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INCONCRETO N.156

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Academic year: 2021

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Oltre 10 anni di

AETERNUM CAL

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#Primo_Piano

Federbeton:

Roberto Callieri, Ceo Italcementi, eletto Presidente

Redazione INCONCRETO

Roma 22 giugno 2018

ROBERTO CALLIERI ELETTO PRE-SIDENTE DI FEDERBETON E AITEC L’Assemblea dei Soci di Federbeton - la Federazione che rappresenta la Fi-liera del Cemento e Caclestruzzo - ha eletto l’Ingegner Roberto Callieri, Am-ministratore Delegato di Italcementi, a Presidente di FEDERBETON.

Il neo Presidente è laureato in Ingegneria Elettrotecnica presso l’Università di Ca-gliari e ha frequentato la Harvard Business School di Boston (AMP Graduate). La sua carriera professionale in Italcementi è iniziata nel 1990, con incarichi di na-tura tecnica negli impianti italiani. A partire dal 1994, una serie di esperienze in di-versi paesi del Gruppo Italcementi lo hanno portato a Puerto Rico, Canada, Turchia e a diventare nel 2001 Amministratore Delegato di Asia Cement Public Company, la filiale tailandese di Italcementi. Nel 2006 un nuovo incarico, in Egitto, come Am-ministratore Delegato di Suez Cement, carica ricoperta fino al 2011. Da fine 2011, nuovamente in Tailandia, come responsabile dell’Area Asia di Italcementi, oltreché nuovamente Amministratore Delegato di Asia Cement.

Dal 1 luglio 2016 è Amministratore Delegato di Italcementi.

Nel corso della stessa giornata Callieri è stato eletto anche presidente di AITEC, Associazione italiana dell’industria del Cemento.

Oggi assume questi prestigiosi incarichi conscio della responsabilità e del ruolo chiave che le due Associazioni avranno nel superare le sfide di natura economica e politica che attendono il settore.

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tra le più significative del nostro panorama economico e produttivo, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale, intraprendendo tutte le azioni necessarie a far conoscere il settore e le sue potenzialità tecnologiche e le soluzioni innovative realizzate”.

L’Assemblea di FEDERBETON su proposta del Presidente ha eletto come Vice Presidenti: Michele BUZZI e Ubaldo COLAIACOVO di AITEC, Andrea BOLONDI di ATECAP e Luigi SCHIAVO di CONPAVIPER.

FEDERBETON è, in ambito Confindu-stria, la Federazione di settore delle Associazioni della filiera del cemento, del calcestruzzo, dei materiali di base, dei manufatti, componenti e strutture per le costruzioni, delle applicazioni e delle tecnologie ad essa connesse nell’ambito della filiera sopra indicata. La Federazione rappresenta e tutela gli interessi dei Soci aderenti nei rapporti con tutte le istituzioni, nazionali e inter-nazionali, promuovendo le condizioni più favorevoli allo svolgimento dell’attività imprenditoriale. Agevola progetti di studio e di ricerca anche attraverso il coordinamento dei centri studi delle Federate favo-rendo altresì la collaborazione tra quest’ultime salvaguardandone le specificità di eccellenza.

Le linee di sviluppo della Federazione sono finalizzate a raggiungere un adeguato posizionamento qualitativo e quantitativo della filiera con riflessi positivi sull’intero comparto dell’edilizia anche a fronte dei cambiamenti strutturali che già coinvolgono i nuovi modi di costruire.

AITEC è l’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento - è dal 1959 or-gano di rappresentanza dell’industria cementiera nazionale. Ad AITEC, aderente a Confindustria e membro di Cembureau (Associazione Europea del Cemento) sono associate tutte le principali aziende del settore che, con oltre 69 unità produttive distribuite sul territorio nazionale, rappresentano oltre l’83% della produzione nazio-nale di cemento.

AITEC tutela, in ambito nazionale e sovranazionale, gli interessi tecnico-economici dell’industria del cemento e, attraverso la Federazione

Italiana dei materiali di Base per le Costruzioni

(FEDER-#Primo_Piano

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#Primo_Piano

ICD 2018: un confronto socio-politico sul mondo

delle costruzioni

Chiara Samorì

Impresari, normatori, progettisti, acca-demici e ingegneri insieme per con-frontarsi sulla situazione del mondo delle costruzioni e per creare sinergie verso un futuro volto alla crescita e allo sviluppo del settore. Questi i temi af-frontati nel corso della Tavola rotonda organizzata dall’Associazione italia-na calcestruzzo armato e precom-presso (Aicap) e dal Collegio dei tecnici della industrializzazione edi-lizia (CTE) nel quadro della seconda

edizione di Italian Concrete Days 2018.

«È stato un momento introduttivo in cui discutere delle criticità, delle problematiche

punti di vista - ha spiegato Marco Di Prisco, presidente di CTE - ma soprattutto

abbiamo sentito l’esigenza di aprire il mondo dell’ingegneria civile al contesto socia-le e politico». Una scelta condivisa anche dal presidente di Aicap, Marco Menegotto: «un evento nuovo che si apre al mondo politico e industriale per coinvolgere, oltre agli accademici, tutti gli attori principali del settore».

Il mondo delle costruzioni oggi: territorio, economia e prospettive

Il patrimonio immobiliare del Paese è vecchio, necessita di infrastrutture e l’eccessiva burocrazia rallenta un settore che opera in un quadro complessivo incerto. È in sintesi quanto emerso dal confronto tra le personalità che hanno

ani-mato la Tavola rotonda, aperta dal rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta. «L’infrastruttura disegna la connettività di un Paese e ne determina la sua attrattività a livello internazionale - ha detto il rettore - il Politecnico continua a investire in opere infrastrutturali e soprattutto continua a proporre alle istituzioni e alle imprese, pro-getti e cantieri per potenziarle, consumo del suolo zero non vuol dire non realizzarle, ma significa definire quelle necessarie per la competitività del Paese». Sulla stessa posizione anche il presidente di Mapei, Giorgio Squinzi.

«Una buona politica industriale comprende infrastrutture materiali e immateriali, ri-cerca e formazione di qualità - ha detto Squinzi - servono anche le condizioni per far crescere le imprese a cominciare da una Pubblica amministrazione più leggera e una giustizia e fisco efficienti, rimettere in moto il settore delle costruzioni equivar-rebbe a far crescere l’Italia almeno due punti percentuali in più».

Nel frattempo, come evidenziato da Manfredi Catella, fondatore e Ceo di Coima, in Italia inizia a vedersi un cambiamento culturale di approccio al territorio e una pro-gressiva innovazione di prodotto, frutto anche del ruolo di leadership assunto dalla città di Milano negli ultimi anni. «Milano, grazie a una continuità di progetto politico, ha segnato un cambiamento profondo - ha detto Catella - sta rigenerando il territorio con progetti emblematici ed è un luogo che ha segnato una discontinuità con il pas-sato, il cambiamento culturale che ha avviato deve essere alimentato, consolidato e diffuso come modello di lavoro a tutto il resto dell’Italia». Paese in cui, Coima con-tinuerà a investire. «Negli ultimi 24 mesi abbiamo raccolto oltre due miliardi di euro - ha aggiunto Catella - il capitale è per il 95 per cento straniero, proviene da grandi investitori di lungo termine come fondi sovrani di Asia, America, Medio Oriente, Eu-ropa e Canada, si tratta di capitali che possono guardare oltre la ciclicità economica del mercato, laddove ci siano delle opportunità di natura strutturale». Al contrario, se si guarda all’Italia come “committente” di opere pubbliche all’estero, per l’ingegnere Antonio Monaco di Salini Impregilo, «potrebbe porsi meglio» rispetto agli altri Paesi. «C’è troppa burocrazia che rallenta le attività - ha detto - mentre nelle altre Nazioni le norme sono più semplificate e permettono di procedere speditamente. Ben venga

GUARDA le interviste fatte ai relatori della giornata di apertura

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#Primo_Piano

realizzazione delle opere, dalla fase progettuale a quella realizzativa». Anche per Giammichele Melis, project Director di Arup «all’Italia gioverebbe una maggior snel-lezza a livello burocratico a vantaggio delle tempistiche, il Paese è un po’ indietro nell’organizzazione del processo più che nello sviluppo dei progetti».

Il settore e la Pubblica Amministrazione

Regolare l’iter attuativo per quanto riguarda la realizzazione delle infrastrutture pub-bliche, diminuire i tempi dilatati delle procedure localizzative e autorizzative e sem-plificare il processo per l’esecuzione delle opere private.

Sono alcuni dei temi toccati nell’intervento di Mario Avagnina, consigliere del Consi-glio Superiore dei Lavori Pubblici, che a margine della Tavola rotonda si è espresso sul rinnovo delle norme collegate alle NTC 2018.

«Il Codice dei Contratti prevede circa 67 decreti attuativi, di questi solo una ventina sono già stati promulgati, altri hanno l’atto perfezionato e una trentina circa, sono in itinere - ha detto l’architetto Avagnina - i decreti più importanti stanno per essere emanati, a esempio, quello che riguarda la progettazione è in dirittura di arrivo». Per quanto riguarda la tracciabilità dei controlli sul calcestruzzo, su cui le nuove Norme tecniche per le costruzioni hanno fatto importanti passi avanti, Avagnina ha detto che si sta valutando la possibilità di avvalersi di sistemi digitalizzati.

«È un tema oggetto di riflessione da lungo tempo - ha detto il consigliere - ne discu-tiamo con frequenza e vedrà degli sviluppi in futuro». Sul tema delle digitalizzazio-ne del settore è intervenuto anche l’ingegdigitalizzazio-nere Pietro Baratono, provveditore per le Opere Pubbliche di Lombardia ed Emilia-Romagna.

«L’onda digitale parte da lontano e sta coinvolgendo tutti gli Stati membri dell’Unio-ne europea - ha detto - è un progetto di larghissimo respiro che la Commissiodell’Unio-ne europea considera prioritario, tanto da destinare circa nove miliardi e mezzo di euro per i prossimi anni».

Ma per il provveditore, le azioni strategiche da mettere in atto sono numerose. «La prima è la semplificazione norma-tiva, c’è necessità di un coordinamen-to - ha commentacoordinamen-to - poi bisogna otti-mizzare la capacità di spesa, per farlo bisogna migliorare il Codice, studiare l’impatto che le regole hanno sui citta-dini e sullo Stato, qualificare la stazio-ne appaltante, a esempio per moduli aggregativi, stilare un piano costruzioni 4.0 che in realtà manca e creare can-tieri digitali per prevenire errori ed extra costi».

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#Primo_Piano

ICD 2018, tutto sul calcestruzzo strutturale:

teoria, impieghi, materiali e tecniche

Chiara Samorì

Una due giorni di confronto e aggior-namento sul tema del calcestruzzo strutturale: i materiali innovativi, gli impieghi e le nuove tecniche

A Lecco, nel nuovo Campus del Po-litecnico di Milano, si è svolta la se-conda edizione del congresso Italian Concrete Days, organizzata da dall’As-sociazione italiana calcestruzzo arma-to e precompresso (aicap) e dal Colle-gio dei tecnici della industrializzazione edilizia (CTE). L’evento, a cui ha ade-rito anche l’American concrete institute (Aci), tramite l’Italy Chapter, ha visto la partecipazione di industriali della co-struzione, produttori di componenti, di tecnologia e di materiali, professionisti

tecnici di cantiere, ricercatori e accade-mici. Le due associazioni culturali, che hanno come riferimento internazionale l’International Federation for Structural Concrete (fib), da sempre promuovo-no la ricerca, la diffusione delle copromuovo-no- cono-scenze ed il buon uso del calcestruzzo strutturale.

«Il focus di quest’anno è stato sui ma-teriali innovativi, la diagnostica, le strut-ture esistenti e le infrastrutstrut-ture - ha det-to Marco Di Prisco, presidente di Cte - ma rispetto all’edizione precedente abbiamo puntato a una maggiore inter-nazionalizzazione e abbiamo esordito con la relazione tenuta dal professore Hugo Corres Peiretti, grande progetti-sta nonché presidente della fib.

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#Primo_Piano

Della stessa idea il presidente di ai-cap, Marco Menegotto: «è necessario un inserimento più diffuso da parte dei professionisti e dei ricercatori italiani in campo internazionale».

ICD 2018: i relatori

Dopo l’intervento di apertura del pre-sidente della fib, Hugo Corres Peiretti che ha presentato le attività della Fe-derazione e illustrato il Model Code 2020 «un documento che permetterà di considerare non solo i nuovi pro-getti ma anche quelli sulle strutture esistenti», le giornate sono proseguite con numerose sessioni e gli interventi di esperti del settore che hanno svolto relazioni generali di inquadramento sui temi congressuali. Tra questi:

• Teoria e modellazione: Anna Saetta • Materiali e indagini: Claudio Modena

• Liberato Ferrara: Materiali cementizi avanzati: la visione e le sinergie internaziona-li dell’American Concrete Institute per le sfide dell’ingegneria civile

• Impieghi e applicazioni: Franco Mola

• Tecnica e tecnolgie costruttive: Camillo Nuti

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#Primo_Piano

I Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica:

La Sicurezza inizia dalla Conoscenza. La tua

Andrea Dari

Il 14 giugno, presso il Consiglio Superiore dei LLPP si è tenuta la presentazione ufficiale della Prima “Giornata nazionale della Prevenzione Sismica”, promossa

da Fondazione Inarcassa, Consiglio nazionale degli Ingegneri e Consiglio nazionale degli Architetti con il supporto scientifico del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, Protezione Civile, Conferenza dei Rettori Università Italiane e della Rete dei Labo-ratori Universitari di Ingegneria Sismica.

L’evento ha visto la partecipazione dei rappresentanti istituzionali dei diversi sogget-ti che sostengono l’iniziasogget-tiva che ne hanno illustrato le finalità e contenusogget-ti, nonchè di numerosi rappresentanti del mondo istituzionale ed industriale.

L’iniziativa nasce da alcune considerazioni, evidenziate dagli organizzatori in un comunicato al settore:

Un terremoto è un evento imprevedibile ma i cui effetti oggi possono essere mitigati adottando misure che migliorino la sicurezza degli edifici. In un Paese ad alto rischio simico come l’Italia, il grado di sicurezza della casa diventa la prima cosa da cono-scere e, laddove necessario, migliorare attraverso adeguate misure antisismiche. In caso di terremoto una casa sicura può infatti fare la differenza.

Nasce così la Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica, una iniziativa promos-sa dalla Fondazione Inarcaspromos-sa, unitamente al Consiglio Nazionale degli Ingegneri e al Consiglio Nazionale degli Architetti, a cui si aggiunge l’importante contributo scientifico del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, del Dipartimento della Prote-zione Civile, della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica.

Si tratta di un’azione ideata e promossa allo scopo di migliorare le condizioni ge-nerali di sicurezza del patrimonio immobiliare del nostro Pase, attraverso la divul-gazione di una maggiore consapevolezza collettiva della pratica della prevenzione sismica.

Il 30 settembre 2018 partirà una campagna di sensibilizzazione sul tema della sicu-rezza sismica delle abitazioni, con la presenza di numerosi Ingegneri ed Architetti nelle piazze delle principali città italiane, pronti a rispondere alle curiosità e ai quesiti

svolgerà nel successivo mese di ottobre, quando saranno realizzabili sopralluoghi gratuiti da parte di esperti in materia. In quell’occasione un primo screening dell’a-bitazione consisterà in una preliminare indagine conoscitiva del rischio sismico, nell’individuazione di possibili interventi per la sua riduzione, nonché dei relativi co-sti per realizzarli, beneficiando delle attuali e significative agevolazioni fiscali previ-ste dallo Stato

In un Paese che purtroppo è soggetto con terribile continuità ad eventi sismici di grande dimensione e con un patrimonio immobiliare vetusto e vulnerabile, ma spes-so di importante valore storico, questa iniziativa assume un’importanza notevole, soprattutto per creare conoscenza e consapevolezza tra i cittadini.

La speranza è che i rappresentanti del nuovo governo, così come dei territori, condi-vidano al più presto questa iniziativa, contribuendo a un suo successo presso la po-polazione. Da pochi mesi sono disponibili incentivi che consentono - insieme a quelli energetici - di poter sostenere in modo rilevante gli interventi di miglioramento sismi-co degli edifici. Ma è necessario che si superi l’indifferenza e la non sismi-conoscenza del rischio e si arrivi a un diffuso utilizzo di esse per una messa in sicurezza del Paese.

Diamoci una Scossa!

Una visita non costa nulla ma può valere tanto

Durante la presentazione hanno preso la parola diverse figure del settore. Primo fra tutti il Presidente della Fondazione Inarcassa, l’ing. Egidio Comodo: “Siamo in un

Paese a forte rischio. Fondazione Inarcasa con il supporto dei Consigli Nazionali, del Consiglio Superiore dei LLPP e di ReLUIS ha voluto dare un contributo impor-tante per l’accrescimento - all’interno della collettività - della consapevolezza sul rischio sismico. Un contributo che parte dal riconoscimento del ruolo fondamentale dell’ingegnere e dell’Architetto come riferimento tecnico per la sicurezza a supporto della collettività.” L’ing. Comodo ha quindi sottolineato come sia necessario promuo-vere la cultura della sicurezza, per arrivare a un concreto miglioramento delle condi-zioni di sicurezza, e in tal senso sia importante far conoscere meglio i meccanismi di utilizzo del sisma bonus. E non solo per il cittadino. Una recente indagine del Centro Studi del CNI ha evidenziato come solo il 18% degli ingegneri conosca concreta-mente lo strumento, il 54% ne abbia solo sentito parlare e il 12% sia a copmpleto digiuno di informazioni. “Ecco perchè nasce la “Prima Giornata Nazionale della Prevenzione sismica” con gazebo informativi sulle piazze italiane realizzati dagli Ordini Professionali territoriali”. In sostanza una campagna di prevenzione, come quelle che da anni si fanno nella sanità “In questo caso il potenziale malato non è una persona fisica ma è la casa.”

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pos-#Primo_Piano

Manualetto sulla sicurezza degli edifici che verrà consegnato in fade di verifica. Come saranno organizzate tali verifiche? “Visite tecniche che saranno fissate su

un portale messo a disposizione dagli organizzatori. Il professionista sarà scelto in modo casuale tra quelli a disposizione”.

Che tipo di valutazione sismica verrà fatta

Su questo tema è intervenuto il prof. Angelo Masi, di ReLUIS, che ha voluto evi-denziare la differenza formale e sostanziale tra le verifiche fatte per il progetto oggi presentato, e quelle di valutazione della sicurezza con le NTC 2018. Il principio so-stanziale è che non si tratta di una una valutazione della sicurezza secondo NTC, e si basa su un sopralluogo di durata limitata (un’ora, ora e mezza) effetttuato da un professionista esperto di strutture, di tipo visivo e documentale. Per esempio in qua-le zona sismica l’edificio si trova, quando l’edificio è stato progettato e secondo quin-di quale norma ... . Dalla verifica quinquin-di non uscirà un giuquin-dizio sulla vulnerabilità ma delle importanti e utili informazioni che possano consentire all’utente di compren-dere se e con che tempi sia importante approfondire la valutazione dell’immobile. “Con questo progetto” ha evidenziato il prof. Masi “si das sostegno a un sistema in cui abbiamo già un quadro di riferimento tecnico all’avanguardia, abbiamo un livello di competenza scientifica e tecnica davvero importante,

abbiamo a disposizione strumenti amministrativi e

finan-ziari utili, integrabili con altri benefici. PROSEGUI LA LETTURALINK all’articolo completo

CALCESTRUZZO:

storia di una tecnologia sempre più performante

Gigliola Ausiello - Università degli Studi di Napoli Federico II

“L’apprendimento e l’innovazione van-no mavan-no nella mavan-no. L’arroganza del successo è di pensare che ciò che hai fatto ieri sarà sufficiente per domani”.

William Pollard

Effetto del successo è una partecipa-zione del traguardo raggiunto, vissuto con tale dirompenza e coinvolgimento da lasciar supporre che il tempo si fer-mi e che sia “per sempre”.

Il calcestruzzo sembrava ambire a con-dizioni di eternità, per quanto attiene al sistema tecnologico ed alle applicazio-ni. Fin dall’inizio si è inserito nella sce-na del costruire come usce-na scoperta epocale, destisce-nata a voltare pagisce-na dal punto di empo, si è posto, per l’intrinseca eccezionalità, come un traguardo stabile e duraturo destinato a sfidare molti secoli. E anche se ancora oggi nella percezione dei modi di costruire incarna un obiettivo stabile nel tempo, continua a dimostrare di essere co-stantemente aperto all’innovazione, sempre più mirata al progetto delle prestazioni. Le infinite libertà formali che la “nuova pietra artificiale” dispensa e che nessun altra tecnologia ha potuto mai offrire, liberano dai vincoli anche la struttura. La possibilità di assumere le forme desiderate, con getto in casseforme opportunamente predi-sposte, garantisce membrature perfettamente solidali tra loro, in modo da realizzare un complesso organico in cui tensioni e sforzi si trasmettono con continuità da un elemento all’altro della struttura.

Eppure la prospettiva di stabilità era più presunta che reale, nella misura in cui, pur essendo generalmente condivisa, non corrispondeva alla tensione che alimentava la ricerca, in un crescendo sempre più sostenuto che continua a rincorrere traguardi di maggiore performanza.

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l’inno-#Primo_Piano

Betocarb

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Omya‘s Mineral Plasticizer

® Il contributo di Omya allo sviluppo del calcestruzzo: - Incremento della lavorabilità e fluidità nel

calcestruzzo e nei prodotti premiscelati cementizi - Contributo ad una minore emissione di CO2 - Miglioramento dell’aspetto superficiale e riduzione

delle microporosità

- Ottimizzazione delle operazioni di getto

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vista del progetto delle prestazioni. Non mancano esempi e sperimentazioni della prima ora a cominciare dalla barca in ferro-cemento del francese Joseph Lambot che, nel 1848, inaugura il connubio calcestruzzo-acciaio, al ponte del Risorgimen-to di Roma del 1910, testimonianza della genialità dell’ingegnere belga François Hennebique per la sezione trasversale a cassone, con pareti sottili, così moderna eppure così appropriata al nuovo materiale.

“Ogni volta che scopriamo nuove tecniche spesso ci atteniamo stupidamente alle vecchie forme. Un nuovo materiale, come il cemento, crea da sé le sue forme. Una struttura è architettonicamente valida quando è corretta.”

Le parole di Pierluigi Nervi suonano quasi come un riconoscimento all’innovazione con cui si impone il ponte del Risorgimento nella storia del costruire.

E, nel contempo, appaiono come la sintesi della filosofia di Nervi, in cui le sottili rela-zioni tra ingegneria e forma architettonica trovano convergenza in numerose opere che materializzano nuovi e grandiosi schemi strutturali ed eccezionali architetture. Tra le tante, la copertura del Lanificio Gatti con solai a fungo a nervature isostati-che, eseguiti con casseforme mobili in ferrocemento, e il guscio della copertura del Palazzetto dello Sport, realizzato con una soletta continua dello spessore di 9 cm, nervata all’intradosso, di luce 78 metri.

E mentre le prime innovazioni consolidano una nuova dimensione strutturale, la ricerca avanza, più o meno silenziosamente, nella direzione dell’incremento presta-zionale. Si succedono nella prima metà del Novecento gli studi sui primi additivi flu-idificanti, in quanto riduttori di acqua, e nella seconda metà del Novecento gli studi sulle aggiunte minerali, che agiscono migliorando la lavorabilità allo stato fresco e la resistenza meccanica allo stato indurito.

I primi fluidificanti a base di ligninsolfonato, residuo ottenuto dall’estrazione della cellulosa dal legno, scompaiono a metà degli anni Settanta del Novecento, quando sono soppiantati dai superfluidificanti, polimeri idrosolubili a base di gruppi solfonici che sono quattro volte più efficaci.

È proprio in questi anni che il calcestruzzo conosce un livello di progettazione na-nostrutturata per l’azione di questi nuovi additivi chimici, che consentono di ridurre l’acqua e di elevare le prestazioni meccaniche.

Senza dire che il calcestruzzo è già intrinsecamente nanostrutturato alla scala mo-lecolare per i legami che ordinano la struttura chimica.

Le aggiunte minerali e le miscele reoplastiche

Sono soprattutto i superfluidificanti policarbossilici, all’inizio degli anni Novanta, a legittimare l’uso degli additivi nei calcestruzzi.

completa assenza dei gruppi solfonici, questi composti, di efficacia così elevata da richiedere dosaggi quantitativamente modesti, si basano sull’innesco e sul controllo di azioni sia chimiche che fisiche. Infatti, l’azione chimica, che si fonda sulla repul-sione elettrostatica tra cariche dello stesso segno che avvolgono i granuli di cemen-to, è integrata da quella fisica, denominata impedimento sterico, che è determinata da catene neutre molto allungate per impedire ai granuli di cemento di attrarsi e flocculare.

L’eccezionalità del traguardo raggiunto è nell’aver ridotto in misura estrema l’azio-ne chimica e di essere riusciti ad integrarla con un’aziol’azio-ne fisica, assolutamente innocua. Sono, quindi, frutto di un preciso progetto mirato all’ottimizzazione delle prestazioni da raggiungere.

Ma è proprio con l’introduzione dei filler calcarei o pozzolanici che il calcestruzzo insegue livelli prestazionali sempre più elevati a cominciare dalla seconda metà del Novecento, inaugurando un approccio mirato all’ottimizzazione del meccanismo su si fonda la durabilità del cosiddetto calcis structio dei romani.

Infatti, l’aggiunta della cenere volante e del fumo di silice, particelle micrometriche come quelle del cemento, consente alla miscela di

gua-dagnare una rilevante scorrevolezza, a tutto vantaggio

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#Strutture

Modellazione di pannelli prefabbricati in c.a.

progettati per azioni non sismiche

Dumitru Beilic, Emanuele Brunesi - Liberi professionisti, Collaboratori di Mosayk srl Federica Bianchi, Roberto Nascimbene, Rui Pinho - Co-fondatori, Mosayk srl

Sebbene l’Olanda sia un paese con un livello di pericolosità sismica relativamente basso, per quanto riguarda la sismicità naturale, da alcuni anni è diventata, però, uno dei paesi europei maggiormente interessati dal fenomeno della sismicità indotta, ossia da quei particolari eventi sismici causati essenzialmente dalle attività umane, come le operazioni estrattive di gas naturale, le estrazioni minerarie, ecc. [1] Il territorio interessato da questi fenomeni comprende un’area discretamente vasta nei dintorni della città di Groningen, in cui sono presenti, fra gli altri, numerosi edifici ad uso residenziale. Nella maggior parte dei casi si tratta di edifici a schiera di uno/due piani fuori terra, realizzati in muratura portante, o attraverso l’impie-go di pareti prefabbricate in cemento armato. Poiché queste strutture sono state progettate tenendo in considerazione i soli carichi gravitazionali, si è reso quindi necessario valutare il loro comportamento in seguito all’applicazione di azioni sismi-che, al fine di stimare l’effettivo livello di rischio [2].

Nell’ambito del presente lavoro sono state modellate alcune pareti prefabbricate

olandese, e testate nel laboratorio Di-car dell’Università degli Studi di Pavia, nell’ambito di un programma di ricerca sulla pericolosità e il rischio causato dalla sismicità indotta sponsorizzato da NAM (Nederlandse Aardolie Maat-schappij BV).

La modellazione numerica delle pareti oggetto di studio è stata eseguita me-diante l’impiego del software agli ele-menti finiti Midas FEA.

I risultati ottenuti dalle simulazioni numeriche svolte sui singoli pannelli prefabbri-cati sono stati utilizzati sia per la configurazione della prova sperimentale, che per la calibrazione dei modelli numerici per l’analisi del comportamento globale di tali strutture.

Descrizione della configurazione strutturale

L’utilizzo di elementi prefabbricati in cemento armato nella progettazione di strutture con comportamento a telaio o a parete è ampiamente diffuso in molti paesi europei ed extra-europei, soprattutto per quanto riguarda edifici residenziali ed industriali di altezza contenuta (uno/due piani fuori terra).

Come accennato nell’introduzione, un numero considerevole di abitazioni a schiera presenti sul territorio olandese è costituito da edifici prefabbricati in cemento arma-to. Solitamente queste strutture presentano pareti prive di aperture lungo la direzio-ne più corta della schiera, e pareti con ampie aperture sui lati delle facciate principali (anteriore e posteriore).

Le fasi costruttive di questa tipologia edilizia si articolano come segue: innanzitutto vengono erette le pareti, che vengono in seguito puntellate mediante elementi dia-gonali in acciaio; su queste viene posato il solaio, sostenuto da connettori metallici che hanno il compito di collegare la parete del primo piano con quella del secondo. In Figura 1 è rappresenta una vista assonometrica di alcuni prototipi modulari di edifici a schiera tipici del costruito olandese, in cui vengono evidenziate le diverse tipologie di pannelli.

Facendo riferimento all’allegato nazionale olandese NEN-EN 1990 [3] dell’Euroco-dice, è stato quindi progettato un tipico modulo di un edificio a schiera prefabbricato di due piani fuori terra. La progettazione è stata eseguita considerando i soli carichi statici verticali in combinazione con i carichi orizzontali

indotti dal vento, e adottando i medesimi criteri proget- PROSEGUI LA LETTURA

LINK all’articolo completo

Figura 1. Prototipi modulari di tipici edifici

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#Strutture

Il miglioramento sismico

con le Norme Tecniche 2018

Gennj Venturini - Ingegnere, 2S.I. Software

Il coefficiente ζE

Le Norme Tecniche per le Costruzioni 2018 hanno introdotto alcune importanti no-vità sul miglioramento simico degli edifici esistenti. La principale novità è l’intro-duzione del rapporto ζE tra l’azione sismica sopportabile dalla struttura e l’azione

sismica che si utilizzerebbe nel progetto di una nuova costruzione.

Le strutture nuove vengono progettate per poter sopportare l’intera azione simica

di progetto (ζE=1), quando invece ci si occupa di una struttura esistente il

percor-so da seguire è il seguente:

• determinare la quota di sisma che è in grado di sopportare lo stato di fatto ζE (SDF), che quindi può essere minore di 1

• concepire l’intervento di miglioramento

• determinare la quota di sisma che è in grado di sopportare lo stato di progetto ζE (SDP)

• assicurarsi che ζE (SDP) rispetti i minimi previsti dalle nuove NTC2018.

Stato di fatto ζE (SDF)

Una volta realizzato il modello strutturale, il primo passo è la determinazione della ζE (SDF).

In PRO_SAP è possibile ridurre il livello dell’azione sismica con la quale viene

ana-lizzata la struttura.

Sarà così possibile eseguire le analisi utilizzando spettro di progetto ridotto rispetto a quello previsto per le coordinate geografiche della struttura. La riduzione dell’azio-ne agisce su ag*S, in maniera tale che:

(ag*S) ridotto=ζE *(ag*S)

Sarà sufficiente ridurre l’azione sismica fino a che le verifiche della struttura risulte-ranno soddisfatte.

Il parametro “livello di sicurezza” rappresenta quindi il coefficiente ζE richiesto dalle NTC 2018.

Intervento di miglioramento con PRO_SAP

Gli interventi di miglioramento e adeguamento sismico di un edificio esistente gestiti da PRO_SAP possono prevedere:

• sistemi di isolamento sismico e dissipazione,

nuovi elementi resistenti,

rinforzi degli elementi esistenti.

Per la definizione dei rinforzi, la norma prevede i seguenti modelli di capacità per il

rinforzo per elementi in calcestruzzo armato:

1. Incamiciatura in CA.

2. Incamiciatura in acciaio (con angolari e calastrelli, con il metodo CAM, con il beton plaquè).

3. Fasciatura con FRP.

Per elementi in muratura, oltre alle riparazioni localizzate di parti lesionate o

degra-date, i possibili interventi di consolidamento prevedono: 1. Iniezioni di miscele leganti, ristilatura dei giunti. 2. Diatoni artificiali.

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#Strutture

5. Placcaggio con tessuti o lamine con FRP 6. Tiranti o di cinture attorno agli edifici.

Stato di progetto ζE (SDP)

PRO_SAP consente la valutazione delle carenze ante operam, un’anteprima

dell’in-cremento di resistenza e duttilità conseguibile con ciascun rinforzo, e simultane-amente la verifica della situazione post-operam; la procedura è automatizzata e consente infatti di verificare con un unico modello di calcolo sia lo stato di fatto che lo stato di progetto.

In maniera analoga a quanto visto in precedenza sarà quindi possibile realizzare il modello dello stato di progetto post-intervento e determinare il parametro ζE (SDP), cioè la quota di sisma che è in grado di sopportare l’edificio a valle del migliora-mento, in altre parole il moltiplicatore di ag*S per il quale tutte le verifiche risultano soddisfatte.

La normativa

Le NTC 2018 per la prima volta quantificano l’entità del miglioramento sismico: • per scuole ed edifici di classe IV (ad esempio ospedali) ζE (SDP) ≥ 0.6, in altre

parole devono sopportare almeno il 60% dell’azione sismica che si utilizzerebbe per il progetto di una nuova costruzione;

per strutture di classe II e III (escluse le scuole) ζE (SDP) – ζE (SDF) ≥ 0.1,

quando si interviene su un edificio ordinario l’incremento di sollecitazione soppor-tata deve essere almeno del 10%;

• se si impiegano isolatori sismici ζE(SDP) =1, ovvero la struttura deve poter

sop-portare l’azione sismica che si utilizzerebbe per il progetto di una nuova costru-zione.

Anche per l’adeguamento sismico ci sono novità: non è sempre obbligatorio arrivare a ζE(SDP) = 1, infatti se si intende apportare variazioni di destinazione d’uso che

comportino incrementi dei carichi globali verticali in fondazione superiori al 10%, oppure apportare modifiche di classe d’uso che conducano a costruzioni di classe III ad uso scolastico o di classe IV, si può assumere ζE (SDP) ≥ 0.8.

La centralità del progettista

Le norme forniscono diverse tipologie di analisi: statica o dinamica, lineare o non lineare. Data la complessità dei modelli strutturali e le molte combinazioni dei cari-chi sismici da tenere in conto è quasi inevitabile ricorrere ad un software di calcolo strutturale per la determinazione del parametro ζE.

Rimane sempre centrale il ruolo del progettista che deve partire dalla conoscenza del fabbricato e in special modo dei materiali: la normativa da la possibilità di uti-lizzare tabelle con i parametri meccanici tipici utilizzati all’epoca della costruzione, ma è sicuramente opportuna una accurata conoscenza dei materiali oltre che delle geometrie, ottenuta anche con prove in sito.

È molto importante che il software di calcolo consenta al progettista di poter sce-gliere tra tutte le tecnologie previste dalla normativa e che risponda ad esigenze

normative di validazione dei codici: le formulazioni implementate devono essere documentate per la fase di giudizio motivato di accettabilità dei risultati.

Il progettista deve infatti controllare che i risultati forniti dal software di calcolo coinci-dano con i calcoli, anche di larga massima, che la normativa prescrive per il “giudizio motivato di accettabilità dei risultati” [Par. 10.2.1, NTC 2018].

(14)

Riqualificazione e adeguamento del grattacielo

La Torre Galfa, costruita nel 1959 su progetto dell’architetto Melchiorre Bega, ha per anni rappresentato un simbolo della città di Milano. L’edificio, dopo anni di abbandono, è stato intera-mente ristrutturato per poterlo restituire alla collettività e dargli nuova vita im-plementando le destinazioni d’uso. Il progetto, che comprende anche la riqualificazione dell’isolato circostante, prevede l’adeguamento strutturale e alle norme di sicurezza, e il poten-ziamento dell’efficienza energetica dell’impianto. All’interno del

grattacie-lo verranno ricavati: un hotel, abitazio-ni, uno spazio commerciale e un risto-rante con terrazzo panoramico.

L’intervento di ristrutturazione

L’intervento di ristrutturazione com-prende, tra gli altri, il consolidamento dei setti in c.a. esistenti, tramite

l’in-cremento dell’armatura metallica e il ringrosso della sezione resistente, interventi dove sono stati impiegati l’adesivo epossidico per incollaggi strutturali ARMOFIX EASY e la malta fibroarmata FLUECO 80 T FIBER.

L’utilizzo di una malta fibroarmata consente una maggiore duttilità del sistema

poiché presenta una resistenza a trazione maggiore rispetto alle malte tradizionali, e riduce quindi le eventuali fessurazioni in vista delle forti sollecitazioni alle quali sarà sottoposto l’edificio in fase di esercizio.

Metodologia di intervento

Preparazione del supporto e fissaggio della armature metalliche

#Strutture

Rivoluziona il progetto

del tuo calcestruzzo con

le fibre d’acciaio Dramix

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(15)

la verifica del rilievo effettuato tramite forometrie passanti, perevitare la so-vrapposizione delle armature di proget-to con quelle esistenti.

Successivamente sono state poste in opera le reti metalliche di rinforzo.

Inghisaggio dei fori passanti con resina epossidica bicomponente

L’inghisaggio degli spilli di fissaggio delle armature metalliche all’interno dei fori passanti è stato effettuato impie-gando la resina epossidica bicompo-nente tixotropica ad alta resistenza per incollaggi strutturali ARMOFIX EASY.

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(16)

#Strutture

Prestazioni dei misti cementati Fibrorinforzati

con fibre FIBRAG®

Marco Brambilla - Ingegnere, Technical Manager FIBROCEV SRL Abstract

L’articolo illustra il comportamento meccanico dei misti cementati fibrorinforzati con

fibre FIBRAG® attraverso un modello di analisi delle vita utile a fatica e una serie

di test sperimentali in laboratorio.

Nella prima fase dello studio è stato analizzato il comportamento di campioni sot-toposti a prova di trazione indiretta. Si sono presi in considerazione tre tenori di cemento (0%,2.5% e 3.5%) e tre dosaggi di fibra (0%, 0.28%, 0.45%). Per ciascuna combinazione sono stati confezionati 3 provini e mediati i risultati. Ulteriori analisi hanno riguardato l’evoluzione delle prestazioni a fatica mediante un modello teorico mutuato dal campo dei conglomerati cementizi, che si basa sul confronto tra l’invi-luppo dei cicli di isteresi e la curva σ−ε di una prova a trazione indiretta.

Introduzione

In una prima fase, in assenza di fessurazione, il comportamento del materiale è assimilabile a quello di uno strato rigido dotato di resistenza flessionale. Successi-vamente, in seguito ai carichi, al ritiro e alle sollecitazioni dovute a cicli termici, si produce una fessurazione diffusa. L’interasse delle fessurazioni trasversali dipende dalle caratteristiche di resistenza del materiale e può essere collegato, a parità di altre condizioni, al dosaggio di legante della miscela. Un basso dosaggio di cemen-to determina minori fessure, ma esse crescono in estensione, interasse e apertura all’aumentare della quantità di legante.

Anche il modulo elastico cresce con il tenore di cemento, aumentando le aliquote di sforzo nel materiale, senza che esso abbia sufficienti caratteristiche di resistenza. Il risultato è dunque quello di una fessurazione latente che si origina nelle prime fasi di stesa e maturazione.

L’estensione e l’evoluzione di essa dipenderà fortemente dalle condizioni termiche, igrometriche e dai carichi di traffico in esercizio.

L’intensità e il numero di questi conducono a fenomeni di fatica che sono diretta-mente connessi alla fragilità del materiale. La singola fessura, dopo la suaformazio-ne, si propaga aumentando progressivamente la sua apertura in corrispondenza di ciascun ciclo di carico e proporzionalmente all’intensità di questo.

Il risultato finale è quello di un materiale che può essere al più considerato un buon misto granulare stabilizzato. Ulteriore aspetto critico può essere individuato nel fatto

il primo anno di vita utile. Ciò può determinare la riduzione nell’omogeneità e costanza del supporto su cui poggia il misto cementato che vede così incrementare le

sollecita-zioni di trazione per flessione.

Da ciò consegue che il miglioramento delle prestazioni dei misti cementati passa attraverso l’incremento delle ca-ratteristiche di resistenza a trazione, in particolare nelle prime fasi di messa in opera del materiale e durante il primo e secondo anno di vita utile.

Una promettente tecnologia è quella di conseguire tale miglioramento in-troducendo fibre per un rinforzo tridi-mensionale.

APPLICAZIONI DEL MISTO CEMENTATO FIBRORINFORZATO

Le applicazioni del misto cementato

fibrorinforzato sono molteplici: sottofondazioni stradali, aeroportuali, portuali e ferroviarie;

sottofondazioni di piazze e parcheggi PROSEGUI LA LETTURA

(17)

#Strutture

Analisi non lineari con Straus7 ed EasyOver

per la valutazione della vulnerabilità sismica

di strutture in c.a.

G. Di Sciascio - Ingegnere Strutturista, Sviluppatore software, Libero Professionista Introduzione

Nel presente articolo si prende in considerazione un capannone industriale mo-nopiano in cemento armato prefabbricato, adibito ad uso officina, sito in località

Mirandola (MO) e colpito dal terremoto dell’Emilia del 2012. L’obiettivo del presente lavoro consiste nel confronto tra i danni riscontrati e i risultati di un’analisi Pu-shover multimodale adattiva sul modello FEM della struttura. Per la

modella-zione agli elementi finiti è stato adottato il codice di calcolo Straus7, [8], e il software EasyOver, [9], applicativo di Straus7 per le analisi statiche non lineari di edifici in

cemento armato.

Descrizione della struttura

L’unità strutturale, realizzata nel 2001 (normativa di riferimento DM 09/01/1996) e colpita dal terremoto dell’Emilia del 2012, presenta una pianta rettangolare di di-mensioni pari a 31,9*44,2 m, altezza tamponamento 9,34 m, e una struttura portan-te a doppia campata, ciascuna di luce pari a 15,5 m, costituita da (Figura 1):

• copertura con tegoli di larghezza pari a 250 cm, altezza pari a 70 cm e luce pari a 14 m • n. 8 travi prefabbricate in c.a.p., di cui n. 2 a sezione rettangolare 50*60 (campata

di testata lato est) e n. 6 a T rovescia di larghezza pari a 100 cm ed altezza pari a 120 cm, che sopportano i tegoloni di copertura, di luce pari a 15,5 m

• n. 15 travi prefabbricate in c.a.p., di cui n. 12 a sezione rettangolare 40*60 e luce 7,25 m (allineamenti esterni) e n. 3 a T rovescia di larghezza pari a 100 cm, altezza pari a 100 cm e luce pari a 14,5 m, aventi la sola funzione di porta carriponte • pilastri prefabbricati in c.a. di dimensioni 50*50 (allineamenti esterni) e 60*70

(al-lineamento interno).

I parametrici meccanici dei materiali considerati nel modello strutturale sono: fcm = 40 MPa, resistenza a compressione media del calcestruzzo, e fym = 430 MPa, ten-sione media di snervamento delle barre d’armatura (Feb44k). Lo schema strutturale è del tipo a pendolo inverso e le travi e i tegoli di copertura, dotati di armatura pre-compressa e lavoranti in schema di semplice appoggio, non partecipano all’assor-bimento delle azioni sismiche. La presenza degli elaborati progettuali depositati, il rilievo della geometria della struttura e dei dettagli costruttivi e le indagini diagnosti-che eseguite sui materiali hanno permesso di raggiungere un livello di conoscenza LC3 (FC = 1). I parametrici meccanici dei materiali considerati nel modello struttu-rale sono: fcm = 40 MPa, resistenza a compressione media del calcestruzzo, e fym = 430 MPa, tensione media di snervamento delle barre

d’armatura (Feb44k). PROSEGUI LA LETTURA

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#Strutture

Verifiche di duttilità per le sezioni in c.a. e calcolo

del confinamento

NAMIRIAL

Il presente articolo ha l’obiettivo di valutare come un attento studio del compor-tamento post-critico nel diagramma momento-curvatura possa influire sui risultati delle verifiche di duttilità per le sezioni in c.a, rese obbligatorie dal DM 17/01/2018; vuole altresì mettere a confronto tali risultati, dipendenti dal confinamento delle staf-fe, con i quantitativi di armatura prescritti dai dettagli costruttivi per le zone dissipa-tive al capitolo 7 della norma.

I risultati esposti sono stati ottenuti con il software di calcolo CMP Analisi Strut-turale, di Namirial S.p.A.

DM 17/01/2018 e verifiche di duttilità

Il par. 7.3.6.1 del DM 17/01/2018 impone l’esecuzione delle verifiche di duttilità, il cui obiettivo è accertarsi che una sezione possieda capacità rotazionali coerenti, nel caso di analisi lineari, al fattore di comportamento q adottato.

Le verifiche di duttilità non sono necessarie per la progettazione con fattore di com-portamento q ≤ 1.5.

La loro esecuzione consiste in un confronto tra capacità μΦ,c e domanda μΦ,d, quest’ul-tima dipendente dal fattore base q0:

Lo stesso paragrafo specifica che le verifiche sono automaticamente soddisfatte ri-spettando, per tutti gli elementi strutturali, le regole specifiche dei dettagli costruttivi nelle strutture dissipative, in aggiunta a quanto prescritto al capitolo 4 e alla proget-tazione in capacità.

La norma impone invece l’esecuzione delle verifiche di duttilità:

• in mancanza del rispetto delle regole specifiche dei dettagli costruttivi nelle strut-ture a comportamento dissipativo;

• sempre “nelle strutture con pilastri incastrati alla base e orizzontamenti collegati ad

essi mediante cerniere fisse […], indipendentemente dai particolari costruttivi

adot-• nelle rimanenti strutture, allo spiccato dalle fondazioni o dalla struttura scatolare rigida di base, come definita al par. 7.2.1, alternativamente all’applicazione dei dettagli costruttivi per la duttilità (espressioni [7.4.29] e [7.4.30] della norma).

Significato fisico delle verifiche di duttilità

Quando si sceglie di progettare nell’ipotesi di comportamento strutturale dissipativo, il calcolo allo stato limite di salvaguardia della vita (SLV) trova fondamento nella formazione di meccanismi di rottura duttili grazie ai quali viene dissipata energia e la struttura non perde la sua capacità portante nei confronti delle sollecitazioni, nonostante alcuni punti dei singoli elementi non riescano ad offrire un contributo superiore al loro momento di plasticizzazione M0.

Ne consegue la possibilità di operare utilizzando uno spettro di progetto ridotto del fattore di comportamento q rispetto a quello elastico, in accordo alle formule del ca-pitolo 3 della norma: tale ipotesi di calcolo risulta pertanto lecita solo garantendo la formazione di cerniere plastiche di adeguate capacità deformative.

Il paragrafo 7.3.6.1 del DM 17/01/2018 evidenzia dunque come, nel caso di proget-tazione con q > 1.5, l’esecuzione esplicita delle verifiche di duttilità sia a garanzia della possibilità delle sezioni di dissipare energia mediante la formazione di cerniere plastiche coerenti al fattore di comportamento scelto, e permetta quindi non applica-re le papplica-rescrizioni sui controlli geometrici del capitolo 7, spesso molto tassative.

Domanda e capacità di duttilità

La domanda di duttilità in curvatura allo SLC nelle zone dissipative è espressa tra-mite il fattore di duttilità in curvatura μΦ, definito al par. 7.4.4.1.2 del DM 17/01/2018, relativamente ad una direzione del sisma, come

dove q0 è il fattore di comportamento base, Tc è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello spettro e T1 è il periodo proprio fondamentale della struttura.

La norma propone anche una relazione, usualmente conservativa per le strutture in c.a., tra il fattore di duttilità in spostamento μd, definito al par. 7.3.3.3, e il fattore di duttilità in curvatura, secondo la quale è

(19)

#Strutture

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applicando l’espressione appena proposta alle [7.3.9], che lo definiscono, si per-viene alla domanda di duttilità allo SLV, coincidente con quella allo SLC a meno del fattore 1.2 e della presenza di q al posto di q0. Il fattore q può essere più basso del valore di q0, in quanto risente anche delle irregolarità dell’edificio; l’Eurocodice 8, alla nota al par. 5.2.3(3) sottolinea che, essendo μΦ un valore locale, può essere non prudente calcolare una domanda inferiore per effetto delle non regolarità globali dell’edificio, pertanto indica q0 come valore prudenziale da usare. Ne consegue che: • utilizzando il fattore base q0 al posto del fattore di comportamento q

nell’espressio-ne di μd, in accordo alle indicazioni dell’EC8;

• ricordando che il paragrafo 7.3.6.1 prescrive che la capacità in duttilità sia almeno pari “a 1,2 volte la domanda in duttilità locale, valutata in corrispondenza dello SLV, nel caso si utilizzino modelli lineari”;

si può concludere che la capacità di duttilità allo SLV andrà confrontata direttamen-te con le espressioni sopra riportadirettamen-te, ricordando che, così operando, Tc assume il significato di periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello spettro SLV.

Dalla 7.3.3.3 si può anche dedurre il valore massimo per la domanda di duttilità, di nuovo nell’ipotesi di utilizzare il fattore base q0 al posto del fattore di comportamen-to q. Risulta quindi il limite seguente, significativo in particolar modo per strutture che presentano periodi fondamentali bassi:

μΦ ≤ 10 · q0 -1

Diagramma momento curvatura per sezione rettangolare, dove la deformazione ultima è relativa alla riduzione del 15% della massima resistenza a flessione, come prescritto dal DM 2018: nessuno

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#Architettura

Design monolitico e cemento faccia vista

per il Foro Boca – Rojkind Arquitectos

Roberta Valli - Architetto, redazione INGENIO

Un’imponente composizione di volumi puri in calcestruzzo, dei veri e propri monoliti in cemento armato faccia a vista sulla cui superficie si legge chiaramente la trama dei pannelli disposti in diagonale a formare un pattern materico-decorativo: è il Foro Boca, la sala da concerti affacciata sull’oceano progettata da Rojkind Arquitectos per ospitare l’Orchestra Filarmonica di Boca del Rio, in Messico.

Una sorta di titanica scogliera in cemento, frastagliata come la parete rocciosa an-tistante che effettivamente emula; l’edificio è costituito da immensi blocchi carat-terizzati da facce diversamente inclinate, uno dei blocchi è sollevato dal terreno determinando una tettoia a sbalzo a protezione dell’ingresso che si estende fino a coprire parte di nuova piazza pubblica.

La nuova piazza è protetta da un lato dall’aggetto dell’edificio ed è delimitata verso l’oceano da una frastagliata parete in cemento che ripropone l’andamento della sco-gliera sottostante offrendo viste mozzafiato; il tema della costa frastagliata continua nella pavimentazione costituita da una serie di bassi gradoni, quasi una piattaforma

Considerando la posizione del progetto sul mare e l’esigenza di mantenere inalterati nel tempo il colore e la texture della facciata, è stato progettato un calcestruzzo spe-ciale, un prodotto esclusivo per Foro Boca, che ha unito le caratteristiche estetiche del colore e della finitura del rivestimento in calcestruzzo scelto dai progettisti con quelle specificatamente tecniche per aumentare la durata delle strutture nelle aree costiere ad alta concentrazione di agenti aggressivi come solfati e cloruri.

Il Foro Boca è la prima sede permanente della Orchestra Filarmonica di Boca del Rio un’organizzazione nota per la sua eccellenza musicale e il suo importante pro-gramma filantropico, che fornisce educazione corale e orchestrale dopo scuola ai bambini della fascia a basso reddito della città.

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#Architettura

“La posizione del Foro Boca intende ar-ticolare la dinamica della parte centrale della città con il viale costiero e ha l’o-biettivo di funzionare come catalizzato-re urbano in grado di rivitalizzacatalizzato-re un’a-rea attualmente degradata”.

Per questo è parte integrante del pro-getto anche la riqualificazione dello spa-zio pubblico circostante, con la trasfor-mazione del molo in uno spazio ludico

e la creazione di una piazza antistante l’auditorium in cui si terranno eventi all’aperto connessi all’attività del Foro Boca; la Filarmonica ha già iniziato a proiettare film e concerti sulle immense facciate dell’edificio.

(22)

all’avanguar-#Architettura

ottica e meccanica teatrale. Viene considerata come uno spazio per musica classica, tradizionale e pop e ospita un pubblico di 966 persone, avendo anche la possibilità di ospitare spettacoli di danza o opere teatrali, così come il cinema.

ùInoltre, una sala più piccola (150 spettatori) può servire per concerti da camera, cinema e presentazioni di danza contemporanea.

L’interno della sala da concerto mostra l’accostamento di pareti rivestite in legno e pareti in cemento faccia vista che ripropongono la texture della facciata esterna. La parte posteriore dell’area è composta da sale prova per percussionisti, pianisti e performer solisti, compreso uno studio di registrazione.

Presenta spogliatoi generali, per privati, ospiti e direttore della Filarmonica.

Queste aree sono state concepite per combinare la routine quotidiana dell’orche-stra con le esigenze delle altre attività, come ad esempio una performance teatrale. L’edificio presenta, inoltre, una zona uffici e una biblioteca musicale. In tutti questi spazi, il Foro Boca sarà in grado di offrire workshop, corsi e organizzare festival.

alle sale; tra le piattaforme che lo compongono, gli spazi sono progettati in modo che i concerti solisti e da camera, performance di danza e spettacoli teatrali possano es-sere tenuti contemporaneamente.

L’ultimo piano dispone di una terrazza con vista su fiume e mare. L’edificio ha anche una caffetteria e un ristorante.

Dall’esterno, con i suoi volumi che rievocano i blocchi frangiflutti in cemento rein-terpretati ad una nuova scala, il Foro Boca richiama in qualche modo iconici centri culturali brutalisti tipo il National Theatre di Londra (1976).

Che si tratti di “new brutalism” o di sperimentazione di modellazione volumetrica e tattile del cemento, sicuramente la vista dell’edificio stagliata sull’oceano procura una piacevole sorpresa architettonica determinando un particolare contrasto con l’architettura storica della vicina Veracruz.

immagini: www.dezeen.com

(23)

#Pavimentazioni

Calcestruzzo, istruzioni per l’uso:

camminamenti, marciapiedi e vialetti

Fabio Bellantoni - Direzione Esercizio e Nuovi Impianti

Normalmente li possiamo descrivere come opere esterne, a sviluppo orizzon-tale o in pendenza, non propriamente strutturali ma comunque tanto resistenti da sopportare il traffico pedonale. Ge-neralmente sono rivestite da un tappe-tino di usura, differenziandosi dai mas-setti architettonici, stampati, drenanti che descriveremo in un’altra scheda. Opere simili ma carrabili (piazze, strade secondarie, parcheggi, vialetti) oppure pedonali ma con calcestruzzi lasciati a vista, hanno alcuni aspetti in comune con le opere in oggetto ma anche molte differenze, quindi le tratteremo a parte.

Un calcestruzzo lontano dalla vista, lontano dal cuore

Il caso più frequente è che un marciapiede sia costituito da una lastra in zo senza armature, larga fino a un paio di metri e lunga fino a quando c’è calcestruz-zo nella betoniera.

Lo spessore è variabile perchè devono essere annegate tubazioni, scarichi, tom-bini quindi gli spessori possono tranquillamente spaziare dai 5 ai 20 centimetri. Se un’opera del genere rimanesse a vista, evidenzierebbe tutte i suoi difetti ma invece viene rivestita o comunque coperta.

Gli unici problemi visibili rimangono quelle fessure e cedimenti che sono causati da problemi nel sottofondo e che un calcestruzzo quasi sempre povero, utilizzato male e non armato non può riuscire a contrastare.

Alcuni semplici ed economici accorgimenti aiutano queste opere, di minore impor-tanza ma pur sempre diffusissime.

Consistenza e resistenza del calcestruzzo

viene opportunamente costipato ma, purtroppo, l’utilizzo dei vibratori durante questi getti non è così frequente. Richiedere una consistenza corretta limita i danni di una vibrazione scarsa o assente e contrasta il rischio di aggiunte d’acqua che minereb-bero ulteriormente le resistenze in opera.

La stesura manuale di un marciapiede richiede una consistenza S5, al limite S4 in caso di pendenze.

Diametro massimo dell’aggregato

Il diametro massimo dipende, come sempre, dagli spessori a disposizione.

Per queste opere, in caso di presenza di svariate tubazioni e servizi, passare a diametri inferiori al 30 (20 mm, 10 mm, etc) è una strada semplice e di facile esecu-zione per facilitare il getto.

Già oggi più della metà di queste opere vengono realizzate con diametri massimi ridotti.

Classe di esposizione e durabilità dell’opera

Queste opere non hanno in generale parti esposte o a vista e non sono quasi mai armate, quindi l’argomento durabilità spesso non viene preso in considerazione dai progettisti anche se l’utilizzo di calcestruzzi durabili, quindi con prestazioni mecca-niche migliori, contribuirebbe alla buona esecuzione e alla loro durata nel tempo anche per queste opere.

Tempo di scarico e mantenimento della consistenza

Lo scarico di una betoniera, visti gli spessori ridotti e quasi mai superiori ai 20-30 cm, viene rallentato dalle operazioni di stesura manuale e finitura a quota da parte delle maestranze.

Mediamente ciò porta a tempi di scarico in cantiere vicini all’ora di tempo dal mo-mento di arrivo in cantiere. Il calcestruzzo utilizzato dovrà mantenere la propria consistenza almeno per lo stesso tempo.

Dal cantiere: numeri per pensare

1 su 3

Al contrario di ciò che si pensa, questo tipo di opere non vengono messe in opera sempre con scarico diretto.

Circa il 35% delle betoniere per queste destinazioni saranno pompate.

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#Pavimentazioni

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30%

Sia negli scarichi diretti che in quelli con pompa, sono circa il 30% le betoniere che resteranno in cantiere più di 60 minuti prima di poter concludere i loro scarichi. Il tempo medio di permanenza in cantiere (dall’arrivo alla fine dello scarico) è, in entrambi i casi, prossimo ai 60 minuti.

60%

Sono il 60% del totale le betoniere destinate a queste opere che trasportano calce-struzzi con diametri massimi minori del classico 30 mm.

Nella maggior parte di questi casi il diametro massimo richiesto è il 20 mm.

90%

In più del 90% dei casi la classe di consistenza richiesta è S4 o S5.

La classe di consistenza S4 è utile nei casi di pendenza non leggera mentre in tutti gli altri casi la soluzione più rapida da mettere in opera e con minori problematiche è sicuramente l’S5.

15,2 m3/getto

I getti pompati di queste opere hanno mediamente un’estensione un po’ maggiore e si aggirano intorno ai 15 m3. Con questa quantità si possono realizzare, per

esem-pio, piazzali anche di un centinaio di m2 oppure 30÷50 m di marciapiedi.

Questi getti terminano mediamente in poco meno di 2 ore.

9,3 m3/getto

I getti con scarico diretto portano a volumi più piccoli (circa il 40% in meno). In gene-re si tratta di opegene-re come marciapiedi e vialetti per lunghezze dai 20 ai 40 m.

Il getto è generalmente costituito dallo scarico di una sola betoniera che completa le proprie operazioni in circa un’ora dall’arrivo.

(25)

#Pavimentazioni

Opere in calcestruzzo: puntare all’impermeabilità

per salvaguardare la durabilità

Silvio Cocco - Tekna Chem

La redazione di inCONCRETO ha in-contrato il geom. Silvio Cocco per sapere di più sulla salvaguardia del-la durabilità delle opere realizzate in calcestruzzo, cercando ovviamente di ridurre al minimo gli interventi di ma-nutenzione. E abbiamo approffittato dell’intervista per sapere qualcosa di più delle attività di Tekna Chem e sulle pavimentazioni continue.

Redazione: In un paese come quello italiano in cui le più importanti opere sono state realizzate da diversi decen-ni il tema della durabilità e della manu-tenzione è molto importante. Cosa ne pensa a riguardo?

Silvio Cocco: “Le manutenzioni sono legate principalmente al lavoro fatto male a

monte, indipendentemente dall’età dell’opera. Spesso si cerca dove trovare fondi per il debito nazionale ma nessuno guarda all’economia che si può ottenere dalla riduzione dei costi sulle manutenzioni delle opere pubbliche malfatte. Si fa spesso il riferimento alle opere dell’antica Roma, giunte fino a noi quasi intatte, mentre le no-stre autostrade ancor prima dell’inaugurazione sono già oggetto di importanti lavori di manutenzione. Forse la semplice attenzione alla qualità dell’esecuzione evite-rebbe tutti quei costi generando forti economie. In questi ultimi mesi ho girato l’Italia tenendo dei seminari dal titolo “Il calcestruzzo può essere eterno”.

Non si è trattato di un semplice slogan. Il calcestruzzo può essere eterno, come le opere romane. Sarebbe sufficiente soltanto la conoscenza delle motivazioni per le quali la sua eternità è minata per poter porre fine a questo stato di cose.

Tutta l’esperienza, la ricerca, le conoscenza ci ha permesso di affrontare il problema alla base ricollegandolo direttamente alle motivazioni che hanno reso indistruttibili le costruzioni romane ovvero eliminare per quanto possa essere possibile la presenza di calce libera all’interno del calcestruzzo ma non sarebbe stato sufficiente, senza occuparsi oggi di renderlo impermeabile e conferirgli una stabilità dimensionale

vista l’enorme presenza nell’atmosfera di agenti aggressivi come la CO2, solfati, cloruri, e altro. Ambiente, che ai tempi dei romani, non era così inquinato.

Redazione: Quindi la soluzione sta nella scelta del giusto additivo?

Silvio Cocco: “AeternumCal non è un additivo ma un rigido protocollo, imperniato su

una precisa ricetta di un compound che, non consideriamo assolutamente un additivo ma una molteplicità di additivi resi funzionali, opportunatamente proporzionati e tenuti insieme al fine di poter operare all’unisono e condurci a risultati impensabili e tutt’ora di difficile comprensione “dai più”. AeternumCal è un calcestruzzo a permeabilità zero, stabilità volumetrica eccezionale, resistenze raddoppiate a parità di dosag-gio di cemento, elevata compattezza e quindi massa volumica, completa assenza di calce libera sia in fase di breve stagionatura come in fase di avanzata maturazione,

lavorabilità superiore al S5 in assenza di bleeding, con R a/c che non superano lo 0,43. La conseguenza a tutto ciò non può essere che un risultato: l’AeternumCal.”

Redazione: Ma il calcestruzzo eterno, l’AeternumCal può essere prodotto da tutti?

Silvio Cocco: “Sì! Anzi, deve essere prodotto da tutti! Ma per far questo bisogna

cam-biare un piccolo enorme concetto. Per fare un buon calcestruzzo è necessario: aggrega-ti, cemento, acqua e additivo; per fare un cattivo calcestruzzo è necessario: aggregaaggrega-ti, cemento, acqua e additivo. Come vedete con gli stessi ingredienti si possono ottenere due risultati contrapposti, questo perché manca l’elemento essenziale: il saper fare.

Elemento che sposta l’ago della bilancia dall’estremo negativo all’estremo positivo. Il sa-per fare dev’essere inteso a 360°, è scontato quindi che in questo sasa-per fare interviene la conoscenza approfondita dei componenti, dei macchinari (di produzione e di posa in opera) e delle condizioni ambientali del momento in cui viene prodotto il calcestruzzo. Va da se che queste conoscenze vanno completate nel saperle coniugare insieme e non ci può accontentare di conoscenze superficiali pressapochistiche. È proprio per quest’ul-timo motivo che su tutti i getti di AeternuCal, soprattutto all’inizio, esigo la presenza del

laboratorio mobile dell’IIC (Istituto Italiano per il Calcestruzzo) presenza sia nei cantieri Tensofloor come nei cantieri dei nostri clienti, e solo dopo aver avuto la certezza che

la produzione procede secondo quanto previsto dal nostro protocollo, possiamo lasciare la produzione in mano del

no-stro cliente. PROSEGUI LA LETTURALINK all’articolo completo

24h 24h PREPARAZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE AGGIUNTA DI ACQUA STESURA ROTTURA DELLA SUPERFICIE SPOLVERO TRADIZIONALE

AETERNUM PLATE SPOLVERO

FORMAZIONE DI MICRO-LESIONI

TOTALE ASSENZA DI MICRO-LESIONI

NON RICHIEDE

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ma di giunzione, ciò si concretizza in un risparmio in termini economici e di tempo di installazione.

Il ponte centrale del giunto K Mall è so-stenuto da uno speciale supporto, stu-diato per dare maggiore capacità di carico all’intero sistema anche in caso

di elevati movimenti delle strutture. Il giunto K Mall rispetta i requisiti di ca-rico d’esercizio previsti per gli ambienti ad uso commerciale indicati nella

spe-cifica tabella 3.1.II delle NTC2018.

Particolare attenzione è stata data all’aletta di sotto-pavimentazione,

che spesso complici installazioni trop-po frettolose, può causare la rottura delle piastrelle in concomitanza dei punti di fissaggio della stessa. Per ov-viare a questo potenziale rischio è sta-ta disegnasta-ta un’innovativa aletsta-ta rivolsta-ta

verso l’interno, per evitare qualsiasi interferenza con la pavimentazione superficiale. La serie K Mall comprende anche la versione K MALL 1 mono-laterale con un impat-to estetico ridotimpat-to che consente di alternare la versione

piana ed angolo senza soluzione di continuità estetica e

#Pavimentazioni

Giunti strutturali molto larghi e con ampi

movimenti nei centri commerciali

TECNO K GIUNTI

Giunti strutturali K MALL per grandi strutture

Spesso nella progettazione di grandi strutture ad uso commerciale, essendo neces-sario realizzare strutture di grandi dimensioni per rispettare le normative sismiche, vengono correttamente inseriti giunti strutturali caratterizzati da importanti lar-ghezze e movimenti.

La serie di sistemi di giunzione K Mall è stata progettata con l’obiettivo di

soddi-sfare i requisiti di queste sempre più comuni casistiche.

La gamma copre giunti strutturali fino a 600 mm e movimenti fino a +/- 100 mm; il sistema K Mall si distingue dai principali sistemi per giunti di dilatazione a parità di larghezza del giunto per alcuni dettagli tecnici.

Una prima caratteristica è l’altezza regolabile, grazie a questo accorgimento è

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