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Ma la scuola riparte solo a metà. C’è chi a giorni alterni la vedrà dal pc

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Academic year: 2022

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Ma la scuola riparte solo a metà. C’è chi a giorni alterni la vedrà dal pc

L'avvio dell'anno scolastico tra distanziamento, didattica a distanza e tanti dubbi. Chi propone lezioni miste scadenzate al ritmo di una settimana, chi per un giorno su sei, chi a giorni alterni. Non sempre l’insegnamento da remoto sarà complementare.

La scuola che riparte sarà a metà. Alle superiori si starà un po’ in aula e po’

connessi da casa, la didattica a distanza, preziosa nei mesi di lockdown, rientra dalla porta principale. E sarà una scuola ridotta, per le ore perse nel tempo pieno alle elementari dove gli spazi non sono stati ancora trovati. Che perde anche laboratori, giochi in palestra (talvolta la palestra) e scambi internazionali. Diminuita negli spazi di socialità, precaria nelle cattedre.

Sanificata e non a rischio zero. Lo ha ripetuto anche ieri la ministra Azzolina:

“La scuola non è un posto fatato, asettico. Per questo abbiamo lavorato con l’Istituto superiore di sanità per stabilire cosa si fa se c’è un contagiato. Dal 14 settembre la partita della scuola diventa molto sanitaria”.

Intanto i primi partono. E quella che apre per ora è una scuola dove sarà difficile fare ed essere scuola. Si sfoga una maestra su Facebook: “Ho fatto il corso sulla sicurezza: tutto regole, misure, un elenco infinito di non si può fare. Pure giocare a palla, nemmeno se la disinfettiamo noi. Nessuno spazio per una riflessione pedagogica su come arriveranno i nostri alunni”. Vietati lo scambio di libri o matite. Per questo un pedagogista come Daniele Novara scuote la testa: “La scuola è stata commissariata dalla sanità, con un senso di angoscia che genera un eccesso di protocolli e procedure, anche l’obbligo di non spostare i banchi o la scelta nei nidi di Milano di far indossare alle educatrici tute, mascherine, visiere, guanti: un trauma per i piccoli.

Impossibile fare scuola se non puoi più fare nulla. Ma così ledi i diritti dei bambini e la libertà di insegnamento. Dobbiamo riaprire scuole, non sanatori”.

Istruzione e sicurezza. Ci sono istituti non pronti, chiedono un rinvio. Visto dai banchi (monoposto), gli studenti, soprattutto i disabili, assisteranno a un continuo cambio d’insegnanti, è l’anno record della supplentite. Si rammarica il maestro di frontiera Gianluca Gabrielli: “Dovremo inventarci una traduzione

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giocoforza moderata di scuola”. A Modena la maestra Antonietta Coletta s’è inventata i coupon per gli abbracci.

I genitori reclamano una scuola sicura e in presenza da mesi, il 26 settembre il Comitato “Priorità alla scuola”, coi sindacati, manifesterà in piazza del Popolo. “Il realismo ci induce a pensare che gli orari saranno contingentati – osserva Angela Nava Mambretti, voce dei Genitori democratici – sarà una scuola diversa, che non potrà usufruire di tutte le esperienze sensoriali che si adottano coi piccoli o dei laboratori per i grandi.

L’educazione sanitaria rosicchierà i tempi della scuola normale.

La didattica a distanza? Avendo visto come si metteva male la partita della ripresa, è il male minore. Chiediamo almeno che non sia solo trasmissiva, o la disaffezione per la scuola crescerà. È una generazione mondiale privata d’istruzione, noi continuiamo a sperare in una continuità formativa per i nostri ragazzi, anche se ridotta”.

Nella maggior parte degli istituti superiori, da Torino a Palermo, la ripartenza sarà con la “Dad”, solo alle prime e, in parte, alle quinte sarà garantita la presenza. Chi propone lezioni miste scadenzate al ritmo di una settimana, chi per un giorno su sei, chi a giorni alterni. Non sempre l’insegnamento da remoto sarà complementare, come chiesto dal ministero all’Istruzione. Per mancanza di spazi e docenti, per alleggerire i trasporti. C’è chi fa un mix: a turno metà classe o un gruppetto di pochi segue a distanza e in sincrono. Chi invece è per la linea “tutti connessi o tutti in aula” perché, spiega la preside Alessandra Francucci, “sono due metodi diversi”. Scrive alle famiglie il preside del liceo Virgilio di Milano: l’aula A ospiterà la classe X lunedì, mercoledì e venerdì e la classe Y martedì, giovedì e sabato. La settimana dopo si cambia. Il Sudoku è più semplice dei nuovi calendari.

Al liceo Volta, gruppi in media di tre studenti del triennio resteranno a casa, a turno, per uno o due giorni: avranno lavoro assegnato dai docenti. Saranno i

“presenti fuori aula”, nuova categoria di alunni nell’era Covid. Didattica alternata al classico Mamiani di Roma per 26 classi su 45. “Non avevo alternative con solo 13 aule grandi. Poi vediamo, si sperimenta”, spiega la preside Tiziana Sallusti. “Non mi sembra ci siano soluzioni diverse, siamo realisti” osserva il vicepreside del liceo Augusto, Rino Mastroianni. Qui una

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classe, per esempio, di 20 alunni sarà divisa in gruppi da cinque: ogni tre settimane un gruppetto, a rotazione, seguirà le lezioni da casa in contemporanea coi compagni in aula: “Prof, ci siamo anche noi”.

Ilaria Venturi La Repubblica 7 Settembre 2020

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