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La Toscana costiera e collinare nell’età del Bronzo. Contributi per un progetto di valorizzazione del territorio

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3 La Toscana costiera e collinare nell’età del Bronzo. Contributi per un progetto di

valorizzazione del territorio

1. Introduzione

Questo studio nasce con l’intento di contribuire alla definizione di una topografia degli insediamenti della fascia costiera e collinare toscana durante l’età del Bronzo.

A tale scopo si è proceduto ad una schedatura dei più noti siti archeologici del territorio secondo due parametri fondamentali, reperiti su base bibliografica: la collocazione in uno specifico ambiente geomorfologico e la tipologia di insediamento. L’obbiettivo è quello di delineare un quadro generale del popolamento della Toscana costiera e collinare, mettendo in luce le diverse modalità di sfruttamento del territorio durante le grandi periodizzazioni del Bronzo antico, medio, recente e finale.

Si è valutata quindi l’esistenza di processi evolutivi nella distribuzione degli insediamenti, di specifici legami dei siti con le forme del paesaggio naturale, con le sorgenti di risorse primarie, con le vie di commercio e di comunicazione, infine con i luoghi di culto e con le necropoli. La scelta di limitare lo studio alla Toscana costiera e collinare ha permesso di indagare con particolare attenzione i rapporti tra gli approdi costieri e gli insediamenti dell’immediato hinterland di ciascuna realtà geografica, e di mettere in luce il ruolo talvolta complementare di insediamenti impegnati nella ricezione di beni transmarini e nella redistribuzione verso le aree interne.

Fanno da corollario al tema principale della tesi una serie di collegamenti e considerazioni riguardo alle zone interne della regione e alle realtà geografiche e culturali adiacenti a nord e a sud, rispettivamente la Liguria ed il Lazio settentrionale.

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4 2. Il territorio. Aspetti geomorfologici e paleoambientali

La costa toscana si estende per circa 400 chilometri tra Bocca di Magra a nord e la foce del fiume Fiora a sud. A nord del promontorio di Piombino, la costa è caratterizzata da un litorale prevalentemente aperto, basso e sabbioso, in cui affiorano sedimenti del Pleistocene superiore e dell’Olocene deposti ad opera dei principali sistemi fluviali del Serchio, dell’Arno e del Cecina. Interrompe questo paesaggio il sistema dei Monti Livornesi, costituito dalle formazioni rocciose del Dominio Toscano-Ligure, che non supera i 350 m s.l.m. ma offre al mare scogliere e basse falesie inadatte all’approdo.

A sud del promontorio di Piombino il profilo della costa è scandito da un sistema di grandi golfi, che racchiudono ampi litorali sabbiosi e alle cui spalle si aprono generalmente estese pianure alluvionali: i golfi di Follonica e di Grosseto, separati dai monti di Castiglione della Pescaia, e il golfo di Talamone, racchiuso tra la dorsale costiera dei Monti dell’Uccellina e il promontorio dell’Argentario; questo sistema di insenature offre senza dubbio una serie di facili approdi per le imbarcazioni, mentre le alture prospicienti il mare che punteggiano questo il tratto di costa garantiscono la visuale ed il controllo di tutta l’area, sia verso il mare che verso l’interno.

L’arcipelago toscano è costituito da sette isole maggiori (Elba, Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Gorgona e Giannutri), che attualmente offrono circa 300 chilometri quadrati di terre emerse. L’Isola d’Elba, la più grande e la più vicina al continente, dista dal promontorio di Piombino meno di 10 chilometri ed è ricca di piccole insenature e facili approdi. Il Monte Capanne, nella parte occidentale dell’isola, costituisce con i suoi 1019 metri s.l.m. un luogo strategico per il controllo della costa e del resto dell’arcipelago.

Allontanandosi progressivamente dalla riva e procedendo verso est, il paesaggio toscano offre una successione di forme e di ambienti sedimentari che dalla pianura costiera giunge gradatamente ai crinali appenninici.

Alle spalle del litorale di Massa, di Carrara e della Versilia, subito ad est dell’esigua fascia collinare di raccordo dei depositi terrazzati pleistocenici, si erge il massiccio montuoso delle Apuane, che raggiunge i 1900 metri s.l.m al Monte Pisanino. Procedendo verso sud si incontra la vasta zona umida retrolitoranea di Massaciuccoli, anticamente collegata al mare. Ad est delle fertili pianure alluvionali delle basse valli del Serchio e dell’Arno, di formazione olocenica, sorge il Nucleo Metamorfico dei Monti Pisani, la cui vetta supera gli 800 metri s.l.m. A sud della valle dell’Arno si estende la vasta distesa delle colline livornesi, costituite da depositi marini pre-quaternari, da cui emergono i sistemi

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montuosi di Castellina, e a sud del Cecina, delle Colline Metallifere. Si tratta di rilievi poco accentuati che raggiungono la quota massima di 1060 metri al picco isolato delle Cornate di Gerfalco, nel territorio di Montieri, per poi digradare verso la piana grossetana e la valle dell’Ombrone. Procedendo verso sud, alle spalle della dorsale costiera dei Monti dell’Uccellina, si incontrano le propaggini sud-orientali del gruppo dell’Amiata (1738 metri s.l.m), percorse dalle importanti valli dell’Albegna e del Fiora; verso la costa, le pianure alluvionali dei due fiumi interrompono l’uniforme paesaggio collinare dell’entroterra di Orbetello. Subito a nordest si estende la vasta area dei vulcani laziali.

Se dal punto di vista geomorfologico il paesaggio della Toscana interna può essere considerato stabile, nel complesso, dall’età dei Metalli ad oggi, è opportuno in questa sede fornire alcuni cenni paleoambientali riguardo ad un ambiente sedimentario in rapida evoluzione come quello costiero, che costituisce l’oggetto di questa tesi.

Studi sedimentologici e geomorfologici su scala globale hanno dimostrato che la linea di riva würmiana -segnalata nella cartografia dalla batimetrica dei -100 metri rispetto all’attuale livello marino- ha iniziato ad avanzare 18.000 anni fa, durante l’ultima fase marina trasgressiva, il Versiliano. La progressiva risalita delle acque ha dunque caratterizzato la dinamica costiera della Toscana per gran parte dell’Olocene, fino alla situazione attuale: dopo l’optimum climatico post-glaciale (Versiliano II), terminato 5.000 anni BP e coincidente con il IV millennio a.C., è stata riconosciuta una fase di decrescita del livello marino (Intraversiliano II) terminata 3.500 anni BP, ovvero alla metà del II millennio a.C. Da allora, il mare è risalito fino al raggiungimento del livello attuale (Versiliano III) (Mazzanti 1997).

A livello subregionale, le indagini hanno rivelato che l’aspetto della costa ha subito sensibili variazioni soprattutto in corrispondenza delle maggiori pianure alluvionali. Ciò è vero in particolare per le pianure della Versilia, di Lucca, di Pisa (Mazzanti, Nencini 1994) e di Grosseto. E’ importante quindi verificare come ed in quali tratti di costa il paesaggio possa essere mutato dall’età del Bronzo ad oggi, per giungere ad una corretta interpretazione della collocazione topografica di ciascun insediamento durante la frequentazione in epoca protostorica (Tav. 1).

Considerando in primo luogo la fase di decrescita del livello marino riconosciuta nell’Intraversiliano II e terminata alla metà del II millennio a.C., è possibile che eventuali siti costieri sorti entro questo momento siano stati sommersi durante la successiva trasgressione del Versiliano III. Quest’ultima fase è riconoscibile nel paleolido che ricalca grossomodo l’andamento del limite orientale della fascia costiera di dune fossili, larga

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circa 7 chilometri in corrispondenza della foce dell’Arno: tale doveva essere la posizione della linea di riva all’inizio del I millennio a.C., poiché oltre questo limite non si rinvengono testimonianze archeologiche più antiche del Bronzo recente o della prima età del Ferro.

A partire dall’VIII secolo a.C. la dinamica costiera della regione ha subito una drastica inversione, che ha portato all’avanzamento della linea di costa ad opera degli apporti fluviali. L’eccessivo apporto detritico è stato determinato dallo smantellamento da parte dell’uomo della copertura vegetale dei versanti dei principali bacini imbriferi, che ha esposto i fianchi vallivi ad intensa erosione e ruscellamento. In questa fase si è appunto formata la suddetta fascia di dune costiere del pisano e della Versilia -oggi fossili e fissate dalla vegetazione- che si estende ad occidente del paleolido del Versiliano III.1

Per quanto riguarda il tratto a sud di Livorno -con l’eccezione, come si è detto, della pianura di Grosseto- si può affermare che all’inizio dell’età del Bronzo la linea di riva aveva già raggiunto la posizione attuale, e che gli insediamenti costieri fondati alla fine del III o nel II millennio a.C. hanno mantenuto ad oggi la loro ubicazione rispetto al mare. Questo dato è confermato anche dalla posizione delle cosiddette “spiagge ferrate” a nord di Piombino, ricche di scorie residuali della lavorazione del ferro di epoca etrusca, che si trovano presso la spiaggia odierna.

E’ significativa l’osservazione fatta dal Blanc nel 1955 a proposito della successione stratigrafica che costituiva il riempimento della Grotta dello Scoglietto, posta sul versante nord-occidentale dei Monti dell’Uccellina: “Nell’Età del Bronzo, quando si è stabilito

nella grotta l’abitato umano le cui tracce sono state rilevate da Cardini e Rittatore, la grotta doveva trovarsi, rispetto al mare, in una posizione topograficamente simile a quella odierna” (Blanc 1955; Cavanna 2007, p. 70). Si deve quindi ritenere che la grotta si

estendesse, come oggi, davanti ad una breve pianura costiera originatasi in seguito ad una fase regressiva, probabilmente l’Intraversiliano II (3000-1500 a.C.), in seguito cancellata dalla trasgressione del Versiliano III (iniziata nel 1500 a.C.). La formazione della pianura costiera odierna è infatti avvenuta posteriormente all’inizio del I millennio a.C. ad opera degli apporti fluviali dell’Ombrone, e rappresenta la significativa conseguenza dell’impatto

1 Questo si attesta, nel pisano, all’altezza di San Piero a Grado e lambisce verso nord il margine occidentale del lago di Massaciccoli. Tale situazione è messa bene in evidenza nella carta in scala 1: 50.000 allegata alla monografia interdisciplinare sulla pianura di Pisa (Mazzanti 1997, a cura di).

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antropico piuttosto che delle oscillazioni eustatiche, come abbiamo visto per la pianura di Pisa.

Infine, la complessiva risalita del livello marino che ha caratterizzato buona parte dell’Olocene ha provocato la formazione di lagune in prossimità della costa, oppure di ampie zone paludose, sia pericostiere che interne, in seguito al sovralluvionamento dei bacini imbriferi e lacustri. Il sito del Bronzo finale di Livorno-Stagno -di cui si parlerà oltre- offre in questo senso una preziosa testimonianza, dal momento che la ricostruzione paleoambientale ha rivelato l’esistenza, alla metà dell’XI secolo a.C., di “un ambiente

lagunare salmastro ben separato dal mare”, presso cui l’insediamento era stato impiantato

(Zanini 1997, p. 103). E’ riccamente documentato infatti lo sfruttamento da parte delle popolazioni dell’età del Bronzo di ecosistemi paludosi, lagunari e lacustri, forse in seguito ad una fase di inaridimento climatico2, ambienti che dovevano offrire una grande varietà di risorse preziose ad un’economia ancora largamente basata sulla sussistenza. Zone paludose molto più estese rispetto ad oggi sorgevano sicuramente intorno a Massaciuccoli, ad est e a sud est dell’attuale nucleo urbano di Pisa, alle foci del Cornia e del Bruna e nel tratto di costa adiacente all’attuale laguna di Orbetello.

A proposito dello sfruttamento di ambienti umidi nella Toscana interna, merita un cenno a parte il caso della bassa valle del paleo-Serchio, conosciuto poi nelle fonti storiche con il nome di Auser. Fino alla definitiva bonifica ottocentesca dello storico lago di Sesto, infatti, la parte orientale della pianura lucchese e la depressione bientinese erano attraversate da un complesso e dinamico sistema di rami fluviali e canali di rotta, che, separatosi dall’alveo d’origine all’altezza dell’attuale Ponte a Moriano, confluiva nel paleo-Arno pressappoco all’altezza di Bientina. La scoperta di insediamenti dell’età del Bronzo come Palazzaccio di Capannori, Fossa Nera di Porcari, Ai Cavi di Orentano e Fossa Cinque di Bientina3, collocati in prossimità dei paleoalvei d’età storica, ha prospettato l’ipotesi che il paesaggio deltizio rivelato dalle immagini aeree e satellitari e dalla rete di abitati etruschi potesse essersi già delineato durante il II millennio a.C., (Ciampoltrini et alii 2007; Andreotti et

alii 2010) assicurando alle popolazioni dell’età del Bronzo un ecosistema ricco di risorse e

una solida direttrice nord-sud (Ciampoltrini 2008).

A partire dal Medioevo, le zone paludose hanno progressivamente assunto, sia nella realtà che nell’immaginario collettivo, l’accezione di luoghi inospitali e pericolosi, fino

2 Si veda per l’Italia centrale Carancini, 1986 (a cura di).

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alla loro scomparsa quasi definitiva in seguito alle massicce opere di bonifica intraprese a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento.

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9 3. Le sequenze di riferimento della cultura dell’età del Bronzo in Italia centro

meridionale

Se nelle piccole isole tirreniche fiorisce precocemente, almeno a partire dal 2300 a.C.4, l’originale e vivace cultura di Capo Graziano, che colonizza stabilmente le isole Eolie e mostra evidenti contatti con la sfera egea sia nella cultura materiale che nelle strutture insediative, in Italia peninsulare e centrale il Bronzo antico si apre con uno scenario di fondo frammentario e ancora legato ai precedenti eneolitici in molte manifestazioni della cultura umana.

In questa situazione generalizzata di attardamento culturale, tuttavia, non mancano esperienze locali che preannunciano l’introduzione di elementi innovativi rispetto al passato. Già dalle fasi iniziali dell’età del Bronzo si intravede il ruolo egemone che l’Italia centro meridionale e insulare ricoprirà nelle fasi successive rispetto alle regioni centro settentrionali, con la nascita di siti estesi e pluristratificati e la diffusione di una cultura materiale estremamente caratteristica, ma allo stesso tempo sostanzialmente omogenea su vasta scala.

L’Italia peninsulare è interessata, nella fase finale dell’Eneolitico, ancora dalla cultura di Laterza nella Puglia adriatica, che irradia alcuni elementi caratteristici verso nord fino alla Campania e al Lazio, con attestazioni anche in Toscana.

In una fase avanzata del Bronzo antico si pone la facies di Palma Campania, nel territorio intorno al Golfo di Napoli, che termina con il seppellimento di numerosi insediamenti e contesti tombali in seguito all’eruzione vulcanica delle pomici di Avellino; il terminus ante quem per lo sviluppo di questa cultura, dato dal verificarsi dell’evento eruttivo, non è ancora stato fissato con sufficiente precisione, dal momento che i dati radiometrici hanno fornito ben tre tipi di datazioni, una alta (2455-1737 a.C.), una bassa (1689-1531 a.C.), e una intermedia (1876-1639 a.C.): l’esplosione potrebbe quindi essersi verificata nella prima parte del XVIII secolo a.C. oppure al passaggio con il XVII secolo a.C. (Giardino, Merkouri 2001).

4Si tratta di una datazione generalmente accettata per l’inizio dell’età del Bronzo sia in ambito centroeuropeo

che nella Grecia continentale, dove coincide con l’inizio dell’Antico Elladico III. Si veda Bernabò Brea 1985; Peroni 1994; Cazzella 1998.

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Nelle regioni tirreniche centrali prosegue una fase avanzata della facies eneolitica di Rinaldone, mentre nel versante adriatico si manifesta l’aspetto locale di Ripatransone. La forte disomogeneità nella distribuzione delle testimonianze disponibili e la carenza di sequenze stratigrafiche rendono difficile cogliere il passaggio dall’Eneolitico al Bronzo antico nella sua globalità; indagini recenti hanno gettato nuova luce su zone circoscritte dell’Italia centrale, come nel caso esemplare del territorio di Sesto Fiorentino, dove è stata riconosciuta una fase epicampaniforme, appartenente al Bronzo antico, nei siti pluristratificati di Lastruccia e Querciola5: si tratta di complessi che presentano ancora elementi di tradizione campaniforme, ma contengono anche forme e sintassi decorative nuove, sconosciute nei precedenti livelli dell’Eneolitico finale. A questi complessi si possono accostare gli strati 7-8 della Romita di Asciano, 8-9 del Riparo dell’Ambra e lo strato 3 di S. Maria in Belverde, nonché i materiali del sito all’aperto di Casa Saracino. Per il resto, le attestazioni del Bronzo antico iniziale sono affidate ai contesti provenienti dalle grotte sepolcrali della Toscana meridionale e del Lazio settentrionale (Grotta San Giuseppe, Grotta del Fontino, Grotta Prato, Grotta dello Scoglietto, Grotta del Somaro etc.)6, in cui sono evidenti apporti Laterza.

In generale le associazioni ceramiche del Bronzo antico sono composte da forme caratteristiche, oggetto di una circolazione ad ampio raggio: boccali ed anfore di tipo Polada, vasi a fiasco di facies Rinaldone, tazze-attingitoio, sostegni a clessidra ed anfore di Palma Campania, scodelle emisferiche e boccali tipo Laterza, ciotole a calotta con decoro cruciforme su fondo ombelicato. Accanto alle produzioni fini e dalle superfici trattate si sviluppa e perdura grossomodo inalterata per tutta l’età del bronzo una produzione domestica che impiega impasti grossolani per la realizzazione di grossi recipienti ovoidi, decorati con cordoni plastici lisci o digitati, associati a bugne o ad elementi da presa. Ulteriori testimonianze che hanno contribuito al riconoscimento delle facies del Bronzo antico provengono dai ripostigli, frequenti nell’Etruria meridionale: la diffusione di particolari redazioni locali di pugnali, alabarde ed asce in bronzo attestano la continuazione dell’interesse per le aree minerarie e lo sviluppo delle tecniche metallurgiche, ma anche la nascita di una rete di scambi che si estende ad entrambi i versanti.

Il bronzo medio segna la prima vera cesura con il passato, non solo nella cultura materiale ma anche nella distribuzione degli insediamenti e in molteplici aspetti della vita

5 Sarti, Martini 1993; Martini et alii 1996 (a cura di); Sarti 1997 (a cura di). 6 Per questi contesti si rinvia alle relative schede e al capitolo 6.

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sociale delle comunità. La sua posizione nella cronologia assoluta si colloca tra il XVI e gli inizi del XIII secolo a.C. ed è puntualmente correlabile con il Miceneo (o Tardo Elladico) III A e B, grazie al fenomeno delle importazioni di ceramiche micenee nei siti costieri dell’Italia peninsulare. Qui la fase iniziale del bronzo medio, conosciuta anche come Protoappenninico, segna in molti casi l’inizio di una continuità di vita che giunge fino al Bronzo finale, se non oltre.

Le stratigrafie di riferimento -a cui si è soliti ancorare i contesti archeologici nel resto della penisola- si trovano concentrate in alcune zone, interessate da un fenomeno di spostamento dei siti verso la costa, evidentemente preposti al controllo dei traffici marittimi, che si muniscono, nelle fasi più avanzate, di complesse fortificazioni di pietre a secco: il Golfo di Napoli, con gli stanziamenti nelle isole di Procida, Vivara, Ischia e Capri7, e i siti “di redistribuzione” dell’entroterra campano, connessi alle vie fluviali, quali Ariano Irpino, Tufariello di Buccino e Grotta Pertosa (Salerno)8; il Golfo di Taranto e l’arco ionico, con gli approdi di Scoglio del Tonno, Porto Perone, Torre Castelluccia, Satyron e Broglio di Trebisacce9; il siti del Salento e del Barese, come Torre Santa Sabina10, Egnazia, Monopoli, Leuca11, Ugento12, Punta Le Terrare13, etc; infine la Daunia ed il Gargano, con Grotta Manaccora, Coppa Nevigata e Vasche Napoletane sulla costa; in Basilicata, Toppo Daguzzo14 e Matera15, lungo la valle dell’Ofanto.

Nelle regioni centrali si verifica, in un momento di poco successivo, un fenomeno di matrice analoga a quello dell’Italia peninsulare, che coinvolge Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio. In quest’ultima regione, la più ricca di testimonianze, i siti di facies appenninica più antichi sono disposti lungo la costa centrale, nel territorio di Civitavecchia (Malpasso,

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Golfo di Napoli, Isole Flegree e Capri: Giardino, Merkouri 2005 da ultimo. 8

Ariano Irpino (Avellino): Albore Livadie 1992; Tufariello di Buccino (Salerno): Holloway Ross 1973; Grotta Pertosa (Salerno): Carucci 1907; Larocca 2010.

9 Scoglio del Tonno (Taranto): Quagliati 1900; Gorgoglione 2000; Porto Perone (Taranto): Lo Porto 1963; Satyron (Taranto): Lo Porto 1964; Torre Castelluccia (Taranto): Drago 1950, 1953; Broglio di Trebisacce (Cosenza): Peroni, Vanzetti. 1998 (a cura di).

10 Torre Santa Sabina: Coppola, Raimondi 1995. 11

Leuca: Van Compernolle et alii 1978. 12 Ugento: Bianco 1980.

13 Punta Le Terrare: Recchia, Radina 1998.

14 Grotta Manaccora (Foggia); Recchia 1995; Coppa Nevigata (Foggia): Cazzella, Moscoloni 1999; Vasche Napoletane (Foggia): Tunzi Sisto 1991; Toppo Daguzzo (Potenza): Cipolloni Sampò 1983. 15 Matera: AA. VV. 1976.

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Marangone, Torre Chiaruccia, Codata delle Macine, Pian Sultano, Palidoro) e lungo le valli del Tevere (S. Omobono) e del Sacco (Montecassino); durante la fasi piene e mature del Bronzo medio sorgono i villaggi pluristratificati e naturalmente difesi di Luni sul Mignone e San Giovenale, nel massiccio dei Monti della Tolfa, in una generale tendenza allo spostamento delle sedi verso posizioni arroccate nell’interno (Narce, Agro Falisco, Toffia, Ponzano, Valle Ottara, etc).16

La scoperta di un diverso modo di abitare il territorio, che si riflette nella scelta oculata dei siti in base alla loro funzione, si accompagna all’introduzione di nuove produzioni artigianali e nuove forme di decorazione vascolare. Vero fossile guida di tutta la sequenza appenninica, la ciotola carenata, con le sue evoluzioni formali, consente di seguire l’espansione di tale orizzonte e i contatti tra sfere culturali limitrofe. Le prime redazioni si caratterizzano per la tipica decorazione incisa a motivi lineari o curvilinei, che interessa tutto il corpo del vaso. Anche le anse si rivelano elementi diagnostici, in particolare quelle con sopraelevazioni plastiche ad ascia o con protomi taurine.

L’architettura funeraria si traduce sovente in tipologie tombali monumentali, legate sia all’ipogeismo che al megalitismo (i tumuli di Crostoletto del Lamone, i dolmen di Pian Sultano, del Barese e del Salento, i complessi ipogeici della Daunia17, etc), mentre nell’architettura domestica si registrano esempi di capanne absidate o curvilinee (Luni sul Mignone, Scarceta, Scoglio del Tonno, Coppa Nevigata, etc). La metallurgia si diffonde capillarmente e si cominciano a coltivare la vite e l’olivo. Tutti questi fattori sono messi in relazione con l’inizio della frequentazione micenea, attestata dal ritrovamento diffuso di ceramiche del Miceneo (o Tardo Elladico) III A e B nei siti italiani.

Al confine tra Toscana e Lazio si diffonde fin dalle fasi iniziali del bronzo medio la

facies di Grotta Nuova, che irradia dai centri disposti lungo la valle del Fiora,

fondamentale via di penetrazione verso l’importante gruppo di grotte cultuali di Belverde di Cetona. Declinata secondo alcune varianti locali, ma collegabile al più vasto fenomeno peninsulare, la cultura di Grotta Nuova si diffonde fino alla Toscana settentrionale, veicolando sia elementi propri -la tipica scodella ad orlo rientrante, le anse canaliculate e a gomito- che protoappenninici.

16 Si veda per l’evoluzione degli insediamenti del Lazio Fugazzola Delpino 1976, con relativa bibliografia dei singoli siti; da ultimo, gli studi sulle strategie insediamentali in Alessandri 2007 e negli Atti della XL Riunione Scientifica IIPP, in particolare Alessandri, Barbina 2007 e Anastasia 2007.

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A partire dalle fasi piene e mature del bronzo medio si delinea in modo sempre più netto una koinè appenninica che dai centri peninsulari si diffonde, lungo entrambi i versanti, a nord, dove si apre a scambi e contatti transappenninici con la cultura terramaricola. Tipiche di questa fase sono le urne e le ciotole carenate, queste ultime con ricca decorazione ad excisione e/o ad intaglio, talvolta riempito di pasta bianca.

Per tutto il bronzo medio e recente le grotte continuano ad essere frequentate per scopi cultuali o sepolcrali, ma anche come punti strategici per il controllo delle coste o delle vie di comunicazione.

Durante la successiva fase subappenninica del Bronzo recente, che occupa il XIII millennio a.C., le importazioni micenee raggiungono l’apogeo. Nell’arco ionico sorge il sito di Termitito, in provincia di Matera (De Siena 1986), non lontano dalla storica Metaponto, dove la ceramica micenea della fase III C, costituisce una parte rilevante delle associazioni ceramiche. Tale fenomeno dà ora luogo anche a forme di imitazione locale e all’appropriarsi di tecniche specializzate nella produzione e nella decorazione vascolare: a Broglio di Trebisacce, ad esempio, vengono prodotti localmente grandi quantità di ceramiche grigie e dolii per derrate alimentari (Bergonzi, Peroni 1984).

Rispetto alle forme riccamente decorate del periodo precedente, la produzione propriamente subappenninica si caratterizza piuttosto per le anse con sopraelevazioni plastiche, tra cui le più diffuse sono adesso quelle ornitomorfe. Nella decorazione plastica si diffonde il motivo a costolature oblique e a solcature, quest’ultimo destinato ad ulteriori sviluppi nel bronzo finale.

I contesti tombali e le strutture abitative testimoniano in maniera sempre più evidente un processo già iniziato con il protoappenninico, ovvero la nascita di gruppi elitari a cui sono riservate abitazioni di prestigio all’interno dei villaggi, ma anche trattamenti particolari nella ritualità funebre e nella scelta degli oggetti di corredo. All’interno di questi ultimi si diffondono produzioni vascolari d’importazione, armi in bronzo (riservate ai maschi), oggetti in vetro, ambra e faiance. Si tratta in sostanza delle prime aristocrazie, che detengono il surplus della produzione di cibo e controllano forse l’accesso alle zone minerarie e le tecniche di lavorazione dei metalli; con il tempo, esse vengono gradualmente ad identificarsi nei primi status symbol della storia, come l’uso del cavallo -introdotto proprio in questi secoli- e la pratica della guerra o della caccia per scopi non direttamente legati alla sussistenza.

Con il passaggio al Bronzo finale (XII e XI secolo a.C.) in Campania, Puglia e Basilicata si assiste alla scomparsa di alcuni siti di lunga durata (Porto Perone e Scoglio del

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Tonno) o alla loro ricostruzione parziale dopo tracce di distruzione violenta (Torre Castelluccia). Non mancano casi di continuità di vita (Coppa Nevigata e Broglio di Trebisacce), o di fondazioni ex novo (Timmari), destinate queste ultime a perdurare fino all’età storica.

E’ tuttavia nella regione medio tirrenica che si coglie con maggiore evidenza il processo che porterà alla nascita dei centri protourbani dell’età del Ferro18. Nell’Etruria meridionale si assiste alla formazione di distretti territoriali in cui vige una gerarchia insediamentale, con un centro maggiore a cui afferiscono alcuni villaggi “satellite”, mentre altri siti sorti nelle fasi precedenti vengono abbandonati a favore degli emergenti centri egemoni. Un ruolo di questo tipo è svolto dal villaggio di Sorgenti della Nova (Negroni Catacchio, Cardosa 2006), nell’alta valle della Fiora, che sorge su uno sperone tufaceo naturalmente difeso e si configura come un vero e proprio centro protourbano, con spazi destinati ad attività domestiche ben differenziati da quelli destinati al culto e alla vita pubblica.

Il fenomeno del protourbanesimo si accompagna alla diffusione delle grandi necropoli ad incinerazione protovillanoviane (sepolcreti di Allumière, dei Colli Albani, di Pratica di Mare, etc) e all’introduzione di nuove produzioni artigianali. Le forme ceramiche sono quasi interamente dominate dai biconici con decorazione geometrica, mentre nella metallotecnica compaiono fibule, rasoi e coltelli, massicciamente impiegati nei corredi.

Parallelamente si assiste alla cessazione dell’utilizzo delle grotte a scopo sepolcrale, che manterranno funzioni legate più che altro al pastoralismo e alla transumanza. Al rito dell’inumazione, declinato secondo differenti tradizioni, rimangono legate ampie zone della Puglia e della Calabria.

Infine, il ritrovamento di officine stabili per la lavorazione del metallo all’interno dei villaggi, come nel caso di Scarceta (Grosseto), indica la piena acquisizione della tecnologia metallurgica da parte delle comunità: la produzione sistematica di un surplus, con il passaggio da un’economia di sussistenza basata sull’agricoltura e sulla pastorizia ad un’economia produttiva fondata sull’artigianato e sul commercio, è forse alla base del crescente fenomeno della tesaurizzazione del metallo, che trova riscontro nella diffusione dei ripostigli.

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15 4. La Toscana costiera e collinare: i siti

Il territorio è stato suddiviso in sette grandi comprensori, sia per comodità espositiva che, in alcuni casi, per l’effettiva presenza di concentrazioni di siti con caratteristiche particolari in determinate zone della regione. Per ognuna di queste subregioni sono stati segnalati i principali siti dell’età del Bronzo noti in letteratura, corredati ciascuno da una breve descrizione; questa è mirata, come si è detto, alla caratterizzazione del tipo di insediamento dal punto di vista culturale, con un particolare riferimento alla funzione e alla collocazione topografica.

Per una consultazione più agevole, sono segnalate strutture abitative e/o sepolcrali, ove siano state individuate, mentre le associazioni ceramiche sono elencate solo nel caso di recuperi stratigrafici e di giacimenti di particolare importanza e consistenza. Altrove, soprattutto nel caso di recuperi di superficie e di palinsesti, sono menzionate esclusivamente le facies riconosciute su base tipologica.

Alla rassegna dei siti seguono le considerazioni sul popolamento dell’intera regione, secondo i vari aspetti citati nell’introduzione. I comprensori geografico-culturali, da nord a sud, sono i seguenti:

A. Versilia-Valle del Serchio; B. Pianura di Pisa-Valle dell’Arno; C. Colline Livornesi;

D. Piombino-Golfo di Follonica-Colline Metallifere; E. Parco Naturale della Maremma;

F. Albegna e Fiora G. Arcipelago.

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16 A. Versilia-Valle del Serchio (Tav. 5)

1. Tecchia della Gabellaccia (Carrara, Massa Carrara)

 Documentazione: scavo stratigrafico di insediamento plurifase;

 Topografia: insediamento d’altura (800-820 metri s.l.m.) costituito da una serie di ripari sottoroccia, esposti a sud, che si aprono sul versante marittimo delle Apuane;  Funzione: riparo frequentato stagionalmente a scopo abitativo;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo medio iniziale (Gruppo di Candalla, facies di Grotta Nuova: str. B), corrispondente al Protoappenninico B dell’Italia meridionale;

 Bibliografia; Radi 1976; Cocchi Genick 1987.

2. Tecchia di Equi Terme (Fivizzano, Massa Carrara)

 Documentazione: scavo stratigrafico di insediamento plurifase;

 Topografia: insediamento d’altura situato sul versante marittimo delle Apuane a circa 360 metri s.l.m.

 Funzione: riparo utilizzato a scopo sepolcrale nell’Eneolitico e come base stagionale per la transumanza nell’età del Bronzo

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: frequentato a più riprese nel Paleolitico e nell’Eneolitico; all’età del Bronzo è ascrivibile un piccolo complesso di materiali comprendente ceramica grossolana con decorazione plastica.

 Bibliografia: Paribeni et alii 2009.

3. Pariana (Carrara, Massa Carrara)

 Documentazione: rinvenimento casuale (1918);

 Topografia: la località di Pariana si trova poco a nord di Massa, a circa 320 metri di quota, sulla sinistra orografica del fiume Frigido, davanti alla breve pianura costiera di Marina di Massa;

 Funzione: ripostiglio;

 Cultura materiale: il nucleo del ritrovamento è costituito da un gruppo di bronzi riferibili al X secolo: fiocina a cinque punte con lingua da presa, tre falci a lingua da

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presa con costolature parallele, quattro armille con carena mediana e decorazione geometrica puntinata ed incisa (tipo Pariana), un cuneo, uno scalpello con sezione ottagonale e uno con lama lanceolata, un’ascia ad alette a tallone non distinto; sono presenti anche elementi più arcaici;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale III (Carancini e Peroni 1999);

 Bibliografia: Cateni 1984; Carancini, Peroni 1999;

4. Colle Le Banche (Carrara, Massa Carrara)

 Documentazione: rinvenimento casuale (1979);

 Topografia: la località di Colle Le Banche si trova vicino al centro di Valdicastello Carducci, a 170 metri s.l.m., lungo il corso del torrente Baccatoio, nella fascia collinare di raccordo tra le Apuane e la pianura costiera;

 Funzione: ripostiglio;

 Cultura materiale: al Bronzo finale sono riferibili le armille di tipo Pariana, le falci a lingua da presa con costolature parallele tipo Pariana e Limone, gli scalpelli a sezione ottagonale, la punta di lancia a cannone; al primo Ferro le asce ad alette tipo Bambolo, l’ascia ad occhiello e quella a cannone, le fibule ad arco semplice e gli anelli paradita;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale III- prima età del Ferro;  Bibliografia: Cocchi Genick 1985, 2004;

 Note: si segnala il vicino ritrovamento tra Valdicastello e Pietrasanta di una forma di fusione frammentaria per coltello con codolo a spina e lama serpeggiante attribuibile al Bronzo finale III (Perazzi 2004).

5. Porta Beltrame (Montignoso, Massa Carrara)

 Documentazione: scavo stratigrafico completato da recupero di superficie (1998);  Topografia: insediamento all’aperto situato a 130 metri s.l.m., sopra una cono di deiezione con funzione di raccordo tra le propaggini marittime delle Apuane e la pianura costiera; da segnalare la vicinanza del sito alla zona umida del lago di Porta Beltrame;

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 Strutture: frammenti di battutto pavimentale e di intonaco con tracce di incannicciato associati a ceramiche, fuseruole, macinelli in arenaria;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo medio, facies di Grotta Nuova; si segnalano analogie, oltre che con la Toscana settentrionale, con l’area terramaricola;  Bibliografia: Casaburo, Iardella, Paribeni 2001.

 Note: sito monofase.

6. Riparo dell’Ambra di Candalla (Camaiore, Lucca)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: riparo d’altura (190 metri s.l.m.) esposto a nord, che si apre a 35 metri di altezza dal fondovalle, sulla sinistra orografica del torrente Lombricese, ai piedi del Monte Penna, sul versante marittimo delle Apuane;

 Funzione: riparo frequentato stagionalmente a scopo abitativo;

 Cultura materiale: elementi ceramici della sfera di Polada -anse a gomito e anse con appendice a bottone- associati a forme vascolari riconducibili alla Toscana meridionale e al Lazio, una panella piano-convessa in rame (str. 9-8); ciotola carenata con manico a nastro verticale ed estremità avvolta (str. 7); forme carenate, scodelle ad orlo rientrante, anse ad ascia e canaliculate, manici nastriformi con foro sommitale, decorazione ad incisione e punteggio e a cerchielli impressi (str. 6); ciotole e scodelle carenate con coppella centrale rilevata, decoro a solcature e a linee incise, anse semicircolari a maniglia e bugne oblique (str. 4); sopraelevazioni cilindro-rette e cornute, becchi-ansa e vasi con beccuccio (str. 3); decorazioni a costolature oblique, a solcature, a solcature e coppelle, vago d’ambra tipo Tirinto (str. 2);

 Strutture: fondo di capanna con battuto pavimentale addossato alla parete del riparo (str. 9), focolari non strutturati (str. 8), focolare strutturato (str. 2);

 Orizzonte culturale e/o datazioni assolute: Bronzo antico (str. 9-8), medio (gruppo Candalla, facies di Grotta Nuova: str. 7-6-4), recente (Subappenninico: str. 3) e finale (Protovillanoviano, str. 2);

 Bibliografia: Cocchi Genick 1986.

 Note: sito pluristratificato con continuità di vita dal Neolitico tardo al Bronzo finale.

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19 7. Riparo del Lauro di Candalla (Camaiore, Lucca)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: riparo d’altura (185 metri s.l.m.) esposto a nord, che si apre a 35 metri di altezza dal fondovalle, sulla sinistra orografica del torrente Lombricese, ai piedi del Monte Penna, sul versante marittimo delle Apuane;

 Funzione: riparo frequentato stagionalmente a scopo abitativo;

 Cultura materiale: scodelle carenate con parete superiore breve, rettilinea o concava, e diametro massimo alla carena, scodelle e scodelloni con orlo rientrante e a colletto, vasi biconici, ciotole e scodelle emisferiche, anse nastriformi a margini rilevati, anse canaliculate, anse a gomito con prolungamento pseudoasciforme, anse a rocchetto impervio, decorazioni plastiche a cordoni;

 Strutture: sepoltura sconvolta di individuo giovane in grotticella naturale (str. 4), acciottolato di pietre calcaree, due focolari non strutturati (str. 3);

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo medio iniziale (str. 4, 3, 2), corrispondente al Protoappenninico B dell’Italia meridionale; 3600±60 BP (GrN-14544);

 Bibliografia: Cocchi Genick 1987;

 Note: sito con frequentazioni ripetute nell’ambito della medesima fase (Bronzo medio); pochi metri a nord si apre il Riparo della Roberta, che ha restituito materiali analoghi.

8. Grotta all’Onda (Camaiore, Lucca)

 Documentazione: scavo stratigrafico di insediamento plurifase;

 Topografia la grotta è situata a 780 metri di quota lungo un affluente di destra del Rio Lombricese, a nord est della località di Candalla;

 Funzione: grotta utilizzata stagionalmente a scopo abitativo;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta il sito è stato intensamente frequentato nel Neolitico e nell’Eneolitico; all’età del Bronzo sono attribuibili alcuni frammenti di forme aperte in impasto grossolano con decorazione plastica a cordoni e impressioni;  Bibliografia: Amadei, Grifoni Cremonesi 1986-87; Campetti et alii 2001.

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20 9. Buca Tana di Maggiano (Lucca)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1966);

 Topografia: la grotta si apre in ambiente collinare sulle estreme propaggini meridionali del massiccio delle Apuane, sulla riva destra del Serchio;

 Funzione: grotta utilizzata a scopo sepolcrale;

 Strutture: le sepolture sono prive di qualsiasi struttura e sono state rinvenute sottoforma di ammassi di ossa disarticolate appartenenti ad almeno 20 individui;  Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Eneolitico/Bronzo antico; i materiali del

Bronzo antico si possono ricondurre a quelli restituiti dai livelli 7-8 della Romita di

Asciano (14);

 Bibliografia: Corazza 1969; Mencacci e Zecchini 1976 p. 95 e 118; Radi 1985; Cocchi Genick 1998, p. 81.

 Note: ha restituito una componente ascrivibile all’Eneolitico, separata dai materiali del Bronzo antico su base tipologica; si ricorda anche lo Spacco delle Monete di

Vecchiano (10), inquadrabile nello stesso momento culturale (Mencacci e Zecchini

1976 p.90; Cocchi Genick 1998, p. 81.

11. Palazzaccio di Capannori (Lucca)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: insediamento all’aperto impiantato sopra un dosso fluviale (6 metri s.l.m.) prospiciente uno dei rami principali del sistema idrico che solcava la piana alluvionale lucchese sudorientale;

 Funzione: abitato;

 Strutture: ambiente sub trapezoidale (A) adiacente ad un’area quadrangolare, posta a livello inferiore (B) e delimitata da buche di palo, in cui era alloggiato un focolare; interpretabile come una capanna quadrangolare con pali angolari portanti, preceduta da un vestibolo;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo medio (facies di Grotta Nuova);  Bibliografia: Ciampoltrini 2008a;

 Note: si tratta di un sito monofase in cui lo strato antropico è obliterato da uno strato alluvionale, che verosimilmente testimonia la brusca fine dell’insediamento; il corso d’acqua che incide il margine settentrionale del dosso sembra almeno parzialmente rettificato da intervento umano.

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21 12. Fossa Nera di Porcari (Lucca)

 Documentazione: raccolta di superficie (1984) completata in un secondo momento (1994) da scavo stratigrafico;

 Topografia: il sito è ubicato alla confluenza tra l’attuale canale Rogio -che ricalca l’andamento di uno degli alvei del paleo-Serchio- e la Fossa Nera, a circa 6 metri s.l.m., nella piana lucchese sud orientale; si trattava di insediamento all’aperto sorto alla confluenza di due rami fluviali, in un ambiente che la sequenza stratigrafica portata in luce durante lo scavo dello strato antropico ha permesso di ricostruire come deltizio o planiziale;

 Funzione: abitato;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: fase di passaggio tra Bronzo recente e finale, successiva secondo gli autori allo strato 3 e coeva allo strato 2 del Riparo dell’Ambra e allo strato 4 della Romita di Asciano;

 Bibliografia: Andreotti, Zanini, 1995-96;

 Note: il complesso ha restituito, oltre alla ceramica, quattro vaghi d’ambra e vari oggetti metallici (spillone in bronzo frammenti di fibule ad arco di violino, torques); la sua particolarità risiede nella carenza di elementi subappenninici e nella presenza di elementi propri della fase finale delle culture terramaricole e dell’Italia settentrionale.

13. Ai Cavi di Orentano (Castelfranco di Sotto, Pisa)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: insediamento all’aperto localizzato ai piedi del margine nord occidentale delle colline delle Cerbaie, posto a quota leggermente più elevata (14 metri s.l.m.) rispetto alla pianura alluvionale che si estende ad ovest;

 Funzione: abitato, verosimilmente perilacustre;

 Strutture: capanna absidata con palificazione perimetrale e palo centrale portante, corredata di vestibolo e focolare interno, ricostruita sulla scorta di dati parziali per impossibilità di scavare in estensione l’intera struttura; sono state rilevate tracce di strutture simili nell’area circostante;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale (XII secolo a.C.); secondo gli autori, si tratta di un momento successivo alla fine dell’abitato di Fossanera;

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 Bibliografia: Andreotti, Zanini, 1997; Ciampoltrini, Barreca 2008;  Note: sito monofase.

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23 B. Pianura di Pisa-Valle dell’Arno (Tav. 6)

14. Riparo La Romita (Asciano, Pisa)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: riparo sottoroccia aperto sul versante sudoccidentale dei Monti Pisani, a 15 metri s.l.m. Dal sito, prospiciente la destra orografica dell’Arno, si gode di un’ampia visuale sul tratto finale delle valli dell’Arno a sud e del Serchio a nordovest;  Funzione: riparo frequentato stagionalmente a scopo abitativo;

 Cultura materiale: livelli 8-7: ciotole carenate, bicchiere con decorazione di tradizione campaniforme, anse a gomito, anse impostate su cordoni plastici; livelli 6-5-4: tazza con ansa verticale su ventre e profilo sinuoso, frammento di sostegno a clessidra, ciotole basse con orlo distinto e labbro appiattito, forma carenata con vasca troncoconica e parete superiore concava, rilievi a piastra ellittica, bugna con depressione centrale, frammenti di fasci con solcature, ciotola con costolature oblique sulla carena;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: fase iniziale del bronzo antico, (livelli 7-8); Bronzo antico con commistioni più recenti (livelli 6-5); Bronzo medio; Bronzo recente (Subappenninico); Bronzo finale (Protovillanoviano) (livello 4);

 Bibliografia: Peroni 1962-63; Franchi, Perazzi 1996; Di Fraia 1997.

 Note: durante l’Eneolitico il riparo è stato utilizzato per sepolture collettive. Il passaggio all’età del Bronzo è stato evidenziato nel taglio 9, mentre i materiali dei tagli 8 e 7, per i quali Peroni aveva proposto una “facies di Asciano”, sono del pieno Bronzo antico (in particolare quelli con decorazione incisa del taglio 7) e si caratterizzano per la presenza di elementi Polada e di tradizione campaniforme.

15. Grotta del Leone (Agnano, Pisa)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: grotta a camera unica con apertura originaria obliterata, situata ai piedi del versante sudoccidentale dei Monti Pisani, a 20 metri s.l.m., circa 4 km a sud ovest del Riparo della Romita e a poco più di 2 km dalla riva destra dell’Arno;

 Funzione: grotta frequentata a scopo funerario nell’Eneolitico e a scopo abitativo (con cadenza stagionale) durante il Bronzo antico;

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24

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo antico;  Bibliografia: D’Eugenio 1990;

 Note: la frequentazione della grotta da parte dell’uomo inizia nel Paleolitico superiore; durante il Neolitico finale la grotta è stata frequentata anche a scopo cultuale.

16. Monte Verruca (Pisa)

 Documentazione: recupero in seguito a ritrovamento casuale (1885);

 Topografia: versante meridionale dei Monti Pisani, in una zona attraversata dall’attuale strada che da Caprona sale alla fortezza della Verruca, compresa tra 30 e 49 metri s.l.m;

 Funzione: ripostiglio;

 Cultura materiale: 19 asce in bronzo a margini rialzati, di cui solo 5 attualmente disponibili;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: bronzo antico (III orizzonte dei ripostigli dell’area medio-tirrenica di Carancini 1991-92 e 1993);

 Bibliografia: Bruni 1997a;

 Note: si segnalano i confronti con l’ascia isolata di Castagnolo (17), nel territorio di Pisa (Panicucci 1986; Bruni 1997), e con i ritrovamenti di Santa Maria del

Giudice (18) sul versante lucchese dei Monti Pisani, infine con Puglianella in

Garfagnana (Mencacci, Zecchini 1976 p. 117 ).

19. Fossa Cinque (Bientina, Pisa)

 Documentazione: recuperi occasionali (1990-1994) seguiti da scavo stratigrafico (2006-2007);

 Topografia: il sito sorge in mezzo ad un sistema di canali di rotta che mettevano in comunicazione Auser I, II e III, nell’attuale conca bientinese, poco a nord della confluenza del paleo-Serchio nell’Arno; si trattava di un ambiente molto instabile dal punto di vista idrodinamico;

 Funzione: abitato;

 Cultura materiale: scodelle emisferiche e carenate in impasti grigio-nerastri omogenei ad inclusi finissimi, accuratamente rifinite a stecca, decorate con motivi

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angolari a cordicella e sequenze di linee spezzate che preludono al meandro villanoviano; rari biconici d’impasto; anse con sopraelevazione di corna taurine; tra gli impasti bruno-rossastri da cucina sono presenti fornelli, bollitoi e doli cilindroidi con decorazione plastica a cordoni associati ad impressioni; accompagna la produzione vascolare un cospicuo insieme di rocchetti, pesi da telaio e fuseruole in impasto fine;  Strutture: sono attestate almeno tre grandi strutture caratterizzate da un ordito di palificazioni e circondate da aree di vita accessorie per l’alloggio dei focolari, forse riconducibili a capanne su piattaforma note in etnografia;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: fase di passaggio tra Bronzo finale e

Ferro iniziale (inizio del IX secolo a.C.); un insieme omogeneo di elementi

proveniente dall’area 7 retrodata questa parte del sito ad una fase tarda del Bronzo

finale (passaggio tra XI e X secolo a.C.), dilatando la durata del villaggio. La prima fase di frequentazione è ancorata alla datazione AMS di parte di uno scheletro femminile ritrovato insepolto nell’alveo E di Ponte a Dreino: 1170 a.C., con intervallo compreso tra 1270 e 1070 a.C. (deviazione standard di 1σ).

 Bibliografia: Ciampoltrini, Andreotti 1997; Cencetti et al. 1997. Ciampoltrini 2010 (a cura di).

20. Via di Gello (Pisa)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1995);

 Topografia: il villaggio sorge a nord dell’attuale nucleo urbano di Pisa, forse in corrispondenza della confluenza di un ramo secondario del paleo-Serchio che vi si immetteva; risulta in ogni caso a breve distanza sia dall’Arno che dall’attuale Serchio;  Funzione: abitato;

 Strutture: otto capanne di forma ellissoidale con focolare interno, disposte intorno ad uno spazio centrale; una di queste, priva di focolare, ha restituito tracce di una probabile area produttiva;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: materiali tipicamente protovillanoviani, riferibili ad una fase avanzata del Bronzo finale e confrontabili direttamente con quelli di Fossa Cinque (19);

 Bibliografia: Bruni 1997a;

 Note: si veda nella carta il vicino e di poco più antico ritrovamento di Via

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la fase più rappresentata è quella di passaggio tra Bronzo recente e finale (Radi, Zanini 1997).

22. Isola di Coltano (Pisa)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1993-1997);

 Topografia: il sito giace sopra un lembo residuale di un sistema di dune pleistocenico, costituito dalla formazione delle sabbie di Vicarello e sopraelevato di circa 4 metri rispetto alla circostante pianura; l’insediamento dell’età del bronzo si trovava ai margini di una laguna costiera, più volte interessata da ingressioni marine, il cui limite occidentale doveva trovarsi in corrispondenza del paleolido del Versiliano III;

 Funzione: abitato con vocazioni artigianali;

 Strutture: probabili strutture capannicole indiziate dal ritrovamento di intonaco e focolari;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: le restituzioni ceramiche si inquadrano nel Bronzo medio iniziale di facies Grotta Nuova, gruppo Candalla; tracce sporadiche di frequentazione nel Bronzo recente; datazione 14C non calibrata (US 17): 3500±90 BP; al medesimo orizzonte è riconducibile la raccolta di superficie del Paduletto di

Coltano (23), pertinente ad un altro abitato (Di Fraia 1997a);

 Bibliografia: Pasquinucci, Menchelli 1997; Di Fraia, Secoli 2002;

 Note: complesso omogeneo formatosi in breve tempo (monofase); la presenza predominante di grandi contenitori a decorazione plastica in impasto grossolano e la forte standardizzazione delle forme vascolari fa pensare ad una funzione di produzione e/o redistribuzione del vasellame e del sale.

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27 C. Colline Livornesi (Tav. 7)

24. Stagno (Livorno)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1993);

 Topografia: il sito è ubicato ai limiti meridionali dell’ex zona paludosa di Stagno, nella pianura antistante alla propaggine settentrionale dei Monti Livornesi; nell’età del Bronzo la zona era occupata da una laguna salmastra separata dal mare;

 Funzione: abitato;

 Cultura materiale: negli impasti fini sono attestate tazze attingitoio emisferiche con fondo ombelicato, sia con ansa a bastoncello che a piastra, talvolta con decorazione a cordicella, ciotola carenata con ansa sopraelevata a nastro, ciotole ad orlo rientrante con bordo modellato a turbante, vaso globulare schiacciato a collo concavo; negli impasti medi si trovano olle con cordonatura a meandro; infine in quelli grossolani contenitori da derrate con decorazione plastica; tra i bronzi, due fibule frammentarie e un cannello cilindrico rastremato; tra le paste vetrose, alcuni vaghi bicromi;

 Strutture: villaggio palafitticolo con platee di formazione per piattaforme aeree; l’elevato, non ricostruibile, si può intuire dal ritrovamento di resti di incannicciato e concotto;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: momento centrale/avanzato del Bronzo finale (X secolo a.C.) che si protrae fino agli inizi dell’età del Ferro; datazioni 14C su resti vegetali (calibrate): 1061±30 a.C. (1σ) e 1036±30 a.C. (1σ);

 Bibliografia: Zanini 1997;

 Note: la tecnica costruttiva dell’impianto palafitticolo è di derivazione settentrionale e trova riscontri in particolare con l’abitato di Fiavè (Trento). Anche la cultura materiale indica una certa distanza dalle culture coeve dell’Etruria meridionale ed interna e attesta contatti con l’area adriatica e settentrionale.

25. Fortezza Medicea (Livorno)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1995-96);

 Topografia: il sito sorge vicinissimo alla riva marina e poggia direttamente sulla cosiddetta “panchina livornese”, che costituisce il terrazzo pleistocenico affiorante in questo tratto di costa; alle spalle si ergono i rilievi dei Monti Livornesi;

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 Funzione: abitato;

 Strutture: buche di palo delimitanti due capanne ellissoidali isorientate e dotate di suddivisioni interne, più un terzo ambiente di incerta interpretazione;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: le associazioni ceramiche non hanno permesso un inquadramento preciso, se non in una generica fase compresa tra Bronzo finale e Ferro;

 Bibliografia: Gambogi, Materrazzi 1997.

26. Limone (Livorno)

 Documentazione: recupero storico (1879);

 Topografia: la località da cui proviene il ripostiglio, l’odierna Limoncino, si trova a circa 80 metri di quota sul versante marittimo dei Monti Livornesi e dista dalla costa circa 5 km in linea d’aria;

 Funzione: ripostiglio;

 Cultura materiale: tra gli elementi più significativi si segnalano le armille a nastro carenato con decorazione geometrica incisa e puntinata, rasoi, pinzette con manico a tortiglione e decorazione sbalzata, falci a lingua da presa, scalpelli a sezione ottagonale, puntali di lancia a cannone circolare, asce ad alette, spilloni, fibule ad arco semplice ritorto, fibule a due pezzi con arco costolato e ad un pezzo unico con decorazione a linee incise, coltelli a codolo;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale, facies medio-tirrenica (Protovillanoviano);

 Bibliografia: Ciampoltrini 1997;

 Note: il confronto più stringente è con coevo ripostiglio di Pariana (3) nell’alta Versilia; con questo, Limone ha in comune la presenza di elementi tipici dell’area settentrionale e veneta in particolare.

27. Bosco Malenchini (Livorno)

 Documentazione: raccolta di superficie;

 Topografia: il sito è localizzato nell’interno, a 15 km dalla costa, su un piccolo rilievo boscoso prospiciente l’attuale torrente Tora, al margine settentrionale della zona delle colline livornesi;

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 Funzione: abitato;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: fase di passaggio tra Bronzo recente e finale;

 Bibliografia: Taddei, Zanini 1997;

 Note: nel terriorio circostante, i materiali mostrano analogie con quelli di Pisa, Via

Buonarroti (21) e di Fossa Nera di Porcari (12); a largo raggio, i collegamenti sono

con la sfera padana e con l’Etruria interna (Cetona-Chiusi).

28. Poggio alle Fate (Livorno)

 Documentazione: raccolta di superficie;

 Topografia: il sito sorge sulla sommità di un rilievo del versante orientale dei Monti Livornesi, alla quota di 345 metri s.l.m., vicino alla sorgente del Botro Savolano;

 Funzione: abitato;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale;  Bibliografia: Zanini 1997a;

 Note: si possono istituire i confronti, localmente, con Fossa Nera di Porcari (12),

Stagno (24) e Bosco Malenchini (27); in ambito extraregionale, esistono analogie con

la Toscana settentrionale e la Liguria.

29. Fra Gabbro e Colognole (Livorno)

 Documentazione: recupero storico (1912-14);

 Topografia: la posizione originaria del ripostiglio è stata localizzata tra 200 e 600 metri a nord dell’attuale località di Gabbro, sul versante interno dei Monti Livornesi, ad una quota compresa tra 250 e 300 metri s.l.m;

 Funzione; ripostiglio;

 Cultura materiale: 6 asce ad alette, uno scalpello e 16 (in origine 22) pani di bronzo piano-convessi;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale, facies medio-tirrenica;  Bibliografia: Delpino 1997;

 Note: il ritrovamento si inserisce nella serie dei ripostigli della costa medio-tirrenica e delle isole: Pariana (3), Colle Le Banche (4), Limone (26), San Martino all’Elba (81), Campese al Giglio (77), Monte Rovello (Lazio).

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30 30. Casa Saracino (Livorno)

 Documentazione: raccolta di superficie;

 Topografia: il sito è ubicato sul pendio di un rilievo collinare prospiciente la riva destra del Fiume Fine, a circa 85 metri s.l.m, sulle propaggini meridionali dei Monti Livornesi; la costa dista circa 4 km;

 Funzione; abitato;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo antico, confrontabile con i livelli 7-8 della Romita di Asciano; persistenza di elementi campaniformi;

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31 D. Piombino-Golfo di Follonica-Colline Metallifere (Tav. 8)

31. Vallin del Mandorlo (Piombino, Livorno)

 Documentazione: raccolta di superficie;

 Topografia: il sito sorge sui rilievi collinari retrostanti la costa, a circa 230 metri s.l.m., e si distribuisce su una superficie che comprende le pendici e parte del fondovalle del Fosso Val di Gori;

 Funzione; abitato;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: momento tardo del Bronzo finale, facies medio-tirrenica; analogie con il gruppo Cetona-Chiusi;

 Bibliografia: Fedeli 1997;

 Note: la presenza di unità abitative è documentato dalla notevole quantità di frammenti di incannicciato.

32. San Vincenzo (Piombino, Livorno)

 Documentazione: scavo stratigrafico integrato da raccolte di superficie;

 Topografia: i reperti sono affiorati in tre punti differenti del centro dell’attuale San Vincenzo (Piazza Umberto I, Villa Salus e Corso Italia), sui depositi terrazzati del Pleistocene superiore (“Sabbie di Donoratico”); si tratta verosimilmente del medesimo un sito costiero ubicato a poche decine di metri dalla riva, di fronte ad un litorale basso e sabbioso;

 Funzione; abitato;

 Strutture: almeno tre unità abitative segnalate da potsherd pavements, canalette, buche di scarico e focolari poggianti direttamente sulla formazione delle “Sabbie di Donoratico”;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale, facies medio-tirrenica;  Bibliografia: Fedeli 1997a;

 Note: si segnala la presenza lungo la costa, a circa 2, 5 km a sud, del giacimento di

Riva degli Etruschi (33) in cui sono attesti livelli antropici e materiali ceramici relativi

ad un abitato, che tuttavia manca ancora di un preciso inquadramento cronologico (Fedeli 1997b).

(30)

32

 Documentazione: raccolta di superficie;

 Topografia: il sito si trova a 80 metri s.l.m., sopra l’omonimo rilievo, in posizione sopraelevata sulla parte terminale della valle del Cornia, che sfocia nel golfo di Follonica subito a sud del promontorio di Piombino;

 Funzione; abitato

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo medio iniziale, facies di Grotta Nuova;

 Bibliografia: Fedeli 1997c.

35. Poggio del Molino (Piombino, Livorno)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1981)

 Topografia: il sito sorge a 15-25 metri di quota sopra un piccolo rilevo collinare parallelo alla riva marina, da cui dista solo 150 metri; la fascia retrolitoranea subito a nord del sito era occupata fino all’Ottocento dal lago di Rimigliano, mentre subito a sud si apre il golfo di Baratti;

 Funzione: abitato;

 Strutture: fondo di capanna con focolare strutturato; fosse di scarico sub parallele;  Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale, facies medio-tirrenica; tracce sporadiche di frequentazione già dal Bronzo recente;

 Bibliografia: Fedeli 1997d;

 Note: sono presenti elementi che attestano le attività della tessitura (pesi da telaio troncopiramidali e rocchetto) e la pesca d’altura (amo in bronzo).

36. Villa del Barone (Piombino, Livorno)

 Documentazione: recupero storico (1967);

 Topografia: la necropoli sorge su una piccola altura a 27 metri s.l.m., subito alle spalle dell’abitato di Poggio del Molino (35);

 Funzione: necropoli;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: momento tardo del Bronzo finale, facies medio-tirrenica (X secolo a.C.);

(31)

33 37. Golfo di Baratti (Piombino, Livorno)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1983-84);

 Topografia: il sito si trova a poche decine di metri dalla riva marina, all’interno del Golfo di Baratti; a sudovest è sovrastato dalla dorsale montuosa del promontorio di Piombino;

 Funzione: abitato;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo finale, facies medio-tirrenica; analogie con i materiali di San Vincenzo (32) e Poggio al Molino (35);

 Bibliografia: Fedeli 1997f, con relativa bibliografia;

 Note: il sito mostra tracce di frequentazione nel Bronzo medio (coppia di canalette scavate nelle “Sabbie di Donoratico”); dopo l’abbandono del sito, le strutture vengono ricoperte da una duna costiera, sopra la quale si costruisce l’abitato del Bronzo finale; un accumulo di materiale ceramico privo di elementi diagnostici è stato raccolto poco a nordest dell’abitato.

38. Poggio Fornello (Follonica, Grosseto)

 Documentazione: scavo stratigrafico;

 Topografia: il sito si trova a metà costa di un pendio, sulle colline alle spalle di Follonica, in posizione sopraelevata sulla valle del Pecora;

 Funzione: abitato;

 Strutture: fondo di capanna in concotto;

 Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo antico (fase evoluta); datazione 14C: 1746 cal. a.C.;

 Bibliografia: Paribeni Rovai, Aranguren 1991-92; Aranguren 2001.

39. Scarlino (Follonica, Grosseto)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1979-1983);

 Topografia: il sito si trova su uno sperone roccioso naturalmente difeso, a 260 metri s.l.m., alle pendici del Monte d’Alma, in posizione dominante sulla valle del Pecora, a 5

(32)

34

km in linea d’aria dalla costa; anticamente la zona retrolitoranea era occupata da un lago, oggi ridotto a padule;

 Funzione: abitato;

 Strutture: i livelli dell’età del Bronzo giacciono sotto la zona settentrionale della rocca medievale: qui è venuto in luce un accumulo di ceramica e pietrame ed un buco di palo, riferibili ad una capanna con zoccolo in pietra; altre buche di palo di fasi differenti suggeriscono una prolungata occupazione del sito, che forse era dotato di una delimitazione muraria dell’area abitativa;

Orizzonte culturale e/o datazione assoluta: Bronzo tardo (dicitura adottata a causa

dell’impossibilità di collocare i materiali nel Bronzo recente o finale per la carenza di elementi diagnostici);

 Bibliografia: Bartoloni, Rossetti 1984; Aranguren 2001;

 Note: nel territorio attorno a Scarlino sono da segnalare altri piccoli abitati in posizione naturalmente difesa19: Poggio Zenone, La Torraccia, La Pievaccia e Castel di

Pietra; inoltre Monte Calvo e Monte Civette vicino a Gavorrano; da rilevare infine la

presenza di alcuni piccoli siti nella fascia litoranea a nord di Portiglioni, tra la riva marina e l’ex lago di Scarlino (Meleta, Portglioni-Campo da Gioco), che dopo le ultime indagini sono stati attribuiti all’età del Ferro: si sottolinea comunque la loro probabile vocazione artigianale legata alla produzione e commercializzazione vascolare, ai prodotti ittici e/o al sale. Si segnala infine l’insediamento produttivo del Bronzo finale di Le Chiarine, sulla strada che da Scarlino conduce al Puntone (Aranguren 2008), che ha restituito i resti di una fornace per ceramica.

40. Buca delle Fate di Caldana (Grosseto)

 Documentazione: scavo stratigrafico (1962-64);

 Topografia: la grotta si apre in località Poderi Alti sul versante interno del monte costiero di Castiglione della Pescaia, a circa 230 metri s.l.m., in posizione dominante sulla valle della Bruna;

 Funzione: in Dani (1965) non sono segnalati resti umani, e la grotta è interpretata come ricovero per pastori; Aranguren (2001) parla invece del ritrovamento di resti

19 Per questi siti minori si vedano da ultimo le segnalazioni sulle carte topografiche incluse in Bartoloni, Rossetti 1984, p. 225; Zanini 1995 p. 5; Aranguren 2001 p. 490.

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