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PRIMAVERA marzo 2011

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Academic year: 2022

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Comune di Monforte d’Alba

Terre del Barolo

Via Alba-Barolo, 5 - 12060 Castiglione Falletto (Cn) tel. +39 0173 262053 - fax +39 0173 262749 tdb@terredelbarolo.com - www.terredelbarolo.com

PRIMAVERA | 18 - 20 marzo 2011

Auditorium della Fondazione Bottari Lattes via Marconi, 16

Monforte d’Alba (CN)

F E S T I V A L I N T E R N A Z I O N A L E D I M U S I C A D A C A M E R A M O N F O R T E D ’ A L B A - C U N E O

Agriturismo Torricella

Località Sant’Anna, 98 - 12065 Monforte d’Alba (Cn) tel. +39 0173 78327

info@latorricella.eu - www.latorricella.eu AV - Acustica e design

Stradale Piedelmonte, 10/F - 12050 Guarene (Cn) tel. 348 8706490

germanocava@alice.it

Nicola Campogrande | direttore artistico

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venerdì

18 marzo

ore 21

Ramin Bahrami

pianoforte

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

Dalla Sonata n. 3 per violino solo BWV 1005 Adagio in sol maggiore BWV 968

(Trascrizione autografa)

Le tre Sonate e Partite BWV 1001-1006 di Bach, completate nel 1720, sono composte seguendo lo schema della sonata da chie- sa italiana, le cui origini risalgono alla pratica liturgica di eseguire interludi strumentali durante la Messa. Successivamente, divenuta popolare anche al di fuori dei luoghi di culto, la sonata da chiesa ha assunto una forma codificata in quattro movimenti, disposti secondo lo schema lento-veloce-lento-veloce.

La pratica di modificare l’organico strumentale di musica già compo- sta era molto comune, sia a partire da opere altrui sia dalle proprie, come dimostra l’Adagio che ascoltiamo quest’oggi: nato per violino e trascritto per clavicembalo, diventa un’opera autonoma, registrata con un numero di catalogo ad hoc.

Partita n. 6 in mi minore BWV 830 Toccata

Allemande Corrente Air Sarabande Tempo di gavotta Gigue

Nel corso della sua vita Bach scrisse un numero sterminato di pagi- ne dedicate agli strumenti a tastiera (di cui egli stesso era uno dei maggiori virtuosi del tempo). Tra questi spiccano i quattro volumi pubblicati con il titolo di Klavierübung, che si aprono con una rac- colta di sei Partite pubblicate tra il 1726 e il 1731 (seguite da nume- rosi altri lavori, tra i quali le famose Variazioni Goldberg).

Il tedesco Bach utilizza la parola italiana «partita» derivandola dal verbo «partire» nel senso di «dividere», «ripartire»: le Partite sono dunque delle successioni di pezzi diversi, ciascuno ben caratterizza- to, ciò che talvolta viene anche detto suite. Le Partite di Bach sono infatti costruite attorno alle danze della suite francese – Allemande, Courante, Sarabande e Gigue – con l’aggiunta di brevi inserti mu-

sicali in forme differenti, come il movimento d’esordio: nella Partita n. 6 si tratta di una Toccata, forma musicale che suggerisce i brani a carattere improvvisativo composti per strumento a tastiera.

Luciano Berio (1925-2003)

Da Six encores per pianoforte Wasserklavier

I Six Encores sono sei brevi pezzi, composti da Luciano Berio tra il 1965 e il 1990, caratterizzati da forma aforistica e solo apparente- mente disimpegnata.

I primi quattro Encores sono dedicati ai quattro elementi: acqua, aria, terra, fuoco. Tra questi Wasserklavier (Pianoforte acquatico), del 1965, indaga gli aspetti simbolici e le suggestioni che possono essere legate al concetto di acqua, specie in relazione agli strati

“sommersi” della memoria: di qui l’utilizzo di materiale armonico derivato dall’Improvviso n. 1 op. 142 di Schubert e dall’Intermezzo n. 2 op. 117 di Brahms.

Il risultato è di toccante nostalgia, anche grazie a un attento e origi- nale studio sul timbro dello strumento, di cui si rievocano con gran- de maestria e originalità alcuni tratti salienti (in particolare derivati dal pianismo di Chopin, Debussy e Skrjabin).

Johannes Brahms (1833-1897)

Sei pezzi per pianoforte op. 118

n. 1. Intermezzo in la minore. Allegro non assai, ma molto appassionato

n. 2. Intermezzo in la maggiore. Andante teneramente n. 3. Ballade in sol minore. Allegro energico

n. 4. Intermezzo in fa minore. Allegretto un poco agitato n. 5. Romance in fa maggiore. Andante

n. 6. Intermezzo in mi bemolle minore. Andante, largo e mesto Completata nel 1893 e dedicata a Clara Schumann (la vedova del compositore), la raccolta op. 118 è stata una degli ultimi lavori pia- nistici ad essere composti e pubblicati durante la vita del loro autore e risente di un’attitudine più introspettiva rispetto alle pagine pia- nistiche precedenti, che sono maggiormente votate al virtuosismo.

La raccolta comprende quattro Intermezzi, una Ballata e una Ro- manza ma, indipendentemente dalle denominazioni, si tratta di pezzi molto simili, costruiti su una forma ternaria ABA comune a molti brani di carattere, ai Lieder, così come a brani sinfonici di più ampie proporzioni scritti nel secondo Ottocento.

Per la verità queste forme piuttosto convenzionali hanno spesso costituito (come in questo caso) l’opportunità per il compositore di sperimentare e mettere in gioco il proprio stile e il proprio gusto, creando un vero e proprio diario musicale.

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sabato

19 marzo

ore 21

Gli Archi dell’Orchestra Filarmonica di Torino Sergio Lamberto

maestro concertatore

Ramin Bahrami

pianoforte

Régis Campo

Energy/Fly, per orchestra prima esecuzione assoluta

Energy/Fly è la nuova versione, per orchestra d’archi, del quarto Quartetto d’archi del compositore francese Régis Campo, che è sta- to eseguito per la prima volta a Yokohama nel giugno 2010.

Si tratta di un movimento dalla struttura molto semplice ma molto energico, basato su un materiale tematico diatonico e quasi ele- mentare. L’autore lo ha dedicato al suo amico compositore giappo- nese Masakazu Natsuda.

Questa nuova veste del brano è stata realizzata appositamente per Cambi di stagione.

Johann Sebastian Bach (1685–1750)

Concerto in re maggiore per clavicembalo e archi BWV 1054 (Trascrizione del Concerto per violino BWV 1042)

- Adagio Allegro

Il Concerto in re maggiore per clavicembalo e archi BWV 1054 è una trascrizione ad opera dello stesso Bach del Concerto per violino BWV 1042, trasposto un tono più in basso e adattato al nuovo solista.

Il modello italiano è particolarmente esplicito fin dal primo movimen- to, che presenta elementi di stampo vivaldiano: la costante contrap- posizione tra “solo” e “tutti”, le tipiche progressioni “a terrazza” e i giochi di “forte” e “piano”. Peculiare di Bach è invece la complessità contrappuntistica, generata a partire da una semplice figura ascen- dente di tre note. Il tempo centrale – uno dei più ampi ed elaborati Adagio composti da Johann Sebastian – ha una struttura dialogica, dove la melodia del violino si contrappone a un disegno ostina- to del basso. L’Allegro finale, breve movimento in tempo ternario, sfrutta l’elemento ritmico e dinamico accennando a qualche mo- venza di danza.

Dal Clavicembalo ben temperato, Libro I:

Preludio e fuga n. 4 in do diesis minore BWV 873 Preludio e fuga n. 24 in si minore BWV 893

Trascrizione per orchestra d’archi di David Del Puerto

Nell’affrontare i lavoro di trascrizione della musica di Bach per or- chestra d’archi ho deciso di scegliere due dei lavori più famosi del Maestro: la quarta e la ventiquattresima composizione del Libro I del Clavicembalo ben temperato.

La mia intenzione è stata quella di tradurre la musica tastieristica di Bach per gli archi sbarazzandomi di effetti, tecniche, fantasie e procedure relative all’orchestra moderna. Ho evitato qualunque tentativo di ricostruire una scrittura per archi storicamente plausi- bile, cercando di scrivere liberamente ciò che considero stupendo per un’orchestra d’archi e utile per la musica in ogni momento.

Per esempio ho evitato lunghe frasi legate, perché questa proce- dura non è per niente utile a comprendere la struttura dei “mat- toni” – brevi elementi tematici – con i quali Bach costruisce il suo contrappunto. Per lo stesso motivo ho utilizzato con molta cura le dinamiche. In alcuni passaggi ho adoperato il pizzicato, talvolta doppiando altre voci, come unico “effetto speciale” coloristico. Ma è per l’appunto un colore che può anche essere associato al ‘re- gistro del liuto’ del clavicembalo, pertanto penso che non sia una sonorità fuori luogo.

In ogni caso molte delle soluzione adottate dipendono esclusiva- mente dal mio gusto e sicuramente non tutti penseranno che siano le migliori! (In un certo senso, ci si deve assumere il rischio, come quando si compone musica propria…).

David Del Puerto Concerto in la maggiore per clavicembalo e archi BWV 1055

Allegro Larghetto

Allegro ma non tanto

Il Collegium Musicum di Lipsia, una società di studi musicali di cui Bach fu direttore dal 1729 al 1741, si esibiva spesso in concerti pre- so il centrale Caffè Zimmermann. Per queste occasioni Bach ideò il concerto per clavicembalo (all’epoca una novità) che incontrò subi- to il favore del pubblico.

Oberato dagli impegni, per risparmiare tempo Bach non compose i concerti per clavicembalo ex novo, ma arrangiò brani già esistenti, tra i quali pagine per violino, oboe o flauto e orchestra. Tutti questi concerti, ad eccezione del BWV 1050, derivano infatti da pezzi pre- cedentemente esistenti, scritti in larga parte durante il periodo tra- scorso a Köthen (1717-1723). Nella maggior parte dei casi i brani originari sono andati perduti e solo la trascrizione per clavicembalo è giunta fino a noi.

Il fatto che si tratti di trascrizioni tuttavia non deve far pensare a opere minori: Bach lavorò con estrema meticolosità alle parti soli- stiche, che sono tanto raffinate da rendere le trascrizioni per clavi- cembalo delle vere e proprie reinterpretazioni dei concerti originali, non per niente inserite in catalogo con un nuovo numero d’opera.

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domenica

20 marzo

ore 12

Floraleda Sacchi

arpa

Lou Silver Harrison (1917-2003) Da Music for Harp Jahla

Avalokiteshvara

Music for Harp di Lou Harrison è una raccolta di sette brevi pezzi per arpa composti nell’arco di 25 anni, che hanno come fonte di ispirazione sia i modi melodici provenienti da diversi paesi sia il rife- rimento ad amici e colleghi del compositore.

Composto nel 1972, Jahla è in modo misolidio ed è stato scrit- to “in forma di ductia (una forma musicale medievale n.d.r.) per omaggiare Leopold Stokowski in occasione del suo novantesimo compleanno”.

Avalokiteshvara, composto nel 1964, prende il nome dal Buddha della compassione, che promise di salvare tutti gli esseri. Il pezzo è composto utilizzando il modo coreano chiamato “L’incantevole”.

Philip Glass (1937)

Metamorphosis 1 (Moderate) Metamorphosis 2 (Flowing) Metamorphosis 3 (Moderately Fast)

Ispirato al romanzo Le metamorfosi di Franz Kafka, Metamorphosis (1988) è un ciclo di brani brevi ma emotivamente coinvolgenti, dal fascino ipnotico e vagamente inquietante, realizzati mescolando elementi musicali minimali in modo da formare un insieme in conti- nuo mutamento attraverso gesti quasi impercettibili.

Pierdomenico Paradisi (1707-1791)

Dalla Sonata VI in la maggiore per gravicembalo Allegro (Toccata per arpa sola)

Trascrizione di Floraleda Sacchi

Autore di concerti per organo o clavicembalo, pezzi per clavicemba- lo, arie e cantate, attualmente Pierdomenico Paradisi è famoso per la sua produzione clavicembalistica, il cui stile fu influenzato dall’opera di Alessandro e Domenico Scarlatti. Celebri sono soprattutto le 12

Sonate per gravicembalo, e in particolare l’Allegro dalla Sonata n. 6, conosciuto anche come Toccata per arpa sola, comunemente iden- tificato come uno dei brani di sottofondo dell’Intervallo della Rai.

Enrique Granados (1867-1916)

Da Danzas Españolas op. 37 n. 2 Oriental

n. 5 Andaluza (Playera)

Trascrizione di Floraleda Sacchi

Scritte per pianoforte tra il 1887 e il 1889 a Parigi, le 12 Danze spagnole vennero completate a Barcellona l’anno seguente.

A dispetto del loro “sapore popolare”, per la loro composizione Granados non ha utilizzato (se non di rado) citazioni di temi popo- lari originari, scegliendo piuttosto di “metabolizzare” i tratti salienti della musica spagnola all’interno del suo stile musicale personale.

Isaac Albéniz (1860-1909)

Da Suite Española op. 47 n. 5 Asturias (Leyenda) n. 8 Cuba (Notturno)

Arrangiamento di Floraleda Sacchi

La Suite española op. 47 è una raccolta costituita da lavori com- posti nel 1886 e riuniti l’anno seguente in onore della regina di Spagna. Come tipico della produzione di Albéniz, i brani descrivono diverse regioni spagnole e i loro rispettivi stili musicali, collocando- si nel solco della corrente musicale nazionalista e virtuosistica del Romanticismo.

Claudia Montero (1971)

Evocaciones

En algùn lugar de Plaza Francia Buenos Aires bajo lluvia Buenos Aires despierta

Evocaciones per arpa è stato scritto nel 2010 per Floraleda Sacchi e si compone di tre movimenti. È musica semplice, ma profondamente emozionante e legata alla terra d’origine (l’Argentina) della composi- trice Claudia Montero e alla sua città (Buenos Aires), al cui ricordo fa riferimento il titolo del brano.

Il primo movimento è ispirato a Plaza Francia, dove le piace cam- minare a fine giornata. Il secondo è romantico e ritrae la città nella notte, quando sembra piangere sotto la pioggia. Il terzo movimen- to (Buenos Aires despierta) è un tango che rappresenta la città al risveglio, con la gente che corre al posto di lavoro.

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domenica

20 marzo

ore 17

Francesca Dego

violino

Francesca Leonardi

pianoforte

Ludwig van Beethoven (1770-1827)

Sonata n. 9 in la maggiore per violino e pianoforte op. 47 “a Kreutzer”

Adagio sostenuto - Presto Andante con variazioni Presto

La Sonata in la maggiore op. 47 “a Kreutzer” fu composta in origi- ne da Beethoven per il violinista inglese George Bridgetower, che la eseguì per la prima volta a Vienna, con l’autore al pianoforte, probabilmente il 24 maggio 1803. In seguito, a causa di uno screzio tra Beethoven e Bridgetower, essa fu dedicata a un altro violinista, il francese Rodolphe Kreutzer, il quale peraltro non mostrò mai al- cun interesse per quest’opera, da lui giudicata “oltraggiosamente incomprensibile”.

Con la Sonata “a Kreutzer” Beethoven apporta una sostanziale in- novazione alla sonata per violino, superando il genere cameristico grazie alla scrittura in stile quasi concertistico. Sul frontespizio ori- ginale dell’edizione del 1805 era infatti specificato: “Sonata per pianoforte e un violino obbligato, scritta in uno stile concertante, quasi come di un concerto”.

Il carattere grandioso della Sonata è reso evidente dall’ampiezza senza precedenti dei tre movimenti. Il primo (Adagio sostenuto) è una impressionante introduzione lenta che sfocia in un rovente Presto. Il secondo tempo, Andante con variazioni, costituisce un momento di tranquillità tra l’agitazione del primo tempo e l’incal- zante aggressività del movimento conclusivo; qui il delicato tema è seguito da quattro variazioni e da un’ampia coda.

Conclude poi la Sonata un presto che in realtà è un adattamento del finale originario della Sonata in la maggiore op.30 n. 1, poi espunto da Beethoven. Giudicato spesso (ingiustamente) inappro- priato a tale composizione, questo brano è una impetuosa taran- tella, che si sviluppa come una sorta di moto perpetuo e concede ampio spazio all’esibizione della bravura di entrambi gli interpreti.

César Franck (1822-1890)

Sonata in la maggiore per violino e pianoforte Allegretto ben moderato

Allegro - Quasi lento - Tempo I (Allegro) 

Recitativo: fantasia (Ben moderato - Largamente - Molto vivace) Allegretto poco mosso

Composta nel 1886 e dedicata al violinista Eugène Ysaÿe, la Sonata in la maggiore per violino e pianoforte è probabilmente l’opera ca- meristica più equilibrata di César Franck, quella in cui il compositore meglio è riuscito a fondere due aspetti apparentemente inconci- liabili della sua personalità musicale: l’inventiva melodica calda e appassionata e il gusto per le architetture formali ampie e solide.

La Sonata si rivela infatti tanto godibile all’ascolto quanto impeccabi- le dal punto di vista strutturale; il ricorso stesso alla cosiddetta “for- ma ciclica” conferisce un tocco di originalità a questa pagina, che segue molto liberamente lo schema formale della sonata classica.

Il primo tempo presenta la consueta contrapposizione tra due temi, ma è del tutto privo di sviluppo e di ripresa, e ha piuttosto il caratte- re di una libera effusione lirica. Più incisivo e drammatico è invece il secondo tempo, un Allegro in forma sonata riccamente elaborato.

Nel terzo movimento viene inizialmente ripreso il motivo principale del primo movimento; mentre nel quarto e ultimo tempo, Allegret- to poco mosso, troviamo un’atmosfera festosa e serena.

L’esito artistico e l’importanza storica del lavoro appaiono tanto più notevoli se si considera che, fatti salvi i modelli tedeschi individua- bili in Beethoven e Schumann, nel 1886 la tradizione della sonata per violino e pianoforte conta in Francia solo un numero esiguo di antecedenti dovuti a Lalo, Fauré e Saint-Saëns.

L’immediata fortuna della Sonata di Franck è in qualche modo ri- flessa dal fatto di essere una delle composizioni ad aver ispirato Alla Ricerca del tempo perduto di Proust (alcuni commentatori ri- tengono che corrisponda alla sonata di Vinteuil di cui Proust scrive in Dalla parte di Swann).

(7)

Ramin Bahrami è ormai considerato uno tra i più interessanti in- terpreti bachiani viventi. Nel 2009 debutta con la Gewandhausor- chester di Lipsia, invitato da Riccardo Chailly a suonare due dei più celebri Concerti di Bach. Decca Universal (con la quale ha un contrat- to in esclusiva) pubblica Ramin Bahrami plays Bach e l’incisione delle Suite francesi, precedute dalle Variazioni Goldberg e dalle 7 Partite, pubblicate nel 2004 e nel 2005. Quello di Bahrami diventa un caso discografico: l’incisione dell’Arte della Fuga (del 2007) sale in testa alle classifiche raggiungendo numeri di vendita riservati ai dischi pop.

Il primo debutto importante di Bahrami in concerto è avvenuto nel 1998 al Teatro Bellini di Catania: il successo è tale che la città gli conferisce la cittadinanza onoraria. Seguono le esibizioni presso le maggiori istituzioni musicali d’Italia e, nel 2008, alla Wigmore Hall di Londra, dove riceve una calorosa accoglienza.

Nato a Teheran, dopo la rivoluzione politica del suo Paese Ramin Bahrami trova rifugio in Italia, dove ha studiato e si è diplomato in pianoforte con Piero Rattalino al Conservatorio di Milano. Ha appro- fondito gli studi all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda.

Frutto del lavoro appassionato e costante di Sergio Lamberto, pri- mo violino dell’Oft e animatore indiscusso della formazione, Gli Ar- chi dell’Orchestra Filarmonica di Torino hanno ormai raggiunto una meritata autonomia.

Senza venir meno al loro ruolo di cuore pulsante dell’intera orche- stra, quando si esibiscono in modo indipendente riflettono al me- glio lo spirito, il calore e l’intelligenza musicale del loro fondatore.

I solisti con i quali hanno collaborato, il pubblico e la critica ricono- scono nelle loro esecuzioni la fondamentale attenzione al dettaglio, ma anche l’allegria e la partecipazione emotiva che caratterizza ogni concerto, segno tangibile del piacere che ogni membro del gruppo prova nel fare musica.

Le esibizioni degli Archi dell’Orchestra Filarmonica di Torino sono so- stenute dalla Fondazione Crt e dalla Fondazione “Giovanni Goria”.

Sergio Lamberto è stato primo violino solista dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano e dell’Orchestra da Camera di Torino e dal 1991 ricopre lo stesso ruolo nell’Orchestra Filarmonica di Torino.

Nel 1987, insieme al pianista Giacomo Fuga e al violoncellista Dario Destefano (a cui è subentrato Umberto Clerici), ha fondato il Trio di Torino con il quale ha vinto il primo premio di musica da came- ra al Concorso Internazionale “Viotti” di Vercelli edizione 1990, il secondo premio all’International Chamber Music Competition del 1993 di Osaka e il secondo premio al Concorso Internazionale di Trapani del 1995.

Dal 1982 è docente di violino presso il Conservatorio di Torino.

Definita da molti critici “artista di eccezionale talento”, Floraleda Sacchi si è da sempre dedicata al repertorio solistico e alla musica da camera per arpa, cercando di sviluppare progetti originali e un personale modo di fare musica, grazie al quale si è affermata come una delle più interessanti e originali arpiste sulla scena internazionale.

Dal 2008 è l’unica arpista a incidere per Decca, editrice che ha pub- blicato Minimal Harp un progetto per arpa sola e (nel 2010) Harp Dances, dedicato a ritmi di danza di autori spagnoli. Tra le altre incisioni spiccano Harp Favorites, (Deutsche Grammphon), Sophia Corri, (2009, Tactus) e Chiaroscuro (2007, Amadeus Arte), dove Floraleda Sacchi presenta per la prima volta le sue composizioni.

Dopo spettacoli di successo come Viaggio sulla Luna e Parole Alate (con Moni Ovadia), ha recentemente collaborato con Ottavia Pic- colo per Donna non rieducabile oltre ad aver recitato per il cinema.

Tra il 1997 e il 2003 ha vinto l’eccezionale numero di 16 compe- tizioni internazionali. Le hanno dedicato brani originali numerosi compositori italiani e stranieri.

Direttore artistico del LakeComo Festival dal 2006, tiene master- class in Europa, Stati Uniti e Canada.

Francesca Dego è considerata dal pubblico e dalla critica fra le migliori interpreti italiane della nuova generazione. La sua carriera in rapida ascesa l’ha portata negli ultimi anni a esibirsi in Italia, Sta- ti Uniti, Messico, Argentina, Uruguay, Israele, Inghilterra, Irlanda, Germania e Svizzera.

Vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, nel 2008 Francesca è stata la prima violinista italiana a entrare in finale al Premio “Paganini” di Genova dal 1961, aggiudicandosi inoltre il premio speciale “Enrico Costa” riservato al più giovane finalista.

Diplomata con lode e menzione speciale al Conservatorio di Milano sotto la guida di Daniele Gay, si è poi perfezionata con Salvatore Accardo all’Accademia “Stauffer” di Cremona e all’Accademia Chi- giana di Siena, e con Itzhak Rashkovsky al Royal College of Music di Londra.

Francesca Dego suona un prezioso violino Giuseppe Guarneri del Gesú per gentile concessione della “Florian Leonhard Fine Violins”

di Londra.

Conseguiti a pieni voti i diplomi di primo e secondo livello al Con- servatorio di Milano, Francesca Leonardi ha proseguito la sua for- mazione pianistica e musicale frequentando il corso di composizio- ne e di musica vocale da camera. Attualmente si sta perfezionando presso l’Accademia Musicale di Pescara e presso il Royal College of Music di Londra, grazie a una borsa di studio del Gordon Calway Stone Memorial Award.

Fin da giovanissima si è segnalata in diversi concorsi pianistici nazio- nali e internazionali vincendo quattordici primi premi.

Svolge un’intensa attività concertistica in Italia, Regno Unito, Fran- cia, Svezia, Svizzera e Giappone, anche nel campo della musica da camera, collaborando con strumentisti e cantanti ed esibendosi re- golarmente con la violinista Francesca Dego. Con lei ha inciso due cd, pubblicati nel 2005 e nel 2006 dalla Sipario Dischi. Alcuni brani del secondo disco sono stati inseriti nella colonna sonora del nuo- vo film del pluripremiato regista americano Steven Kroschel, The Beautiful Truth, uscito nel 2008.

(Testi a cura di Laura Brucalassi)

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19 marzo-30 aprile 2011 Fondazione Bottari Lattes

Via Marconi, 16 - Monforte d’Alba (CN) tel. 0173 789282

Nudi d’autore:

fotografie di Fontana e Minkkinen

Il nudo femminile e maschile negli scatti di due fotografi che indagano sul rapporto tra l’uomo e il suo spazio

A cura di Valerio Tazzetti - Galleria d’Arte Photo&Contemporary di Torino

vernissage

sabato 19 marzo, ore 18

oraridiapertura

dal lunedì al venerdì orario 14.30-17 sabato e domenica orario 15.30-19.30 ingresso gratuito

perinformazioni

www.fondazionebottarilattes.it tel. +39 0173 789282 - 333 8685149 segreteria@fondazionebottarilattes.it

Il percorso espositivo propone quindici scatti di Fontana, realizzati dal’inizio degli anni Ottanta fino a metà degli anni Novanta, e quin- dici scatti di Minkkinen, eseguiti dagli anni Settanta ai giorni nostri, tutti rigorosamente su pellicola, che mettono a confronto il lavoro sul nudo di due autori presenti da quarant’anni sulla scena internaziona- le della fotografia creativa. Si tratta di istantanee scelte per lo spunto che offrono nell’esplorare il rapporto tra l’uomo e lo spazio che lo circonda, dove l’acqua è l’elemento dominante, vista come il simbolo di un ritorno alle origini, ma anche di vita, rinascita e purezza.

Franco Fontana è uno dei protagonisti assoluti della fotografia ita- liana dal dopoguerra: fotografo per Vogue e Time, ha esposto nelle gallerie più importanti di tutto il mondo.

Arno Rafael Minkkinen è noto soprattutto per gli scatti in bianco e nero dove il suo corpo, o parte di esso, interagisce con ambienti naturali, come foreste, laghi, fiumi, montagne, deserti.

Nei lavori dei due artisti predominano la teatralità del corpo, frutto di una messa in scena studiata nei dettagli, la semplicità visiva nel creare la composizione, la ricerca formale attenta al rapporto tra gli

elementi, l’attenzione alla luce e l’assenza di interventi in fase di svi- luppo del negativo.

Non sono però solamente i punti di contatto a prevalere. Il confronto tra i due artisti mette in luce soprattutto le diverse scelte stilistiche, tecniche e di rappresentazione. Le differenze emergono su diversi piani: dalla contrapposizione colore/bianco e nero a quella donna/

uomo passando per il contrasto elemento artificiale/elemento natu- rale. E così se in Fontana il colore è il mezzo espressivo privilegiato, Minkkinen si affida al bianco e nero che rende più plastici i corpi in completa fusione con gli elementi naturali. Là dove il fotografo ita- liano mette in scena il corpo femminile, capace di trasmettere gioia, vitalità ed erotismo senza mai cedere il passo alla volgarità, l’artista finlandese punta l’obiettivo sul nudo maschile, spesso il proprio, che si trasforma per tornare alle origini e diventare misura del mondo.

E ancora: mentre lo spazio ritratto da Fontana presenta sempre un elemento artificiale (un drappo, una piscina, ecc.) che esalta il nudo, l’ambiente proposto da Minkkinen è un paesaggio naturale non contaminato dagli artefatti dell’uomo, valorizzato dai chiaroscuri.

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