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Disturbi del comportamento: sintomi, cause e trattamento

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Disturbi del comportamento:

sintomi, cause e trattamento

Autore: Denise Ubbriaco | 26/02/2021

Come si distinguono i disturbi comportamentali e quali sono le terapie più efficaci? In quali casi i genitori rispondono dei danni causati dal figlio minorenne?

Negli ultimi sei mesi, hai notato che il tuo bambino è spesso arrabbiato, irritabile,

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permaloso, vendicativo, polemico, provocatorio. Insomma, è incapace di controllare la sua aggressività e le sue reazioni emotive rapportandosi con gli altri nei vari contesti (casa, scuola, sport). Il piccolo mostra un temperamento capriccioso, solleva “polemiche”, apre discussioni o scatena risse. Il suo grado di aggressività è decisamente spropositato rispetto a qualsiasi tipo di provocazione ricevuta. Con una certa ricorrenza, ha esplosioni di ira che, tuttavia, non sono premeditate, ma impulsive e incontrollabili.

Non sapendo come gestire la situazione, hai deciso di rivolgerti ad un neuropsichiatra infantile, il quale dopo aver osservato attentamente i comportamenti di tuo figlio, ti ha comunicato la diagnosi. Con molta probabilità, ti ha spiegato che il tuo bambino ha un disturbo del comportamento. Ma di cosa si tratta?

Devi sapere che i disturbi del comportamento si distinguono in: disturbi da deficit dell’attenzione e del comportamento dirompente e disturbi dirompenti, del controllo, degli impulsi e della condotta. Tra i primi rientrano: il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività; il disturbo oppositivo provocatorio; il disturbo della condotta; il disturbo del comportamento dirompente non altrimenti specificato. Tra i secondi sono invece compresi: il disturbo oppositivo-provocatorio; il disturbo esplosivo intermittente; il disturbo della condotta: esordio nell’infanzia, nell’adolescenza, non specificato; il disturbo di personalità antisociale; la piromania; la cleptomania; gli altri disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta specificati; gli altri disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta non specificati.

I bambini con disturbi del comportamento mostrano dei deficit nel processo decisionale relativo alla scelta di una linea d’azione tra le diverse alternative.

Bisogna precisare che questi bambini non compiono certi atti intenzionalmente, non sono capaci di autoregolarsi, non riescono ad interpretare le emozioni altrui, non sono in grado di comprendere i segnali che predicono l’errore ed hanno una certa difficoltà a controllare le proprie azioni e reazioni.

L’anomalia del comportamento compromette il funzionamento della vita familiare, delle relazioni sociali e del rendimento scolastico di questi bambini. Come intervenire?

Prosegui nella lettura del mio articolo se vuoi saperne di più sui disturbi del

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comportamento: sintomi, cause e trattamento. Per maggiori informazioni sull’argomento, abbiamo intervistato il prof. Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, professore ordinario dell’Università Cattolica di Roma e autore di numerosi libri.

Dopo l’intervista allo specialista, ti spiegherò quando i genitori rispondono dei danni causati dal figlio minorenne e ti parlerò di un interessante caso sottoposto all’attenzione della Corte di Cassazione che ha come protagonista un bambino piromane.

Cosa sono i disturbi del comportamento?

I disturbi del comportamento sono disturbi psichiatrici, rientrano nella categoria dei disturbi esternalizzanti, in cui il comportamento è l’elemento principale. Si tratta di condotte socialmente disfunzionali. Non deve stupire che questi disturbi tendano a comparire dai 5 anni in poi.

Nei disturbi del comportamento, c’è una difficoltà nell’autoregolazione emotiva e comportamentale, c’è una compromissione del funzionamento familiare, sociale e scolastico. Questi sono dei disturbi che tendono ad evolvere nel tempo, cioè se non trattati possono poi dare vita ad un disturbo antisociale di personalità con abuso di sostanze e alcol.

Ciò su cui è importante soffermarsi è che i bambini con un disturbo del comportamento hanno difficoltà ad autocontrollarsi; l’adulto dovrebbe comprenderlo e, pertanto, non cadere nelle loro provocazioni.

In quali bambini compaiono con più frequenza?

Questi disturbi sono più frequenti nei maschi che nelle femmine, però questa differenza di genere si riduce con l’età. Man mano che andiamo verso l’adolescenza, questa prevalenza nei maschi diminuisce.

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Quali sono i sintomi del bambino con disturbo oppositivo provocatorio?

Il bambino va spesso in collera, è suscettibile o facilmente irritabile, dispettoso, vendicativo, arrabbiato o rancoroso. Litiga con le figure autoritarie o con gli adulti (tendono a provocare i genitori, gli insegnanti o, ad esempio, l’istruttore di nuoto), sfida attivamente o rifiuta di seguire le richieste delle figure autoritarie o le regole, irrita deliberatamente gli altri, accusa gli altri per i suoi errori e per il proprio comportamento.

I comportamenti sono costanti (quasi tutti i giorni) e molto frequenti.

Quali sono i comportamenti più frequenti del bambino con un disturbo esplosivo- intermittente?

Nel disturbo esplosivo-intermittente, il bambino mette in atto aggressioni non premeditate e ricorrenti. Si tratta di quei bambini che esplodono all’improvviso.

Pensa ai bimbi che arrivano a prendere i piatti e a lanciarteli addosso, danno calci alle porte e le sfondano.

Il disturbo esplosivo-intermittente si può riversare sulle persone o sugli animali. I bambini diventano aggressivi, picchiano o graffiano. Molti genitori sono spesso venuti da noi pieni di lividi. Ricordo un bambino che strangolava i pulcini regolarmente. La difficoltà del bambino sta nell’autolimitarsi e nel controllare gli impulsi della propria condotta.

Come avviene la diagnosi di disturbo esplosivo-intermittente?

Gli episodi aggressivi non sono riconducibili ad altri disturbi mentali (per es., Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Bipolare, DMDD, Disturbo Antisociale di Personalità, Disturbo Borderline di Personalità, un Disturbo Psicotico), o di una condizione medica generale (per es., trauma cranico, malattia di Alzheimer), o agli effetti fisiologici di una sostanza (per esempio sostanza di abuso o un farmaco.

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Questa diagnosi può essere fatta in aggiunta alla diagnosi di ADHD; DC, DOP o disturbo dello spettro autistico quando ricorrenti esplosioni impulsive aggressive sono in eccesso rispetto a quelle usualmente riscontrabili in tali disturbi.

In cosa consiste il disturbo della condotta?

Ricordi il ragazzino prepotente del libro “Cuore” che minaccia tutti? Ecco il bambino con disturbo della condotta è il classico bullo, colui che dà il via a colluttazioni e risse e, da grande, usa le armi ed i coltelli.

Il bambino con disturbo della condotta è aggressivo, può essere sadico, fisicamente crudele con gli animali. Il disturbo della condotta possiamo distinguerlo in base all’età di insorgenza e al tipo di aggressività.

Qual è la differenza con il disturbo esplosivo intermittente?

Nel caso del disturbo della condotta, parliamo di un comportamento costante, mentre nel disturbo esplosivo intermittente si tratta di un’esplosione di collera. È presente una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui vengono violati i diritti fondamentali degli altri o le principali norme o regole sociali.

Quali sono i comportamenti tipici di chi manifesta un disturbo della condotta?

Pensa al tipo che ti incrocia per strada e ti dice: «Che guardi?»: questo è un provocatore marcato. Possiamo pensare ai tre ragazzi che hanno ucciso Willy. In pratica, parliamo di coloro che non si fermano di fronte alla sofferenza degli altri. Si tratta di persone che fanno fatica a leggere le emozioni altrui, pertanto non si rendono conto della sofferenza che provocano. Si tratta di coloro che distruggono le proprietà, danno fuoco agli oggetti, commettono furti, ecc.

Ora, non è che tutti i delinquenti hanno un disturbo della condotta. Non bisogna confondere il fatto che chi fa del male ha un disturbo, poiché non è detto che sia

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così.

Cosa sono i tratti calloso-anemozionali?

C’è una particolare forma di aggressività in cui constatiamo una totale assenza di emotività ed empatia. Sono quelli che noi chiamiamo «calloso anemozionali».

Pensa al serial killer che fa del male senza alcun rimorso.

Spesso, il bambino con disturbo esplosivo intermittente dà uno schiaffo alla mamma, ma poi si pente, ha i sensi di colpa, si mortifica perché è consapevole di aver sbagliato.

Ci sono, invece, quelli a cui non importa nulla, ti guardano col ghigno e quasi godono nel veder l’altro soffrire. Ovviamente, c’è un’escalation. Poi, quando sono grandi, questi bambini con disturbi della condotta possono avere un comportamento antisociale legato alla criminalità.

Cos’è la piromania?

Consiste nella appiccamento di incendi deliberato e intenzionale in più di un’occasione. Il piromane prova tensione ed eccitazione prima dell’atto.

Il soggetto mostra:

fascino, interesse, curiosità o attrazione rispetto al fuoco e ai suoi contesti situazionali;

piacere, gratificazione o sollievo quando appicca incendi o quando assiste o partecipa alle loro conseguenze.

L’appiccamento degli incendi non è fatto per guadagni economici, un’espressione di ideologia socio-politica, per attività criminali, per esprimere rabbia o vendetta, per migliorare circostanze di vita, in risposta ad allucinazioni, o come risultato di un giudizio alterato (ad esempio, disturbi neuro cognitivi, disabilità intellettiva, intossicazione da sostanze).

Cos’è la cleptomania?

La cleptomania è la ricorrente incapacità di resistere agli impulsi di rubare oggetti

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che non sono necessari per un uso personale o per un valore economico. Il cleptomane avverte un aumento della tensione immediatamente prima di commettere l’atto e prova piacere, gratificazione o sollievo nel rubare. L’atto non è commesso come espressione di rabbia o vendetta e non è in risposta ad allucinazioni.

Quali sono i fattori di rischio e le cause dei disturbi del comportamento?

Tra i possibili fattori di rischio troviamo: fattori biologici e autonomici (ad esempio, bassi livelli di serotonina, alti livelli di cortisolo e bassa frequenza cardiaca a riposo); fattori sociali legati allo svantaggio socio economico; fattori di rischio legati alla fase prenatale (come l’esposizione a tossine durante il periodo della gravidanza) e perinatale (ad esempio, la scarsa qualità delle cure subito dopo il parto); deficit neurocognitivi; la mancanza di stimoli cognitivi ed educativi;

uno stile educativo genitoriale coercitivo; le situazioni con genitori completamente assenti; i conflitti nel contesto familiare; l’esposizione a maltrattamenti o ad atti violenti (ad esempio, i ragazzini che crescono per strada e sono esposti a violenze di tutti i tipi); l’abuso di di sostanze stupefacenti. Si ritiene che la depressione post partum sia un elemento che, in qualche modo, possa facilitare certi comportamenti.

Qual è il trattamento consigliato in caso di disturbi del comportamento?

Si ricorre ad un intervento specifico in relazione al disturbo presentato, tenendo in considerazione le caratteristiche specifiche del bambino e del contesto in cui vive. Il trattamento dei disturbi del comportamento richiede innanzitutto l’intervento del neuropsichiatra infantile e di un’equipe multidisciplinare.

L’intervento sarà incentrato sull’attivazione delle risorse e dei fattori protettivi del bambino su diversi ambiti (personale, familiare, scolastico, sociale).

Non ci sono farmaci che sembrano essere efficaci per questo tipo di disturbi. Il trattamento consigliato è il parent training, cioè si aiutano i genitori a gestire i comportamenti disfunzionali del bambino. Diventa molto difficile far rispondere gli adolescenti a questo tipo di trattamento. Ecco perché è importante riconoscere

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questi disturbi sin da piccoli e intervenire al più presto.

Disturbi del comportamento: i genitori rispondono dei danni causati dal minore?

Dopo aver analizzato nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere sui disturbi del comportamento nell’intervista al prof. Stefano Vicari, a seguire ti parlerò di un’interessante sentenza della Corte di Cassazione che ha come protagonista un bambino piromane.

Ma prima di entrare nel dettaglio, partiamo da un’importante premessa che risponde alla seguente domanda: «I genitori rispondono dei danni causati dal figlio minore?».

Sul profilo penale, solo a partire dai 14 anni, il minore è responsabile per i reati commessi, mentre prima di questa età non ne rispondono né lui, né i suoi genitori.

Ti ricordo, infatti, che la responsabilità penale è personale, pertanto non si trasferisce a terzi. In sintesi, le sanzioni penali possono essere inflitte solo nei confronti del diretto responsabile a condizione che questi abbia superato i 14 anni d’età.

E per quanto riguarda il profilo civile? In tal caso, secondo il principio generale, i responsabili sono sempre i genitori finché il figlio è minorenne. Pertanto, mamma e papà dovranno farsi carico del risarcimento di eventuali danni causati dal figlio se questi non ha ancora raggiunto i 18 anni.

Ora, analizziamo un’interessante decisione della Suprema Corte. La Cassazione [1]

ha confermato l’obbligo risarcitorio dei genitori nei confronti del proprietario del fienile che era stato bruciato dal figlio piromane della coppia (era minorenne all’epoca dei fatti). È stata così esclusa l’operatività della polizza relativa alla copertura dei danni provocati dai membri della famiglia: all’epoca della sottoscrizione, difatti, i problemi del ragazzo erano già evidenti e non erano stati specificati dai genitori. Irrilevante è stato il fatto che solo dopo diversi anni era stato diagnosticato il disturbo della piromania.

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Note

[1] Cass. civ. sez. III n.8895 del 13.05.2020.

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