Scivolosità, durezza e abrasività sono inconvenienti comuni
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dei pavimenti delle stalle, che possono causare cadute, lesioni e stress. I pavimenti in gomma possono migliorare le condizioni di vita degli animali, riducendo lesioni e scivolamenti e permettendo
una deambulazione più naturale
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Alimentazione e lesioni podali
Le lesioni podali vengono generalmen- te scatenate da una serie di fattori, legati principalmente alla genetica, all’alimen- tazione e all’ambiente d’allevamento.
Grande rilevanza è stata sempre attri- buita all’alimentazione, in particolare alle forzature alimentari tipiche degli allevamenti di vacche da latte ad alta produzione, alla riduzione dell’ingestio- ne di sostanza secca e a dismetabolie di varia natura che si possono verifi care in periodi critici della vita delle vacche (periparto, estate, ecc.). Questi fatto- ri si traducono spesso nell’acidosi ru- minale, con diff usione nell’organismo di sostanze tossiche che possono ave- re eff etti negativi sulla salute dei piedi (Brizzi, 2007).
Oggi il pensiero prevalente fra gli esperti podologi è che le problematiche alimentari siano una condizione neces- saria, ma non suffi ciente per scatenare le- sioni ai piedi dei bovini (Guard, 2006).
Più benessere Più benessere
con i pavimenti con i pavimenti in gomma
in gomma
di Paolo Rossi, Alessandro Gastaldo,
Marzia Borciani
I
problemi sanitari agli arti e ai piedi sono una delle principali cause di scarto di animali negli allevamenti bovini da latte; gravi perdite eco- nomiche possono colpire le aziende nelle quali le zoppie non sono adeguatamente controllate (Gooch, 2001). Per render- si conto del problema basta considerare che, secondo recenti studi, almeno il 25%delle vacche europee (circa 5 milioni di capi) soff re di problemi ai piedi.
Studi effettuati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna hanno calcolato che le per- dite economiche dirette causate dalle lesio- ni podali variano da 80 a 150 euro/vacca per anno in dipendenza della gravità del- la zoppia e del tipo di lesione che interes- sa il piede.
Si tratta di dati allarmanti, che hanno portato le zoppie ad assumere un’im- portanza economica sempre maggio- re, di poco inferiore all’infertilità e al- le mastiti.
• PAV I M E N TA Z I O N I E M AT E R I A L I A C O N F R O N T O
Fra i fattori ambientali un ruolo deter- minante è sicuramente giocato dal tipo di pavimentazione delle zone di stabula- zione; particolarmente importanti sem- brano essere la durezza del pavimento e il livello abrasivo della sua superfi cie.
È utile ricordare che il pavimento del- le aree di stabulazione della stalla è il punto di più intimo contatto fra gli ani- mali allevati e l’ambiente in cui questi vivono, rappresentando un componen- te fondamentale dell’ambiente d’alleva- mento. I pavimenti utilizzati nelle stalle per bovini possono essere pieni (conti- nui) o fessurati (discontinui).
Il calcestruzzo
Le pavimentazioni continue sono rea- lizzate in prevalenza con calcestruzzo, opportunamente armato con reti elettro- saldate d’acciaio, con lo scopo di soppor- tare e distribuire i carichi di esercizio e le controspinte provenienti dal terreno.
Lo spessore totale della lastra di calce- struzzo può variare da 0,12 a 0,2 m, in base ai sovraccarichi previsti (animali, mezzi meccanici).
Per la buona tenuta del pavimento, in particolare per evitare fessurazioni e formazione di gradini, è fondamentale realizzare un piano di posa di adeguato spessore (0,2-0,4 m), costituito da un ve- spaio di ciottoli e ghiaia grossa, riempi- to con materiale minuto, livellato e ben compattato.
La superfi cie del pavimento deve esse- re particolarmente resistente all’usura,
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B E N E S S E R E A N I M A L EPiù benessere
con i pavimenti in gomma
PERDITE ECONOMICHE DA ZOPPIE
Minore produzione di latte Latte eliminato per uso di antibiotici Minore incremento ponderale Peggiori performance riproduttive Aumento del tasso di riforma e della quota di rimonta Maggiori costi per cure veterinarie
Per limitare la scivolosità dei pavimenti (1a) conviene intervenire con la rigatura
della superfi cie; i solchi, di 6-12 mm, si possono realizzare mediante stampi di metallo (1b)
1a 1a
1b 1b viste le diffi cili condizioni nelle quali deve operare (aggressione da parte dei liquami e dei mezzi meccanici per la pulizia); ciò si ottiene utilizzando cal- cestruzzi di elevata resistenza a presta- zione garantita, classe C32/40 o meglio ancora classe C35/45, acquistati da cen- trali di betonaggio.
Il rapporto acqua/cemento deve essere il più basso possibile, compatibilmente con la lavorabilità dell’impasto; non si dovrebbe superare il valore di 0,48 perché l’eccesso di acqua è molto dannoso, di- minuendo la resistenza del cal-
cestruzzo, aumentando il ritiro e comportando il grave rischio della separazione degli inerti.
Infi ne, la resistenza del calce- struzzo è anche condizionata dalla granulometria degli iner- ti; è bene utilizzare inerti di di- versa pezzatura, in modo da ri- durre la presenza di spazi vuoti, con prevalenza di pietrischet- to e pietrisco (da 3 a 30 mm di diametro).
Trattamenti dopo la posa
Un aspetto rilevante è poi il trattamen- to del pavimento dopo la posa, al fi ne di evitare una perdita troppo rapida di ac- qua dal calcestruzzo, che può comporta- re una serie di problemi strutturali quali le fessurazioni della superfi cie, la forma- zione di granuli di cemento inerti e la ri- duzione della resistenza del calcestruzzo alla compressione e all’usura (Steiner e Van Caenegem, 2003).
Inoltre, prima dell’introduzione degli animali è bene lavare i pavimenti con una soluzione a base di solfato di rame al 5% (Brizzi, 2008); le strutture di cal- cestruzzo fresco, infatti, sono caratteriz- zate dalla reazione di idratazione (presa) fra cemento e acqua, con formazione di una miscela molto alcalina, che risulta fortemente caustica, e benché tale pro- blema si riduca drasticamente a induri- mento avvenuto, è buona norma interve- nire con il lavaggio per evitare possibili problemi ai tessuti esterni dell’animale (pelle e corno del piede).
La fi nitura superfi ciale dei pavimenti di calcestruzzo deve essere suffi ciente- mente ruvida (microrugosità) da per-
mettere una buona presa dei piedi dei bovini, ma non troppo abrasiva, per evi- tare danni alla suola degli unghioni: più facile da dirsi che da farsi.
Come evitare la scivolosità
Di fatto, la scivolosità dei pavimenti è un inconveniente noto, anche se spesso sottovalutato, che può rendere il movi- mento degli animali instabile e incerto, provocando cadute e uno stato genera- le di stress.
Per limitare questo problema, già in se- de di realizzazione del pavimento è con- sigliabile intervenire con la rigatura del- la superfi cie; i solchi, profondi 6-12 mm, si possono realizzare mediante apposi- ti stampi di metallo sul conglomerato ancora fresco (da 1 a 2 ore dopo la po- sa), avendo cura di eliminare eventuali sporgenze e bordi taglienti prima del- l’ingresso degli animali. Sui pavimenti esistenti è possibile intervenire con spe- ciali macchine che incidono il calcestruz- zo preventivamente pulito. Si consiglia di realizzare i solchi in diagonale, a una distanza reciproca di 100-120 mm, in en- trambi i sensi, per ottenere un disegno a
rombi (Graves et al., 1997) (foto 1).
Un altro sistema per li- mitare la scivolosità del pa- vimento è quello di incor- porare nella superfi cie di calcestruzzo dei granuli di caucciù. L’intervento può essere fatto direttamente sul pavimento nuovo, ma anche su un pavimento già esistente; in quest’ultimo caso sono previste una se- rie di operazioni in sequen- za, fra le quali l’abrasione meccanica per una profon- dità di 2-3 mm, la stesura di primer a elevata adesività, l’utilizzo di malta resinosa metacrilica dello spessore necessario e la semina di granuli di caucciù di 2-4 mm in ragione di 2-2,5 kg/m2.
Utilizzo della gomma
Il pavimento in malta resinosa e gom- ma mostra una buona capacità antiscivo- lo, soprattutto quando è pulito, ma per evitare la rapida usura della superfi cie, con asportazione dei granuli di gomma, è bene che le lame degli eventuali raschia- tori non lo tocchino. Questo tipo di rive- stimento può essere utilizzato anche per le pavimentazioni fessurate. Recenti ri-
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B E N E S S E R E A N I M A L E
lievi sperimentali (Cornacchia e Brizzi, 2004) hanno mostrato una diminuzione delle lesioni podali in una stalla di latti- fere dopo l’introduzione del nuovo rive- stimento sul pavimento esistente.
In questi ultimi anni nelle stalle ita- liane si sta assistendo alla diff usione del- le pavimentazioni deformabili in gom- ma; tali rivestimenti vengono installati sia nelle aree di circolazione della stalla, sia nella zona di mungitura, con lo sco- po di migliorare la deambulazione de- gli animali e limitare le problematiche podali. Sono disponibili rivestimenti in gomma sia per pavimenti pieni, sia per pavimenti fessurati.
Queste pavimentazioni devono ave- re una superfi cie antiscivolo ed essere morbide, permettendo agli unghioni di aff ondare quanto basta nel tappeto; ciò consente un ulteriore eff etto antiscivolo, perché l’unghione viene accolto in una concavità, e permette di ridurre le pres- sioni a livello di arti e piedi, consenten- do una camminata più naturale.
Vantaggi e svantaggi
I vantaggi delle pavimentazioni di gomma potrebbero essere:
• riduzione dell’incidenza delle lesioni podali;
• riduzione degli scivolamenti;
• migliore deambulazione degli anima- li;• migliore evidenziazione dei calori.
Per contro, l’installazione di rivesti- menti di gomma comporta un costo ag- giuntivo non indiff erente, che andrà va- lutato sulla base dei benefi ci che ci si può attendere, soprattutto in termini di migliore salute degli animali, maggiore produzione di latte, migliore fertilità e riduzione dei tassi di rimonta.
Altri aspetti che dovranno essere va- lutati dalla ricerca sono l’eff etto delle alte e basse tempera-
ture sulla deforma- zione e durata del ri- vestimento, i problemi legati alla pulizia mec- canizzata e, non ulti- mo, il rischio di de- cubito di bovine nelle
corsie. Bisogna inoltre considerare che il consumo degli unghioni viene ridot- to di molto e quindi si può presumere un aumento della frequenza degli inter- venti di pareggiamento.
Test di collaudo eseguiti dalla Deu- tsche Landwirtschafts Gesellschaft (DLG) (2004) su alcuni modelli di pa- vimento in gomma hanno evidenziato
buoni risultati, con un aumento dell’at- tività degli animali, un discreto eff etto antiscivolo, una maggiore sicurezza del passo e una riduzione delle lesioni po- dali. Le vacche appaiono più sicure an- che negli atteggiamenti tipici della fase del calore (cavalcamenti). In un numero relativamente modesto di stalle con pa- vimento in gomma è stato riscontrato un aumento delle bovine che si corica- no nelle corsie.
Se le vacche stanno troppo in piedi
Un fattore di rischio di grande rilevan- za in talune patologie podali dei bovini è senza dubbio il tempo trascorso in piedi dagli animali nell’arco della giornata; ciò è particolarmente vero nell’allevamento in regime stallino, dove i bovini hanno a disposizione corsie e aree di transito con pavimentazione di cal- cestruzzo.
È innegabile, infatti, che le pavimentazioni tradizionali delle stal- le rappresentino un elemento dell’ambien- te d’allevamento poco naturale, specie se rapportato alle super- fi ci dei pascoli su cui molti bovini si muo- vono abitualmente.
Le pavimentazioni dure comportano elevate pressioni a livello delle complesse strutture del piede e la cosa è facilmen- te intuibile considerando il rapporto fra la mole dei bovini adulti e la superfi cie d’appoggio degli unghioni. Lasson e Box-
berger (1976) hanno valutato in circa 75 cm2 la superfi cie utile di appoggio a terra, su un pavimento indeformabile, di un piede di vacca (due unghioni).
Considerando un peso vivo me- dio dell’animale di 650 kg, ciò com- porta un carico in stazione di circa 163 kg/piede e un carico in movimen- to di circa 220 kg/piede, che, se para- metrati all’unità di superficie d’ap- poggio, equivalgono a 2,2-2,9 kg/cm2. Ma i piedi delle vacche non sono sem- pre perfetti come li si vorrebbe, con il risultato che unghioni non pareggiati o di forma non ottimale subiscono un carico concentrato in alcuni punti, con valori molto maggiori di quelli teorici sopra esposti.
Bisogna poi considerare che duran- te l’attività motoria i piedi scaricano al suolo anche l’energia cinetica del mo- vimento, che in taluni casi si concentra sui soli arti posteriori (atto del cavalca- mento), con il risultato che le pressioni possono arrivare a valori molto elevati e concentrati soprattutto sulle pareti de- gli unghioni (320 N/cm2 e oltre, secondo Steiner e Van Caenegem, 2003).
Le più comuni cause del troppo tempo trascorso in piedi dalle vacche possono essere così riassunte:
• sovraff ollamento della stalla;
• cuccette poco confortevoli;
• problemi nella circolazione degli ani- mali;
• stress termico;
• tempi di attesa e mungitura troppo lunghi;
• esecuzione di lavori nelle zone di ri- poso.
Cuccette a buca con lettiera di paglia ben progettate e gestite consentono tempi di riposo di 14-15 ore/giorno
Foto 2 - Il collocamento degli abbeveratoi in passaggi stretti può costituire un elemento di disturbo alla libera circolazione delle vacche
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B E N E S S E R E A N I M A L EPericolo sovraffollamento
Il tema del sovraffollamento delle stalle è di grande attualità e numerosi esperti di strutture e di tecniche di alle- vamento segnalano da tempo il perico- lo di conduzioni troppo «spinte» in tal senso. I soggetti più sensibili alle pro- blematiche indotte dal sovraff ollamento sono le vacche nel periodo del periparto e nella prima metà della lattazione, ol- tre ai soggetti di prima lattazione (pri- mipare), che occupano spesso i gradini più bassi della scala gerarchica.
Rapporto fra i posti previsti in zona riposo e numero di ca- pi. Il fatto è particolarmente grave se la stalla è a cuccette, ma è un problema anche nella stabulazione a lettiera, per- ché signifi ca che la superfi cie unitaria in zona di riposo si riduce al di sotto dei valori di progetto adottati, con tutti i problemi che ne conseguono (diffi coltà a mantenere la lettiera pulita, aumento dei traumi da calpestamento, aumento dello stress termico in estate).
Si deve assolutamente ribadire l’im- portanza di avere almeno una cuccetta per ogni vacca allevata nella stalla, per- ché solo in questo modo si può garan- tire anche agli animali dominati della mandria un adeguato periodo di ripo- so e quindi una limitata permanenza in piedi sulle corsie di transito.
Basso rapporto fra posti alla mangiatoia e numero di vac- che. Questo aspetto risulta particolar- mente grave quando l’alimentazione è contemporanea, con distribuzione di foraggi freschi o affi enati per tempi li- mitati, più volte al giorno; questa con- dizione impone un rapporto pari alme- no a 1, onde evitare che alcuni animali perdano molto tempo in piedi alla ri- cerca, spesso vana, di un posto con ali- mento ancora disponibile. Può capita- re, inoltre, che bovine poste nei gradini più bassi della scala gerarchica, avendo meno tempo da trascorrere alla man- giatoia, consumino pasti abbondanti e poco frequenti (Guard, 2006), con le negative conseguenze a livello digesti- vo (acidosi ruminale).
Può essere tollerato un rapporto non inferiore a 0,8 solo quando si attua l’ali- mentazione continua, con presenza del- l’alimento in mangiatoia per almeno 18 ore/giorno, ma anche in questo ca- so è consigliato un rapporto prossimo all’unità.
Numero limitato di punti di ab- beverata. Questo aspetto, già di per sé negativo, risulta aggravato dall’erra-
ta collocazione degli abbeveratoi; in tal caso, molte bovine durante il periodo estivo sono costrette a lunghe attese in piedi o a continui spostamenti per poter accedere all’acqua di bevanda a causa della carenza di abbeveratoi o per il fat- to che il modello di erogatore installato non è adatto a una rapida e abbondante assunzione di acqua (foto 2).
La presenza di pochi punti di abbeve- rata, magari concentrati in alcune zone della stalla, aumenta la possibilità che i capi dominanti controllino gli abbeve- ratoi, con problemi per i capi subordina- ti a soddisfare le loro esigenze idriche e con aumento dei tempi trascorsi in pie- di dalle vacche. Inoltre il collocamento degli abbeveratoi su passaggi stretti può costituire un elemento di disturbo alla libera circolazione delle vacche, con il risultato che i capi dominati possono avere diffi coltà a raggiungere un posto in cuccetta, restando in piedi per più tempo o sdraiandosi sulle corsie.
Tempi di riposo
Un aspetto fondamentale che condi- ziona i tempi di riposo è il tipo di cuc- cetta; una cuccetta può risultare poco gradita agli animali per una serie di motivi, fra i quali si ricordano le di- mensioni errate (cuccette corte o troppo strette), le attrezzature di contenimen- to mal posizionate (battifi anchi trop- po bassi o troppo alti, tubo allineatore troppo avanti o troppo indietro, fermo al piede troppo alto) e la superfi cie di riposo troppo dura.
Numerose ricerche hanno evidenziato come cuccette del tipo a buca con lettie- ra di paglia, se ben progettate e gestite, consentano tempi di riposo delle vacche in lattazione di 14-15 ore/giorno (House et al., 1994; Rossi et al., 2003), da ritenersi ottimali per questa categoria di bovini.
Risultati altrettanto validi si possono riscontrare anche nelle cuccette con ma- terassi morbidi a due o tre strati, mentre l’impiego di materassi più duri o di tappe- tini comporta una riduzione del tempo di riposo, che può scendere a 10-11 ore/gior- no. Assolutamente non proponibili le so- luzioni con cuccette a pavimento di cal- cestruzzo, nudo o con poca lettiera, che comportano tempi di riposo ridottissimi (7-8 ore/giorno).
Il tempo trascorso in piedi dalle bovine può essere condizionato dal dimensio- namento delle aree di transito (zona di alimentazione e corsie di smistamento) e dei passaggi fra le cuccette, perché lar- ghezze ridotte si traducono in diffi coltà di spostamento, specialmente nelle zo- ne dove sono previste anche altre attività (alimentazione, abbeverata).
Un tipico caso, riscontrabile soprattut- to in stalle libere di vecchio tipo, è quello della zona di alimentazione larga 3 m (fo- to 3); in queste condizioni pochi animali alla mangiatoia e un animale dominan- te fermo nello spazio retrostante posso- no bloccare la circolazione di parte della mandria, causando il prolungamento dei tempi trascorsi in piedi dalle vacche.
Bisogna considerare, inoltre, che il layout di stalla (distribuzione interna delle diverse aree) può causare proble-
Foto 3 - Le stalle libere di vecchia tipologia presentano una corsia di alimentazione larga 3 m
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B E N E S S E R E A N I M A L E
I pavimenti in calcestruzzo devono essere ruvidi per una buona presa dei piedi, ma non abrasivi mi nella libera circolazione degli anima-
li. È il caso, ad esempio, della presenza di fondi ciechi nelle corsie (cul-de-sac), che possono impedire alle bovine do- minate di sottrarsi da una situazione di diffi coltà, costringendole a rimanere in piedi per tempi prolungati.
Pericolo caldo
Una notevole turbativa alle normali condizioni d’allevamento può essere in- dotta dallo stress termico estivo: le vacche ad alta produzione, infatti, sono partico- larmente sensibili alle alte temperature, specie se a queste si abbinano alti tassi igrometrici. Gli eff etti negativi, riscontrati a livello sperimentale da numerose ricer- che e verifi cati dopo ogni estate calda da tanti allevatori, si manifestano anche a li- vello di comportamento degli animali, che ad esempio tendono a preferire l’alimen- tazione nelle ore più fresche del mattino o nelle ore serali, se ciò è possibile.
Il consumo di un minor numero di pasti più abbondanti, come già detto in precedenza, può predisporre l’anima- le all’acidosi ruminale, con le possibili conseguenze sulla salute dei piedi. Ma un eff etto diretto sul comportamento delle lattifere può essere verifi cato nelle stalle durante il periodo più caldo: gli animali tendono a raggrupparsi, in piedi, in certe aree del ricovero, presumibilmente dove la velocità dell’aria è maggiore.
Questo strano atteggiamento, non del tutto chiarito, potrebbe essere un ten- tativo della mandria di difendersi dalle fastidiose punture delle mosche, anche se così accalcate le bovine aumentano la loro sensazione di caldo.
Anche la presenza dei ventilatori per il raff rescamento estivo può portare a una permanenza prolungata delle vacche in piedi nella zona inte-
ressata dal cono d’aria, sia in zona di alimenta- zione, sia in quella di ri- poso. Si può riscontrare con una certa frequenza che la bovina rimane in piedi nella cuccetta e ciò
è da mettere in relazione con il fatto che la dispersione termica è maggiore rispet- to alla situazione dell’animale in decubi- to, perché la superfi cie corporea è meglio esposta alla corrente d’aria. Peraltro, ta- lune tipologie di tappetini o materassini aumentano ulteriormente la sensazione di caldo per l’animale sdraiato.
Un aspetto che può avere un’infl uenza non secondaria sul tempo totale trascor- so in piedi dalle vacche è la durata delle
operazioni di mungitura. In particolare, ha rilevanza il tempo di attesa alla mun- gitura, dal momento in cui l’addetto ini- zia la raccolta degli animali al momento in cui la vacca entra nella posta di mun- gitura; questo tempo dipende da:
• la distanza fra l’area di stabulazione e la zona di attesa (foto 4);
• la «scorrevolezza» del percorso che de- vono fare gli animali (assenza di ostacoli o di strettoie);
• il numero di animali del gruppo di mungitura, che determina la dimensio- ne della zona di attesa.
Bisogna poi considerare che il tempo trascorso nella posta di mungitura varia in base alla tipologia di sala e alla sua dimensione; tendenzialmente si riduce con la mungitura indi- viduale (autotandem), mentre può allungarsi considerevolmente nel- le grandi sale a spina di pesce e a pettine, dove il periodo di permanenza è condizionato dal tem- po di mungitura della vacca più lenta di ogni gruppo.
Considerando le due mungiture gior- naliere, si possono registrare tempi me- di trascorsi in piedi dalla singola vacca per le operazioni di mungitura variabili da 80 a 160 min/giorno.
Infi ne, alcuni lavori di routine da ese- guirsi nella zona di riposo, come la cura delle cuccette e l’aggiunta di paglia, pos- sono creare disturbo agli animali, che, se
in riposo, sono costretti ad alzarsi e a tra- sferirsi in altre aree; proprio per questa ragione tali operazioni dovrebbero essere eseguite quando la zona di riposo è vuo- ta, ad esempio durante la mungitura, o quando la maggior parte delle vacche si trova nella zona di alimentazione o nei paddock esterni (se presenti).
Un eff etto positivo sulla salute di arti e piedi, e più in generale sul benessere ani- male, potrebbe derivare dalla presenza di aree di esercizio esterne con pavimento in terra battuta; i paddock devono essere adeguatamente dimensionati, per impe- dire l’impaludamento del terreno nelle giornate di pioggia, e devono essere man- tenuti in buone condizioni, con interventi di pulizia e ripristino della superfi cie.
La presenza del paddock in terra con- sente alle vacche di camminare su una su- perfi cie naturale, riducendo così il tempo trascorso in piedi sui pavimenti duri.
Esiste però un problema di scarso gra- dimento di queste aree da parte dei servi- zi di controllo delle ASL, per motivazioni di ordine ambientale, fatto che spesso ne impedisce la realizzazione. •
Paolo Rossi Alessandro Gastaldo Marzia Borciani Centro ricerche produzioni animali Reggio Emilia [email protected]
Per consultare la bibliografi a:
www.informatoreagrario.it/rdLia/
08ia22_3465_web Foto 4 - La fi nitura
del pavimento in calcestruzzo deve permettere una buona presa dei piedi dei bovini, ma anche evitare danni alla suola degli unghioni
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B E N E S S E R E A N I M A L EPiù benessere con i pavimenti in gomma
Articolo pubblicato sul Supplemento a L’Informatore Agrario n. 23/2008 a pag. 42
3465_web
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