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CXXXIII SEDUTA

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Academic year: 2022

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INDICE

Piano di rinascita economica e sociale della Sarde- gna (Continuazione della discussione):

CHERCHI NIOI

2776 2778 2780-2805 2782-2795 2784-2798 2804 2806 2806 DETTORI, Assessore all'agricoltura e foreste

SOTGIU GIROLAMO ...

TORRENTE, relatore di minoranza SODDU

(Votazione per appello nominale) (Risultato della votazione) .

La seduta è aperta alle ore 9 e 40.

ATZENI LISCIO, Segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che è approvato.

Continuazione della discussione del Piano di rinascita economica e sociale della Sardegna.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del Piano di ri- nascita economica e sociale della Sardegna.

Si dia lettura dei paragrafi dal 22.01 al 22.23.

Resoconti Consiliari — 2757 — Consiglio Regionale della Sardegna

IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963

CXXXIII SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

MERCOLEDI' 13 MARZO 1963

Presidenza del Vicepresidente GARDU

ASARA, Segretario:

Situazione dell'agricoltura sarda all'inizio del Piano.

22.01 - L'agricoltura continua a mantenere nel sistema economico-sociale della Sardegna una rilevante importanza. Essa concorre alla formazione del reddito per il 28-29 per cento ed assorbe una percentuale delle forze di la- voro del 37-38 per cento. L'aumento in va- lore della produzione lorda vendibile, che nel 1961 ammontava a 105,183 miliardi di lire, è avvenuto nel dodicennio 1949-1961 ad un tas- so annuo composto del 6,4 per cento in valo- re e del 4,5 per cento in termini reali. Peral- tro, mentre le attitudini colturali dei terreni risultano abbastanza estese, le condizioni am- bientali largamente intese, in cui l'agricoltu- ra viene praticata, non sono generalmente le più favorevoli.

Ambiente fisico

22.02 - Le condizioni climatiche in cui si svol- ge l'agricoltura sono quelle caratteristiche di un'isola mediterranea ; precipitazioni modeste e concentrate nel periodo autunno-invernale;

assenza prolungata di precipitazioni nel perio- do primaverile-estivo; intensità di vento note- vole e ricorrente in tutti i periodi dell'anno e particolarmente accentuata in autunno ed in- verno; temperature elevate in estate e miti in inverno.

Resoconti, f. 377 - s. 133 (1000)

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— 2758 — Consiglio Regionale della Sardegna Resoconti Consiliari

IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963

22.03 _ La morfologia dell'Isola è caratteriz- zata da rilievi accidentati e di modesta alti- tudine, da colline sparse e ricorrenti aventi pendenza in genere modesta e solo in qualche caso rilevante, da altipiani interni generalmen- te rocciosi, da pianure prevalentemente lito- ranee e solo eccezionalmente di vasta esten- sione.

Le zone montagnose sono costituite da rocce affioranti in prevalenza di natura granitica e scistosa del paleozoico e, in minor misura, .ba- saltiche, trachitiche e calcaree. In ogni caso i terreni situati in questi rilievi non permettono coltivazioni se non oasistiche e di scarsa ri- levanza.

Le colline, in prevalenza formate dai cal- cari del terziario, presentano interessanti su- scettività agronomiche ed interessano impor- tanti zone dell'Isola (Marmilla, Trexenta, Lo- gudoro, ecc).

Le pianure sono formate in grande preva- lenza da alluvioni e da alluvioni terrazzate del quaternario e costituiscono, dal punto di vista agrario, le formazioni più importanti su cui anche attualmente sono praticate le colture più redditizie.

La ripartizione del territorio dell'Isola, se- condo i piani altimetrici, è caratterizzata dal- l'avere la maggiore percentuale (52 per cento) di zone a quota inferiore ai 300 metri, il 31 per cento tra quote 300 e 600. La parte com- presa tra i 700 ed i 1.800 metri (massima al- tezza dei rilievi) interessa soltanto il 5 per cento della superficie. (Vedi tab. 1 allegata.).

22.04 - Dall'analisi dei dati ricavati dalla car- ta agropédologica della Sardegna le possibilità di utilizzazione agraria del suolo, come si è già accennato, appaiono generalmente buone.

Infatti i terreni passibili di intensa utilizza- zione, cioè quelli con profondità superiore ai 40 cm. e grado di rocciosità inferiore ai 15 per cento, sono stati stimati in 789.945 ettari.

Quelli capaci di consentire una rilevante uti- lizzazione agraria, cioè quelli con profondità compresa tra 40 e 20 cm. e grado di rocciosità inferiore al 30 per cento, ovvero profondità di oltre 40 cm. e grado di rocciosità compreso tra il 15 ed il 30 per cento, sono stati valu-

tati in 633.350 ettari. I terreni che hanno me- diocri possibilità di utilizzazione, cioè quelli con profondità di 15-20 cm. e grado di roc- ciosità inferiore al 60 per cento, ovvero pro- fondità superiore ai 20 cm. con grado di roc- ciosità compreso tra il 30 ed il 60 per cento, sono stati stimati in 867.901 ettari. Quelli in- fine praticamente non utilizzabili, cioè con gra- do di rocciosità superiore al 60 per cento, ascen- dono a 100.824 ettari.

22.05 - Le acque disponibili costituiscono un fattore limitante per uno sviluppo intensivo 'dell'agricoltura nella maggior parte del terri- torio e sono rappresentate dalle sorgenti ria- turali, dai corsi d'acqua e dalle falde sotter- ranee.

Le sorgenti in numero di 5.000 con una por- tata complessiva di 5.000 litri-sec. sono, in as- soluta prevalenza (80 per cento), con portata inferiore al mezzo litro al 'sec. e rappresenta- no una modesta riserva utilizzabile ai fini ir- rigui. Conveniente utilizzazione hanno invece nel campo dell'approvvigionamento dell'acqua potabile sia per i centri abitati che: per gli allevamenti del bestiame.

I corsi d'acqua, per il loro regime a carat- tere torrentizio, risentono dell'irregolare di- stribuzione delle precipitazioni nel corso del- l'anno e sono tali da provocare danni sensibili sia lungo le sponde degli alvei che nelle pia, nure sottostanti che vengono spesso allagate.

In alcune zone, le acque sotterranee hanno entità apprezzabile e la loro utilizzazione, tal- volta, può consentire l'economico impiego in agricoltura.

Struttura economica

22.06 - Una rapida analisi dei risultati dà censimento dell'agricoltura (1961) mette in rilievo gli aspetti precari in cui si attua l'at- tività agricola sarda. (Vedi tab. 2 alleg.).

Il 61 per cento delle aziende censite ha una ampiezza inferiore ai 5 ettari con una super- ficie totale pari al 6 per cento della superfi- cie presa complessivamente in considerazione e con una superficie media aziendale pari a 1,7 ettari. Le aziende comprese tra 5,01 e 25 ettari rappresentano il 26 per cento di quelle

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963 censite e interessano il 17 per cento della su-

perficie totale, con una superficie media azien- dale di 12 ettari. Le rimanenti aziende hanno, una estensione totale pari al 77 per cento del- la superficie complessiva (2.224.258 ettari) ed interessano il 13 per cento delle aziende cen- site (129.208).

I dati esposti mostrano la scarsa estensio- ne della maggior parte delle aziende della Sar- degna su cui molto precariamente può essere esercitata la normale impresa agricola.

Altro grave inconveniente presentato dal re- gime fondiario è dato dalla frammentazione aziendale. (Vedi tab. 3 alleg.).

Infatti le aziende con 1 o 2 corpi aziendali rappresentano il 45,3 per cento del totale delle aziende per una superficie del 36 per cento di quelle censite.

Le aziende con tre corpi rappresentano il 14 per cento del totale con una superficie pari al 14,1 per cento della superficie censita. Di queste aziende si presume che una gran par- te può essere sufficientemente funzionale. Il resto delle aziende risulta dannosamente fram- mentato in 4 e più corpi, in particolare 10.973 (8,5 per cento) aziende sono costituite da oltre 10 corpi.

Il fenomeno della frammentazione è molto spesso aggravato da quello della dispersione Che rende anche più precaria la economica con- duzione aziendale.

Il prevalere della superficie coltivata delle estensioni destinate alla cerealicoltura (245.700 ettari) mostra, 'come in molte zone dell'Isola per- manga ancora un'agricoltura estensiva; e tan- to più elevato è il grado di estensività asso- luto e relativo quando si consideri che le pro- duzioni medie per ettaro sono piuttosto bas- se essendo i 10,5 quintali per ettaro (in preva- lenza grano duro) contro una media di 11,5 quintali per ettaro del Mezzogiorno e di ben 20,4 quintali per ettaro dell'Italia. In parti- ticolare la produzione media per ettaro del fru- mento è di 10,1 quintali in Sardegna, 11,3 nel Mezzogiorno, 17;6 in Italia; quella del riso è invece rispettivamente di 44,0 - 42,1 - 50,9 quintali per ettaro.

La produzione complessiva dei cereali am-

monta in Sardegna a circa 2.576.000 quintali dei quali due terzi circa di grano duro.

Le leguminose da gra'n,ella rivestono anch'es- se una notevole importanza specialmente in

relazione alle razionali rotazioni praticate;

complessivamente si ha una produzione di 516 mila quintali. Le produzioni unitarie sono più elevate che nel resto d'Italia (11,5 q.li - ha in Sardegna contro 8,2 q.l,i - ha nel Mezzogiorno, 7,0 q.li - ha nell'Italia).

Tra le leguminose è bene menzionare l'im- portanza 'sempre più crescente del pisello fre- sco il quale viene prodotto attualmente in ra- gione di circa 20.000 quintali.

La coltura delle patate occupa una superfi- cie di 2.900 ettari per una produzione com- plessiva di 255.500 quintali, quindi circa una produzione media unitaria di 88,7 quintali con- tro i 70,4 del Mezzogiorno, e 95,1 dell'Italia.

Altre produzioni ortive da ricordare sono il carciofo ed il 'pomodoro. La prima viene prati- cata su una superficie dì 7.000 ettari, con una produzione complessiva di 627.000 quintali ed unitaria di 87,6 quintali ch'è superiore a quel- la di 84 quintali dell'Italia e del Mezzogiorno;

rispetto al Mezzogiorno la produzione comples- siva sarda è del 30,6 per cento e rispetto al- l'Italia del 19,5 per cento.

il pomodoro è coltivato su di una superficie di 2.000 'ettari, con una produzione complessi- va di 232.500 quintali ed ha una produzione media quindi di 111,6 quintali ch'è quasi la me- tà di quella ottenuta in Italia (196 quintali) e molto inferiore a quella ottenuta nel Mezzo- giorno (168,0 quintali).

La produzione complessiva degli ortaggi am- monta a 1.355.200 quintali e rappresenta il 5 per cento della produzione del Mezzogiorno ed il 2,5 per cento della produzione italiana.

Fra le colture industriali quella della bar- babietola da zucchero è praticata su 3.300 et- tari con una produzione complessiva di 844.500 quintali ed unitaria di 247,7 quintali, molto bassa rispetto a quella di 330,0 dell'Italia e pa- ri a quella media del Mezzogiorno.

Fra le piante arboree la coltura della vite è praticata su di una superficie di circa 55.000 ettari e dà una 'produzione complessiva di

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963

2.019.000 quintali di uva che rappresenta il 2,2 per cento di quella italiana ed il 5,6 per cento di quella del Mezzogiorno.

La coltura dell'olivo è praticata su di una superficie di 50;000 ettari e dà una produzio- ne di 505.000 quintali di olive e rappresenta il 2,9 per cento rispetto all'Italia ed il 3,4 per cento rispetto al Mezzogiorno.

La produzione di agrumi ammonta a 244.000 quintali e deriva da una coltivazione pratica- ta in 5.270 ettari. La produzione sarda rap- presenta il 2;1 per cento di quella dell'Italia come quella del Mezzogiorno.

Fra i restanti fruttiferi vanno ricordati il pesco coltivato su di una superficie di circa 6.000 ettari, H mandorlo su di una superficie di circa 27.000 ettari, il pero su di una super- ficie di circa 15.000 ettari, il melo su di una superficie di circa 2.0()0 ettari, il noociuolo su di una superficie di circa 1.000 ettari.

La produzione delle frutta, non compresi gli agrumi, ammonta a 367.000 quintali di cui 29.000 quintali di pesche, 18.000 di mele, 83.000 di pere, 90.000 di mandorle e 3.000 di nocciuole.

Per quanto riguarda la consistenza del be- stiame si registrano in Sardegna nell 1961 224.500 bovini, di cui 107.100 vacche e 2.384.000 ovini. (Vedi tabb. 6-8 allegate.).

La produzione delle foraggere è di 16.000.000 di quintali di foraggio.

La superficie ricoperta da boschi è in Sar- degna estesa 320 mila ettari.

22.07 - L'estensività dell'agricoltura isolana è resa ancor più evidente dalla presenza di riposi pascolativi che interessano annualmen- te oltre 300.000 ettari. Si tratta di superfici che, adottando opportune rotazioni, potrebbero essere utilizzate a vantaggio delle colture più redditizie attuate in forma continuativa. Tali ri- posi rappresentano una strozzatura per il pro- gresso agricolo e trovano giustificazione sol- tanto nella scarsa efficienza delle tecniche col- turali attualmente seguite, in quanto essi han- no il isolo scopo di reintegrare la fertilità dei terreni esaurita dalle colture e di fornire pa- scolo al bestiame.

L'esercizio dell'agricoltura non è di norma basato sull'adozione di razionali avvicenda-

menti; prevale infatti la monocoltura o nel migliore dei casi l'avvicendamento fave -fru- mento. I risultati che possono essere conseguiti sul piano tecnico ed economico sono modestis- simi specie se confrontati con qUelli ottenuti

nelle zone del continente dove viene attuata una più razionale agricoltura.

Nonostante la 'diffusa estensiVità dell'agri- coltura, di cui si è detto, esistono alcuni esempi di razionale sfruttamento irriguo di superfici, che si aggirano intorno ai 20 mila ettari, le- gate principalmente alla utilizzazione delle ac- que del Tirso e del Rio Palmas.

Il tipo di agricoltura qui praticato è caratte- rizzato da avvicendamenti basati sulle legumi- nose da foraggio che interessano di norma il 40 per cento circa della superficie aziendale. In conseguenza della diffusione conferita alla col- tura delle foraggere, l'economia delle aziende irrigue si basa principalmente sull'esercizio del- la. stalla.

L'agricoltura irrigua non consegue spesso i migliori risultati a causa della improparazione tecnica degli agricoltori al governo dell'acqua, come non sempre sono utilizzate tutte le su-

perfici già servite per la non sufficiente cono- scenza da parte degli interessati delle possibi-

lità offerte dalla irrigazione.

In queste zone irrigue sono anche sorti ra- zionali impianti di frutteti tra cui meritano di essere segnalati gli agrumeti e i pescheti vanno inoltre affermandosi alcune colture in- dustriali (tabacco, barbabietola).

I pascoli naturali si estendono nell'Isola per circa 1.000.000 di ettari e la loro produzione è valutata in media a 6 7 quintali di fieno per ettaro; essi presentano la caratteristica di fornire la produzione foraiggera concentrata nella stagnane primaverile, ciò in relazione al- l'andamento climatico.

'Tali pascoli interessano prevalentemente le zone montane e gran .parte di quelle collinari e, pur dando produzioni modeste, hanno una coni- Posizione floristica pregevole per il loro valo- re nutritivo.

Su circa 50 per cento della superficie pa- scolativa è presente il cespugliame, formato da essenze tipiche della bassa macchia mediter-

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963 ranea, ed un'abbondante quantità di pietrame

superficiale. Si trovano inoltre, specie nei pascoli della montagna, erbe velenose che co- stituiscono un serio pregiudizio alla integrità delle greggi che lamentano ogni anno forti per- dite tali che, in alcune località dell'Isola, toc7 cano la mortalità anche del 15-20 per cento.

Nella montagna e nella collina elevata, i pa- scoli subiscono una stasi vegetativa invernale.

22.08 _ Dai dati e dalle notizie esposte an- che se in maniera sintetica non è difficile os- servare che l'agricoltura sarda si attui preva- lentemente in maniera estensiva e, talvolta, in condizioni antieconomiche. Tuttavia in alcune zone di pianura, dove si è avuta possibilità di concentrare notevoli quantità d'acqua, il che nell'interno dell'Isola è avvenuto solo casisti- camente, l'agricoltura ha avuto modo di svilup- parsi in maniera più razionale e quindi eco- nomica, tanto da permettere redditi competi- tivi con le più evolute zone agricole dell'Italia continentale e certamente anche di altri Stati.

Le colture che maggiormente si sono avvan- taggiate, non solo per le possibilità irrigue, ma anche per l'introduzione di mezzi tecnici e me- todi razionali di conduzione, sono state la bar- babietola da zucchero, alcuni ortaggi, la frut- ticoltura ed il riso.

Nelle zone asciutte non solo la frutticoltura, ivi compresa la viticoltura, ma anche l'olivi- coltura cominciano a risentire, dando utili ef- fetti, dell'influenza delle più moderne tecniche colturali che si vanno introducendo qua e là nell'isola.

In queste stesse zone, per alcune opere di trasformazione e di miglioramento eseguite sui pascoli e nelle attrezzature, si sono costituiti allevamenti allo stato brado e semibrado che costituiscono un discutibile primato per simi- lari ambienti esistenti altrove. Si vuole dire dei bovini di razza bruno - sarda che trovano, specialmente in alcuni territori centro-setten- trionali dell'Isola, possibilità di ambientamento e produzione. 'Si vuole anche accennare a quelle greggi selezionate che costituiscono negli stes- si territori, la dimostrazione che la pecora sar- da, se razionalmente allevata, può dare la pos- sibilità che alcune terre, prive di altre alter-

native, vengano utilmente destinate al pascolo.

22.09 - Un'altra strozzatura importante che pone remore allo sviluppo razionale dell'agricol- tura è io scarso impiego di mezzi meccanici (vedi tabb. 7-8 allegate) ; questa situazione per- siste nonostante nell'ultimo decennio vi sia stata una introduzione di mezzi di produzione abbastanza rilevante. Mentre il consumo dei concimi chimici ha segnato un lieve arresto in questi ultimi anni rispetto alle punte avu- tesi nell'anno 1954-55, l'impiego delle trattrici ha un andamento ogni anno sempre più soste- nuto; basti ricordare che si è passati da 900 trattrici esistenti in tutta l'Isola nel 1951 a 5.000 trattrici del 1959. Quest'ultimo fenome- no è senz'altro da attribuirsi In larga parte oltre che alle provvidenze legislative operanti nell'Isola anche all'incremento operato dagli Enti di riforma.

Il consumo di fertilizzanti (vedi tabb. 7-8 al- legate) è molto basso non solo in rapporto alla necessità della Sardegna, ma anche in rapporto ad consumo che si ha. in Italia. Tenendo presen- te che la superficie agrario-forestale sarda rap- presenta l'8,3 per cento di quella nazionale, ii consumo dei concimi in Sardegna rappresenta solo il 2,0 per cento (media 195760) del con- sumo -Letale che si è avuto in Italia.

In particolare nello stesso quadriennio 1957- 1960 i fertilizzanti impiegati sono stati, in me.

dia, in ragione di 1.025.000 quintali, di cui 117.000 azotati, 659.000 l'Osatici, 4.000 potas- sici, 246.000 complessi.

Anche il consumo degli antiparassitari è mol- to basso, infatti se ne icmpiega in Sardegna appena 22.000 quintali che rappresentano l'1,3 'per cento del consumo

La lacuna di un insufficiente adeguaniento 'di un diffuso impiego dei mezzi tecnici più adatti è dovuta alla scarsa conoscenza della loro utilità da parte degli agricoltori e, per il più razionale impiego della meccanizzazione, da obiettive condizioni della proprietà, per il fenomeno della polverizzazione.

Strutture orgainizzative e di mercato.

22.10 - L'individualismo caratteristico del mondo agricolo ha avuto manifestazioni ac-

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centuate in Sardegna. Infatti la forma di im- presa agricola che ha prevalso è quella a ca rattere familiare e relativa a un tipo di econo- mia di sussistenza.

Solo nell'ultimo dopoguerra l'antieconomi- cità delle iniziative sparse, particolarmente sentita nei settori di più largo interesse, come la pastorizia e la viticoltura, ha spinto gli agri- coltori ed i pastori sardi a credere nei vantaggi delle iniziative collettive per la produzione, la trasformazione e la vendita dei prodotti. agri- coli.

Con l'affermarsi dei primi caseifici e cantine sociali, che tanta difficoltà hanno incontrato nel costituirsi, si è avuto un primo superamen- to della resistenza opposta dalla diffusa men- talità del mondo agricolo avversa ad ogni for- ma di iniziativa associata, di cui si è accen- nato.

Lo sviluppo è stato tale che attualmente si contano in Sardegna 23 cantine sociali della ca- pacità lavorativa totale di circa 800.000 etto- litri di vino (circa il 50 per cento della pro- duzione) ed una trentina di latterie 'e caseifici sociali per la lavorazione giornaliera di circa 1.600 ettolitri di latte (circa il 50 per cento della produzione) con circa 2.000 soci.

Altre cooperative sono state costituite tra i contadini in numerose zone dell'Isola per la coltivazione delle terre, ed altre specialmente per i servizi si sono costituite in seno agli as- segnatari della Riforma agraria.

E' opportuno rilevare che, nonostante il rela- tivo sviluppo di queste attrezzature, ancora molto resta da fare nel campo dell'organizza- zione, della produzione e lavorazione dei pro- dotti agricoli.

Ma la strozzatura più rilevante per -una eco- nomica produzione è l'assenza quasi completa di una organizzazione che accompagni la vendita dei prodotti fino al consumatore.

Aspetti sociali e giuridici

22.11 - La popolazione rurale sarda vive, specialmente nelle zone d.i collina e di monta- gna, accentrata in piccoli e medi borghi cosic- chè, ad eccezione della Gallura e del Basso Sul-

cis e di alcune zone interessate di recente dal- la Riforma agraria, è facile osservare estesi territori assolutamente disabitati.

La resistenza delle popolazioni rurali all'in- sediamento decentrato non è data da soli moti- vi di ordine psicologico e culturale ma è an- che dovuta a fattori connessi alla realtà sarda, che non permette condizioni di vita civile ad una eventuale popolazione sparsa. I fattori che ostacolano il decentramento delle popola- zioni sono infatti anche quelli che si creano per la mancanza completa delle più elementari in- frastrutture e quelli relativi alla diffusa fram- mentazione fondiaria ed alla precarietà dei rap- porti di conduzione agraria; essi impedisco..

no la costituzione di razionali ed autonome aziende le quali solo possono rappresentare lo incentivo economico al trasferimento della fa- miglia rurale in campagna. Un altro fattore, che in passato non ha consentito alle popolazio ni di 'colonizzare le campagne,può essere indi- viduato nella presenza diffusa della malaria che, solo nell'ultimo dopoguerra, è stata total- mente eliminata.

In alcune zone, tuttavia, esiste anche un al- tro fattore limitante connesso all'insicurezza cui andrebbero incontro le popolazioni che vo- lessero trasferire la loro residenza dal paese al- la campagna.

E' tuttavia bene aggiungere che anche mo- deste sono le condizioni ricettive ed ambienta- li in cui vivono le popolazioni agricole accen- trate, talvolta lontane da altri centri più im- portanti con i quali scarse sono le relazioni e modesti i commerci.

La resistenza opposta dall'agricoltore sardo per attuare una più moderna agricoltura è do- vuta non solo a fattori culturali, come la in- sufficiente cultura di base, la scarsa prepara- zione tecnica e il legame con l'ambiente tradi- zionale, ma anche a fattori insiti nella tipica mentalità dell'agricoltore, cioè alla scarsa im- prenditività e disposizione ad accettare nuove regole. Tuttavia anche fattori ambientali come per esempio la persistenza di vecchie strutture tradizionali, la persistenza delle validità di al- cuni modi' di vita ed infine fattori giuridici co- me precari tipi di proprietà esistente ed il

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tipo di rapporti contrattuali, contribuiscono a creare ulteriori rernore al progresso agricolo.

22.12 - La forma di conduzione che prevale è quella diretta che interessa una superficie di 1.344.629 ettari, relativa a 115.817 aziende, su di un totale di 129208 aziende censite. Segue per importanza la conduzione con salariati o compartecipanti che interessa una estensione di 804.526 ettari per 10.984 aziende.

Scarso' rilievo assume la colonia parziaria appoderata che interessa 5.526 ettari per 198 aziende.

Una notevole diffusione ha anche l'affitto a contadini.

I rapporti tra proprietà ed impresa e la di- stribuzione Stessa della 'proprietà fondiaria non portano, fra gli addetti alle attività agricole, alla presenza di figure professionali molto va-

rie. Si riscontrano in effetti altre il bracciante puro ed il proprietario imprenditore capitalista, varie figure miste ed intermedie talvolta non ben definite.

Specialmente fra coloro che hanno con l'agri- coltura dei rapporti non ben configurati si va

palesando la tendenza a rendere la propria fi- gura professionale più definita. E' una ten- denza che va orientandosi attualmente in due direzioni opposte; alcuni tendono a creare con l'agricoltura legami più stabili e ad assumere maggiori funzioni imprenditoriali, altri, invece, si orientano ad assumere rapporti di tipo sala- riale sia con l'agricoltura che con altri settori.

22.13 - Quest'ultima tendenza è particolar- mente manifesta tra i giovani che, pur origi- nariamente legati alla terra, hanno tuttavia minori difficoltà ad abbandonarla.

Il fenomeno dell'esodo dalle campagne, pur non essendo molto marcato, ha interessato nel- l'ultimo decennio annualmente in media 3.500 addetti ed è diffuso In tutte le zone dell'Isola. La causa principale che lo determina è data dalla esiguità dei redditi che l'attuale agricoltura con- sente di realizzare (lire 450-500 mila per uni.

tà, addetta). Altre cause possono essere indica- te nelle 'disagiate condizioni di vita sociale, nella deficienza di attività ricreative, assisten-

ziali, culturali, ecc. come anche nella scarsa meccanizzazione e nella conseguente faticosa lavorazione della terra. A tutto ciò fa riscon- tro la possibilità di trovare una occupazione stabile e più remunerativa in altri settori ed in località più accoglienti.

In qualche caso, relativo alla pastorizia, si rileva come l'esodo riguardi il trasferimento del pastore congiuntamente al gregge, con lo scopo di utilizzare i pascoli di altre zone d'Ita- lia, che, come ad esempio sull'Appennino, so- no disponibili a condizioni più vantaggiose.

La situazione generale è aggravata dal fatto che l'esodo interessando i giovani e spesso i più 'capaci, l'agricoltura finisce col rimanere affidata a persone ormai anziane e meno do-

tate.

22.14 - Nell'esaminare gli aspetti sociali del- l'agricoltura isolana, merita un particolare cenno la figura del pastore. Esso gode di un certo prestigio nei confronti dei contadini, de- rivato soprattutto dal fatto che si dediéa ad un'attività che non comporta. un lavoro manua- le ed il suo legame con la terra è tale che non è disposto a rinunciarvi anche quando gli vie- ne prospettata una vita meno disagiata di quel- la seminomade che gli è propria. La figura del pastore è caratterizzata anche da un for- te senso di indipendenza, che per lui ha mag- giore valore della prospettiva di un salario più elevato ma che lo legherebbe in qualche ma.

niera ad una disciplina esterna. Tali aspetti psicologici sono il risultato della sua vita vis- suta in località montane, prive di comunicazioni con i centri abitati e, perciò stesso, il pastore è poco sensibile alle sollecitazioni esterne.

Queste caratteristiche favoriscono l'analfabe- tismo ed in taluni casi, con la creazione di fe- nomeni aberranti dell'agricoltura sarda, la insi- curezza nelle campagne e l'abigeato.

Per quanto riguarda le relazioni intercor- renti fra l'agricoltura e la pastorizia, si può dire che quest'ultima; specialmente dal punto di vista tradizionale, rappresenta un mondo à sè rispetto all'agricoltura, salvo che nella Gallura.

Nessun rapporto di complementarietà esiste, in effetti, tra l'allevamento ovino e la conduzio- ne agricola, a meno che non si voglia con.si-

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della Sardegna

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derare qualche raro caso in cui il pastore si de- dichi alla coltivazione di un campicello vicino alla sua casa. Più accentuato nella psicologia del pastore è il carattere attendista che lo por-

ta ad accettare passivamente ogni cosa che la natura gli offre.

Il pastore, il più delle volte, deve servirsi di pascoli presi in affitto per il sostentamento del proprio gregge e difficilmente riesce a crea- re un sistema stanziale di esso anche nei casi non frequenti quando il rapporto di affitto è a lungo termine. Infatti un legame del suo gregge con la terra può essere creato solo con la proprietà di essa.

Tale mobilità è accentuata dal fatto che sta- gionalmente, per ragioni climatiche e per la mancanza di disponibilità di pascolo, le greggi devono trasferirsi dalla montagna e dalle col- line verso le pianure dove il clima mite con- sente migliori condizioni di allevamento. Questo fenomeno della transumanza rende ancor più precaria la vita dei pastori così da non esser loro concessa la costituzione di una dimora sta- bile e più strette relazioni con la comunità, il che porta a svantaggi oltre che economici an- che sociali ed umani.

La categoria a cui appartiene il pastore si differenzia. notevolmente dalle altre categorie agricole; essa comprende nel suo seno non solo gli addetti alla sorveglianza del gregge, ma anche quelli che, in un modo o nell'altro, ab- biano dei legami don l'allevamento ovino.

Il grosso imprenditore armentario così co- me il semplice salariato sono considerati dei pastori ; la 'diversità di categoria, annullata sul piano professionale, si mantiene in ef- fetti nel solo livello economico; ma la solida- rietà di categoria, manifestandosi particolar- mente nei rapporti interni della pastorizia e nei patti di soccida, tende ad annullare ogni differenza sul piano sociale.

Sotto questo aspetto è quindi possibile una mobilità sociale ed economica che permette al salariato puro oppure al servo pastore di pas- sare dal grado di salariato puro a quello di compartecipante ed infine a quello di 'impren- ditore in proprio. Anzi, talvolta, alcuni servi pastori arrivano a costituirsi non solo la pro-

prietà del gregge, ma anche, in taluni casi, quella della terra.

Elementi della evoluzione in corso.

Politica e risultati dell'intervento del Ministe.

ro agricoltura e foreste.

22.15 - L'intervento pubblico in agricoltura è tradizionalmente basato in Sardegna, come nel restio del territorio nazionale, sull'attività di bonifiche nelle sue varie forme.

Della superficie dell'Isola ben 1.658.439 etta- ri sono classificati comprensori di bonifica, di cui il 38 per cento classificati in base al R.D.

13.2.1933, n. 215, ed il 62 per cento in base alla L. 25.7.1952, n. 991. (Vedi tab. 9 allegata).

La montagna ha risentito in modo partico- lare le difficoltà che, da una decina d'anni a questa parte, affliggono l'agricoltura • italiana.

Nell'intento di difendere e valorizzare il pa- trimonio agro-silvo-pastorale del territorio mon- tano, a. vantaggio delle popolazioni locali, così da trattenerle e dare ad esse la possibilità di incrementare i propri redditi, già dal 1952, da parte dello Stato, sono state emanate disposi, zioni legislative adeguate che sono raccolte nel- la legge 25 luglio 1952, n. 991.

In essa è stata regolata la materia relativa alla classificazione dei territori montani e at- traverso incentivazioni adeguate, superiori a quelle preesistenti, si sono agevolate le opere di miglioramento fondiario di competenza pri- vata. La legge ha inoltre consentito di poter classificare comprensori di bonifica montana, sui quali l'esecuzione di complessi organici di opere per il riassetto fisico dei territori permet- te di raggiungere obiettivi economici di rilievo.

Nell'Isola ha potuto beneficiare di queste più vantaggiose provvidenze legislative una super- ficie estesa oltre 1 milione e 500 mila ettari e, nell'ambito di essa, sono stati classificati 8 comprensori di bonifica montana per circa 1 miliOne di ettari. I finanziamenti concessi in applicazione della legge n. 991 nell'Isola sono stati, per le opere pubbliche di bonifica, circa 700 'milioni e per i contributi per le opere pri- vate di miglioramento, poco meno di 2 miliardi e mezzo.

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963 Gli effetti conseguiti, in complesso modesti, in-

teressano i pascoli montani del cui migliora- mento si è avvantaggiato particolarmente il patrimonio zootecnico.

I finanziamenti in base a detta legge sulla Montagna sono stati prorogati sino al 1967.

22.16 - Sempre nel campo della bonifica mon- tana devono essere ricordate le leggi n. 50!1 del 16 maggio 1956 e n. 622 del 24 luglio 1959 con le quali l'intera Gallura è stata classifica- ta comprensorio di bonifica montana per una estensione di 205.580 ettari ed è stato disposto, per l'esecuzione della bonifica, con particolare riguardo alla utilizzazione delle acque del fiu- me Liscia a scopo irriguo, Io stanziamento di 10 miliardi di lire.

Tra le opere previste è già ultimata la co- struzione dello sbarramento in località Monte Calamaiu del - fiume Liscia e sono in corso le opere di adduzione e distribuzione.

22.17 - Nel campo della bonifica agraria la attività più importante dello Stato ha avuto inizio a seguito dell'entrata in vigore della legge.

sulla bonifica integrale del 1933. In base a questa legge sono Stati avviati tra l'altro i com- plessi di Arborea, dell'Oristanese, del Basso S'ulcis e della Nurra nei quali sono state ese- guite opere di notevole importanza. In tale at- tività è subentrata più di recente la Cassa per il Mezzogiorno.

La necessità di adeguare l'agricoltura alla -dinamica degli altri settori economici e alle condizioni determinatesi in seguito al crearsi di nuove situazioni internazionali ha indotto lo Stato, nel 1961, a predisporre un piano or- ganico di interventi per lo sviluppo dell'agri- coltura della durata di cinque anni (Piano Verde).

Infatti con la legge n. 454 del 2.6.1961 il Mi- nistero dell'agricoltura e foreste è stato auto- rizzato ad assumere iniziative dirette a favo- rire lo sviluppo della produzione secondo le vo- cazioni dei singoli territori ed in relazione al- le concrete possibilità di collocamento ; a ra- zionalizzare la conduzione aziendale dell'im- presa agricola generalmente quella del tipo fa- miliare, modificandone eventualmente le strut- ture tradizionali, così da promuovere gestioni ef-

ficienti e razionalmente organizzate; ad incre- mentare la produttività ed assicurare una oc- cupazione più stabile alle popolazioni agricole, Migliorandone le condizioni di vita ed elevan- done i redditi di lavoro.

Inoltre la stessa legge si propone come obiet- tivo generale di realizzare una maggiore stabi- lità dei prezzi dei prodotti agricoli e, ove sia necessario, la riconversione colturale.

Dai fondi di questa legge sono stati assegna- ti all'Isola, per il primo biennio di applicazio- ne, circa 9 Miliardi,- di cui si stanno avvalendo i settori dei miglioramenti fondiari, della zoo- tecnia, dell'irrigazione, della cooperazione e della meccanizzazione.

Con questa legge lo Stato ha voluto discipli- nare la materia relativa ai Consorzi di boni- fica ed agli Enti di Colonizzazione e di Rifor- ma che operano nell'agricoltura come valido strumento di propulsione. Con i successivi prov- vedimenti delegati del 23 giugno 1962 rispet- tivamente n. 947 e 948 per i primi è stata riordinata la struttura amministrativa confe- rendo più larga rappresentanza agli agricolto- ri consorziati, per i secondi si è ritenuto con- veniente estendere i loro compiti per la vala- rizzazione delle zone depresse, trasformandoli in Enti di Sviluppo. In base a queste dispo- sizioni sono già operanti in Sardegna due En- ti di .Sviluppo e, con direttive regionali, si

sta provvedendo alla riorganizzazione dei Con- sorzi di Bonifica, di cui si stanno definendo meglio i compiti e le funzioni.

Politica e risultati dell'intervento della Cassa per il Mezzogiorno

22.18 - La Cassa per il Mezzogiorno, ponen- dosi come obiettivo essenziale un piano di svi- luppo per le zone meridionali ha, fin dal prin- cipio, impostato la sua azione alla attuazione di un massiccia intervento per il miglioramen- to dell'agricoltura. Tale obiettivo era raggiun- gibile, secondo gli intenti della Cassa mediante due indirizzi fondamentali, strettamente legati e concomitanti : uno diretto a correggere le strutture fondamentali dell'agricoltura attra- verso le bonifiche e l'irrigazione, quindi la tra- sformazione agraria; l'altro diretto ad elevare

Resoconti, f. 378 - s. 133

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— 2766 — Consiglio Regionale della Sardegna Resoconti Consiliari

IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963

la produttività del lavoro agricolo mediante lo impiego di moderni mezzi strumentali e tecni- ci, il miglioramento dell'imprenditore agricolo e la razionalizzazione dei rapporti fra produ- zione e mercato.

Per quanto riguarda il primo obiettivo, la Cassa ha eseguito nell'Isola importanti opere preliminari necessarie per avviare grossi com- plessi irrigai, ed in taluni di questi ha comple- tato infrastrutture di bonifica ed irrigue, va- lorizzando complessi talvolta già iniziati; in queste zone ed in gran parte di altri compren- sori ha finanziato importanti e numerose ope- re di miglioramento fondiario.

Ancora nel campo della bonifica la Cassa è intervenuta per la esecuzione di opere di si- stemazione idraulico-forestale di bacini mon- tani, di viabilità, di elettrificazione rurale.

Perseguendo il secondo obiettivo, ha promos- so la realizzazione di complessi organici di tra- sformazione dei prodotti dell'agricoltura (un- tine e caseifici cooperativi) ; intervenendo an- che nel campo della istruzione professionale, ha assicurato il finanziamento di numerosi isti- tuti specializzati.

Le opere finanziate fino al 31.12.1961 han- no comportato un onere di oltre 105 miliardi e mezzo di cui per la bonifica circa 71 miliardi e mezzo, per miglioramenti fondiari, circa 16 miliardi e mezzo, per opere di valorizzazione montana, circa 17 miliardi e mezzo. La Cassa ha programmato a favore dell'agricoltura in.

Sardegna, sino a tutto 1965, interventi per un importo :complessivo di 193 miliardi e mezzo, ivi ,compreso il finanziamento per la riforma fondiaria (50 miliardi circa). La cifra ancora da spendere sui 40 miliardi servirà in parte a completare importanti complessi organici già iniziati prevalentemente irrigui. Con l'esauri- mento dell'attuale programma della Cassa, in molti comprensori, la bonifica rimane anco- ra da +completare.

Interventi O.E.C.E.

22.19 - Nel territorio incluso nei triangolo Oristano - Sedilo - Bosa, l'O.E.C.E. dal 1957 al 1962 ha eseguito un esperimento di capillare ed intensa assistenza tecnica con lo scopo di rea-

lizzare un miglioramento della produzione a- gricola utilizzando le provvidenze contenute nella legislazione vigente ed al fine di migliora-

re le tecniche agrarie per elevare il livello di vita delle popolazioni interessate.

I risultati conseguiti concernono soprattut- to miglioramenti di tecniche colturali e del li- vello professionale degli addetti all'agricoltura oltre che collaudo di nuove metodologie di in- tervento diffuso di assistenza tecnica.

Intervento degli Enti di riforma

22.20 - Un importante ruolo nella evoluzione dell'agricoltura sarda, in questo ultimo decen-

nio, ha avuto la riforma agraria. La esigenza di dare un lavoro più sicuro ad alcune migliaia di lavoratori che aspiravano ad inserirsi più attivamente nell'agricoltura e, d'altra parte, la opportunità di utilizzare molte terre che in Sardegna erano abbandonate o non sufficien- temente coltivate aveva fatto sì che lo Stato intervenisse direttamente, espropriando tali terre e, dopo una prima trasformazione, le as- segnasse a contadini che ne erano privi.

Nasceva così l'azione degli enti di riforma che è servita a rompere una situazione statica ed a creare un nuovo tipo di azienda familia- re, anche se non sempre per qualità e dimen- sione sufficiente a. costituire uno strum:ento di espansione economica e di miglioramenti socia- li e civili delle famiglie rurali, superando vec- chie concezioni.

L'intensa azione di assistenza tecnica promos- sa dagli Enti di riforma tra gli assegnatari e l'organizzazione cooperativistica hanno per- messo l'introduzione di nuove tecniche, il no- tevole incremento della meccanizzazione, la creazione di impianti collettivi di raccolta, tra- sformazione' e vendita dei prodotti, rendendo così più economica l'impresa agricola.

L'opera della riforma è servita, in molte zo- ne, di esempio per gli agricoltori non assegna- tari per la più razionale conduzione dei propri fondi.

Notevole è stata anche l'azione sociale opera- ta non solo per la creazione delle borgate e di numerosi servizi (acquedotti, elettrodotti) ma

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963 anche con l'istruzione professionale e la capil-

lare assistenza sociale.

Gli Enti che operano in Sardegna in questo campo sono stati l'E.T.F.A.S. e la Sezione Ri- forma 'dell'Ente Autonomo del Flumendosa.

L'E.T.F.A.S., nata nel 1951, ha finora at- tuato, in forme più o meno avanzate, la tra- sformazione fondiaria su oltre 60.000 ettari, impiantando 3.200 ettari di vigneti, 410 et- tari di frutteti, 165 di agrumeti, 1.100 di oli- veti consociati ed estendendo l'impianto di frangiventi per molte centinaia di chilometri nonchè migliorando pascoli e boschi interessan- ti circa 8.000 ettari.

Sono state costruite circa 2.500 case coloni- che, attivate 49 tra borgate rurali e centri di servizio. Le famiglie assegnatarie insediate so-

no in numero di 3.400 e comprendono 20.000 u- nità di cui 12.000 lavoratrici. Le cooperative costituite al 1961 sono in numero di 59. Nume- rosi sono stati i corsi di istruzione professiona- le di varie specializzazioni che l'E.T.F.A.S. ha organizzato.

Rimane ancora da completare l'opera di tra- sformazione organica nelle zone irrigue.

La Sezione di Riforma dell'Ente Autonomo del Flumendosa ha operato su superfici più mo- deste (4.300 ettari) conseguendo risultati ana- loghi sul piano economico-sociale a quelli del- l'altro Ente di Riforma assegnando, in com- plesso, 200 poderi.

Politica e risultati della attività regionale.

22.21 - L'Amministrazione regionale, sin dal suo sorgere, avvalendosi della competenza pri- maria che lo Statuto le aveva conferito nel set- tore, è intervenuta con adeguati provvedimen- ti legislativi a favore dello sviluppo dell'agri- coltura.

In particolare l'azione dell'Assessorato della agricoltura è stata diretta verso i settori di maggiore importanza per promuovere una mo- dernizzazione dell'agricoltura sarda interve- nendo tra l'altro nel campo della bonifica, dei miglioramenti fondiari, della viabilità ai fini di realizzare non solo un incremento della pro- duzione agricola ma la più completa utilizza- zione della manodopera disoccupata.

L'azione dell'Amministrazione regionale si è anche orientata verso interventi diretti a fa- vorire l'incremento della irrigazione promuo- vendo la creazione di laghi collinari; all'incre- mento della coltivazione delle foraggere e inol- tre in particolar modo a migliorare il patri- monio zootecnico; alla cooperazione; al cre- dito; al miglioramento della produzione e al- l'impiego delle sementi selezionate; a dare un più intento ritmo allo sviluppo della meccaniz, zazione; a creare iniziative nel campo della dimostrazione e della propaganda agraria; a creare strutture e strumenti validi per la dife- sa delle piante e del bestiame; all'incoraggia- mento della silvicoltura ed all'ampliamento del demanio forestale; all'organizzazione di corsi professionali ed alla creazione di maestranze specializzate ai fini di preparare i quadri tec- nici dell'agricoltura sarda:

2222 - Nel quadro degli interventi destinati ai miglioramenti fondiari devono essere ricor-

date le leggi regionali 8,9.1950, n. 44 e 26 ot- tobre 1950, n. 46, riguardanti, la prima, preva- lentemente la occupazione della manodopera in agricoltura e la seconda l'esecuzione di opere di miglioramento fondiario.

Per incoraggiare la costruzione di laghetti collinari ed incrementare l'irrigazione specie nelle regioni interne dell'Isola è stata emanata la legge 21.3.1956 n. 7, che ha previsto la con- cessione di uno speciale premio ed ha in ef- fetti elevato al 75 per cento il contributo nor- malmente stabilito nella misura del 50 per cen- to. La stessa Amministrazione regionale ha pre_

disposto un piano particolare .allo scopo di in- crementare la costruzione di laghetti collinari, ottenendo dallo Stato, in applicazione dell'arti- colo 8 dello Statuto, un finanziamento straor- dinario di circa 1 miliardo e mezzo. In applica- zione dello stesso articolo 8, è stato anche pre- disposto un piano particolare per la trasforma- zione e valorizzazione delle zone olivastrate con un finanziamento statale di oltre 2 miliardi.

Con la legge del 21.10.19M, n. 22 la Regio.

ne è intervenuta nel campo della viabilità per la costruzione di strade di penetrazione agra- ria e di opere pubbliche di bonifica montana finanziate dalla Cassa per il Mezzogiorno con-

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— 2768 — Consiglio Regionale della Sardegna Resoconti Consiliari

IV LEGISLATURA CXY XIII SEDUTA 13 MARZO 1963

cullando un ulteriore contributo integrativo pa- ri alla quota a carico dei privati.

Sempre nel campo della bonifica, con la legge 18.5.1961, n. 10, la Regione è intervenuta per favorire la esecuzione delle opere pubbliche di bonifica concedendo contributi pari alla metà della quota a carico dei privati.

Con la legge 7.2.1951, la Regione ha dispo- sto provvidenze per favorire la produzione fo- raggera e per indirizzare le aziende pastorali verso forme più economiche di organizzazio- ne produttiva.

Per combattere alcune malattie maggior- mente insidianti il patrimonio zootecnico iso- lano, è stata emanata la legge 23 giugno 1950, n. 29.

Inoltre recentemente con la legge 13.7.1962, n. 9, sono stati previsti contributi dell'80 per cento a favore di conduttori, coltivatori ed al- levatori diretti che intendono eseguire opere di miglioramento fondiario volte alla trasfor- mazione di aziende pastorali in aziende agro pastorali ed agro-zootecniche. E' stata anche diSnosta l'Obbligatorietà delle opere di miglio- ramento fondiario in quei terreni, normalmen- te adibiti a pascolo, ritenuti idonei alla trasfor- mazione, e la costruzione, con onere a totale carico della Regione, di stabilimenti di preci-

puo interesse regionale per la conservazione e la stagionatura dei prodotti caseari. Per la costruzione di stabilimenti di trasformazione e la lavorazione del latte sono stati predispo- sti contributi dell'80 per cento; per la orga- nizzazione di mercato e l'attuazione di cam- pagne pubblicitarie sono stati previsti contri- buti pari al 50 per cento. Inoltre è stata pre- vista la costruzione e la gestione di centri di addestramento per tecnici, per caseari e la con- cessione di crediti di esercizio e di anticipazio- ne sul prodotto ad un tasso del 2 per cento.

Con questa legge è evidente l'intento di crea- re un razionale assetto dell'attività zootecnica e pastorale sarda, dando in particolare al pa- store maggiore tranquillità economica con l'as- sicurargli una più facile e continuativa dispo- nibilità di pascoli.

Nel settore della silvicoltura sono state pre- disposte provvidenze con l'emanazione della leg-

ge 18 giugno 1%9, n. 13, allo scopo di perse- guire il miglioramento produttivo dei sopras- suoli esistenti e l'impianto di nuovi boschi.

Queste disposizioni hanno consentito, specie per le sugherete, di eseguire opere tendenti a prevenire gli incendi estivi ed hanno solleci- tato altre iniziative a favore del rimbosehi- mento dei terreni nudi e dissestati dal punto di vista idrogeologico.

Per favorire lo sviluppo della cooperazione in agricoltura, con la legge 9.11.1950, n. 47, si è favorita la costituzione delle cooperative fra produttori fornendo loro gli strumenti per attuare un più diffuso impiego di mezzi tecnici ed assicurare l'attrezzatura per la lavorazione e la conservazione dei prodotti. Affinché gli agricoltori possano avvalersi dei mezzi finan- ziari idonei alla trasformazione e conduiione delle aziende, anche quando non possono dispor- re in modo immediato dei necessari capitali con la legge 15.3.1956, n. 9, la Regione ha di- sposto facilitazioni per la concessione di mu- tui a lunga scadenza. Con la stessa legge si prevede anche la concessione di mutui di fa- vore per la formazione della piccola proprietà contadina.

In considerazione dello stato di disagio in cui si trovano gli agricoltori a causa delle sfa- vorevoli congiunture, con la legge 21.4.1961, n. 8, sono state concesse facilitazioni crediti- zie con lo scopo preciso di sanare i bilanci del- le aziende particolarmente dissestate. Si è ve- nuto così incontro a numerosi agricoltori met- tendoli in condizione di proseguire la loro at- tività.

Rilevante è stato il grado di meccanizzazio- ne raggiunto dall'agricoltura sarda in virtù del- le provvidenze contenute nella legge 2.8.1951, n. 8, con la quale, attraverso nuove incentiva- zioni si è potuto costituire un rilevante par- co di macchine così da conseguire risultati ap- prezzabili specialmente ai fini di un migliore sfruttamento del terreno.

2223 - In questo quadro di specifici inter- venti occorre ricordare quelli di carattere più generale e diretti ad una migliore conoscenza delle caratteristiche dell'agricoltura sarda at-

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963 traverso la sperimentazione ai fini di applica-

re, incentivandola con la divulgazione, la tecni- ca migliore per una agricoltura razionale.

La sperimentazione viene curata dal Centro Regionale Agrario Sperimentale, dall'Istituto di Agronomia dell'Università di Sassari, dal- l'Istituto Zootecnico Caseario e dalla Stazione Sperimentale del Sughero.

Fino a tutto il 1962, la Regione, per svol- gere la attività ricordata, ha sostenuto comples- sivamente sul proprio bilancio un onere fi- nanziario di circa 43 miliardi, contribnendo in materia notevole ad avviare la creazione di più efficienti aziende agrarie.

Un cenno particolare merita infine il recen- te provvedimento adottato dalla Regione per

risolvere l'annoso importante problema della viabilità rurale che ha sempre rappresentato nell'Isola una delle principali remare allo svi- luppo dell'agricoltura.

Si prevede che sarà erogata con questa leg- ge la cospicua somma di 20 miliardi per costrui- re nuove strade o ripristinare la transitabili- tà di quelle esistenti, in maniera tale da far ritenere che nel campo della viabilità rurale il problema possa ritenersi avviato a soluzione in maniera soddisfacente.

Tanto più che col provvedimento si subordina la realizzazione delle opere alla costituzione dei consorzi dei frontisti che si impegnano an- che alla manutenzione futura.

PRESIDENTE. Poichè nessuno domanda di parlare su questi paragrafi, li metto in vota- zione. E' stata richiesta la verifica del numero legale. Pertanto, prego i Segretari di procedere alle operazioni di verifica del numero legale.

(Viene accertata la presenza del numero le- gale).

PRESIDENTE. Comunico la verifica del numero legale: presenti 42. Pertanto l'assem- blea è in numero legale e può procedere alla votazione, che era stata già preannunciata, della parte seconda, dal paragrafo 22.01 fino al paragrafo 22.23.

SOTGIU GIROLAMO (P.C.I.). Se si riuni-

sce di nuovo la Commissione, richiederemo la verifica del numero legale. Non è giusto che si riunisca una Commissione del Consiglio quan- do si discute in aula il Piano di rinascita.

PRESIDENTE. Avevo già rivolto invito al Segretario generale di far presente al Segre- tario della Commissione quanto ora da lei giu- stamente rilevato, onorevole Sotgiu; cioè, che non possono tenersi riunioni di Commissione mentre sono in corso i lavori dell'assemblea.

Prego pertanto i Presidenti delle Commissioni di attenersi a quanto ora la Presidenza ha dichiarato.

Nessuno aveva chiesto la parola sulla parte di cui ha dato lettura il Segretario; pertanto, la metto in votazione. Chi approva i paragrafi dal 22.01 al 22.23 alzi la mano.

(Sono approvati).

Si dia lettura dei paragrafi 22.24 e 22.25.

MARA, Segretario:

Aspetti zonali dell'agricoltura.

L'agricoltura nelle zone omogenee

22.24 - I problemi agricoli interessano, sia pure in misura diversa, tutte le zone territoria- li omogenee in cui l'Isola è stata suddivisa. In alcune di esse l'agricoltura assume attualmen- te, sul piano economico, prevalente importan- za fino a rappresentare, in taluni casi, l'unica attività delle popolazioni locali.

L'agricoltura irrigua interessa, come già detto, le zone di pianura generalmente ubicate lungo d litorali dell'Isola ed in particolare in quelle sottostanti gli sbarramenti del Tirso e del Rio Palmas e, nel Campidano di Cagliari, le prime utilizzazioni irrigue del Flumendosa.

Le acque del Tirso sono state utilizzate, in un primo tempo, per la irrigazione del com- prensorio di Arborea e, nel recente dopoguerra, con finanziamenti del Ministero dell'agricol- tura e della Cassa per il Mezzogiorno successi- vamente, sono state ulteriormente utilizzate a vantaggio del Campidano di Oristano. La zona omogenea interessata è 'la VII.

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— 2770 — Consiglio Regionale della Sardegna Nesoconti Consiliari

IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963

Le acque del Rio Palmas consentono di ir- rigare una parte della pianura del Basso Sul- cis compresa nella zona omogenea.

Per quanto riguarda le prime utilizzazioni delle acque del Flumendosa meritano un cenno quelle attuate nella zona della Trexenta che ricade nella XIV zona omogenea.

Altre modeste utilizzazioni irrigue si hanno nella VI zona con l'impiego delle acque del Cedrino, in agro di Orosei, nella X zona con le acque di restituzione delle centrali dell'Alto Flumendosa, in agro di Tortolì.

Impianti di irrigazione di diversa importan- za si trovano in varie parti 'dell'Isola ed uti- lizzano oltre le acque fluenti, quelle provenienti da laghetti collinari e 'da pozzi.

Le trasformazioni 'irrigue finora realizzate rappresentano un esempio di quanto l'agricol- tura possa 'progredire in alcune zone più do- tate della Sardegna avvalendosi delle possibi- lità offerte dall'acqua.

Le superfici attualmente irrigate interessa- no circa 20.000 ettari che potranno essere in futuro estese a 160 mila ettari e quasi tutte le zone omogenee che ne potranno essere in- teressate sia pure in misura diversa sono le seguenti: la I (Nurra) ; la II (Perfugas, Bas- sa Valle del Coghinas) ; la III (Olbia, Arzache- na) ; la IV (San Saturnino, Chilivani, Campu Giavesu) ; la V (Media Valle del Tirso) ; la VI (Siniscola, Marreri - Isalle, Galtellì, °rosei) ; la VII (campidano di Oristano, Terralba, Ar- borea) ; la X (Tortolì, Palau _ Buoncammino) ; la XI (Basso Sulcis, Cixerri) ; la XII (Pula, Sarrok, Villa San Pietro, Campidano di Ca- gliari, Quartu) ; la XIII (Muravera) ; la XIV (Campidano di Cagliari).

2225 - Le colture intensive asciutte sono pra ticate in misura più o meno rilevante in tutte le zone omogenee dell'Isola, ma in particolare interessano le zone I, X, XI, XII, XIII, XIV.

Le tecniche colturali adottate non sono sem- pre quelle più razionali, tuttavia, in quelle zo- ne in cui siano state introdotte forme di col- tivazione e mezzi tecnici moderni, è stata di- mostrata la redditività e quindi la possibilità, di sviluppo di alcune produzioni (mandorlo, nocciuolo ecc.) che, negli anni passati, non rice-

vevano nessun incentivo appunto per lo scarso interesse economico che destavano nell'agri- coltore.

Le colture asciutte estensive, prevalentemen- te il frumento e le fave, interessano in partico- lare la I, II, IV, VII, VIII, XII e XIV zona.

Nella VI, X e XII zona, nelle località lito- ranee, da pochi anni e sempre più si va affer- mando la coltura del pisello fresco che richiede un impiego di lavoro e dà redditi molto vici- ni a quelli delle colture tipicamente intensive.

Nella II, III, IV, V, VI, IX, X, XI, XIII zo.

na, in corrispondenza dei rilievi montuosi del Marghine, Limbara, Gennargentu, Sulcis e Gerrei grande importanza assumono i pascoli naturali; l'economia rurale che vi corrisponde è conseguentemente orientata verso la pastori- zia.

Le foreste in prevalenza interessano le par- ti più 'elevate della II, IV, VI, VII, IX, X, XI, XIII zona; presentano particolare importanza le sugherete per la loro caratteristica produ- zione.

PRESIDENTE. Poichè nessuno domanda di parlare su questi paragrafi, li metto in votazio- ne. Chi li approva alzi la mano.

(Sono approvati).

Si dia lettura dei paragrafi dal 22.26 al 22.31.

ASARA, Segretario:

Obiettivi e prospettive del Piano.

Obiettivi generali

22.26 - L'esame della realtà agricola isolana, tenendo 'presente i differenti fattori ambientali e fisici e le suscettività dei territori, porta ad individuare due importanti orientamenti nell'o sviluppo dell'agricoltura: uno che mira ad ot- tenere, mediante l'irrigazione, uno sviluppo in- tegrale 'delle zone di pianura 'attraverso l'ado- zione di ordinamenti completamente nuovi ed a carattere intensivo; l'altro riguardante le zone di collina e di montagna ad agricoltura asciu- ta, tende alla razionalizzazione degli attuali

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IV LEGISLATURA Mani SEDUTA 13 MARZO 1963 ordinamenti a mezzo di una tecnica agricola

più progredita di quella attualmente adottata e più rispondente alle esigenze di un'agricoltu- ra impostata su basi economiche più solide.

22.27 - Le condizioni che incidono sulla evo- luzione agricola delle zone a sviluppo integrale cioè destinate ad essere irrigate, sono la strut- tura della proprietà fondiaria, il tipo dí inse- diamento ed i sistemi di conduzione.

a) La struttura della proprietà fondiaria nelle zone di pianura è caratterizzata dal feno- meno della frammentazione, a volte contrappo- sta a quello della grande proprietà.

Nei pochi casi in cui è riscontrabile la grande proprietà, i problemi che si pongono, ai fini del- la trasformazione agraria, sono connessi gene- ralmente alla disgiunzione dell'impresa e al conseguente assenteismo ; per le proprietà mi- nori si pongono, invece, problemi di ridimen- sionamento o soprattutto di ricomposizione. E' bene subito osservare che un'organica program- mazione di trasformazione delle zone a pro- prietà frammentata è difficile quanto la costi- tuzione di aziende organizzate, almeno fino a quando la loro base territoriale continuerà ad essere dispersa.

Sebbene i singoli interessati poco faccian, per attenuare tale fenomeno patologico, essi ne avvertono tuttavia la irrazionalità ed il disa- gio che ne deriva tant'è vero che in passato si sono verificati fatti di vera e propria ricom- posizione, come ad esempio avvenne nella co- stituzione delle comunioni dei pascoli. In que- sti casi però là ricomposizione avveniva nel- la conduzione e non intaccava il diritto di pro- prietà.

Attualmente gli ostacoli che si frappongono ad una ricomposizione sono tali che fanno ri- tenere non possa assolutamente avvenire, a me- no che non siia imposta da interventi esterni e l'aiione non sia condotta da Enti o persone che non abbiano particolare interesse nel processo di ricomposizione e, possibilmente, che abbiano avuto modo già in passato di guadagnarsi la fiducia dei singoli proprietari. Ciò postula la necessità di fare in modo che almeno i costi tecnici della ricomposizione non vengano a gra-

vare sui singoli proprietari e che una funzio-

male strumentazione legislativa riduca ogni al- tro onere.

Riguardo i modi e le 'dimensioni degli inter- venti esterni, si presume che le migliori possi- bilità di successo, in relazione agli ostacoli da superare nell'ambiente umano, sul piano psico- logico e culturale, si avranno solo con interven- ti pianificati in distretti omogenei ed operanti nell'ambito delle singole comunità di villaggio anche se coordinate tra comunità contigue.

Negli ultimi tempi l'estendersi delle trasfor- mazioni agrarie, nelle zone di pianura, ridu- cendo la superficie a pascolo così da deter- minare una crescente concorrenza tra i pastori di montagna per assicurarsi pascoli invernali, ha dato luogo ad un aumento progressivo degli affitti. Ciò ha acuito anche la tendenza assen- teista dei proprietari di terre a pascolo che po- tevano ricavare buoni redditi con l'affitto dei pascoli ai pastori. Contemporaneamente si è dif- fusa la tendenza dei coltivatori non proprie- tari ai possesso della terra per cui, ad evitare che abbiano ancora maggiore diffusione certe forme di conduzione in affitto e di comparteci- pazione annuale, è opportuno intervenire per una stabilizzazione delle forme più sane di con- duzione agraria favorendo l'accesso alla pro- prietà terriera tanto ai 'pastori che ai contadini ed incoraggiandoli ad impostare la conduzione delle aziende su forme economiche ed aperte al progresso tecnico ed alle innovazioni. In questa maniera si potrà consentire di esercitare le funzioni imprenditoriali a quelle persone che già sono legate, in qualche modo, alla terra o che aspirano a dedicarsi in modo diretto all'a- gricaltura.

b) - Uno dei fattori che influenzano nega- tivamente lo sviluppo dell'agricaltura nelle zo- ne più suscettive è l'insediamento accentrato della popolazione agricola. Nonostante sia or- mai debellato l'elemento principale che costitui- va le maggiori remore crearsi di un tipo di insediamento decentrato, cioè la malaria, anco- ra forte resistenza oppongono le comunità ru- rali al trasferimento in campagna di case spar- se; trasferimento che del resto non può oggi, in molti casi, essere considerato come la soluzione ottimale del problema. In effetti, una correzio-

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— 2772 — Consiglio Regionale della Sardegna Resoconti Consiliari

IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963

ne della posizione eccentrica delle aziende ri- spetto alle abituali residenze degli agricoltori può essere ottenuta, ove necessario, con la crea- zione di borgate residenziali completate di tut- te le infrastrutture sociali, culturali, ricrea- tive, tipiche di un evoluto villaggio di zone più progredite.

Gio impone anche la costruzione di strade e la organizzazione di servizi pubblici in manie- ra che i borghi siano legati funzionalmente ai centri più grossi.

• c) - Ai finti della trasformazione dell'impre- sa agraria sarda in queste zone, più esattamen- te ai fini di sollecitare il passaggio dell'eco- nomia di sussistenza a quella di mercato, è necessario formare un ambiente idoneo affin- ché ti sistemi di conduzione seminaturali e le- gati alla incostanza dei fattori climatici diven- tino sistemi tipici di una agricoltura industria- lizzata ed lin stretta dipendenza dalle capacità imprenditoriali dell'agricoltura e dai mezzi tecnici a sua disposizione .E' necessario per- ciò che si attuino interventi di carattere cul- turale, atti a creare una mentalità dinamica e imprenditoriale che comporti fra l'altro l'ab- bandono della tradizionale passività di certi agricoltori.

Lo sviluppo agricolo delle zone di (pianura si traduce essenzialmente nello stimolare nell'a- gricoltura, mediante l'assistenza tecnica e gli incentivi del contributo, una accentuazione del- l'attitudine all'iniziativa e dello spirito di in- novazione che agevoli il suo inserimento in una economia di mercato. In questa direzione sarà agevolato specialmente con la concessione di crediti a lungo termine ed a basso interesse, facilmente accessibili.

Un'altra azione per lo sviluppo integrale del- le zone di pianura sarà compiuta con i mezzi di divulgazione e di dimostrazione.

Talvolta o forse molto spesso sarà necessa- rio che l'attività imprenditoriale sia agevolata, nell'adozione di nuovi mezzi tecnici e di alcune scelte, da forme associative quali la coopera- zione di servizi e di vendita.

Il problema dei rapporti con il mercato pre- suppone la costruzione di infrastrutture anche a carattere generale che oggi sono pressoché

inesistenti e la creazione di organismi associa- ti a diversi livelli specializzati connessi alla vendita dei prodotti.

22.28 - Se nelle zone di pianura (Nurra, Cam- pidano ed altre pianure costiere) gli interventi del Piano dovranno tendere ad una integrale valorizzazione delle risorse; nei restanti terri- tori dell'Isola, cioè quelli di montagna e di col- lina caratterizzati da una accentuata scarsità delle risorse naturali e da una limitata disponi- bilità di capitali tecnici, gli obiettivi e le prospet- tive del Piano non si pongono in relazione ad un processo di sviluppo integrale, ma in relazio- ne ad un'opera più modesta legata ad una razio- nalizzazione dell'attuale tipo di agricoltura spe- cialmente con l'estensione di alcune colture arboree e con la parziale conversione della ce- realicoltura nella coltura dei foraggi che, fra l'altro, costituiscono il presupposto al miglio- ramento del patrimonio zootecnico esistente.

I problemi connessi alla trasformazione del- la struttura economico-sociale di queste zone sono dello stesso ordine di quelli trattati per la valorizzazione delle zone di pianura. Si tratta cioè di intervenire sulla struttura fondiaria, sui sistemi di conduzione, sul tipo di insedia- mento, adottando procedimenti con caratteri- stiche particolari.

a) - Generalmente la frammentazione nelle zoJ•

ne di collina e di montagna è, in termini di superficie, meno spinta ma costituisce, in ter- mini economici, un fenomeno talvolta più ac- centuato ; spesso a tale fenomeno si accompa- gna quello della dispersione.

Si verifica anche che talvolta il disagio e le difficoltà aziendali derivanti da una modesta dispersione sono, in queste zone, compensati da una certa funzionalità economica.

Infatti i diversi corpi avendo esposizione, fertilità, destinazione colturale diverse possono contribuire a creare un certo equilibrio di risor- se nell'ambito aziendale; generalmente però an- che in montagna e in collina sarà necessario intervenire attuando la ricomposizione in ter- mini di accertata economicità dell'operazione.

Al fine di conseguire i migliori risultati del- la ricomposizione, sarà necessario affiancare ad essa il ridimensionamento della unità colturale

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IV LEGISLATURA CXXXIII SEDUTA 13 MARZO 1963 che comporta, necessariamente, l'allontanamen-

to dall'agricoltura di una certa aliquota di ad- detti, che 'le dimensioni non economiche delle unità colturali hanno costretto ad assumere fun- zioni miste (piccolo proprietario, coltivatore, bracciante, compartecipante, manovale occasio- nale, ecc.).

b) - Per quanto riguarda i sistemi di condu- zione auspicabili per la collina e la montagna, si può dire, ricollegandosi a quanto poc'anzi si è detto, che, con l'allontanamento dalla terra di coloro che tendono spontaneamente a distac- carsene, si pongono le condizioni effettive per arrivare alla creazione di una classe agricola professionalmente meglio definita nei riguardi dei legami di conduzione e proprietà della terra.

e) - Come si é già visto in precedenza, l'ac- centramento delle popolazioni rurali nelle zòne di collina e montagna è ancora più accentuato che in quelle di pianura. A ciò contribuiscono al- cune tipiche condizioni obiettive che non sono solo quelle consistenti nella mancanza delle infrastrutture, ma anche quelle derivanti dal- la scarsa sicurezza che sII lamenta in queste zone dell'Isola.

Nelle zone dove condizioni obiettive ed in- frastrutturali permetteranno un certo decentra- mento, attuato secondo le forme più moderne, dovrà essere agevolata la costituzione delle a- ziende agro-pastorali ed agro-zootecniche.

Si presenta qui anche la necessità di organiz- zare una rete vasta e capillare per l'assistenza tecnica capace di appianare e sviluppare la mentalità dell'agricoltore di queste zone al fi- ne di fargli assumere funzioni imprenditoriali non molto diasimild da quelle previste per quel- le di pianura.

22.29 - Il problema della pastorizia si in- quadra per lo più in quello più vasto delle zone di collina e montagna; la sua vastità e la sua importanza nell'economia agricola della Sarde- gna richiede una considerazione particolare. La sua soluzione strettamente legata 'a quella ge- nerale dell'agricoltura, presenta due aspetti pe- culiari : quello connesso alla necessità di una stabilizzazione economica e geografica e quel- lo di una funzionale e razionale trasformazdone

e commercializzazione dei prodotti. La ne- cessità della stabilizzazione in montagna e col- lina deriva soprattutto dalla opportunità di por- re dei limiti alla transumanza che di anno in anno si manifesta di sempre più difficile at- tuazione a causa della trasformazione agraria delle pianure : il problema della stabilizzazio- ne economica è legata alla ricorrente deficien- za stagionale di foraggio ehe priva il bestia- me dei sufficienti mezzi di alimentazione in re- lazione all'irregolare andamento climatico.

Pertanto al fine di non esporre il bestiame alla sotto alimentazione e talvolta alla fame è indispensabile creare i presupposti per la co- stituzione di adeguate scorte foraggere e per il miglioramento della flora pabulare.

A lato della stabilizzazione deve trovare so- luzione il ridimensionamento economico della pastorizia mediante l'integrazione dell'alleva- mento ovino con l'attività agricola che dovrà essere posta in stretta relazione con le inizia- tive industriali e con le conseguenti struttu- re commerciali.

Il problema riguardante una più funzionale e razionale commercializzazione dei prodotti de- ve essere risolto mediante la 'creazione di una maggiore autonomia dei pastori, che può at- tuarsii su basi cooperative del tipo già in atto, dalla speculazione commerciale. A tal fine è ne- cessario orientare, con ogni mezzo possibile, le cooperative verso la costituzione di una loro associazione di secondo grado.

Obiettivi specifici

22.30 - Fra gli obiettivi generali che si pone la pianificazione agricola della Sardegna, quel- lo dell'aumento della produzione lorda vendi- bile è il principale; tuttavia tale obiettivo do- vrà essere raggiunto non tanto in termini di incrementi quantitativi delle singole produzio- ni attuali, quanto in termini qualitativi ope- rando una ,selezione fra le produzioni più suscet- tive di sviluppo in relazione alle possibilità ain7 bientali della Sardegna e quelle offerte dai mer- cati.

In effetti gli investimenti degli agricoltori sardi dovranno orientarsi verso un incremento di ben individuate colture, operando ove è

Resoconti, f. 379 - 8. 133

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