4. GLI ESEMPI DI RIFERIMENTO
Per lo studio della nuova organizzazione della zona circostante il Mercato delle Vettovaglie si sono presi come esempi di riferimento due delle maggiori aree commerciali e di interesse turistico europee, cioè il quartiere delle Halles a Parigi e quello di Covent Garden a Londra.
Le analogie con questi luoghi, seppure l’area in oggetto sia di dimensioni notevolmente inferiori, è data dalle caratteristiche dei quartieri stessi e dalla presenza, nel secolo scorso, dei grandi mercati ottocenteschi in ferro e vetro che sono pressoché contemporanei e tipologicamente simili al Mercato Centrale di Livorno. A Parigi infatti le Halles, realizzate dall’architetto Victor Baltard, sono state demolite agli inizi degli anni ’70 per lasciare spazio all’attuale Centro Pompidou sul Plateau Beaubourg ed al Forum des Halles, mentre a Londra si è preferita l’alternativa della conservazione e del riutilizzo delle antiche strutture che attualmente accolgono un centro commerciale molto frequentato.
L’antichità e la centralità di questi quartieri con la presenza del mercato sono caratteristiche che si riscontrano anche a Livorno e che rendono tali zone
molto vivaci e pittoresche, ricche di vita quotidiana, luoghi di incontro e di memoria in cui le differenze sociali sembrano sparire per riscoprire la solidarietà e l’uguaglianza tra le persone.
L’esperienza parigina costituisce l’esempio per l’intervento proposto in piazza Buontalenti chiaramente, non in relazione alle strutture ottocentesche, ma per la grande realizzazione del Forum. Si tratta di una struttura sotterranea adibita principalmente ad attività commerciali con una corte centrale affacciata sull’esterno.
L’esempio inglese, invece, vuole essere un riferimento per gli interventi sul Mercato Centrale perché l’antica struttura del Covent Garden è stata totalmente restaurata e adeguata alle esigenze dei cittadini e dei turisti che quotidianamente frequentano il quartiere.
4.1. PARIGI – LE HALLES
Fin dall’antichità questo quartiere di Parigi è luogo di scambio e di commercio: infatti nel 1137 Luigi VI, il Grosso, crea un mercato all’aperto che diventa un vero e proprio edificio con strutture annesse solo nel 1183 per volere di Filippo Augusto. Non si riscontrano grandi cambiamenti fino al XVI secolo quando, sotto Francesco I, le Halles vengono completamente modificate ed interamente ricostruite tra il 1532 ed il 1640. Contemporaneamente, tra il 1532 ed il 1637, si realizza anche la chiesa di Saint-Eustache in stile gotico e con decorazioni rinascimentali.
All’inizio del XIV secolo le condizioni del quartiere sono pessime e si rende necessaria una nuova sistemazione. Napoleone dichiara: “Je veux faire des Halles le Louvre du peuple” e si decide di realizzare una nuova costruzione. Da questo momento il piano delle Halles è oggetto di numerosi dibattiti che sembrano concludersi soltanto nel 1844 quando Victor Baltard, candidato dell’amministrazione, presenta un primo progetto. A questo ne seguono molti altri, alcuni dei quali sono approvati e danno, quindi, inizio ai lavori di
costruzione che più volte vengono interrotti a causa delle campagne di protesta promosse da Hector Houreau.
Nel 1854 Baltard presenta un nuovo progetto in cui accoglie le proposte costruttive dei suoi detrattori e, nel 1857, sono terminati i primi sei padiglioni. Successivamente, nel 1886, se ne costruiscono altri quattro e nel 1936 gli ultimi due. Questi padiglioni hanno segnato la storia della città così tanto che, nel 1873, Emile Zola li definisce “il ventre di Parigi”. Nel 1939, infatti, le Halles sono ormai il maggior centro alimentare del mondo che serve il 10% della popolazione francese e si occupa di tutto il commercio all’ingrosso di Parigi.
Verso il 1950 le Halles ricoprono il 20% dell’approvvigionamento della popolazione francese. Il quartiere è un ingorgo continuo ed è privo di un sistema di comunicazione organizzato. Per decongestionare il quartiere il Consiglio di Parigi, nel 1965, decide di trasferire l’ortomercato a Rungis ed il
Progetto delle Halles di Victor Baltard (1854).
Sezione delle Halles di Baltard: a sinistra sull’asse delle strade interne, a destra sull’asse dei padiglioni
mercato delle carni alla Villette. Quando l’Atelier Parisien d’Urbanisme decide di realizzare la RER, la nuova rete di distribuzione sotterranea di Parigi e di riorganizzare, quindi, il sottosuolo dell’area, le Halles vengono condannate e si decide la loro demolizione.
Dal 1969, quando i commercianti vengono trasferiti nelle nuove destinazioni, un movimento di protesta contro la distruzione dei mercati organizza nei dodici padiglioni molte manifestazioni, quali rappresentazioni teatrali, il circo, concerti di musica contemporanea e jazz, mostre di pittura, di scultura e di artigianato, per dimostrare che tali strutture potevano accogliere diverse destinazioni senza essere distrutte. Tali proteste si sono dimostrate inutili perché nell’agosto del 1971 si inizia la demolizione dell’opera di Baltard.
Sul vuoto lasciato dalle Halles si realizza, a partire dal 1973, un centro commerciale su progetto degli architetti Vasconi e Pencreach che sarà inaugurato il 4 settembre del 1979. Questa struttura è articolata su cinque livelli che scendono in profondità e serve da collegamento tra la città e le linee di comunicazione sotterranee. A differenza di quanto accade solitamente, cioè che ad un polo attrattivo si forniscono le linee di comunicazione con il resto della città, in questo caso il centro commerciale nasce come supporto alla stazione della metropolitana ed a quella della RER ed è, quindi, per questo motivo che il suo sviluppo, oltre che planimetrico, è principalmente verticale e sotterraneo.
L’unica percezione in superficie della presenza di un “mondo” sotterraneo viene data dal grande Forum: una corte scoperta collocata al terzo piano interrato sulla quale si affacciano i diversi livelli. Queste terrazze, sfalsate l’una rispetto all’altra, in modo che l’apertura più ampia si abbia in superficie, sono chiuse all’esterno da strutture in acciaio e vetro a forma circolare che sembrano dei grandi gradoni rotondi discendenti fino alla piazza sottostante.
E’ estremamente difficile comprendere l’organizzazione del sottosuolo in primo luogo a causa della sua estensione, in secondo luogo per la diversificazione delle funzione in esso accolte. Infatti al di sotto degli attuali giardini, per cinque livelli sotterranei, si hanno moltissimi negozi, sale cinematografiche, una piscina, ristoranti, banche e spazi espositivi, oltre alla linea della metropolitana, a quella della RER ed alla viabilità necessaria per raggiungere i parcheggi, anch’essi sotterranei.
Si può comunque sintetizzare e semplificare questa organizzazione notando che il livello più superficiale è attraversato da una prima viabilità, il secondo accoglie la viabilità veicolare di forma circolare, la boucle, e la linea metropolitana che dividono il sottosuolo in due parti: una ad est e l’altra ad
ovest. Questa separazione viene ripristinata al terzo livello in cui si ha una connessione pedonale tra le due zone; al quarto piano non si hanno reti di trasporto ma vi è una grande piattaforma pedonale che permette di scendere al quinto piano in cui si trova la linea della RER.
Il Forum des Halles: il piano terra.
I confini in superficie di una tale estensione sono scanditi dal Forum, intorno al quale sorgono principalmente le attività commerciali, dalla chiesa di Saint-Eustache nei pressi della quale si trovano i servizi, e dall’edificio circolare della Borse du Commerce, realizzato nel 1766 da Nicolas Le Camus De Mezieres per ospitare il mercato granario e sormontato da una cupola con ossatura metallica, posta nel 1889, ad opera di Jean-François Bélanger, attualmente
Il Forum des Halles: il piano terzo.
sede della Borsa di Commercio per volere di Henri Blondel. L’enorme spazio in superficie è lasciato a verde con giardini organizzati intorno a percorsi pedonali.
La questione del modo in cui organizzare lo spazio compreso tra il Forum e la Borse du Commerce è stato, a partire dagli anni ’70, oggetto di grandi dibattiti e tutti i progetti di ristrutturazione in superficie sono stati rimessi in discussione, compresa la proposta di Jacques Chirac, allora sindaco di Parigi, per realizzare un grande auditorium. Nel 1979 viene anche indetto un concorso internazionale per la sistemazione del quartiere, ma l’esito non è determinante perché nessun progetto risulta vincitore. Tutte le proposte rimangono su carta e si decide che tale spazio dovrà essere lasciato a verde. Si deve arrivare alla metà degli anni ’80 per ottenere un progetto organico dell’organizzazione dei giardini rimasta invariata fino ai giorni nostri.
Nel periodo successivo agli interventi di sistemazione del quartiere, il Forum gode di ottima reputazione, risulta un’attrezzatura adeguata alle esigenze della cittadinanza e dei pendolari che transitano nella stazione della RER e diventa un forte polo attrattivo per i turisti. Da qualche anno a questa parte, però, questa zona di Parigi ha subito un forte degrado perché le attività
Il Forum des Halles: pianta schematica degli edifici di rilievo, degli accessi alla metropolitana e dei parcheggi.
contenute nella grande struttura sotterranea non sono riuscite a rendere vivibile sotto tutti i punti di vista questo quartiere che è generalmente considerato insicuro.
Nel marzo del 2003 il sindaco di Parigi, Bartrand Delanöe, ha indetto un concorso internazionale relativo alla riorganizzazione del quartiere con lo scopo di eliminare la delinquenza e restituire all’area il decoro che merita.
Gli obiettivi del concorso sono principalmente quelli di valorizzare lo spazio pubblico lasciato a verde, migliorare la rete dei trasporti soprattutto facilitandone l’accessibilità e la visibilità in superficie e rinnovare l’aspetto e la funzionalità del centro commerciale ripristinando un intimo rapporto con il quartiere e con i suoi abitanti.
Alla fase finale del concorso sono giunti quattro studi di architetti: i giovani olandesi del gruppo MVRDV, il francese Jean Nouvel, lo studio SEURA del francese David Mangin e quello di Rem Koolhaas.
A dicembre 2005, dopo una lunga attesa, il primo cittadino francese ha proclamato vincitore lo studio SEURA: rispetto alle altre proposte sicuramente più rivoluzionarie, il progetto risulta meno costoso, più equilibrato e soprattutto più gestibile da parte della città perché non richiede la chiusura della stazione della RER e della metropolitana.
E’ sembrato importante citare brevemente gli eventi che hanno scandito l’evoluzione del quartiere delle Halles fino ai giorni nostri per far capire quanto questa area sia un fulcro di Parigi e quanto sia complesso intervenire in zone così radicate nel tessuto urbano della città. Quello però che interessa ai fini di questo studio è la presenza della struttura commerciale sotterranea realizzata intorno alla piazza interrata, scoperta e aperta all’esterno perché questa soluzione viene presa come riferimento per il progetto da realizzarsi sotto piazza Buontalenti.
Se l’intervento parigino ha come punto di forza e di attrazione la presenza della stazione ferroviaria e della metropolitana, quello labronico trova questi espedienti nell’edificio del Mercato Centrale e nella valorizzazione delle comunicazioni fluviali attraverso i canali della città. Ripristinando, infatti, il collegamento tra la piazza sotterranea ed il fosso Reale attraverso il piano delle
cantine del mercato, chi giunge dalla via d’acqua è attratto dal centro commerciale e chi si trova al suo interno può essere incuriosito da un tour della città sul battello. In questo modo, quindi, le due attività si sostengono e si attraggono vicendevolmente.
L’esempio del Forum des Halles vuole, inoltre, dimostrare che per quanto in prima battuta possa essere commercialmente poco efficace la disposizione di negozi nel sottosuolo, in realtà questo tipo di strutture hanno molto successo, se ovviamente ben mantenute dal più probabile degrado sociale dovuto alla loro collocazione più nascosta rispetto a ciò che viene costruito in superficie.
In Francia, come in tutti gli altri paesi del Nord Europa, la cultura e l’abitudine di frequentare centri commerciali è sicuramente più radicata e più antica che in Italia. Questo è dovuto principalmente alle condizioni climatiche: la pioggia ed il freddo pungente spingono i cittadini verso grandi strutture commerciali all’interno delle quali possono trovare qualunque genere di prodotti.
Il Forum des Halles ha avuto, infatti, molto successo perché contiene attività commerciali diversificate ed i servizi più disparati consentendo all’utente, una volta terminati gli acquisti, di non dovere neanche uscire in superficie per raggiungere i mezzi pubblici.
Inoltre le parti che si affacciano sulla corte centrale sono comunque separate dall’esterno mediante vetrate curvilinee, in modo da garantire l’illuminazione ma proteggere dagli agenti atmosferici. Queste strutture hanno anche un valore architettonico e formale che permette loro di diventare il simbolo del quartiere e, anche se al giorno d’oggi possono sembrare superate, nel periodo in cui sono state realizzate erano all’avanguardia per la loro tecnologia e per il loro aspetto.
In Italia, e soprattutto a Livorno, la cultura del centro commerciale è meno diffusa ed è anche per questo motivo che la soluzione di realizzare un solo piano di attività commerciali è risultata vincente su quella di costruirne due, come vedremo nel paragrafo successivo. Inoltre le condizioni climatiche consentono di poter vivere all’esterno anche nel periodo invernale, tanto che l’attuale mercato quotidiano in piazza Buontalenti è all’aperto e non ha alcuna protezione contro gli agenti atmosferici. Il primo livello interrato, grazie a queste caratteristiche, è stato pensato molto aperto ed in stretta relazione con la piazza sovrastante in modo che le aperture sull’esterno non fossero soltanto pozzi di luce ma anche di aerazione.
4.2. LONDRA – IL COVENT GARDEN
Nel periodo sassone l’area del Covent Garden, fino allo Strand, ospita un insediamento noto come Ludenwic; minacciato dalle incursioni vichinghe, il piccolo villaggio è trasferito all’interno della cinta muraria lasciando, quindi, un’estensione desolata principalmente utilizzata a scopi agricoli. Durante il Medioevo la zona è occupata dall’orto di un convento che fornisce i prodotti alla Westminster Abbey e soltanto nel XVI secolo i terreni vengono acquistati da Enrico VIII che li concede al primo conte di Bedford, John Russell.
Da questo momento molti sono stati gli interventi per potenziare lo sviluppo del luogo e per renderlo un elegante quartiere residenziale. Intorno al
1630 Inigo Jones, il più noto architetto inglese dell’epoca, realizza in questa zona la chiesa di St. Paul in stile palladiano e la prima square inglese, ispirandosi alla Place des Voges parigina ed all’antica piazza Grande di Livorno. La piazza seicentesca di forma quadrata, della quale oggi non rimane più traccia, aveva il punto focale sul lato ovest, in cui era collocata la chiesa, ed aveva al centro un giardino. Sui lati nord ed est la continuità del porticato, realizzato intorno alla piazza per creare un percorso protetto dalle intemperie, veniva interrotta soltanto nel tratto centrale in cui passava la strada. Sul lato sud la piazza confinava con il muro di recinzione del parco dei Bedford ed era qui che inizialmente si svolgeva il mercato, poi spostato al centro.
I banchi di vendita dei commercianti di frutta e verdura divengono gradualmente elementi stabili della piazza e, nel 1670, il conte di Bedford ottiene la licenza per esercitare il mercato in sede fissa poiché Carlo II riconosce le potenzialità di una tale struttura da collocare tra la City e Westminster.
Nel XIX secolo la crescente domanda commerciale impone la realizzazione di un vero e proprio mercato: nel 1833 Charles Fowler progetta una struttura in ferro al centro della piazza per trovare una sistemazione alle numerose attività commerciali. Nel 1872 la costruzione è dotata di una
copertura in vetro e lo spazio disponibile per gli scambi si allarga, diramandosi anche nelle strade vicine. Questo intervento ed altre ricostruzioni di edifici distrutti da incendi, cambiano completamente l’aspetto della piazza realizzata da Inigo Jones, nonostante il tentativo dell’architetto Henry Clutton di riproporre nei nuovi palazzi il carattere architettonico originale.
Nel 1966 si prevede il trasferimento del mercato all’ingrosso, diventato il più grande d’Inghilterra, nella nuova sede realizzata a Nine Elms a Vauxhall ed
L’esterno del mercato di Fowler.
il Supremo Consiglio di Londra, con la collaborazione del Dipartimento dell’Ambiente, propone un piano urbanistico per rendere l’area un polo attrattivo per i turisti, ricco di ristoranti, caffè e bancarelle. Una campagna popolare si muove per preservare il quartiere da sventramenti distruttivi e per adattare le costruzioni esistenti alle nuove esigenze. Più di 250 edifici vengono dichiarati beni storici ed artistici e l’intero processo di intervento avviene in collaborazione con i gruppi di interesse locale. E’ in questo contesto che tra il 1975 ed il 1980 si restaura il mercato ottocentesco per adibirlo a centro commerciale.
I lavori, diretti dagli architetti Norman Harrison, Tim Bidwell e Darryl Fowler, si suddividono in tre fasi principali: la prima consiste nello spogliare parzialmente il fabbricato per rimuovere le appendici inutili e dare inizio al restauro, la seconda riguarda il recupero delle coperture in ferro e la terza, la più complessa, è relativa alla riconversione della struttura, alla costruzione di due corti ed all’installazione dei nuovi servizi.
Nella prima fase si elimina un basso tetto in ferro e vetro nella parte ovest dell’edificio, si rimuovono le gabbie metalliche dai due saloni donando un senso di spaziosità all’ambiente e rivelando le caratteristiche di qualità dei pavimenti. Sulla terrazza ad est si demoliscono gli uffici, si consolidano le parti di balaustra fatiscenti e si ripuliscono le colonne in granito che la sostengono. Infine si restaurano completamente i due padiglioni posti ad est per dare una dimostrazione in anteprima di quale sarebbe stato il risultato dei lavori.
La seconda fase è più breve e semplice del previsto perché fino a quando i tetti non sono stati ispezionati accuratamente non si può stimare con esattezza la portata dell’intervento. Si scopre così che le coperture si sono conservate in modo straordinario e che i lavori di riparazione consistono soltanto nella sostituzione delle vetrate e nella rimozione delle ventiquattro mani di vernice per riportare alla luce l’originario colore blu brillante.
Le prime due fasi del restauro sono ben visibili perfino da coloro che gettano anche solo un’occhiata al di sopra della recinzione del cantiere ed il
condizioni degli oltre 700 spazi in essa contenuti ed i segreti che erano stati nascosti dalle incrostazioni e dalla sporcizia. Quanto più si procede nel portare alla luce la bellezza della struttura, tanto più diventano numerosi gli interventi da programmare per arrivare ad un livello accettabile di sicurezza e, quindi, le spese da sostenere per completare il restauro.
Gli interventi che erano stati progettati nella fase preliminare ed i finanziamenti disponibili risultano insufficienti per portare a termine i lavori nelle modalità previste. Si prospettano due alternative: terminare i lavori più importanti e necessari alla riapertura del mercato per rinviare a tempi migliori gli interventi secondari oppure accelerare il restauro per fronteggiare l’inflazione galoppante. Nessuna delle due soluzioni sembra percorribile: la prima per l’opposizione dei commercianti ad aprire temporaneamente a lavori non ultimati, la seconda per l’insufficienza dei finanziamenti. Il Consiglio del Covent Garden, oppresso tra la spesa in aumento ed il forte desiderio di vedere felicemente completata l’opera di restauro, decide per quello che probabilmente è stato il compromesso più soddisfacente: i lavori sarebbero andati avanti come programmati rinunciando, però, ad alcuni dettagli come la fontana sulla terrazza ad est e la sabbiatura delle pareti del piano terra.
La terza fase, dopo una prima battuta d’arresto iniziale, dura circa tre anni e si conclude nella primavera del 1980. La descrizione dei lavori realizzati in questo periodo è molto difficile data la vastità e la molteplicità degli interventi e, soprattutto, per la loro non tradizionale consequenzialità. Infatti la smania di portare a termine il restauro provoca la contemporaneità e talvolta l’inversione di attività che solitamente si susseguono: ne è un esempio la sistemazione delle opere murarie e di copertura che viene condotta insieme alla ristrutturazione delle stanze al primo piano ed all’installazione dei servizi.
Tra i lavori più importanti vi è la rimozione del pavimento, lo scavo delle volte di fondazione, con le macerie delle quali si riempie il pozzo posto al di sotto della Central Avenue, ed il rinforzo delle parti terminali delle volte con pilastrini in mattoni ed archi in cemento. Inoltre si realizzano, con gradini provenienti da York, le scale su entrambi i lati del camminamento centrale che
separa le due corti, si installano gli zoccoli di granito sulle facciate e si fissano le ringhiere in ferro lungo il perimetro delle corti.
Infine per trasformare ed adeguare il fabbricato è necessario rinnovare completamente tutti i principali servizi, operazione che si è dimostrata più complicata del previsto perché gli originali impianti erano collocati al di sotto dell’edificio ed all’interno dei setti murari. E’ installato un nuovo sistema di fognature ed allestito un nuovo impianto elettrico. Nell’estremità della corte inferiore è collocata una cabina di trasformazione ed i locali del primo piano sono dotati di un impianto di riscaldamento a gas.
Nelle opere eseguite a Covent Garden si raggiunge la massima espressione dell’idea convenzionale di restauro e, nel contempo, di miglioramento del fabbricato esistente perché il vecchio è sostituito con il nuovo solo dove è strettamente necessario. Inoltre con il passare del tempo è impossibile riconoscere a prima vista ciò che è originale e ciò che, invece, è
stato aggiunto successivamente. Questo aspetto, però, non si riscontra nelle facciate dei negozi perché, sebbene siano state restaurate con l’intenzione di riproporre l’originario linguaggio di Fowler, risultano troppo appariscenti a causa, spesso, della troppa libertà concessa agli esercenti per apportare modifiche personali.
Attualmente il mercato di Fowler ospita uno dei centri commerciali più famosi di Londra: al centro, nelle due corti, vi sono caffè, bar e ristoranti, mentre al primo piano si trova una miriade di piccoli negozi che vendono abiti di moda, libri, giocattoli, oggetti d’arte e di artigianato. Questa struttura è, inoltre, inserita nel contesto della piazza sulla quale si affacciano la Jubilee Hall, costruita nel 1903, in cui è allestito un mercato di abbigliamento e di anticaglie, le Bedford Chambers sul lato nord, la chiesta di St. Paul e il Royal Opera House. Questo scenario è infine completato da saltimbanchi di ogni genere, giocolieri,
clown, acrobati, musicisti ed artisti di strada che intrattengono la folla di turisti quotidianamente ospiti di questo quartiere di Londra.
L’esempio inglese della riqualificazione del Covent Garden si vuole prendere come riferimento per gli interventi che devono essere apportati al Mercato delle Vettovaglie di Livorno ed al suo contesto circostante. Al di là degli specifici interventi di restauro, che sono diversi a seconda delle condizioni della struttura da recuperare, quello che sembra opportuno valutare è l’approccio con cui si è gestita l’operazione di riqualificazione. In primo luogo la cooperazione di enti pubblici e di gruppi di interesse locale è una felice soluzione affinché il risultato dell’intervento soddisfi sia le esigenze dalla Pubblica Amministrazione, sia quelle degli esercenti e degli abitanti del quartiere.
Inoltre, come a Londra, anche il restauro del Mercato Centrale, attualmente in corso, è stato suddiviso in fasi programmatiche ed il termine dei
Pesce, al quale seguiranno quello del salone delle Gabbrigiane e del salone Centrale. Sono stati, inoltre, condotti studi specifici sulle capriate in ferro al fine di valutare le loro condizioni e l’eventuale possibilità di caricarle ulteriormente per realizzare un piccolo soppalco all’altezza del ballatoio esterno in copertura.
Le differenze principali dall’esempio inglese sono dovute al fatto che il mercato di Covent Garden era originariamente all’ingrosso e deve trasformarsi in centro commerciale, mentre a Livorno la fabbrica nasce per il commercio al dettaglio e tale rimarrà anche a seguito dell’intervento. Per questo motivo se a Londra le operazioni sono state eseguite ad attività chiuse e soltanto dopo che i commercianti sono stati trasferiti a Nine Elms, a Livorno i lavori procedono lasciando il Mercato Centrale aperto al pubblico, in modo da non interrompere il normale svolgimento delle attività commerciali. Soltanto temporaneamente i rivenditori del pesce sono stati spostati nella vicina via del Cardinale per completare la ristrutturazione del salone.
Infine, analizzando il quartiere inglese di Covent Garden, si nota come un forte polo attrattivo turistico necessiti di spazi destinati alla sosta delle persone ed al loro intrattenimento. E’ proprio con questo scopo che viene pensato l’anfiteatro, posto al centro di piazza Buontalenti, che vuole essere, oltre che un collegamento visivo tra la superficie e le attività collocate nel sottosuolo, un luogo di incontro per i residenti del quartiere e di sosta ed di intrattenimento per i turisti.
4.3. ALTRI ESEMPI DI RIFERIMENTO
Se le Halles parigine ed il Covent Garden londinese sono stati di esempio per le caratteristiche commerciali del quartiere e per le strutture in esso contenute, i progetti presentati adesso saranno di riferimento per altre peculiarità che non sono strettamente legate all’aspetto commerciale. Il primo progetto è relativo ad un parcheggio sotterraneo e vuole essere utile riferimento per le sue caratteristiche funzionali, il secondo, invece, è un
complesso residenziale che fornisce spunti di riflessione sull’aspetto visivo ed architettonico dell’organizzazione degli spazi aperti.
Il progetto del parcheggio sotterraneo del Campus Novartis, opera dello studio inglese Foreign Office Architects realizzato a partire dal 2003 a Basilea, nasce da una riflessione sullo stato attuale della biotecnologia nel contesto della cultura contemporanea. La Novartis è, infatti, un’azienda impegnata nella biotecnologia, nello studio della natura e della sua manipolazione e nel campo delle conoscenze a cavallo tra naturale e artificiale. Nella proposta si è cercato di combinare le due componenti: il parco ed il parcheggio, riflettendo sul modo in cui i processi artificiali e naturali possano essere fonte di nuove forme di sviluppo e di reciproco miglioramento.
Anziché collocare un pittoresco parco al di sopra di un tradizionale parcheggio sotterraneo, si è voluto produrre uno spazio composto, chiamato “parco denso”, in cui i due sistemi si potenziano a vicenda sfruttando le proprie caratteristiche. Lo scopo è quello di stabilire una continuità paesaggistica tra il giardino Novartis ed il verde pubblico che lo circonderà successivamente, cioè intendere il parco Novartis come un’estensione visiva delle future aree verdi di Voltastrasse.
Al fine di produrre questa continuità visiva, assicurando al contempo il controllo richiesto dalle specifiche di progetto, il bordo del parcheggio è diventato una specie di trincea per introdurre una discontinuità fisica tra le due superfici senza interrompere la continuità visiva. Questa trincea assolve non solo la funzione di limite di sicurezza, ma permette sia l’aerazione periferica, sia la possibilità di ottenere le uscite di emergenza, riducendo i requisiti tecnici per l’aerazione del sotterraneo.
Ne risulta una struttura alveolare, tanto in pianta che in sezione, che obbedisce alle caratteristiche geometriche del paesaggio: le bande curvano sia in pianta per consentire la penetrazione del parco nella struttura, sia in sezione, in alto o in basso di circa 1,5 m, per produrre una continuità tra il parco e i due livelli del parcheggio. Lo spazio del “parco denso” si configura, quindi, come un alveare tridimensionale.
Al di là dell’intimo rapporto tra parcheggio e natura che si vuole creare in questo progetto, caratteristica estranea alla proposta in oggetto per piazza Buontalenti, si vuole prendere come spunto progettuale la possibilità di realizzare in superficie aperture e forme legate alle funzioni sottostanti. Tali aperture avranno sia uno scopo funzionale relativo all’aerazione ed all’illuminazione naturale dei piani sotterranei, sia una valenza estetica per modellare le forme della piazza. I corpi sporgenti, invece, saranno un chiaro riferimento per far capire al visitatore la presenza di attività sotterranee e, quindi, suscitarne la curiosità.
L’altro progetto che viene preso a riferimento per l’organizzazione della piazza e per il suo aspetto architettonico è quello del quartiere residenziale Shinonome Canal Court a Tokyo. Questa zona della città, situata a 5 km dal centro della capitale, nel distretto di Koto-Ku, è destinata ad accogliere un nuovo isolato urbano costituito da sei blocchi residenziali, ciascuno realizzato da un diverso progettista. Gli studi di architettura che hanno contribuito a questo progetto sono Riken Yamamoto & Field Shop, Toyo Ito & Associates, Yama Architects & Partners, Kengo Kuma & Associates, ADH Architects and Workstation ed i tre architetti Makoto Motokura, Keisuke Yamamoto e Keiji Hori. Il disegno del paesaggio urbano è stato curato dallo Studio On Site ed è la parte del progetto che più interessa.
I blocchi residenziali sono collegati da una sinuosa strada a forma di S, a carattere pedonale e commerciale che attraversa l’isolato per tutta la sua lunghezza da est ad ovest. Il viale, largo 10 m, è costeggiato da negozi e da altri luoghi pubblici e rappresenta essenzialmente uno spazio vuoto pronto a ricevere senso dalle attività che su di esso sorgeranno e da altri spazi urbani di arricchimento. Questo percorso è, infatti, completato dalla presenza di sei piazze, tre alberate e tre “a vista”, che si estendono oltre i confini dell’intervento fino a raggiungere, da un lato, il parco pubblico ed il canale Tatsumi e dall’altro la Harumi, strada principale dell’area metropolitana di Tokyo.
Il viale ad S e le piazze definiscono il carattere unitario del complesso, ma sei corti interne, ciascuna con una diversa funzione, danno originalità alle varie zone dell’isolato. Queste corti sono, infatti, collocate ad un piano inferiore rispetto ai percorsi principali ed hanno caratteristiche architettoniche specifiche relative alla funzione da accogliere. Sono ambienti protetti e intimi, in cui il residente può trovare spazi per la lettura e per il relax o lasciare i bambini giocare senza pericoli. Le finiture delle corti ed il loro stretto legame con il livello superiore dei percorsi, talvolta anche sospesi, sono gli aspetti che più hanno influito sulla progettazione della nuova piazza Buontalenti, perché forniscono un ottimo esempio dell’articolazione urbana su due livelli.
Una zona di Shinonome Canal Court (Tokyo).