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Proporre la fede

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Academic year: 2022

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C O N C L U SIO N I Carla BARBERI fma

Don Desramaut mi ha precisato il senso e i limiti dell’intervento : individuare quei tre-quattro contenuti del Colloquio che personalmente mi hanno arricchito. Come sollecitazione perché nessuno lasci Bratislava senza aver messo a fuoco quelle domande, quelle chiarificazioni, quelle nuove sfaccettature della problematica che l ’hanno personalmente interpellato durante l ’incontro.

Personalmente, sono arrivata al XXIIP Colloquio della Famiglia Salesiana convinta della complessità del tema. Proporre la fede nella cultura contemporanea è da molti anni oggetto per me di un ripensamento teorico e soprattutto di tentativi pratici nell’azione educativa che hanno sollevato più perplessità che certezze, più smacchi che successi. Mi illudevo che questi quattro giorni mi fornissero la bacchetta magica per la soluzione di tutti i miei problemi in questo campo. Il primo frutto del Colloquio è invece la viva percezione de\Y inedito dentro cui siamo chiamati ad operare.

N ell’adolescenza sono stata formata da una solida istruzione catechistica in ambito parrocchiale tra le file dell’Azione Cattolica.

Ho poi vissuto tutto il travaglio del Concilio e del post-concilio ed ho sperimentato la fatica di un rovesciamento di mentalità, che però gli studi filosofico-teologici ed una diuturna riflessione pastorale verificata sul campo mi avevano confermato, offrendomi una certa sicurezza circa il contenuto dell’identità cristiana ed alcuni fondamentali criteri di metodologia pastorale. La nuova situazione culturale, frammentata, complessa, meticciata nell’esperienza della

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multiculturalità e del pluralismo religioso, in rapidissima evoluzione, ha scosso profondamente le mie sicurezze. Ed ora mi ritrovo spiazzata, e per di più confermata nelPintuizione che l ’inedito sarà il pane quotidiano dei prossimi anni.

Il Colloquio tuttavia mi ha offerto alcuni paletti per la navigazione a vista che mi aspetta.

1. Un articolo di Andreoli sul Corriere della sera del 18 agosto u.s. (2003) affermava : « Mancano i filosofi perché non ci sono più domande ».

Posso parafrasare : Manca un cammino di fede perché non c ’è più domanda di salvezza.

Nel Colloquio qualcuno ha parlato di pre-evangelizzazione. Mi pare sia fondamentale impegnarsi in una educazione religiosa in senso ampio, previa all’annuncio. Educazione religiosa come attenzione a far scaturire dal vissuto del giovane la domanda di senso sulla vita, la storia, il cosmo nel riconoscimento della contingenza dell’uomo, e insieme della dimensione - da tenere sempre desta - della sua auto-trascendenza, fino al riconoscimento di un Assoluto a cui affidarsi e sul quale gerarchizzare i valori e le scelte. Educazione religiosa - penso specificamente alla scuola - coltivata in dimensione pluri-disciplinare.

Solo quando è ridestata la domanda si può offrire la proposta di fede : quell’insieme di attività pastorali che aiutano ad accogliere l ’offerta di senso rivelata ed a progettarsi secondo quell’offerta, che è l’esperienza viva di Cristo risorto, insieme dono alla persona nella sua interezza storicamente incarnata e richiesta di una libera collaborazione nell’accoglienza delle mediazione sacramentale : la Parola, la Chiesa, la vita, i sacramenti. E possono cominciare quegli itinerari di educazione alla fede proposti in mattinata.

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Conclusioni 337 2. In questo progressivo cammino di dono e di risposta ho avuto confermate dai lavori del Colloquio tre condizioni indispensabili :

■ la valorizzazione dell 'esperienza, decodificata nei suoi significati profondi e illuminata dal dato rivelato ;

■ l ’attenzione alla relazione e al valore determinante dell 'emozione, un aspetto che richiederà particolare impegno di approfondimento ;

■ l ’impegno pastorale differenziato e sinergico di tutta la comunità educativa.

3. E a questo punto che avverto come assolutamente urgente non solo la formulazione del Progetto pastorale e degli itinerari, che unifichino il cammino e chiarifichino la meta.

Abbiamo bisogno di conoscere meglio l ’uomo socializzando quanto le scienze umane ci dicono di lui.

Abbiamo bisogno di una interpretazione inculturata del dato rivelato.

Abbiamo bisogno di quell’essenzializzazione del contenuto - contenuto come dati da credere e contenuto come profilo dell’identità cristiana : atteggiamenti e comportamenti da maturare - di quella chiarezza di finalità che traduca nel linguaggio d ’oggi, secondo le esigenze di oggi, la ‘salvezza dell’anim a’ di Don Bosco, che ci accomuni nella direzione del cammino pastorale e favorisca l’apporto proprio di ogni ambito educativo, individualizzato per i singoli soggetti.

Un contenuto essenziale ma organico, rigoroso, posseduto anche a livello concettuale, permette progressivamente al cristiano di superare lo zapping delle esperienze e delle emozioni, di ritrovare il senso ultimo dei simboli e dei riti, di collocare le scelte, in ultima analisi di unificare la vita. E questo oggi manca totalmente - o è a livello di Prima Comunione.

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Nella consapevolezza sempre più profonda che « è Dio che fa crescere » : lo Spirito ci conduce anche nell’inedito contemporaneo.

Ed è salesiano lasciarci condurre nel quotidiano : con sguardo positivo, ‘naso’ lungo e speranza teologale.

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