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I disturbi dell'umore presentano anche un significativo costo economico, stimato in almeno 45 miliardi di dollari

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Academic year: 2021

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P REFAZIONE

I disturbi dell'umore sono affezioni ad elevata morbilità, prevalenti nella popolazione generale e che, secondo un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS, 2001), renderanno conto in poco più di 10 anni del maggior impatto sociale ed epidemiologico rispetto tutte le altre cause di malattia nei paesi industrializzati.

L'elevata morbilità di queste condizioni è legata sia alle fasi critiche di malattia, che presentano un'elevata tendenza a recidivare, ed un alto tasso di cronicizzazione, sia alle fasi intercritiche, nel corso delle quali, spesso, alla remissione clinica non corrisponde il recupero dello stato di salute del soggetto, con tutte le conseguenza che questo può comportare sull'adattamento socio-lavorativo dei pazienti e sul carico familiare e sociale dovuto alla loro condizione.

I disturbi dell'umore presentano anche un significativo costo economico, stimato in almeno 45 miliardi di dollari

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negli USA, 2 miliardi di sterline nel Regno Unito e, secondo stime non molto recenti, circa 15 milioni di euro l'anno in Italia.

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Tra i maggiori determinanti di morbilità si riconoscono le alterazioni cognitive, per le quali sembra ormai confermato il carattere di tratto.

Questi sintomi sottendono l'esperienza quotidiana dei pazienti con disturbi dell'umore, sono parte integrante dei criteri del DSM-IV per la diagnosi degli episodi acuti di mania e depressione e sono al centro dei modelli cognitivisti di eziopatogenesi

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La ricerca che, dagli anni ottanta in poi, si è mossa da queste premesse, si è avvalsa del contributo del metodo neuropsicologico, indagando sui potenziali substrati anatomo-funzionali comuni ai disturbi dell'umore ed a sindromi associate a lesioni cerebrali organiche.

Nel corso di queste ricerche, l'attenzione è stata focalizzata sulle strutture di un circuito neurale che ha preso il nome di “ansa affettiva” (Illustrazione 1): queste

* Fonti :Bellantuono C et al. The identification of depression and the coverage of antidepressant drug prescriptions in Italian general practice. J Affect Disord. 2002 Oct;72(1):53-9

Poluzzi E et al. Prescriptions of antidepressants in primary care in Italy: pattern of use after admission of selective serotonin reuptake inhibitors for reimbursement. Eur J Clin Pharmacol. 2004 Jan;59(11):825).

*Vedi capitolo 2

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comprendono stazioni corticali fronto-temporali (corteccia Orbitofrontale e Prefrontale mediale, Giro del cingolo, Ippocampo e Amigdala), a livello dei nuclei basali e del mesencefalo. (Chamberlain, Sahakian 2006)

Malgrado le associazioni tra queste (ed altre) strutture cerebrali e le alterazioni cognitive osservabili non siano state sufficienti a svelare degli endofenotipi validi per i disturbi dell'umore, l'approccio neuropsicologico alla patologia psichiatrica ha evidenziato la validità dello studio del profilo neurocognitivo dei pazienti con disturbo bipolare e depressione maggiore. Il contributo che la neuropsicologia può offrire alla ricerca psichiatrica, in prospettiva, può essere volto al miglioramento della sensibilità delle procedure diagnostiche, con l'obiettivo di discriminare al meglio le caratteristiche dello spettro

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Illustrazione 1: Il circuito dell'ansa affettiva, (modificata da

Chamberlain,2006)

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clinico dei disturbi dell'umore nelle diverse fasi della storia clinica dei soggetti e nei più complessi quadri di comorbidità.

Il nostro studio si muove in questa direzione, proponendosi di valutare le differenze nei profili cognitivi di pazienti con diagnosi di depressione unipolare e disturbo bipolare di tipo uno e due in condizioni d'eutimia, e successivamente di tentare un inquadramento di queste differenze sotto il diverso punto di vista del modello multidimensionale lifetime dello “Spettro clinico dell'umore”.

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