RELAZIONE DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE
PREMESSA
I sottoscritti Dott.ri For. Irene Ierardi e Giuseppe Astrella, iscritti all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Potenza, rispettivamente al n° 391 e al n° 331, in seguito all’ incarico dei Sig.ri Lapadula Vincenzo, nato a Grumento Nova il 22/09/1949 con residenza in Via Gasparrini, 17 - 85050 Villa d’Agri di Marsicovetere (PZ), e Dandrea Angelo, nato a Moliterno il 04/03/1949 con residenza in Via Aldo Moro 3, 85050 Marsicovetere (PZ), redigono, ai sensi del D.P.R. n. 357/97 e successive mod. ed integrazioni, la presente relazione di Valutazione di Incidenza Ambientale relativa al “Progetto di taglio del bosco ubicato nel Comune di Laurenzana in località Vallone Cerreto” in catasto al foglio 78 particella 3 di una superficie catastale complessiva di ha 53.98.80 di cui circa ha 36.70.00 di altofusto da utilizzare.
Il soprassuolo è rappresentato da una fustaia pura di cerro, di età media di 50-60 anni e di ottime condizioni vegetative e con copertura abbastanza regolare. La fustaia presenta struttura monoplana con soggetti dominanti a chioma equilibrata e piante dominate con chioma asimmetrica irregolare. Nel piano inferiore sono presenti specie arbustive spinose quali il pero selvatico e il biancospino a testimonianza di carenza di interventi selvicolturali in cui si prevedono diradamenti di tipo selettivo per la regolarizzazione della densità.
Nella zona Nord Est della proprietà sono presenti alcuni nuclei di abete bianco da salvaguardare ai fini del mantenimento della biodiversità e non oggetto di intervento.
L’intervento selvicolturale è un taglio di diradamento selettivo, di grado lieve che interesserà, i soggetti deperienti, malformati, seccaginosi.
Nelle aree con maggiore densità si interviene sui nuclei di piante soprannumerarie interessando soggetti sani ai fini della regolarizzazione della densità. La distribuzione dei fusti rilasciata è tale che le chiome dopo il taglio rimangono in contatto reciproco e ben distribuite nello spazio.
E’ prescritta un limite massimo di 30 mc/ha al fine di contenere lo sviluppo delle specie di sottobosco, come da autorizzazione di taglio del bosco in oggetto avvenuta in data 30 Aprile 2012 Prot. 0075606/75AD.
1. NORMATIVA DI TUTELA AMBIENTALE DI RIFERIMENTO
Con la Direttiva Habitat (Direttiva 92/42/CEE) è stata istituita la rete ecologica europea “Natura 2000”: un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali sia vegetali, di interesse comunitario (indicati negli allegati I e II della Direttiva) la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo.
L'insieme di tutti i siti definisce un sistema strettamente relazionato da un punto di vista funzionale: la rete non è costituita solamente dalle aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri, ma anche da quei territori contigui ad esse ed indispensabili per mettere in relazione ambiti naturali distanti spazialmente ma vicini per funzionalità ecologica.
La Rete è costituita da Zone a Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE) al fine di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell’allegato 1 della medesima Direttiva e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegato 2 della direttiva 92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacente. Le ZPS vengono istituite anche per la protezione delle specie migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar.
Un aspetto chiave nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat (Art. 6 Direttiva 92/42/CEE e art. 5 DPR 357/97) è la procedura di valutazione di incidenza avente il compito di tutelare la Rete Natura 2000 dal degrado o comunque da perturbazioni esterne che potrebbero avere ripercussioni negative sui siti che la costituiscono. Sono sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani o progetti non direttamente connessi e necessari alla gestione del siti di Rete Natura 2000 ma che possono avere incidenze significative su di essi (art. 6 comma 3 della Dir. 92/43/CEE). E’ importante sottolineare che sono sottoposti alla stessa procedura anche i progetti o i piani esterni ai siti ma la cui realizzazione può interferire su di essi. I riferimenti per lo studio di incidenza sono contenuti nell’allegato G del DPR 357/97 e nell’allegato D della d.g.r.14106 dell’8/8/2003. Lo studio di incidenza
COMUNE DI ABRIOLA
deve contenere tutti gli elementi necessari per individuare e valutare i possibili impatti che l’opera ha sulle specie e sugli habitat per cui quel sito è stato designato ed in particolare deve essere composto da:
elementi descrittivi dell’intervento ed inquadramento territoriale con evidenziata la sovrapposizione territoriale con i siti di Rete Natura 2000; (uso delle risorse naturali; produzione di rifiuti; inquinamento e disturbi ambientali; rischio di incidenti per quanto riguarda e sostanze e le tecnologie utilizzate); descrizione quali - quantitativa e localizzazione delle specie faunistiche e floristiche per le quali i siti della zona interessata dall’intervento e delle zone limitrofe (analisi di area vasta) sono stati designati e su cui il progetto potrebbe avere effetti indotti;
analisi degli impatti diretti ed indiretti che l’intervento potrebbe avere sia in fase di cantiere che di regime.
L’analisi deve fare riferimento al sistema ambientale nel suo complesso considerando quindi le componenti biologiche, abiotiche ed ecologiche. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. Occorre ricordare che per la creazione della rete la Direttiva comunitaria ha posto l’accento sulla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali, ciò significa che nel valutare la qualità dei siti proposti non si è tenuto conto soltanto dello stato attuale del sito, ma anche delle potenzialità che hanno gli habitat in esso presenti di migliorare la loro complessità allorché vengano eliminate le eventuali fonti di degrado che ne compromettono attualmente l’evoluzione. La Regione Basilicata con la D.G.R. n. 2454 del 22/12/2003 ha inteso stabilire gli indirizzi applicativi cui far riferimento nella redazione delle valutazioni di incidenza di determinate tipologie d’intervento sullo stato di conservazione dei siti Natura 2000, in modo da poter individuare e valutare opportunamente gli effetti diretti ed indiretti che la realizzazione di un Progetto o l’attuazione di un Piano potrebbero produrre sulla evoluzione di un dato ambiente, pertanto ai sensi della suddetta D.G.R. e del già citato D.P.R. n. 357/97, rientrando la zona oggetto dell’intervento di taglio in un Sito di Interesse Comunitario, risulta necessario analizzare gli eventuali impatti che la realizzazione del progetto possa produrre sugli ecosistemi caratteristici del suddetto sito attraverso la compilazione di una Valutazione di Incidenza Ambientale, facendo riferimento agli elementi da prendere in considerazione secondo l’allegato G del DPR 357/97. Con la Delibera Della Giunta Regionale 19 marzo 2007, n. 388 “Misure transitorie di conservazione nelle Zone della Rete Natura 2000 della Regione Basilicata” gli interventi in materia forestale per le aree protette non sono soggetti alla procedura di Valutazione di Incidenza, in quanto connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nei siti tutelati ai sensi delle normative comunitarie di cui alla direttiva 92/43CEE e del 79/409/CEE.
Successivamente con la Delibera Della Giunta Regionale 6 maggio 2008, n. 655 “Regolamentazione in materia forestale per le aree della Rete Natura 2000 in Basilicata, in applicazione del D.P.R. 357/97, del D.P.R. 120/2003 e del Decreto MATTM del 17/10/2007”, gli interventi in materia forestale per le aree protette superiori a 5 ha sia di bosco di altofusto che di bosco ceduo diventano soggetti alla procedura di Valutazione di Incidenza.
2. INQUADRAMENTO DELL’AREA D’INTERVENTO E CARATTERISTICHE DEGLI INTERVENTI SELVICOLTURALI PROPOSTI RELAZIONATI ALL’ALLEGATO G DEL D.P.R. n. 357/97
INQUADRAMENTO TERRITORIALEL’intervento previsto nel progetto di taglio ha come oggetto le superfici boscate dei Signori Lapadula e Dandrea, ubicate nel Comune di Laurenzana in località Vallone Cerreto riportate in catasto al foglio 78 particella 3 di una superficie catastale complessiva di ha 53.98.80 di cui circa ha 36.70.00 di altofusto da utilizzare e comprese nell’area ZPS IT9210270 “Appennino Lucano, Monte Volturino”.
Il territorio del Comune di Laurenzana risulta compreso tra i 524 e i 1.395 metri sul livello del mare.
Di fondamentale importanza è La Riserva Naturale "Abetina di Laurenzana" ubicata all'interno dei boschi appartenenti al Comune di Laurenzana, area SIC IT9210005 Abetina di Laurenzana, distante circa 300 m dall’area oggetto di intervento e pertanto non presa in considerazione.
Nel territorio ricade anche la ZPS IT9210270 “Appennino Lucano, Monte Volturino”. (Bur n°17 del 1/04/2007: Deliberazione della Giunta Regionale 19 marzo 2007, n. 389. DGR 267/2007 “Integrazione alla DGR 590 del 14/03/2005: individuazione e richiesta di designazione di nuove zone a protezione speciale - ZPS” – Sostituzione allegati.)
La ZPS IT9210270 “Appennino Lucano, Monte Volturino” ha avuto delle variazioni di confinamenti a Dicembre 2012 (Bur n°46 del 16/12/2012: Deliberazione della Giunta Regionale 27 novembre 2012, n. 1613. D.G.R. n.1925/2007- Programma Rete Natura 2000 di Basilicata e D.G.R. 1214/2009- Aggiornamento delle cartografie georiferite delle ZPS: Appennino Lucano, Monte Volturino -IT9210270 - Appennino Lucano, Valle dell'Agri, Monte Sirino Monte Raparo - IT9210271 - Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi - IT9210275.
Le aree boscate del territorio si estendono a sud del paese lungo il confine con i Comuni di Corleto Perticara, Viggiano e Calvello, ad una quota compresa fra 840 e 1395 m.s.l.m. Il complesso boschivo comprende il versante orientale delle pendici di Monte Tre Confini (1395 mt.) , Serra del Cerrito (1294 mt.), Serra Alata (1303 mt.) e Monte Malomo (1318 mt.).
Si tratta di un gruppo di rilievi poco pronunciati compresi in parte nel bacino del fiume Basento e in parte in quello del fiume Agri.
L'esposizione è molto variabile con prevalenza del quadrante nord.
La pendenza media è compresa tra i valori del 25-35% fatta eccezione per qualche piccola zona più ripida lungo i valloni. I boschi di proprietà del Comune di Laurenzana sono rappresentati principalmente da fustaie a prevalenza di cerro (Quercus Cerris L.) con notevole presenza di faggio (Fagus Selvatica L.) e, in misura minore, di abete bianco (Abies Alba Miller).
La particolarità di questo sistema boschivo deriva appunto, dalla presenza contemporanea di tre diverse componenti vegetazionali e dalla diffusione, ad una quota inferiore a quella ordinaria, dell'abete. Nella continuità della copertura forestale, la diversa combinazione del faggio, del cerro e dell’abete bianco origina diverse fasce boschive che, risalendo dalle quote più basse verso quelle più elevate, possono essere suddivise in Bosco di cerro con faggio sporadico; Bosco misto di cerro e abete con faggio sporadico; Bosco di faggio con cerro e abete sporadici. Sono inoltre presenti in modo saltuario esemplari di aceri (Acer opalus Auct., Acer campestre L.), carpini (Carpinus betulus L.), perastri (Pirus commis L. var. plur.), sorbi (Sorbus torminalis Crantz.).
Queste ultime alberature si trovano solitamente in piccoli gruppi ubicati in particolari ambienti quali ad esempio compluvi umidi o zone marginali al bosco vicino ad ex pascoli. Nei dintorni di Monte Malomo, nella esposizione più soleggiata (Sud, Sud-Est) è
presente una zona di circa 25 ettari dove alla fustaia di cerro esistente sono stati affiancati, nei primi anni 60, esemplari di Duglasia, pini, cipressi e cedri al fine di colmare le radure esistenti. Per quanto riguarda la fauna, l'abetina annovera fra i suoi frequentatori numerose specie di animali fra i quali vanno ricordati il lupo, la volpe, il gatto selvatico, il riccio europeo, la lepre comune, il ghiro, la donnola, la puzzola, la martora, la faina, il tasso ed il cinghiale. Interessante è anche la presenza di numerose specie di uccelli fra i quali ricordiamo il nibbio reale, lo sparviero, la poiana, l'albanella minore, il gheppio, il falco pellegrino e l'upupa oltre a specie notturne come l'assiolo, il gufo comune, la civetta, l'allocco, il barbagianni nonché il gufo reale che, con il picchio nero, rappresenta la presenza più importante, anche se rara. L'aspetto più importante è dato dalla presenza dell'Abete Bianco.
Infatti in questa zona si rinnova naturalmente nelle chiarie formate da schianti naturali del Cerro. Anche se l'Abetina ha subito in passato interventi antropici a favore della cerreta, occorrerà intervenire dal punto di vista selvicolturale per favorire la rinnovazione dell'Abete.
CARATTERISTICHE DEL SOPRASSUOLO FORESTALE E INTERVENTI PREVISTILe superfici boscate in oggetto sono caratterizzate da un bosco di altofusto maturo di cerro di età media di 50-60 anni e di ottime condizioni vegetative e con copertura abbastanza regolare e da nuclei sparsi di abete bianco con diametri di 60-80 cm. Il popolamento di alto fusto maturo di cerro presenta individui con diametri variabili di 25-35 cm. All’interno della cerreta, nella zona a nord-est del popolamento è presente anche un’area utilizzata 10 anni fa a ceduo di circa 20 ha che non sarà oggetto dell’intervento in esame e delineata lungo il perimetro da un nastro rosso che determinerà la linea di confine dell’intervento nella zona a nord-est.
L’intera zona di intervento scorporata dalle zone innanzi menzionate, presenta una superficie di circa 36 ettari, dai quali andrà scorporata la viabilità forestale già esistente in tutta l’area di intervento.
L’intervento selvicolturale è un taglio di diradamento selettivo, di grado lieve che interesserà soggetti deperienti, malformati e seccaginosi.
Nelle aree con maggiore densità si interviene sui nuclei di piante soprannumerarie interessando soggetti sani ai fini della regolarizzazione della densità. La distribuzione dei fusti rilasciata è tale che le chiome dopo il taglio rimangono in contatto reciproco e ben distribuite nello spazio. E’ prescritta un limite massimo di 30 mc/ha al fine di contenere lo sviluppo delle specie di sottobosco.
INTERFERENZA AMBIENTALE DEGLI INTERVENTI PROPOSTIIl Progetto di taglio sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale risulta redatto nel pieno rispetto della normativa vigente in materia forestale ed in particolare della L.R. n. 42/98 “Norme in materia forestale” del D.G.R. n. 1734/99 “Regolamento di attuazione recante le norme per il taglio dei boschi”. Per questa tipologia di progetti si prevede l’utilizzo di una risorsa naturale quale è la biomassa legnosa, ma il tipo di intervento configurabile come taglio colturale finalizzato al miglioramento del soprassuolo forestale apporterà sicuramente un effetto positivo sull’area, eliminando, sul piano dominante, gli individui malformati, deperenti, seccaginosi, garantendo una buona copertura dell’area dando maggiore spazio ed opportunità di crescita agli individui rimanenti, con la possibilità concreta di favorire l’insediamento della rinnovazione naturale.
Per quanto concerne l’aspetto relativo alla produzione di rifiuti in seguito alla esecuzione delle operazioni di taglio si può affermare che l’unico rifiuto prodotto sarà costituito dalla semplice ramaglia che non risulta produrre alcuna forma di inquinamento, contribuendo anzi ad arricchire la dotazione di sostanza organica dello strato superficiale del terreno.
Nel contesto degli interventi di utilizzazione del soprassuolo boschivo, è senz’altro da escludere la produzione o il rilascio nell’ambiente, nell’atmosfera e in falda di materiali inquinanti.
Non sarà possibile, invece, evitare una qualche azione di disturbo sulla fauna presente nel corso delle operazioni di utilizzazione ed esbosco, con le attrezzature e le macchine impiegate per il taglio, il trasporto e l’esbosco del materiale legnoso.
Il progetto che in questa sede è sottoposto a valutazione, non utilizzando sostanze o tecnologie di particolare rilievo e menzione, non presenta, pertanto, impatti importanti.
3. DESCRIZIONE DEGLI HABITAT, DELLA FLORA E DELLA FAUNA
HABITAT PRESENTI
La creazione di reti ecologiche rappresenta una proposta concettuale di gestione integrata dello spazio fisico territoriale che tutela le interconnessioni tra gli habitat e rende possibile il flusso dei patrimoni genetici degli esseri viventi (piante e animali) da un’area all’altra, presupposto indispensabile ai fini della conservazione della biodiversità e della sostenibilità degli ecosistemi.
La definizione di rete ecologica investe tutte le tipologie di rapporto che l’uomo (inteso come specie) ha con il proprio territorio e proprio in quest’ ottica risulta chiaro il ruolo chiave svolto dai diversi habitat in un contesto territoriale che vede la presenza dell’uomo sul territorio come può essere nell’area interessata, la vicinanza della strada carrabile Provinciale la SP 60 di collegamento tra Viggiano e Laurenzana. Soltanto attraverso la conservazione ed il mantenimento delle interazioni tra i diversi complessi ambientali aventi caratteri di naturalità sarà possibile conservare la diversità del territorio e garantire la sopravvivenza ed il ricambio genetico delle specie presenti. L’area oggetto degli interventi, ricade entro il perimetro dell’area ZPS IT9210270
“Appennino Lucano, Monte Volturino”. Nelle tabella che segue sono riportati i principali habitat rinvenuti all’interno dell’area con il codice europeo di Natura 2000, il Nome dell’Habitat e delle formazioni prevalenti, la percentuale di Copertura Relativa all’intera area e il Grado di conservazione di tale habitat, inteso come sommatoria di tre sottocriteri, quali: il Grado di conservazione della struttura; il Grado di conservazione delle funzioni e la Possibilità di ripristino. Effettuando una generalizzazione dei tre sottocriteri si è arrivati ad ottenere una valutazione media distinta in tre classi con grado di conservazione decrescente (da A a C).
Il territorio è prevalentemente montuoso a bassa densità demografica con caratteristiche geomorfologiche peculiari dell'Appennino meridionale (glacialismo, carsismo, fenomeni tettonici). Molti habitat seminaturali (garighe, cespuglieti, pascoli xerici) mantenuti dalle attività antropiche tradizionali come la pastorizia, stanno scomparendo. Sono presenti come habitat prevalenti il 9210 e il 6210.
L’habitat 9210 boscato con strato arboreo a faggio e nei siti più freschi unito all’abete, evidente in aree circoscritte, ha ceduto il posto alle latifoglie decidue. Hanno attecchito e si sono sviluppate specie legnose adatte ai suoli poveri e aridi come Quercus pubescens, Ligustrum vulgare o arbusti (Rosa spp., Amelanchier ovalis).
Si tratta di habitat legati anche ad ambienti oceanici in cui spesso un notevole contributo al bilancio idrologico è dato dalle precitazioni nevose, da quelle occulte (nubi, nebbie).
L’habitat presenta come cenosi secondarie di sostituzione praterie mesofile dell’habitat prioritario 6210* “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) con notevole fioritura di orchidee”. La presenza di uno strato legnoso, alto e/o basso arbustivo, è determinato solitamente dalla sospensione dell’uso pastorale da molto tempo. I brometi ospitano elementi floristici pregiati, quali appunto le orchidee, la cui evoluzione naturale porterebbe alla scomparsa di tali elementi; in questi casi la gestione dovrebbe tendere alla conservazione, impedendone l’evoluzione naturale, attraverso tagli ed, eventualmente, un leggero pascolamento.
Il progetto di taglio proposto, quindi, offre la possibilità di un miglioramento colturale dell’area, con i relativi vantaggi derivanti per gli habitat attraverso il mantenimento di un piano dominante, quale quello della fustaia matura che permette, attraverso le operazioni selvicolturali necessarie, un miglioramento del soprassuolo senza provocare conseguenze ecologiche, quali l’alterazione e la frammentazione degli habitat, l’eliminazione dell’ effetto copertura delle chiome, l’alterazione del microclima verso condizioni di minore umidità, l’esposizione diretta del suolo al sole e agli agenti atmosferici.
ANALISI FAUNISTICA
L’area, oggetto di intervento, trovandosi in un’area Zps presenta un elevato valore sotto l’aspetto faunistico e floristico e si riscontra una grande varietà di tipologie vegetazionali che offrono cibo e riparo ad un’altrettante grande varietà di specie animali.
Nel biotopo è stata rilevata la presenza di una fauna interessante tra cui la lontra che vive solo in zone umide, non antropizzate ed è molto sensibile all'inquinamento. Costruisce la tana quasi sempre delle buche che le acque dei fiumi lasciano sulle rive; a volte utilizza le cavità naturali tra le radici di vecchi alberi o le tane abbandonate da tassi o volpi. Il periodo riproduttivo dura solitamente da febbraio a marzo. E’ stato rlevato il lupo appenninico e numerose specie di uccelli tra i quali rapaci diurni e notturni e picidi, tutti compresi nell’allegato I della Convenzione di Berna relativa alla Conservazione della vita selvatica. Viene riportato di seguito l’elenco delle Specie di fauna di interesse comunitario presenti nella tabella relativa all’area ZPS IT9210270
“Appennino Lucano, Monte Volturino”della Rete Natura 2000.
Sono presenti anche specie incluse nell’allegato II della Direttiva Habitat, quali l’anfibio Salamandrina terdigitata, il tritone crestato, Triturus carnifex.
Specie di fauna di interesse comunitario presenti nell’area ZPS:
Milvus milvus, Falco biarmicus, Lullula arborea, Falco peregrinus, Pernis apivorus, Circaetus gallicus, Circus aeruginosus, Milvus migrans, Bubo bubo, DenDendrocopos medius, Falco biarmicus, Canis lupus, Lutra lutra, Salamandrina terdigitata, Triturus carnifex
Altre specie importanti di fauna ma che non rientrano nell’elenco della Direttiva Habitat sono: la Galerida cristata (cappellaccia), Emberiza cia (uccello passeriforme).
Nella fascia montana i microhabitat forestali rappresentano siti di rifugio, foraggiamento e riproduzione per molte specie di Anfibi e Rettili, alcune delle quali endemiche dell’Appennino come la Salamandra, localizzate in poche ed isolate stazioni riproduttive. Per la Salamandra il bosco percorso da piccoli ruscelli è uno dei ultimi luoghi di rifugio, di stazionamento e di dispersione degli individui giovani. La scelta di una gestione selvicolturale con diradamento lieve che miri alla naturalità non determina forti conseguenze sulla fauna come la rapida scomparsa delle specie tipicamente forestali, le variazioni eco-etologiche delle specie “rimaste”, le emigrazioni – immigrazioni, la perdita di siti di rifugio, l’estivazione, lo svernamento e la riproduzione, la minore possibilità di foraggiamento. Risulta, inoltre, importante ai fini della conservazione degli habitat e della fauna, rilasciare in
loco una parte della ramaglia e della scortecciatura delle piante abbattute sul letto di caduta che concorrono a mantenere una buona percentuale di necromassa e a creare o a conservare un buon numero di nascondigli utilizzabili sicuramente anche da Anfibi e Rettili.
ANALISI FLORISTICO-VEGETAZIONALE
I boschi sono rappresentati principalmente da fustaie a prevalenza di cerro (Quercus Cerris L.) e, in misura minore, di abete bianco (Abies Alba Miller). Parliamo di bosco misto di cerro e abete sporadico e sparsi perastri (Pirus commis L. var. plur.) e sorbi (Sorbus torminalis Crantz.). Queste ultime alberature si trovano solitamente in piccoli gruppi ubicati in particolari ambienti quali ad esempio compluvi umidi o zone marginali al bosco vicino ad ex pascoli. L'aspetto più importante è dato dalla presenza dell'Abete Bianco. Infatti in questa zona si rinnova naturalmente nelle chiarie formate da schianti naturali del Cerro. Anche se l'Abetina ha subito in passato interventi antropici a favore della cerreta, occorrerà intervenire dal punto di vista selvicolturale per favorire la rinnovazione dell'Abete.
Tra le specie floristiche presenti ricordiamo quelle relative al sito ZPS:
Ephedra nebrodensis, Vicia serinica, Oxytropis caputoi, Achillea lucana, Rubretia columnae, Ilex aquifolium, Astragalus sirinicus, Ophrys insectifera, Juniperus communis, Saxifraga porophylla, Stipa austroitalica, Dictamnus albus, Ophrys pollinensis, Paris quadrifolia, Ophrys lucana, Campanula fragilisi, Gentiana lutea, Epipactis meridionalis, Salix apennina, Euphorbia corallioides.
4. VALUTAZIONE DI INCIDENZA DELL’INTERVENTO
Il concetto di sviluppo sostenibile trova nel mantenimento delle risorse naturali un importante strumento per perseguire la tutela ambientale all’interno delle aree protette. Tali territori, quasi sempre lontani dai processi depauperanti dello sviluppo industriale, oltre a preservare un’ingente capitale faunistico e vegetazionale, hanno custodito per anni tradizioni e stili di vita delle passate generazioni che possono diventare un’importante occasione di sviluppo sostenibile . Per ciò che concerne le interferenze sulla componente biotica, dalla tabella della fauna presente nell’area si denota che per gli anfibi, i rettili e gli insetti, il tipo d’intervento selvicolturale, non si hanno ripercussioni in quanto il trattamento a diradamento lieve conserva la fauna presente. Si considera, infatti, di escludeve il periodo di taglio nel periodo in cui le specie avicole avranno completato il ciclo della riproduzione e la stessa avifauna migratoria avrà già stazionato e non si ipotizzano interferenze sulle diverse nicchie ecologiche. Per quanto riguarda la fase di utilizzazione e di esbosco, in cui aumenterà sensibilmente la presenza antropica ed il traffico veicolare, si avrà una riduzione al minimo degli impatti prevedendo di effettuare le operazioni di concentramento ed esbosco del legname sfruttando al massimo la viabilità esistente. Si è previsto che per il concentramento si utilizzino sistemi di avvallamento libero grazie alle pendenze ed alla presenza di una pista in misto naturale che fungerà da linea di esbosco e comunque se si utilizzerà lo strascico avverrà per distanze non superiori a 20-30 m onde evitare l’eccessiva asportazione della lettiera e l’eccessivo compattamento degli strati superiori di humus. All’imposto, il legname sarà caricato su trattori gommati che raggiungeranno la strada principale asfaltata.