Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale Laurea magistrale in Storia e Critica d’arte Metodologia della storia dell’arte
Anno 2019/20
Elaborato di:
Nunzia Lacava Teresa D’Angelo
Alessandra Iervolino
Simona Sibillo
LA DINAMICA DELLE OPERE
Progetto elaborato da:
Teresa D’Angelo Alessandra Iervolino Nunzia Lacava
Simona Sibillo
Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg, Centro e
periferia nella storia dell’arte italiana (1979),
Officina Libraria, Milano 2019
Per secoli la storia dell’arte italiana ha identificato il
«centro» come luogo della creazione
artistica, mentre
dava alla «periferia»
il significato riduttivo e negativo di
semplice lontananza dal centro, di «ritardo artistico»
Kennet Clark, (1903-1983),
storico dell’arte britannico.
Contro questa identificazione tra periferia e ritardo artistico, il saggio di Castelnuovo e Ginzburg tratta la relazione tra «centro» e
«periferia» in maniera meno gerarchica, ma anche meno pacifica. Spesso, infatti, anche quando sembra adeguarsi alle indicazioni del centro, la periferia o, meglio, le periferie, lo fanno in maniera creativa o comunque a prezzo di resistenze da conoscere e comprendere.
Castelnuovo e Ginzburg hanno esposto l’idea
che non si trattasse di diffusione, di ritardo, ma
piuttosto di conflitto ossia la periferia voleva
imporsi come una realtà indipendente dal
centro.
Se la periferia tende a configurarsi come luogo del ritardo, di questo fenomeno è possibile distinguere una sommaria tipologia:
• produzione artistica detta
<<popolare>>, elaborata dai contadini per i contadini
• produzione artistica detta
<<popolare>>, elaborata dai contadini per i contadini
Ritardo plurisecolare
Ritardo plurisecolare
• prodotti eseguiti da artisti
professionisti per una clientela contadina
• prodotti eseguiti da artisti
professionisti per una clientela contadina
Ritardo
plurigenerazion ale
Ritardo
plurigenerazion ale
• avvertito come traumatico perché coincide con improvvise svolte del gusto per cui opere come ad esempio I dipinti di Perugino per la Chiesa della Santissima Annunziata di Firenze non sono stati più apprezzati dai nuovi artefici.
• avvertito come traumatico perché coincide con improvvise svolte del gusto per cui opere come ad esempio I dipinti di Perugino per la Chiesa della Santissima Annunziata di Firenze non sono stati più apprezzati dai nuovi artefici.
Ritardo di pochi anni
Ritardo di
pochi anni
Pietro Perugino
Assunzione di Maria, 1506 circa, chiesa della Santissima Annunziata, Firenze
Un’opera criticata
fortemente dai fiorentini per la ripetitività della composizione.
L’elemento innovativo era diventato essenziale per gli artisti; nella
Firenze del ’500 la concorrenza spietata
portò Perugino a lasciare la città per il contado di Perugia in cerca di
committenze e di
visibilità.
Se in una situazione di
concorrenza Castelnuovo e
Ginzburg sostengono che sarà proprio questo sentimento a portare i vari artisti a spostarsi in periferia per cercare di
emergere, altre volte era lo spostamento materiale
delle opere dal centro alla periferia ad identificarla come un gusto artistico ritardatario.
Se in una situazione di
concorrenza Castelnuovo e
Ginzburg sostengono che sarà proprio questo sentimento a portare i vari artisti a spostarsi in periferia per cercare di
emergere, altre volte era lo spostamento materiale
delle opere dal centro alla
periferia ad identificarla
come un gusto artistico
ritardatario.
Pergamo di Guglielmo, XII sec., Duomo di Cagliari
Scolpito da un
maestro Guglielmo per la Cattedrale di Pisa e trasportato in Sardegna in
quanto a Pisa fu inaugurato il
pulpito di Giovanni
Pisano.
Pala del Carmine, 1327-29, Pinacoteca Nazionale, Siena
La Pala del Carmine è un’opera di Pietro Lorenzetti datata 1327-29 e proviene dalla chiesa del Carmine di Siena.
Con la Controriforma e il mutamento delle
disposizioni e del gusto nella decorazione degli altari
la pala venne smembrata e inviata, senza due
scomparti laterali, nella chiesetta di Sant'Ansano a
Dofana.
Annunciazione, 1344, Pinacoteca Nazionale,Siena
L’Annunciazione di Ambrogio Lorenzetti dalla sala del
concistoro del Palazzo Pubblico passa ad un ambiente meno
consono come la
cucina: è un esempio
di «declassamento
sociale»
In particolare, Castelnuovo e Ginzburg hanno preso in considerazione tre aree:
1. Siena: nei primi decenni del Trecento importanti commissioni sono affidate agli artisti senesi per Massa Marittima e per Roccalbegna.
Artisti importanti come Ambrogio Lorenzetti creano opere per luoghi così remoti sia per il valore che, ad esempio, i senesi attribuivano al centro minerario di Massa Marittima, sia perché le loro opere avevano lo scopo di creare una città nuova, in cui i loro lavori vengono usati come mezzo di identificazione e aggregazione.
Tutto ciò va collegato alla moltiplicazione di
opere e commissioni artistiche avvenuta nel
corso del Trecento nelle città e nei borghi della
Maremma meridionale, nella zona di recente
espansione senese ( da Grosseto a Paganico).
La tavola raffigura una “Maestà” alla quale è stato dato un fondamentale ruolo politico, in quanto cronologicamente collocata nel periodo in cui Massa fu conquistata da Siena. Con la Pala di San Pietro all'orto si sanciva anche in termini artistici il dominio sulla città maremmana e il legame politico e culturale che la univa a Siena.
Il tema iconografico della Maestà vede in primo piano la figura di San Cerbone, patrono della città, scelto dagli Eremiti agostiniani che alla fine del '200 gestivano la Chiesa di San Pietro nell'orto. Essi si erano impadroniti del simbolo della città di Siena, la Maestà, appunto, con una forma iconografica più intima che si accompagna alla presa di possesso della città da parte del Governo dei Nove. Dunque, si trattava di un modo per dimostrare la presenza a Massa dell'ordine eremitano di Sant'Agostino e del governo senese.
Ambrogio Lorenzetti Maestà, 1335,
Museo di arte sacra, Massa
Marittima
Ambrogio Lorenzetti
Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo, 1340 circa, chiesa dei SS. Pietro e Paolo, Roccalbegna
Un altro caso di invio di opere si tratta di ciò
che resta di un
monumentale trittico raffigurante la
Madonna in trono con il Bambino e i Santi Pietro e Paolo che correda l'altare maggiore della Chiesa di Roccalbegna;
capolavoro descritto da Enzo Carli (conoscitore dell'arte senese e
sovrintendente della Galleria e Opere d'arte) deve essere identificato in rapporto ad una città nuova, nella quale
dovevano confluire cittadini senesi e
attraverso le opere di
Lorenzetti identificarsi.
2.Genova-Sardegna: in Corsica sono inviate opere di artisti genovesi, commissionate da personalità genovesi però, in questo caso, l'invio delle opere rivela e ribadisce uno stato di dipendenza economica o politica in quanto la Corsica è politicamente ed economicamente dominata da Genova. Ma la subordinazione culturale può durare anche quando si interrompe quella politica, come nel caso della Sardegna dove l'invio nell'isola di opere pisane continuò anche quando fu stabilmente nelle mani degli Aragonesi, ma non ancora lambita da quella circolazione gotico-ispano-napoletana di cui conserva significativi documenti.
Nel dettaglio, il bacino del Mediterraneo era l'area
privilegiata di dialogo tra due grandi culture pittoriche
del Quattrocento: Rinascenza italiana e linguaggio
fiammingo. In seguito alla conquista turca di
Costantinopoli del 1453 gli equilibri mercantili lungo il
mediterraneo si erano infranti con il conseguente
slittamento delle rotte lungo l'Atlantico. Con lo
spostamento dei traffici muta anche la posizione della
Sardegna con l'apertura alla Francia meridionale ed al
versante ligure grazie all'inserimento di Genova nel
sistema economico spagnolo ed all'intensificarsi del
traffico d'altura che consentì di raggiungere la
Sardegna facilmente dalle coste italiane .
Antonio Natali
Direttore della Galleria degli Uffizi dal 2006 al novembre del 2015 dove vi ha lavorato dal 1981. Nel 2006, in un concorso al Politecnico di
Milano, ha ottenuto l’idoneità come professore ordinario di Storia
dell’arte moderna ed ha insegnato Museologia all’Università di Perugia fino al 2010. Studioso di scultura e di pittura del Quattrocento e del Cinquecento toscano è considerato uno dei massimi esperti della scuola fiorentina di Michelangelo.
Per Antonio Natali
«la provincia italiana è la vera ricchezza del nostro
Paese»,
ecco perché ha sempre
supportato i centri periferici.
Bronzino
Immacolata concezione, 1503-72, chiesa di Santa Maria regina della Pace, Firenze