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IL PINO D’ALEPPO NELL’ARBORICOLTURADA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO.UN CASO DI STUDIO: L’AZIENDA MAZZONE (COSENZA)

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– I.F.M. n. 4 anno 2007

FRANCESCA GENTILE (*) - VITTORIA MENDICINO (**) GIULIANO MENGUZZATO (***) - LUCA PELLE (****)

IL PINO D’ALEPPO NELL’ARBORICOLTURA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO.

UN CASO DI STUDIO: L’AZIENDA MAZZONE (COSENZA)

La realizzazione di impianti con specie forestali rappresenta un significativo momento di recupero di terreni agricoli marginali e consente di produrre biomassa e, al contempo, di migliorare i suoli e creare soluzioni di continuità nel paesaggio agrario. La coltivazione di specie forestali per la produzione di legno configura un sistema bio-ecologico di tipo agrono- mico, caratterizzato da algoritmi colturali intensivi e dalla reversibilità della coltura.

Il presente studio analizza un intervento di arboricoltura da legno a scala aziendale in ambiente mediterraneo, realizzato negli anni ottanta nell’Azienda Mazzone nell’alto Ionio Cosentino (Calabria).

Vengono analizzati i risultati ottenuti alla fine del turno previsto dal piano di gestione.

Parole chiave: rimboschimento; arboricoltura da legno; pino d’Aleppo; biomassa; produzione.

Key words: afforestation; arboriculture; Aleppo pine; biomass; yield.

1. P REMESSA

L’arboricoltura da legno basata sull’impiego di specie a rapida crescita, indigene ed esotiche, costituisce il mezzo più efficace per ottenere elevate produzioni di legno in tempi relativamente brevi (C IANCIO et al., 1992a). Si tratta di una attività che si è sviluppata in modo estremamente energico negli ultimi decenni come conseguenza della domanda sempre crescente di legname da parte dei paesi più industrializzati. Una richiesta che, per le sue dimensioni, non può essere soddisfatta attraverso la tradizionale gestione dei boschi. Questa sua diffusione è stata anche favorita da una serie di fat-

(*) Dottoranda in Ecologia Forestale, Università della Tuscia - Viterbo.

(**) Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali, Università di Reggio Calabria.

(***) Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali, Università di Reggio Calabria.

(****) Dottorando in Gestione Sostenibile dei Sistemi Agrari e Forestali in Ambiente Mediterra-

neo, Università di Reggio Calabria.

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tori contingenti, quali i contributi concessi dallo Stato e dalla Comunità Europea.

In molti casi gli interventi di arboricoltura da legno mediante l’impie- go di specie forestali, sebbene destinati esclusivamente alla produzione di legno, hanno assunto valenze che vanno ben al di là di quelli che sono gli obiettivi tipici di questa attività. In un momento di grande cambiamento nel settore agricolo e di riforma della Politica Agraria Comunitaria, per le caratteristiche intrinseche e per la molteplicità delle soluzioni tecniche potenzialmente applicabili, l’arboricoltura da legno può spesso corrispon- dere alle esigenze di riassetto dell’ordinamento produttivo in termini di diversificazione delle produzioni aziendali, di recupero produttivo di terre- ni dotati di una discreta fertilità e altrimenti lasciati incolti (B AGNARESI , 2000).

Queste motivazioni oggi assumono un significato ancora maggiore di fronte alle proposte avanzate dall’Unione Europea in tema di Politica Agri- cola Comune, relativamente al set-aside obbligatorio decennale, che ampliano notevolmente la disponibilità di aree idonee a interventi di arbo- ricoltura da legno contribuendo a perseguire, in modo significativo, gli obiettivi fissati nel Protocollo di Kyoto e quelli connessi alla produzione di biomasse utilizzabili, oltre che per gli usi più tradizionali (cellulosa, pannel- li, ecc.), anche per quelli energetici.

Si prospetta, pertanto, l’opportunità di estendere, in modo considere- vole, l’area di possibile coltivazione di specie forestali fuori foresta, non limitandosi più alle superfici fino a ora interessate dall’arboricoltura da legno, rappresentate prevalentemente dalle aree marginali all’agricoltura, spesso, da tempo non più sottoposte a coltura.

Questi interventi si integrano perfettamente in quello che è il paesag- gio circostante e potrebbero rappresentare un momento di discontinuità nella monotonia delle monocolture attuate su ampie superfici; contribui- scono a variare il paesaggio creando scenari diversi; originano nuovi habitat e, conseguentemente, aumentano la biodiversità, anche attraverso la costi- tuzione dei veri e propri corridoi ecologici; concorrono a differenziare la produzione dell’azienda ottimizzando situazioni non particolarmente favo- revoli per le colture agrarie; sono in grado di difendere, conservare e migliorare i suoli, eventualmente, valorizzabili in futuro ancora una volta dalle colture agrarie; offrono più durature possibilità di impiego di mano- dopera.

Alla luce di questi possibili scenari è di fondamentale importanza defi-

nire, soprattutto nell’ambiente mediterraneo, le reali possibilità di impiego

delle specie forestali negli interventi di arboricoltura da legno. A questo

riguardo le conoscenze non sono particolarmente numerose e per lo più

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sono limitate all’impiego di specie esotiche. In Italia gli studi hanno interes- sato piantagioni di eucalitti, di pino insigne e di douglasia. Mancano indica- zioni sul possibile impiego dei pini mediterranei.

«L’area dell’arboricoltura da legno, dunque, si è ampliata e tende ulte- riormente ad ampliarsi» a seguito della sempre più evidente riduzione delle superfici destinate alle colture agricole tradizionali, che possono essere ade- guatamente utilizzate mediante l’arboricoltura da legno. In tal modo è pos- sibile conseguire molteplici finalità: «si aumenta considerevolmente la pro- duzione legnosa e, di conseguenza, si attenua la pressione sui boschi esi- stenti; si valorizzano i fattori naturali di produzione; si consegue una coper- tura arborea di interesse ambientale e paesaggistico;» (C IANCIO , 1989;

1998; C IANCIO et al., 1981; 1992b).

Nell’ottica quindi di incrementare le conoscenze di base sulla possibi- lità di impiego di specie forestali indigene a rapida crescita in un contesto caratterizzato da condizioni climatiche di tipo marcatamente mediterraneo, si è ritenuto opportuno esaminare i risultati ottenuti in una piantagione di arboricoltura da legno con pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) realizzata nel secolo scorso, all’inizio degli anni ottanta, dalla Cassa per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno, nell’alto Ionio cosentino in Calabria nell’am- bito degli interventi promossi dal Progetto Speciale 24 nell’azienda Mazzo- ne in provincia di Cosenza.

2. L’ AREA DI STUDIO

L’azienda Mazzone è ubicata nel Comune di Castroregio (CS) e ricade nel bacino idrografico della fiumara del Ferro. Si sviluppa tra le quote di 345 e 588 m. Presenta una forma quasi rettangolare ed è delimitata a orien- te dal Canale della Farneta e a occidente da quello del Ferro (Figura 1). In linea d’aria dista poco più di 14 Km dal mare (Figura 2).

La maggior parte della superficie (68,5%) presenta pendenze compre- se tra 20 e 40%; le aree con valori inferiori a 20% e superiori a 40 sono limitate e rispettivamente, interessano il 14,24% e il 17,29% del totale.

(Figura 3).

Le esposizioni prevalenti sono quelle ad est nel settore centro-meridio- nale dell’azienda e a nord in quello settentrionale (Figura 3).

Complessivamente ha una superficie di 66.60.00 ettari (Tabella 1).

2.1 Condizioni climatiche

Le condizioni climatiche generali dell’area sono quelle tipiche del

clima temperato caldo, varietà con estate calda e molto siccitosa ( DE P HI -

(4)

Figura 1 – Azienda Mazzone. Distribuzione delle superfici in classi altimetriche.

– Mazzone Farm. Areas distribution in altimetric classes.

Figura 2 – Azienda Mazzone. Inquadramento geografico dell’area di studio.

– Mazzone Farm. Localization of the investigated area.

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LIPPIS , 1937). Secondo la carta delle isoiete elaborata da C IANCIO (1973), le precipitazioni superano di poco a 600 mm annui e manifestano una marca- ta variabilità da un anno all’altro. Per il 70%, sono concentrate nel periodo autunno-invernale, mentre in estate non superano il 10% del valore com- plessivo. Il periodo siccitoso è compreso tra maggio e settembre/ottobre (A RAMINI et al., in corso di stampa).

Sulla base delle regressioni proposte da C IANCIO (1973) la temperatura media annua, alle quote tra 400 e 500 m, altitudini cui si trova la maggior parte delle piantagioni di pino d’Aleppo, è 15°C; quella del mese più fred- do (gennaio) 7°C, con minimi assoluti inferiori anche a -7°C e una media della temperature minime annue di -3°C; quella del mese più caldo (agosto) è 24°C, con massimi assoluti di oltre 40°C e una media delle temperature

Figura 3 – Azienda Mazzone. Carta delle pendenze (a sinistra) e Carta delle esposizioni (a destra).

– Mazzone Farm. Slope chart (left) and exposure chart (right).

Tabella 1 – Azienda Mazzone. Quadro riassuntivo delle superfici.

– Mazzone Farm. Surfaces summary report.

Uso del suolo Anno di impianto Superficie (ettari)

Piantagioni di pino d’Aleppo 1979/80 26.52.20

1980/81 28.50.25

Pineta naturale di pino d’Aleppo – 7.43.55

Macchia mediterranea – 3.41.00

Oliveto – 0.73.00

Totale 66.60.00

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massime annuali di 36°C. Inoltre, nei primi mesi dell’anno non sono infre- quenti le gelate.

Dal punto di vista fitoclimatico l’area è ascrivibile alla sottozona calda del Lauretum, II tipo, di Pavari, corrispondente alla fascia termo-mediterra- nea di Quezel.

2.2 Geologia e morfologia

Limitatamente all’area di studio i tipi litologici sono rappresentati, pre- valente, da una alternanza regolare di arenarie e calcareniti grigie, marne verdi e grigio-verdi, argille siltose plastiche grigie e giallastre, silts in strati sottili e calcare marnoso (C ASSA PER IL M EZZOGIORNO , 1970). Inoltre, in prossimità del Canale del Ferro, si riscontrano anche affioramenti di una formazione conglomeratica, grossolana alla base e sempre più flyschoide verso l’alto, a prevalenza di arenarie e marne (ARSSA, 2003). Il complesso presenta in genere una discreta resistenza all’erosione e una permeabilità complessiva da media a bassa. Localmente si possono verificare fenomeni franosi anche notevoli.

La presenza di flysch argilloso-calcareo ha generato forme piuttosto dolci, con versanti da debolmente a moderatamente acclivi, ma con aspetti superficiali piuttosto caotici legati alla caratteristiche di tipi litologici e al diverso comportamento meccanico dei litotipi affioranti. In corrispondenza di formazioni litologiche compatte e tenaci quali i calcari, a seguito dell’infiltra- zione delle acque di ruscellamento superficiale, si creano condizioni che fa - voriscono lo scivolamento dei sedimenti argillosi sovrastanti (ARSSA, 2003).

2.3 Pedologia

I suoli presenti nell’area oggetto di studio si possono distinguere in due tipologie legate essenzialmente alle caratteristiche delle stazioni dove si sono formati. Una prima, scarsamente rappresentata in termini di superfi- cie, comprende le zone più prossime ai corsi d’acqua dove i suoli sono rife- ribili al sottordine dei Fluvents secondo la Soil Taxonomy e ai Fluvisols secondo la Classificazione Europea. Lungo il profilo presentano tessitura variabile, franco sabbiosa o sabbiosa franca, comunque piuttosto grossola- na, con presenza di orizzonti scheletrici a testimonianza dell’elevata energia di trasporto degli impluvi. Hanno reazione subalcalina o alcalina e presen- tano una elevata conducibilità idraulica mentre la capacità di ritenuta idrica è tendenzialmente bassa. Come bassa è anche la capacità di scambio ionico.

La maggior parte dell’area è caratterizzata da suoli riferibili agli Eutru-

depts tipici secondo la Soil Taxonomy e ai Calcaric Cambisols secondo la Clas-

sificazione Europea. Si tratta generalmente di suoli moderatamente profondi,

con scheletro comune e con tessitura franca in tutti gli orizzonti. Il contenuto

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di sostanza organica è elevato negli orizzonti più superficiali e diminuisce in modo abbastanza regolare con la profondità. La capacità di scambio cationi- co è elevata e il pH è generalmente superiore a 8. Sono caratterizzati da una permeabilità moderata e da un buon drenaggio interno (ARSSA, 2003).

3. G LI INTERVENTI DI FORESTAZIONE PRODUTTIVA

Al momento dell’intervento della Calfor, dove le condizioni di morfolo- gia erano sufficientemente favorevoli per la lavorazione del suolo, l’ordina- mento colturale era basato sulla coltivazione estensiva del frumento. Nella parte centrale dell’azienda, su un’area di circa 5 ettari, pari all’8% della superficie complessiva, c’era un piccolo bosco a prevalenza di pino d’Aleppo, misto a pochi esemplari sparsi di roverella (Quercus pubescens Willd.) e con un denso sottobosco di specie arbustive tipiche dell’ambiente mediterraneo.

Particolarmente diffusi erano i cisti (Cistus ss.pp.), il ginepro coccolone (Juni- perus macrocarpa S. e S.), la ginestra spinosa (Calicotome infesta (Presl) Guss.), il lentisco (Pistacia lentiscus L.), l’alaterno (Ramnus alaternus L.), l’i- nula viscosa (Inula viscosa (L.) Aiton), ecc. Sempre in questa zone c’erano anche case coloniche, oggi diroccate, in prossimità delle quali era presente un piccolo oliveto (Olea europea L.) e un vigneto, attualmente quasi scomparso.

Il resto del territorio aziendale era soggetto a pascolamento.

Nel periodo compreso tra l’autunno del 1979 e la primavera del 1981, la Calfor con i finanziamenti del Progetto Speciale n° 24 della Cassa per il Mezzogiorno, ha attuato sul territorio aziendale, con esclusione della parte già boscata, un intervento di arboricoltura da legno che ha comportato una radicale trasformazione dell’ordinamento colturale con il passaggio da una gestione basata sulle colture agrarie a una legata alla coltivazione del pino d’Aleppo.

La morfologia piuttosto dolce del territorio ha permesso l’adozione di un modulo colturale sofisticato, tipico dell’arboricoltura da legno, basato su una aratura andante profonda (80/100 cm) e su un sesto di impianto in quadrato con distanza fra le piante di 2,50 m.

Prima di procedere alla lavorazione del suolo, per consentire un facile

e rapido accesso dei mezzi meccanici per gli interventi previsti dal modulo

colturale (preparazione del suolo, messa a dimora delle piantine, cure col-

turali e utilizzazione) e per consentire un rapido intervento in caso di incen-

dio, è stata tracciata una rete di piste e strade che complessivamente hanno

uno sviluppo di 4090 metri, pari a 61 metri a ettaro. Ai lati di queste infra-

strutture sono state rilasciate delle strisce di terreno (circa un metro per

parte) libere da vegetazione in modo che potessero svolgere la funzione di

fasce parafuoco.

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Inoltre, per evitare che incendi sviluppatisi esternamente all’azienda potessero propagarsi al suo interno è stata realizzata una fascia parafuoco lungo gran parte del perimetro aziendale, integrata da altri viali parafoco interni in modo da evitare la formazione di complessi eccessivamente ampi.

In tutto sono stati realizzati 1330 metri di fasce e viali, utilizzabili anche come vere e proprie piste. Tutta l’azienda è stata recintata con chiudenda con pali di castagno e quattro ordini di filo spinato per un totale di 3610 m.

La piantagione è stata realizzata nel periodo autunnale in due momenti successivi. Nell’autunno del 1979 sono stati effettuati interventi su una superficie di 26.52.20 ettari e l’anno successivo su altri 28.50.25 per un totale di 55.02.45 ettari (Tabella 2). Complessivamente sono state messe a dimora 88039 piante allevate in fitocella, di un anno di età, di cui 42435 nella prima stagione e 25510 nella seconda. L’elevato valore colturale del materiale impiegato e l’accurata preparazione del terreno ha limitato le per- dite dovute a crisi di trapianto. Nei due anni successivi alla piantagione sono stati eseguiti i risarcimenti che non hanno superato il 10% delle pian- tine messe a dimora.

Inoltre, nei primi tre anni, per favorire l’accrescimento del postime e limitare la concorrenza della vegetazione infestante, sono state effettuate le normali cure colturali con mezzi meccanici. In seguito non è stato più attuato alcun intervento.

Tabella 2 – Azienda Mazzone. Piantagioni di pino d’Aleppo. Superfici e numero di piante messe a dimora e rilevate nelle singole aree.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantations. Surfaces and number of plants measured in each area.

Area Anno Superficie Piante messe Superficie Piante rilevate (numero) di impianto (ettari) a dimora (numero) rilevata (ettari) (numero)

1 1981 6.07.88 9726 0.40.63 582

2 1981 3.37.75 5404 0.18.40 259

3 1980 3.24.80 5197 0.16.13 228

4 1980 1.15.42 1847 0.12.19 163

5 1980 1.45.79 2333 0.15.50 223

6 1980 2.34.89 3758 0.19.56 270

7 1980 2.62.42 4199 0.18.25 249

8 1981 2.34.89 3758 0.11.44 160

9 1980 5.30.52 8488 0.34.75 513

10 1980 2.84.70 4555 0.11.50 165

11 1980 5.73.45 9175 0.24.56 352

12 1980 0.92.74 1484 0.11.25 166

14 1981 0.97.21 1555 0.05.50 77

16 1981 3.16.69 5067 0.13.81 211

17 1980 0.87.47 1399 0.09.50 129

Totale 42.46.62 67945 2.63.00 3.747

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Il modulo colturale adottato prevedeva il taglio raso al venticinquesi- mo anno di età. Nell’estate del 2006, alla scadenza del turno e prima del taglio raso, allo scopo di acquisire informazioni di dettaglio sulla possibilità dell’impiego del pino d’Aleppo negli interventi di arboricoltura da legno in ambiente mediterraneo, sono stati effettuati rilievi selvicolturali e dendro- auxometrici i cui risultati sono l’oggetto del presente lavoro.

4. M ETODOLOGIA DI RILEVAMENTO

La realizzazione di una articolata rete di piste e viali parafuoco prima della piantagione ha consentito la delimitazione di una serie di aree elementa- ri, di limitata superficie, che sono state la base di riferimento per tutti gli interventi effettuati durante il ciclo (piantagione, nelle cure colturali), e in occasione dei rilievi inerenti il presente lavoro. Sono state così distinte 20 aree, con superficie variabile tra 0.20.25 e 6.07.88 ettari. In questa ricerca non è stato preso in considerazione il bosco naturale di pino d’Aleppo e le aree n° 13, 15, 18, 19 e 20, recentemente percorse da un incendio (Figura 4).

Figura 4 – Azienda Mazzone. Distribuzione delle aree elementari all’interno dell’Azienda.

– Mazzone farm. Distribution of the basic areas.

(10)

Complessivamente i rilievi hanno interessato 15 aree con una superfi- cie di 42.46.62 ettari, pari al 77% della superficie interessata dalla pianta- gione e al 64% di quella totale dell’azienda. In totale sono state rilevate 88 file su una superficie di 2.63.00 ettari pari al 4,8% della superficie impian- tata e al 6,2% di quella rilevata. Sono state misurate 3747 piante pari all’89% di quelle vive nelle aree elementari considerate. Più in particolare 64 file e il 73% delle piante misurate, hanno interessato gli impianti realiz- zati nella stagione 1979-80; le altre 24 file, con il 27% delle piante misurate, in quella successiva (Tabella 2).

Per l’acquisizione delle informazioni relative alle caratteristiche selvi- colturali e dendro-auxometriche delle piantagioni di pino d’Aleppo è stato condotto un campionamento sistematico a file, con una intensità di campio- namento di una fila (unità di campionamento) ogni dieci a partire dalla quinta fila di ciascuna area. Sulla fila campione è stato misurato il diametro a 1,30 m da terra delle piante vive e rilevato il numero di quelle secche e delle eventuali fallanze. È stata, inoltre, misurata l’altezza di un congruo numero di alberi (circa il 10%), distribuiti in tutte le classi di diametro e su tutta la superficie, utilizzata per la costruzione della curva ipsometrica (Figura 5). Per il calcolo del volume è stata adottata la tavola di cubatura a doppia entrata del pino d’Aleppo elaborata in occasione dell’Inventario Forestale Nazionale Italiano (ISAFA - MAF, 1986).

L’analisi dei dati ha consentito di determinare, per ciascuna area e per tutta la superficie interessata dalla piantagione, la mortalità e il numero complessivo e a ettaro delle piante vive, il diametro e l’altezza della pianta di area basimetrica media, l’area basimetrica e il volume medio a ettaro, l’incremento medio annuo. Sulla base dei valori dell’area basimetrica media

Figura 5 – Azienda Mazzone. Piantagione di pino d’Aleppo. Curva ipsometrica.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantation. Hypsometric curve.

(11)

a ettaro calcolata a partire dai valori riscontrati nelle singole unità di cam- pionamento e del relativo errore standard con un grado di probabilità stati- ca del 95%, sono state distinte tre classi di fertilità che trovano riscontro anche nei valori misurati di altezza dominante (Tabella 3).

Tabella 3 – Azienda Mazzone. Classi di area basimetrica distinte per classi di fertilità e altezza domi- nante.

– Mazzone Farm. Basal area classes distinguished by productivity classes and dominant height.

Classe di fertilità H dom. (m) G/ha (m

2

)

buona 16,42 >36,57

media 15,51 36,56 - 33,87

scadente 14,26 <33,87

5. A NALISI DEI DATI

Complessivamente i rilievi hanno interessato una superficie di 42.46.62 ettari pari al 77% di quella interessata dalla piantagione di pino d’Aleppo.

5.1 Caratteristiche selvicolturali del soprassuolo

Il popolamento presenta una buona omogeneità su ampie superfici riconducibile alla uniformità delle condizioni ecopedologiche dell’area, all’accurata preparazione del suolo e alla qualità del postime impiegato.

I fusti del pino d’Aleppo sono diritti, privi di evidenti malformazioni ed esenti da evidenze di attacchi di agenti patogeni. La base è leggermente scia- bolata verso monte. La chioma è contenuta, ben conformata e simmetrica.

Quella verde è limitata agli ultimi palchi in alto, mentre i rami secchi arrivano fino quasi al suolo. Fino a questo momento la capacità di autopotatura è pra- ticamente nulla. I palchi risultano costituiti da un numero limitato di rami, sempre molto sottili e privi di ingrossamenti nel punto di inserzione sul fusto.

L’accrescimento in altezza è piuttosto costante nel tempo.

All’interno del popolamento si nota uno strato piuttosto spesso di let-

tiera (5-10 cm) e solo gli strati più profondi, vicini al terreno minerale si

presentano in avanzato stato di decomposizione. Manca, inoltre, qualsiasi

forma di sottobosco erbaceo e/o arbustivo. Solo in corrispondenza di pic-

coli vuoti determinati da fallanze o legati alla presenza di qualche pianta

secca si nota una certa presenza di inula viscosa e di lentisco, che diventano

particolarmente abbondanti assieme al ginepro fenicio e ai rovi in corri-

spondenza delle strade e delle piste. Lungo i margini della piantagione,

soprattutto dove il rovo è scarso, si notano evidenze di rinnovazione di

roverella e, in minor misura di leccio e dello stesso pino d’Aleppo.

(12)

5.2 Mortalità

La mortalità è stata distinta in due componenti: (i) le fallanze, ossia le piante morte nei primi anni dopo la messa a dimora e di cui non c’è più traccia sul terreno; (ii) le piante secche in piedi o schiantate ancora presenti all’interno del popolamento, la cui morte è piuttosto recente. Complessiva- mente, a livello di singole aree elementari, sulla base dei rilievi effettuati, si ha una mortalità media pari all’11% delle piante messe a dimora inizial- mente e, comunque, compresa tra 4% e 16%. Il 77% delle piante morte è da attribuire a fallanze e può essere considerata come la mortalità fisiologi- ca per le piantagioni di pino d’Aleppo in questi ambienti.

Analizzando separatamente i valori riscontrati nelle singole unità di campionamento (file) in rapporto alle differenti classi di fertilità, risulta che nella classe di fertilità buona la mortalità è stata pari al 8,% (valori estremi 2 e 23%) di cui il 6% attribuibile a fallanze; in quella media del 11% (valo- ri compresi tra 4 e 18%) di cui il 7,6% sono fallanze; in quella scadente del 12% (valori estremi 2 e 33%) e le fallanze costituiscono il 9% del totale.

Dall’esame di questi dati emerge chiaramente l’importanza della scelta della stazione, del modulo colturale e della qualità del postime quali pre- supposti per risultati positivi.

5.3 Caratteristiche dendrometriche

La densità iniziale era di 1600 piante a ettaro. Dopo 25 anni è scesa a 1423 piante a ettaro, per cui le piante vive sono l’89% di quelle inizialmen- te messe a dimora (Tabella 4). Le differenze fra le singole unità di campio- namento nell’ambito della stessa area elementare e fra le singole aree sono contenute come evidenziano i bassi valori del coefficiente di variabilità.

Nella classe di fertilità buona, per effetto di una minore mortalità, la den- sità è di 1473 piante a ettaro (92% del numero iniziale delle piante), mentre in quella media scende a 1422 (89% della densità iniziale) e in quella sca- dente a 1402 (88% di quelle messe a dimora).

La distribuzione delle piante in classi di diametro presenta il tipico andamento a campana, con un campo di variazione dei diametri compreso tra 5 e 38 cm; la maggior parte delle osservazioni (85% del numero com- plessivo) rientra nelle classi tra 12 e 24 cm di diametro (Figura 6).

Considerando le tre classi di fertilità si notano leggere differenze tra le curve di distribuzione (Figura 7).

A livello di singola area elementare il diametro medio è compreso tra 15,9 e 19,5 cm e l’altezza media tra 12,6 e 13,7 m (Tabella 5).

L’area basimetrica è, in media, 34,61 ± 2,50 m

2

ha

-1

e risulta compresa tra

28,65 e 45,82 m

2

ha

-1

; il volume a ettaro, in media 194,4 m

3

± 20,81 m

3

ha

-1

, è

(13)

compreso tra 146,2 e 287,8 m

3

. L’incremento medio annuo è 7,6 ± 0,8 m

3

ha

-1

. Questi valori sono leggermente inferiori rispetto a quelli riscontrati da A RCIDIACO et al. (2000) in impianti di 20 anni di età, realizzati in Campania con il Progetto Speciale n. 24, con un modulo colturale molto simile. Tali differenze, circa il 23% in meno di produzione legnosa, sono da attribuire principalmente alle differenti condizioni ecologiche della stazione e, in par-

Tabella 4 – Azienda Mazzone. Piantagione di pino d’Aleppo. Principali elementi dendro-auxometrici medi.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantation. Average dendro-auxometric parameters.

Media min max E.S. C.V.

piante ha

-1

1.423 1.337 1.528 13,21 4%

mortalità ha

-1

(%) 11,0 4,5 16,4 0,83 29%

Ø (cm) 17,6 15,9 19,5 0,27 6%

Hm (m) 13,1 12,6 13,7 0,08 2%

G (m

2

ha

-1

) 34,61 28,65 45,82 1,17 13%

V (m

3

ha

-1

) 194,4 146,2 287,8 10,61 21%

I.m.a. (m

3

ha

-1

) 7,6 5,6 11,5 0,42 22%

Figura 6 – Azienda Mazzone. Piantagione di pino d’Aleppo. Distribuzione delle piante in classi di diametro.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantation. Tree frequency distribution per dbh classes.

(14)

Figura 7 – Azienda Mazzone. Piantagione di pino d’Aleppo. Distribuzione normale delle piante distinta per classi di fertilità.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantation. Tree normal distribution in each productivity class.

ticolare alle caratteristiche dei suoli e al lungo e severo periodo siccitoso estivo.

Sulla base dei valori limite per le tre classi di fertilità si ha che il 27%

della superficie (15.16.83 ettari) rientra nella classe di fertilità buona, il 28% (15.22.07 ettari) in quella media e il 45% della superficie (24.63.55 ettari) in quella scadente.

La classe di fertilità buona è stata riscontrata su 28 delle 88 file cam- pionate, quella media su 20 e quella scadente su 40. Sulla base dei dati den- drometrici si osserva una differenza piuttosto evidente in termini di produ- zione tra la classe di fertilità buona e quella media e scadente (Tabella 6).

Analizzando la distribuzione normale del numero di piante in classi di diametro si ha che la moda cade nella classe di 15, 17 e 18 cm rispettiva- mente per la classe di fertilità scadente, media e buona (Figura 7).

6. C ONCLUSIONI

Gli interventi di arboricoltura da legno con l’impiego di pino d’Alep -

po realizzati dalla Calfor S.p.A. nell’azienda Mazzone possono essere consi-

(15)

Tabella 5 – Azienda Mazzone. Piantagione di pino d’Aleppo. Parametri dendro-auxometrici delle sin- gole aree rilevate.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantation. Dendro-auxometric parameters in each examined area.

Area Piante Fallanze Morte Øm Hm G/ha V/ha I.m.a.

(n°) vive/ha (n° p/ha) (n° p/ha) (cm) (m) (m

2

) (m

3

) (m

3

ha

-1

) (n°)

1 1427 65 108 17,6 13,1 34,83 195,5 7,8

2 1422 155 23 17,5 13,1 34,05 195,5 7,8

3 1408 95 97 17,8 13,2 35,07 199,2 7,7

4 1338 229 33 18,5 13,4 35,84 211,3 8,1

5 1446 120 34 18,9 13,5 40,66 252,5 9,7

6 1395 186 19 18,1 13,3 36,00 213,8 8,2

7 1401 164 35 18,8 13,5 39,00 237,1 9,1

8 1406 184 9 17,2 13 32,64 173,5 6,9

9 1495 41 64 16,2 12,7 30,81 155,2 6,0

10 1431 134 34 17,1 12,9 32,94 175,3 6,7

11 1442 111 47 17,0 12,9 32,72 170,5 6,6

12 1482 108 10 15,9 12,6 29,50 146,2 5,6

14 1370 24 206 16,3 12,7 28,65 147,6 5,9

16 1529 51 21 19,5 13,7 45,82 287,8 11,5

17 1360 178 62 16,9 12,9 30,57 154,0 5,9

Media 1423 123 54 17,6 13,1 34,61 194,4 7,6

Tabella 6 – Azienda Mazzone. Piantagione di pino d’Aleppo. Principali parametri dendro-auxometrici delle tre classi di fertilità.

– Mazzone Farm. Aleppo pine plantation. Dendro-auxometric parameters classed according to productivity classes.

Classe di Superficie File Piante/ha Ø Hm G/ha V/ha I.m.a.

Fertilità (ha) mis. (n°) (n°) (cm) (m) (m

2

) (m

3

) (m

3

ha

-1

)

buona 15.16.83 28 1473 19,1 13,5 42,38 261,3 10,1

media 15.22.07 20 1422 17,8 13,1 35,26 201,3 7,8

scadente 24.63.55 40 1402 16,5 12,7 29,98 154,2 6,0

derati come azioni di trasformazione fondiaria che hanno segnato il passag-

gio da un ordinamento colturale basato sulle colture agrarie, nelle situazio-

ni migliori e sul pascolo, in quelle meno favorevoli, ad una forestale. Le

analisi hanno evidenziato la possibilità di attuare interventi finalizzati esclu-

sivamente alla produzione di legno anche in un ambiente difficile come

quello dell’alto Ionio cosentino adottando un idoneo modulo colturale che

preveda una preparazione del terreno secondo tecniche tipiche dell’arbori-

coltura da legno e dell’aridocoltura e una corretta valutazione delle poten-

zialità della stazione e del materiale di impianto.

(16)

Nel caso dell’azienda Mazzone il pino d’Aleppo, specie circum-medi- terranea, tipica degli ambienti caldo aridi, con spiccate caratteristiche di plasticità e rusticità, ha dimostrato di poter trovare adeguata valorizzazione anche negli interventi di arboricoltura da legno in ambiente mediterraneo.

La preparazione del suolo basata sulla lavorazione andante profonda (80-100 cm), unitamente alla qualità del postime impiegato, sono certamen- te due elementi di fondamentale importanza in quanto consentono da un lato un pronto accrescimento delle piantine, in particolare dell’apparato radicale, dall’altro favoriscono la costituzione di importanti riserve idriche nel suolo a seguito della riduzione delle perdite di acqua per scorrimento superficiale e di una rapida penetrazione lungo il profilo.

Una corretta scelta delle provenienze del seme, l’adozione di sesti di impianto piuttosto stretti e l’applicazione rigorosa del modulo colturale tipi- co dell’arboricoltura da legno (C IANCIO et al., 1982-83) nelle fasi iniziali, limi- tano le perdite per mortalità e consentono di ottenere fusti di buona confor- mazione.

Gli interventi realizzati nell’azienda Mazzone non hanno rappresentato solo il passaggio da un ordinamento colturale di tipo agricolo a uno forestale, ma ne hanno anche determinato un significativo miglioramento che non potrà non proseguire e aumentare nel tempo man mano che la piantagione farà sentire sempre di più la sua influenza. Effetti positivi che si possono manifestare anche qualora si decidesse di ritornare alle colture agrarie.

Ma questi interventi hanno anche una valenza che, andando ben al di là dell’area strettamente interessata dalla piantagione, coinvolge il contesto in cui questa zona è inserita, in termini di riqualificazione del paesaggio e di miglioramento dell’ambiente nel suo complesso: si interrompe la monotonia delle colture agrarie, si ricostituiscono habitat favorevoli per la presenza della fauna selvatica che possono fungere da veri e propri corridoi ecologici, si amplia la possibilità di diffusione delle specie, si creano occasioni di lavoro e di occupazione stabile in aree marginali, spesso contraddistinte da fenomeni di spopolamento, si contribuisce a una gestione attiva, ecologicamente soste- nibile, di zone spesso soggette a gravi fenomeni di dissesto idrogeologico.

SUMMARY

Aleppo pine in arboriculture for wood production in mediterranean environment.

The Mazzone Farm (Cosenza) case study

Forest plantations can significantly contribute to the recovery of marginal

agricultural lands and to the increase of biomass production, at the same time playing

(17)

an important role in improving soil conditions and creating interruptions in agricultural landscapes. Forest species cultivation for wood production creates an agronomic type bio-ecological system, characterized by intensive cultivation algorithms and by the reversibility of the forest production cycle.

This paper analyzes a forest plantation for wood production in a Mediterranean type environment at the farm scale; the stand was planted in the ’80s in the Mazzone Farm located in the Alto Ionio Cosentino (Calabria). Results at the end of the first rotation are analyzed.

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