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LA STRUTTURA DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E LE IMPRESE

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(1)

LA STRUTTURA DELLE

ATTIVITA’ PRODUTTIVE E LE IMPRESE

Parte prima: l’attività produttiva

A.A. 2013/2014

Paola Campolucci

(2)

La struttura

L’analisi della struttura si propone di rispondere alle seguenti domande:

come vive una popolazione?

in quale modo le persone guadagnano il reddito per soddisfare i bisogni?

(3)

La struttura

Nessuno è autosufficiente: come un individuo si specializza in alcune

competenze, così in una nazione o in una regione prevalgono dei settori che la

caratterizzano.

(4)

La struttura

Comprendere le struttura delle attività produttive vuol dire:

-capire quali specializzazioni la caratterizzano;

-quali attività sono collegate tra loro;

-come si determinano gli scambi con l’esterno;

-in che modo la specializzazione influisce sui modi di vivere.

(5)

La composizione delle attività produttive

La distinzione più diffusa è quella tra Agricoltura

Industria Servizi

(6)

La composizione delle attività produttive

L’agricoltura permette di ottenere dei beni per i quali la natura è la risorsa

principale.

Fattore di produzione indispensabile è la terra, mentre il lavoro controlla solo in parte il processo produttivo.

(7)

La composizione delle attività produttive

Nell’agricoltura i fenomeni naturali (siccità, piogge, ecc.) influenzano

fortemente la produzione, e le conoscenze tecniche e l’innovazione cercano di

affrancarsi progressivamente dai vincoli naturali per modificarli.

(8)

La composizione delle attività produttive

L’industria è caratterizzata invece:

- dalla fabbricazione dei beni con

procedure conosciute e progettate in modo dettagliato;

- da una organizzazione dei compiti e una divisione del lavoro;

- da una gerarchia dei ruoli e una separazione delle funzioni.

(9)

La composizione delle attività produttive

La seconda rivoluzione industriale alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti è stata caratterizzata non solo dall’organizzazione delle fasi di fabbricazione, ma anche dalla suddivisione delle funzioni:

-gestione della produzione;

-del personale e degli acquisti;

-scelta e raccolta dei finanziamenti;

-controllo contabile;

-ricerca e sviluppo delle innovazioni.

(10)

La composizione delle attività produttive

Il carattere dominante dell’attività

industriale è la trasformazione di materie prime e semilavorati con un valore

aggiunto in ogni fase di lavorazione.

(11)

La composizione delle attività produttive

Col moltiplicarsi delle innovazioni di prodotto, alla materialità della

fabbricazione si aggiunge una quota

sempre maggiore di software incorporato:

per esempio la tecnologia di un telefono, ma anche il design di un abito o di una poltrona.

(12)

La composizione delle attività produttive

Per effetto di questa combinazione

crescente di fattori materiali e immateriali aumentano sempre più i legami tra il

settore industriale e quello dei servizi rendendone imprecisi i confini.

(13)

La composizione delle attività produttive

Il settore dei servizi o terziario prevale ormai nelle società avanzate, sia per la quota di occupazione, sia per il valore aggiunto.

(14)

La composizione delle attività produttive

Alcune funzioni svolte prima all’interno

delle singole aziende, vengono sempre più decentrate a favore del settore dei servizi:

in particolare le attività di progettazione, design, marketing, consulenza finanziaria, acquisizione di nuove tecnologie, ecc.

(15)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Il mutamento più importante di ogni

sistema economico è la tendenza al ridursi dell’importanza dell’agricoltura, a favore dell’industria e del terziario.

(16)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Un fenomeno analogo si è verificato negli scorsi decenni anche nell’industria a

favore dei servizi: come per l’agricoltura la crescita della produttività del lavoro è

stata maggiore della crescita della domanda dei prodotti.

(17)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

I grafici che seguono illustrano quanto

accaduto in Italia dal dopoguerra ad oggi alle quote dei tre grandi settori in termini di occupati.

(18)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

70

60 SERVIZI

50

40

30 INDUSTRIA

20

10

AGRICOLTURA

1951 1955 1959 1963 1967 1971 1975 1979 1983 1987 1991 1995 1999 2003 2007 2011

(19)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

FONTE ISTAT

(20)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

FONTE ISTAT

(21)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Le seguenti formule descrivono in che modo l’andamento delle quote di valore aggiunto e di occupazione siano

determinate dagli andamenti della

domanda, della produttività e dei prezzi.

(22)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Q t

Lit Lit Qit Qt L Qit lit = = =

Lt Qit Qt Lt Qi t Qt Li

lit = peso di uno dei settori in termini di occupati nel periodo t; Qit= valore aggiunto a prezzi costanti; Lit= numero addetti. Le variabili senza il deponente i rappresentano il dato dell’intero sistema economico.

(23)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

. t= numero di anni trascorso dall’inizio indicato con 0; g e gi= tassi di crescita medi annui della produttività del lavoro nell’intera economia e nel settore considerato; d e di= tasso di aumento del Pil e quello del valore aggiunto del singolo settore, entrambi a prezzi costanti.

 

   

   

   

 

t

t i t

i t io

t t i io

t i

t

i i

it d

d g

L

g L

d Q

d Q

g g

L Q

L Q

l

 



 



 

 1

1 1

1 1

1 1

1

0 0

0 0

(24)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Dunque la quota di occupazione aumenta nel tempo quando:

- la produttività del lavoro nel settore aumenta meno di quella media (g>gi), a parità di crescita della

domanda e della produzione;

- la domanda e la produzione del settore aumentano a un tasso maggiore di quello medio del sistema (d<di), a parità di crescita della produttività del lavoro.

(25)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Invece le variazioni nel tempo del valore aggiunto a prezzi correnti dipendono:

- dall’andamento dei prezzi relativi;

- dalle variazioni della domanda e della

produzione di ciascun settore rispetto alla media, cioè rispetto al tasso di crescita

dell’intera economia

(26)

I tre grandi settori: confronti nel tempo

Pi e P= rispettivamente deflattore implicito nel valore aggiunto del settore i e deflattore implicito del Pil; pi e p= variazione dei tassi unitari del v.a.; di e d= variazioni della domanda.

 

   

 

t

i t

o t i

t i

o t i

i i

d d Q

Q p

p P

P PQ

Q P

 

 

 

 

 

 

 

1 1 1

1

(27)

Le branche produttive

Lo studio della struttura produttiva è

orientato a comprendere se una nazione o una regione manifesta specifiche

attitudini attraverso la prevalenza di

alcune attività, per trarre indicazioni sui vantaggi e sui limiti della sua

specializzazione.

(28)

Le branche produttive

Il criterio prevalente delle classificazioni nelle statistiche degli istituti nazionali è l’affinità nell’uso dei fattori di

produzione e nell’impiego dei processi di produzione.

(29)

Le branche produttive

Le attività economiche produttive devono essere intese dunque come processi

produttivi, cioè combinazione di azioni che danno luogo ad un certo tipo di prodotto:

input processo output di risorse produttivo di prodotti

(30)

Le branche produttive

Il sistema di classificazione delle attività economiche adottato dall’ISTAT è

l’Ateco, predisposto per i censimenti delle attività produttive.

(31)

Interpretare la struttura produttiva

La tabella che segue mostra le quote dei settori produttivi in Italia, evidenziando quelli più importanti in termini di quote percentuali di valore aggiunto e degli occupati.

(32)

Interpretare la struttura produttiva

FONTE ISTAT Settori

% del valore

aggiunto al costo dei fattori - valori a prezzi correnti

% del valore

aggiunto al costo dei fattori - valori a prezzi 1995%

% delle unità di lavoro

1970 2001 1970 2001 1970 2001

Agricoltura, silvicoltura e pesca 8,8 2,9 5,7 3,2 18,7 5.7

Produzione di materie prime 4,5 4,2 9,7 4,3 2,9 2,3

Alimentari, tessili, abbigliamento pelli e

legno 7,6 5,5 5,6 5,6 10,4 6,6

Chimica e gomma 3,4 2,4 1,2 2,7 2,1 1,8

Meccanica e produzione di metalli 12,4 8,2 8,1 8,8 10,3 8,7

Altre industrie manifatturiere 2,8 2,4 1,8 2,5 2,6 2,5

Costruzioni 9,2 4,9 8,9 5,1 9,9 6,8

Commercio, alberghi e pubblici esercizi 15,3 17,0 16,1 17,2 16,6 20,8

Trasporti e comunicazioni 6.3 7,3 4,8 8,0 4,8 6,1

Intermediazione monetaria e finanziaria;

attività immobiliari e imprenditoriali 13,7 26,1 17,4 24,7 3,8 13,1

Altre attività di servizi 16,0 19,1 20,8 17,9 17,9 25,4

Totale 100 100 100 100 100 100

(33)

Interpretare la struttura produttiva

Come si può rilevare a contare di più in termini di valore aggiunto è il settore dei servizi di intermediazione finanziaria e attività professionali.

Mentre in termini di addetti prevale il gruppo altri servizi che comprende pubblica amministrazione, sanità, istruzione.

(34)

Interpretare la struttura produttiva

La ragione per cui le quote calcolate in termini di valore aggiunto differiscono da quelle calcolate in termini di

occupati, dipende dal differenziale di produttività relativa del lavoro.

(35)

Interpretare la struttura produttiva

ri = rapporto tra le quote in termini di valore aggiunto a prezzi correnti VAi/VA del settore i e le quote in termini di unità totali di lavoro Li/L

L VA

L VA VA =

L L

= VA L

L VA

= VA

L VA L VA

=

i

i

i i i

i i

i

r

i

(36)

Interpretare la struttura produttiva

Il rapporto tra le due quote è maggiore di uno quando il settore ha una

produttività media maggiore di quella dell’intera economia.

(37)

Interpretare la struttura produttiva

In estrema sintesi: più è alta la produttività di un settore

relativamente agli altri, meno sarà la quota degli occupati rispetto agli altri settori.

(38)

Interpretare la struttura produttiva

La produttività del lavoro è inoltre influenzata da altri fattori:

- dalla possibilità che hanno le imprese di un settore di praticare dei prezzi relativi maggiori;

- dalle imperfezioni del mercato riguardo alla concorrenza.

(39)

Interpretare la struttura produttiva

Si può confrontare la quota in termini di valore aggiunto a prezzi correnti con

quella calcolata a prezzi costanti.

(40)

Interpretare la struttura produttiva

Pi= deflattore di un settore; P= deflattore valore aggiunto totale; Qi e Q=

corrispondenti valori aggiunti a prezzi costanti; VAi e VA= valori aggiunti a prezzi correnti.

P P Q

Q PQ

Q P

Q VA Q VA

r

i

i i i

i i

i

 

(41)

Interpretare la struttura produttiva

Posto come riferimento dei prezzi costanti il 1995, il confronto può avvenire rispetto ad un anno

successivo (p. es. il 2001), oppure rispetto ad un anno precedente (il 1970)

(42)

Interpretare la struttura produttiva

Nel primo caso (confronto 1995 – 2001) se la quota dei prezzi correnti è maggiore della

quota a prezzi costanti, ciò significa che i

prezzi del settore considerato sono aumentati più della media nazionale (e viceversa).

(43)

Interpretare la struttura produttiva

Nel secondo caso (confronto 1995 – 1970) se la quota dei prezzi correnti è maggiore della

quota a prezzi costanti, ciò significa invece che i prezzi del settore considerato sono aumentati meno della media nazionale (e viceversa).

(44)

Interpretare la struttura produttiva

Ci sono diversi criteri di classificazione per commentare l’importanza dei settori in termini di quote.

Uno di questi è quello che considera i caratteri della tecnologia e i modi di competere e di innovare.

(45)

Interpretare la struttura produttiva

Un altro criterio di classificazione viene costruito sulla base delle imprese che producono materie prime: industrie estrattive, forniture di energia.

(46)

Interpretare la struttura produttiva

Una classificazione di particolare

interesse è la cosiddetta tassonomia di Pavitt che distingue i settori secondo la prevalente natura delle innovazioni

introdotte.

(47)

Interpretare la struttura produttiva

Nel primo gruppo di questa classificazione ci sono i settori dominati dai fornitori:

- le dimensioni delle imprese sono medio piccole;

- esistono basse barriere all’entrata;

- il cambiamento delle tecnologie è introdotto attraverso i fornitori di materiali e di

componenti;

- obiettivo prevalente è la riduzione dei costi.

Ne sono esempi il tessile, calzature, alimentari, servizi, edilizia.

(48)

Interpretare la struttura produttiva

Nei settori che producono beni a forti economie di scala le imprese hanno dimensioni medio-grandi:

- l’obiettivo delle innovazioni è la riduzione dei costi attraverso il cambiamento dei processi;

- le imprese tendono all’integrazione verticale;

- le barriere all’entrata sono elevate.

Esempi: la siderurgia, la chimica, gli

elettrodomestici, gli autoveicoli, i motori.

(49)

Interpretare la struttura produttiva

Vi sono poi imprese che producono beni a

offerta specializzata. Per esempio macchine agricole, macchine per la lavorazione dei

metalli e del legno, attrezzature elettriche e industriali:

- le innovazioni hanno origine nella ricerca interna, con una efficace interazione con i clienti;

- le barriere all’entrata sono di medio livello.

(50)

Interpretare la struttura produttiva

Vi sono infine aziende che producono beni ad

elevata intensità di ricerca, in settori basati sulla scienza.

Comprendono: farmaceutica, macchine per ufficio, strumenti di precisione, apparecchi elettronici e per le telecomunicazioni. In questo settore le aziende sono:

- grandi e diversificate;

- esistono forti barriere all’entrata;

- la maggior parte delle innovazioni provengono dall’interno delle aziende.

(51)

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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