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CAPITOLO II “I set down my lamp on the table”: le soglie strumentali

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CAPITOLO II

“I set down my lamp on the table”: le soglie strumentali

Possiamo individuare le soglie strumentali in “The Open Door”, “The Portrait” e “The Secret Chamber.” Esse sono rappresentate da alcuni oggetti che funzionano non solo per quello che si può fare con essi in senso materiale, ma che possiedono anche un valore strumentale che si esercita sul piano metafisico, poiché permettono il contatto tra i protagonisti e il soprannaturale. In questa analisi, essi vengono definiti oggetti soglia in quanto fungono da intermediari tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

In “The Open Door” e “The Portrait” sono presenti oggetti luminosi quali lanterne, fiaccole e lampade: essi sono soglie strumentali legate alla luce e hanno una funzione di frontiera medianica, in quanto hanno la capacità di permettere il contatto tra il mondo dei vivi e quello dei defunti, creando simultaneamente il requisito perché questo incontro possa avvenire. All’interno di “The Secret Chamber” sono presenti alcuni oggetti che rimandano a pratiche spiritistiche di epoca vittoriana: quest’ultimi sono soglie strumentali con valore di frontiera medianica, poiché consentono la manifestazione degli spiriti.

Dal punto di vista della narrazione, hanno la funzione di cerniera dell’intreccio poiché hanno la capacità di unire due piani di realtà differenti: quella materiale e quella metafisica, soprannaturale. Gli oggetti sopra elencati possiedono un elemento in comune: essi sono, infatti, oggetti medianici che alludono agli strumenti utilizzati durante le séances vittoriane e all’esperienza culturale della Physical

Mediumship. Inoltre, come vedremo approfonditamente nel corso dell’analisi dei testi, essi rimandano

a credenze popolari anglosassoni relative alla morte, delle quali Margaret Oliphant non poteva non essere a conoscenza, dal momento che nel XIX secolo esse permearono ogni aspetto della società, entrando nella vita quotidiana di ogni classe sociale.1

Prima di procedere oltre, illustriamo adesso, il processo e le fasi della tipica seduta spiritica vittoriana e il concetto di Physical Mediumship.

2.1 Le sedute spiritiche vittoriane: strumenti e tecniche

Con ‘seduta spiritica’ si intende una riunione di persone che hanno il desiderio di entrare in contatto con gli spiriti dei defunti, spesso tramite un medium. Il termine “séance” deriva dal francese

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antico “seoir” che significa letteralmente “sedersi”.2 Il movimento spiritualista, nato nel 1848 a New York come causa degli apparenti fenomeni paranormali delle sorelle Margaretta e Catherine Fox, promosse l’utilizzo della seduta spiritica intesa come mezzo per avviare un rapporto con gli spiriti.

Negli anni cinquanta del XIX secolo, i partecipanti alla seduta, chiamati “sitters”, si disponevano seduti in circolo attorno ad un tavolo, dalla forma ovale o rotonda. Il medium, sebbene non sempre richiesto, poteva prendere posto al tavolo oppure utilizzare un armadio chiamato “spirit cabinet”3, all’interno del quale sarebbe riuscito a mettersi in comunicazione con gli spiriti, grazie ad uno stato alterato di coscienza chiamato “trance medianica.” Inizialmente, la stanza adibita come centro della seduta, veniva totalmente oscurata (dark séances) ma, successivamente, vennero introdotti mezzi atti a rischiarare l’ambiente (light séances) quali candele, lampade e lanterne in modo che il medium non venisse accusato di frode. Ai partecipanti veniva chiesto di prendersi per mano affinché lo spirito ricevesse l’energia necessaria per la manifestazione oppure essi erano chiamati ad appoggiare i palmi sulla superficie del tavolo per allontanare ogni sospetto di inganno. Il rito si articolava in tre fasi: all’inizio e in conclusione delle riunioni, era consueto che i partecipanti recitassero delle preghiere e cantassero inni religiosi mentre, durante la seduta, i partecipanti cercavano di entrare in contatto con gli spiriti e ponevano loro vere e proprie domande, alle quali veniva risposto tramite battiti e colpi, secondo la tecnica che venne successivamente chiamata Alphabetical Typtology.4 Questo processo però permetteva di ricevere solo risposte monosillabiche sì /no corrispondenti, a loro volta, ad uno o due battiti.

Un’altra tecnica largamente diffusa era quella detta Seesaw Typtology5: in questo caso le entità spirituali avrebbero comunicato tramite una gamba del tavolo che dopo essersi inclinato, avrebbe colpito il suolo una volta per le risposte affermative e due per le risposte negative. A causa delle risposte poco esaurienti, i medium inventarono altre tecniche e utilizzarono differenti strumenti atti ad intraprendere una comunicazione più soddisfacente con gli spiriti. Nei primi anni del movimento spiritualista, l’oggetto più largamente diffuso durante le sedute era la Planchette ovvero una piccola tavola di legno a forma di cuore o di scudo.6 Essa possedeva due piccole rotelle ed un foro dove veniva fissata una matita: questo strumento aveva la funzione di trascrivere i messaggi degli spiriti tramite l’ausilio della mano del medium. Il suo inventore, Allan Kardec, padre dello spiritismo

2 T. J. LEONARD, Talking To The Other Side: a History of Modern Spiritualism and Mediumship, iUniverse Inc,

Lincoln 2005, p. 36.

3 Armadietto di cui il medium si avvaleva per attirare le entità spirituali e spingerle a manifestarsi. Esso fu inventato

nel 1850 da Ira e William Davenport (Davenport Brothers), due promotori del movimento spiritualista. S. HOOVER,

Philadelphia Spiritualism and the Curious Case of Katie King, The History Press, Charleston 20013, p. 102.

4 T. J. LEONARD, op. cit., p. 41. 5 Ibid.

6 E. SARGENT,Communication from Another World: Planchette or the Despair of Science, Walker May and Co.,

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francese, la promuoveva come oggetto in grado di facilitare la “scrittura automatica”, termine utilizzato per la prima volta dallo stesso Kardec nel 1861, atto a designare la tecnica più efficace e semplice per stabilire una comunicazione con i defunti e trascriverne i messaggi su carta.7 La

Planchette perse popolarità nel 1890 quando venne sostituita dalla tavola Ouija (chiamata

comunemente The Alphabet), inventata dagli uomini d’affari Elija Bond e Charles Kennard: essa è costituita da una tavola di legno lucido, sulla quale sono incise tutte le lettere dell’alfabeto, i numeri dallo 0 al 9 e sì/no. I partecipanti alla seduta pongono alcune domande agli spiriti che, attraverso un medium, farebbero in modo che l’indicatore mobile presente sulla tavola si muova, andando a comporre la risposta mediante lo spostamento sulle lettere e sulle cifre. 8

In epoca vittoriana, veniva utilizzato un altro oggetto chiamato Spirit Slate (lavagna degli spiriti) per ricevere e trascrivere i messaggi dei defunti.9 Durante la seduta, la lavagna veniva sorretta da due partecipanti e il medium la ricopriva con un telo. Una volta scoperta, sulla sua superficie apparivano i messaggi degli spiriti. Questo oggetto venne ben presto abbandonato poiché basato su un trucco: al di sotto del panno, infatti, la mano del medium scriveva celermente il messaggio voluto, mediante l’utilizzo di un gessetto che in seguito, veniva scaltramente nascosto. Tutto questo era reso possibile grazie alla scarsa illuminazione dell’ambiente.

In questo periodo, anche il Pendulum (pendolo) era un oggetto largamente utilizzato durante le sedute spiritiche.10 Esso consisteva in una catenella alla cui estremità veniva agganciato un piccolo peso. Quest’ultimo aveva, spesso, una parte in vetro, al cui interno veniva inserita la fotografia o un piccolo ritratto del defunto che si voleva evocare durante il rito. Il medium sollevava il pendolo al di sopra di un foglio dove erano scritte le lettere dell’alfabeto, le cifre e l’opzione sì/no; successivamente, evocava lo spirito del defunto desiderato, ponendogli alcune domande. Guidato dall’energia dell’entità, esso oscillava da una parte all’altra della pagina, andando a comporre le risposte destinate ai suoi congiunti.

L’ultimo strumento largamente diffuso durante le séances vittoriane era lo Spirit Trumpet (tromba degli spiriti): esso era costituito da un tubo di forma conica simile ad un corno, spesso, costruito in rame o bronzo.11 Esso veniva utilizzato per amplificare i sussurri degli spiriti durante le sedute e per renderne udibile la voce. Le entità avrebbero comunicato con i partecipanti attraverso questo strumento che durante l’utilizzo, levitava sopra le loro teste. Sulla sua superficie venivano fissate

7 T. J. LEONARD, op. cit., p. 63. 8 Ivi, p. 41.

9 Ivi, pp. 127-28. 10 Ivi, p. 129. 11 Ivi, pp. 121-22.

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delle strisce dai colori sgargianti (sostituite successivamente da bande fluorescenti) in modo da renderne visibili i movimenti anche negli ambienti oscuri.

Tutti questi strumenti utilizzati durante le tipiche pratiche spiritistiche di epoca vittoriana alludono, come già accennato in precedenza, all’esperienza della Physical Mediumship.

La medianità può essere suddivisa, infatti, in due categorie: la Mental Mediumship12 (medianità psichica) e Physical Mediumship13 (medianità fisica). La prima si riferisce al processo durante il quale

l’entità spirituale manipola le facoltà mentali del medium che si trova in uno stato alterato di coscienza. Essa può essere ulteriormente suddivisa in Clairvoyance14 (o clear seeing cioè la capacità da parte del medium di acquisire conoscenze di luoghi, oggetti o persone lontani nel tempo e nello spazio), Clairaudience15 (o clear hearing cioè la capacità del medium di percepire suoni che sono al

di fuori della normale portata sensoriale, ad esempio, i messaggi degli spiriti), Clairsentience16 (o

clear sensing /sixth sense cioè la capacità del medium di percepire i messaggi degli spiriti in modo

intuitivo), Scrying17 (cioè la capacità del medium di avere visioni tramite l’utilizzo di superfici riflettenti come, ad esempio, gli specchi) e Trance18 (cioè una condizione ipnotica caratterizzata da diversi gradi di incoscienza durante la quale il medium è controllato da uno spirito).

Con Physical Mediumship si intende, invece, il processo mediante il quale lo spirito, chiamato “spirit operator,” si manifesta tramite l’energia mentale e soprattutto corporea del medium, causando fenomeni fisici che appaiono, a loro volta, visibili e udibili nella realtà materiale. Questo fenomeno si manifesta ai partecipanti della seduta in diversi modi che esamineremo uno ad uno nel seguito di questa analisi.

Il primo fenomeno appartenente alla Physical Mediumship è la Materialization

(materializzazione), termine che allude all’apparizione dello spirito durante la seduta spiritica.19 Gli spiriti che compaiono durante il processo di materializzazione sarebbero visibili e concretamente consistenti al tatto dei partecipanti alla seduta. Affinché questo fenomeno medianico riesca a verificarsi, l’ambiente adibito come centro della seduta dovrebbe essere sufficientemente illuminato posizionando, ad esempio, una lanterna sopra al tavolo e una al di sotto. Il fenomeno della materializzazione prende forma attraverso l’ectoplasma, termine greco significante “fuori-forma”.20 Con esso si intende una sostanza fluida o vaporosa che fuoriuscirebbe dagli orifizi corporei del

12 T. J. LEONARD, op. cit., pp. 106-118. 13 Ivi, pp. 119-24. 14 Ivi, pp. 110-11. 15 Ibid. 16 Ivi, p. 113. 17 Ivi, p. 114. 18 Ivi, pp. 115-16. 19 Ivi, pp. 119-120. 20 Ibid.

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medium, spesso dal naso o dalla bocca, durante lo stato di trance. Questa sostanza assumerebbe diverse forme, fino a sagomare volti o figure parziali che, durante la seduta, darebbero la possibilità ai partecipanti di vedere le sembianze dello spirito. Il corpo del medium servirebbe, quindi, da struttura affinché lo spirito possa costruire su di esso, tramite l’ectoplasma, la replica di sé stesso. Esso rimarrebbe attaccato al corpo del medium per tutta la durata del fenomeno, per poi essere riassorbito alla fine della séance. Il fenomeno della Transfiguration (trasfigurazione) è strettamente legato al primo poiché si verificherebbe quando l’ectoplasma ricoprirebbe il viso del medium, appunto trasfigurandolo, secondo le sembianze dello spirito.21

La Levitation (levitazione) è il secondo fenomeno appartenente alla medianità fisica che consisterebbe nella fluttuazione di oggetti o persone durante la seduta spiritica.22 Ad essa è associato il fenomeno degli Apports, termine che designa il trasferimento e la levitazione di un oggetto da una parte all’altra dello spazio o l’apparizione improvvisa dello stesso.23 Gli Apports sarebbero regali degli spiriti per i partecipanti alla séance e consisterebbero in gioielli, fiori, monete, cimeli e pietre preziose.

Gli effetti più comuni provocati dagli spiriti durante il fenomeno della Physical mediumship sarebbero i rumori e i colpi spezzati (chiamati “Spirit Raps”) che rimandano al fenomeno conosciuto come Typtology.24 Come già precedentemente accennato, i battiti determinavano una risposta alle domande poste, facilmente comprensibile grazie all’elaborazione di un alfabeto convenzionale cioè un colpo per le risposte affermative e due per quelle negative. Sebbene la comunicazione tiptologica fosse limitata, essa era il sistema utilizzato più frequentemente durante le riunioni spiritiche di epoca vittoriana. Impiegando sempre la regola di un colpo per la risposta affermativa e due per la risposta negativa, è possibile dividere le risposte tiptologiche in due gruppi, secondo la provenienza e l’origine dei battiti. Se questi si producono in seguito allo spostamento di un oggetto (ad esempio il tavolo che sobbalza e ricade al suolo) si parla di tiptologia per movimento o Seesaw Typtology.25 Quando invece i colpi risuonano all’interno dell’oggetto o del tavolo, si tratta di tiptologia interna o Alphabetical

Typtology.26

La “scrittura automatica”, chiamata anche “scrittura spiritica” è il quarto fenomeno caratteristico della medianità fisica.27 In epoca vittoriana, come già accennato in precedenza, questo fenomeno

21 T. J. LEONARD, op. cit., p. 121. 22 Ivi, p. 41. 23 Ivi, pp. 123-24. 24 Ivi, p. 41. 25 Ibid. 26 Ibid. 27 Ibid.

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sarebbe riuscito a verificarsi, durante le sedute spiritiche, tramite l’utilizzo della Planchette che sarebbe stata, successivamente, sostituita dalla Ouija Board (tavola Ouija).

Durante le séances, le entità spirituali sarebbero riuscite a comunicare i loro messaggi ai partecipanti tramite il fenomeno della Direct Voice (o Independent Voice) appartenente, anche esso, al gruppo della medianità fisica.28 Attraverso la voce del medium, gli spiriti sarebbero in grado di esprimersi verbalmente, sebbene il tono differisca completamente da quello originale del tramite. In alcuni casi, infatti, la voce del medium avrebbe acquisito tonalità femminili e bambinesche, giungendo ad assumere cadenze dialettali o esprimersi in lingue straniere da egli sconosciute. Durante le riunioni spiritiche, per amplificare questo fenomeno, venivano spesso usati gli Spirit Trumpets che avevano la funzione di rendere il messaggio degli spiriti maggiormente chiaro e udibile.

Un altro fenomeno che può essere considerato un sottogruppo dell’esperienza della Physical

Mediumship è quello degli Spirit Lights: con questo termine si vuole fare riferimento all’effetto visivo

risplendente, più o meno luminoso, dato da globuli o fiammelle fluttuanti che indicherebbero la presenza di entità spirituali nell’ambiente adibito come centro della seduta.29 Questo fenomeno per essere visibile richiede che la seduta abbia luogo in un locale completamente buio ed esso non avrebbe nessuna analogia con altri eventi possibili di origine fisica.

Gli ultimi fenomeni che appartengono a questa categoria vengono chiamati Odors e Drafts: durante le séances, infatti, la presenza degli spiriti può essere percepita dai partecipanti tramite sensazioni olfattive come, ad esempio, il profumo di fiori oppure attraverso tremiti di freddo, presumibilmente prodotti dai drafts.30

2.2 Le soglie strumentali in Daniel D. Home

Nel XIX secolo, i fenomeni più acclamati dai partecipanti delle séeances erano, appunto, quelli relativi alla Physical Mediumship. Questo è dovuto al fatto che essi erano sbalorditivi e in grado di convincere anche le persone più scettiche sull’esistenza degli spiriti. Come vedremo nel corso di questa analisi, gli oggetti soglia presenti nei racconti di Margaret Oliphant alludono proprio a questo tipo di medianità. Possiamo affermare, infatti, che la scrittrice era al corrente delle tecniche e degli strumenti utilizzati durante le sedute poiché durante la sua vita fu in contatto con Anne Mary Howitt e Samuel Carter Hall, cioè due accaniti sostenitori del movimento spiritualista, i quali furono anche amici intimi del celebre spiritista e medium scozzese Daniel Dunglas Home.31 A conferma di questo

28 T. J. LEONARD, op. cit., p. 121. 29 Ivi, p. 122.

30 Ivi, p. 42.

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rapporto di amicizia, abbiamo riscontrato nella sua opera Incidents In My Life32, resoconto delle sue riunioni spiritiche in Europa ed oltre oceano, la trascrizione dell’elogio funebre “In Memoriam”33 che la Howitt e Hall composero dopo la morte della prima moglie del medium: Alexandrina.

Daniel D. Home viene considerato uno dei più grandi medium mai esistiti poiché le sue famosissime séances, in cui manifestava soprattutto le sue capacità di physical medium, erano molto frequentate dalle persone di ogni estrazione sociale, quindi, non è da escludere che la Oliphant abbia potuto assistere ad una di queste straordinarie riunioni o che, comunque non ne fosse completamente all’oscuro.

Analizzando il testo, abbiamo esaminato tutti gli strumenti utilizzati da Home durante le séances: essi sono oggetti medianici (oggetti soglia) poiché permettono il contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti e creano il requisito fondamentale perché esso possa avvenire. Nel sotto-paragrafo successivo, classificheremo ed esamineremo, conformemente all’analisi delle soglie strumentali nello spiritismo di Home, gli oggetti soglia presenti nei racconti di Margaret Oliphant, osservando come ella possa essersi realmente ispirata ad uno dei più grandi medium della storia.

Esaminiamo, anzitutto, gli strumenti di cui Home si avvaleva nel corso delle riunioni spiritiche. L’oggetto fondamentale per la realizzazione della seduta era il tavolo di forma ovale o rotonda: esso viene nominato più volte all’interno della sua opera e per questo motivo, abbiamo selezionato i passi a nostro avviso più caratteristici.

Nel resoconto della seduta avvenuta il 28 febbraio 1854 nella città di Boston, egli scrive:

Nine persons were seated round a cherry table: it commenced a trembling, vibratory motion,

sounds were heard on the table, some of which were very loud, then it was rocked with great force

and questions were answered by the raps upon it [.]34

Il tavolo in questione è di legno di ciliegio, un materiale pesante e quindi difficilmente sollevabile dai partecipanti che tenevano i palmi appoggiati sulla sua superficie. Una violenta vibrazione era stata seguita da forti battiti corrispondenti alle risposte affermative e negative degli spiriti, secondo la tecnica dell’Alphabetical Typtology, precedentemente esaminata. Di questo fenomeno, appartenente al sottogruppo della Physical Mediumship, viene dato un ulteriore resoconto nella seduta avvenuta il 31 Marzo 1855 ad Ealing, uno dei borghi londinesi: “The rappings on the table suddenly beacame unusually firm and loud. I asked ‘What spirit is present?’ the alphabet was called over, and the

32 D.D. HOME, op. cit.

33 Ivi, pp. 286-304. 34 Ivi, p. 79.

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response was, ‘I am the spirit who influenced you to write Z___!”35 In questo caso, i colpi sul tavolo non sopperiscono ad una risposta esauriente e per questo motivo, viene utilizzato il prototipo della tavola Ouija (“the alphabet”). Come abbiamo visto, in questo caso il medium si avvale di questo strumento per porre domande precise all’entità che tramite l’indicatore mobile, riesce ad esprimere un messaggio chiaro, affinché i presenti riescano a comprenderne l’identità.

Nel corso della medesima seduta, Home si avvale di alcuni oggetti appartenenti ad un ragazzo defunto con lo scopo di evocarne lo spirito, per compiacere la volontà della madre: “The cross was made of card board, and had been lying on the table with other ornamental articles. Mrs Rymer said it had been made by her boy, then recently deceased […]”36 Il piccolo crocifisso (“cross”) e gli altri oggetti di cui il ragazzo era proprietario vengono usati, durante la séance, come strumenti medianici poiché permetterebbero di intraprendere una comunicazione con il suo spirito.

Questo passo sottolinea come il movimento spiritualista prese vigore anche come conseguenza della moltitudine di persone che vedevano le sedute spiritiche come l’unico mezzo possibile per potersi mettere in contatto con i propri cari estinti e lenire in questo modo il dolore conseguente alla perdita.

Un altro strumento largamente utilizzato da Home nel corso delle sue riunioni spiritiche era il table

cloth, un telo appositamente posizionato su un tavolo che aveva la funzione di permettere la

materializzazione dello spirito. Il funzionamento di questo oggetto, che rimanda all’esperienza della

Physical Mediumship, viene accuratamente illustrato nel resoconto della seduta tenutasi a New York,

il 26 dicembre 1854: “The table cloth was procured, placed upon the table and put the lamp upon it: the unseen presences would manifest themselves by lifting up the cloth. In a moment the table cloth was plainly lifted up and in the full light of the lamp.”37 Come si evince da questo passo, l’entità riuscirebbe, sollevando la copertura del tavolo, a manifestarsi chiaramente ai presenti. La lampada è uno strumento fondamentale durante le séances poiché permette di fare osservare ai presenti i movimenti del telo ed inoltre, solleva il medium dalle accuse di frode. Qui, la descrizione di Home continua: “It presented the appearance of something under it, for it moved about under the cloth, going first to one side of the table and then to the other. In this manner the force, or substance reached out and shook hands with the company.”38 In questo caso, il fenomeno della Manifestation implica l’utilizzo della copertura del tavolo: essa servirebbe da “contenitore” in quanto permetterebbe all’entità di insinuarsi al di sotto di essa e manifestarsi, acquisendo una forma visibile. Lo spirito possiede la capacità di spostare il table cloth da una parte all’altra del tavolo: questo sottolinea

35 D.D. HOME, op. cit., p. 99. 36 Ivi, pp. 99-100.

37 Ivi, pp. 88-9. 38 Ibid.

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ulteriormente come la presenza della lampada sia di fondamentale importanza per la buona riuscita del fenomeno poiché i partecipanti devono trovarsi in un ambiente appropriatamente illuminato per di riuscirne a percepire i movimenti.

Questo strumento viene nominato nuovamente nel resoconto della séance avvenuta nel luglio 1860 a Londra: “We all made a circle round a very heavy loo table. It was covered with an ordinary

damask cloth; (a powerful non-conductor of electricity, completely negativing the theory that spirit

manifestations were brought about by electricity) and there were six lights burning in the room.”39 In questo passo, viene specificato l’utilizzo di un tessuto di damasco (“damask cloth”) come copertura del tavolo: la scelta del materiale non è casuale infatti si pensava che il damasco fosse un isolante elettrico cioè non in grado di condurre corrente. Home decise di utilizzare questo tipo di tessuto poiché venne accusato più volte di avere truccato, grazie all’utilizzo dell’elettricità, le manifestazioni spiritiche durante le sue séances. Essendo perseguitato da diffamazioni e additato come impostore, il medium decise di abbandonare la pratica delle dark séances a favore delle light séances, come si evince da questo passo, estratto da una lettera indirizzata ad un suo caro amico: “I implore you to advocate the supression of dark séances. I now deeply regret ever having had other than light séances.”40 L’illuminazione dell’ambiente adibito come centro della seduta diventa una costante delle riunioni spiritiche di Home, come si può dedurre dal resoconto di quattro ispettori dell’università di Harvard (W. Bryant, B. Bliss, W. Edwards, D. Wells) che il 9 febbraio 1852 vennero inviati a partecipare ad una delle sue riunioni, tenutasi nella città di Springfield in Massachussets:

During these occurrences the room was well lighted, the lamp was frequently placed on and under the table, and every possible opportunity was afforded us for the closest inspection. We know that we were not imposed upon nor deceived.41

Una lampada veniva posta ripetutamente sopra e sotto al tavolo affinché i presenti riuscissero a verificare la veridicità delle manifestazioni che sarebbero avvenute senza alcun artificio. Gli strumenti atti all’illuminazione possiedono quindi, una doppia funzione: innanzitutto, sollevano il medium ogni accusa di frode poiché fornendo l’ambiente di una adeguata illuminazione, consentono l’esecuzione di accurate investigazioni. In secondo luogo, conformemente a quanto avviene nel processo del table

cloth, essi hanno la funzione di permettere allo spirito di manifestarsi ai presenti e sono il requisito

fondamentale che garantisce la buona riuscita dell’incontro tra il medium, i partecipanti e lo spirito.

39 D.D. HOME, op. cit., p. 208. 40 Ivi, p. 165.

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2.3 L’eredità di D. D. Home: le soglie strumentali in Margaret Oliphant

Come già accennato all’inizio di questo paragrafo, nei racconti di Margart Oliphant “The Open Door”, “The Portrait” e “The Secret Chamber” sono presenti alcuni oggetti soglia con funzione di frontiera medianica poiché, al pari degli strumenti riscontrati nell’opera di Daniel D. Home, consentono il contatto tra i protagonisti e gli spiriti dei defunti e allo stesso tempo, permettono a questi ultimi di manifestarsi. Nel corso di questa analisi, vedremo come essi non alludano solamente all’esperienza della Physical Mediumship ma anche a credenze popolari anglosassoni relative alla morte.

Esaminiamo anzitutto, quanto avviene in “The Open Door.” Nel racconto, sono presenti tre personaggi principali: Colonel Mortimer, il proprietario della tenuta di Brentwood, il pastore Dr. Moncrieff e il medico Dr. Simson. Una notte, Colonel Mortimer parte insieme al dottor Simson e a Dr. Moncrieff per udire le misteriose grida provenienti dalle rovine del vecchio Colinton Castle. Nei pressi della soglia di una porta, incardinata sui ruderi di un muro, essi odono alcuni gemiti strazianti: il pastore comprende come essi provengano da uno spirito dolente, il quale necessita di aiuto per ricongiungersi con Dio. Egli decide di soccorrerlo, praticando un esorcismo, dopo il quale l’anima dolente riuscirà finalmente a raggiungere l’aldilà.42

All’interno di questo racconto sono presenti tre oggetti luminosi: “Now, with our three lights in the midst of the darkness, the whole place seemed illuminated.”43 I personaggi sono equipaggiati di tre strumenti atti ad illuminare il cammino: Dr. Moncrieff possiede una grossa lanterna, Colonel Mortimer una piccola lampada e Dr. Simson una fiaccola. Per mezzo della luce, lo spazio della soglia viene rischiarato e l’oscurità si dirada. Questo allude al processo di comprensione attuato nei confronti dei misteriosi lamenti: dal buio, rappresentante l’iniziale incomprensione e sgomento dei personaggi si passa alla ricerca della verità rappresentata dal graduale diffondersi della luce.

All’interno di questo racconto, l’oggetto soglia è rappresentato dalla lanterna di Dr. Moncrieff: “Dr. Moncrieff’s lantern, which was a large one, without any means of shutting up, an old-fashioned lantern with a pierced and ornamental top, shone steadily, the rays shooting out of it upward into the gloom.”44 Essa produce un cono di luce fulgido e costante che dissolve l’oscurità circostante: questo può alludere alla fede in Dio poiché colui che crede, in modo tenace e costante, riuscirà a oltrepassare le tenebre. Inoltre, nella Bibbia, la lanterna rappresenta l’onnipresente e inalterata presenza divina sulla Terra.45 Il suo valore simbolico è ulteriormente enfatizzato da un altro passo all’interno del testo:

42 M. OLIPHANT, ABC, cit., pp. 204-7. 43 Ivi, p. 203.

44 Ibid.

45 U. BECKER, The Continuum Encyclopedia of Symbols, The Continuum International Publishing Group Inc, London

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“He was standing where I had left him, his shadow thrown vague and large upon the grass by the

lantern which stood at his feet.”46 Il personaggio depone la lanterna nei pressi dello spazio della soglia: il fatto che essa giaccia ai suoi piedi (“stood at his feet”)47 è di notevole importanza poiché rimanda, forse, al Salmo 119:105 dove viene scritto: “Your word is a lamp to my feet and a light for my path.” Questo sottolinea ulteriormente la valenza simbolica della lanterna del Dr. Moncrieff, la cui luce allude alla parola di Dio e, allo stesso tempo, rappresenta la presenza divina che funge da guida e riparo nel corso del cammino del credente verso la salvezza. Allo stesso modo, essa emana la luce indispensabile per comprendere la vera essenza delle cose: in questo caso, infatti, il personaggio si avvale della sua luce per comprendere il reale emettitore delle grida, non accontentandosi di una spiegazione superficiale. Per questo motivo, essa è posizionata, per tutta la durata dell’esorcismo, nei pressi della “vacant doorway”: “He placed it where the middle of the room, if this had been a room, would have been.”48

In questo passo, viene sottolineato come Dr. Moncrieff si avvalga della luce per rischiarare il luogo dove sorgono rovine cioè per comprendere la reale condizione dello spirito: questo processo di incessante ricerca della verità allude forse alla ricerca della Verità suprema, cioè Dio. Inoltre, conformemente a quanto avviene nelle séances di Home, anche questo oggetto viene posizionato nell’ambiente adibito come centro dell’invocazione: per entrambi i medium, infatti, questo strumento luminoso ha la funzione di consentire un’accurata indagine della manifestazione spiritica. In secondo luogo, nella tradizione popolare anglosassone, la notte della vigilia di Ognissanti, una lanterna accesa veniva posta sulla soglia delle abitazioni per aiutare gli spiriti erranti a ritrovare la strada di casa:49 questa informazione è molto rilevante al fine di mostrare come, la lanterna del personaggio, possa avere la valenza simbolica di accoglienza, in quanto, durante l’esorcismo, egli si avvale di questo strumento per aiutare lo spirito a ricongiungersi con Dio.

Per comprendere pienamente il valore simbolico di questa lanterna, sono necessari i paragoni con gli altri due oggetti luminosi presenti in questo racconto, appartenenti rispettivamente al Dr. Simson e a Colonel Mortimer. La fiaccola del dottore viene menzionata solo dopo l’esorcismo: “But Simson […] put out that wild little torch with a quick movement, as if of shame. ‘Let me carry your lantern’, he said, ‘It’s heavy.’”50 Essa è piccola ed emana una luce incostante “wild”: per questo motivo egli, dopo avere assistito all’evento, la nasconde quasi con vergogna, offrendosi di portare la pesante lanterna del sacerdote. Il lessema “heavy” sottolinea il “peso” spirituale che la lanterna incarna, infatti

46 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 204. 47 Ibid.

48 Ivi, p. 203.

49 S. ROUD, The Penguin Guide to the Superstitions of Britain and Ireland, alla voce “Lantern”. 50 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 207.

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Dr. Moncrieff che la possiede, viene investito di un incarico moralmente significativo cioè quello della ricerca della verità che presuppone, come sempre, una fede salda ed un impegno costante e spesso gravoso.

I tratti descrittivi, precedentemente analizzati, caratterizzanti la fiaccola del Dr. Simson, traspongono strutturalmente la fede nella scienza e la razionalità, le quali non sono state in grado di recepire quella che Margaret Oliphant chiama la “hidden heart of nature”:51 il dottore infatti, a differenza del sacerdote, non è stato capace di comprendere ed ammette l’esistenza di una realtà potenzialmente opposta a quella consueta.

A conferma di questa convinzione, citiamo un passo selezionato all’interno dell’autobiografia della scrittrice: “At the heart of this is the need to make connections between differents worlds, in this case of the living and the dead. To achieve those connections you need a particular kind of light, a particular ability to see.”52 Secondo la Oliphant, per poter recepire il mondo dell’Unseen è necessaria una luce particolare, la luce della spiritualità che permette di guardare oltre e comprendere la vera essenza delle cose. All’interno del testo, la lanterna del Dr. Moncrieff quindi, incarna pienamente queste caratteristiche che vengono ulteriormente valorizzate se messe a confronto con la flebile luce della fiaccola del dottore.

Nonostante la lanterna di Colonel Mortimer venga descritta brevemente con i termini “little

lantern”, noi ne comprendiamo la valenza simbolica poiché può essere concepita come intermedia tra

quella del pastore e la fiaccola del medico. Per indagare sulla natura delle grida strazianti, egli si affida completamente al pastore Moncrieff, non credendo alle superficiali convinzioni del dottore, convinto che le grida provenissero da qualche creatura del bosco. In questa ottica, possiamo comprendere come la piccola lanterna di Colonel Mortimer alluda al suo processo di trasformazione interiore: la sua iniziale razionalità infatti, cede gradualmente il passo alla spiritualità, pienamente incarnata dalla luce emanata dalla pesante lanterna del pastore.

In conclusione, possiamo dire che il bagliore emanato dalla lanterna di padre Moncrieff allude alla fede in Dio: essa è uno strumento che, simboleggiando luce spirituale, permette al personaggio di percepire la condizione dell’anima dolente che si aggira per le rovine. Allo stesso tempo, essa è un oggetto medianico poiché la sua “luce”, intesa come ricerca della Verità, ha condotto il personaggio alla conoscenza: egli, dopo avere percepito ed ammesso l’esistenza dello spirito, ne prova compassione, decidendo, infine, di aiutarlo a ricongiungersi con Dio. La lanterna del sacerdote è quindi una soglia strumentale con funzione di frontiera medianica poiché ha permesso il stabilirsi di un contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

51 M. OLIPHANT, ABC, cit., “Introduction”, p. XIV.

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Esaminiamo adesso, quanto avviene in “The Portrait.” All’interno del racconto, il protagonista Philip, scopre un dipinto nel quale è ritratta una bellissima giovane donna. Solo qualche tempo dopo, suo padre gli rivela l’identità del soggetto dipinto: la ragazza non è altro che sua madre, morta vent’anni prima dandolo alla luce. Da quel momento, il protagonista prova l’impulso incontrollabile di recarsi nel salotto, dove è custodito il ritratto della giovane. Una forza misteriosa lo spinge a fissare il quadro, ogni volta con maggiore attenzione; finché egli decide di illuminarlo con una lampada, la cui luce gli permette di scrutarne minuziosamente i dettagli.

Nel racconto sono presenti diversi oggetti luminosi, quali candele ed una lampada: “The drawing-room was already lighted with a flickering array of candles upon the mantelpiece and along the walls, producing the pretty starry effect which candles give without very much light.”53 L’intreccio si svolge quasi completamente nel salotto nel quale regna un’atmosfera soffusa data dal luccichio delle candele poste sulle pareti e sulla mensola del focolare. In modo particolare, la presenza di un caminetto rende l’ambiente accogliente e testimonia l’utilizzo quotidiano della stanza. Inoltre, il salotto illuminato rappresenta il luogo dove, per eccellenza, vengono accolti gli ospiti. Questo particolare è da tenere ben presente in quanto esso allude all’arrivo, alla manifestazione inaspettata che sta per sconvolgere la tranquillità della casa. Per questo motivo, proprio all’interno di questo ambiente il protagonista verrà a conoscenza di una nuova “figura”, quella della madre, nonostante essa sia solamente ritratta in un grande dipinto. Dopo avere preso dimestichezza con il quadro e dopo aver preso confidenza con il ritratto della donna, conformemente a quanto si fa con un un’ospite sconosciuto, il protagonista ne scruta i dettagli, ne approfondisce la conoscenza. Pervaso dalla curiosità, egli decide di illuminarne la superficie con una lampada: “I set down my lamp on the table where her little work-basket was: the light threw a gleam upward upon her, she seemed more than ever to be stepping into the room […]”54 Questo passo rappresenta il momento di contatto medianico poiché la luce sfolgorante della lampada fa risaltare il volume della figura ritratta che sembra volere sbalzare fuori dalla tela: essa sembra voler entrare nel salotto per riabbracciare il figlio mai conosciuto.

Similmente a quanto avviene durante le sedute spiritiche di D.D. Home, la lampada viene posizionata sul tavolo (“I set down my lamp on the table”) in modo da rendere maggiormente visibile l’apparente manifestazione dello spirito della donna. Il tavolo è quindi, al pari del “round table” utilizzato durante le séances, il luogo dove avviene l’incontro con gli spiriti. Come già accennato nel primo paragrafo, le tracce concretamente visibili del tempo trascorso sono ulteriormente riscontrabili nel piccolo cesto del cucito della madre, il quale permane immutato nel luogo dove ella lo depose prima di morire. Esso allude alla pratica spiritica secondo la quale, gli oggetti di cui il defunto era

53 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 285. 54 Ivi, p. 304.

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proprietario, venivano usati, durante le sedute, come strumenti medianici in grado di evocarne lo spirito (e per questo motivo, appartenenti all’esperienza della Physical Mediumship).

All’interno del testo, la lampada è una soglia strumentale poiché grazie ad essa, il protagonista avverte, per la prima volta nella sua vita, l’esistenza della madre: “Looked at so, the slight figure in its white dress seemed to be stepping down into the room, coming down towards me, coming back to her life.”55 In questo passo, viene nuovamente sottolineato come lo spirito della giovane sembri essere racchiuso nel suo ritratto: esso pare voler raggiungere il protagonista all’interno della stanza. La luce della lampada non solo sembra accentuare la sua fisicità ma, allo stesso tempo, pare infondergli nuova vita ed energia: essa rappresenta il tramite mediante il quale il protagonista riesce a percepire non solamente la mera copia della sua persona bensì, la floridezza che caratterizzava la sua precedente esistenza.

La funzione medianica della luce si esaurisce se il dipinto viene allontanato dalla lampada: “She has passed once more into the secret company of those shadows, who can only become real in an atmosphere fitted to modify and harmonise all differences, and make all wonders possible […]”56

La figura della donna sembra ricadere nell’oblio e perde la sua vitalità, configurandosi nuovamente come vecchia immagine sbiadita, quando non viene rischiarata dalla luce. La lampada, infatti, riesce a creare la luminosità giusta mediante la quale il ritratto acquista espressione e movimento. Per questo motivo, essa sembra eliminare le differenze che intercorrono tra il protagonista e la donna dipinta, la cui immagine pare farsi “vera carne” e il suo spirito sembra varcare i confini del dipinto per immettersi nello spazio del salotto.

Possiamo dire quindi, che la lampada permette al protagonista di venire a contatto con l’esistenza della madre: la sua luce, infatti, potenzia la fisicità della donna, la quale abbandona la sua immagine incorporea, acquisendone una concreta. In conclusione, la lampada è una soglia strumentale con funzione di frontiera medianica poiché ha permesso l’incontro tra due mondi opposti, quello dei vivi e quello dei morti e ha creato i requisiti necessari perché esso potesse avvenire: la sua luce ha reso lo spirito della donna visibilmente concreto agli occhi del protagonista che ha avuto la possibilità di riallacciare il rapporto, prematuramente interrotto, con la madre.

Esaminiamo adesso, quanto avviene in “The Secret Chamber”, all’interno del quale sono presenti diversi oggetti soglia, i quali rimandano, come vedremo nel corso di questa analisi, a pratiche spiritistiche consuete in epoca vittoriana. Nel racconto, John Randolph Lord Lindores viene condotto dal padre sulla soglia della camera segreta per adempiere ad un patto di sangue con l’essere

55 M. OLIPHANT, ABC, cit., p. 299. 56 Ivi, p. 312.

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soprannaturale che vi dimora da secoli. Non appena varcata la soglia, egli si trova in una camera misteriosa, al cui interno sono custoditi diversi strumenti:

a table covered with strange instruments, parchments, chemical tubes, and curious machinery, all with a quaintness of form and dimness of material that spoke of age. A heavy old velvet cover, thick with embroidery faded almost out of all color, was on the table […] on the wall above it something that looked like a very old Venetian mirror […]57

Sulla superficie del tavolo sono presenti strani attrezzi, tubi e pergamene; inoltre esso è ricoperto da un pesante tessuto in velluto (“velvet cover”). Tutti questi strumenti sono oggetti medianici poiché alludono, come vedremo fra breve, all’esperienza della Physical Mediumship.

Il tavolo è, infatti, l’oggetto fondamentale per la realizzazione della seduta spiritica: in modo particolare, il tessuto che lo ricopre può alludere al table cloth, strumento di cui D.D. Home si avvaleva durante le séances per consentire allo spirito di manifestarsi. Inoltre, gli strumenti non ben identificabili posti sul tavolo potrebbero alludere agli Spirit Trumpets, tubi di forma conica utilizzati durante le riunioni spiritiche per amplificare la voce degli spiriti.

Questa può essere una valida ipotesi poiché essi vengono descritti, all’interno del racconto, come oggetti dal materiale scuro, opaco (“dimness of material”) che rimanda, con tutta probabilità, al bronzo, materia con la quale gli Spirit Trumpets erano costruiti. Il termine “parchment” (“pergamena”) allude anch’esso ad un oggetto che poteva essere utilizzato nella tecnica della “scrittura spiritica”: durante le séances vittoriane, essa era usata per stabilire una comunicazione con gli spiriti e trascriverne i messaggi su carta. Un’eccezione sembra essere rappresentata dallo specchio fissato sopra al tavolo poiché alluderebbe, come vedremo fra breve, al Black Mirror, uno degli strumenti utilizzati nella pratica di divinazione detta Catoptromancy (dal greco, “divinazione dello specchio”) sottogruppo della tecnica detta Scrying, appartenente all’esperienza della Mental

Mediumship. Come precedentemente accennato, questa tecnica permetterebbe al medium di ottenere

informazioni da entità soprannaturali e di intraprendere una comunicazione con gli spiriti. La superficie dello specchio custodito nella Secret Chamber viene descritta con i termini “dim”58 (“opaca”) e “crusted”59 (“incrostata”), caratteristiche peculiari, appunto, del Black Mirror.

Esso è conosciuto anche come Obsidian Mirror, un oggetto medianico il cui colore è dato dall’onice, anche se la maggior parte delle volte, veniva utilizzato un semplice piatto dal vetro

57 M. OLIPHANT, ABC, cit., pp. 118-19. 58 Ivi, p. 119.

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annerito.60 Esso veniva usato per evocare gli spiriti e si credeva che rappresentasse una sorta di portale d’accesso per il loro regno. Il metodo più comune richiedeva di posizionare un tavolo di fronte al

Black Mirror e successivamente un contenitore d’acqua bollente doveva essere messo sul bancone

affinché il vapore si condensasse sulla superficie dello specchio appeso al muro, creando immagini, scritti e volti che avrebbero rappresentato i messaggi dei morti per i viventi. Il vetro, essendo opacizzato, rendeva più facile la decodificazione di questi messaggi che tuttavia, oggi sappiamo essere solamente allucinazioni date dalla deformazione ottica.61

Conformemente a come avviene durante le esperienze medianiche favorite dal Black Mirror, anche il personaggio di questo racconto vede, approssimandosi al tavolo della Secret Chamber, dei volti malvagi moltiplicarsi nello specchio:

Some one was looking at him from the old mirror on the wall. A face not human and life-like bust ghostly and terrible, like one of the dead; and while he looked, a crowd of other faces came behind […] within its small dim space it seemed to contain an innumerable company, crowded above and below […] He was standing close by the table when this crowd came.62

Da questo passo si evince come i volti apparsi sul vetro opaco dello specchio provengano dal mondo dei morti: le espressioni “not human and life-like” e i termini “ghastly” e “dead” fanno comprendere al lettore come essi appartengano, infatti, agli spiriti dei defunti. Non appena il protagonista si avvicina al tavolo, essi si manifestano in tutta la loro potenza: una moltitudine di spiriti (“crowd”), infatti, gremisce la superficie dello specchio e sembra guardarlo con occhi maligni.

Essi sembrano essere intrappolati all’interno dello specchio della camera segreta: questo particolare è significativo poiché rimanda ad una superstizione popolare molto diffusa nel Regno Unito durante il XVII e XIX secolo. Secondo il folklore, infatti, gli spiriti dei defunti non sarebbero riusciti a raggiungere l’aldilà e sarebbero rimasti imprigionati all’interno degli specchi se, al momento del decesso, non si fosse provveduto a coprire tutte le superfici riflettenti della casa.63

In conclusione, possiamo dire che tutti gli strumenti custoditi all’interno della Secret Chamber sono oggetti soglia poiché fungono da intermediari tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Essi sono soglie strumentali con funzione di frontiera medianica poiché permettono l’incontro tra il giovane protagonista e il mondo degli spiriti e simultaneamente, consentono a questi ultimi di manifestarsi.

60 M. J. FORD, Luciferian Witchcraft, Succubus Productions, Houston 2005, p. 147. 61 Ibid.

62 M. OLIPHANT, ABC, cit., pp. 124-25.

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Come abbiamo visto, Margaret Oliphant sembra aver ripreso molti degli oggetti individuati in questi racconti da quelli utilizzati nelle sedute spiritiche da D.D. Home; un ulteriore possibile spunto potrebbe essere legato al modo in cui i due solevano parlare delle rispettive vocazioni, cioè la scrittura e la mediumship. Margaret Oliphant, nell’autobiografia scrisse: “I have written because it came natural to me, because it was like talking or breathing.”64 Allo stesso modo Home, nell’opera

Incidents In My Life, scrive di sé: “I have no apology to offer for the occurence of the these

manifestations in my own case. They came to me quite unsought.”65 Come si può notare in questi due passi, per entrambi le proprie doti erano vissute come qualcosa che per loro era spontaneo, quasi fosse un dono inconsapevolmente ricevuto.

64 M. OLIPHANT, The Autobiography of Margaret Oliphant, cit., p. 48. 65 D.D. HOME, op. cit., pp. 28-29.

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