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Sergio Mattarella all’Ill.mo Sommo Pontefice Papa Bergoglio Egregi Sig

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Alla cortese attenzione dell’Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana On. Sergio Mattarella

all’Ill.mo Sommo Pontefice Papa Bergoglio

Egregi Sig. Presidente della Repubblica e Sua Santità,

è con commozione che Vi scriviamo questa lettera, in un periodo in cui i giorni di solitudine a casa per far fronte all’emergenza in atto, ci portano a riflettere con maggiore tempo, ad esplorare in noi stessi.

I nostri nomi sono Daniela e Francesco, due biologi sardi, frequentiamo uno la scuola di specializzazione in genetica medica, e l’altro quella di Patologia clinica.

In un momento così difficile per tutta la nostra nazione, per il mondo intero, ci rendiamo ancora più conto di quanto possiamo continuare a fare e dare con la nostra professione. E questo ci rende pieni di orgoglio, ci fa sentire determinati a perseguire perché la passione che ci accompagna, e la sensibilità che ci avvolge, nel sapere che ci adoperiamo e possiamo assistere cittadini che stanno male, quindi i pazienti, ci gratifica, ci riempie il cuore.

Pensiamo a questo momento di smarrimento dovuto alla pandemia a causa del Covid-19, ecco, la nostra professione, quella del biologo, si è dimostrata una luce in mezzo a tanta confusione. E’ stata proprio una biologa ad aver isolato il DNA del Coronavirus. Eppure ci sembra che molti ancora non abbiano compreso il nostro apporto all’interno delle strutture sanitarie, laboratoristiche ed ospedaliere. Ci sentiamo ancora dire “a cosa serviamo”. A cosa serve oramai la figura del biologo in Sanità. Perchè dovrebbe essere necessario, come la figura del medico.

Sembriamo infatti quasi una spina nel fianco quando all’Assessore della Sanità e alle Istituzioni di competenza della Regione e del Consiglio regionale chiediamo l’opportunità di una borsa di studio per consentirci di ultimare la nostra specializzazione con un po' più di serenità e tranquillità.

Attualmente infatti facciamo un sacrificio immane, operiamo per il SSR ed il SSN gratuitamente, ma sostenendo costi significativi considerato che l’istruzione costa, ed anche la frequenza universitaria e dei policlinici.

Operiamo quotidianamente con spirito sacrificio insieme ai colleghi medici specializzandi che, a differenza di noi, sono coperti da un contratto di formazione specialistica di 25 mila euro per i primi due anni, per diventare poi 26 mila euro negli ultimi tre. Sembra che noi non esistiamo, che non siamo persone umane che hanno bisogno di pagare le tasse, di mangiare, di vestirsi, di avere un tetto dove dormire.

Nel 2009 questa discriminazione era stata contrastata fortemente dall’allora governo regionale, grazie alla sensibilità di colleghi che erano riusciti all’epoca a farsi ascoltare e smuovere animi e coscienze. Perchè di coscienza si parla. La loro voce aveva fatto si che una legge finanziaria regionale coprisse con una borsa di studio annuale, pari a euro 11.603,49, tutti gli specializzandi biologi in corso di frequenza, e altri laureati in materie sanitarie che hanno necessità di specializzarsi per ambire a lavorare nel SSR e SSN. Così come infatti è importante la specializzazione per un laureato in medicina, lo è anche per noi.

Quella borsa in euro è meno della metà del contratto di formazione di un laureato in medicina, è una semplice fonte di sopravvivenza. A partire dal 2017 queste borse però sono state ridotte in numero

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drasticamente, quasi a scomparire; non era più stata consentita la copertura di tutte le Scuole di specializzazione. Nell’anno 2019 abbiamo visto poi nuovamente alzare il numero delle borse studio, ma dedicarle a chi doveva ancora sostenere il concorso ed immatricolarsi, e mettere noi da una parte perché siamo già meritevoli di aver vinto il concorso e frequentare la scuola.

Solo qualche settimana fa abbiamo ricevuto l’ennesima umiliazione. Noi biologi in corso siamo stati totalmente inascoltati, nonostante il nostro accorato appello, ed esclusi dai fondi per le borse di studio previsti nella nuova finanziaria. Cinque milioni di euro sono stati destinati esclusivamente per nuovi contratti di formazione per le figure che siano esclusivamente laureati in medicina.

Indossiamo le medesime mascherine dei nostri colleghi laureati in medicina, quando abbiamo pensato di fare i biologi non avremo mai creduto di essere considerati invisibili, dei robot, come se noi non avessimo bisogno di nutrirci.

Non sapendo dunque più a chi appellarci, abbiamo pensato a Voi, Presidente e Sua Santità, perché portatori di valori, di solidarietà e di umanità. Perchè la Vostra voce è una luce nel buio. E per noi il buio ora non è soltanto il pensiero di questa pandemia, ma anche di come potremo affrontare il nostro ultimo anno di specializzazione con ulteriori sacrifici che ci aspettano in questa situazione.

Possiate volgere alle nostre Istituzioni della Sardegna un pensiero anche per noi, biologi specializzandi, professionisti così come lo sono i medici specializzandi, e dediti con lo stesso impegno e passione alla scienza della vita e alla dedizione di operare nel circuito della sanità per salvare vite umane.

Ci appelliamo col cuore nell’auspicio di un Vostro autorevole intervento.

Con fede,

porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Daniela Diana Francesco Masia

Cagliari, 25 marzo 2020

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