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P A A

di Paolo Rossi, Alessandro Gastaldo - CRPA spa - Reggio Emilia

LE NOVITÀ DELLA MECCANIZZAZIONE NELLE STALLE PER VACCHE DA LATTE

inserto S PECIALE

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L

’intenso sviluppo tecnologico che ha interessato la zootecnia europea negli ultimi 40 anni ha permesso il miglioramento delle produzioni anima- li e della qualità del lavoro nelle azien- de. La meccanizzazione, in particolare, sostituendosi alla forza lavoro, ha con- sentito di eliminare o ridurre attività fati- cose e pericolose svolte dall’uomo, con benefici in termini di salute e sicurezza degli addetti agricoli e con vantaggi eco- nomici derivanti dalla maggiore pro- duttività della manodopera.

L’impiego sempre maggiore di macchi- ne e impianti, d’altro canto, ha com- portato un progressivo aumento dei con- sumi energetici degli allevamenti (ener- gia elettrica ed energia termica) e ciò rappresenta un aspetto negativo, soprat- tutto nella situazione attuale, con la crisi economica generale e il trend in cresci- ta del costo dell’energia a livello mon- diale.

Non è un caso che le proposte tecnolo- giche di questi anni, anche nel settore agricolo, facciano leva su risparmio ener- getico, motori ad elevata efficienza e produzione aziendale di energia da fonti rinnovabili.

Anche l’informatizzazione dei processi produttivi ha interessate il comparto zoo- tecnico, con lo sviluppo sempre più intenso di programmi specifici per il con- trollo di macchine e impianti, o per la raccolta e gestione di dati aziendali (pro- duttivi, sanitari, alimentari, economici).

Inoltre, da più parti si è caldeggiato e

AUTOMAZIONE E LAVORO

Le novità della

meccanizzazione nelle stalle per vacche da latte

In questo inserto a cura del CRPA di Reggio Emilia una disamina delle novità in materia di meccanizzazione nelle stalle per vacche da latte.

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Ricircolo di liquame chiarificato.

Raschiatore a fune.

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attuato lo sviluppo dei servizi in rete per il mondo agricolo, per le grandi poten- zialità che essi offrono in termini di pro- gresso tecnico e culturale degli alleva- tori, con riguardo sia alla valutazione delle condizioni di gestione delle singo- le aziende, sia allo scambio di suggeri- menti e proposte migliorativi fra le stes- se aziende, incluse le opportunità di acquisto e commercializzazione dei pro-

dotti.

Oggi, dei semplici e relativamente eco- nomici computer palmari, poco più grandi di un telefonino, permettono di controllare tutto quello che avviene in stalla (mungitura, alimentazione, inter- venti sanitari, ecc.), di somministrare le quantità esatte di mangime, di monito- rare la mungitura e la tracciabilità del latte, ma anche di controllare la conta-

bilità dell’allevamento. Un monitoraggio continuo ed efficiente, che l’allevatore può seguire anche quando si deve allontanare dalla sua azienda.

Indubbiamente, nel futuro delle azien- de zootecniche c’è ancora molta tecno- logia e molta innovazione, ma è di fon- damentale importanza che tutto ciò porti non solo maggiore efficienza, maggio- re produttività e minori costi, ma anche un miglioramento concreto della qualità della vita degli allevatori e del benesse- re degli animali allevati.

GESTIONE DEGLI EFFLUENTI ZOOTECNICI

Gli effluenti zootecnici (deiezioni degli animali frammiste a lettiera, sprechi di alimento e acqua di bevanda, acque di lavaggio, ecc.) rappresentano indubbia- mente una risorsa per l’allevamento bovi- no da latte, per l’utilizzo agronomico al quale sono destinati, ma al tempo stes- so costituiscono un fardello di non faci- le gestione per l’azienda, a motivo dei numerosi vincoli presenti nelle norma- tive ambientali e per la necessità di dotarsi di adeguati sistemi per la loro rimozione dalle stalle e per il loro depo- sito temporaneo prima della distribuzione sui terreni.

La scelta del sistema di asportazione degli effluenti è influenzata in maniera significativa dal tipo di stabulazione degli animali e da talune caratteristiche del ricovero (stalla fissa o stalla libera, let- tiera o cuccette, pavimento pieno o pavi- mento fessurato) e a sua volta influisce sulla tipologia di effluente prodotto e sulle modalità di utilizzazione agrono- mica degli effluenti stessi.

Di seguito vengono esaminate alcune novità in questo settore: raschiatori a fune, ricircolo di liquame chiarificato, compost barn e sistemi robotizzati di asportazione.

Raschiatori a fune

Oggi, in alternativa ai classici raschia- tori con asta rigida e movimento alter- nato, è possibile adottare raschiatori a fune di nuova generazione (figura 1).

Questi sistemi prevedono due avvolgitori

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“Compost barn”.

Robot che pulisce su pavimento fessurato (fonte GEA).

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motorizzati (circa 0,55 kW per motore) posti alle due estremità della corsia da pulire, che alternativamente avvolgono e svolgono la fune di trazione (corda marina, cavo d’acciaio), muovendo il raschiatore nei due sensi di marcia (andata e ritorno). Lo stesso impianto può essere usato per la pulizia di due corsie accoppiate, ponendo gli avvolgitori sullo stesso lato e prevedendo pulegge nelle curve; i due raschiatori si muovono in senso contrario: mentre uno avanza pulendo la corsia, l’altro ritorna a vuoto al punto di partenza.

I raschiatori sono più bassi e meno ingombranti rispetto a quelli tradizionali ad asta (circa 18 cm di altezza e 10 cm di larghezza), quindi danno poco fasti- dio alle vacche; inoltre, si possono far passare frequentemente (ogni 2÷4 ore), perché i motori consumano poco e la centralina di controllo ha un timer pro- grammabile.

I raschiatori a fune sembrano partico- larmente indicati per i pavimenti defor- mabili in gomma; in questo caso è con- sigliabile l’utilizzo di raschiatori con lame di polietilene, per migliorare l’azione pulente.

I principali vantaggi di questa tipologia di raschiatori rispetto a quelli ad asta rigida sono:

- costi d’installazione e gestione più bassi (minore consumo di energia);

- minore scivolosità delle corsie con pavi- mento di calcestruzzo, che non sono sog- gette all’usura dovuta al passaggio di mezzi meccanici più pesanti;

- corsie più asciutte, perché pulite più frequentemente;

- minore intralcio per gli animali.

Per contro, questi impianti possono avere costi di manutenzione più eleva- ti (sostituzione della fune ogni 2÷2,5 anni).

Ricircolo superficiale di liquame A fianco del più tradizionale ricircolo di liquame sotto-fessurato, si è sviluppa- to più recentemente un sistema di puli- zia delle corsie a pavimento pieno tra- mite ricircolo superficiale di liquame chiarificato (figura 2).

Questa tecnica, che richiede corsie in

pendenza, prevede l’immissione del liquame chiarificato ad una testata della corsia e la sua raccolta alla testa- ta opposta, mediante apposita cunetta;

lungo il tragitto il liquame trascina con sé le deiezioni deposte nell’intervallo fra due lavaggi successivi.

Il liquame viene poi sottoposto ad un trattamento di separazione solido/liqui- do, mediante un separatore meccanico o bacini di sedimentazione posti in serie, e inviato allo stoccaggio; da qui il chia-

rificato può avere due percorsi diversi:

1) essere prelevato da pompa di poten- za medio-alta è spinto in pressione entro tubazioni interrate che sfociano alla testata delle corsie da pulire;

2) essere prelevato da pompa di bassa potenza e inviato al serbatoio di raccolta sopraelevato (torre di carico), di altez- za tale da garantire una portata e una velocità di flusso adeguate. Mediante tubazioni interrate il liquame può esse- re scaricato per semplice gravità nelle

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Lely Vector per la distribuzione automatica dell’unifeed (fonte Lely).

Robot che avvicina l’alimento in mangiatoia (fonte Lely).

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singole corsie.

Per il corretto funzionamento dell’im- pianto occorre utilizzare un volume di liquame chiarificato ottimale, determi- nato in base alla superficie e alla pen- denza delle corsie da pulire, e una velo- cità del flusso pari a 1,5 m/s. Il volume e la portata variano al variare della lar- ghezza della corsia.

I principali vantaggi di questo sistema di pulizia sono la facilità di gestione e di manutenzione, la minore scivolosità delle corsie pavimentate, che non sono soggette all’usura dovuta al passaggio di mezzi meccanici, e l’assenza di ostaco- li per gli animali, quali raschiatori o pavi- menti fessurati. Inoltre, è possibile uti- lizzare questo sistema nella ristruttura- zione di edifici esistenti, anche in pre- senza di corsie non regolari.

Per contro, i principali svantaggi sono rappresentati dai maggiori costi inizia- li dell’investimento rispetto ai sistemi meccanici, dai costi energetici per il fun- zionamento delle pompe (soprattutto nei sistemi in pressione) e dalla necessità di stoccare deiezioni fluide. Inoltre, riman- gono elementi da verificare, quali gli aspetti igienico-sanitari, l’influenza dei materiali da lettiera utilizzati e l’effet- to del gelo sul funzionamento dell’im- pianto.

Compost barn

Questo nuovo sistema d’allevamento (figura 3), letteralmente “ricovero per bestiame su compost”, sta riscuotendo un discreto interesse presso gli alleva- tori in molte parti del mondo, in parti- colare nei Paesi dove è stato messo a punto (Israele, Olanda, Danimarca, USA).

Si tratta, in pratica, di una normale stal- la con zona di riposo a lettiera perma- nente (profondità di 0,25÷0,30 m), con rimescolamento frequente del materia- le da lettiera (1 o 2 volte al giorno duran- te la mungitura degli animali, per una profondità media di circa 0,15÷0,2 m);

il rivoltamento, attuato mediante trat- tore con specifico attrezzo (erpice), favorisce l’areazione del materiale, con- sentendo così di ottenere una superfi- cie di riposo più asciutta, e crea un pro- cesso aerobico che genera calore e tem-

perature di circa 55÷65°C.

Secondo diversi autori (Janni et al., 2007;

Vighi et al., 2009) i materiali più adat- ti a questa soluzione sono la segatura e i trucioli, perché sono in grado di favo- rire il rimescolamento e l’areazione grazie, soprattutto, alla loro grande capa- cità di assorbire e trattenere l’umidità.

Esperienze con paglia e stocchi di mais sembrano indicare che l’utilizzo di que- sti materiali non sia particolarmente ido-

neo. In alcuni Paesi, come Israele, sono state eseguite, pare con successo, prove di utilizzo della frazione solida degli effluenti adeguatamente compostata (Ventura, 2011).

Questo sistema necessita dell’aggiunta periodica di materiale da lettiera che deve essere rapidamente rimescolato con quello già presente; secondo Klaas e Bjerg (2011) nel caso di utilizzo di sega- tura è necessario aggiungerne uno stra-

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Sistema automatico per movimentazione animali in sala d’attesa (fonte DeLaval).

Collare in grado di rilevare la frequenza di ruminazione (fonte Milkline).

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to di 0,1÷0,2 m nell’arco di 1÷5 setti- mane (più la stagione è umida e mag- giore deve essere la frequenza).

Fondamentale per la buona riuscita del sistema compost barn è una corretta ventilazione (naturale o artificiale) del ricovero, necessaria per eliminare il calo- re e l’umidità prodotti da lettiera e ani- mali.

Dalle più recenti esperienze con questo sistema di stabulazione (Janni et al., 2007; Barbeng et al., 2007) si possono consigliare superfici in zona di riposo di 7,5?8 m2/capo, anche se altri autori indi- cano superfici superiori: 12,5 m2 in Olan- da con utilizzo di segatura (Galama, 2011), 15 m2 in Israele con compost e 20?30 m2 nel caso di lettiera integrale senza zona di alimentazione a pavi- mentazione piana (Klaas et al., 2010).

I possibili vantaggi di questo sistema di stabulazione sono:

- maggiore benessere degli animali;

- migliori performance riproduttive e aumento della longevità degli animali;

- riduzione delle lesioni podali e agli arti;

- edifici più semplici e platee di stoc- caggio di dimensioni ridotte.

Per contro, questo sistema può presentare alcuni svantaggi:

- possibile aumento di emissioni verso l’esterno di gas (odori) e polveri;

- elevati fabbisogni di manodopera per le opera- zioni di gestione della lettiera;

- maggiori superfici uni- tarie rispetto a stalle tra- dizionali.

Essendo il sistema abba- stanza recente, necessita sicuramente di approfon- dimenti su alcuni aspetti tecnici, in particolare sul livello di pulizia degli ani- mali (secondo diversi autori un’elevata igiene degli animali può essere raggiunta soltanto con una ottimale gestione della lettiera), sull’adat- tamento di questo sistema al clima umido della Pia-

nura Padana e sulla sostenibilità eco- nomica (materiali da lettiera, manodo- pera, macchine).

Altri aspetti importanti da valutare economicamente sono i possibili van- taggi/svantaggi legati alla salute dell’a- nimale, alla sua longevità, alla qualità del latte e i costi di costruzione. Una ricerca olandese (Galama, 2011) ha cal- colato che il costo per singola vacca di una stalla “compost barn” si riduce del 14% rispetto a una stalla a cuccette.

Sistemi robotizzati di asportazione Sul mercato esistono modelli di robot specializzati nella pulizia delle corsie di stabulazione a pavimento fessurato (figura 4).

Queste macchine (mobile barn cleaner), costituite da un corpo centrale dotato di ruote motrici e direzionali e da una lama raschiante, con massa complessi- va di 300?350 kg, sono in grado di spo- starsi in maniera automatica e autono- ma alla velocità di circa 4 m/min, sfrut- tando l’energia prodotta da batterie rica- ricabili. La gestione dei percorsi e la pro-

grammazione temporale del funziona- mento del robot avvengono in modo remoto.

Terminato il percorso di lavoro il robot si riposiziona nella stazione di sosta dove avviene la ricarica delle batterie.

In alcuni modelli può essere presente un sistema di lavaggio integrato che con- sente di spruzzare acqua sul pavimento prima del passaggio della lama; in que- sto modo dovrebbe risultare più agevo- le l’asportazione delle deiezioni secche che aderiscono alla superficie dei travetti.

In questi casi è necessario prevedere un punto di sosta per il rifornimento di acqua nell’apposito serbatoio.

Questi robot sono bassi e compatti, per muoversi agevolmente nelle curve e sotto gli eventuali cancelli e per non intral- ciare la deambulazione dei bovini; per permettere un agevole movimento della macchina, la barra anteriore che sostie- ne la lama raschiante ha forma circola- re. Il robot è dotato di un dispositivo di sicurezza che permette l’arresto dell’a- vanzamento e la successiva deviazione laterale in caso di superamento del peso di sicurezza (contatto con un animale).

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DeLaval AMR(tm) - Sistema automatico di mungitura a giostra (fonte DeLaval).

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ALIMENTAZIONE

Nel campo dell’alimentazione della bovi- na da latte l’automazione delle opera- zioni costituisce un obiettivo di grande rilevanza e negli ultimi anni sono stati sperimentati diversi sistemi di distribu- zione automatica degli alimenti. La maggior parte di questi prototipi è loca- lizzata in Nord Europa, Canada e Giap- pone e riguarda la preparazione e la distribuzione in automatico del piatto unico unifeed (figura 5).

Esistono macchine progettate per un uni- feed personalizzato, in modo da poter ali- mentare con una specifica razione i sin- goli animali o gruppi di animali. Il siste- ma è simile come principio agli autoa- limentatori di concentrato: quando l’a- nimale si avvicina alla mangiatoia il robot prepara il piatto prestabilito per quel singolo pasto.

Nei sistemi con distribuzione a gruppi, più diffusi, gli animali vengono alimen- tati con razioni bilanciate per gruppi di diverse dimensioni, anche in combina- zione con autoalimentatori per ottene- re un’alimentazione il più possibile “di precisione”.

I modelli si possono distinguere sulla base delle modalità di distribuzione (sta- zionaria o mobile) e di preparazione della razione (miscelatori fissi o mobili).

Infine, esistono sistemi semoventi che consistono in carri trinciamiscelatori completamente automatici dotati di sistema di navigazione basato su sensori annegati nel pavimento.

In Italia il CRPA ha sperimentato un sistema per la distribuzione del fieno in stalla: si tratta in particolare di un pro- totipo formato da un carro sospeso su rotaia che una volta caricato di fieno e mangime è in grado di distribuire in modo automatico l’alimento in mangia- toia lineare secondo razioni e orari preimpostati. Il robot si muove sulla rotaia grazie a due carrelli motorizzati e può compiere curve di 90°; l’energia per il movimento e per il funzionamen- to dei nastri trasportatori interni al carro è fornita da batterie che vengono rica- ricate durante il fermo macchina nella stazione di sosta.

Sono pure disponibili sistemi robotizza- ti capaci di eseguire le operazioni di avvi- cinamento automatico degli alimenti alla mangiatoia (figura 6). L’azione di avvi- cinamento si rende necessaria non solo perché gli animali assumono e selezio- nano cibo creando dei vuoti in mangia- toia, ma soprattutto perché lo sospin- gono lontano con i movimenti del collo conseguenti all’azione di cernita degli ingredienti più appetiti, rendendo la razione irraggiungibile a distanze supe- riori a 0,7 m dalla rastrelliera.

MUNGITURA

Si è detto in premessa che un campo di intensa evoluzione a livello impiantisti- co è quello dell’automazione delle ope- razioni di stalla.

Fondamentale, al riguardo, è l’automa- zione della fase più onerosa, la mungi- tura, per la quale non si ritiene ancora concluso il processo evolutivo, nono- stante il successo incontrato dalle sta- zioni robotizzate (in inglese Automatic Milking System - AMS).

L’interesse verso questi sistemi auto- matici di mungitura è legato a diverse motivazioni:

- difficoltà per le aziende che utilizza- no unità lavorative salariate a trovare manodopera qualificata e affidabile;

- svincolo per le aziende che utilizzano unità lavorative familiari dalle mungiture giornaliere per 365 giorni all’anno e dal lavoro fisico della mungitura, con bene- fici in termini di qualità della vita;

- aumento della produzione di latte per capo rispetto alle stalle con 2 mungitu- re giornaliere;

- possibile miglioramento della salute e del benessere degli animali.

In sintesi, un AMS è costituito da una o più postazioni di mungitura, da un siste- ma robotizzato di attacco del gruppo mungitore, da un sistema computeriz- zato di controllo, da un insieme di stru- menti complementari per il lavaggio della mammella, la disinfezione del gruppo mungitore, lo scarto dei primi getti di latte, la separazione di latte provenien- te dalla mungitura di bovine sottoposte a terapie con antibiotici e da una serie di attrezzature automatiche per la

movimentazione degli animali.

Per quanto riguarda il sistema di attac- co del gruppo mungitore, le soluzioni intraprese per la sua realizzazione sono diverse, in particolare è differente il prin- cipio su cui si basa la localizzazione dei capezzoli (sistemi a infrarossi, laser, ultrasuoni, visione), così come è diffe- rente, dal punto di vista ingegneristico, il braccio che movimenta il gruppo di mungitura.

Per poter valutare correttamente gli AMS occorre prendere in considerazione diversi aspetti: quantità e qualità del latte prodotto, salute e comportamen- to degli animali, riprogettazione della stalla, tipologia d’impianto, costi di inve- stimento e di gestione, vincoli derivan- ti dalla destinazione del latte.

Rimangono, infatti, notevoli limitazioni all’adozione di tali sistemi nella nostra realtà produttiva: da un lato l’elevato costo di installazione, dall’altro i limiti di impiego all’interno da disciplinari di tutela delle produzioni tipiche (Grana Padano e Parmigiano-Reggiano) che prescrivono limiti alla frequenza e alla durata della mungitura. Nel primo caso, non sono consentite più di due mungi- ture giornaliere, mentre nel caso del Par- migiano-Reggiano, oltre al limite delle due mungiture al giorno, è imposto un tempo di mungitura non superiore alle quattro ore antecedenti la raccolta del latte (Zappavigna et al., 2007)

Per superare tali limiti, una soluzione di un certo interesse sarebbe quella di realizzare sistemi robotizzati semplificati, da applicare nelle sale di mungitura tra- dizionali, consentendo di mantenere l’organizzazione spaziale e lavorativa degli allevamenti esistenti e di supera- re le resistenze dei consorzi di tutela.

Sul mercato è presente un sistema auto- matico di mungitura a giostra che si adatta a mandrie anche superiori alle 300 vacche (figura 7). Secondo il costruttore i primi sistemi messi in com- mercio hanno una produttività massima di 90 vacche/h, con la possibilità di gesti- re contemporaneamente fino a 5 robot di mungitura. Il sistema viene gestito da due robot per la preparazione dei capez- zoli e da altri due robot per la fase di mungitura vera e propria; i quattro robot

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lavorano su quattro vacche contempo- raneamente. Inoltre, un quinto robot gestisce la fase di disinfezione dei capezzoli post mungitura. Questa ope- razione, completamente automatizzata grazie all’utilizzo di una telecamera 3D che localizza i singoli capezzoli in tempo reale, prevede la disinfezione con spray individuale per ogni singolo capez- zolo.

Le vacche accedono alla mungitura come in una sala di mungitura a giostra tradizionale. Il cancello d’ingresso pre- vede l’identificazione elettronica di ogni vacca; in questo modo per ogni anima- le viene memorizzato il posizionamen- to dei capezzoli. La ditta costruttrice non esclude la possibilità di un adattamen- to futuro di questo sistema a sale di mungiture già esistenti a spine di pesce.

Un altro interessante progetto di robo- tizzazione è il sistema multibox in linea espandibile da una a cinque stazioni. La principale novità di questo AMS è rap- presentata dal sistema di puntamento per il rilievo della posizione dei capez- zoli, con un nuova telecamera 3D a infra- rossi. La telecamera tiene sotto controllo costantemente la distanza delle tetta- relle dai capezzoli durante tutta la fase di aggancio, calcola i dati e corregge la distanza relativa dei prendicapezzoli.

Questo sistema elimina la presenza di sensori e parti elettroniche delicate dalla zona sottostante la bovina. Secondo la ditta costruttrice la telecamera ad infra- rossi conferisce al sistema le più alte pre- stazioni in termini di velocità e preci- sione: meno di un minuto per il posi- zionamento del gruppo dal momento in cui la bovina entra nel box.

L’automazione delle routine di mungitura riguarda anche l’attività di movimenta- zione degli animali, di convogliamento verso la zona di mungitura (utile soprat- tutto per ridurre i tempi di attesa) e di separazione/isolamento dei capi sospet- ti all’uscita.

Sul mercato è presente un sistema di movimentazione rapida delle vacche in sala d’attesa, che permette di avere un flusso regolare e continuo di animali in sala (figura 8). Per evitare che gli ani- mali vengano “spinti”, il cancello si muove con spostamenti costanti di 15

cm. Inoltre, si ferma automaticamente quando “tocca” un animale per poi riav- viarsi sempre in automatico. Il cancello dell’altezza di 1 m è posizionato ad una distanza dal pavimento di circa 0,5 m ed è agganciato a cavi d’acciaio che scor- rono lungo 2 binari. Il movimento è garantito da due motori da 0,15 kW cia- scuno.

MONITORAGGIO E GESTIONE

Quello del monitoraggio e della gestio- ne della mandria è un campo in forte evoluzione, con grandi prospettive di ricaduta sulla conduzione degli alleva- menti e che riguarda in particolare siste- mi di identificazione e localizzazione degli animali, misuratori di vari parametri fisiologici e produttivi e sistemi gestio- nali. Si tratta di software in grado di rile- vare e gestire un gran numero di infor- mazioni e di fornire indicazioni utili agli allevatori. La loro precisione sta diven- tando interessante e consente un con- trollo sempre più accurato delle singo- le bovine del gruppo.

Certo, l’eccessiva complessità e il nume- ro elevato di parametri monitorati pos- sono essere elementi non positivi dal

punto di vista dell’utilità pratica, in quan- to l’allevatore medio può essere diso- rientato e può avere difficoltà nella “let- tura” corretta dei valori restituiti dal sistema di gestione; inoltre, c’è anche il problema del tempo da dedicare a que- sti strumenti per poterli sfruttare appie- no, e il tempo non è un elemento del quale gli allevatori siano particolarmente ricchi.

Identificazione e localizzazione degli animali

Un primo tema riguarda i sistemi di iden- tificazione e localizzazione degli animali, che possono classificarsi in:

- lettori di segnali. Si tratta di sistemi basati su onde elettromagnetiche, il cui sviluppo è legato a processi di ulterio- re miniaturizzazione dei dispositivi e affi- namento della capacità di lettura a distanza. I dispositivi in radiofrequenza, in particolare, hanno una possibilità di affermazione legata alla creazione di una rete di localizzazione di stalla assimila- bile in certi casi a quella di tipo GPS, utile per analizzare il comportamento degli animali;

- analizzatori di immagini. Si tratta di

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dida.

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sistemi ancora in fase sperimentale, basati sull’analisi di immagini riprese mediante telecamere con riconosci- mento degli oggetti (animali) inquadra- ti. Sono particolarmente utili per anali- si specifiche di taluni comportamenti degli animali. E’ stato per esempio stu- diato un sistema per la valutazione auto- matica del Body Condition Score.

Misuratori di parametri fisiologici e produttivi

Un altro tema riguarda i misuratori di vari parametri fisiologici e produttivi che possono classificarsi in:

- rilevatori di alcune funzioni vitali. Fra questi i più diffusi sono i sistemi atti- vometrici (a piede, a collare, ecc.), recentemente implementati con rileva- tori della postura degli animali (in piedi o coricati). Altri misuratori (temperatu- ra corporea, ritmo cardiaco, peso) sono da tempo allo studio ma in molti casi presentano, per ragioni diverse, una scar- sa affidabilità, specie se non sono inte- grati in un sistema operativo più com- plesso (per esempio le stazioni AMS).

Recentemente vengono offerti in com- mercio dei sensori di ruminazione per i

quali si vantano promettenti prestazio- ni (figura 9). Già commercializzati sono anche dei sistemi per l’individuazione delle zoppie mediante misurazione delle pressioni esercitate dagli unghioni sul pavimento. In via di sperimentazione, per lo stesso scopo, pedometri dotati di acce- lerometri tridimensionali, che permet- terebbero anche la misurazione della velocità di avanzamento degli animali e della lunghezza del passo;

- misuratori di caratteristiche del latte.

Fra i vari dispositivi, il più interessante e promettente è indubbiamente il siste- ma basato sulla spettroscopia nell’in- frarosso vicino (NIRS), ancora in fase di sviluppo, ma potenzialmente in grado di fornire una amplissima varietà di indi- catori importanti. Altri parametri attual- mente misurati nel latte (colore, con- ducibilità elettrica, densità, ecc.), anche se rilevati per quarti, ancora non con- sentono di giungere a diagnosi comple- tamente affidabili. Interessanti, in pro- spettiva, i rilevatori di antibiotici, bat- teri, ormoni, grasso e proteine.

Per quanto riguarda la qualità del latte, fino a pochi anni fa l’unico alleato del- l’allevatore per avere informazioni affi- dabili era il laboratorio di analisi. Negli

anni più recenti si sono diffusi sistemi che consentono di individuare precoce- mente l’insorgenza delle mastiti, attra- verso il rilievo della conducibilità elet- trica del latte; come è noto, infatti, que- ste patologie comportano, oltre all’au- mento del numero di cellule somatiche, l’innalzamento della conducibilità elet- trica del latte del quarto colpito dal- l’infezione. L’utilizzo della conducibilità elettrica è però ancora oggetto di ampie discussioni e la sua accuratezza è tut- tora messa in dubbio.

Il controllo della qualità del latte sareb- be più semplice e diretto se giornalmente l’allevatore potesse conoscere il valore di cellule somatiche del latte (in ingle- se SCC - Somatic Cells Count), utiliz- zando strumenti capaci di rilevare diret- tamente in stalla tale parametro. Sul mercato è presente un “contacellule”, ossia uno strumento di analisi portati- le che permette di migliorare il control- lo della qualità del latte, della salute degli animali e dell’intero processo pro- duttivo. Il monitoraggio quotidiano della conta delle cellule somatiche e del loro andamento dovrebbe permettere una conoscenza approfondita della propria mandria, e ciò rappresenta la base per pianificare il futuro dell’allevamento.

Questo strumento, secondo il costruttore, permette di monitorare la conta delle cellule somatiche delle proprie vacche, di quarti o di un intera vasca, in meno di un minuto, senza spostarsi dalla sede aziendale. Il sistema permetterebbe inoltre una diagnosi precoce delle masti- ti per un controllo approfondito della salute delle mammelle. Il campo di misu- razione va da 10.000 a 4.000.000 di cel- lule somatiche/ml.

Il mercato offre anche sistemi di anali- si del latte in tempo reale. Si tratta di strumenti che, applicati su ogni posta- zione della sala di mungitura, permet- tono la misurazione in linea di grasso, proteine, lattosio, cellule somatiche ed eventuali tracce di sangue contenuti nel latte, per ogni vacca in ogni singola mun- gitura. La possibilità di monitorare quo- tidianamente questi parametri potreb- be offrire un importante aiuto a tutti coloro che intendono lavorare sulla qualità del latte.

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dida.

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Sistemi di gestione

Un terzo tema, strettamente integrato ai due precedenti, riguarda i sistemi di gestione. Anche in questo ambito è pos- sibile individuare una pluralità di pro- poste:

- sistemi “esperti” di gestione della man- dria. Si tratta di un campo di ricerca inte- ressante in quanto permetterebbe la gestione personalizzata di mandrie anche di grandi dimensioni, conseguen- do gli obiettivi di efficienza e sosteni- bilità secondo i principi di una zootec- nia di precisione.

Sul mercato sono già presenti sistemi diagnostici (con individuazione di spe- cifici stati fisiologici e sanitari e moni- toraggio in tempo reale) e sistemi con finalità gestionali tendenti all’ottimiz-

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genial

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zazione della conduzione aziendale. Quello che è auspicabile, in prospettiva futura, è una più stretta integrazione fra i diversi siste- mi, in modo da ottenere un unico organico modulo gestionale in tempo reale di tutte le fasi d’allevamento, combinando le infor- mazioni relative allo stato degli animali con i dati su condizio- ni ambientali, qualità e quantità degli input e destinazione fina- le degli output;

- sistemi di gestione degli effluenti. Si tratta di strumenti atti alla valutazione delle produzioni quantitative e delle caratteri- stiche qualitative degli effluenti zootecnici e all’individuazione delle più idonee destinazioni degli stessi (utilizzo, smaltimento, riciclo).

Esistono già alcune proposte in tal senso e si tratta, anche in que- sto caso, di implementarne l’affidabilità e di convergere verso un unico sistema integrato di gestione;

- sistemi di gestione-ottimizzazione degli input e degli output energetici. In analogia con quanto proposto nei punti preceden- ti, si tratta anche in questo caso di elaborare (esistono già pro- poste operative in altri Paesi) dei sistemi diagnostici riguardo ai diversi impieghi dell’energia in allevamento, atti ad evidenziare i consumi eccessivi e le possibili azioni di risparmio. A questi andrebbero integrati anche i sistemi di valutazione preventiva dei possibili interventi per la produzione di energie rinnovabili;

- sistemi informativi on line. ■

sivam

Bibliografia

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Riferimenti

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