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Acquedotti del Mezzogiorno, la tutela degli acquiferi sotterranei dell'Irpinia - SNPA - Sistema nazionale protezione ambiente

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Academic year: 2022

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Alfredo Trocciola

Lo sviluppo industriale in Italia iniziato alla fine della seconda guerra mondiale ha fortemente compromesso nel tempo l’ingente patrimonio idrico soprattutto per l’inqui- namento chimico causato da un impiego massiccio di so- stanze e scarti di produzione, che hanno contribuito a con- taminare circa i 2/3 delle acque superficiali e di 1/3 quelle profonde.

La grave criticità ambientale ha costretto i gestori degli ac- quedotti ad effettuare pre- lievi quantitativi maggiori dalle falde sotterranee (circa l’85% in Italia, ISTAT), ricor- rendo ad emungimenti spinti a notevoli profondità nei pozzi o a reperire nuove fonti da captare. Tale sovrasfrutta- mento idrico, che si è accen- tuato negli ultimi anni per la diminuzione degli afflussi meteorici per i cambiamenti climatici, può portare in- sieme ai problemi legati al- l’inquinamento ambientale del territorio ad un decadi- mento della qualità delle acque fino ad una loro defini- tiva compromissione. Per tale motivo il Dipartimento di Avellino dell’ARPAC effettua

da sempre una costante azione di tutela per la prote- zione degli acquiferi sotterra- nei che vanno ad alimentare le falde dei principali acque- dotti del Mezzogiorno.

In particolare, monitora le ri- sorse idropotabili degli acqui- feri sotterranei del massiccio carbonatico del Terminio- Tuoro nel Parco regionale dei Monti Picentini, in quanto sede di cospicue emergenze basali (portate media annua pari a circa 5 mc./sec.) a cui corrispondono rendimenti dell’ordine di 40 l/s/Km2, net- tamente superiori ad altri massicci carbonatici dell’Ap- pennino meridionale.

Le acque sono mediamente mineralizzate, bicarbonate alcalino-terrose, ma soprat- tutto dal punto di vista igie-

nico hanno indici chimici d’inquinamento e batteriolo- gici sempre assenti.

La circolazione idrica sotter- ranea nei carbonati avviene all’interno dell’idrostruttura del Terminio-Tuoro ad una profondità compresa tra i 140 ed i 190 metri dal piano campagna ed alimenta signi- ficativi gruppi sorgentizi (Cassano Irpino, Serino, Sorbo Serpico e Beardo), che sono captati per uso idropo- tabile dagli acquedotti: Ac- quedotto Pugliese Spa, Azienda napoletana ABC, Azienda Alto Calore Spa. Al fine di tutelare queste acque sotterranee del massiccio carbonatico del Terminio- Tuoro occorre evitare che si verificano fenomeni di inqui- namento nella Piana del

Dragone.

L’estesa Piana (4300 ettari) in agro di Volturara Irpina, è una conca tettono-carsica a deflusso endoreico tra le valli dei fiumi Sabato e Calore, che raccoglie le acque di nu- merosi torrenti da un bacino imbrifero di circa 60 Kmq., che dopo aver corrivato nella Piana, attraverso una rete di canali, vengono convogliate nell’inghiottitoio denominato la bocca del Dragone.

Il condotto carsico quasi so- vente non riesce ad assorbire le acque che arrivano nei pe- riodi più piovosi ed origina un lago di circa 200 ettari, malgrado siano state realiz- zate diverse opere idrauliche di bonifica e di regimenta- zione delle acque superficiali.

Inoltre, l’eccessiva antropiz-

zazione della Piana con case rurali, ampie zone adibite dalle aziende zootecniche al pascolo, soprattutto bovini, e l’uso indiscriminato del terri- torio a coltivazioni agricole impattanti (pesticidi, fitofar- maci), la espongono ad ele- vati rischi di contami- nazione. Le falde degli acqui- feri carbonatici dell’idro- struttura del Terminio-Tuoro contengono una risorsa natu- rale pregiata e rinnovabile da tutelare per le generazioni future, che a causa della ele- vata permeabilità e idrodina- mica sotterranea (ad es. la Piana è collegata idrogeologi- camente con le sorgenti di Cassano Irpino) è estrema- mente vulnerabile ad un pe- ricolo costante di inquina- mento.

La Piana del Dragone e gli acquedotti del Mezzogiorno

Dipartimento di Avellino, la costante azione di tutela degli acquiferi sotterranei

SEDI TERRITORIALI

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