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III Capitolo Eziologia

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Academic year: 2021

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III Capitolo

Eziologia

3.1 Le cause scatenanti

Abbiamo già parlato di obesità come una condizione ampiamente prevenibile e sappiamo che parte delle cause possono essere corrette e indirizzate verso uno stile di vita adeguato.

Le cause sono date da fattori genetici e ambientali, psicologici, farmacologici, endocrini e metabolici.

I fattori genetici aumentano il rischio di sviluppare un bilancio energetico positivo, e quindi una condizione di sovrappeso o di obesità, quando si è esposti a un ambiente che lo permette. Essi spiegano anche la pressione biologica a recuperare il peso perduto esercitata sul nostro organismo, se ad esso non si associano strategie cognitivo-comportamentali per il suo mantenimento. La genetica ha un ruolo di responsabilità. Infatti alcuni studi hanno dimostrato che quanto i genitori sono obesi l’80% dei figli tende ad avere lo steso problema; se è obeso uno solo dei genitori, il 40% dei figli tende a diventarlo, mentre se i genitori non hanno problemi di peso, solo il 7% dei figli incorre nella malattia

I fattori ambientali intervengono sui fattori genetici e sono l’alimentazione in particolare iperlipidica con molti grassi e ipercalorica con molte calorie, e la ridotta attività fisica. Sono condizionati da molti fattori sociali che hanno conseguenze negative.

I fattori psicologici: spesso esistono forme patologiche di iperalimentazione che possono essere favorite da stress o da disturbi dell'emotività, in alcuni casi sono presenti dei veri e propri disturbi del comportamento alimentare quali la sindrome da alimentazione notturna

e alcune forme di consumo compulsivo di cibo.

Per le cause farmacologiche è stato visto che alcuni farmaci possono contribuire allo sviluppo di obesità aumentando la fame, riducendo il metabolismo energetico o stimolando la proliferazione delle cellule adipose. Tra le classi farmacologiche più frequentemente coinvolte vi sono gli antidepressivi e i corticosteroidi. Le cause endocrino e metaboliche: esistono alcune rare malattie ormonali che possono determinare obesità come ad esempio condizioni di eccessiva produzione di cortisolo.

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La società modera impone altri fattori che influenzano negativamente lo stile di vita della popolazione. Lo sviluppo dei trasporti, della comunicazione, la disponibilità di cibo, la modificazione dell’occupazione, lo stato socioeconomico, le attitudini nei confronti della salute e del fitness, l’immagine corporea nel senso di una maggiore importanza data alla magrezza, i fast-food che sono ormai dilaganti e offrono cibi ricchi di grassi e poveri di carboidrati complessi, il marketing, la pubblicità. Questi elencati, sono tutti eventi che influenzano negativamente la salute delle persone.

Altri fattori che favoriscono lo sviluppo dell’obesità sono il sesso; quello femminile è più predisposto a sviluppare l’obesità e i periodi della vita soprattutto periodo prenatale, in cui si registra un rimbalzo adiposo tra i 5 e i 7 anni, adolescenza, prima età adulta, gravidanza e menopausa.

Anche l’etnicità può essere presa in esame, visto che alcuni gruppi etnici, se esposti alla cultura occidentale sono molto esposti all’obesità e alle sue complicanze, ma ancora altre cause le troviamo nella sospensione del fumo, nell’eccessiva assunzione di alcol e nell’utilizzo dei farmaci.

La condizione sociale frenetica che ci impone la vita spesso ci porta a sviluppare condizioni a favore di molti di questi fattori elencati. Insieme a questi intervengono quelli di mantenimento, sui quali è possibile intervenire, e sono i comportamenti disfunzionali come la dieta, che per via di fattori biologici se non equilibrata o se fatta per troppo tempo può favorire l’acquisto di peso, invece della sua riduzione, ad esempio l’alimentazione in eccesso o vere e proprie abbuffate. Dobbiamo anche intervenire sulle emozioni disfunzionali che facilitano il ricorso al cibo come soluzione a problemi o fonte di gratificazione alternativa.

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute pubblica, l’obesità influenza la morbilità, la mortalità e le commorbilità che sono rappresentate dal diabete di tipo 2, l’infarto miocardico, l’ictus ischemico, quindi anche malattie cardiovascolari, legate ad una serie di fattori di rischio che contribuiscono ad aumentare l'insorgenza di danno d'organo oltre che allo sviluppo di patologie correlate con l'obesità,

Viceversa, l’attività fisica regolare ed il peso corporeo all’interno dei valori di normalità, sono entrambi importanti indicatori di minor rischio di mortalità per tutte le cause, per malattie cardiovascolari e per neoplasie visto che tumori del colon, all’endometrio e mammario nelle donne in post menopausa sono attribuibili all’eccesso ponderale.

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3.2 L'obesità nell'infanzia

L'obesità infantile è in continuo aumento nelle popolazioni ad alto tenore socio economico, questo è un dato che deve far riflettere perché con molta probabilità un giovane obeso oggi, sarà un adulto obeso domani. Quindi l’obesità in età pediatrica precede spesso quella dell’età matura. Il bambino con questo tipo di problematica può presentare molte delle complicanze tipiche dell'adulto, comprese alcune condizioni di disagio psico-sociale, anche importanti. Generalmente se il trattamento del problema viene affrontato durante l’età evolutiva è in genere più efficace che nelle età successive, ma soprattutto è un aspetto importante per fare prevenzione. Ci sono bambini che sviluppano il rifiuto alla socializzazione, non sono propositivi ma anche tendono a autoescludersi dalle normali attività ludiche, causando una situazione di ipocinesia, un ulteriore motivo da attribuire all’aumento di peso. Si instaura, così, un circolo vizioso di inattività, che porta un bilancio energetico positivo, con l’aumento di peso e la conseguente riduzione delle capacità motorie.

Le responsabilità sono di diversa natura, quelle già citate sono principalmente dovute allo sviluppo delle nuove tecnologie che portano all’uso sregolato della televisione, al computer e ai videogames. Non esiste più il gioco di strada e la conseguenza derivante è la riduzione delle capacita motorie. I bambini sono impacciati, hanno problemi di tipo coordinativo e sulle principali basi del movimento.

Questi, immagazzinano tanta benzina con le diverse abitudini alimentari, finiscono poi per non spenderla in quantità necessaria. La responsabilità è anche delle famiglie che per il poco tempo o per paure di diverso genere inibiscono il bambino verso attività manuali, fisiche all’aperto, preferendo la tranquillità e il controllo che l’adulto può avere nel vedere il figlio comodo. Quindi una causa è determinata dal grado di trascuratezza nei confronti del bambino da parte dei genitori.

Nel nostro paese circa il 14% dei bambini tra i 4 e i 12 anni sono in eccesso ponderale e tale percentuale è in costante incremento.

Gradi elevati di obesità, soprattutto nell'adolescente, si possono associare ad un quadro clinico che può variare da una semplice intolleranza ai carboidrati, fino a diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipemia, patologia osteo-articolare, disturbi relazionali, psicologici e altri già detti. In particolare, i fattori di rischio cardio vascolare sono spesso presenti nel

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giovane con obesità. Una adiposità in eccesso del 25% nei maschi e del 30% nelle femmine è stata associata ad un elevato rischio di ipertensione nei bambini e nei giovani tra 5 e 18 anni. I fattori di rischio comprendono anche componente genetica, come è già stato detto precedentemente. L’obesità dei genitori, in particolare della madre, è infatti il primo fattore di rischio per l’obesità nel bambino. Anche l'ambiente, attraverso molteplici meccanismi, è determinante per la comparsa dell’obesità nel bambino e la sua persistenza o meno nell’età adulta. Possono contribuire alla comparsa dell'eccesso ponderale durante l’età evolutiva Il livello socio-economico della famiglia, inversamente associato all’obesità. Secondo i dati registrati dell’OMS, c’è un aumento dell’incidenza di DCA1 in età pediatrica ed evolutiva. in presenza di un sospetto diagnostico è quindi necessaria la consultazione di uno specialista. L’obbiettivo della terapia nei bambini è quello di evitare l’aumento ponderale con il movimento, a meno che non siano già presenti complicanze dell’obesità. Per un’età inferiore ai 7 anni, l'obiettivo non è la perdita di peso ma evitare un aumento ponderale, Per il bambino con età superiore ai 7 anni, la perdita di peso è indicata nei soggetti con BMI superiore al 97° percentile per sesso ed età o la presenza di complicanze. Bisogna intervenire anche sulle modificazioni del comportamento nutrizionale, agendo direttamente sulla famiglia, oppure modificazioni ambientali che agiscano indirettamente sul bambino.
Bisogna intervenire dunque sul fronte alimentare, fisico, comportamentale e familiare. Migliorando questi aspetti insieme a quelli preventivi il bambino sarà indirizzato sulla strada del cambiamento fisico e emotivo. In conclusione possiamo dire che l'obesità dell'infanzia e dell'adolescenza si differenzia da quella dell'adulto in quanto la responsabilità del successo è fortemente legata al training della famiglia, l’efficacia della terapia comportamentale è molto più legata all'esercizio fisico piuttosto che alla restrizione calorica e si ottengono migliori risultati a lungo termine.
La terapia farmacologica e chirurgica non fa parte del bagaglio terapeutico del pediatra che affronta l’obesità del bambino, tranne in situazioni estreme e del tutto eccezionali.

In conclusione dobbiamo fare molta attenzione alle nuove generazioni, istruirli a un corretto stile di vita che aiuti la società nel miglioramento delle salute in generale.

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In base a uno studio di un gruppo di ricercatori della regione mediterranea, Gruppo Mediterraneo Nutrizione, si è visto quanto sia importante la prevenzione dell’obesità nei primi 1000 giorni di vita, attraverso 24 mesi di età rappresentando un periodo fondamentale per lo sviluppo.

Ci sono molti fattori di crescita durante questa complessa fase della vita, che come abbiamo già detto sono l’alimentazione, fattori generici e ormonali.

La sfida comporta quindi massimizzare il potenziale di crescita normale senza aumentare il rischio di disturbi associati.

Negli ultimi anni, il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato il ruolo fondamentale della prevenzione nella prima infanzia per porre fine all’obesità infantile. Questo gruppo quindi è importante perché si occupa di strategie di prevenzione e di trattamento per combattere questa problematica.

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