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Meditazione di Padre Giorgio Maria Faré CONDOTTA PER PASSARE SANTAMENTE LA QUARESIMA PADRE AVRILLON - PARTE 20

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Academic year: 2022

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Meditazione di Padre Giorgio Maria Faré

“CONDOTTA PER PASSARE SANTAMENTE LA QUARESIMA”

PADRE AVRILLON - PARTE 20

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Dal Vangelo secondo Luca [Lc 13,1-9]

Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo.

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 20 marzo 2022.

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XIII di San Luca, versetti 1-9.

Andiamo avanti con la lettura del libro di Padre Avrillon:

IIIDOMENICA -GIORNO DI PERSEVERANZA

“Non sapreste meglio cominciar questo giorno dedicato alla perseveranza, che coll’umiliarvi profondamente innanzi a Dio alla vista della vostra incostanza. Dimandategli perdono di tante risoluzioni e di tante promesse non mantenute: umiliatevi, disprezzatevi, per l’uso che avete di disprezzar le persone che nel mondo sono stimate stolte, incostanti ed infedeli verso gli uomini, riflettendo che questa debolezza è molto più biasimevole verso Dio. Con tutto il riflesso della vostra incostanza, non cessate per questo di far oggi le più forti risoluzioni di darvi a Dio senza riserva, di servirlo, d’amarlo, di fuggir il male e di praticare il bene sino all’ultimo punto di vostra vita, e di non lasciar passare alcun’ora del giorno senza rinnovare le vostre promesse e domandare a Dio la santa perseveranza”.

Purtroppo, è esperienza di molti di noi l’aver fatto promesse, risoluzioni, decisioni, e poi non averle mantenute.

«Mi riprometto in Quaresima che: …», e poi un po’ sì, un po’ no e un po’ no.

Peggio le promesse, peggio ancora se ci fossero di mezzo dei voti…

Ci andiamo a confessare, ci ripromettiamo di pregare di più, di pregare meglio, di pregare con più dedizione, ma poi…

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Noi diciamo che Gesù è il nostro amico, diciamo: «Gesù è mio amico…

Io sono amico di Gesù…», ma in realtà io oggi vi presento, vi annuncio uno degli amici più grandi che noi abbiamo, che è più grande di Gesù, che è un vero nostro amico, sapete come si chiama? Si chiama “Ivano”.

Ivano è il nostro grande amico, è l’amico per eccellenza, è uno degli amici per eccellenza, Ivano. Voi direte: «Ma Padre Giorgio, chi è Ivano?»

Ivano è il nostro amico, che tutte le sere, quasi o tutte le sere, o anche nei pomeriggi, ci accoglie nelle sue braccia, quando noi, senza colpo ferire, sveniamo sul divano di casa nostra. È il nostro amico: Ivano, il divano. Certo, perché il divano è quel luogo nel quale noi ci imbamboliamo, ci addormentiamo, ci assopiamo, sveniamo e la preghiera se ne va, e: «Gesù, Ti saluto».

Stiamo attenti a Ivano, stiamo lontani da Ivano, perché non perdona!

Quando incominciamo a metterci lì… eh sì…

Noi che tanto pretendiamo dagli uomini, noi che tanto vogliamo essere riconosciuti, osannati, noi che tanto vogliamo che gli uomini ci lodino appena facciamo qualcosa di buono, di valido, non abbiamo però lo stesso atteggiamento verso Dio, il quale per noi ha fatto tutto.

Pensate all’istituzione dell’Eucarestia, per esempio…

Pensate alla grazia della vita di tutti i giorni…

Ebbene, noi vogliamo che gli uomini ci riconoscano, se qualcosa di buono facciamo, ma noi col Signore non abbiamo lo stesso atteggiamento, non teniamo lo stesso comportamento.

Vogliamo la costanza somma da parte degli uomini, nei confronti di questa pseudo amicizia che pensiamo spesse volte di avere, ma la costanza, la perseveranza verso Dio, questa no, questa va anche bene non averla, per cui facciamo propositi di pregare e poi non li manteniamo, facciamo propositi di smettere con certi peccati e poi non li manteniamo, e via di seguito.

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L’incostanza…

Il Salmo cosa dice? Dice: “Detesto gli animi incostanti”, appunto…

Tutti noi detestiamo gli animi incostanti, non c’è nessuno di noi che non detesta un animo incostante e probabilmente detestiamo anche noi stessi, quando ci riscopriamo incostanti: incostanti nello studio, incostanti nel lavoro, incostanti negli affetti, incostanti nelle promesse.

Quindi, se questa incostanza, questa mancanza di risoluzione è grave verso gli altri, immaginiamoci verso Dio quanto è ancora più grave, proprio perché è Dio.

È strano, perciò, vedere che vogliamo tutto questo onore, tutto questo riconoscimento, tutto questo rispetto alla nostra persona e, per esempio, non l’abbiamo verso il Corpo di Cristo, per cui, piuttosto che dispiacere, piuttosto di uno sguardo un po’ perplesso di disappunto di chi abbiamo davanti, accettiamo di trattare Gesù come il biscotto della felicità.

Adesso vediamo la meditazione del Vangelo.

MEDITAZIONE SULLA PERSEVERANZA TRATTA DAL VANGELO

“Allorché il forte armato, dice Gesù, custodisce la sua casa, tutto ciò che possiede è in pace. Quest’adorabile Salvatore, dopo avere scacciato un demonio muto, ed essersi attirata l’ammirazione di tutto il popolo, prende occasione d’invitare i suoi uditori alla perseveranza nella pratica del bene con darne loro i mezzi, e far loro conoscere tutti i vantaggi con un esempio che propone. Egli stesso è questo forte armato, attento a custodire la sua casa, la quale è l’anima nostra; egli l’abita, la protegge e la difende contro tutti i suoi nemici. Noi lo chiamiamo colla preghiera, lo conserviamo coll’amore, colla fedeltà e colla perseveranza nelle opere buone; ma poi lo scacciamo colla nostra incostanza”.

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L’incostanza verso Dio è il modo migliore per cacciarlo da noi.

“Detesto gli animi incostanti”. Perché l’incostanza cosa dice? Dice mancanza di amore.

“Fate attenzione che vi è una perseveranza cristiana ed una perseveranza finale. La prima è opera dell’uomo colla grazia di Dio, la seconda è opera di Dio solo. Questa consiste a non mai intiepidirsi ed a tener conto così bene del forte armato, che non l’obblighiamo giammai ad abbandonarci, perché il demonio prenderebbe il suo luogo, e ci toglierebbe tutte le armi che erano la nostra forza, cioè a dire, il timor di Dio, il suo amore e le altre virtù, e ci assoggetterebbe alla sua tirannia”.

Quindi la perseveranza finale è ciò che dobbiamo costantemente chiedere, che vuol dire non intiepidirsi mai, che vuol dire tener in così grande considerazione Gesù e non cacciarLo mai dalla nostra vita. In questa maniera eviteremo che il demonio ci strappi tutti i doni più belli che il Signore ci ha fatto e ci fa costantemente.

“Sovvengavi che non è il principio che Dio corona, ma la fine.

Perseverate dunque, ma evitate gli scogli della falsa perseveranza. Eccoli. Il primo è di perseverare qualche tempo nella virtù e di rallentarsi in seguito, e questa è vergognosa incostanza”.

Quindi, persevero un po’ e poi… Sapete, una rondine non fa primavera.

Ecco, faccio qualche cosa di buono per un po’ e poi lascio andare.

“Il secondo è di perseverare per lungo tempo, ma con tiepidezza”.

Sapete quel vivere senza sale, senza sapore, senza ardore?

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“Il terzo è di perseverare per lungo tempo con fervore, e di cavarne motivi di vanità e di amor proprio; e questa è presunzione, e tutto questo è illusione ed un fantasma di perseveranza”.

Teribile eh… Persevero, vado bene per tanto tempo, lo faccio anche con fervore, e cosa faccio? Mi vanto, mi sento bravo, mi sento capace, mi gusto: “Come sono buono, come sono saporoso…” Ecco, questo è l’orgoglio, la vanità. Tutto questo non è che un fantasma, una illusione della perseveranza.

“Prendete qui Gesù per esemplare della vostra perseveranza;

risovvengavi che dalla sua nascita fino alla sua morte non ha mai cessato di compiere collo stesso fervore le dolorose funzioni di Salvatore. Non si è mai riposato ed ha sempre faticato, sempre sofferto sino al momento che ha detto consummatum est, tutto è consumato, ed era questo il momento in cui spirò. Eccovi il termine dove voi dovete fissare la vostra perseveranza se volete meritare la corona”.

Cioè la fine. La perseveranza deve arrivare fino a quando diremo il nostro ultimo “Amen”.

“Pensate ancora che vi è una perseveranza finale, che consiste nell’unione e nel felice incontro dell’ultimo momento di nostra vita colla grazia e colla carità che forma la nostra predestinazione; questa è una grazia che Dio tiene nelle sue mani, e non v’è altro che ci debba far più conoscere la nostra debolezza e la nostra dipendenza, com’anche farci stare in timore ed umiltà”.

L’unione finale con Dio… beh a questo puntiamo.

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“Nondimeno non vi perdete di coraggio, e persuadetevi che la perseveranza cristiana è un gran mezzo per giungere alla perseveranza finale. Conservate fedelmente Gesù nel vostro cuore in tutta la vita”.

“Conservate fedelmente Gesù nel vostro cuore in tutta la vita”… Che bello poter arrivare al giorno della nostra morte e dire: «Ho sempre conservato Gesù nel mio cuore, non L’ho mai cacciato».

“È una morale sicurezza che sarà con voi, anche al momento della morte. Gemete, faticate, pregate tremando, come se tutto dipendesse da Dio; operate con viva fiducia, come se tutto dipendesse da voi”.

Bellissimo motto, questo.

“Allorché lo spirito impuro è uscito da un uomo, dice Cristo, va per luoghi aridi, e siccome non trova il riposo che cerca, dice a se stesso: Io ritornerò nella casa dalla quale son partito. Fate ora una seria riflessione sull’incostanza del cuor dell’uomo e sul poco capitale che deve farsi delle più ferme risoluzioni. Il demonio veglia sempre per farci cadere in peccato. Richiamate alla memoria tutti i vostri buoni propositi e poi dimenticati, tutti quei bei propositi d’una vita regolata da voi fissati, ma non eseguiti; quelle sì fervorose promesse che tante volte avete reiterato ai piedi de’ sacri altari, e forse l’indomani le avete violate; quelle buone opere che avete cominciate con tanto ardore e poi abbandonate in seguito con tanta viltà. Come ardite voi dunque di sperare di esser coronato nel cielo, quando la corona non si concede che alla perseveranza?”

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Capito? Ecco in che modo il demonio ci fa cadere, ecco in che modo lui veglia, per fare in modo che ci sia un inizio, ma non ci sia poi la fine in Dio. Fa in modo che ci sia una fine miserabile qui.

“In un giorno di divozione vi siete sentito pien di fervore e pronto a tutto promettere e a tutto intraprendere per Dio, e allora vi credevate invincibile. Dopo un’umile e sincera confessione, dopo una comunione fervorosa, il forte armato era in voi come nella sua casa, e tutto era in pace, perché voi avevate premura di conservarlo mediante le opere buone e la fuga da tutto ciò che potea introdurre la minima macchia nel vostro cuore e ne’ vostri sensi. Voi vi siete insensibilmente intiepidito;

avete renduta debole la grazia, e debilitandola avete fatto forte il vostro nemico. Questo forte armato che avete sì mal coltivato, non trovandovi più né le sue delizie, né il suo riposo, non ha più come prima manifestata la sua divina presenza. Il nemico attento a profittare di questa incostanza vi ha tentato, e voi avete resistito, ma debolmente. Egli disse allora tra se stesso: Io rientrerò nella mia casa dalla quale son partito ed egli vi diede più forti assalti, finalmente siete rimasto vinto. Egli in seguito si è fissato in vostra casa, vi ha fatta la sua dimora, e forse vi dimorerà, finché non vi abbia fatto commettere qualche peccato più enorme degli altri da voi commessi, e così non vi abbia ridotto ad una fine infelice. Eccovi le giuste e terribili minacce di Gesù sì ben espresse nel vangelo. Diffidate dunque della vostra fragilità e della vostra incostanza: prendete ferme risoluzioni, prevedete queste disgrazie, e mettete tutto in opera per ottener ed acquistare la perseveranza”.

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Quindi stiamo attenti a questi fuochi di paglia, a questi propositi, a queste decisioni, che poi in realtà non portano da nessuna parte, e rinnoviamoli.

È inutile fare mille propositi, facciamone uno, facciamolo bene, seguiamolo bene, e rinnoviamolo ogni giorno.

Quando ci andiamo a confessare, appena finita la Confessione, rimaniamo raccolti, non disperdiamoci subito in mille parole o nel fare le cose, stiamo raccolti per custodire questa fiammella che è stata riaccesa in noi.

“Quanti motivi ho io di umiliarmi e di gemere, o mio Dio, alla vista della mia incostanza e delle mie infedeltà che sono innumerevoli! Io non mi sono mai accostato ai vostri altari che non vi abbia promesso di vincere tutti gli allettamenti della voluttà, di domare il mio orgoglio, di soffrir tutto per la vostra gloria, di servirvi con maggior fervore, e di staccarmi da tutte le creature, che potrebbero esser un ostacolo alla perfetta unione che devo avere con voi. In questa felice disposizione voi siete entrato in mia casa nella santa comunione, come un forte armato per proteggermi e per difendermi, ed avete preso possesso dell’anima mia. Avvalorato da un sì potente protettore, io credevo che niente fosse capace di abbattere il mio coraggio, di diminuire il mio fervore, né di superare la mia costanza, ed ho cominciato allora a camminare nelle vie della giustizia e della perfezione. Ma ohimè! Questi felici momenti sono stati di breve durata; il mio fervore s’è ben presto raffreddato, sono ricaduto nella mia tiepidezza e nei peccati che avea pianti, e vi ho costretto ad uscire dal mio cuore. Ah! Conosco ora la mia debolezza e la mia incostanza, e ne sono umiliato e confuso. Dio della forza sostenetemi, fortificatemi, fate vedere spesso

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all’anima mia le corone che voi avete preparate a quelli che perseverano, come ancora i castighi terribili che avete riservati a quei che si rilassano e ricadono dopo la penitenza, affinché allettato dalle vostre promesse, e spaventato dalle vostre minacce, io vi serva costantemente per amore, ed in tal guisa perseveri nelle buone opere sino alla morte”.

Domani vedremo il “Giorno di dolcezza”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

p. Giorgio Maria del Volto Santo

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