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INTRODUZIONE
Lo sviluppo del risparmio gestito ha rappresentato uno dei più importanti fattori di cambiamento intervenuti nei sistemi finanziari dei paesi industrializzati nel corso degli ultimi due decenni ed è stato tale da modificare il ruolo di mercati e di intermediari finanziari nel processo di allocazione delle risorse, inducendo mutamenti nella struttura competitiva dell’industria finanziaria e determinando uno sviluppo senza precedenti della gamma di prodotti finanziari a disposizione degli investitori. Gli anni Novanta sono stati caratterizzati da un profondo ammodernamento del mercato mobiliare nazionale, sia dal punto di vista legislativo sia tecnico – operativo, e sono stati numerosi gli interventi legislativi che hanno creato i presupposti per rivedere completamente l’organizzazione dei mercati, favorendo chiaramente anche lo sviluppo del risparmio gestito e in particolar modo della gestione collettiva, la quale ha conosciuto una forte affermazione a livello di prodotti offerti e masse gestite dagli operatori.
Nonostante i notevoli progressi compiuti dalla gestione collettiva del risparmio, con particolare riferimento ai fondi comuni d’investimento, la situazione è però radicalmente cambiata in seguito all’inizio del nuovo millennio, anche a causa di un mutato contesto socio-economico e di un sensibile cambiamento di approccio del risparmiatore medio alla cura dei propri risparmi.
Messo a dura prova dalla crescente disaffezione di banche e clienti, il settore dei fondi comuni non ha, infatti, brillato già a partire dai primi anni 2000 – tristemente noti per lo scoppio della bolla tecnologica – per poi incorrere sul finire del decennio nella catastrofe del sistema finanziario del 2008.
Lo scopo ispiratore del presente lavoro è pertanto quello di valutare gli
effetti della recente crisi finanziaria internazionale sulla gestione collettiva del
risparmio nazionale, cercando di considerare le possibili conseguenze sulle scelte
di investimento dei risparmiatori italiani: è d’altronde verosimile ipotizzare che
una crisi finanziaria di tale portata, quale quella avviatasi nel corso del 2007,
abbia sia influenzato la propensione al risparmio delle famiglie italiane e di
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conseguenza le scelte d’investimento sia, almeno di riflesso, modificato il contesto operativo dei gestori di fondi comuni e Sicav. Altro obiettivo cardine di questa tesi è identificabile nel tentativo di valutare se l’andamento del settore dei fondi comuni possa essere legato, almeno in parte, a condizioni macroeconomiche e normative, a prescindere dall’eventuale influenza esercitata dalla crisi finanziaria il cui impatto costituirà oggetto di specifico approfondimento nel corso della trattazione.
In vista del raggiungimento degli obiettivi anzidetti, si procederà innanzitutto con l’inquadramento normativo della gestione collettiva del risparmio: in seguito all’emanazione del TUF, si sono susseguiti una serie di interventi normativi che hanno permesso una sempre più accurata regolamentazione della materia, la cui competenza si è trasferita gradualmente, nel corso del decennio 2000-2010, da un piano meramente nazionale ad un livello europeo. In questa prima parte del lavoro verrà pertanto dedicato ampio spazio alle direttive UCITS III ed in particolar modo alla direttiva UCITS IV, tuttora in corso di recepimento, ponendo peraltro degli spunti di riflessione in merito alla tutela del risparmiatore.
Successivamente sarà opportuno affrontare la gestione collettiva del risparmio da un punto di vista operativo, introducendo inoltre la classificazione Assogestioni per i fondi comuni d’investimento; dopo un rapido excursus sulla recente crisi internazionale, si cercherà di delineare ed esporre i lineamenti operativi dei fondi comuni per passare poi ad un approfondimento sugli Exchange Traded Funds, che costituiscono attualmente uno dei principali concorrenti dei fondi comuni. Verrà inoltre affrontata una delle più rilevanti innovazioni degli ultimi anni nell’ambito della gestione collettiva del risparmio, ossia l’avvenuta modifica del regime di tassazione degli organismi italiani di investimento collettivo del risparmio, ai quali è stato permesso, a partire dal mese di luglio 2011, di calcolare il prelievo d’imposta sul realizzato in capo al sottoscrittore e non più sul maturato in capo al fondo.
Infine, e questo costituirà un passaggio importante per il perseguimento
degli obiettivi del lavoro, saranno indagati i cambiamenti intervenuti nelle
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preferenze degli investitori e come questi possano aver influito sul contesto
operativo dei gestori dei fondi comuni d’investimento: l’analisi quali -
quantitativa sarà quindi svolta tenendo presente il duplice punto di vista del
risparmiatore e del gestore, cercando di valutare se un mutato approccio del
primo ai mercati finanziari possa eventualmente aver influito sulle scelte del
secondo. Con tale analisi si cercherà di delineare l’andamento del settore dei
fondi comuni d’investimento in Italia negli ultimi anni, confrontandolo con la
situazione di alcuni Paesi esteri ed evidenziando le eventuali novità in materia e
gli sviluppi più recenti.
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