5
CAPITOLO 1
Inquadramento storico della città di Livorno
1.1 Origini di Livorno: da villaggio a Castrum
Livorno nasce su un territorio che fin dalla preistoria ospitava soltanto colline che come isole sorgevano in mezzo ad acquitrini e ad estese zone paludose.
Il vero e proprio villaggio di Livorno si sviluppa molto probabilmente attorno all’anno Mille, protetto da una fortificazione di origine romana, situato sulla punta del promontorio che separava la zona lagunare e sabbiosa del Sinus Pisanus, situato a nord, dalla zona rocciosa a sud, Cala Liburnica. Questo villaggio, un modesto agglomerato di case abitate da pescatori, detto Liburnia, costituiva un approdo ed un imbarco obbligato e sicuro, protetto dalla stessa configurazione morfologica costiera.
Nei primi anni dell’anno Mille il villaggio passa sotto il dominio Pisano (figura 1.1). Nel 1100 venne edificata presso l’antica rocca una torre cilindrica, detta Mastio di Matilde, per difendere gli abitanti dalle incursioni piratesche. Livorno è sempre un piccolo fortilizio, che protegge qualche centinaio tra pescatori, pastori e contadini. Nel frattempo il porto pisano va incontro ad un inesorabile declino a causa dell’interramento del Sinus Pisanus dove era insediato; questo evento segna la fine del porto di Pisa e l’inizio dell’ascesa di quello di Livorno. Col passare del tempo infatti le navi prediligevano la piccola cala naturale di Livorno, che aveva sponde rocciose e maggiori profondità.
I Pisani, avendo necessità di uno scalo valido e sicuro, guardarono con interesse alla cala labronica e fortificarono il villaggio costruendo sulle rovine dell’antico Castrum Liburni.
Dopo ulteriori fortificazioni, nel 1392 da semplice villaggio Livorno diventa Castello.
Nel 1406, con il declino della Repubblica Marinara di Pisa il dominio del Castello di Livorno passò nelle mani dei Fiorentini. Livorno diventa adesso il naturale sbocco al mare per i mercanti fiorentini. Le famiglie fiorentine, dedite al commercio con i lontani paesi del Mediterraneo, avevano bisogno di potenziare questi scali marittimi e il Castello diventa anche sede dei cantieri per la costruzione delle galere, imbarcazioni per il commercio.
6
Fig.1.1
Il villaggio di Livorno prima delle fortificazioni pisane, anno mille circa.
Immagine tratta da D. Bigongiali, La rinascita della Dogana d’acqua di Livorno come stazione marittima per il
7
1.2 I Medici: la Fortezza Vecchia, la Fortezza Nuova e l’ espansione
della città fuori le mura nel 1600
Nel 1400 comincia per Livorno un nuovo periodo storico e, sotto la dinastia della famiglia Medici di Firenze, inizia il risanamento dell’acquisito Castello livornese e il potenziamento delle sue strutture portuali.
Alla fine del secolo, durante le guerre tra Pisa e Firenze i livornesi aumentano le difese della città con rocche e fortificazioni; è in questo periodo che i fiorentini, riconoscenti dell’aiuto dato loro dai villici, a memoria della loro fedeltà verso Firenze, donano lo stendardo che sarà lo stemma della città. Questo venne issato sulla fortezza.
Con il ritorno dei Medici nel 1500 e la loro attenzione per la zona costiera d’importanza strategica per l’economia del Granducato, inizia il decollo economico del Castello di Livorno.
Durante tutto il 1500 si susseguono gli interventi per il potenziamento del Castello di Livorno e delle sue fortificazioni, le ragioni difensive prevalgono sull’assetto e sulla vita del villaggio.
Nel 1534 vengono ultimati i lavori della Fortezza Vecchia, su progetto originario di
Antonio da San Gallo; il territorio subisce sostanziali modifiche tanto che una fascia di
case viene demolita per scavare un fossato, il Fosso Reale, che isola la fortezza dall’abitato rendendolo un rifugio inaccessibile (figura 1.2). Vengono costruiti anche una serie di canali trasversali tutti in comunicazione tra loro.
Nel frattempo viene ingrandito il porto e create nuove attrezzature commerciali, anche se la maggior parte delle merci che arrivavano a Livorno venivano ancora trasferite e immagazzinate a Pisa.
E’ Cosimo I dei Medici il primo ad individuare il potenziale di Livorno, il suo intento era quello di far nascere sul Mediterraneo una città-porto di importanza strategica, strettamente interconnessa a Pisa, allora centro manifatturiero e degli affari marittimi e commerciali del Granducato. Per questo nel 1574 vengono ultimati i lavori del Canale dei Navicelli, che risolve il problema del collegamento tra Pisa e Livorno e del trasporto delle merci nell’entroterra; c’era la volontà di realizzare una politica marinara e territoriale che vede nel rapporto Pisa-Livorno il suo punto di forza.
Mentre la difesa del porto era affidata alla Fortezza Vecchia, l’accesso dall’entroterra era protetto dal perimetro delle antiche mura pisane.
8
I lavori per il completamento della fortificazione si sovrappongono con le prime operazioni intraprese per la creazione della nuova città.
Con la morte di Cosimo I è il figlio Granduca Francesco I a proseguire la linea politica del padre: il Granduca affida l’incarico progettuale per la costruzione della nuova città all’architetto Bernardo Buontalenti, uno degli architetti toscani più esperti di idraulica ed edilizia militare.
Con il piano redatto da Bernardo Buontalenti nella seconda metà del XVI secolo si ha l’avvio dello sviluppo urbanistico (figura 1.3). Come già detto infatti, fino ad allora il piccolo borgo labronico era costituito da un pugno di case poste attorno ad una insenatura. Il progetto buontalentiano per la nuova città voluta dai Medici era caratterizzato da una serie di possenti fortificazioni in muratura circondate da un fossato in forma pentagonale. In fase realizzativa il disegno fu però mutato per dare maggiore importanza alla Fortezza Nuova (terminata nel 1594). Nel centro dell'abitato fu innalzato il Duomo, aperto su una vasta piazza d'armi (attuale piazza Grande) mentre per le aree interne non vennero fornite precise definizioni funzionali, così da lasciare, all’emergente ceto mercantile, la possibilità di conformare lo spazio secondo le proprie esigenze (figura 1.4).
Con Ferdinando I dei Medici viene attuata un’importante politica di popolamento della città. Nel 1593 la Costituzione Livornina garantiva, agli abitanti di Livorno, libertà di culto e di professione religiosa e politica a chiunque fosse stato ritenuto colpevole di qualsiasi reato (con alcune eccezioni, tra le quali l'assassinio e la "falsa moneta"). Queste leggi erano dirette soprattutto agli ebrei scacciati in quel periodo dalla penisola iberica. Arrivarono in molti, negli anni seguenti, soprattutto commercianti, e costituirono una florida ed operosa comunità ebraica di lingua spagnola e portoghese, che sarebbe poi durata per secoli.
Così all'inizio del Seicento queste leggi richiamarono in città numerosi abitanti, tanto che si rese necessario costruire un nuovo quartiere posto a nord, nelle aree comprese tra le fortezze Nuova e Vecchia; la zona, attraversata da molti canali e dal fossato difensivo della città pentagonale, assunse pertanto il nome di Venezia Nuova. Il progetto venne approvato nel 1629, soprattutto per la necessità di costruire nuovi servizi e attrezzature per favorire l’autonomia delle attività marittime e commerciali e per le sue peculiarità vennero chiamate maestranze direttamente da Venezia. Un secondo ampliamento del medesimo quartiere venne messo in atto pochi decenni dopo, intorno al XVIII secolo;
9
lungo i canali della Venezia, posti in diretta comunicazione col porto, sorsero pertanto numerosi magazzini, ubicati al di sotto del piano stradale.
Nel frattempo, il 19 marzo del 1606 Livorno venne proclamata “città” e nel 1618 il Granduca Cosimo II istituiva il Porto Franco, dando così allo scalo livornese la franchigia per le merci depositate nei magazzini urbani.
Furono realizzate vari lazzeretti per la difesa sanitaria dello scalo livornese e opere portuali esterne quali dighe e darsene che andarono ad ampliare il porto.
Verso la fine del secolo viene demolita parte della Fortezza Nuova e si rende disponibile una vasta area da urbanizzare soprattutto per costruire nuove infrastrutture utili per sviluppare l’attività commerciale.
Nel 1737, con la morte dell’ultimo erede Giangastone, si estinse definitivamente il casato fiorentino dei Medici che aveva regnato in Toscana per moltissimo tempo. In questo periodo il porto perse la sua posizione di scalo privilegiato nel Mediterraneo, nonostante questo la città di Livorno alla metà del secolo XVII con i suoi 31000 abitanti è la seconda città Toscana (figura 1.5).
10
Fig.1.2
Livorno dopo la costruzione della Fortezza Vecchia, 1540. Si nota il Fanale, la Fortezza Vecchia con il Mastio di Matilde e le mura del villaggio.
Immagine tratta da D. Bigongiali, La rinascita della Dogana d’acqua di Livorno come stazione marittima per il
traffico urbano lungo i fossi, Facoltà di Ingegneria Edile, Pisa 2006
Fig.1.3
Copia del progetto di Bernardo Buontalenti, incisione contenuta in “Raccolta delle più belle vedute della città e Porto di Livorno con alcune osservazioni sulle medesime”, per Tommaso Masi e C., 1796.
Immagine tratta da D. Bigongiali, La rinascita della Dogana d’acqua di Livorno come stazione marittima per il
11
Fig.1.4
Località significative nei dintorni di Livorno nel 1576 e nel 1610.
Immagine tratta da Livorno progetto e storia di una città tra il 1500 e il 1600. Livorno e Pisa: due città e un
territorio nella politica dei Medici, Nistri Lischi e Pacini Editori, Pisa, 1980.
Fig.1.5 Sviluppo del quartiere Venezia. Immagine tratta da www.wikipedia.it
12
1.3 I Lorena: politica urbana di Pietro Leopoldo e i piani urbanistici
del 1800
Secondo accordi stipulati dalle grandi potenze europee, il Granducato di Toscana viene così assegnato a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria, figlia dell’Imperatore Carlo VI.
La fine della dinastia medicea e l'avvento dei Lorena non ostacolarono l'espansione cittadina, che vide la formazione di grandi sobborghi suburbani a ridosso delle fortificazioni buontalentiane. Anche dal punto di vista culturale il Settecento portò ad un proliferare delle arti in genere.
L’architettura si sviluppò su modelli europei e Livorno perse la sua immagini di città fortezza. L’assetto urbano mutò profondamente: Livorno non era più asserragliata sul porto ma si proiettava adesso all’esterno. Comincia l’espansione della città fuori della cinta bastionata, spinta dalla grande pressione abitativa che si era sviluppata nel centro della città, verso la costa sud e in un più stretto rapporto con l’entroterra.
Nel 16 dicembre 1776, il granduca Pietro Leopoldo abolì il divieto di costruire nelle immediate vicinanze delle fortificazioni. L'iniziativa granducale portò ad uno sviluppo dei quartieri esterni alla città pentagonale.
Importante è la decisione di realizzare un nuovo acquedotto utilizzando le sorgenti poste sulle colline di Colognole, opera che verrà portata a termine solo nel 1842 seguendo il grandioso progetto di Pasquale Poccianti.
Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento la città subì l'assedio delle truppe francesi, capeggiate da Napoleone Bonaparte, degli Spagnoli e degli Inglesi. La Restaurazione e il ritorno al potere dei Lorena nel 1814 con Ferdinando III e poi Leopoldo II, permise la realizzazione di grandi opere pubbliche, la costruzione di strade e ferrovie, opere di bonifica, estrazione e trattamento del ferro. Si ha l’ingrandimento e il definitivo assetto della città e Livorno raggiunse 38000 abitanti dentro le mura e 30000 nei sobborghi.
Nonostante l’espansione dei sobborghi, molti cittadini preferivano abitare all’interno delle vecchie mura, così si decise di utilizzare per l’edificazione, i terreni interni delle fortificazioni; nasce così il nuovo quartiere San Marco.
I primi importanti piani per l'assetto urbanistico dei sobborghi risalgono agli anni venti dell'Ottocento, quando Luigi de Cambray Digny stese i progetti per il quartiere del
13
Casone, nella zona dell'attuale piazza Cavour, mettendo così queste aree in diretto collegamento con la città.
Nel 1834 il Granduca Pietro Leopoldo II restaura il Porto Franco per la città di Livorno
includendo anche i nuovi sobborghi, per questo venne realizzata la cinta daziaria (figura
1.6). Il progetto delle nuove mura è affidato all’ingegnere Alessandro Manetti, direttore
del Corpo degli Ingegneri d’Acque e Strade.
Nell’area dei bastioni demoliti viene realizzata la cosiddetta “città Leopolda”, su piano di Luigi Bettarini. L’architetto lavorò allo smantellamento dei baluardi medicei lungo il Fosso Reale per far posto ad eleganti palazzi della borghesia livornese e realizzò la grande piazza-ponte oggi nota come piazza della Repubblica.
Inizia così l’espansione lungo l’asse nord-sud, prima interrotto dalle fortificazioni (figura 1.7). Questo offre l’occasione di realizzare una grande strada radiale che, attraverso il ponte-piazza del Voltone, si collega alla via Grande, l’altro asse della città. Questa strada e altre grandi direttrici sono ideate da Pasquale Poccianti, autore anche dei neoclassici Cisternone, l’impianto di depurazione dell’acquedotto (figura 1.8), e il Cisternino, impianto di distribuzione, opere di completamento del già citato Acquedotto.
Frattanto, intorno alla metà del secolo, lo sviluppo delle attività legate alla villeggiatura e agli stabilimenti balneari diedero avvio alla formazione di una elegante passeggiata a mare, che raggiunse dapprima l'antico borgo di Ardenza e, successivamente, Antignano. L'ultimo periodo del granducato lorenese fu caratterizzato anche da un potenziamento delle infrastrutture portuali ed industriali, nelle aree a nord della città.
14
Fig.1.6
F. Bisori. “Pianta del perimetro della cinta daziaria e delle aree comprese nel porto franco”, 1835 (Firenze, Archivio di Stato, RR. Fabbriche, 83).
15
Fig.1.7
M. Chietti, “Pianta Geometrica della città di Livorno e progetto artistico della sua sistemazione generale”, 1849 (Livorno, Biblioteca Labronica, Raccolta Minutelli).
Immagine tratta da D. Matteoni, Pasquale Poccianti e l'acquedotto di Livorno, Roma - Bari 1992.
Fig.1.8
A. Guesdon, Livorno vista dal Fanale, 1849 (Livorno, Biblioteca Labronica, Raccolta Minutelli). In fondo veduta del Cisternone e del Viale degli Acquedotti.
16
1.4 Dal Regno d’Italia ad oggi: i piani di ricostruzione della città
Con la nascita del Regno d’Italia nel 1861, anche il Granducato di Toscana viene annesso al Regno e l’unificazione, per la città di Livorno, segna l’inizio di una nuova fase caratterizzata da profondi cambiamenti delle attività produttive e di conseguenza anche dell’assetto urbano (figura 1.9).
Con l’unità d’Italia si ha la costituzione di un sistema doganale unificato che porta all’annullamento delle franchigie e dei privilegi che ancora vigevano in alcuni porti come quello di Livorno. Nel 1865 si ha l’abolizione del Porto Franco e per la città inizia un periodo di decadenza e grossa crisi economica.
Spariscono le piccole attività manifatturiere, favorite in passato dal regime doganale; in città i magazzini e le cantine lungo i fossi, caratteri distintivi dell’organizzazione urbana di Livorno, non più utili all’attività portuale, perdevano di valore; colpiti gli interessi commerciali, molte società mercantili e bancarie si trasferiscono o cessano la loro attività.
La crisi economica ha ripercussioni anche sull’assetto architettonico ed urbano poiché si ha la decadenza di tutte quelle strutture in passato create per il grande porto di deposito industriale.
Il quartiere della Venezia ne è l’esempio lampante: abbandonato dalla borghesia mercantile, diviene residenza per i ceti popolari più poveri, con conseguenti problemi di sovraffollamento e di igiene. I palazzi settecenteschi e le cantine vengono abbandonati.
E’ per necessità che avviene l'ascesa di Livorno ai vertici dell'industria italiana, risalente proprio alla metà dell'Ottocento. Le prime fabbriche sorsero nelle aree a nord della città, poste nelle vicinanza del porto e della prima linea ferroviaria della Toscana.
La fondazione del Cantiere Navale Orlando farà cambiar volto alla città trasformandola rapidamente in un importante centro industriale.
Alla fondazione del Cantiere Navale Fratelli Orlando (1866), fece seguito la nascita di alcune industrie legate al settore navale, come la Società Metallurgica Italiana (1885), dove erano occupati circa 600 operai. Importante fu anche il settore vetrario, con la Società Italiana Balzaretti Modigliani e C., che nei primi anni del Novecento contava oltre 400 dipendenti.
17
Alla fine dell’Ottecento, il prestigio della città, ormai prossima ai 100.000 abitanti, fu sancito dall'istituzione della celebre Accademia Navale nei pressi del Lazzeretto di San Jacopo, d’importanza nazionale.
La nuova politica comunale è quella di dare sfogo al centro cittadino e attuare un cambiamento di assetto urbano (figura 1.10).
Fioriscono numerosi progetti architettonici ed urbanistici: dagli eleganti stabilimenti termali e balneari, che avevano fatto di Livorno una delle mete turistiche più ambite sin dalla prima metà dell'Ottocento, alla nuova Stazione Ferroviaria della linea Livorno-Cecina, sino ai piani di risanamento del centro. Tra questi viene effettuato un massiccio intervento di demolizione nel centro storico dietro il Duomo, che snatura l’ambiente
cittadino e definisce nuovi assi di espansione. All'inizio del Novecento inoltre, le
precarie condizioni igieniche di alcuni isolati del centro, come il quartiere della Venezia, furono motivo per l'edificazione di un nuovo quartiere popolare nei pressi della Stazione Centrale.
L'affermazione del fascismo e l'ascesa politica di Costanzo Ciano portarono alla realizzazione di grandi opere pubbliche ed industriali, all'ampliamento dei confini provinciali e, al contempo, all'ideazione di massicci e scellerati piani di sventramento per la città, che mutarono parte dell'antico assetto urbanistico (figura 1.11). Inoltre in questi anni si ha l'affermazione industriale della città che portò alla nascita di nuovi quartieri per gli operai, costituiti da alloggi economici, nelle aree a ridosso degli stessi stabilimenti industriali.
Le agevolazioni introdotte dopo la crisi del 1929 portarono alla fondazione di nuove fabbriche, tra le quali si ricordano la Motofides, per la produzione di siluri, e la grande raffineria ANIC (in seguito nota come STANIC), posta al confine tra i comuni di Livorno e Collesalvetti.
Ma è con la Seconda Guerra Mondiale che l’immagine tradizionale della città viene completamente sfigurata e il centro di Livorno venne nettamente raso al suolo. I bombardamenti colpiscono le fonti di energia della città, la zona portuale, la zona industriale, e le reti di comunicazione. Vengono danneggiati il cantiere, la Stazione, il Voltone … gli abitanti sfollano verso le terre vicine, cresce la carestia e la città è ridotta a un cumulo di macerie (figura 1.12 e 1.13).
18
Il 19 luglio 1944 gli alleati e i partigiani entrano a Livorno e liberano la città, ma a conflitto concluso la maggior parte del patrimonio edilizio è andato perduto. Dai dati effettuati dall’Ufficio Tecnico Comunale dopo la liberazione, risultano illesi solo l’8,3% degli edifici, mentre il 33,38% sono distrutti, il 27,94% gravemente danneggiati e il 28,30% danneggiati.
Per di più gli alleati si stabilirono in molti degli edifici più importanti ritardandone la ricostruzione e il riutilizzo. Lo Stabilimento della S.I.C.E per esempio, costruito nei primi anni del novecento e sede di una fiorente attività industriale, venne requisito, insieme al Parterre, da parte delle truppe alleate che ne occuparono gli edifici fino al gennaio del 1948.
I bombardamenti causarono danni ingenti anche agli impianti industriali, tanto che nel dopoguerra molti stabilimenti non ripresero più l'attività. Anche il Cantiere navale Orlando attraversò un periodo di forte crisi e circa 1000 dei suoi operai furono pertanto assorbiti da un nuovo stabilimento di carpenteria metallica, presso Collesalvetti.
L’impresa di ricostruzione dei vari stabilimenti e il riavvio della produzione, vennero resi difficili a causa dalla concorrenza, a livello nazionale, di molte altre industrie, non colpite direttamente dalla guerra, che già da anni lavoravano a pieno ritmo per un mercato che aveva bisogno di tutto.
Nonostante la redazione dei piani di ricostruzione, per ragioni economiche, la ricostruzione non seguì gli schemi originari dei piani ed eseguita in modo frettoloso, finì per cancellare gran parte della memoria storica della città. Gli infelici modelli urbanistici e architettonici del periodo fascista furono ripresi nell'immediato dopoguerra nell'emergenza dovuta alla carenza di abitazioni. Si innalzarono nuovi quartieri residenziali popolari, come quelli di Sorgenti e Corea. Frattanto il centro storico, duramente colpito dai bombardamenti del 1943, fu quasi interamente ricostruito con scarso rispetto per le strutture preesistenti e per gli antichi allineamenti stradali.
In periferia, un primo intervento urbanistico di un certo rilievo, nel quale si osserva un superamento degli schemi di derivazione prebellica, è da ricercare in quello promosso dall' INA-Casa nel citato quartiere Sorgenti, a margine del primo insediamento precedentemente costruito dal Comune.
Nel 1958 viene approvato il Piano Regolatore Generale. Livorno è una della prime città in Italia a redigere una pianificazione urbanistica di ampio respiro che prevede anche un
19
piano di sviluppo delle aree di edilizia economica popolare, che porta alla nascita di nuovi importanti quartieri quali Coteto, dove si concretizza un ulteriore miglioramento degli standard edilizi ed urbanistici, Colline e La Rosa, caratterizzato dalla presenza di due torri di tredici piani ciascuna e da lunghi edifici su pilotis disposti lungo le vie laterali.
Ancora un piano di espansione, teso a saldare la città alle località suburbane, fu avviato negli anni settanta, quando cominciarono i lavori per l'urbanizzazione delle aree attorno a Salviano. Più recenti invece i quartieri di La Leccia e La Scopaia, sorti nella fascia situata tra Livorno e le colline. Di fatto, tutti questi ampliamenti hanno saldato definitavamente la città a quelli che un tempo erano i borghi esterni di Ardenza, Antignano e Montenero.
Negli anni ottanta un nuovo Piano Regolatore definisce varie linee guida: una nuova espansione residenziale a sud della città, valorizzazione del centro storico, recupero e risanamento dei quartieri nord, potenziamento delle aree destinate all’artigianato e alla piccola e media industria. Sempre in questo piano sono previsti gli interventi che, come vedremo in seguito, andranno ad interessare il nostro ambito di studio, definendone l’assetto attuale. Nasce così, nella periferia a nord della città, la zona industriale del Picchianti, sede delle maggiori attività artigianali e industriali e dove si trasferirà nel 1982 lo Stabilimento della Pirelli una volta chiusi i battenti, negli anni ’70, dell’originaria sede presso Viale Carducci, ormai pieno centro cittadino.
Successivamente, sul finire degli anni novanta l'amministrazione comunale ha avviato i lavori per il nuovo comparto di "Porta a Terra", una vasta cittadella commerciale che è andata ad inserirsi tra la Stazione Centrale e il nuovo palazzetto dello sport. I cantieri relativi alle principali strutture (centro commerciale, cinema multisala e alcune torri di oltre dieci piani, in una delle quali è situato un albergo) sono stati portati a termine nei primi anni del nuovo millennio; ciò nonostante il progetto per la realizzazione di un sottopassaggio stradale sulla vicina linea ferroviaria, atto a collegare direttamente Porta a Terra con il viale Carducci, non ha ancora avuto seguito.
Infine, al 2007 risale l'avvio della costruzione, nelle aree in parte dismesse dell'ex Cantiere navale Fratelli Orlando (ora Cantieri Benetti), della "Porta a Mare", un quartiere residenziale e commerciale che sorgerà a margine del nuovo porto turistico.
20
A causa dell’espansione urbanistica e dei bombardamenti dell’ultima guerra l’antica pianta pentagonale del nucleo mediceo è in gran parte modificata.
Le linee fondamentali del sistema viario del centro città rimangono comunque quelle progettate dal Buontalenti, formato da strade rettilinee, con un asse principale ortogonale al mare, via Grande, ed uno parallelo, via Cairoli, centro degli affari e delle banche fin dall’inizio dell’800.
Il nucleo originario della città corrisponde all’area compresa tra il Fosso Venezia, via S. Giovanni, via del Porticciolo e via della Venezia.
Il Pentagono del Buontalenti, di totale ricostruzione post-bellica è comunque riconoscibile dalle viste aeree. Si può riconoscere al suo interno la zona seicentesca della Venezia e delle Fortezze, racchiuse tra il Fosso Reale, la cinta muraria del Bastione San Pietro, il Canale dei Navicelli, il Fosso della Venezia, la via Carraia, piazza del Municipio e San Marco. Antichi palazzi mercantili caratterizzano queste vie, con i magazzini ai piani inferiori e al livello delle banchine, lungo i canali navigabili. Solo la nuova via Carraia, il Mercato Ittico e la riduzione della Piazza Grande, alterano l’antico tessuto urbano di questa zona.
Negli ultimi anni il quartiere della Venezia ha ripreso vita e i cambi di proprietà hanno incentivato il restauro e la valorizzazione di edifici da anni in stato di degrado.
Per quanto riguarda la città Leopolda, oggi comprende piazza Cavour, via Ricasoli e piazza Attias oltre ad alti edifici Ottocenteschi a cortina con giardini sul retro. La zona di Borgo Cappuccini e di San Jacopo è caratterizzata invece da basse case a cortina che hanno mantenuto l’impianto originario.
Alla periferia, se pur inglobati dal centro urbano, Ardenza e Antignano a sud e Salviano, mantengono le peculiarità del borgo.
Tutti intorno al nucleo centrale si sviluppano i quartieri satellite, nati da successive espansioni degli insediamenti abitativi.
Nella zona nord, negli ultimi decenni, si sono concentrate le attività industriali, con la raffineria di petrolio, le attività legate al porto ed il PIP (piano degli insediamenti produttivi) Picchianti, sede di imprese e artigianato e aree di deposito.
21
Fig.1.9
Pianta di Livorno All’avvento dell’Annessione (Balastri 1867).
Nuovi lavori e progetti urbanistici (circonferenza cittadina 8724m, superficie 430 ettari, popolazione circa 100000 abitanti). Immagine tratta da Adolfo Mangini, La Storia di Livorno, C.M.R. Edizioni, Firenze, 1976.
Fig.1.10
Estratto dal “piano Regolatore e risanamento della città di Livorno”, Ufficio Tecnico Comunale, 1911. Tratta da F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano), 2003.
22
Fig.1.11
Livorno, foto aerea. Foto arte Livorno 1937.
Immagine tratta da Livorno progetto e storia di una città tra il 1500 e il 1600. Livorno e Pisa: due città e un
23
Fig.1.12
Il quartiere della Venezia dopo i bombardamenti della II Guerra Mondiale.
Immagine tratta da COMUNE di LIVORNO, Rivista del Comune di Livorno CN- Comune Notizie, gennaio-marzo 1993 n. 5”, Pacini Editore, Ospedaletto (Pisa), 1993.
Fig.1.13
Piazza Grande dopo la II Guerra Mondiale.
Immagine tratta da Livorno progetto e storia di una città tra il 1500 e il 1600. Livorno e Pisa: due città e un