Criteri di trascrizione dei documenti
La punteggiatura è stata normalizzata, mantenendo tuttavia un criterio conservativo. Si è ricondotto all’uso moderno la collocazione di accenti e apostrofi. Si è modernizzata la divisione delle parole, introducendo separazioni dove necessario (es: laltro > l’altro); le parole separate sono state unite solo quando questo non comportava l’introduzione del raddoppiamento sintattico (es. Gran Duca > Granduca). I titoli onorifici (Eccellenza, Santità, Duca, Granduca, Cavaliere ecc.) sono stati normalizzati in maiuscolo, nello stesso modo si è proceduto per gli aggettivi onorifici (es. Reverendissimo, Serenissimo, Osservandissimo); si sono sciolte senza l’uso di parentesi le abbreviazioni e tutti i segni di sicuro significato (es. p > per; V.A. > Vostra Altezza; V.E. > Vostra Eccellenza; S.A.S > Sua Altezza Serenissima; S.S. > Sua Santità) e le abbreviazioni relative alle date e alle località (8bre > ottobre). Si è preferito non sciogliere le abbreviazioni di dubbia interpretazione (es.
Fra.co > per Franco o Francesco). I numeri con valore cardinale sono stati trascritti in cifre arabe (XX marzo > 20 marzo). Le doppie e le scempie sono state lasciate inalterate. La h etimologica o pseudo etimologica è stata eliminata (es. havea > avea; gentil’huomo >
gentiluomo; honore > onore; chosa > cosa) ed inserita là dove mancante (es. ciesa > chiesa). La j normalizzata in i. I nessi ci, gi, ti, sono stati normalizzati – quando necessario secondo l’uso moderno – sul nesso zi.
La congiunzione et è stata lasciata davanti alle vocali e normalizzata davanti alla consonanti.
Sono state introdotte le parentesi quadre con tre puntini […] per indicare
lacune dovute a danneggiamenti del materiale cartaceo o a impossibilità
d’interpretazione del testo. Le parentesi tonde con tre punti (…) sono
state inserite quando non si è trascritto per intero il documento, ma solo
una parte di esso.
Le parole di dubbia interpretazione sono seguite da un punto interrogativo fra parentesi quadre[?]. Quando si è scelto di sciogliere un’abbreviazione di dubbia interpretazione, l’integrazione è stata inserita fra parentesi tonde: ad esempio mez(zanotte). Gli errori dello scrivente sono segnalati: < >. Tutte le integrazioni al testo, inserite solo quando strettamente necessario per la comprensione dello stesso, sono segnalate da parentesi quadre. Tutti i nomi propri di persona e i nomi di località sono lasciati come riportati nel testo. La datazione è stata riportata come presente nei documenti. Si è adottato lo stesso criterio anche per i documenti fiorentini, quindi per i mesi di gennaio, febbraio e marzo si è aggiunta di fianco la data secondo lo stile moderno (es. 25 gennaio 1590 [s.m.1519]). Nel Granducato era infatti utilizzato per il computo degli anni lo stile fiorentino (d’ora in avanti, s.f.), prendeva per principio dell’anno il 25 marzo, festa dell’Annunciazione della Vergine Maria, posticipando di due mesi e ventiquattro giorni il computo moderno
622.
La documentazione trascritta è stata suddivisa in quattro appendici, che rispecchiano la struttura del lavoro: ogni capitolo ha dunque la sua sezione documentaria di riferimento. La tipologia di documentazione è eterogenea (corrispondenza, registri contabili ecc.), si è dunque cercato di trascriverla seguendo un criterio di organizzazione logica ai fini del lavoro, che nella grande maggioranza casi corrisponde a un criterio di ordine cronologico.
Per l’intitolazione dei documenti si è proceduto con il seguente metodo:
luogo di conservazione (ad es. Archivio di Stato di Firenze = ASF); fondo
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622 Lo stile fiorentino, o ab Incarnatione, fu usato a Firenze dal X secolo fino al 1749