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RIASSUNTO
La torsione dell’ovaio è la rotazione, parziale o completa, della gonade sul proprio peduncolo vascolare con conseguente compromissione, parziale o totale, del flusso sanguigno. L’evoluzione naturale di tale patologia è l’ischemia e la necrosi della gonade. La gestione diagnostico terapeutica è perciò da condursi in regime di urgenza al fine di salvare l’ovaio ed evitare possibili conseguenze negative sulla fertilità.
La torsione ovarica può avvenire a tutte le età. I casi pediatrici rappresentano il 15%
1del totale con un’incidenza di 4.9 casi su 100000 bambine tra 1 e 20 anni
2.
Il trattamento standard per la torsione ovarica negli anni passati è stata l’ovariectomia, ma oggi numerosi autori concordano nell’eseguire un approccio chirurgico di tipo conservativo che consiste nella detorsione dell’ovaio e successivamente, sulla base di indicazioni e limiti precisi, nella possibile asportazione di patologie funzionali e neoplastiche eventualmente presenti.
La presente tesi affronta pertanto questa patologia in ambito pediatrico, dal punto di vista clinico, diagnostico e terapeutico, presentando uno studio retrospettivo di 127 bambine operate per patologia ovarica, tra cui 30 per torsione. Particolare attenzione sarà rivolta alla gestione chirurgica discutendo le indicazioni, le procedure e i risultati raggiunti sulla base dei dati che la letteratura più recente ci ha fornito.
Per un inquadramento più attuale, completo e definitivo della torsione ovarica in età
pediatrica, viene presentata una revisione della letteratura degli ultimi 10 anni (2000-
2010) comprendente 3990 casi provenienti dall’analisi di 27 articoli. Nel confronto tra la
chirurgia conservativa e quella radicale, detti casi hanno subito un approfondimento
statistico.
2
1. ANATOMIA DELL’OVAIO
Le ovaie sono le gonadi femminili e hanno funzione gametogenica ed endocrina. Sono organi pari, situati di contro alla parete laterale del piccolo bacino, laterali all’utero, dietro e sotto le tube uterine. Hanno forma simile a una grossa mandorla, con il maggior asse verticale disposto sagittalmente e superficie opaca, a differenza dall’adiacente peritoneo che è lucido (Fig. 1).
Le dimensioni e l’aspetto dell’ovaio variano in relazione all’età e alla fase riproduttiva della donna. In epoca neonatale sono molto piccole, hanno dimensioni medie di 1.3 x 0.6 x 0.4 cm e superficie esterna che può presentare lobulazioni irregolari alternate a depressioni (ovarium gyratum). Nella bambina ancora prepubere si presentano lisce e regolari con un volume di circa 1/3 rispetto a quello osservato al momento della pubertà. È infatti in questo periodo che le ovaie, sotto lo stimolo delle gonadotropine
Fig.1 Organi pelvici femminili come appaiono durante la chirurgia. 1.Vescica, 2.Legamento
rotondo, 3.Fondo dell’utero, 4.Legamento largo, 5.Cavo del Duglas, 6.Ovaio, 7.Tuba uterina.
3 ipofisarie, completano il loro sviluppo e subiscono un importante accrescimento, per arrivare a una dimensione media di 3.5 x 1.0 x 2.0 cm ed un peso di 6 - 8 g. Durante il periodo fertile la superficie appare di colorito grigio-rossastro, ed è notevolmente irregolare per la presenza di follicoli oofori nelle varie fasi di maturazione.
Periodicamente, in una delle due ovaie avviene la deiscenza di un follicolo e la liberazione dell’uovo maturo (follicolo ooforo vescicoloso di Graaf). Dal follicolo deiscente trae origine il corpo luteo destinato a regredire in corpo albicante. La conseguenza di tali processi è la comparsa di numerose cicatrici via via più evidenti col progredire dell’età. Dopo la menopausa l’ovaio tende a diventare atrofico, acquista una consistenza quasi lignea e dopo i 70 anni la sua superficie ritorna liscia per l’atrofia delle stesse cicatrici.
Per la forma ovoidale leggermente appiattita, ogni ovaio presenta una faccia mediale, rivolta verso la cavità pelvica e una faccia laterale che è in rapporto con la parete della pelvi in corrispondenza di una depressione, più o meno evidente, denominata fossetta ovarica di Krause. Tale fossetta è delimitata da organi che, sollevando il peritoneo, ne delineano i margini: posteriormente l’uretere, in avanti l’inserzione del legamento largo alla parete laterale della pelvi, in alto i vasi iliaci esterni e in basso l’origine delle arterie ombelicale e uterina in un tronco comune.
Lateralmente al peritoneo parietale che tappezza la fossetta ovarica si trovano compresi nell’ambiente adiposo della sottosierosa, alcuni linfonodi, i vasi, il nervo otturatorio e più in profondità il muscolo otturatorio interno rivestito dalla propria fascia.
Il margine anteriore rappresenta l’ilo dell’organo perché è a questo livello l’emergenza
di vasi e nervi che arrivano all’ovaio decorrendo nello spessore del legamento
mesovarico, un corto legamento peritoneale che origina dalla pagina posteriore del
legamento largo dell’utero e raggiunge il margine anteriore dell’ovaio (Fig. 2). Il
4 margine posteriore è invece libero. Il polo superiore dell’ovaio o tubarico prende rapporto con la tuba omolaterale mediante la fimbria ovarica, mentre il polo inferiore o uterino è unito all’utero dal legamento utero-ovarico o legamento proprio dell’ovaio.
Questo è un cordone rotondeggiante che origina dall’estremità superiore del margine laterale dell’utero al di sotto della tuba e, correndo all’interno del foglietto posteriore del legamento largo, si dirige quasi orizzontalmente e in fuori, divenendo poi ascendente per continuare nell’estremità uterina dell’ovaio. Il quarto ed ultimo legamento ovarico è il legamento sospensore dell’ovaio o legamento infundibulo-pelvico. Quest’ultimo è essenzialmente formato dai vasi e dai nervi ovarici, che scendendo dalla regione lombare, sollevano il peritoneo in una piega dello stretto superiore che incrocia i vasi iliaci esterni in corrispondenza dell’articolazione sacroiliaca. Il legamento sospensore dell’ovaio andrà quindi a formare il tratto più esterno del margine superiore del
legamento largo dell’utero, per terminare infine all’estremità superiore del margine mesovarico dell’ovaio. Nonostante la presenza dei quattro legamenti sopra descritti, l’ovaio ha comunque una posizione variabile, segue gli spostamenti dell’utero nel corso della gravidanza e, in relazione soprattutto alla lunghezza del legamento mesovarico, può avere ampia capacità di movimento.
Fig. 2 Legamenti ovarici.
1.Fondo dell’utero, 2.Tuba uterina,
3.Mesosalpinge, 4.Mesovario, 5.Legamento rotondo,
6.Legamento sospensore dell’ovaio, 7.Fimbria ovarica,
8.Ovaio,
9.Legamento largo,
10.Legamento utero-ovarico.
5 Per quanto riguarda l’anatomia strutturale, l’ovaio può essere distinto in due regioni:
zona corticale e zona midollare. La prima, più periferica, contiene gli organuli ovarici; la seconda è invece più centrale ed caratterizzata soprattutto dalla presenza di vasi e nervi circondati da tessuto connettivo .
L’ovaio ha una duplice vascolarizzazione fornita dall’arteria genitale (ovarica) e dal ramo ovarico dell’arteria uterina (Fig. 3). L’arteria genitale ovarica nasce dall’aorta addominale in prossimità della seconda vertebra lombare, si porta al livello dello stretto superiore decorrendo all’interno del legamento sospensore dell’ovaio, per poi raggiungere l’estremità superiore dell’ovaio e penetrare all’interno del mesovario. A questo livello si anastomizza col ramo ovarico dell’arteria uterina. Si forma così un’arcata arteriosa dalla quale originano i rami che, penetrando nell’ilo, si andranno a distribuire al parenchima ovarico. Il ramo ovarico nasce dall’arteria uterina a livello dell’angolo laterale dell’utero e raggiunge il mesovario, seguendo il legamento utero- ovarico.
Fig. 3 Vascolarizzazione 1.Fondo dell’utero, 2.Legamento utero-ovarico, 3.Tuba uterina, 4.Arcata
sottotubarica, 5.Uretere, 6.Arteria uterina, 7.Arteria del legamento largo, 8.Arteria del legamento
rotondo, 9.Legamento rotondo, 10.Ovaio, 11.Arteria ovarica, 12.Legamento sospensore dell’ovaio,
13.Fimbria tubarica
6 Per quanto riguarda la vascolarizzazione venosa, in corrispondenza della zona midollare, è presente un ricco plesso che fa capo medialmente alla vena uterina e lateralmente alle vene ovariche. Queste vanno a formare il plesso pampiniforme che risale verso l’addome nel legamento sospensore, e poi si gettano come tronco unico nella cava inferiore a destra e nella vena renale a sinistra.
I linfatici efferenti dell’ovaio fanno capo ai linfonodi preaortici e paraortici. I nervi
giungono all’ovaio tramite i vasi arteriosi attorno ai quali formano un ricco plesso.
7
2. LA TORSIONE OVARICA
2.1. F
ISIOPATOLOGIALa torsione ovarica è il risultato della rotazione, parziale o completa, dell’organo sul proprio peduncolo vascolare con compromissione, parziale o completa, del flusso linfatico, venoso e arterioso. L’evoluzione naturale di tale evento è la congestione del parenchima ovarico, l’ischemia e l’infarto emorragico fino ad arrivare alla necrosi della gonade.
Il processo di torsione può coinvolgere solo l’ovaio o anche la tuba. Il grado di avvolgimento della gonade sul proprio peduncolo è variabile: si possono avere torsioni di 180° fino a torsioni in cui l’ovaio subisce una rotazione di 720°, in tal caso la compromissione del flusso sarà più severa.
3Fig. 4 Torsione del peduncolo ovarico destro.
8 Ovaio black-bluish
Il termine black-bluish indica un ovaio con dimensioni aumentate e un colore che va dal blu al nero.
Questo tipico aspetto macroscopico, osservato dal chirurgo, è dovuto all’ischemia emorragica, all’edema e all’infiammazione presenti soprattutto quanto l’intervallo tra l’inizio dei sintomi e l’ingresso in sala si è prolungato nel tempo.
2.2. E
PIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIOLa torsione ovarica può avvenire ad ogni età, ma è più comune nelle adolescenti e nelle giovani donne. I casi pediatrici rappresentano il 15% - 23 %
1,4del totale con un’incidenza stimata del 4.9 su 100000 ragazze di età compresa tra 1 e 20 anni
2. Costituisce la quinta causa tra le urgenze chirurgiche ginecologiche e nelle bambine rappresenta il 2.7% di tutte le cause di dolore addominale acuto.
5,6La torsione dell’ovaio destro è più frequente in un rapporto compreso tra 3:2 e 5:1, questo perché il legamento utero-ovarico di destra è fisiologicamente più lungo del sinistro e perché, a sinistra, la presenza del colon sigma limitando la mobilità ovarica, svolge un ruolo protettivo.
7,8La torsione ovarica può avvenire su un ovaio normale oppure essere associata alla
presenza di masse ovariche, come cisti e neoplasie che fungono da fulcro per la
torsione.
9 Nella bambine la torsione dell’ovaio normale è più frequente per la maggior mobilità degli annessi dovuta ad un peduncolo ovarico più lungo. In particolare, una lunghezza abnorme della tuba di Faloppio, della mesosalpinge, o del mesovario causa infatti una più ampia libertà di movimento determinando un alto rischio di torsione.
7-10La presenza congenita di un legamento ovarico abnormemente lungo sembra essere la causa di alcune torsioni ovariche familiari, in cui madre e figlia hanno presentato entrambe torsione in età simile.
11Alcuni autori hanno descritto anche la possibilità che movimenti corporei bruschi o rotatori, accelerazioni e decelerazioni rapide, possano costituire potenziali fattori di rischio.
12-14Tale ipotesi è forse possibile, ma ulteriori studi sono necessari per provare il rapporto causa - effetto.
La torsione ovarica in età pediatrica presenta due picchi di maggior frequenza: uno nel primo anno di vita e l’altro durante l’adolescenza.
Questa distribuzione bimodale è sovrapponibile a quella relativa alla frequenza delle
lesioni funzionali ovariche (soprattutto cisti follicolari e del corpo luteo), che in età
pediatrica costituiscono il 45% delle lesioni ovariche, presentandosi maggiormente in
questi due periodi della vita. Il picco in età neonatale è causato dalla stimolazione
ormonale materna (spesso queste lesioni si diagnosticano già in fase prenatale), il
picco in età adolescenziale è dovuto invece ad una ovulazione disfunzionale
caratteristica del periodo peri-puberale.
15La torsione ovarica in questi anni può
insorgere come complicanza di tali lesioni che fungono da fulcro su un ovaio
maggiormente mobile. Nel periodo adolescenziale inoltre, si verifica un importante
aumento nelle dimensioni ovariche che promuove la torsione.
10 La torsione ovarica pediatrica in presenza di patologia neoplastica è associata soprattutto al teratoma maturo cistico o cisti dermoide.
1Questa neoplasia appartiene ai tumori a cellule germinali che sono il tipo istologico più frequente nelle bambine, a differenza dell’età adulta in cui al primo posto ritroviamo le neoplasie di origine epiteliale.
16-18La cisti dermoide è una neoplasia benigna capsulata con elementi cellulari ben differenziati che permettono la distinzione dal teratoma maturo indifferenziato, il quale rappresenta la controparte maligna. Costituisce il 20% di tutti i tumori ovarici benigni in età pediatrica
6,19ed è caratterizzata dalla coesistenza di elementi cellulari provenienti dai tre foglietti embrionali (ectoderma, mesoderma ed endoderma) che danno origine ad una estrema variabilità strutturale e a caratteristiche tissutali disparate. Il motivo per cui favorisce la torsione è perché determina un aumento sia in dimensioni che nel peso dell’organo.
1,20In relazione a ciò, alcuni autori hanno osservato un maggior rischio di torsione per ovaie con dimensioni oltre e i 5 cm, ma non oltre i 15 cm.
9,21Tale dimensione infatti diminuisce la capacità di movimento dell’ovaio abbassando il rischio di torsione.
In età pediatrica il rischio di malignità per una massa ovarica varia dal 4% - al 55%
22,2324
ma tale valore si abbassa notevolmente fino al 2% - 6% se si considerano i soli casi
di torsione associati a patologia maligna.
9,25-27I tumori maligni creano infatti una
reazione infiammatoria dei tessuti circostanti che favorisce la formazione di
aderenze.
21,28Queste andranno a limitare la mobilità dell’ovaio rendendolo
maggiormente fisso nella sua posizione.
11
2.3. B
ILATERALITÀIl rischio di torsione ovarica bilaterale, sincrona o metacrona, ed il rischio di recidiva omolaterale è stimato intorno al 5% - 13%.
29,30Tale valore aumenta se il primo episodio di torsione ha interessato l’ovaio sinistro, che per ragioni anatomiche viene colpito con minor frequenza
31. La letteratura descrive numerosi casi di torsione ovarica bilaterale metacrona trattati con la rimozione, in tempi successivi, di entrambe le ovaie, causando l’infertilità totale della paziente, con necessità di terapia ormonale a vita.
32-34I casi di torsione recidivante possono avvenire sia su ovaio normale, che su ovaio patologico, ma la recidiva dopo torsione di ovaio normale è descritta in letteratura con maggior frequenza.
312.4.
P
RESENTAZIONEC
LINICAIl sintomo caratteristico della torsione ovarica è il dolore addominale acuto presente nella quasi totalità dei casi
4,9,21,26,35. Esso è localizzato alla regione più bassa dell’addome, tipicamente in fossa iliaca destra o sinistra, in relazione all’ovaio interessato. Si può irradiare posteriormente, lateralmente e alla coscia e può persistere per ore. Il dolore può comparire in modo brusco e improvviso ed essere di intensità tale da richiedere l’intervento medico in poche ore, oppure essere più vago e lieve all’inizio per aumentare gradualmente nel tempo.
Altri sintomi associati possono essere la nausea e il vomito che compaiono con
frequenza variabile dal 59% al 85% in relazione alle varie casistiche.
6,7,21,36La febbre
costituisce un altro sintomo di comune riscontro, si ritrova nel 18% - 22% dei casi.
4,25,35Questa si presenta più frequentemente di basso grado, ma in alcuni casi può
12 raggiungere valori elevati. Diarrea, costipazione, disturbi urinari, anoressia si possono riscontrare anche se con minor frequenza.
Il sintomo dolore, se nella maggioranza dei casi si manifesta e persiste nel tempo, nel 4% - 50% dei pazienti può presentarsi in maniera ciclica e periodica.
8,31,35,36Queste bambine infatti presentano una storia (anche di alcuni mesi) di dolore addominale ricorrente caratterizzato da vari episodi che si risolvono spontaneamente. In questi casi l’ovaio va incontro a torsione e successiva detorsione che avviene in modo spontaneo, senza l’intervento del chirurgo. Il recidivare di questi episodi non solo crea apprensione nei genitori, ma spesso determina la necessità di recarsi in ospedale per più volte prima di riuscire ad effettuare una diagnosi corretta, che spesso avviene quando il dolore non tende a risolversi, ma persiste finché non si esegue terapia chirurgica.
All’esame obiettivo potremo trovare un addome trattabile, dolorabilità in sede annessiale e possibile presenza di una massa palpabile al livello pelvico. In altro modo, la paziente può arrivare all’attenzione del medico già con segni di peritonite.
31La presentazione clinica più o meno acuta, non sempre però riflette la compromissione vascolare dell’organo.
La sintomatologia e la presentazione clinica sopra descritte sono da considerarsi
aspecifiche, in quanto numerose e più frequenti patologie addomino-pelviche
pediatriche si possono presentare col medesimo quadro clinico. Solo nella metà dei
casi di torsione ovarica questa viene considerata come prima ipotesi diagnostica.
3,37In
particolare l’appendicite acuta è la patologia con cui più frequentemente viene confusa
la torsione ovarica. Queste due patologie infatti, oltre ad avere in comune il quadro
clinico hanno entrambe il picco di presentazione compreso tra gli 8 -16 anni.
13 La tabella sottostante (Tab. 1) elenca le altre patologie con cui la torsione ovarica entra in diagnosi differenziale.
6DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Appendicite Volvolo
Enterocolite necrotizzante Ostruzione intestinale
Cisti ovarica Ernia incarcerata
Malatt. infiamm. pelvica Ulcera peptica
Invaginazione Diverticolo di Meckel
Alterazioni apparato urinario Malattia di Crohn
Gravidanza extrauterina Ascesso tubo-ovarico
Rottura di cisti del corpo luteo Trauma
Chetoacidosi diabetica Ingestione di corpo estraneo
2.5. D
IAGNOSIDiagnosticare con certezza una torsione ovarica può essere molto difficile. Spesso tale sicurezza diagnostica si può raggiungere solo durante l’intervento chirurgico.
7,21Gli esami ematochimici, uniti alla presentazione clinica e alle tecniche imaging permettono di formulare l’ipotesi diagnostica e di escludere eventuali patologie che rientrano nella diagnosi differenziale, ma la conferma avviene spesso in fase chirurgica.
Gli esami ematochimici da eseguire in urgenza nel sospetto di torsione ovarica sono l’emocromo, gli indici di flogosi (PCR, VES, fibrinogeno) e i marcatori tumorali sierici.
Un aumento del numero dei leucociti è rilevabile in oltre la metà dei casi ed alcuni studi
Tab. 1 Diagnosi differenziale di torsione ovarica.
14 hanno dimostrato una relazione direttamente proporzionale tra il livello di leucocitosi e il grado di compromissione ischemica dell’ovaio.
4,25,38Possibile anche l’aumento degli indici di flogosi come PCR e VES.
Dopo l’esecuzione degli esami ematochimici, l’ecografia tran-addominale rappresenta la prima indagine diagnostica da eseguire in urgenza, perché è veloce, economica, non utilizza radiazioni ionizzanti e, soprattutto in presenza di vescica distesa, permette una buona visualizzazione degli organi parenchimatosi pelvici.
4,39,40In età pediatrica è da considerarsi l’esame principe a causa della più rara possibilità di eseguire un eco trans-vaginale.
L’ecografia consente di vedere se la torsione è insorta su un ovaio sano, oppure se questa è una complicanza di una lesione ovarica preesistente. In tal caso l’eco- struttura è indicativa del tipo di massa. Nel caso in cui le ovaie appaiano normali, spesso l’eco fornisce ulteriori spunti diagnostici.
40Il segno ecografico più frequente in caso di torsione su un ovaio non patologico (senza
lesioni preesistenti) è l’aumento volumetrico dell’organo a causa dell’edema e della
congestione venosa.
21,39,41L’ingrandimento può essere così importante da far
assumere all’ovaio colpito dimensioni 12 volte maggiore rispetto al controlaterale.
40Un’altra caratteristica ecografica, presente nel 13% - 45% dei casi, è l’evidenza di
piccole cisti distribuite alla periferia dell’ovaio. Esse sono causate dall’incremento del
contenuto fluido nei follicoli periferici in conseguenza della stasi linfatica e
venosa.
4,21,40,41Tale immagine suggerisce la diagnosi di torsione su ovaio normale. La
visualizzazione ecografica del peduncolo avvolto su se stesso, (a spirale) è possibile
negli adulti, ma rara in età pediatrica.
4215 Mediante l’indagine eco è possibile valutale la presenza di eventuali raccolte liquide in addome o nel cavo del Duglas. È questo un segno tardivo, frequentemente associato a tessuto ovarico emorragico ed a compromissione ischemica grave.
1In caso di torsione su ovaio patologico, la lesione potrà apparire all’ecografia cistica, complessa o solida. Questo è un momento importante nella diagnosi perché andrà ad influire sul tipo di trattamento chirurgico. L’osservazione di una lesione complessa o solida è infatti associata ad un rischio maggiore di malignità.
15,43Oltmann et al.
43propone di considerare una massa ovarica pediatrica ad alto rischio di malignità quando si presenta in un’età compresa tra gli 1 – 8 anni, quando è sintomatica o determina pubertà precoce e se ha un diametro maggiore di 8 cm con eco-struttura solida. L’intervallo di età considerato è caratterizzato da un basso livello di ormoni sessuali, quindi una massa ovarica che insorge in questo periodo della vita deve sempre destare sospetto. Nel valutare la vascolarizzazione, la presenza di numerosi vasi al livello mesovarico con un pattern definito a pettine, è un ulteriore parametro che orienta verso la natura maligna della lesione.
44Le lesioni ovariche benigne frequentemente associate a torsione e che possono essere scambiate come maligne sono il teratoma maturo e la cisti emorragica.
Durante il work up diagnostico di torsione su ovaio patologico, il dosaggio sierico dei
marcatori tumorali può essere utile, ma non conclusivo. Infatti αFP, βHCG, CA-125,
CA-19.9, CEA e LDH aumentano in presenza di neoplasie maligne, ma non solo. In
particolare αFP e βHCG sono associati ai tumori di tipo germinale, mentre CEA e CA-
125 si elevano in caso di neoplasie epiteliali. Il ruolo dei marcatori è considerato
importante soprattutto in fase di follow-up per evidenziare una ripresa di malattia, meno
in fase diagnostica.
16 Numerosi lavori indicano la possibilità di riscontrare livelli sierici aumentati in presenza di patologia benigna.
17,45,46In età pediatrica troveremo un incremento dei marcatori tumorali solo nel 54% delle masse ovariche maligne e nel 6% di quelle benigne.
43Questo dato può essere confondente e può indurre il chirurgo ad assumere un atteggiamento chirurgico-terapeutico maggiormente aggressivo. Possono essere commessi gravi errori dovuti alla rimozione ingiustificata di un ovaio con possibili conseguenze negative sulla fertilità. Alcuni autori suggeriscono di unire ai livelli sierici dei marcatori la dimensione della lesione e l’aspetto ecografico per fare diagnosi con maggior sicurezza.
44In caso di torsione i marcatori possono subire un incremento non solo in presenza di neoplasia: in letteratura sono descritti casi di torsione su ovaio normale, indenne da patologie, in bambine che presentavano un innalzamento dei marcatori.
47,48Il motivo di ciò è probabilmente da ricercarsi nell’ischemia e nella possibile necrosi tissutale con conseguente rilascio dei marcatori sierici.
Il ruolo dell’eco-color-doppler per la diagnosi di torsione ovarica è controverso. Se
infatti il ritrovamento di assenza di flusso ematico in direzione dell’ovaio suggerisce la
diagnosi di torsione, la presenza di flusso non la esclude. L’eco color-doppler permette
di visualizzare sia il flusso venoso che arterioso. La mancanza del flusso venoso è
sicuramente più frequente rispetto a quello arterioso. Infatti le arterie, oltre ad avere
una pressione maggiore e quindi meno facilmente comprimibile, nell’ovaio hanno una
duplice origine: arteria ovarica e ramo ovarico dell’arteria uterina. Autori riportano una
bassa specificità e una bassa sensibilità del doppler.
39Ma questi indicatori di
accuratezza diagnostica hanno valori diversi in relazione a quale tipo di flusso
vogliamo considerare: se venoso o arterioso. Shadinger et al.
4osserva assenza di
flusso arterioso nel 46%, mentre per la controparte venosa raggiunge un valore di
67%. Altri autori riportano valori maggiori di assenza del drenaggio venoso fino al 94%
17 e anche al 100% in alcune casistiche.
49,50Purtroppo i lavori che analizzano i risultati di questa indagine diagnostica in relazione alla torsione ovarica, non sempre trattano esclusivamente dei casi pediatrici e ciò può creare imprecisione.
In caso di torsione ovarica intermittente, con risoluzione spontanea, lo studio mediante doppler darà immagini diverse in base al momento in cui questo viene eseguito.
51,52Tuttavia, in assenza di flusso sia arterioso che venoso la probabilità di torsione è alta.
53Ulteriori indagini diagnostiche che possono essere utili durante il work-up diagnostico sono RX diretta dell’addome, la TC (tomografia computerizzata) e la RM (risonanza magnetica). L’RX, in particolare, è un indagine di basso costo, veloce da eseguire e può permettere l’esclusione di altre patologie con quadro clinico simile. In caso di torsione ovarica in presenza di teratoma maturo cistico è frequente visualizzare calcificazioni che sono tipiche per questa neoplasia.
54-56La TC e la RM sono invece necessarie per meglio caratterizzare masse ovariche, associate alla torsione, che all’eco hanno mostrato un pattern complesso o solido.
Consentono infatti di visualizzare con più precisione i limiti, le dimensioni e il rapporto
della lesione con i tessuti circostanti. I reperti più comuni alla RM per la torsione
ovarica sono la deviazione dell’utero verso il lato interessato, presenza di ascite, e
obliterazione dello spazio periuterino. La RM per la sua sensibilità nel dimostrare i vari
stadi della degradazione dell’emoglobina consente inoltre di visualizzare foci di
ischemia emorragica eventualmente presenti.
57La TC spirale rispetto la RM espone
la bimba ad alta dose d’irradiazione, e questo è un aspetto a suo sfavore, ma al tempo
stesso rispetto alla RM, ha un tempo di esecuzione molto minore che la rende
eseguibile anche in casi urgenti. L’uso della TC consente di visualizzare la struttura del
parenchima ovarico, le dimensioni e i limiti delle masse eventualmente presenti,
18 nonché il coinvolgimento della tuba. Da alcuni autori è indicato come metodica di particolare importanza nella diagnosi differenziale con l’appendicite acuta.
58-60La letteratura più recente suggerisce che, in caso di dubbio diagnostico non risolto dalle tecniche imaging sopra descritte, il miglior approccio alla torsione ovarica è l’esecuzione della laparoscopia esplorativa. Infatti, per un ritardo diagnostico e terapeutico possono verificarsi complicanze cliniche e, nel caso si proceda alla rimozione dell’ovaio a seguito della necrosi, anche conseguenze negative sul piano della fertilità. L’esecuzione in tempi rapidi della laparoscopia non solo permette di effettuare una diagnosi certa, ma altrettanto consente la risoluzione della patologia grazie alle procedure chirurgiche che verranno messe in atto.
2.6. T
ERAPIAC
HIRURGICALa torsione ovarica è un evento che richiede terapia chirurgica in urgenza al fine di evitare la necrosi dell’ovaio. Se questa si verifica è necessario eseguire l’asportazione dell’ovaio: ovariectomia (intervento radicale). Oppure si può intervenire risolvendo la torsione (mediante detorsione manuale), lasciando in sede l’ovaio e trattando le patologie eventualmente presenti (intervento conservativo).
Per anni è stato eseguito l’intervento radicale in laparotomia, oggi si preferisce
l’intervento conservativo in laparoscopia.
19
2.6.1. Approccio Chirurgico: laparoscopia, laparotomia
La laparoscopia eseguita in tempi rapidi è il gold per la torsione ovarica perché è contemporaneamente diagnostica e terapeutica.
7,9,41,60-62Rendere più breve possibile l’intervallo di tempo compreso tra l’inizio dei sintomi e la terapia chirurgica è fondamentale per evitare una severa compromissione ischemica dell’ovaio.
L’esecuzione della laparoscopia in età pediatrica per il trattamento di patologie pelviche è oggi ben codificata ed affidabile, è associata ad una minor incidenza di aderenze, permette risultati estetici migliori e diminuisce i tempi di ospedalizzazione con un rapido ritorno alle attività quotidiane.
63-65La tecnica laparotomica viene proposta nella chirurgia di masse ad alto rischio di malignità (definito sulla base della clinica e delle tecniche imaging), con la finalità di diminuire il rischio di rottura intraoperatoria e di spreading.
17,66L’utilizzo della tecnica open nel trattamento della torsione ovarica in età pediatrica è
controverso. Alcuni autori preferiscono usare un approccio laparoscopico solo in
presenza di elementi diagnostici che non orientino verso una torsione ovarica in
presenza malignità. In particolare Galinier et al.
41stabilisce un cut-off di 15 cm oltre il
quale suggerisce la tecnica open. Altri autori, invece, considerando che la torsione
ovarica in età pediatrica è raramente associata a neoplasia maligna (2%-6%),
preferiscono comunque un approccio laparoscopico, suggerendo di risolvere la
torsione in laparoscopia e, se necessario, eseguire successivamente un secondo
intervento per la rimozione della neoplasia.
9,25-2720 Tecnica:
La tecnica laparoscopica prevede l’esecuzione di uno pneumoperitoneo utilizzando un flusso di CO
2di 1 l/min e una pressione di 8-10 mmHg nelle bambine e di 12-14 mmHg nelle adolescenti. Per una buona visualizzazione della pelvi, la paziente deve assumere la posizione in Trendelenburg fino a 30-35° che permette il dislocamento delle anse intestinali. Si posiziona il 1° trocar, da 10-12 mm, attraverso una piccola incisione ombelicale ottenuta con bisturi. Questa via consente l’introduzione dell’ottica laparoscopica: una telecamera munita di collegamento monitor per permettere il controllo visivo da parte degli operatori. Successivamente si preparano le altre vie d’accesso paramediane (destra e sinistra ed eventualmente sovrapubica), con trocar da 5 o 10 mm.
2.6.2. Terapia Radicale
La terapia tradizionale per la torsione ovarica, fino a pochi anni fa, era la rimozione
dell’ovaio eseguita soprattutto mediante incisione laparotomica. I casi che
coinvolgevano anche la tuba venivano trattati con l’intervento di salpingo-ovariectomia
(asportazione di ovaio e tuba omolaterale). Questo tipo di approccio, definito radicale,
ha un impatto negativo sulla fertilità e in caso di recidiva o bilateralità il risultato sarà la
totale infertilità della piccola paziente con la necessità di eseguire terapia ormonale
sostitutiva a vita.
3321 Le motivazioni che hanno indotto all’utilizzo di un approccio chirurgico radicale sono state:
1. il rischio di eventi tromboembolici a seguito della detorsione manuale dell’ovaio;
2. il rischio di lasciare in sede un ovaio che potrebbe presentare patologia maligna;
3. la convinzione che l’ovaio severamente ischemico non avesse capacità di ripresa.
Numerosi articoli pubblicati negli ultimi 10-15 anni, chiariscono ogni punto portando nuove evidenze scientifiche in merito.
Gli eventi tromboembolici descritti in letteratura, anche se teoricamente possibili, sono solo tre, e solamente uno è avvenuto in età pediatrica.
67,68In particolare quest’ultimo è stata una trombosi della vena iliaca comune di destra avvenuta dopo detorsione di ovaio sinistro e successiva asportazione di cisti ovarica.
69I casi riportati in letteratura sembrerebbero associati ad un prolungato ritardo diagnostico che ha costretto le pazienti ad una degenza di 3-4 giorni.
Il rischio di patologia maligna associata a torsione, come precedentemente descritto, è basso e varia in relazione alle casistiche considerate dal 2% al 6%; quest’ultimo valore è descritto in una sola serie, la maggioranza degli studi osservano valori vicini al limite inferiore.
9,25-27Infatti in età pediatrica la torsione avviene maggiormente su ovaio normale, in
presenza di patologia funzionale, ed infine su neoplasia benigna in particolare in
presenza di teratoma maturo cistico. La patologia maligna è rara. Guthrie et al.
2riporta
una percentuale di torsione ovarica su patologia maligna pari allo 0.4%.
22 Il problema della presenza di malignità associata a torsione si pone soprattutto perché il chirurgo spesso si deve confrontare con un ovaio dall’aspetto macroscopicamente alterato. Sarà infatti ingrandito nelle dimensioni, potrà essere edematoso, con possibili foci di ischemia emorragica e di un colore tra il blu ed il nero, aspetto black-bluish.
Questa presentazione determina incertezza nell’identificare e nel riconoscere la presenza e la natura di eventuali patologie associate.
Ulteriore difficoltà è riconoscere macroscopicamente il grado di ischemia tissutale e correlarlo con la compromissione funzionale. Fino a pochi anni fa, l’ovaio black-bluish era considerato severamente ischemico e irreversibilmente compromesso tanto da essere asportato.
26,70Per risolvere questo dubbio, alcuni autori proposero di detorgere l’ovaio e attendere qualche minuto in attesa di un ritorno verso il colore naturale dell’organo, discriminando così quali ovaie erano suscettibili di ripresa e quali dovevano essere asportate. Recenti studi hanno dimostrato che non esiste un modo che permetta al chirurgo, in sede operatoria, di valutare con buona probabilità, la vitalità dell’ovaio in esame. L’ovaio black-bluish non è indice di ischemia irreversibile.
1,26,31,36,71Alla luce delle evidenze sopra descritte, la letteratura più recente propone di trattare la
torsione ovarica in età pediatrica con un approccio chirurgico il più possibile
conservativo al fine di evitare asportazioni ovariche non necessarie e dannose per la
fertilità futura della bambina.
23
2.6.3. Terapia Conservativa
I cardini dell’attuale terapia conservativa sono una laparoscopia diagnostico- terapeutica in tempi rapidi per permettere detorsione dell’ovaio e successiva sorveglianza clinica ed ecografica. Le procedure chirurgiche, volte alla rimozione di patologie eventualmente presenti, potranno essere eseguite contemporaneamente oppure rimandate ad un secondo momento, mediante un second-look.
Lasciare in sede l’ovaio dopo detorsione manuale e procedere con il follow-up clinico ed ecografico è ad oggi la miglior terapia per la torsione ovarica. Infatti durante l’intervento la distorsione anatomica dell’organo, come spiegato sopra, non permette sicure valutazioni sull’ischemia tissutale e sulle patologie presenti. Si preferisce perciò, dopo aver escluso la presenza di necrosi, lasciare in sede l’ovaio ed iniziare il follow- up. Controllare che non sia presente necrosi è fondamentale per poter eseguire terapia conservativa; se questa è presente si deve invece procedere alla all’asportazione dell’ovaio.
In presenza di torsione ovarica su ovaio normale, dopo aver escluso la necrosi, si procede alla detorsione e si esegue follow-up per visualizzare una ripresa funzionale e un ritorno alle normali condizioni anatomiche dell’ovaio.
Se la torsione insorge in presenza di massa cistica, data la benignità di questa lesione, potremo seguire la procedura descritta per le ovaie normali.
7Sarà successivamente il follow-up a descrivere l’andamento di questa lesione nel tempo. Infatti, spesso può regredire fino a scomparire, mentre se dovesse aumentare oltre i 5 cm o divenire sintomatica, dovrà essere programmato un intervento per la rimozione.
15,72Nel caso in cui la cisti abbia grandi dimensioni, il rischio di recidiva a breve termine è
alto, perciò può essere eseguita l’aspirazione del contenuto mediante puntura
24 cistica.
22,41Altra possibilità è procedere alla detorsione e all’asportazione chirurgica della cisti in un primo ed unico intervento.
1Eseguire detorsione e asportazione di cisti durante il medesimo intervento è considerato da alcuni autori tecnicamente difficile a causa della condizione ischemica ed edematosa che rende il tessuto ovarico più fragile e più sensibile.
5,41Tale procedura, poiché eseguita su un tessuto già parzialmente danneggiato, potrebbe compromettere ulteriormente il trofismo del parenchima ovarico, nonché le sue capacità di ripresa.
22La letteratura suggerisce di attendere da 1 alle 8 settimane dall’esecuzione di detorsione chirurgica per permettere all’edema di diminuire e al tessuto ovarico di stabilizzarsi.
31,71,73,74L’asportazione della cisti dopo tale intervallo di tempo, se necessaria, sarà più tecnicamente più semplice e meno rischiosa.
Il basso rischio di malignità associato alla torsione consente di eseguire terapia conservativa anche in presenza di lesioni con eco-struttura solida o complessa.
L’esecuzione di sola detorsione chirurgica con successiva osservazione clinica ed ecografica è la procedura suggerita dalla più recente letteratura. Il follow-up permette di valutare l’evoluzione della lesione e il quadro clinico eseguendo, se necessario, un secondo intervento.
9,21Quando il sospetto di malignità è forte, è possibile eseguire, durante l’intervento per la risoluzione di torsione, una biopsia della lesione sospetta. Nel caso in cui si confermi presenza di malignità si dovrà eseguire la stadiazione e la terapia adeguata per la patologia riscontrata.
2,7Procedure aggiuntive a quelle già presentate sono proposte da alcuni autori col fine di
facilitare la ripresa del tessuto ovarico. Viene suggerito di eseguire un’incisione o più
incisioni circonferenziali sull’ovaio per diminuire la pressione capsulare, dovuta
25 all’edema, e favorire la riperfusione ematica.
21,70Tale procedura non è però da tutti accettata perché considerata un ulteriore insulto ad un tessuto già compromesso.
412.6.4. Indicazioni all’ovariopessi
Con ovariopessi si intende il fissaggio chirurgico dell’ovaio, in modo tale da diminuirne la mobilità.
7Questa tecnica viene proposta col fine di prevenire la recidiva di torsione ovarica che avviene nel 5% -13% dei casi. Ad oggi l’utilizzo di questa procedura è controverso a causa dei possibili rischi d’infertilità associati a questo trattamento, dovuti probabilmente alla possibile dislocazione tubo ovarica che può realizzarsi.
11,33,74In letteratura sono descritte varie tecniche. Alcuni autori propongono di fissare, mediante sutura non riassorbibile, l’ovaio alla parete posteriore dell’utero utilizzando tecnica laparoscopica.
11Altre tecniche possibili suggeriscono di fissare l’ovaio alla parte laterale della parete pelvica, oppure al peritoneo posteriore poco al di sotto della biforcazione dei vasi iliaci.
33In letteratura è descritta anche una procedura che permette di accorciare il legamento utero-ovarico.
11,75Ad oggi sia le indicazioni, la tecnica da eseguire, sia quale ovaio trattare (se controlaterale o omolaterale) sono poco definite. Opinione generale è utilizzare l’ovariopessi quando i rischi di recidiva sono maggiori di quelli associati alla procedura, peraltro non ancora provati da studi prospettici. Sono considerati fattori di rischio per recidiva la presenza di legamenti ovarici abnormente lunghi e una prima torsione insorgente sull’ovaia sinistra. In questi casi ovariopessi viene spesso proposta.
26
2.7.
F
OLLOW-
UPDopo chirurgia conservativa è importante eseguire follow-up clinico, ecografico e valutare il livello sierico dei marcatori tumorali. Nell’immediato post-operatorio la complicanza più frequente è la comparsa della febbre.
31,36Due sono gli scopi principali del follow-up: osservare se l’ovaio detorto riprende la sua funzione e il suo normale aspetto ecografico e l’evoluzione delle eventuali lesioni lasciate in sede. La durata del follow-up varia in base agli studi considerati, ma è raramente inferiore ai 6 mesi – 1 anno, infatti si possono osservare cambiamenti anche dopo 2 anni.
36La ripresa funzionale dell’ovaio è dimostrata dalla comparse dei follicoli alla periferia e dal ritorno dell’ovaio ad un volume simile al controlaterale.
7,21A volte può accadere che l’ovaio, pur riprendendo la sua funzione rimanga, aumentato in dimensioni. In caso contrario si osserverà la progressiva atrofia.
Il dosaggio dei marcatori, unito all’eco e alla clinica permettono di seguire l’evoluzione delle lesioni lasciate in sede e di programmare l’intervento nel caso in cui aumentino in dimensioni, divengano sintomatiche o assumano caratteristiche di indicative malignità.
La descrizione in letteratura dei risultati del follow-up conseguiti in vari studi ha
permesso di comprendere l’ampia capacità di ripresa dell’ovaio. Infatti numerose
casistiche hanno dimostrato che l’ovaio black-bluich, fino pochi anni fa considerato
irreversibilmente ischemico e per questo asportato, può riprendere pienamente le sue
funzioni.
2,5,26,4127
3. STUDIO: ANALISI DELLA CASISTICA CHIRURGICA
3.1. S
COPO DELLO STUDIOLo studio che di seguito viene presentato, descrive una serie di pazienti in età
pediatrica operati per masse ovariche e per torsione ovarica, incentrando l’analisi su
quest’ultimi. La gestione chirurgica sarà ben descritta e verrà confrontata sulla base
delle più recenti evidenze scientifiche, grazie all’inclusione di un’ampia revisione della
letteratura. I dati da essa ottenuti sono stati analizzati e discussi. Particolare risalto è
stato riservato ai dati relativi alla chirurgia, i quali hanno subito un approfondimento
statistico per confrontare nel tempo l’approccio conservativo con quello radicale. Lo
scopo è comprendere i rischi e i benefici delle chirurgia conservativa come trattamento
della torsione ovarica in età pediatrica.
28
3.2. M
ATERIALI E METODIIn questo studio sono stati analizzati tutti i casi pediatrici di patologia ovarica chirurgicamente trattati dal 2001 al 2010 al Dipartimento di Chirurgia Pediatrica dell’Università di Pisa e all’Ospedale Meyer, Università di Firenze.
Per ogni paziente sono stati analizzati l’età all’intervento e i sintomi presentati. Durante gli accertamenti diagnostici è stata eseguita, in tutti i pazienti, visita clinica, ecografia transaddominale ed eco-color-doppler (Fig. 5). Ecografia transvaginale, TC e RM, dosaggio sierico dei marcatori tumorali (CA-125, αFP, βHCG, CA-19.9) sono stati valutati solo in pazienti selezionati.
La natura delle lesioni è stata definita sulla base dell’analisi istologica e classificata secondo la classificazione della WHO. In particolare i risultati sono stati divisi in:
lesione non neoplastica, neoplasia benigna, neoplasia maligna. Di tutti i casi quelli che hanno subito torsione sono stati trattati in dettaglio.
Le procedure chirurgiche sono state condotte in laparotomia o laparoscopia, seguendo un approccio di tipo radicale o di tipo conservativo. Il trattamento conservativo è stato condotto eseguendo sola detorsione, oppure una detorsione e successivamente rimozione di cisti o tumorectomia (Fig. 6).
L’ovariopessi è stata eseguita solo in alcune pazienti. Tutte le bambine sottoposte a
chirurgia conservativa sono rientrate nel programma di follow-up eseguito post
operativamente alla 1, 4, 8 settimana e successivamente ogni 3 mesi fino a un anno
postoperatorio.
29
Fig. 5 Bambina di 13 aa con torsione di cisti emorragica del corpo luteo.
Fig. 6 Bambina di 13 aa : aspetto black-bluish di ovaio destro “normale” dopo detorsione
del peduncolo.
30 Lo studio include anche una revisione della letteratura che è stata condotta con l’aiuto dei motori di ricerca Pub-med e Ovoid inserendo come parole chiave: ovarian torsion, adnexal torsion, pediatric and adolescence. Gli articoli sull’argomento, pubblicati dal 2000 al 2010 che hanno trattato in dettaglio la strategia chirurgica della torsione ovarica in età pediatrica, sono stati selezionati e inseriti nella revisione. Sono stati perciò analizzati 27 articoli estrapolando da essi i dati per la revisione. Tali dati comprendono la lateralità (destra o sinistra) dei casi di torsione, la presenza o l’assenza di patologia ovarica, l’approccio chirurgico differenziato in laparoscopia e laparotomia e il tipo di procedura messa in atto distinta in radicale e conservativa.
Ulteriore dato è stato la procedura di ovariopessi.
La procedura chirurgica è stata attentamente valutata con l’obiettivo di sottolineare eventuali differenze di tecnica emerse nel corso degli anni e a tale scopo è stato eseguito uno studio statistico. In questo studio sono state confrontate tra loro la frequenza dell’approccio chirurgico di tipo conservativo con quello di tipo radicale negli anni. Per questo studio sono stati esclusi i case report e eventuali articoli specificatamente incentrati su uno dei due approcci. L’analisi statistica è stata eseguita usando una correlazione di tipo 1-Tail Spearman.
3.3. R
ISULTATIIn un periodo di tempo di 10 anni sono stati eseguiti 127 interventi chirurgici per
patologia ovarica in 120 bambine (7 hanno presentato patologia bilaterale). I casi di
torsione ovarica sono stati 30 avvenuti in 29 bambine (una bimba ha presentato
recidiva asincrona dopo 8 mesi). L’età delle pazienti alla presentazione era compresa
31 tra i 2 mesi e i 18 anni. Dei casi andati incontro a torsione l’età media è stata di 11.9 anni e il picco di frequenza è stato nell’intervallo tra i 9 e i 12 anni. Abbiamo osservato 61 (48%) di cisti funzionali; 54 (42.5%) di neoplasie benigne; 5 (4.0%) di neoplasie maligne e 7 (5.5%) di torsioni su ovaie normali. (Fig. 7)
Il dolore addominale è stato il sintomo principale (86%) presentato come dolore
addominale acuto in 27 casi (26%), dolore ciclico in 11 (10%), e dolore cronico negli
altri 66 casi (63.4%). La diagnosi in 17 casi è stata incidentale. In tutti i pazienti con
dolore addominale acuto e in 3 con dolore ciclico, le lesioni si sono complicate con
torsione ovarica che ha richiesto l’intervento chirurgico in urgenza. Il ritardo medio tra
l’inizio dei sintomi e il trattamento chirurgico è stato di 12 ore (intervallo da 7 a 102
ore). La torsione è avvenuta su ovaie con cisti emorragiche in 10 casi (33.3%), cisti
Fig. 7 Descrizione anatomo-patologica di tutte le lesioni ovariche. Gafico che valuta la torsione per
ogni patologia ovarica.
32 follicolari in 7 casi (23.3%), teratoma maturo cistico in 5 casi (16.7%) e cistoadenoma in 1 caso (3.3%). Ci sono state 7 torsioni (23.3%) su ovaio normale. La sola recidiva si è verificata su ovaio sinistro e successivamente su quello destro, ma entrambi erano ovaie normali (Fig.8).
Lo studio diagnostico dei pazienti mediante tecniche imaging ha incluso, in tutti i casi, ecografia transaddominale e eco-color-doppler; ecografia transvaginale in 6 casi (20%); CT e RMN in 8 casi (26.7%). L’immagine ecografica delle lesioni è stata semplice per tutte le lesioni follicolari, per le cisti emorragiche abbiamo ottenuto in 2 casi (18.2%) un’immagine semplice e in 9 (81.8%) una complessa, i teratomi maturi cistici si sono mostrati come lesioni solide in 2 casi (40%), e come lesioni complesse in 3 casi (60%), i cistoadenomi invece si sono presentati tutti con una struttura di tipo complesso. Un aumento delle dimensioni dell’ovaio e la presenza di piccole strutture cistiche alla periferia dell’ovaio sono state l’apparenza ecografica della torsione ovarica avvenuta su ovaie non patologiche. Il diametro medio dell’ovaio, misurato con
0 10 20 30 40 50 60 70
Lesioni Follicolari
Neoplasie Benigne
Neoplasie Maligne
Ovaie Normali
TORSIONI NON TORSIONI
Fig. 8 Frequenza osservata nel nostro studio relativa alle patologie ovariche con e senza torsione.
33 ecografia, è stato di 6.7 cm (da 5.1 a 13 cm). Una raccolta fluida nel cavo del Duglas si è verificata in 8 casi (26.7%). L’esame con eco-color-doppler preoperatorio ha dimostrato nelle ovaie coinvolte un diminuito o assente flusso sanguigno in 19 casi (63%) e un normale flusso in 11 casi (37%). I livelli sierici dei marcatori tumorali sono stati misurati in 16 casi, e si sono rivelati elevati in un solo caso: AFP > 12 ng/ml, in presenza di un teratoma maturo cistico complicato da torsione ovarica. Questo valore si è normalizzato nel mese successivo all’intervento.
Per quanto riguarda l’approccio chirurgico, 12 bimbe (40%) sono state trattate in laparoscopia e 18 (60%) in laparotomia. I casi eseguiti in open sono relativi soprattutto al primo periodo di osservazione. La chirurgia di tipo conservativo è stata eseguita in 14 casi (46.7%) mediante sola detorsione, in 5 pazienti (35.7%) per la presenza di ovaio normale, mentre detorsione seguita da asportazione di cisti ovarica è stata necessaria in 8 bambine (57.1%) che presentavano 4 cisti emorragiche e 4 cisti follicolari. Detorsione con successiva tumorectomia è stata praticata in una bimba (7.2%) in presenza di un teratoma maturo cistico. Dei casi trattati conservativamente 4 (28%) presentavano alla chirurgia un aspetto definito black-bluish, ma senza aver ancora sviluppato necrosi. Il trattamento radicale è stato eseguito in 16 bambine (53.3%) che presentavano: 2 ovaie normali (12.5%), 9 lesioni funzionali (56.3%), e 5 neoplasie benigne (31.2%). L’ovariopessi è stata condotta in 4 pazienti (13.3%). Tutte queste torsioni sono avvenute sull’ovaio sinistro e l’ovariopessi è stata eseguita fissando l’ovaio destro alla parete laterale della pelvi in 2 casi e alla parete posteriore dell’utero negli altri 2 casi.
Tutte le bambine trattate con chirurgia conservativa hanno eseguito follow-up
ecografico nel quelle tutte quante, incluse le black-bluish, hanno avuto una ripresa del
tessuto ovarico entro 6 mesi dimostrata dalla normalizzazione del volume ovarico fino
ad avvicinarsi al controlaterale.
34 La revisione della letteratura (Tab. 2) relativa alla torsione ovarica in età pediatrica ha descritto 3990 casi con un’età media di 13.2 anni. L’ovaio maggiormente interessato è risultato essere il destro (59.8%) e la torsione è avvenuta con maggior frequenza su ovaio normale (40.1%) rispetto a ovaie con presenza di patologia. In questo caso le lesioni funzionali sono le più coinvolte rappresentando il 33.7% del totale, seguite dalle neoplasie benigne (25%). La torsione ovarica in presenza di malignità rende ragione del 1.2%. L’approccio laparoscopico è stato del 19.9%, mentre quello in open è stato del 80.1%. Il trattamento conservativo è stato eseguito per un totale del 38.4%, mentre l’ovariectomia è stata del 61.6%. L’ovariopessi è stata praticata nel 4.2% dei casi.
Tab. 2 Revisione della letteratura: 3990 casi di torsione ovarica in età pediatrica
a
5,6,8-11,19,21,22,24,25,27,33-36,40,41,48,54,55,60,71,73,76,77b
2,5,6,8-11,19,21,22,24-27,33-36,40,41,48,54,55,60,71,73,76,77 nostra seriec
5,6,9-11,19,21,25,34-36,41,48,55,60,71,73,76, nostra serie