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CAPITOLO VI
CONCLUSIONI
L’analisi del presente lavoro di ricerca sulla rigenerazione ossea guidata con scaffolds in *PCL su modello cunicolo per periodi di osservazione maggiori a 16 settimane, ci ha permesso di osservare quanto segue.
Sebbene il modello cunicolo scelto conservi alcune caratteristiche che lo rendono sub-ottimale per una piena valutazione del processo di rigenerazione ossea, quali la vicinanza tra le due ossa lunghe e le differenze sia istologiche (Wang et al., 1998) sia per il tipo di rimodellamento osseo (Castaneda et al., 2006) cui va incontro rispetto alle comuni specie da affezione e l’uomo, esso rappresenta un modello sperimentale tuttora diffuso e di facile gestione (Bodde et al., 2007; Wang et al., 2010).
Le proprietà osteoconduttive e osteoinduttive delle guide in *PCL allestite con tecnica wet-spinning automatizzata già evidenziate nei precedenti studi (Dini et al., 2012) si confermano particolarmente spiccate in questo lavoro di ricerca. La valutazione radiologica della rigenerazione mediante un sistema di punteggio condotta sulle due proiezioni ortogonali ottenute ai diversi intervalli di osservazione si conferma un valido supporto per un primo esame quali-quantitativo della rigenerazione ossea. Essa infatti ci ha consentito di eseguire una prima valutazione del tessuto osseo neoformato che ha trovato conferma nello studio istomorfometrico condotto successivamente agli espianti.
Le immagini dei preparati istologici analizzate ai diversi ingrandimenti ci hanno permesso di confermare ulteriormente le buone capacità osteoinduttive e osteoconduttive dello scaffold oggetto di studio. Pur confermando la presenza di una rigenerazione a partenza dal periostio dell’ulna, il tessuto osseo neoformato si presenta organizzato in osteoni in rigenerazione associati a spiccata neoangiogenesi.
La biocompatibilità dello scaffold è stata in questo studio ulteriormente validata dall’assenza di infiltrato infiammatorio in tutte le sezioni esaminate. Tale reperto risulta assente anche nelle porzioni di scaffold non interessate/inglobate nel processo di neoformazione tissutale e caratterizzate dalla presenza di abbondante tessuto connettivo. Particolare rilievo assumono in questo lavoro i reperti visivi e quantitativi riguardanti lo scaffold e le singole fibre che lo costituiscono.
Conclusioni
69 L’imbibizione e l’alterazione colorimetrica delle fibre, osservata nei preparati istologici a 24 settimane, offre un importante spunto di riflessione, da approfondire con ulteriori studi, sulle possibili dinamiche di degradazione cui può andare incontro lo scaffold dopo impianto in vivo.
In sintesi gli scaffolds polimerici a base di *PCL valutati nel presente studio oggetto di tesi si confermano supporti tridimensionali particolarmente efficaci nel sostenere e promuovere il processo di rigenerazione ossea.
Sebbene le doti di biocompatibilità, osteoinduzione e osteoconduzione siano particolarmente rappresentate, occorrerebbero ulteriori valutazioni riguardanti la possibilità di funzionalizzazione con sostanze osteogenetiche e/o l’applicazione su segmenti ossei diversi dal radio-ulna, per poter validare queste guide come supporto clinico al chirurgo ortopedico, nel trattamento di lesioni ossee caratterizzate da perdita di sostanza critica.