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Familiare con un ictus: quali diritti prevede la legge?

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Familiare con un ictus: quali diritti prevede la legge?

Autore: Carlos Arija Garcia | 17/07/2017

Inabilità, invalidità, accompagnamento, Legge 104, esenzione dal ticket: cosa spetta a chi ha avuto un ictus e a chi lo assiste? Dipende dalle conseguenze.

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Quando si parla di ictus e dei diritti del familiare che assiste una persona colpita da questo evento bisogna stare ben attenti a non fare confusione su quattro concetti diversi tra loro: il diritto all’inabilità, il diritto all’invalidità, il diritto all’indennità di accompagnamento e il diritto alla Legge 104 per l’assistenza ai portatori di handicap.

Dalla gravità dell’episodio si possono individuare quali diritti prevede la legge per chi assiste un familiare con un ictus.

Bisogna ricordare che:

il diritto all’inabilità si basa sulla totale impossibilità di svolgere un’attività lavorativa;

il diritto all’invalidità si basa sulla riduzione della capacità lavorativa, con tabelle e percentuali che corrispondono a certe patologie;

il diritto all’indennità di accompagnamento si basa sull’incapacità del parente convivente malato a deambulare o a compiere gli atti quotidiani della vita (lavarsi, nutrirsi, vestirsi, ecc.);

il diritto ad usufruire della Legge 104, che non prevede tabelle o patologie come nel caso dell’invalidità, prevede dei permessi e delle agevolazioni per assistere una persona bisognosa di essere seguita continuamente e permanentemente per impedimento nelle sue capacità relazionali, di comunicazione e di integrazione in tutti i settori a causa di una grave disabilità.

Detto questo, chi ha un familiare con un ictus si può chiedere: quali diritti prevede la legge per agevolare l’assistenza che faccio al malato?

Dipende, come anticipato, dal grado di gravità dell’ictus, cioè dalle conseguenze che l’episodio ha avuto sulla persona. Questo determinerà assegni e permessi.

Entrambi a favore del malato, ma anche del familiare che lo deve seguire, giorno dopo giorno. Vediamo.

Le conseguenze di un ictus

L’ictus è l’interruzione del flusso del sangue ossigenato verso una porzione del cervello. La mancanza di ossigeno in quell’area può provocare la morte

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progressiva delle cellule cerebrali. Lo stesso può succedere per un sanguinamento improvviso all’interno del cervello (un’emorragia cerebrale più o meno forte).

I sintomi possono essere:

l’improvvisa debolezza;

la paralisi o l’intorpidimento di faccia, braccia o gambe;

i disturbi della parola o i problemi di comprensione;

i problemi della vista.

Le conseguenze di un ictus possono essere:

danni cerebrali permanenti;

disabilità croniche;

il decesso.

L’immobilità può anche causare debolezza e ridotta flessibilità muscolare, il che si ripercuote sull’attività lavorativa ma anche sulla vita quotidiana.

Ci possono essere problemi di deglutizione, polmonite e perdita del controllo della vescica o dello sfintere anale.

Tutti problemi, dunque, vanno affrontati non solo dal malato ma da chi ha un familiare con un ictus, sia a livello di assistenza materiale sia a livello economico. Quali sono i diritti che prevede la legge?

L’inabilità di chi ha avuto un ictus

Chi ha un familiare con un ictus può trovarsi ad assistere una persona in una situazione di inabilità assoluta e permanente, cioè impossibilitata a svolgere una qualsiasi attività lavorativa.

In questo caso, il parente convivente ha diritto a chiedere per il malato la pensione di inabilità, purché la persona colpita da ictus abbia almeno 5 anni di contributi versati, di cui 3 nell’ultimo quinquennio, e 5 anni di anzianità assicurativa.

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Che succede se chi è colpito da ictus e impossibilitato a lavorare non ha questi requisiti? Il malato avrà, comunque, diritto alla sola pensione per invalidi civili totali, sempre che non superi un reddito annuo di 16.532,10 euro.

L’invalidità di chi ha avuto un ictus

Non sempre chi ha avuto un ictus ha diritto all’invalidità. Proprio perché, come dicevamo prima, questo diritto si basa sulla percentuale di diminuzione dell’incapacità lavorativa.

Significa che se l’ictus ha avuto delle conseguenze lievi su una persona e questa riesce, comunque, a rientrare al lavoro e svolgere – seppur in modo ridotto – un’attività, avrà meno diritti rispetto a chi, dopo un ictus, rimane bloccato a casa.

Il grado di invalidità (e di conseguenza i diritti del familiare di chi ha un ictus) si determina in base alle tabelle e alle percentuali legati ad un certo tipo di malattia. Se questa comporta un’invalidità superiore al 67%, il paziente ha diritto ad un assegno ordinario purché abbia versato i contributi minimi (gli stessi che abbiamo visto per l’assegno d’inabilità).

Se questi contributi, però, sono stati versati, per ottenere l’assegno d’invalidità civile ci vorrà una percentuale di almeno il 74% e un reddito annuo inferiore a 4.800,38 euro.

Il diritto all’assegno di accompagnamento

Fin qui, i diritti di chi ha avuto un ictus (e, di riflesso, di chi ha un familiare colpito da questa malattia ed ha bisogno di un aiuto per poterlo assistere).

Il familiare convivente ha diritto all’assegno di accompagnamento quando le conseguenze di un ictus sono talmente gravi da lasciare il paziente impossibilitato a muoversi da solo o a compiere gli atti quotidiani della vita.

L’importo dell’assegno di accompagnamento è di 515,43 euro al mese per 12 mensilità (6.185,16 euro l’anno).

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Come fare domanda

Chi assiste un familiare con un ictus e ha diritto all’indennità di accompagnamento deve:

andare dal medico curante per chiedere il certificato di invalidità civile e di accompagnamento. Il documento sarà inviato dal medico all’Inps per via telematica;

entro 90 giorni dal rilascio del certificato deve inoltrare (anche tramite un patronato) la domanda di invalidità civile in modalità telematica all’Inps.

La Commissione fissa una visita con il richiedente ed invia il verbale al richiedente, il quale, successivamente, torna al patronato. Qui verrà compilato ed inviato telematicamente all’Inps il modello utile per la liquidazione dell’indennità di accompagnamento.

Il diritto ai permessi della Legge 104

Come abbiamo visto, le conseguenze di un ictus possono essere devastanti. Al punto di provocare nel malato un handicap grave (non parla, non si muove, non ha le normali capacità cognitive). In questo caso, chi assiste un familiare con ictus può beneficiare dei permessi e delle agevolazioni concessi dalla Legge 104.

Con una precisazione: la Legge 104 non viene applicata per l’ictus in sé (non è tra le patologie contemplate per avere diritto all’agevolazione) ma per la malattia o le conseguenze che provoca: la mobilità azzerata, la disabilità cronica, l’incapacità del malato di comprendere e di esprimersi, ecc. Tutte circostanze che portano ad una situazione di handicap grave e, quindi, al diritto di usufruire dei permessi della Legge 104.

I diritti di chi ha un familiare con un ictus che ha comportato delle lesioni molto gravi sono:

permessi lavorativi retribuiti di 3 giorni al mese, frazionabili anche a ore;

rifiuto al trasferimento e al lavoro notturno;

priorità di scelta della sede, se dipendente pubblico;

congedo straordinario retribuito per un massimo di 2 anni nell’intera

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vita lavorativa;

diritto al prolungamento del congedo parentale per i genitori che hanno un figlio disabile in seguito ad un ictus;

agevolazioni fiscali per l’acquisto di sussidi, veicoli ed attrezzature, per le spese mediche e di assistenza specifica.

Esenzione dal ticket sanitario

Stesso discorso vale per l’esenzione dal ticket sanitario. Non esiste – secondo la tabella del Ministero della Salute – un’esenzione dal pagamento per un ictus.

Esistono, invece, quelle per le patologie derivate dalle conseguenze di un ictus.

Purché venga riconosciuta l’invalidità, nei termini spiegati prima.

Note

Autore immagine: Pixabay.com

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