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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle

soppressioni del XIX secolo

1 Le

confraternite

Le confraternite sono associazioni di fedeli con una regolare organizzazione, istituite in una chiesa o in un oratorio attraverso un formale decreto dell’autorità ecclesiastica. La loro origine e diffusione sono documentate dal X secolo ed interessano l’intera Europa.

In base all’azione prevalentemente svolta, possiamo distinguere vari gruppi. Le confraternite che riunivano i membri di una stessa professione attorno al culto del Santo Patrono sono le confraternite di mestiere; quelle impegnate nelle opere di carità, nell’accoglienza dei pellegrini e in discipline di mortificazione collettive e pubbliche sono le confraternite di penitenti; infine, quelle ordinate alle pratiche di pietà, come il Rosario o l’Eucaristia, e alla loro diffusione sono le confraternite di devozione.

A seconda della loro dipendenza le confraternite si distinguono, inoltre, in ecclesiastiche e laicali. Le prime sono le confraternite soggette all’autorità religiosa e si dicono di cappa, se i congregati vestono un abito particolare, o di devozione. Le confraternite laicali sono invece quelle che si gestiscono autonomamente. A differenza delle congregazioni, i membri di queste associazioni non emettono voti, né hanno l’obbligo di vita comune.

I confratelli si riunivano periodicamente in una chiesa o nel proprio oratorio. All’inizio dell’incontro recitavano insieme le preghiere, quindi discutevano varie questioni, mettendo a votazione decisioni importanti come la costruzione di altari e oratori, la committenza di arredi liturgici, oltre che le necessità dei poveri e degli stessi associati. In occasione della festa del Santo Patrono organizzavano luminare e processioni.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

Le confraternite devozionali e penitenziali, insieme alle corporazioni di arti e mestieri, attive in ogni parrocchia, di città o di campagna, acquistarono, col passare del tempo, un notevole potere in seguito alle numerose adesioni e per il cospicuo patrimonio accumulato da generose donazioni ed ebbero particolare importanza sia per quanto riguarda le opere di pietà, che all’impegno nella committenza artistica.

Il secolo di maggior impulso delle compagnie e confraternite a Lucca fu il Cinquecento. Da allora, le loro articolazioni e funzioni si mantennero pressoché invariate fino alla fine del XVIII secolo. La quasi totalità di questi sodalizi, infatti, venne soppressa fra il 1799 e il 1801 e i loro beni incamerati con i decreti napoleonici. Solo con il Ducato dei Borboni alcuni di essi cominciarono a rivivere.

Queste compagnie avevano come luogo di ritrovo un oratorio, ossia una cappella dipendente da una chiesa maggiore o annessa ad un complesso conventuale, costruito dall’associazione stessa o per volontà di qualche benestante della città che per devozione si faceva carico delle spese.

1.1 Statistiche

Nel Fondo Mairie di Lucca, conservato presso l’Archivio Storico Comunale, si trova un documento del 1811 con gli “Inventari e resoconti di opere, confraternite e chiese della città”46. Dall’elenco risultano in quell’anno 73 confraternite esistenti nel comune di Lucca.

Da allora, in seguito alle soppressioni napoleoniche e poi agli interventi borbonici di ripristino, avvenute nel corso della prima metà dell’Ottocento, il numero delle compagnie presenti sul territorio di Lucca, nonché il numero delle chiese e degli oratori aperti e funzionanti, variano molto nel tempo.

Negli anni Sessanta gli stessi enti subirono nuovamente la soppressione decretata dalla legislazione piemontese.

Nel fondo del Protocollo generale dell’Archivio Storico Comunale di Lucca, si trovano dei documenti riguardanti statistiche sugli enti morali

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

esistenti in ciascun comune della provincia di Lucca, eseguite nel periodo immediatamente successivo all’emissione di queste nuove leggi47.

Il primo, datato 22 luglio 1869, è una comunicazione del Sindaco di Lucca mandata in risposta alla circolare della Prefettura della Provincia a tutti i Municipi. Ad essa sono allegati degli elenchi da cui si possono dedurre le confraternite con e senza rendita esistenti a Lucca. In entrambe le liste, nella maggior parte dei casi, è indicato anche quali compagnie hanno un oratorio proprio o la chiesa dove esse sono erette ed esercitano le loro funzioni. Restano alcuni dubbi su alcune compagnie a cui non corrisponde sul documento la loro sede di riferimento o per casi di omonimia fra confraternite. Dal risultato di questi sondaggi, il Sindaco indica che, nella campagna lucchese “[…] alle chiese parrocchiali, che sono n° 77, sono annesse una o due compagnie […], le quali con le tasse annuali dei numerosi confrati e con le questue dei vari generosi in natura che fanno nelle varie occasioni delle raccolte costituiscono quanto abbisogna per le funzioni sacre della compagnia e per soddisfare all’obbligo dei suffragi dei fratelli defunti.”

Nelle tabelle 7 e 8, allegate di seguito a questo paragrafo, sono stati riportati gli elenchi stilati in seguito al sondaggio del 1869, rielaborati limitatamente alle compagnie che facevano capo a chiese e oratori all’interno della città. Dalla tabella n. 7 risulta che in quel momento esistevano 19 compagnie dotate di rendita con sede in 15 chiese cittadine e 8 divise fra 7 oratori; per 6 compagnie non si è rintracciata una collocazione. Nella tabella n. 8 si riscontrano invece 16 compagnie senza rendita residenti in 14 chiese cittadine e 8 compagnie ognuna con un proprio oratorio; 3 sono i casi incerti. In totale i risultati contano quindi 35 compagnie con residenza nelle varie chiese e 16 con residenza negli oratori ancora esistenti in quell’anno.

Nonostante alcune lacune e ambiguità riguardo a certi nominativi di compagnie ripetuti, probabilmente per casi di omonimia, o riportati senza specificazioni riguardo alla sede di riferimento, questo censimento è il più 46 ASCL, Fondo Mairie di Lucca, 1811.

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attendibile per il nostro studio indirizzato agli oratori. Infatti i 15 oratori indicati come sedi delle 16 confraternite di questa statistica, sono tutti edifici compresi fra i 33 elencati in questa tesi. Per l’assenza degli oratori rimanenti esiste un’adeguata giustificazione: 12 sono fra quelli che furono distrutti nei primi anni dell’Ottocento; gli altri 6, edifici tutt’ora esistenti, erano comunque ormai chiusi al culto nel 1869, quando fu stilata la statistica riportata.

Come già detto, esistono altre indagini dello stesso tipo eseguite successivamente, da cui possiamo però trarre solo numeri generali.

Nel 1889, attraverso il Prefetto, il Ministero dell’Interno richiese a tutti i sindaci della provincia di Lucca notizie statistiche sulle confraternite che costituivano enti morali, cioè “[…] Compagnie che possiedono in proprio beni stabili, o patrimoni in rendita pubblica, in livelli ecc. […]”48, a cui sottoporre un apposito questionario. Il Sindaco di Lucca decise di distribuire il questionario a tutte le chiese del comune, chiedendone al Prefetto almeno 300 copie “[…] poiché in questo comune fra la città e il vasto territorio della campagna si ha per certo non meno di 160 o 170 tra parrocchie, chiese e oratori in ognuna della quali sono quasi generalmente erette più confraternite e congregazioni.” 49.

Il risultato di questo censimento è un documento intitolato “Statistica

delle Confraternite possidenti e non possidenti che esistono nel Comune di Lucca con riferimento al 31 D.bre 1887, fatte nell’anno 1889, d’ordine del Ministero dell’Interno, in base alle Circolari Prefettizie dell’8 Gennaio e del 15 Maggio 1889”50. Esso comprende due fascicoli che riportano l’elenco delle

chiese di città e di campagna, le confraternite che vi fanno riferimento e la loro rendita. Dal prospetto risultano 42 chiese con 65 confraternite e congregazioni possidenti in città e 75 chiese con 111 compagnie e congregazioni possidenti in campagna. A completamento del sondaggio fatto sulle confraternite possidenti, il Ministero dell’Interno chiese anche l’elenco delle Confraternite non possidenti e quindi non considerate enti morali. Ne risultò un elenco di 137

48 ASCL, Protocollo generale, n. 1387 del 1889. 49 ASCL, Protocollo generale, n. 1072 del 1889.

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confraternite e congregazioni non possidenti e ulteriori 11 compagnie possidenti sparse nelle chiese di città e di campagna che non erano emerse durante la prima statistica51. Non è specificata però in questo caso, la

distinzione delle sedi fra chiese e oratori.

Nel 1890 viene fissata, per regio decreto del 12 gennaio inserito nel n. 9 della Gazzetta Ufficiale, “[…] la compilazione di un esatto elenco di tutte le confraternite ed altre congeneri istituzioni, sotto qualunque denominazione, le quali possono secondo l’art. 81 della legge di P. S. essere chiamate in proporzione dei loro averi al mantenimento degli individui inabili al lavoro, e viene fatto obbligo ai rettori, amministratori, patroni e rappresentanti in genere delle preaccennate istituzioni, ed ai Sindaci delle Comunità, nelle quali hanno sede, a denunciare l’esistenza al Prefetto nel termine all’uopo prefisso sotto comminatoria in caso di inadempimento delle pene sancite dall’Art. 28 del R. Decreto 19 novembre 1889 N. 6535. […] E poiché oltre ai rettori ed agli amministratori, di cui sopra è accennato, l’Art. 2 del R. Decreto 12 gennaio anzidetto, fa obbligo anche ai Sindaci di denunciare al Prefetto tutte le Confraternite e consimili istituzioni esistenti nel rispettivo Comune, invito le SS. LL. a farmi avere entro il cinque (5) prossimo venturo febbraio un elenco esatto di quelle esistenti nel Comune da loro amministrato, avvertendo che in caso di rifiuto o di ritardo sino applicabili anche ai Sindaci le disposizioni penali contenute nell’Art. 28 del R. Decreto 19 novembre 1889 N. 6535.”52

Una lettera del Sindaco del 17 febbraio 1890 riporta un elenco delle denunzie pervenute fino a quell’anno dagli amministratori delle confraternite ed altre istituzioni congeneri esistenti nel comune di Lucca53. L’elenco, non

ritrovato insieme al documento preso in visione, viene descritto in dettaglio nel 50 ASCL, Protocollo generale, n. 2965 del 1889.

51 ASCL, Protocollo generale, n. 4458 del 1889: “Elenco delle Confraternite e Congregazioni

non possidenti esistenti nel Comune di Lucca, di cui si accompagnano i questionari con le notizie statistiche intorno alle medesime, chieste, per conto del Ministero dell’Interno, dalla R.a

Prefettura di Lucca con Circolare del 15 Maggio 1889. Div.e 2a N° 5178-335; appendice di

alcune Confraternite possidenti, che nella prima statistica di queste, avevano dichiarato di non possedere”.

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resoconto finale; in una prima parte sono indicati 74 sodalizi esistenti in città, suddivisi in possidenti e non possidenti; nella seconda parte ne sono elencati 121 esistenti nelle parrocchie della campagna, suddivisi come sopra. Un secondo elenco, giunto in seguito, aggiungeva al primo 4 confraternite possidenti e 7 non possidenti in città; 3 confraternite possidenti e 22 non possidenti in campagna. Complessivamente, quindi, quell’anno in città vivevano e operavano 85 compagnie.

Per quanto riguarda le indagini più recenti, nella statistica diocesana del 1956 furono censite a Lucca ben 145 confraternite mariane; in quella del 1986 ne risultavano attive 177 distribuite in 262 parrocchie, ma solo 3 di queste all’interno delle mura.

Una cosa molto probabile è che comunque i vari elenchi registrati in queste successive statistiche non fossero sempre precisi e del tutto attendibili proprio per il numero molto elevato di sodalizi esistenti, soprattutto nelle zone di campagna; per il fatto che in alcuni casi più di uno fosse legato allo stesso patrono ed esistessero quindi casi di omonimia; o ancora perché, nel periodo delle soppressioni, alcune compagnie apparentemente scomparse, continuarono invece a vivere al di fuori delle loro sedi dichiarate chiuse e se ne perse dunque il controllo sia in quegli anni, sia in quelli successivi alla restaurazione.

53 ASCL, Protocollo generale, n. 1508 del 1890. L’elenco citato nel documento non si trova

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

Nominativo Chiesa Oratorio Rendita in £

1. Compagnia di S. Carlo in S. Cristoforo - S. Carlo 76,41 2. Compagnia dei SS. Francesco, Marta e Maddalena

- Oratorio della Maddalena 114,90

3. Compagnia del Gonfalone - - 56,00

4. Compagnia della Madonna del Carmine S. Pier Cigoli - 25,00 5. Compagnia della Madonna dei dolori Madonna dei dolori - 84,00 6. Compagnia del SS. Nome di Gesù in S. Anastasio S. Anastasio - 74,69

7. Compagnia del SS. Nome di Gesù -

SS.Nome di

Gesù dei poveri 16,50 8. Compagnia della SS. Vergine del Carmine S. Pier Cigoli 5,89

9. Compagnia della SS. Vergine del Sasso - - 62,72

10. Confraternita della Misericordia S. Salvatore in Mustolio - 367,30

11. Confraternita della SS. Pietà del Riscatto - - 112,00

12. Confraternita della SS. Vergine dei Miracoli S. Romano - 42,00

13. Compagnia della SS. Vergine della Grazie - - 39,34

14. Compagnia della SS. Trinità S. Leonardo S. Leonardo - 84,00 15. Compagnia della Anime S. del Purgatorio S.

Michele S. Michele - 64,65

16. Compagnia del SS. Sagramento in S. Michele S. Michele - 174,31 17. Compagnia di M.a SS. del Sasso Lucca S. Agostino - 62,72

18. Compagnia del 3° ordine delle donne S. Francesco

Lucca - - 21,20

19. Compagnia della Maddalena in Lucca -

Oratorio della

Maddalena 87,60 20. Compagnia della Buona Morte S. Michele Lucca

S. Michele - 33,60

21. Compagnia del SS. Crocifisso dei Bianchi Lucca SS.Crocifisso

dei Bianchi - 63,25

22. Compagnia della Madonna del Carmine Lucca - Oratorio del Carminino 28,00 23. Compagnia di S. Anna in S. Leonardo Lucca S. Leonardo - 14,00 24. Compagnia del SS. Crocifisso in S. Giulia Lucca S. Giulia - 177,80 25. Compagnia del SS. Sagramento in S. Frediano

Lucca S. Frediano - 3,36

26. Compagnia della SS. Vergine del Gonfalone Lucca

- del Gonfalone Oratorio 111,65 27. Compagnia della Dottrina Cristiana Lucca - Oratorio della Croce 187,47

28. Compagnia di S. Carlo Borromeo Lucca - - 76,41

29. Compagnia del SS. Sagramento in S. Pietro

Somaldi S. Pietro Somaldi - 135,07

30. Compagnia delle Donne in S. Paolino e Donato

SS. Paolino e

Donato - 28,57

31. Compagnia della Madonna del Soccorso in S.

Frediano - SS. Vergine del Soccorso 121,52

32. Compagnia della SS. Vergine dei Miracoli in S.

Giusto Lucca S. Giusto - 56,00

33. Compagnia di S. Maurizio nel Suffragio Lucca Chiesa del Suffragio - 2302,98

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

Elenco Compagnie senza rendita Chiesa Oratorio

1. Compagnia di S. Pierino - S. Pierino

2. Compagnia di S. Pellegrino S. Pellegrino -

3. Compagnia di S. Ansano S. Paolino -

4. Compagnia del Crocifisso dei

Bianchi - -

5. Compagnia della SS. Vergine

della Rosa - S. Maria della Rosa

6. Compagnia del Sagramento S. Maria Forisportam -

7. Compagnia di S. Sebastiano - S. Sebastiano

8. Compagnia della Vergine del

Sasso - -

9. Compagnia della Fratta S. Maria della Fratta - 10. Compagnia del Suffragio Chiesa del Suffragio -

11. Compagnia del Gesù S. Anastasio -

12. Compagnia di S. Cecilia S. Giovanni -

13. Compagnia del Riscatto - S. Girolamo

14. Compagnia di S. Zita - S. Zita

15. Compagnia del SS. Sagramento S. Leonardo -

16. Compagnia di S. Rocco - S. Rocco

17. Compagnia di S. Carlo Borromeo - -

18. Compagnia del Cuor di Gesù S. Michele -

19. Compagnia della Maddalena - S. Franceschetto

20. Compagnia di S. Francesco di

Paola S. Cristoforo -

21. Compagnia di S. Giusto S. Giusto -

22. Compagnia della Madonna

dell’Alba - SS. dell’Alba Annunziata

23. Compagnia di S. Benedetto in

Gottella S. Benedetto in Gottella -

24. Compagnia di S. Antonio S. Francesco -

25. Compagnia di S. Lucia S. Michele -

26. Compagnia di S. Apollonia S. Michele -

27. Compagnia del Cuore di Gesù S. Francesco -

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

2 SS.

Annunziata dell’Alba

2.1 L’origine

dell’oratorio

e la sua confraternita

L’oratorio (fig. 3) nacque nel 1372 per iniziativa di Vituccio di Turello per proteggere e venerare un’effigie della Madonna della prima metà del sec. XIV, affrescata su porta San Gervasio e ritenuta miracolosa. L’oratorio divenne sede della confraternita dei Disciplinati della SS. Annunziata alla porta di S. Gervasio54, che abbreviò poi il proprio nome in quello di SS. Annunziata.

L’immagine con l’Annunciazione, oggetto di devozione popolare, fu sostituita nel Quattrocento da una pittura di analogo soggetto, ma l’originale è stato riportato alla luce in un restauro degli anni Ottanta del Novecento55.

Tra il 1493 e il 149656 l’edificio fu in parte ristrutturato, ampliato e decorato col portico su colonne che rigirava lungo tutto il lato occidentale e meridionale (figg. 4 e 5), attribuito a Nicola Civitali, del quale sarebbe opera anche uno degli attuali portali di ingresso. Parte del loggiato fu demolito nel 1809 per ampliare la piazzetta e oggi restano solo le quattro colonne corinzie, di cui una di restauro, e un pilastro soltanto sul lato sud.

All’interno, l’originale altare in legno e terrecotte eseguito ai primi del Cinquecento da Masseo Civitali fu sostituito nel sec. XVII con un ricco altare marmoreo57. La volta reale fu costruita nel 174258.

Nel 1808, la compagnia fu soppressa dai Baciocchi e di conseguenza fu chiuso l’oratorio stesso59. Esso fu riaperta al culto grazie all’unione della preesistente compagnia con un’altra confraternita, detta dell’Alba per l’uso di svegliare i confratelli la domenica mattina presto (uso cessato nel 1863). Questa confraternita, esistente dal 1684, soleva radunarsi nell’oratorio in via del Bastardo; essa fu ugualmente soppressa dai Baciocchi e l’oratorio fu 54 NICOLAI, 1968, p. 10. 55 PAOLI, 1986, p. 187. 56 NICOLAI, 1968, p. 10. 57 CAMPETTI, 1912, p. 98. 58 BARSOTTI, 1923, pp. 182-183. 59 BEDINI – FANELLI, 1971, p. 78.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

distrutto. Alla restaurazione borbonica, le due disciolte compagnie, riformatesi, si riunirono riaprendo l’oratorio dell’Annunziata, nominata anche come chiesa al Portone, per la sua posizione che insisteva sulla porta di S. Gervasio delle mura medievali della città60.

Alla fine del XIX sec. l’edificio fu chiuso perché giudicato pericolante e la confraternita, già trasferitasi nell’oratorio di S. Caterina degli Orfanelli negli anni Quaranta dell’Ottocento61, smise di riunirsi.

2.2 Interventi e trasformazioni nel corso dell’Ottocento

Oltre che all’interno, anche sul muro esterno dell’oratorio, proprio sotto l’arco della porta, esisteva un affresco con un’immagine della Natività della Madonna. Anche su di essa esercitava la sua protezione la confraternita della SS. Annunziata detta del Portone, che aveva sede presso l’oratorio dell’Alba.

Nel 1832, per i lavori di abbellimento alla città che erano stati disposti dal duca Carlo Lodovico nel 182862, anche la struttura formata dai due torrioni, l’arco intermedio e il Portone detto della SS. Annunziata dovette subire una ristrutturazione. Per salvare l’affresco dipinto sul complesso architettonico, il Priore della compagnia Paolino Franceschi aveva emesso un decreto che stabiliva il trasferimento dell’immagine sacra all’oratorio vicino detto dello Spirito Santo o degli Orfanelli, dove avrebbe potuto essere esposta presso l’altare maggiore. L’esecuzione di tale intervento venne richiesta dal Camarlingo della compagnia, Giovanni Marcucci, con una lettera datata 22 agosto 183263, indirizzata all’architetto comunale Lazzarini, che allegava il decreto controfirmato dal Segretario Tobia Cheli. L’associazione chiedeva anche il sussidio per la realizzazione del progetto, essendo economicamente impossibilitata ad affrontarlo, e domandava che fosse smontato il podio di legno sottostante al portone, attraverso la quale l’immagine era accessibile ai

60 BEDINI - FANELLI, 1971, p. 84.

61 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 168 del 1843.

62 Bollettino delle leggi del ducato lucchese, n. 6 del 19 aprile 1828, tomo 14, pagg. 10-16. 63 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 885 del 1832.

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devoti, per ricavare dalla vendita di questo il retratto per fare restaurare l’affresco.

Il Lazzarini fu incaricato di eseguire il lavoro con un dispaccio del 29 agosto e, eseguito il sopralluogo come da regola, nel suo resoconto del 3 settembre si legge: “Ho procurato di esaminare e fare esaminare ancora da persona pratica il metodo da tenersi per traslocare la Immagine di Maria SS. situata sotto il portone della SS. Annunziata sulla via S. Croce; e dopo i più accurati esami si è riscontrato che il muro di quarto dove questa Sagra Immagine è dipinta è gracile e soggetta a sfasciarsi, onde per salvarla come era prima, intelaiarla, e di poi circondarla con fasce di ferro, e stringere il tutto con viti di ferro, ed eseguito ciò calarla a terra con le taglie e mediante una barella preparata all’uopo portarla nell’oratorio degli Orfanelli; dovendo avanti approntare lo sfondo nel muro dov’è l’altare maggiore per potervela collocare: questo sfondo dovrà farsi conformare un voto quanto comprende il muro dov’è dipinta l’anzidetta Sagra Immagine con farvi prima un arco a rottura, il tutto ben saldato e murato.”64

Attualmente non è visibile nessun affresco con la Natività della Madonna sulla porta di S. Gervasio, ma, da documenti di parecchi anni successivi, sappiamo che la traslazione dell’affresco non fu eseguita e che furono presi provvedimenti diversi per la sua conservazione e riguardo alla demolizione del palco sottostante ai torrioni. L’argomento è oggetto di un dispaccio del Commissario della Polizia Municipale, datato 19 luglio 1843, conservato nel fondo della Deputazione degli Edili presso l’Archivio Storico Comunale di Lucca65. Da esso risulta che il tavolato sotto il Portone delle mura

era all’epoca ancora esistente e che la compagnia della SS. Annunziata era direttamente interessata ai lavori in quanto custode della sacra immagine. Un estratto dei decreti della compagnia, allegato a questa lettera, dimostra, inoltre, che i confrati avevano già deliberato sull’argomento, decidendo che avrebbero approvato qualsiasi provvedimento proposto per la conservazione dell’affresco,

64 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 903 del 1832. 65 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 168 del 1843.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

in modo che questo non andasse incontro alle ingiurie del tempo e che fosse reso più decoroso tramite l’aggiunta di una lanterna e di supporti per le candele. I lavori volti alla conservazione dell’immagine dipinta avrebbero riguardato l’apposizione di una cortina a copertura dell’affresco, come descrive il secondo allegato alla lettera del Commissario della Polizia Municipale, nel quale i rappresentanti della confraternita Pietro Cantieri e Paolo Frediani esprimono la loro approvazione ai lavori, chiedendo che questa protezione fosse posta a protezione della pittura e degli addobbi in argento che vi sarebbero stati collocati in modo permanente.66

Grazie all’accordo fra la Confraternita e la Deputazione degli Edili, i lavori furono eseguiti sotto la direzione dell’architetto Cesare Lazzarini e la supervisione della stessa compagnia che per anni si era interessata ai restauri dell’affresco. Essi furono portati a termine i primi di ottobre del 184367.

Nel frattempo, nel 1835, la Deputazione degli Edili aveva dovuto deliberare in merito ad un’altra richiesta riguardante l’edificio che era stato sede della compagnia dell’Alba.

Il proprietario della casa adiacente all’antico oratorio, signor Odoardo Ruella, avanzò, infatti, una richiesta per effettuare dei lavori sull’edificio al fine di convertirlo ad uso profano. La sua lettera datata 22 aprile 183568, indirizzata all’architetto comunale Lazzarini, è corredata da un disegno a china e acquerello che illustra gli stessi interventi che il proprietario avrebbe voluto eseguire (fig. 6). Nella sua richiesta di permesso per l’esecuzione dei lavori, Ruella spiega di voler impiantare al piano superiore dello stabile una filanda per la seta, fabbrica per la quale dichiara nella lettera di aver già chiesto e ottenuto le licenze necessarie. Non è presente, però, fra i documenti del fondo degli Edili, una risposta del Lazzarini al riguardo e non ci è possibile riscontrare altrimenti se gli interventi a questo scopo furono da lui effettivamente eseguiti. Certo è che, in un certo momento, al di sopra del

66 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 196 del 1843. 67 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 241 del 1843. 68 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 86 del 1835.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

portico meridionale, fu innalzata una sopraedificazione che esisteva ancora nei primi del Novecento (fig. 7).

Le nuove proposte di modifica al prospetto dell’oratorio pervengono nel 1843 all’architetto Cesare Lazzarini dal nuovo Camarlingo Giuseppe Sodini che chiede il consenso per chiudere il loggiato che corre lungo il prospetto meridionale. Questo loggiato era parte di quello costruito lungo i due lati meridionale e occidentale dell’edificio fra il 1493 e il 1496 e di cui, nel 1809, erano state demolite le sette arcate di occidente e la quinta di mezzogiorno69.

L’intervento richiesto dal Sodini viene presentato come necessario al fine di assicurare la facciata che minaccia rovina ed evitare il vergognoso uso di depositare vetture o altro al di sotto di questo portico70. Il consenso alla richiesta venne espresso dall’architetto interpellato a condizione che si fossero seguite alcune indicazioni date da lui stesso ed in particolare che le arcate fossero state chiuse in modo che nella parte esterna non vi rimanessero vestigia di colonne o capitelli, ma il muro fosse totalmente uniforme a quello superiore; che la porta dell’oratorio, che avrebbe dovuto essere portata in linea col nuovo muro, non fosse risultata più al centro rispetto alla facciata, ma fosse stata spostata sotto la seconda arcata del loggiato e che ne fosse stata fatta una finta in modo da creare una certa regolarità data dalla simmetria; che la detta finta porta avesse avuto stipiti in rilievo e simili a quelli della porta vera e che non fossero stati messi scalini fuori dal vivo del muro del fabbricato; infine, che i muri fossero stati ritinti e posti i canali di scolo al tetto, secondo le leggi vigenti all’epoca71. Per i lavori fu accordato alla Compagnia un sussidio di £ 90

sull’ammontare di £ 600 richieste dai deputati Michele Pierantoni e Giuseppe Sodini72.

69 ACL, Edilizia Privata, A.E. 630/03 variante alla A.E. 362/02, Relazione storica. 70 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 114 del 1843.

71 ASCL, Deputazione degli Edili, n. 118 del 1843. 72 ASCL, Deputazione degli Edili, nn. 133 e 240 del 1843.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

2.3 Modifiche realizzate nel secolo scorso e attuale

destinazione d’uso

Fra la fine del 1906 e il 1911, l’oratorio dell’Alba fu al centro di una vertenza i cui protagonisti furono il Camarlingo dell’oratorio e il Comune di Lucca, riguardo al il loggiato esistente davanti all’oratorio, giudicato fatiscente73. Alla metà del 1906, si era dato inizio alle opere di demolizione

della struttura che per le sue condizione era stata considerata pericolosa per l’incolumità dei passanti. Il lavoro fu sospeso per ordine prefettizio il 30 maggio, in attesa di un sopralluogo della Commissione regionale che si riservava di dare istruzioni sull’intervento per salvare il loggiato, unico di quell’epoca a Lucca.

Il 25 febbraio del 1907 l’Ufficio Tecnico del Comune, in seguito ad un ordine del Sindaco, procedette alla visita del porticato e delle sopraedificazioni al medesimo per constatarne la stabilità e in un suo rapporto informava che per lo stato in cui erano state abbandonate le demolizioni, le volte del portico e gli archi del prospetto erano talmente deperiti per l’alterazione delle malte e dei mattoni e a causa della filtrazione dell’acqua, che non offrivano nessuna garanzia di stabilità. L’Ufficio Tecnico consigliò quindi che dette volte ed archi dovessero essere demolite e ricostruite, provvedendo inoltre al restauro delle fondazioni delle colonne, specie quelle d’angolo, ed all’inchiavardamento con catene più solide delle volte e degli archi. In più suggeriva che per la copertura del portico fosse adoperato uno strato d’asfalto che, con le opportune pendenze, permettesse il rapido smaltimento delle acque meteoriche. Al seguito di tale rapporto fu intimato al Camarlingo dell’oratorio, signor Cristofani Ugo, l’esecuzione dei lavori indicati. Al seguito di tale intimazione, il Camarlingo dell’oratorio dell’Alba, con sua lettera del 28 febbraio 1907, chiedeva che venisse dilazionato il provvedimento ingiunto, limitato a soli due giorni, perché erano in corso tutti quegli accordi per un restauro e il reperimento dei i mezzi necessari per l’esecuzione del lavoro. Ma il Comune

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

replicò che per le ragioni esposte dall’Ufficio Tecnico e per i reclami avanzati dai cittadini e dalla stampa, come era stato informato il Sindaco da una lettera dell’Ufficio d’ispezione dei monumenti e scavi di Lucca, era necessario iniziare immediatamente gli interventi ordinati. E infatti, il 25 marzo vennero iniziati i lavori di demolizione della sopraedificazione al portico, ma dopo pochi giorni furono sospesi. Quindi il 25 maggio 1907 fu fatta nuova intimazione al signor Cristofani a proseguire i lavori. Il Direttore dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti, con una lettera del 14 agosto 1908, dichiarava che le condizioni del portico anteriore all’oratorio dell’Alba, dopo la demolizione del fabbricato che gli era sovrapposto, non erano tali da reclamare la demolizione per ragioni di pubblica incolumità e che, a cautela di ogni imprevedibile caso, poteva essere adottata una paracinta di legname che impedisse di avvicinarsi all’edificio finché i lavori non fossero compiuti. Morto intanto il signor Cristofani, il Comune lo sostituì nell’intervento. Il 30 agosto 1908 il R. Ispettore dei monumenti sollecitò il Comune perché affrettasse nuovamente i lavori di consolidamento del portico, benché da una visita fatta sul luogo, prima dall’architetto Castellucci, poi dallo stesso direttore dell’Ufficio regionale prof. Socini, fosse stato riconosciuto che tale portico non avesse grande pregio artistico. In seguito a tale lettera venne intimato il nuovo Camarlingo, signor Lelio Chelini, di procedere al consolidamento del portico e alla demolizione della parte superiore del fabbricato. Il 7 novembre 1908 la Direzione di Polizia Municipale informava che non era stato ottemperato all’ingiunzione e rimetteva la pratica al sindaco per gli opportuni provvedimenti. Questi richiese dunque nuovamente il parere dell’Ufficio Tecnico Comunale che confermò che la demolizione della sola parte sovrastante al portico dell’oratorio non era sufficiente a garantire la solidità del portico e che quindi si riteneva necessaria la demolizione anche di questo ultimo. Né poteva cambiare parere specie dopo l’abbandono in cui erano state lasciate le demolizioni. Dimostrava che sarebbe stato necessario demolire tutto 73 La documentazione completa, riguardante la questione per tutto l’intervello di tempo

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

o altrimenti restaurare il portico, ma quest’ultima operazione richiedeva una spesa assai ingente, dovendo essere cambiati tutti i pilastri e la colonna in pietra e ricostruite per intere le volte.

Si deduce quindi che il Comune non ha mai deliberato per la completa demolizione del portico, ma ha solo provveduto a riparare l’inconveniente generalmente lamentato.

Il caso non ebbe comunque termine qui. All’inizio del 1909, l’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti della Toscana di Firenze informa che, per la terza volta sarebbe stata disposta la demolizione della loggia della confraternita dell’Alba da parte dell’Amministrazione, aggiungendo però che tale demolizione non può aver luogo se non con il consenso del Ministero dell’Istruzione Pubblica, previo parere della Commissione provinciale per i monumenti. Rimane quindi nuovamente sospesa ogni opera di demolizione, salvo interventi considerati convenienti e urgenti qualora lo stato del fabbricato presenti immediato pericolo per la pubblica incolumità. Nell’attesa di una delibera da parte dell’Ufficio, il Sindaco espone al Prefetto, in una lettera del 30 gennaio, lamenta la situazione di cui già da alcuni anni il Municipio ha dovuto affrontare: “È stato costruito un tavolato per motivi di sicurezza ma il loggiato è rimasto in stato di abbandono e le sue condizioni statiche peggiorano, l’effetto non è bello esteticamente e l’Amministrazione deve coprire spese non indifferenti di mantenimento per il tavolato. Qualora la commissione dovesse ritenere necessario salvare il portichetto per pregi artistici e storici, eseguendosi gli opportuni restauri, occorrerebbe che le pratiche avessero una esecuzione sollecita. Verranno quindi sospesi i lavori e riparata ancora una volta il tavolato in attesa di decisioni.”

L’aprile successivo il Comune prende in considerazione l’esecuzione dei lavori per la ricostruzione del porticato, ma il preventivo di spesa di £ 3500,00 circa risulta eccessivo e il bilancio comunale non prevede alcun fondo speciale per l’esecuzione del lavoro indicato nella perizia e si rimette la pratica

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

all’Assessore dei lavori pubblici Ing. Pfanner affinché faccia compilare un nuovo preventivo più economico.

Nella questione non mancò di farsi sentire l’opinione pubblica. Qualche mese dopo giunge al Sindaco una petizione di alcuni cittadini che sollecita i lavori. I firmatari lamentano l’interruzione dei lavori rimasti da due anni e il fatto che il tavolato costruito attorno a recinzione del portico pericolante sia esso stesso in cattivo stato e costituisca un disagio per i passanti, ingombri il transito. “Inoltre”, continua l’istanza, “il recinto spesso è forzato e serve ai monelli di giorno per giocarci e commettere birichinate e di notte è ricettacolo ad altri scopi.”. In seguito alla petizione fu autorizzato il restauro della palizzata e si fece più volte sollecito al Prefetto perché indicasse la decisione della Commissione conservatrice ai monumenti. L’esito giunse con comunicazione del 14 agosto in cui si indicava che nella seduta del 5 maggio precedente la Commissione provinciale per la Conservazione dei Monumenti aveva votato affinché la loggia fosse conservata e restaurata e prometteva di sollecitare il Ministero della Pubblica Istruzione per una decisione sull’intervento da farsi sul portico dell’oratorio.

Vietata la demolizione dall’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti della Toscana, nel gennaio del 1910, il Sindaco invitò il Presidente della Compagnia dell’oratorio dell’Alba Luigi Gori a restaurare il porticato mentre giungeva dal Prefetto la notizia che la R. Soprintendenza dei monumenti di Firenze aveva assicurato di essere disposta a proporre al Ministro dell’Istruzione Pubblica “[…] la concessione di un conveniente concorso dello Stato nelle opere di restauro della loggia della chiesa dell’Alba in Lucca. Occorre però che l’Ente proprietario della chiesa provveda alla compilazione di una perizia per i lavori di restauro necessari attenendo si ai criteri già espressi dalla R. Soprintendenza in una relazione del 28 maggio 1909 presentata alla Commissione provinciale conservatrice dei monumenti.”. Luigi Gori, quale presidente della Commissione della chiesa dell’Alba, si impegnò subito con il Sindaco a fare il possibile per porre fine alla questione, ma non avendo alcuna possibilità economica sufficiente per il restauro, affermò

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

di trovarsi d’accordo con la Compagnia per la demolizione. L’Ufficio Tecnico propose di rilevare una fotografia dell’esistente portico e quindi demolirlo conservando le colonne e il cancello. Dal momento che il Ministero della Pubblica Istruzione avrebbe dato solo parziale contributo alla spesa e la compagnia non era in grado di completarla, il Sindaco pregò ancora una volta di procedere alla demolizione “[…] viste le condizioni del portico tali da non poter essere più sufficiente solo un restauro, ma ricostruzione previa demolizione.”.

Ancora il 30 gennaio 1911, il Prefetto avverte il Sindaco che il Sovrintendente ai Monumenti di Pisa si sarebbe recato a Lucca l’1 febbraio seguente per constatare personalmente lo stato del portico e di risolvere infine la questione. Senza specificazioni circa la soluzione finale adottata, il 31 gennaio 1912, la pratica rintracciata nel fondo del Protocollo Generale del Comune, riguardante il caso riportato, risulta esaurita. In una cartolina postale del 1920, è visibile la facciata dell’oratorio senza la struttura edificata sopra al portico e quest’ultimo risulta ripristinato nella sua forma originale (fig. 8).

Tutto il fabbricato comprendente l’antico oratorio dell’Alba fu restaurato nel 1914 dall’arcivescovo Marchi che vi istituì la Scuola Superiore femminile di Religione, da lui stesso già costituita in un’altra sede nel 1911. Dal 1920 fu anche sede del circolo studentesse Matilda. In tale occasione lo spazio destinato al culto fu molto ridotto: l’edificio fu ruotato di 90° in posizione parallela alla strada, occupando la sacrestia e la precedente zona dell’abside mentre lo spazio della navata fu destinato ai locali della scuola.74

Negli anni Sessanta il complesso fu ristrutturato dal Comune di Lucca per ospitarvi una scuola pubblica fino al 199275.

Nei primi anni Ottanta, l’affresco originale dell’Annunciazione che era stato venerato all’interno dell’oratorio e che nel Quattrocento era stato sostituito da un’altra pittura di analogo soggetto (fig. 9), è stato riportato alla luce (fig. 10). Prima del 1396, sull’affresco originale, erano state dipinte delle

74 GINI BARTALI, 2000, p. 210.

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figure di oranti ai piedi della Vergine, presumibilmente da identificarsi con il fondatore dell’oratorio Vituccio di Turello e i confrati della Compagnia, a sottolineare lo stretto rapporto fra l’immagine sacra e il sodalizio. Sia l’immagine originale dell’Annunciazione, sia l’inserto aggiunto erano opera di autori modesti e questo deve aver spinto a sovrapporre all’affresco esistente la nuova pittura che riprodusse il tradizionale soggetto in un’ambientazione spaziale più articolata, usando un linguaggio colto e risultando più ornata ed elegante. Varie fonti attribuirono il nuovo affresco al lucchese Giuliano di Simone, mentre il Paoli avrebbe indicato un altro autore locale ugualmente influenzato da Spinello Aretino76.

Il dipinto fu restaurato nel 1837 dal Ridolfi che lasciò in vista una delle figure dei confrati, affiorata durante la ripulitura77. Nel corso del più recente restauro si è proceduto allo strappo dell’affresco quattrocentesco, trasportato ad Arliano, per riportare alla luce l’originale, oggi visibile in loco.

Oggi l’intero fabbricato comprendente l’oratorio è stato completamente ristrutturato e trasformato in struttura alberghiera (figg. 11 e 12). Tutti gli ambienti sono stati recentemente trasformati per le esigenze del proprietario dell’Hotel Ilaria, che lo ha inglobato nella struttura privata che ora ospita la Residenza dell’Alba, sua depandance78. Lo spazio corrispondente è stato suddiviso, in seguito ai lavori terminati nel dicembre 2003, in sala conferenze e camere. L’auditorium contiene ancora l’affresco dell’Annunziata restaurato, mentre la prima delle tre camere dà su quello che era il portone d’ingresso principale; al suo interno è stata inoltre riaperta una nicchia decorata, riscoperta in occasione dei lavori e restaurata ad opera della Soprintendenza.

Nella relazione tecnica dell’architetto progettista Alessandra Guidi vengono descritti gli interventi e le varie fasi dei lavori attuati per dare alla struttura la destinazione turistico-ricettiva. Di particolare interesse ai fini storico-artistici è da sottolineare una variante in corso d’opera definita e messa in atto in accordo con la Soprintendenza per conservare e rendere visibile

76 PAOLI, 1986, p. 187. 77PAOLI, 1986, p. 187.

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l’antico pavimento ritrovato al di sotto dell’attuale. In corrispondenza dell’ingresso principale dell’attuale Residenza dell’Alba, una parte della copertura è stata realizzata in vetro su una struttura in acciaio zincato al fine di mettere in vista la pavimentazione storica in cotto rinvenuta a quota -1,70 m. Per accedere a questo vano seminterrato è stata eliminata una parete e inserita una rampa di scale che ne permette l’ispezione.

Nel corso degli stessi interventi, è stata collocata all’esterno una cancellata in ferro analoga per tipologia e dimensioni a quella esistente agli inizi del secolo scorso.

Infine, su apposita richiesta del Soprintendente arch. Malchiodi e del Funzionario di zona arch. Ferretti, in seguito ad un loro sopralluogo al cantiere, è stata apportata una modifica alla copertura a falda unica del tetto esistente. Tale trasformazione riguardava l’eliminazione di una superfetazione rispetto all’originario impianto a capanna dell’edificio, come è stato possibile osservare in fase di demolizione del tetto poiché sono state ritrovate in quell’occasione tracce di travi portanti di una copertura a capanna anteriore a quella ad unica falda. Dati questi presupposti, la proposta della Soprintendenza è stata fatta propria dai progettisti e dal proprietario79.

78 ACL, Edilizia Privata, A.E. 630/03 variante alla A.E. 362/02, Relazione tecnica.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

3

S. Carlo in S. Cristoforo

L’oratorio dedicato al santo Arcivescovo fu edificato nel 1661, attiguo alla chiesa di S. Cristoforo (fig. 13), per iniziativa di Carlo Andreini, un nobile di famiglia milanese nato a Lucca. Vi prese sede l’omonima confraternita, fondata nel 1612 nella chiesa di S. Giovanni dal parroco Turrettini, aggregatasi in seguito all’Arciconfraternita di S. Carlo in Roma80.

Oggi di proprietà privata, in uso come abitazione civile, e fortemente trasformato (fig. 14).81

80 NICOLAI, 1968, p. 27.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

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Oratorio del Carminino

Situato in piazza del Carmine (fig. 15), l’oratorio ospitava l’Arciconfraternita della SS. Vergine sin dal 1625. Esso rimase destinato al culto fino al 1913, anno in cui fu chiuso e trasformato in abitazioni. Il simulacro della Vergine del Carmelo, opera del Santini, passò in S. Andrea e poi in S. Ponziano82.

In seguito è stato ulteriormente trasformato e adibito a sede di un esercizio commerciale (fig. 16)83.

82 NICOLAI, 1968, p. 28.

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5

S. Caterina degli Orfanelli

5.1 L’origine

dell’oratorio

e la sua confraternita

Sulla piazza di S. M. Forisportam (fig. 17), dove si staglia la colonna mozza che segnava la fine delle corse organizzate in via Malborghetto in occasione dell’antico Palio (figg. 18 e 19), nel 1079 fu fondato l’ospedale di S. Maria che accoglieva pellegrini, poveri orfani e vedove. Esso fu costruito dietro il braccio di tramontana dell’oratorio, ma venne in seguito trasferito nell’edificio che si trova ad angolo con l’attuale vicolo degli Orfanelli (figg. 20 e 21). Nel 1348 fu costruito a fianco ad esso l’oratorio dedicato a S. Caterina vergine e martire. L’ospedale fu soppresso nel 1458 per riunirsi a quello di S. Luca o della Misericordia.

Nel 1587 vi si trasferirono gli Orfanelli bianchi, poveri orfani e vagabondi minori di 15 anni che la signora Isabella Spinetti aveva cominciato a raccogliere nel 1585 con l’aiuto della compagnia dello Spirito Santo che aveva la sede sopra l’oratorio della Maddalena sulla piazza del Duomo. Questa stessa confraternita fece proprio il nuovo spazio, col beneplacito del rettore dell’Ospedale. L’istituzione visse e operò fino al 1808, quando fu soppressa dai Baciocchi in seguito al progetto di unificazione della sussistenza con la creazione del Grande Reclusorio84.

La cappella, nella quale dal 1608 si radunava anche la compagnia dei signori Medici per le proprie funzioni religiose, restò serrata e fu venduta poi ad un privato; questi, dopo molto tempo, concesse di riaprirla e renderla sede della Confraternita del Carmine e della compagnia dell’Annunziata.

Nel 1852 l’oratorio fu di nuovo chiuso, riducendosi ad uso profano85. Da esso proviene un trittico a fondo oro di Angelo Puccinelli con lo Sposalizio di S. Caterina e i santi Pietro, Giovanni, Gervasio e Protasio, conservato nel deposito dell’Ospedale86.

84 FULVIO, 1968, pp. 217-218. 85 BEDINI- FANELLI, 1971, p. 90.

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5.2 Interventi e trasformazioni nel corso dell’Ottocento

Richiesto dal Comune di Lucca, l’edificio fu utilizzato per farvi una scuola che di lì a poco fu soppressa. Alla fine dell’Ottocento servì da laboratorio di falegnameria ad un privato87.

5.3 Modifiche realizzate nel secolo scorso e attuale

destinazione d’uso

Dopo essere stato anche sede di un esercizio commerciale (fig. 22), l’ex oratorio ospita oggi una filiale della Cassa di Risparmio di San Miniato. La parete esterna presenta ancora la tipica struttura con un portone centrale e due finestre laterali simmetriche. Sulla facciata esterna esiste ancora l’affresco raffigurante la Madonna dei Poveri (fig. 23)88.

86 BELLI BARSALI, 1988, p. 204.

87 BONGI, 1888, vol. IV, p. 259. 88 SERRAPEDE, 1988, p. 47.

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Oratorio della Conversione di S. Paolo

L’oratorio sorgeva nella corte del Gallo (fig. 24). Era sede della confraternita fondata il giorno di Pasqua del 1562 con lo scopo di dare degna sepoltura ai condannati a morte. I confrati avevano il compito di custodire le funi capestri con cui i condannati subivano l’estremo supplizio; quindi le bruciavano il giorno della festa della conversione di S. Paolo. La cerimonia avveniva davanti all’altare mentre i componenti del sodalizio recitavano preghiere di suffragio. Il rito sollevò le proteste del vicinato, per cui nel 1622 gli Anziani della Repubblica ordinarono che non si facesse più nell’oratorio, ma in una pubblica piazza.

Soppressa la Confraternita dai Baciocchi nel 1808, l’oratorio fu in parte distrutto e rimase solo una piccola cappella sotto l’arco del Gallo dedicata al Crocifisso festeggiato il Venerdì Santo fino alla fine del secolo89.

Oggi l’ambiente è usato come laboratorio di restauro e doratura mobili da un privato. Ma all’esterno, sopra la porta d’ingresso, resta la targa che ricorda il Crocifisso venerato (fig. 25).

89 NICOLAI, 1968, p. 19.

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7 L’oratorio della compagnia della Croce

7.1 L’origine

dell’oratorio

e la sua confraternita

La compagnia, sorta con il nome di Passione di Cristo o della Croce verso il 1296 con il compito di assistere i malati e confortare i condannati a morte, ebbe in principio la propria residenza in S. Luca (fig. 27). Nel 1346 passò in S. Nicolao Novello, finchè, accresciute le proprie sostanze, volle una propria sede. Nel 1382, la compagnia della Croce edificò un ospedale con oratorio accanto al cimitero di S. Pietro in Somaldi, nei pressi della corte Busdraghi (fig. 26 e 28), allo scopo di assistere i condannati a morte e ricevere i pellegrini90.

All’interno aveva tre altari: al maggiore spiccava la tela del sec. XVI con la Croce con i confrati nell’abito dell’antica compagnia; al minore di destra Maria SS. Ausiliatrice e all’opposto il S. Cuore di Gesù. Nei primi anni del Seicento, Paolo Biancucci dipinse per l’oratorio una tela con l’Invenzione della Croce. Alla chiusura dell’oratorio il dipinto passò, insieme agli altri beni, all’ospedale di S. Luca, quindi fu depositato in S. Girolamo91.

All’inizio del XVIII sec. il fabbricato fu ristrutturato e rialzato. Sulla facciata restano ancora le tracce delle aperture originali e l’andamento della precedente copertura (fig. 30). Il lavoro fu progettato con cura come dimostrano le finiture in pietra lavorata (figg. 29 e 30) e, almeno fino alla metà dell’Ottocento, anche la sistemazione esterna dove si trovava il grande giardino attraversato da un lunghissimo pergolato che arrivava fino a via Busdraghi.

Il Governo democratico soppresse la compagnia con decreto del 1799 e di nuovo nel 1801, incorporandone il patrimonio all’ospedale di S. Luca92.

90 NICOLAI, 1968, p. 6.

91 BELLI BARSALI, 1988, p. 101. 92 FULVIO, 1968, p. 124.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

7.2 Interventi e trasformazioni nel corso dell’Ottocento

Nel 1802, l’oratorio rimasto chiuso, fu ceduto a tale Jacopo Cucchi93, che nel 1829 risulta ancora proprietario di uno stabile nel portico Busdraghi da una sua richiesta avanzata alla Deputazione degli Edili per lo scialbo da dare allo stesso94.

Ma passato il periodo della persecuzione, la compagnia della Dottrina Cristiana fondata da Bonaventura Gasparini, acquistò l’oratorio della Croce per dimora e durante la permanenza in Lucca dei Salesiani di don Bosco, fu loro permesso di ufficiarlo e accogliervi gli alunni95.

7.3 Modifiche realizzate nel secolo scorso e attuale

destinazione d’uso

La compagnia della Dottrina Cristiana fa ancora riferimento all’oratorio nel 191496. In quell’anno il gruppo guidato dal Can. Francesco Leporini, suo

Priore, compie dei lavori approvati dal Comune per costruire un muro di cinta dell’orto di sua proprietà in via Busdraghi, tutt’oggi esistente nell’aria antistante l’edificio.

All’esterno, sulla facciata principale, una formella rimasta al di sopra del portone, riporta il simbolo della Compagnia (fig. 31).Attualmente l’oratorio è usato come magazzino da un privato. Le pareti interne non presentano più alcuna decorazione, ma è possibile individuare stratigraficamente la posizione degli altari (fig. 32).

93 GINI BARTALI, 2000, p. 158.

94 ASCL, Deputazione degli edili, n. 402 del 1829. 95 BARSOTTI, 1923, pp. 233-234.

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8 S.

Donnino

8.1 L’origine

dell’oratorio

e la sua confraternita

L’ex oratorio di S. Donnino (figg. 33 e 34) sorge all’interno di un’area compresa fra il Duomo e il decumano massimo, l’attuale via S. Croce, in cui si trovavano vari edifici religiosi, molti dei quali oggi scomparsi, come San Bartolomeo del Gallo, documentato nel XII secolo, e Santa Maria in Via, già attestata nell’VIII secolo. Anche l’oratorio di S. Donnino esisteva forse prima del mille, ma è sicuramente rammentata in un documento del 1043.

Della struttura originale rimane visibile, all’esterno, un tratto del paramento murario altomedievale esposto a sud (fig. 35). All’interno restano tracce di una decorazione a motivi geometrici, databile tra il XIII e il XIV secolo, stesa direttamente, senza preparazione, sul paramento in laterizio.

Da questo oratorio proviene la Croce dipinta di Berlinghiero, una delle opere cardine della produzione pittorica del Duecento lucchese, ora conservata a Roma nel Museo di Palazzo Venezia97.

L’oratorio appartenne ai beneficiati della Cattedrale che nel 1769 ne concessero l’uso alla compagnia dei Sarti, soppressa nel 1808 dai Baciocchi e ricostituitasi in S. Alessandro nel 181898. Per un certo tempo vi risiedette anche la compagnia di S. Barbara dei Bombardieri99.

I successivi passaggi di proprietà sono noti grazie ad un documento conservato nel fondo del Protocollo generale dell’Archivio Storico di Lucca100. Il documento è una lettera del Sindaco di Lucca che ricostruisce proprio le vicende riguardanti l’oratorio di S. Donnino dai primi dell’Ottocento al 1915. Alla fine del 1811, la contessa Maria Lucrezia Balbani Santini acquistò la chiesetta dal Demanio che ne era venuto in possesso dall’Università dei Benefiziati di S. Martino. Nonostante l’acquisto fosse avvenuto secondo tutti i

97 FILIERI, 1999, p. 81. 98 NICOLAI, 1968, p. 34. 99 NICOLAI, 1968, p. 18.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

criteri formali della pubblica asta, i Benefiziati di S. Martino continuarono a servirsi dell’oratorio finché, per lo stato di abbandono in cui esso si trovava, non fu sospeso dalle cerimonie religiose e fu adibito a stanza mortuaria per alcuni defunti. I proprietari si opposero a tale uso e ne nacque una contestazione giudiziaria che ebbe fine con un atto rogato Chicca del 4 dicembre 1862 col quale una discendente della Balbani Santini, la contessa Caterina Ottolini Balbani, come mandataria del figlio maggiorenne Guglielmo e per i figli minorenni, dichiarò di concedere all’Università dei Cappellani Benefiziati della Metropolitana l’uso dell’oratorio per officiarvi in alcuni periodi e per dirvi un dato numero di messe, proponendosi di restaurare l’oratorio e tre quadri che lì erano allora conservati. In caso di inadempienza da parte della nobildonna, l’oratorio sarebbe rimasto ai Benefiziati, considerando come mai avvenuto l’acquisto dell’edificio da parte dell’antenata. Risultò, in seguito, che i Benefiziati di S. Martino non officiarono più in S. Donnino e che la contessa Caterina Raffaelli Ottolini Balbani non ottemperò comunque agli obblighi che aveva assunto nel contratto del 1862, tanto che la cappella non fu mai riconsacrata e aperta al culto.

Per il resto dell’Ottocento l’oratorio rimase chiuso, fu alienato e adibito a magazzino nel 1880101.

Due anni più tardi l’oratorio viene riaperto. Per una decina d’anni venne utilizzata dalla Pia Congregazione dei Poveri Vergognosi, esistente dal 1559102, che vi compieva le opere di beneficenza contemplate dal proprio statuto. Il 7 febbraio del 1882, infatti, gli associati chiesero al Sindaco e alla giunta di Lucca di poter prendere dai magazzini del Comune “[…] una vecchia balaustrata, due inginocchiatoi, un confessionale e un vecchio baldacchino posto sopra un altare nella chiesa del Carmine al fine di rimetterli al loro primitivo scopo restaurandoli e depositandoli nell’oratorio di S. Donnino[…]”103 dove avrebbero preso la propria residenza. Sempre allo scopo

101 BEDINI - FANELLI, 1971, p. 92.

102 CITTI – PACINI, in I palazzi dei mercanti nella libera Lucca del ‘500. Immagine di una

città-stato al tempo dei Medici, 1980, p. 280.

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

di riportare l’oratorio alla sua originale funzione religiosa, il rappresentante della Congregazione Cesare Sardi chiede che dai magazzini del Comune possa prendere anche “[…] ferro vecchio e legname antico per poter fare qualche piccola riparazione allo stabile senza intaccare il denaro delle elemosine.”104

Nel 1913, l’oratorio di S. Donnino è nuovamente chiuso e ridotto a magazzino e appartiene alla società privata Banca del Monte dei Paschi di Siena. La nuova proprietà è indicata da un breve elenco del Sindaco richiesto dalla Soprintendenza alle gallerie, ai musei medievali e moderni e agli oggetti d’arte di Firenze che ne aveva fatto richiesta allo scopo di conoscere lo stato degli oratori e i nomi dei rettori o dei proprietari rispettivamente per quelli pubblici e per quelli privati105.

8.2 Interventi e trasformazioni nel corso dell’Ottocento

L’oratorio di S. Donnino, com’è visibile anche allo stato attuale, rimane arretrato rispetto all’edificio attiguo di alcuni metri (fig. 36). Nel 1853, venne emessa una richiesta presso la Deputazione degli Edili con cui i Benefiziati della Cattedrale di Lucca, rappresentati dal Priore Filippo Guerra e dal sacerdote Giovanni Marcucci, chiedevano di “[…] risarcire la chiesetta attigua al palazzo Ottolini-Balbani, portando la facciata in avanti di cinque braccia per allinearlo all’edificio.”106. L’architetto Lazzarini negò però il permesso, per il danno che questa modifica avrebbe arrecato a causa dell’occupazione di quella strada angusta107.

8.3 Modifiche realizzate nel secolo scorso e attuale

destinazione d’uso

In occasione di restauri a edifici posti in via S. Donnino di proprietà della Banca Monte dei Paschi di Siena, nel 1942 il Comune di Lucca indaga sulla proprietà degli immobili confinanti, situati ad angolo con via della

104 ASCL, Protocollo generale, n. 1063 del 1882. 105ASCL, Protocollo generale, n. 10679 del 1913.

106 ASCL, Deputazione degli edili, n. 550 del 1853 in Protocollo Generale , n. 2548 del 1853. 107 ASCL, Deputazione degli edili, n. 561 del 1853 (documento mancante).

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Gli oratori sedi di confraternite soggetti alle soppressioni del XIX secolo

Trombe, sui quali vanno eseguiti lavori di restauro dell’intonaco e coloritura della facciata. I risultati di questa ricerca descrivono anche le nuove destinazioni d’uso di due ambienti attigui, probabilmente facenti entrambi parte dell’ex oratorio, come si può anche dedurre da uno schizzo a mano allegato ai documenti ritrovati nel fondo del Protocollo Generale del Comune. Lo schema fatto per identificare gli immobili in oggetto riporta i nome dei proprietari a quella data, ossia il signor Smeraldo Della Santina che ha adibito a magazzino la sua proprietà e la signora Anna Perna, titolare del laboratorio di falegnameria a ponente del magazzino108.

Attualmente l’immobile è ancora di proprietà privata, sede di uno studio di liberi professionisti.

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9 S.

Franceschetto

L’oratorio di S. Franceschetto (fig. 37) si trova nella piazza prospiciente la chiesa di S. Francesco. Fu fondato nel 1309 da certo Lazzaro Fondora per collocarvi il sepolcro di famiglia. Vi si radunava la Compagnia di Gesù del Giorno, un gruppo di giovani che soleva raccogliersi per cantare il Vespro di Maria Vergine tutti i giorni festivi109. In seguito ospitò anche la confraternita di S. Maria Maddalena e quella di S. Ansano proveniente dalla chiesa di S. Benedetto in Gottella e che si trasferì successivamente in S. Gregorio110.

L’edificio fu trasformato ad uso profano e destinato a cinema negli anni Sessanta111. Attualmente non ha più tale funzione e risulta chiuso (fig. 38).

109 NICOLAI, 1968, p. 23.

110 NICOLAI, 1968, p. 28. 111 NICOLAI, 1968, p. 23.

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10 S.

Girolamo

10.1 L’origine dell’oratorio e la sua confraternita

L’oratorio di S. Girolamo (fig. 39), attualmente chiuso al culto, ha origini molto antiche. Nel 1225 nello stesso luogo in cui si trova l’attuale edificio, si trovava un oratorio dedicato alla SS. Trinità di cui si ha notizia in un rogito che ne attribuisce la proprietà alla famiglia Salamoncelli.

Nel 1440 i Gesuati lo acquistarono e lo restaurarono, al tempo del vescovo Baldassarre Manni, come indica l’iscrizione sull’architrave della porta: ANNO D(omi)NI. MCCCCXXXX. DIE NA-TALIS D(omi)NI EMPTUS E(st) ET FUNDAT(us) – T(em)P(o)R(e) D(omini) BALDESSARIS D(e) MAN(n)IS E(pisco)PI LU-CANI P(ro) ORDI(n)E HIESUATO(rum) PAUP(erum) AMORE – YESU CHR(ist)I112. L’oratorio fu dedicato al loro

protettore S. Girolamo e riaperto al culto nel 1466.

All’oratorio era annessa una piccola casa con un orto che serviva come ospizio ai monaci dell’ordine cistercense di S. Pantaleone. Successivamente su quest’area (fig. 40), lungo il lato orientale dell’area attualmente occupata dal Teatro del Giglio, fu costruito il convento che ospitò i Gesuati fino al 1668, anno in cui il pontefice Clemente IX stabilì la soppressione dell’ordine.

Nel XVIII sec. l’oratorio fu modificato secondo le forme attuali e, nel 1803, ospitava la Società dei Barbieri, una confraternita di paleochirurghi istituita alla fine del XIV sec. Alcuni anni dopo vi si trasferì invece la compagnia del Riscatto.

All’oratorio si accedeva da una piccola loggia demolita per disposizione di Elisa Baciocchi tra il 1808 e il 1813, della cui presenza oggi testimoniano due mensole d’imposta sulla facciata113. Sulla porta è una lunetta in terracotta

112 Trad.: «Nel 1440 il giorno della Natività del Signore (questo luogo) fu acquistato e fondato

al tempo di messer Baldassarre Manni, vescovo di Lucca, per l’ordine dei Gesuati, poveri per amore di Gesù Cristo».

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invetriata del sec. XVI con la Madonna con Bambino tra i santi Pietro e Girolamo (fig. 41).

L’interno, rifatto nel sec. XVIII, ha due cappelle per parte ed è coperto con volte a crociera e una cupola. Al centro della prima crociera è collocato un clipeo di terracotta invetriata col monogramma di Gesù su fondo azzurro, incorniciato da una ghirlanda di frutta (opera di scuola robbiana del sec. XV). Sono di qualche pregio le pile dell’acqua santa del sec. XV.

Tutte le cappelle hanno altari barocchi in marmo bianco di Carrara e portoro e intarsi in marmo rosso di Francia. La loro posizione originale è stata modificata durante i lavori di ristrutturazione del 1840114.

Nella prima cappella a destra si trovava un Crocifisso ligneo scolpito e dipinto del sec. XV, mentre nella seconda, sull’altare era presente la Madonna Ausiliatrice e sulle pareti la Natività di Cristo e uno Sposalizio di Maria, tutte opere del sec. XVIII. Sull’altare maggiore dell’oratorio è riprodotta una copia monocroma del sec. XVI della Madonna del Montenero.

Dalla tribuna dell’altare maggiore proviene la tela raffigurante San Girolamo nel deserto115 tradizionalmente riferita al Guercino116, ma di recente attribuita al lucchese Paolo Biancucci, ora nella sacrestia del Duomo; in controfacciata si trovava una grande lunetta con la Trinità e Maria fra S. Giovanni di Matha e S. Felice di Valois, del lucchese Nicolao Landucci, della prima metà dell’Ottocento, ora nella chiesa di S. Concordio. Faceva parte dell’arredo anche un Crocifisso ligneo dipinto del sec. XV117.

Nelle cappelle di sinistra si trovavano una Sacra Famiglia del sec. XVIII e una tela dipinta ad olio da Paolo Biancucci con l’Invenzione della Croce, proveniente dall’oratorio della Croce in via Busdraghi.118

114 SBAPPASAE Pisa e Livorno, Archivio Generale, Lucca, F. 197 mapp. P. 115 BELLI BARSALI, 1988, p. 101.

116 Il quadro è segnalato nel 1914 dal rettore dell’oratorio dell’epoca Lazzareschi che lo indica,

appunto, come un’opera del Guercino (SBAPPASAE Pisa e Livorno, Archivio Generale,

Lucca, F. 197 mapp. P.). Subì un restauro e fu riposizionato nell’oratorio nel 1969 (F. LELLI,

La Nazione Cronaca di Lucca, 14 gennaio 1969, p. 4.).

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10.2 Interventi e trasformazioni nel corso dell’Ottocento

Nel 1837, tenendo conto del Regolamento per l’abbellimento delle fabbriche urbane imposto dal decreto ducale del 1828119, il Priore della Compagnia del Riscatto che aveva allora sede in S. Girolamo, Giovan Battista Innocenzo Carrara, si preoccupò di segnalare gli interventi necessari al proprio oratorio. Il 18 maggio avanzò quindi una richiesta, riguardante le necessarie opere di pulizia e di impianto dei canali di scolo per i lati di mezzogiorno e ponente dell’oratorio120. Nella sua domanda, il Carrara chiedeva inoltre che la Deputazione degli Edili si facesse carico della spesa per questi lavori, per i quali l’architetto Lazzarini, dopo il consueto sopralluogo, eseguito in luglio, calcolò un preventivo ammontante a £ 209.10121.

Nello stesso anno furono effettuati anche dei lavori per il restauro della facciata dell’oratorio di S. Girolamo promossi dal successivo Priore della compagnia Giuseppe Butori. I lavori, approvati dall’architetto comunale Lazzarini, riguardarono, in quel caso, l’allineamento della facciata dell’oratorio rispetto alla strada. Allo scopo fu occupata una piccola area della carreggiata antistante, senza però recare alcun danno all’urbanistica, come ammise lo stesso Lazzarini, essendo la via sufficientemente ampia in quel tratto. In concomitanza con questi lavori, il Priore propose anche un progetto per la trasformazione della facciata di S. Girolamo, fornendo una soluzione in due disegni allegati alla richiesta di autorizzazione scritta il 16 ottobre 1837 (figg. 42 e 43)122. Il primo dei due disegni illustra il nuovo prospetto con profili laterali ad attico che subirono però le critiche del Lazzarini il quale, considerandoli fuori moda, suggerì, in alternativa, di rivestire con conci di pietra tutto il prospetto, aprire un occhio gotico nella parte superiore e ornare la porta con una cornice, lasciando la bugna in corrispondenza dell’immagine della Madonna. La differente soluzione venne illustrata a sua volta 118 BELLI BARSALI, 1988, p. 101.

119 Bollettino delle leggi del Ducato lucchese, tomo XIV, n. 6 del 19 aprile 1828, pp. 10-15. 120 ASCL, Deputazione degli edili, n. 96 del 1837.

121 ASCL, Deputazione degli edili, n. 183 del 1837. 122 ASCL, Deputazione degli edili, n. 228 del 1837.

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dall’architetto con un disegno allegato alla risposta da lui indirizzata il 29 settembre al Priore Butori (fig. 44)123.

Una nuova richiesta per rimodernare il portone sulla facciata principale dell’oratorio arriva l’anno successivo al Lazzarini con la firma del Priore dell’Arciconfraternita della SS. Pietà della Redenzione degli Schiavi, Carlo Fascetti. La sua proposta riguardava la sostituzione della cornice con una ritenuta più adatta, senza togliere i vecchi stipiti, né l’antica iscrizione nell’architrave. I lavori, il cui progetto è illustrato in un disegno a china e acquerello allegato alla proposta di intervento dell’11 febbraio (fig. 45)124, avrebbero dovuto essere portati a termine in occasione della visita del 9 marzo dell’Arcivescovo.

L’approvazione a tale operazione arrivò il 13 febbraio125, quando l’architetto comunale diede il proprio consenso, visto che il risultato che si sarebbe ottenuto con quel tipo di modifiche sarebbe stato l’ideale per conservare l’iscrizione sull’architrave senza recare alcun danno al pubblico ornato. Cosicché l’unica raccomandazione fu di eseguirle fedelmente al disegno presentato.

Al termine dei lavori, il 7 giugno del 1838, fu decretata l’emissione del mandato di £ 104.15 come rimborso spese a favore della compagnia del Riscatto, rappresentata dal Priore Giovan Battista Carrara126. A questo punto, è necessario fare un ragionamento sull’avvicendarsi di quelle che sembrano due diverse compagnie insistenti sullo stesso oratorio. Data l’alternanza dei nomi dei Priori, che nel primo e nell’ultimo caso indicano oltretutto la stessa persona, e ancor più considerato che nel caso in cui sia la prima compagnia a fare richiesta per i lavori sull’oratorio e la seconda incassi il rimborso spese dal Comune, risulta chiaro che la stessa Compagnia fosse definita con i due diversi nomi e che l’elezione del Priore si sia resa necessaria tre volte nell’arco di soli due anni.

123 ASCL, Deputazione degli edili, n. 247 del 1837. 124 ASCL, Deputazione degli edili, n. 353 del 1838. 125 ASCL, Deputazione degli edili, n. 357 del 1838. 126 ASCL, Deputazione degli edili, n. 443 del 1838.

Figura

Tabella 7. Compagnie con rendita per la tassa di mano morta esistenti a Lucca nel 1869.
Tabella 8. Compagnie senza rendita esistenti a Lucca nel 1869.

Riferimenti

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