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Elaborato di:Nunzia LacavaTeresa D’AngeloAlessandra IervolinoSimona Sibillo

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Academic year: 2021

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(1)

Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale Laurea magistrale in Storia e Critica d’arte Metodologia della storia dell’arte

Anno 2019/20

Elaborato di:

Nunzia Lacava Teresa D’Angelo

Alessandra Iervolino

Simona Sibillo

(2)

LA DINAMICA DELLE OPERE

Progetto elaborato da:

Teresa D’Angelo Alessandra Iervolino Nunzia Lacava

Simona Sibillo

(3)

Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg, Centro e

periferia nella storia dell’arte italiana (1979),

Officina Libraria, Milano 2019

(4)

Per secoli la storia dell’arte italiana ha identificato il

«centro» come luogo della creazione

artistica, mentre

dava alla «periferia»

il significato riduttivo e negativo di

semplice lontananza dal centro, di «ritardo artistico»

Kennet Clark, (1903-1983),

storico dell’arte britannico.

(5)

Contro questa identificazione tra periferia e ritardo artistico, il saggio di Castelnuovo e Ginzburg tratta la relazione tra «centro» e

«periferia» in maniera meno gerarchica, ma anche meno pacifica. Spesso, infatti, anche quando sembra adeguarsi alle indicazioni del centro, la periferia o, meglio, le periferie, lo fanno in maniera creativa o comunque a prezzo di resistenze da conoscere e comprendere.

Castelnuovo e Ginzburg hanno esposto l’idea

che non si trattasse di diffusione, di ritardo, ma

piuttosto di conflitto ossia la periferia voleva

imporsi come una realtà indipendente dal

centro.

(6)

Se la periferia tende a configurarsi come luogo del ritardo, di questo fenomeno è possibile distinguere una sommaria tipologia:

• produzione artistica detta

<<popolare>>, elaborata dai contadini per i contadini

• produzione artistica detta

<<popolare>>, elaborata dai contadini per i contadini

Ritardo plurisecolare

Ritardo plurisecolare

• prodotti eseguiti da artisti

professionisti per una clientela contadina

• prodotti eseguiti da artisti

professionisti per una clientela contadina

Ritardo

plurigenerazion ale

Ritardo

plurigenerazion ale

• avvertito come traumatico perché coincide con improvvise svolte del gusto per cui opere come ad esempio I dipinti di Perugino per la Chiesa della Santissima Annunziata di Firenze non sono stati più apprezzati dai nuovi artefici.

• avvertito come traumatico perché coincide con improvvise svolte del gusto per cui opere come ad esempio I dipinti di Perugino per la Chiesa della Santissima Annunziata di Firenze non sono stati più apprezzati dai nuovi artefici.

Ritardo di pochi anni

Ritardo di

pochi anni

(7)

Pietro Perugino

Assunzione di Maria, 1506 circa, chiesa della Santissima Annunziata, Firenze

Un’opera criticata

fortemente dai fiorentini per la ripetitività della composizione.

L’elemento innovativo era diventato essenziale per gli artisti; nella

Firenze del ’500 la concorrenza spietata

portò Perugino a lasciare la città per il contado di Perugia in cerca di

committenze e di

visibilità.

(8)

Se in una situazione di

concorrenza Castelnuovo e

Ginzburg sostengono che sarà proprio questo sentimento a portare i vari artisti a spostarsi in periferia per cercare di

emergere, altre volte era lo spostamento materiale

delle opere dal centro alla periferia ad identificarla come un gusto artistico ritardatario.

Se in una situazione di

concorrenza Castelnuovo e

Ginzburg sostengono che sarà proprio questo sentimento a portare i vari artisti a spostarsi in periferia per cercare di

emergere, altre volte era lo spostamento materiale

delle opere dal centro alla

periferia ad identificarla

come un gusto artistico

ritardatario.

(9)

Pergamo di Guglielmo, XII sec., Duomo di Cagliari

Scolpito da un

maestro Guglielmo per la Cattedrale di Pisa e trasportato in Sardegna in

quanto a Pisa fu inaugurato il

pulpito di Giovanni

Pisano.

(10)

Pala del Carmine, 1327-29, Pinacoteca Nazionale, Siena

La Pala del Carmine è un’opera di Pietro Lorenzetti datata 1327-29 e proviene dalla chiesa del Carmine di Siena.

Con la Controriforma e il mutamento delle

disposizioni e del gusto nella decorazione degli altari

la pala venne smembrata e inviata, senza due

scomparti laterali, nella chiesetta di Sant'Ansano a

Dofana.

(11)

Annunciazione, 1344, Pinacoteca Nazionale,Siena

L’Annunciazione di Ambrogio Lorenzetti dalla sala del

concistoro del Palazzo Pubblico passa ad un ambiente meno

consono come la

cucina: è un esempio

di «declassamento

sociale»

(12)

In particolare, Castelnuovo e Ginzburg hanno preso in considerazione tre aree:

1. Siena: nei primi decenni del Trecento importanti commissioni sono affidate agli artisti senesi per Massa Marittima e per Roccalbegna.

Artisti importanti come Ambrogio Lorenzetti creano opere per luoghi così remoti sia per il valore che, ad esempio, i senesi attribuivano al centro minerario di Massa Marittima, sia perché le loro opere avevano lo scopo di creare una città nuova, in cui i loro lavori vengono usati come mezzo di identificazione e aggregazione.

Tutto ciò va collegato alla moltiplicazione di

opere e commissioni artistiche avvenuta nel

corso del Trecento nelle città e nei borghi della

Maremma meridionale, nella zona di recente

espansione senese ( da Grosseto a Paganico).

(13)

La tavola raffigura una “Maestà” alla quale è stato dato un fondamentale ruolo politico, in quanto cronologicamente collocata nel periodo in cui Massa fu conquistata da Siena. Con la Pala di San Pietro all'orto si sanciva anche in termini artistici il dominio sulla città maremmana e il legame politico e culturale che la univa a Siena.

Il tema iconografico della Maestà vede in primo piano la figura di San Cerbone, patrono della città, scelto dagli Eremiti agostiniani che alla fine del '200 gestivano la Chiesa di San Pietro nell'orto. Essi si erano impadroniti del simbolo della città di Siena, la Maestà, appunto, con una forma iconografica più intima che si accompagna alla presa di possesso della città da parte del Governo dei Nove. Dunque, si trattava di un modo per dimostrare la presenza a Massa dell'ordine eremitano di Sant'Agostino e del governo senese.

Ambrogio Lorenzetti Maestà, 1335,

Museo di arte sacra, Massa

Marittima

(14)

Ambrogio Lorenzetti

Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo, 1340 circa, chiesa dei SS. Pietro e Paolo, Roccalbegna

Un altro caso di invio di opere si tratta di ciò

che resta di un

monumentale trittico raffigurante la

Madonna in trono con il Bambino e i Santi Pietro e Paolo che correda l'altare maggiore della Chiesa di Roccalbegna;

capolavoro descritto da Enzo Carli (conoscitore dell'arte senese e

sovrintendente della Galleria e Opere d'arte) deve essere identificato in rapporto ad una città nuova, nella quale

dovevano confluire cittadini senesi e

attraverso le opere di

Lorenzetti identificarsi.

(15)

2.Genova-Sardegna: in Corsica sono inviate opere di artisti genovesi, commissionate da personalità genovesi però, in questo caso, l'invio delle opere rivela e ribadisce uno stato di dipendenza economica o politica in quanto la Corsica è politicamente ed economicamente dominata da Genova. Ma la subordinazione culturale può durare anche quando si interrompe quella politica, come nel caso della Sardegna dove l'invio nell'isola di opere pisane continuò anche quando fu stabilmente nelle mani degli Aragonesi, ma non ancora lambita da quella circolazione gotico-ispano-napoletana di cui conserva significativi documenti.

Nel dettaglio, il bacino del Mediterraneo era l'area

privilegiata di dialogo tra due grandi culture pittoriche

del Quattrocento: Rinascenza italiana e linguaggio

fiammingo. In seguito alla conquista turca di

Costantinopoli del 1453 gli equilibri mercantili lungo il

mediterraneo si erano infranti con il conseguente

slittamento delle rotte lungo l'Atlantico. Con lo

spostamento dei traffici muta anche la posizione della

Sardegna con l'apertura alla Francia meridionale ed al

versante ligure grazie all'inserimento di Genova nel

sistema economico spagnolo ed all'intensificarsi del

traffico d'altura che consentì di raggiungere la

Sardegna facilmente dalle coste italiane .

(16)

Antonio Natali

Direttore della Galleria degli Uffizi dal 2006 al novembre del 2015 dove vi ha lavorato dal 1981. Nel 2006, in un concorso al Politecnico di

Milano, ha ottenuto l’idoneità come professore ordinario di Storia

dell’arte moderna ed ha insegnato Museologia all’Università di Perugia fino al 2010. Studioso di scultura e di pittura del Quattrocento e del Cinquecento toscano è considerato uno dei massimi esperti della scuola fiorentina di Michelangelo.

Per Antonio Natali

«la provincia italiana è la vera ricchezza del nostro

Paese»,

ecco perché ha sempre

supportato i centri periferici.

(17)

Bronzino

Immacolata concezione, 1503-72, chiesa di Santa Maria regina della Pace, Firenze

Essa era ignota ai più (storici dell'arte inclusi) in quanto era stata posta alla parete di fondo della chiesa di Santa Maria

Regina della Pace, ubicata in una periferia fiorentina. A causa di questa collocazione l'opera non veniva notata. Grazie alla

fondazione americana- Friends of Florence- la tavola è stata

restaurata. Alla domanda perché un'opera così importante sia

stata collocata in un ambiente della chiesa così poco visibile, in una zona periferica di Firenze , si risponde affermando che in realtà in quell'area vivevano uomini, donne, bambini che meritavano di essere considerati di Firenze al pari di quelli che abitano nell'area della città dove il destino ha

concentrato tanta ricchezza di

cultura.

(18)

Il divario centro-periferia è ancora oggi percepibile nei nostri territori. La vera sfida è quella di riuscire a ridurre il più possibile questa differenza sia a livello culturale che sociale.

Una recente legge dello Stato, la

cosiddetta Art Bonus, cita le periferie  come

luoghi da sostenere, con interventi ad hoc,

nella loro crescita culturale. La stessa Unione

Europea entrata nel nuovo programma 2014-

2020 interviene in tal senso attraverso i

programmi dedicati alle imprese culturali e

creative. L’interesse crescente verso il rapporto

tra cultura e realtà periferiche comporta però

una serie di riflessioni, che partono innanzitutto

dalla (ri)definizione del concetto stesso di

periferia e del ruolo delle arti nei processi di

rigenerazione urbana.

(19)

Una delle forme d’arte contemporanea che

riescono in un certo qual modo a dare voce alle

periferie, ormai abbandonate, è la Street art

o arte urbana.

(20)

Un esempio emblematico di street art è nella periferia di

Napoli Est, quartiere Ponticelli. Periferia tra le più difficili e

complesse d’Italia. Un territorio giovane e con il più alto tasso di

disoccupazione e criminalità. È a partire da qui che una rete di

organizzazioni sociali e culturali sta cercando di ridare speranza

all’intero quartiere con un progetto di riqualificazione artistica e

rigenerazione sociale basato sull’arte di strada.

(21)

Identificare la periferia col ritardo significa

rassegnarsi a scrivere eternamente la storia dal punto di vista del vincitore

di turno, in questo caso “il centro”.

Enrico Castelnuovo

Carlo Ginzburg

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