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Ascoltiamo la Parola. n mar. / 11 aprile 2021 TEMPO DI PASQUA - ANNO B. NON CI ARDEVA IL CUORE? Una riflessione per la Pasqua 2021

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n. 168 - 28 mar. / 11 aprile 2021

A scoltiamo la Parola

TEMPO DI PASQUA - ANNO B LE PALME

Lettura del Vangelo secondo Giovanni Gv 12, 12-16 In quel tempo. La grande folla che era venuta per la fe- sta, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina». I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

NON CI ARDEVA IL CUORE?

Una riflessione per la Pasqua 2021«La sera di quel giorno, il primo della settimana» (Gv 20,19). Così inizia il brano evangelico di Giovani al cap. 20, e questo può fare da filo conduttore della ri- flessione di oggi, almeno per due ragioni: questa ap- parizione diventa, per la cronologia, il dato che fonda il giorno del Signore, alias dies dominica, e della sua cadenza settimanale; in secondo luogo – e il dato è cruciale – il luogo privilegiato dell’incontro con il Ri- sorto è la comunità che è nata da lui.

Il quadretto che Luca in At 2,42-47 disegna della pri- ma comunità, che era nata e stava crescendo a Geru- salemme dopo la Pentecoste, sembra più un sogno che una realtà. È vero! Forse però è meglio dire che è

SETTIMANA AUTENTICA PER LA PASQUA PASQUA

Lettura del Vangelo secondo Giovanni Gv 20,11-16 In quel tempo. Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato po- sto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Detto questo, si voltò indie- tro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.

Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Si- gnore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”.

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sì un sogno, ma non è aria, anzi, possiede una forza tale capace di irrorare, pervadere e fecondare in con- tinuazione la realtà, come sotto il vento dello Spirito che la fa vivere. È ben noto, per esempio, che moltis- sime, fondazioni monastiche e religiose, se non tutte, sono nate dalla volontà di costruire comunità ispirate al quadretto lucano.

La lettura proposta per la liturgia, anche se è piut- tosto conosciuta, merita sempre di essere considera- ta con grande attenzione, perché ora una, ora l’altra delle parole che contiene, può aprire sguardi nuovi, o più chiari, su cosa vuol dire per noi essere Chiesa.

Ho parlato di “comunità”, e non a caso, perché la “co- munione” era uno dei quattro elementi sui quali si basava la comunità, e come se non bastasse, poco dopo si rimarca che «avevano ogni cosa in comune»,

e, per finire, il gruppo di quelle persone è qualificato con un sostantivo preciso: sono una “comunità”.

Sono già passati tanti anni dalla conclusione del concilio Vaticano II, ma ricordo ancora l’entusiasmo di quegli anni, quando si tornò a pensare la Chiesa come koinonia, andando oltre quella di «società per- fetta», nata forse con buone intenzioni (la societas nel medioevo era un rapporto fraterno, che Ildegarda di Bingen usava per descrivere il matrimonio), ma che, col tempo, ha finito per causare non pochi guai, fino al dominio di una visione pesantemente “giuridica”

della Chiesa.

I quattro elementi della comunione sono tutti tre- mendamente importanti, e vanno tenuti insieme come i quattro pilastri che sostengono una volta a crociera, che ha nella “perseveranza” quella che si chiama la chiave di volta, il perno che regge tutto.

Non a caso si comincia dall’ascolto della Parola, che è il punto di partenza e la condizione per la continuità

e la crescita della vita comune: «la fede viene dall’a- scolto, e l’ascolto riguarda la parola di Cristo», come proclama lapidariamente Paolo in Rm 10,17.

La parola genera e rigenera la “comunione”, che è la vita fraterna, quella che si esplicita concretamente in alcune pratiche dettagliate più sotto: stare insie- me, avere ogni cosa in comune, vendere proprietà e sostanze dividendole con tutti per sovvenire ai biso- gni di ciascuno, prendere il cibo insieme con letizia e semplicità di cuore.

Le due condizioni che seguono sono gli elementi ri- tuali, che simboleggiano e prendono senso dalle pra- tiche suddette, con attenzione a che non si perda mai la loro connessione intrinseca, perché, se si separano, rischiano di perdere fiato e di estinguersi ambedue.

Sappiamo tutti, credo, quanto sia difficile tradurre in

pratica questo “sogno”, soprattutto quando la comu- nità concreta in cui si vive pare ridursi a un pollaio di galli e galline in cui lo sport preferito è quello di beccarsi gli uni gli altri.

Mi viene istintivo, a questo punto, rimandare alla let- tura del primo capitolo de La vita comune di Dietri- ch Bonhoeffer, dove è scritto: «Sono fratello dell’altro solo per ciò che Gesù Cristo ha fatto per me e in me;

l’altro mi è divenuto fratello per ciò che Gesù Cri- sto ha fatto per lui e in lui. Solo per mezzo di Cri- sto siamo fratelli». E poco oltre afferma: «Chi ama il proprio sogno di comunione cristiana più della comunione cristiana effettiva, è destinato ad essere un elemento distruttore di ogni comunità cristiana, anche se è personalmente sincero, serio e pieno di abnegazione». Così si arriva a capire che «proprio il momento della grande delusione nei confronti del fratello diventa per me un impareggiabile momento di salvezza, che mi fa capire fino in fondo che sia lui

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che io non possiamo vivere in nessun modo delle no- stre parole e azioni, ma solo dell’unica parola e azione che ci unisce nella verità, cioè la remissione dei pec- cati in Gesù Cristo» (ed. Queriniana, Brescia 1991, p.

21-23 passim).

La seconda lettura, da 1Pt 1,3-9, è una preghiera di benedizione, probabilmente un’omelia battesimale, che esalta la nuova condizione di “vita risorta” che ci è stata donata nel battesimo, nel quale misticamente diventiamo carne della carne di Cristo: viene cioè in- nestata in noi quella radice che è l’origine e la ragione del nostro vivere in comunione.

È esattamente quello che abbiamo appena sentito nel- le parole di Bonhoeffer, dove ci è stato ricordato che la base della nostra fraternità non è quello che possia- mo fare di utile l’uno per l’altro, ma quello che Cristo ha “già fatto” per tutti e due, qualcosa che è sicuro e stabile, non certo dipendente dalla nostra volubilità, e che neanche può essere oscurato dai nostri fallimenti.

Il testo di Pietro è un canto lirico di gratitudine, di fiducia, di gioia e di lode: «mediante la risurrezione di Cristo, siamo stati rigenerati per una speranza viva, un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce»! Ed è la stessa potenza di Dio che ci “cu- stodisce”, verbo decisivo che echeggia le parole rivolte da Gesù ai discepoli nell’ultima cena, allora una pro- messa, ora una realtà. Neanche le prove dovrebbero logorare questa fiducia, perché servono a “purificarci”, come si fa con l’oro, attraverso il fuoco.

E qui veniamo all’affermazione che diventerà il sog- getto di una ulteriore beatitudine nel racconto evan- gelico che segue: «Voi lo amate, pur senza averlo visto, e ora, senza vederlo, credete in lui». Si noti come, for- se un po’ a sorpresa, l’amore precede la fede, perché lo scatto del cuore, in ogni buona relazione, anticipa la mente e la sostiene, come dice molto bene la volpe al Piccolo principe: «L’essenziale è invisibile agli occhi; si vede bene solo con il cuore».

Nel quarto vangelo, dopo l’incontro personale con Maria di Magdala, la sera dello stesso giorno, il Ri- sorto appare al gruppo dei discepoli (Gv 20,19-31) ai quali la stessa Maria aveva annunciato: «Ho visto il Signore» e ciò che le aveva detto. La notizia, però, pare non aver cambiato niente: i discepoli stanno chiusi per paura dei giudei.

L’iniziativa è di Gesù, e in quel momento i discepoli appaiono solo come dei recettori passivi. Il Gesù che sta davanti ai loro occhi è lo stesso di prima, e mostra mani e fianco che portano ben visibili le tracce della passione sofferta, ma non è più lui, perché ora le porte chiuse non sono più un ostacolo, come non lo è stata la pietra del sepolcro.

E in quelle mani e in quel fianco, in quelle ferite, ci sono altre “porte” che mostrano il suo amore e il suo cuore: è come se il suo corpo si aprisse per fare uscire

dalle mani la misericordia, e per accogliere tutti nel cuore, che Giuliana di Norwich, guidata da Dio, vede come un giardino, un nuovo Eden, «un luogo bello e delizioso, largo abbastanza da contenere tutta l’uma- nità salvata perché vi riposasse nella pace e nell’amo- re» (Una rivelazione dell’amore, Milano 2015, c. 24, p. 188).

E il dono che Gesù è venuto ad offrire si riassume in una “pace” che è anzitutto e soprattutto misericordia e perdono. Anche per questo la domenica odierna è qualificata come «della divina misericordia».

Ma il vangelo di oggi parla di un’altra apparizione, dove compare uno che era assente dalla prima: Tom- maso. Dobbiamo pensare che anche lui, come i due di Emmaus, aveva lasciato la comunità perché la sua speranza era andata delusa? È possibile. Per quale ra- gione, se il caso è questo, è poi tornato nel gruppo?

Possono essergli arrivate alle orecchie voci che rac- contavano dell’apparizione del “primo giorno”. Non ci è dato saperlo.

Sta di fatto che, ritrovando gli altri discepoli, gli ripe- tono quello che a loro aveva detto Maria di Magdala.

Ma come gli altri non avevano creduto a Maria, lui non crede agli altri. Ancora una volta al centro ven- gono le ferite di mani e piedi, che sono ormai diven- tate i “segni caratteristici” dell’identità di Gesù.

Otto giorni dopo il primo, si ripete la scena, e ancora una volta l’iniziativa parte da Gesù, che invita Tom- maso a rendersi conto di persona di quello che ora vede con i suoi occhi. È difficile, rileggendo la scena, sottrarsi al ricordo di quanto ne ha fatto il Caravag- gio, dove, allo sguardo placido e benevolo di Gesù, fa da contrasto l’avidità di quello di Tommaso e la cu- riosità, e insieme la cautela, con cui cerca di infilare il suo dito nella piaga del costato.

Che l’abbia davvero fatto non è detto: non era ormai più necessario, perché l’apostolo prorompe nella più chiara e decisa confessione di fede che si conosca. Da qui il commento del Signore: «Perché mi hai vedu- to, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto». Gesù non è andato a cercare o a in- seguire Tommaso; ha preferito che fosse lui a cercarlo perché imparasse che il luogo privilegiato della sua presenza è la sua comunità.

C’è di sicuro nel cammino di fede una dimensione personale, ma se anche il percorso comincia con un’esperienza del singolo, questa ha come traguardo e come sede di crescita l’esperienza della comunità, in una o più delle tante forme in cui questa prende corpo. E così si ritorna daccapo, al quadretto idillico dipinto da Luca, dove il nostro rapporto con Gesù e la sua comunità è chiamato a trasformare il sogno in realtà.

Nico Guerini

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UNA PASQUA NUOVA

Disposizioni del Vicario Mons.

Franco Agnesi

In queste settimane che ancora impongono ampi margini di incertezza, risuoni, consolante e impe- gnativa, la parola dell’Arcivescovo: «Invito ogni co- munità a curare le celebrazioni. Il gruppo liturgico, le corali, il Consiglio pastorale, le diverse tradizioni culturali e abitudini celebrative presenti nella Chie- sa dalle genti, tutti possono essere chiamati a con- tribuire per interpretare e predisporre i segni del convenire, la festosa cornice dell’ambiente, le luci, i profumi, i canti, tutto quello che precede e segue la celebrazione. Sarebbe bello che tutto l’ambiente circostante si rendesse conto che i cristiani stanno celebrando la Pasqua, la festa che dà origine a tutte le feste, non solo per un solenne concerto di cam- pane, ma soprattutto con un irradiarsi della gioia, della carità, delle parole della speranza».

Domenica delle palme. L’entrata del Signore in Ge- rusalemme si celebrerà all’interno della chiesa, con l’ingresso solenne prima della Messa principale. I fedeli, tenendo già in mano i rami di ulivo o di pal- ma, saranno al loro posto nell’Assemblea. Solo il sa- cerdote e i ministranti si recano in un luogo adatto per iniziare il rito.

Le altre messe seguiranno la liturgia del giorno, senza ripetere l’ingresso solenne. Per la distribuzio- ne degli ulivi si consiglia di non distribuire rami singoli ma di inserirli in buste di plastica.

Giovedì santo. La Messa nella Cena del Signore si celebri secondo le modalità consuete, con le se- guenti indicazioni. Si ometta la lavanda dei piedi.

Per le concelebrazioni e la comunione dell’assem- blea si seguano le Indicazioni per l’attuazione delle misure previste dal Protocollo per la celebrazione delle Messe con il popolo e pertanto non è possibile la comunione dei fedeli sotto le due specie. Dopo la comunione, come previsto dal Rito Ambrosiano, il Santissimo Sacramento sarà portato da un mini- stro, accompagnato dai ministranti, nel luogo della reposizione (Cappella di San Michele) che dovrà consentire ad alcuni fedeli di fermarsi in adorazione nel rispetto delle norme vigenti per la pandemia, in particolare osservando il distanziamento (e quindi il limite numerico), il “coprifuoco” e osservando i limiti stabiliti per gli spostamenti.

Venerdì santo. Al Venerdì santo, la Celebrazione della Passione si svolga in tutte le sue parti. L’atto di adorazione della Croce mediante il bacio sia limita- to al solo presidente della celebrazione. Il Crocifisso potrà essere lasciato in chiesa per l’adorazione lad-

dove sia garantito, attraverso barriere o cordoni, che i fedeli non si avvicinino eccessivamente.

Veglia pasquale (sabato santo). La Veglia pa- squale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito, in orario compatibile con

“coprifuoco” e sempre evitando movimenti pro- cessionali con i fedeli (compreso l’ingresso con il cero pasquale). L’eventuale amministrazione del battesimo, come già previsto per il tempo di pandemia, dovrà avvenire per infusione.

Tutti gli orari delle celebrazioni e i tempi per le confessioni, che avverrano in Chiesa sulle pan- che, li trovate alla pagina 4 e ai due rispettivi ingressi della Chiesa di San Michele (Piazzetta Chieppi e Campanile).

FACCIAMO IL PUNTO

Dopo il cammino quaresimale sulla Laudato sii

Si sono appena conclusi gli incontri programmati per la Quaresima, direi un’occasione per ripensare a quanto già Papa Francesco ci ha voluto dire nel 2015, ma che oggi è ancora più attuale. Rileggere adesso, alla luce della situazione presente, l’enciclica Laudato sii ci può portare a considerazioni diverse rispetto a quelle iniziali.

Nel primo incontro il gesuita Mauro Bossi ci ha invitato a “vedere” e “leggere” quello che sta accadendo alla nostra casa, la terra.

L’ambiente, dice Papa Francesco, è una relazione tra natura e società che la abita. Anche la Chiesa non è un contenitore a parte rispetto alla società, ma è in dialogo con le istituzioni per acquisire competenze, mettere in gioco la creatività, iniziare dei percorsi facendo scelte

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etiche. Non è un discorso etico fare ciò che voglio senza arrecare disturbo agli altri, esiste il BENE COMUNE che richiede anche il nostro impegno.

Il mondo di prima non tornerà per cui ci sono scelte da fare subito partendo da dove vediamo possibilità nuove alla luce delle esperienze che abbiamo fatto. L’”ecologia integrale” non è solo una risposta alla crisi ecologica; è una profonda mutazione nel nostro rapporto con il mondo.

Ascoltiamo le ferite del nostro mondo e arriveremo ad una trasformazione personale.

Il secondo incontro ha visto l’intervento della biblista Rosanna Virgili. Nella Bibbia non c’è il concetto di natura ma di creato, creazione che non include un prodotto finito ma un mondo in continua trasformazione. L’uomo è concreatore con Dio, quindi è responsabilità dell’uomo perché sulla terra ci sia vita, perché ogni elemento e ogni creatura abbia un nome. Alla fine del diluvio c’è una nuova creazione, dopo il diluvio, la distruzione, il mondo non è più come prima. Fare ecologia non è rimettere a posto il mondo ma farlo migliore, creare unità, fraternità, vita, dignità, relazioni, alleanza con Dio e tra di noi, è volere e scegliere il bene cioè la vita.

Chiara Tintori, politologa e saggista, ci ha condotto a delineare un metodo per una conversione ecologica sottolineando tre verbi da tenere sempre in considerazione: vedere, giudicare, agire.

Curare il mondo che ci ospita, ricercare la coesione della nostra comunità, coltivare la cultura della solidarietà sono “conversione ecologica”.

La cura della casa comune presuppone stili di vita comunitari: consumo critico contrapposto al consumismo e la dimensione collettiva contrapposta alla dimensione unitaria.

E perché non imparare a svincolare l’uso di un bene dal suo possesso? Non si tratta di risparmiare ma di consumare criticamente.

Lidia Maggi, biblista e pastore Battista, ha espresso che l’enciclica è un grido di dolore di questa terra, ma è una lettera incoraggiante per la cura della casa comune, la terra. Esiste un rapporto tra ecologia (cura del terreno) e antropologia (cura delle relazioni) che continua nella lettera “Fratelli tutti”. Forse dobbiamo ”farci prossimo”

della terra così come abbiamo scoperto che gli altri sono

“prossimo”. Bellissima e profonda la spiegazione della parabola del Buon Samaritano quando noi ci facciamo briganti per aggredire la terra, come in tanti passiamo e non ce ne curiamo. La creatura umana è formata dalla polvere della terra perché senta il legame. Interessante anche la lettura nei passi della Bibbia quando descrivono le carestie: c’è qualcosa che non funziona nelle relazioni umane mentre se viene descritto un giardino ci sono

sempre buone relazioni. Dobbiamo quindi fare i conti per non esserci presi cura della terra e di conseguenza del prossimo. C’è una urgenza per gli interventi senza però spegnere lo sguardo di stupore verso la creazione.

Grazie per averci permesso di condividere queste serate dense di provocazioni, di inviti a vedere sfaccettature diverse della stessa situazione, di fatiche a fare domande perché bisognosi di interiorizzare quello che avevamo ascoltato, in ricerca di ciò che sarà il nostro agire.

Mariapia Caccia

FAMIGLIE SOLIDALI GRAZIE S. MICHELE!

Non ci avete mai lasciati soli! Avete sempre di- mostrato la vostra generosità e attenzione! Dirvi GRAZIE è poca cosa, ma lo gridiamo dal cuore:

GRAZIE!

Qualcuno ha chiesto al Parroco recentemente quante famiglie sono assistite dalla Caritas e dalla San Vincenzo: i casi sono più di venticin- que, tutti diversi, ciascuno con la propria storia, i propri problemi, ferite e speranze, sono italiani e stranieri (50%), per lo più donne che escono dall’ombra e si espongono, mettendo in luce le precarietà dovute al lavoro, alla casa, alla man- canza di sussidi per affrontare le utenze. Come vedete, la fame non è il primo problema, anche perchè la San Vincenzo e la Caritas non man- cano di passare loro i viveri necessari quando è necessario. I problemi sono altri: il lavoro e la casa. Se ogni mese vi tendiamo la mano è perchè crediamo che il Signore ci ha chiesto di amare i nostri fratelli con il cuore e l’intelligenza, sen- za sprecare risorse e senza pretendere nulla da nessuno, specie da coloro che ci permettono di accompagnare con discrezione i nostri poveri.

La volta scorsa, nel mese di marzo, abbiamo raccolto euro 2.140,00.

Ancora GRAZIE!

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GESTO DI CARITA’

Aiutiamo la Chiesa del Sud Sudan La Caritas italiana lavora da anni al fianco di Caritas Sud Sudan con un impegno rivolto a tutte le diocesi del Paese del Sud Sudan con un programma di rispo- sta multisettoriale, per sostenere gli sfollati interni e le famiglie vulnerabili.

Gli interventi futuri concentreranno gli sforzi in par- ticolar modo nei seguenti ambiti di intervento:

avvio di piccole attività generatrici di reddito, co- stituzione di 5 fattorie dimostrative nella contea di Juba, supporto alla riconciliazione e alla ricostruzio- ne sociale.

Rinnoviamo l’invito a partecipare alla raccolta fondi, versando l’offerta nella bussola sotto il pulpito di de- stra, guardando l’altare. Grazie.

1^ COMUNIONE Domenica 11 aprile

Domenica 11 aprile sarà un giorno importante per tutto il gruppo della 1^ Comunione in cammino ver- so la celebrazione del sacramento in programma il prossimo 16 maggio. Alla Messa delle 10.00 quattro ragazzi di IV elementare riceveranno il Battesimo e nel pomeriggio per tutti ci sarà la consegna dell’abito per la Prima Comunione (in sala della buona stampa secondo le indicazioni delle catechiste che raggiun- geranno le famiglie su whatsApp).

CATECHESI DELL’INIZIAZIONE Speriamo nella riapertura

Speriamo proprio che dopo Pasqua si possa ripren- dere il catechismo in presenza, soprattutto per gli amici di IV elementare e II elementare, che nel frat- tempo si ritrovano settimanalmente sulla piattafor- ma di Zoom, rispettivamente nei giorni di giovedì e venerdì. Le altre classi? Attendiamo che la situazione generale volga al sereno e che le disposizioni della Curia ci diano l’ok; anche per loro la catechesi conti- nua sulla piattaforma telematica.

LAVORI IN SACRESTIA Una profonda pulizia

Nelle scorse settimane abbiamo provveduto a siste- mare il locale della sacrestia destinato agli armadi dei paramenti e degli abiti dei chirichetti. Dopo una profonda pulizia del locale, una rinfrescata ai muri (imbiancati a nuovo) e l’installazione di un lampada- rio decente siamo giunti a mettere mano alla sacre- stia, asportando i quadri e i drappi appesi alle pareti, lavando i vetri delle vetrate; in seguito, a primave- ra inoltrata, anche questo locale verrà imbiancato e

dotato di un nuovo lampadario più luminoso e adeguato all’ambiente.

IMPIANTO ELETTRICO In Chiesa San Michele

L’impianto elettrico della Chiesa versa in condi- zioni impietose e non garantisce più la sicurezza necessaria. Il Consiglio per gli affari economici ha affidato il progetto degli interventi a uno stu- dio di professionisti di Tradate. Appena avremo indicazioni precise vi renderemo partecipi degli interventi che affronteremo in modo progressi- vo nel tempo.

IMPIANTO RISCALDAMENTO Aggiornamenti

E’ un po’ di tempo che non vi rendiamo conto dei pagamenti circa l’impianto di riscaldamento della Chiesa di San Michele, che nel frattempo ha potuto godere per tutto l’inverno di una tem- peratura gradevole. Abbiamo saldato le fatture dell’elettricista (in tutto la somma ha raggiunto 9.670,00 euro). Ci rimane l’ultima rata per l’im- presa edile e altre tre per i lavori idraulici per un totale di euro 37.754,00=. Ora pero’ abbiamo la cassa vuota. Confidiamo sempre nell’aiuto provvidente di persone sensibili e generose.

LAUDATO SII

Corso per Animatori

Il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, anche quest’anno, ripropone il corso di forma- zione – online e gratuito – per Animatori del- la Laudato si’. Durerà dal 13 aprile al 4 maggio.

Si compone di quattro sessioni della durata di un’ora. Al termine di ogni incontro vi sarà un questionario di valutazione. Il format prevede anche un progetto applicativo da realizzare du- rante la Settimana Laudato Si’ – (17 al 24 mag- gio) – e un evento da ideare per il Tempo del Creato. Le lezioni potranno essere seguite anche in differita, attraverso le registrazioni. Pure in questo caso sarà richiesto di compilare i que- stionari di valutazione.

Pur svolgendosi sul web, il corso sarà lanciato simbolicamente da Assisi, luogo in cui il croci- fisso chiamò il giovane Francesco, dicendogli:

«Francesco, va’ e ripara la mia casa». Iscrizioni entro venerdì 9 aprile sul sito web: https://lau- datosianimators.org/it/home-it/

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Parrocchia San Michele Arcangelo 0331/1086505

Oratorio San Filippo Neri 0331/625202 Scuola Materna 0331/635009

www.sanmichelebusto.it Domenica 28 Domenica delle palme

08.00 Carlotta, Paolo, Pietro, Erminia e Bertino 10.00 Canu Giovanni Stefano

11.30 Ferrazzi Ernesto

16.30 (SC) Per i benefattori di San Carlo 18.30 Per i benefattori di San Michele Lunedì 29 Lunedì santo

08.30 Secondo le intenzioni di Munari Livia e Vittorio Tiziani

18.30 (L) Somaini Rolando Martedì 30 Martedì santo 08.30

18.30 (L) Scaramuzza Giorgio Mercoledì 31 Mercoledì santo 08.30

18.30

TRIDUO PASQUALE Giovedì 1/4 Giovedì santo 18.30 S. Messa in Coena Domini Venerdì 2 Venerdì santo

8.30 Via Crucis in chiesa S. Michele

15.00 Passione di nostro Signore Gesù Cristo Sabato 3 Sabato Santo

18.30 Veglia Pasquale

Domenica 4 PASQUA DI RISURREZIONE 08.00 (L) Colombo Pia

10.00

11.30 Def. Fam. Lombardini Carlo, Angioletta, Luigi e defunti Fam. Curti Angela 16.30 (SC)

18.30 Def. Fam. Tomasini

Lunedì 5 OTTAVA DI PASQUA 08.00

10.30 18.30

Martedì 6 OTTAVA DI PASQUA 08.30 (L) Marcora Roberto

18.30

Mercoledì 7 OTTAVA DI PASQUA 08.30

18.30

Giovedì 8 OTTAVA DI PASQUA 08.30 Fam. Riganti Zoia

18.30

Venerdì 9 OTTAVA DI PASQUA 08.30

18.30

Sabato 10 OTTAVA DI PASQUA 08.30

18.30 Gianni e Anna Senziani

Domenica 11 DOMENICA IN ALBIS 08.00 Scognamillo Mario

10.00 (L) Corti Nerina

11.30 Def. Fam. De Mattei - Gallazzi 16.30 (SC)

18.30 Zanotto Giorgio

DEFUNTI DI QUESTI ULTIMI TEMPI 35. CASTIGLIONI PAOLA, di anni 73, via Venegoni 36. PAGANINI NOEMI, di anni 84, viale Sicilia 37. INGLESE GIORGIO, di anni 88, via delle Caserme 38. BISIGNANO FELICE ANTONIO, di anni 92,

via Palestro

39. URAGO JOSIANE GISELLE FRANCE, di anni 80, viale Assisi

40. CORRAO ROSA, di anni 92, vicolo Mirandola 41. PEZZETTA ADRIANA, di anni 90, viale Sicilia 42. PALLATELLA ALESSANDRO, di anni 56,

via Galvani

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