0 1 1
h 0 1
4 0 h
= −
h 1 4 h
= −h2+ 4.
Dato che A1234,1345= 0 se e soltanto se h = −2 e A1234,2345 = 0 se e soltanto se h = ±2, l’unico valore di h che annulla contemporaneamente i due minori `e h = −2. Possiamo concludere che per h 6= −2 risulta rg(A) = 4 = dim W . In questo caso una base di W `e chiaramente:
BW = {v1= (1, 0, −1, 0, 0), v2= (1, 0, 0, 1, 1), v3= (1, h, −2, 0, 1), v4= (0, 4, 2, 0, h)}.
Per h = −2 risulta rg(A) = 3 = dim W . Una base per W `e allora:
BW = {v1= (1, 0, −1, 0, 0), v2= (1, 0, 0, 1, 1), v3= (1, −2, −2, 0, 1)}.
Osserviamo che per h = −2 risulta
2v1− 2v3= (2, 0, −2, 0, 0) + (−2, 4, 4, 0, −2) = (0, 4, 2, 0, −2) = v4.
Esercizio 4. Sia V = R≤3[x] lo spazio vettoriale dei polinomi nella indeterminata x di grado minore o uguale di 3. Al variare dei parametri h, k ∈ R determinare la dimensione del sottospazio W generato dai seguenti vettori:
p1(x) = 1 + kx2− hx3, p2(x) = −2 + x + kx3, p3(x) = 1 + kx − 2x3.
Soluzione dell’esercizio 4. Possiamo associare al sistema di vettori assegnato la matrice delle loro coordinate rispetto alla base canonica B = {1, x, x2, x3} di V . Otteniamo la matrice:
A =
1 0 k −h
−2 1 0 k
1 k 0 −2
.
La dimensione dello spazio W `e uguale al rango della matrice A. Il minore del secondo ordine di A:
A12,12 =
1 0
−2 1
= 1 6= 0, ∀ h, k ∈ R.
Per determinare il rango di A possiamo allora applicare il teorema degli orlati. I due orlati in A del minore a noi scelto sono:
A123,123=
1 0 k
−2 1 0
1 k 0
, A123,124=
1 0 −h
−2 1 k
1 k −2
.
Il primo minore vale (sviluppiamo secondo la terza colonna):
A123,123= k ·
−2 1
1 k
= −2k2− k = −k(2k + 1).
Chiaramente A123,123 = 0 se e soltanto se k1 = −12, k2 = 0. Per k 6= −12, 0 esiste quindi un minore del terzo ordine non nullo e abbiamo rg(A) = 3 = dim W . Una base per W `e in questo caso cotituita dai vettori p1, p2, p3.
Per k1= −12 il minore A123,124 vale:
1 0 −h
−2 1 −1/2
1 −1/2 −2
=
1 −1/2
−1/2 −2
− h
−2 1
1 −1/2
= −9
4 6= 0, ∀h ∈ R.
Di conseguenza anche per k1= −12 risulta rg(A) = 3 = dim W . Per k2= 0 il minore A123,124 vale:
1 0 −h
−2 1 0
1 0 −2
=
1 −h 1 −2
= −2 + h.
Tale minore `e nullo se e soltanto se h2= 2. Per k = 0 ma h 6= 2 `e ancora rg(A) = 3 = dim W . Per k2= 0, h2= 2 abbiamo invece rg(A) = 2 = dim W . Una base per W `e in questo caso:
BW = {p1(x) = 1 − 2x3, p2(x) = −2 + x}.
Osserviamo che per la coppia di valori (k2, h2) abbiamo p1(x) = p3(x).