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volume 20, numero 3, 2005 Microbiologia Medica 202

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DIAGNOSI DELL’INFEZIONE DA CITOMEGALOVIRUS UMANO (HCMV) IN TRAPIANTATI RENALI

Bergallo M., Merlino C., Costa C., Mantovani S., Sidoti F., Baro S., Negro Ponzi A., Cavallo R.

Dip. di Sanità Pubblica e Microbiologia, SCDU Virologia, Università di Torino

L’infezione da HCMV nel trapianto d’organo rappresenta un grave problema. E’ stata descritta un’ampia varietà di mani-festazioni cliniche conseguenti all’infezione, ed inoltre l’HCMV può infettare l’organo trapiantato e causare disfun-zione d’organo. L’inizio della terapia antivirale specifica è di solito basato sulla sintomatologia clinica e sulla rapidità della diagnosi di laboratorio. Attualmente, oltre all’isola-mento rapido in shell vial (viremia), il metodo più comune-mente impiegato per dimostrare l’infezione attiva da HCMV è la dimostrazione diretta di antigeni virali specifici nei leu-cociti circolanti, nelle biopsie o nelle cellule da lavaggio broncoalveolare. In particolare, la antigenemia-pp65 da gra-nulociti polimorfonucleati (PMNL) è un test quantitativo rapido e accurato. Nel presente lavoro, abbiamo studiato l’in-fezione da HCMV in 41 pazienti portatori di trapianto rena-le [28 maschi e 13 femmine; età media 52 anni (+/- 10,8); tempo medio dal trapianto 90 giorni (range 20-120 giorni)].) quantificando la carica dell’HCMV-DNA nel sangue perife-rico mediante PCR quantitativa-competitiva (QC-PCR) messa a punto nel nostro laboratorio, correlandola con l’an-tigenemia-pp65, la viremia, ed un’altra tecnica molecolare, rappresentata dalla ricerca diretta degli m-RNA tardivi virali nel sangue periferico mediante Nucleic Acid Sequence-Based Amplification (NASBA) che dimostra l’attività tra-scrizionale del virus e quindi l’infezione attiva. Come atteso, è risultato che a valori di antigenemia-pp65 più elevati (>10 cellule positive/2x105 PMNL) e alla positività per i trascrit-ti tardivi pp67 rilevatrascrit-ti mediante NASBA, sono significatrascrit-tiva- significativa-mente correlati valori elevati di HCMV-DNA (carica media: 3,77x106 genomi/ml, p=0,021; e 8,61x105 genomi/ml, rispettivamente, p=0,005). Non è stata invece rilevata corre-lazione statisticamente significativa (p=0,177, n.s.) tra il n° di genomi e la positività alla viremia, ma ciò può essere spie-gato dal minor riscontro di risultati positivi per la viremia (8/41), sia a causa della difficoltà nel dimostrare l’infettività virale, sia per il fatto che i soggetti con antigenemia positiva vengono subito trattati con ganciclovir che inibisce la repli-cazione virale.

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