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Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo 3 3 3 3

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Il caso studio: il Padiglione 8 de il Padiglione 8 de il Padiglione 8 de il Padiglione 8 deg g gli Spedali Riuniti di g li Spedali Riuniti di li Spedali Riuniti di li Spedali Riuniti di Livorno

Livorno Livorno Livorno

Gli Spedali Riuniti sono la principale struttura ospedaliera di Livorno; occupano un vasto lotto compreso tra il viale Alfieri e il centro cittadino. La denominazione è antecedente alla costruzione dell'edificio e ufficialmente risale al 1898; essa indicava il vasto complesso ospedaliero di Sant'Antonio, ove in precedenza erano stati riuniti i vari spedali cittadini (della Misericordia, della SS. Annunziata e San Ranieri, di San Tobia o dello Spirito Santo, delle Stimmate di San Francesco, dei carcerati, degli ebrei, del Bagno Penale).

Fig. 3

Fig. 3Fig. 3

Fig. 3.1.1.1.1 Vista satellitare del complesso ospedaliero, con padiglione 8 in evidenza.

L’edificio che analizzeremo è il Padiglione Otto, all'interno del quale sono presenti i reparti di maternità e neuropsichiatria infantile. L'edificio, realizzato intorno agli anni '30, con un ingombro globale in pianta di 69.0x42.0 metri, è composto da un piano semi-interrato e tre piani fuori terra (Piano Terra, Piano Primo e Piano Secondo).

3.1 Storia della città 3.1 Storia della città 3.1 Storia della città

3.1 Storia della città e le sue strutture sanitarie e le sue strutture sanitarie e le sue strutture sanitarie e le sue strutture sanitarie

Livorno oggi si sviluppa in un territorio di circa 104 km

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; l’antica pianta medicea della città

pentagonale è in gran parte modificata a causa dell’espansione urbanistica e dei

bombardamenti dell’ultima guerra.

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L’attuale centro cittadino, a tre metri sul livello del mare, si presenta con un impianto moderno, il sistema viario della città resta, nelle sue linee fondamentali, quello progettato dal Buontalenti (XVI secolo), formato da strade rettilinee, con un asse principale ortogonale al mare (Via Grande) ed uno parallelo ad esso (Via Cairoli).

La zona seicentesca della Venezia e delle Fortezze è riconoscibile tra il Fosso Reale, la cinta muraria del Bastione San Pietro, il Canale dei Navicelli, il Fosso della Venezia, la via Carraia, piazza del Municipio e San Marco ed è caratterizzata dagli antichi palazzi mercantili con i magazzini ai piani inferiori e al livello delle banchine, lungo i canali navigabili.

Al fine di inquadrare in maniera corretta l’intervento oggetto di studio, è indispensabile tracciare, almeno sinteticamente, le linee di quella che è stata la storia della città.

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3 3.1 .1 .1.1 .1 .1 .1 .1 Le origini Le origini Le origini Le origini di Livorno di Livorno di Livorno di Livorno

Le origini di Livorno sono ignote, ma il toponimo è attestato per la prima volta nel 1017 (l'anno 904, come invece riportano diversi autori, sarebbe frutto di un'errata valutazione)[1]

come "Livorna" e probabilmente deriva da un nome di persona romana di origine etrusca (Liburna, Liburnius, Leburna, Leburnius). Secondo altre ipotesi deriverebbe invece dal latino liburna (una nave veloce da guerra) o dal nome del popolo illirico dei

Liburni. 1

Sicuramente il piccolo villaggio labronico, posto intorno ad una cala naturale a pochi chilometri a sud della foce dell'Arno, collaborava in epoca medioevale col vicino Porto Pisano. Porto Pisano si estendeva in una vasta insenatura a nord di Livorno (il Sinus Pisano) ed era unito a Pisa mediante una strada carrabile che aveva origine dalla zona di Santo Stefano ai Lupi, dove si trovavano una pieve (attuale Cappella di Santo Stefano) e una importante fonte d'acqua sorgiva per il rifornimento delle navi del porto. Non distante da Santo Stefano ai Lupi, in località Stagno, si trovava inoltre l'Ospedale di San Leonardo, un importante complesso dotato di ostello per pellegrini, cimitero e chiesa, fondato nel1154 dall'arcivescovo di Pisa. Nella seconda metà del 1200 Livorno disponeva anche di un' altro ospedale, detto di Sant'Antonio, che all'epoca aveva comunque una capienza molto limitata. Un ulteriore ospedale, quello di San Benedetto, sorse nell'area di Porto Pisano intorno al 1304, rimanendo attivo probabilmente fino all'inizio del secolo successivo.

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A differenza delle altre città toscane, quali Firenze, Lucca o Pisa, che vivevano stagioni di grande vivacità artistica, culturale e commerciale, all'epoca Livorno rimase ai margini della storia. L'evento che muterà in maniera definitiva ed irreversibile il destino del piccolo villaggio, è l'insabbiamento naturale e progressivo dell'antico Porto Pisano, già noto agli Etruschi ed ai Romani, unico sbocco al mare della Repubblica di Pisa. Questo evento naturale costrinse i Pisani a cercare una valida alternativa su cui puntare per la continuazione dei loro scambi e traffici marittimi. Il piccolo attracco venne fortificato e attrezzato. I Pisani decisero di favorire lo sviluppo dello scalo labronico con la costruzione di un maestoso faro (noto come Fanale dei Pisani) e di una fortificazione a pianta quadrata (la

1 Riferimenti dal sito: “www.fotolivorno.net/ITALstoria.html”

2 Riferimenti dal sito: “http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Livorno”

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"Rocca Nuova" o "Quadratura dei Pisani", nucleo più antico di quella che sarà poi la Fortezza Vecchia); nel 1392 poi, chiusero l'abitato all'interno di una cinta muraria.

Lo sviluppo del porto destò grande interesse nei genovesi, oltre che nei fiorentini. Furono comunque questi ultimi che, al tramontare della Repubblica Pisana, dopo un passaggio di mano tra genovesi e francesi, riuscirono ad accaparrarsi il fiorente scalo marittimo, il loro agognato sbocco al mare, per la cifra finale di 100.000 fiorini d'oro, una cifra enorme per l'epoca. L'accesa rivalità dei fiorentini con i genovesi si concluse così il 27 giugno 1421.

Firenze riconobbe il territorio di Livorno come parte integrante del contado fiorentino, assoggettandolo al medesimo status giuridico. I fiorentini iniziarono poi una serie di interventi per riparare le fortificazioni di Livorno e ristrutturare Porto Pisano, arrivando a costruirvi, intorno alla metà del XV secolo, la Torre del Marzocco.

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3 3.1 .1 .1....2 .1 2 2 Nascita 2 Nascita Nascita Nascita della città: la dinastia dei Medici della città: la dinastia dei Medici della città: la dinastia dei Medici della città: la dinastia dei Medici

La data di nascita della città Livorno si fa tradizionalmente risalire al 28 marzo 1577, quando Cosimo I Granduca di Toscana, incaricò l’architetto fiorentino Bernardo Buontalenti di costruire una "città ideale". In seguito sul cantiere lavorarono anche altri importanti progettisti, come Alessandro Pieroni e Don Giovanni de' Medici. La volontà dei Medici era quella di trasformare Livorno da piccolo villaggio di pescatori in punto nevralgico dei traffici del Granducato di Toscana, attraverso un'importante opera di espansione urbanistica.

Il progetto buontalentiano mirava alla realizzazione di una "città-fortezza", caratterizzata da cinque bastioni ai vertici del pentagono e circondata da imponenti mura difensive, baluardi e fortificazioni, cinte da fossati, che avevano lo scopo di proteggerla dalle incursioni dei Saraceni frequenti in quel periodo. Lungo le nuove mura della città, lunghe quattro chilometri, si aprivano quattro porte: Porta a Mare, Porta a Pisa, Porta dei Navicelli e Porta Nuova. L'aspetto fondamentale del progetto buontalentiano, era costituito dall'elemento

"acqua", che attraverso i suoi fossati circondava Livorno. Il perimetro della città fortificata era

infatti delimitato dal Fosso Reale e dal Canale dei Navicelli, realizzato fra il 1563 e il 1575 per

collegare Livorno a Pisa; il nome derivava appunto dai cosiddetti "navicelli", imbarcazioni

toscane che trasportavano le merci provenienti dalla pianura pisana.

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59 Fig. 3

Fig. 3 Fig. 3

Fig. 3.1.1.1.1....2.12.12.12.1 Copia del progetto di Bernardo Buontalenti; incisione contenuta in “Raccolta delle più belle vedute della Città e Porto di Livorno con alcune osservazioni sulle medesime”, per Tommaso Masi e C., 1796.

Tra il 1590 ed il 1603 i Granduchi di Toscana emanarono le cosiddette "Leggi Livornine", che costituirono il motore di sviluppo demografico ed economico della città. Tra gli aspetti più importanti, esse garantivano a coloro che tenevano casa a Pisa o a Livorno, libertà di culto, di professione religiosa e politica, annullamento dei debiti e di altre condanne per almeno 25 anni, istituivano un regime doganale a vantaggio delle merci destinate all'esportazione ed assicuravano la libertà di esercitare un qualsiasi mestiere. Queste leggi, almeno inizialmente, erano dirette soprattutto agli ebrei scacciati in quel periodo dalla penisola iberica. Dal punto di vista economico, l'istituzione del porto franco portò ad un proliferare di attività commerciali spesso legate alle intense attività portuali.

Nel complesso la popolazione di Livorno passò dai 900 abitanti del 1592 ai circa 5.000 circa del 1609. Il forte aumento della popolazione e l'incremento dei traffici marittimi, portarono ad affrontare con attenzione il problema delle strutture sanitarie, come vedremo nel Cap.1.6.

L'importanza di Livorno crebbe notevolmente, sotto la spinta dei Medici prima e

dei Lorena in seguito, che ne fecero il principale Porto del Granducato di Toscana e tra i più

trafficati di tutto il bacino del Mediterraneo.

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Il regime fiscale, il cosiddetto benefizio libero, determinò il rigoglioso sviluppo del porto di Livorno negli anni; esso consisteva nell’alleggerimento dei dazi di deposito, ovvero le tasse che dovevano essere pagate per le merci arrivate via mare nei magazzini del porto e della città in attesa di essere inviate in altri centri commerciali, o essere trasferite oltre la zona franca. Nel 1676 la città fu ufficialmente dichiarata porto franco, condizione che di fatto esisteva da quasi un secolo in virtù del benefizio libero. Lo scalo marittimo, invece, fu dichiarato più volte porto neutrale.

Grazie a queste misure Livorno divenne uno scalo importante nella rete dei traffici marittimi nel Mediterraneo, mantenendo questo ruolo fino all’abrogazione delle franchigie nell’età napoleonica (1800-1815).

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3 3....1. 1. 1. 1.3 3 3 La città sotto il dominio dei Lorena 3 La città sotto il dominio dei Lorena La città sotto il dominio dei Lorena La città sotto il dominio dei Lorena

Gian Gastone fu l'ultimo rappresentante della dinastia dei Medici, dopo Cosimo II, Ferdinando II e Cosimo III. Nel 1737, alla morte di Gian Gastone, ultimo rappresentante della dinastia dei Medici, Livorno si attestava intorno ai 30.000 abitanti. Gli inglesi tentarono di farne la loro base nel Mediterraneo, proponendo alle potenze europee lo status di città libera, con sovranità propria, ma di fatto controllata dall'Inghilterra. Di fronte all'opposizione degli altri stati, Livorno seguì invece la sorte del Granducato di Toscana, passando sotto il dominio della dinastia lorenese. Durante questo periodo la città vive un momento di ulteriore espansione, questa volta oltre il perimetro portuale e la zona costiera. La città si allarga, si allontana gradualmente dalle fortificazioni difensive, verso la periferia. In questo periodo si assiste ad una notevole ripresa del commercio, delle arti in genere e dell'editoria che trovano terreno fertile nel diffuso clima di tolleranza della città. Una delle novità legislative in assoluto più significative e all'avanguardia per l'epoca fu l'abolizione della pena di morte, nel 1786.

Nel 1796 la città subì l' occupazione dei Francesi (capeggiati da Napoleone Bonaparte), degli Spagnoli e degli Inglesi.

Dopodiché tornarono i Lorena, nel 1814, e si ebbe il ripristino del porto franco; nonostante ciò la città stentava a riprendere un soddisfacente livello di scambi commerciali, ma vedeva contemporaneamente l’affermarsi di una certa attività industriale, collocata fuori della vecchia cinta muraria (nella zona non compresa nel regime di franchigia), che ne avrebbe ostacolato la piena espansione con l’applicazione di imposte sulle materie prime importate dall’entroterra e sui manufatti esportati successivamente.

Fu così che nel 1834 il Granduca Pietro Leopoldo II di Lorena, con un “motu proprio”,

approvò la restaurazione di Porto Franco per la città e per il porto di Livorno, includendovi

anche i nuovi sobborghi, che si erano sviluppati oltre le mura medicee e che venivano così

circondati da una nuova cinta muraria. La nuova zona franca venne delimitata da un cerchio

di mura che svolgeva esclusivamente la funzione di limite doganale, senza alcun ruolo

difensivo. La decisione dell’ampliamento della città andava incontro alle richieste del vecchio

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ceto dirigente livornese, che vedeva nella restaurazione della franchigie

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doganali un rilancio dell’attività del porto ancora legato al commercio di deposito. Vi era inoltre l’intento di ristabilire un più rigido controllo daziario, a tutto vantaggio delle entrate dello Stato, per colpire il diffuso fenomeno del contrabbando

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, a cui ricorrevano principalmente le manifatture fuori le mura medicee, per l’approvvigionamento di merci e materie prime dell’area franca.

L’incarico di delineare il tracciato delle nuove mura venne affidato all’ingegnere Alessandro Manetti, direttore del Corpo degli Ingegneri d’Acque e Strade, che propose una soluzione che poneva attenzione al principio dell’economia. La costruzione delle nuove mura ebbe inizio nel marzo del 1835 e si protrasse fino al 1842 senza interruzioni. Per delimitare la nuova area urbana, Manetti progettò un semplice muro che, collegandosi alle fortificazioni preesistenti del Forte San Pietro a nord, con andamento circolare, terminava a sud all’altezza dell’attuale via della Bassata, per ricongiungersi poi al Lazzaretto di S. Rocco, mantenendo una distanza massima di 900 metri dalla linea di rispetto delle antiche mura, la via delle Spianate.

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3 3....1. 1. 1. 1.4 4 4 Il Risorgimento 4 Il Risorgimento Il Risorgimento Il Risorgimento

La spaventosa epidemia di colera del 1835 determinò, oltre a un rallentamento dei lavori di revisione generale della struttura della città, una riflessione sulle problematiche legate alla salubrità dell'ambiente urbano. Le risposte furono comunque assai modeste, e si concentrarono sull'allargamento e sulla rettificazione di via San Giovanni, ovvero il quartiere più antico della città. Tuttavia in questi anni venne avviato un dibattito che avrebbe prodotto effetti pratici soprattutto nella successiva metà del secolo. Gli architetti che a Livorno vennero chiamati a confrontarsi su questi temi appartenevano a una generazione di progettisti a conoscenza delle innovazioni sul piano della ricerca progettuale, dell'organizzazione professionale e della tecnica, introdotte in Francia e codificate in una già diffusa manualistica, che avrebbe prodotto una serie serrata di opere pubbliche che avrebbero cambiato il volto della città. Se infatti l'ambizioso progetto per un nuovo ospedale del Cambray Digny non vide la realizzazione, e il problema si risolse attraverso una modesta ristrutturazione dell'ospedale esistente, sui terreni esaminati per il nuovo ospedale venne invece realizzata la “Pia casa di Lavoro”, ospizio destinato ad accogliere l'infanzia abbandonata e i vecchi invalidi progettato dal Gherardesca. Nel 1842 arrivò a compimento la costruzione dell'acquedotto; dopo circa quattro decenni finalmente l'acqua raggiungeva la città e i suoi sobborghi attraverso ventisette fonti.

Un evento di fondamentale importanza per il futuro della città fu la nascita dell'Accademia Navale a Livorno, il 6 novembre 1881. Molte città si candidarono per divenire sede della nuova accademia, ma solo la nomina di Benedetto Brin al Ministero della Marina, nel 1876,

3 “Esenzione dal pagamento dei diritti di dogana concessa dalla legge”. Definizione di franchigia dal Dizionario italiano della lingua italiani Garzanti.

4 La città di Livorno era diventata Porto Franco, cioè era esente da tasse, ma le merci che transitavano dall’interno all’esterno della città e viceversa, erano soggette comunque a dazio.

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risolse l'annosa questione. Il complesso, andò ad occupare l'area del vecchio Lazzaretto di San Jacopo, estendendosi poi su quella dell'adiacente Lazzaretto di San Leopoldo.

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento fu messa in programma la realizzazione di una serie di opere e infrastrutture di pubblica utilità. Nel 1881 si inaugurò la linea tranviaria a cavallo, nel 1897 fu aperta al pubblico la prima tranvia elettrica e nel 1908 fu la volta della funicolare di Montenero. Nel 1905 poi, fu stabilita l'ubicazione della nuova stazione ferroviaria e nel 1910 poté essere inaugurata la tratta tirrenica Livorno-Cecina.

Il tentativo di rilanciare la città all'interno di un contesto internazionale, che con l'unificazione sembrava essere venuto meno, passò anche attraverso la costruzione di scuole (come la scuola Antonio Benci), alloggi economici per operai e strutture di indubbia monumentalità, come il grande Mercato delle Vettovaglie, progettato da Angiolo Badaloni e inaugurato nel 1894. Nel 1904, mentre il turismo balneare subiva sempre più la concorrenza di Viareggio, la città assunse persino l'appellativo di "Montecatini al mare" in concomitanza con l'inaugurazione del sontuoso stabilimento termale Acque della Salute.

Livorno si dimostrò all'avanguardia anche nell'applicazione di nuove tecnologie: nel 1888 fu aperta la quarta centrale elettrica d'Italia, nel 1889 entrarono in funzione i primi lampioni pubblici elettrici, nell'estate del 1896 si proiettò uno dei primi spettacoli cinematografici italiani all'"Eden" (attuale Terrazza Mascagni), nel 1899 entrò in funzione presso l'Ospedale di Sant'Antonio il primo apparecchio a raggi X, nel 1903 l'illuminazione pubblica ad incandescenza elettrica, dal 1906 la pavimentazione bituminosa per le strade, e nel 1907 fu inaugurata la grande Centrale Termoelettrica Marzocco.

A questi interventi seguirono una serie di provvedimenti finalizzati a migliorare le condizioni igieniche e sanitarie del centro cittadino, che da tempo versava in stato di degrado. Il graduale spostamento delle classi benestanti verso la fascia collinare e sul lungomare, oltre alla colmata di numerosi fossi e canali nella zona settentrionale, determinarono una progressiva decadenza della Venezia Nuova e delle aree limitrofe. Il diffondersi di epidemie di colera, convinse le autorità della necessità di sventrare i vicoli più fatiscenti: pertanto, nel 1905 si demolirono le case intorno alla chiesa di San Ferdinando, compresa chiesetta di Sant'Anna, per poi passare, poco tempo dopo, al tessuto urbano adiacente al vecchio Ospedale di Sant'Antonio.

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3 3....1. 1. 1. 1.5 5 5 Il Novecent 5 Il Novecent Il Novecent Il Novecento e l’avvento del Fascismo o e l’avvento del Fascismo o e l’avvento del Fascismo o e l’avvento del Fascismo

Il 31 luglio 1922, un manifesto affisso lungo le strade della città ordinava l'adunanza dei

fascisti presso la loro sede, situata di fianco al Teatro Goldoni; la città venne occupata da

squadre armate provenienti da tutta la Toscana. A Livorno, città priva di una dimensione

rurale, il fascismo fu un fenomeno legato essenzialmente alla borghesia, alla quale

apparteneva Costanzo Ciano. La sua ascesa politica coincise con una serie di interventi per

la città e con l'ampliamento dei confini provinciali. Ma la trasformazione di Livorno voluta dal

regime passò anche attraverso gli sventramenti del centro cittadino, cominciati negli anni

venti, quando i vecchi fabbricati posti alle spalle del Duomo, lungo la via Cairoli, furono

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demoliti per far posto ad uno scialbo quartiere bancario. Nel 1935 fu la volta degli edifici compresi tra via Fiume e via San Giovanni, dove si intendeva costruire il Palazzo del Governo, scenografica quinta posta ai margini di una vasta piazza delle adunate: sotto i colpi del piccone demolitore, furono distrutti il vecchio complesso dell'Ospedale di Sant'Antonio (già Bagno dei forzati), la chiesa greco-ortodossa della Santissima Trinità e quella di Sant'Antonio. Per ospitare la popolazione allontanata dal centro, alla periferia della città sorsero grandi quartieri dormitorio, tutti caratterizzati da unità abitative minime. Tuttavia, Costanzo Ciano fu abile nel far associare il proprio nome, o quello dei famigliari, a diverse opere pubbliche, pur senza contribuire in modo fattivo alla loro realizzazione: ad esempio, il Nuovo Complesso Ospedaliero, il suggestivo belvedere sul mare e lo stadio comunale. Ai funerali del gerarca, deceduto nel giugno del 1939, a Livorno si tenne l'ultima solenne cerimonia del regime, alla quale fu presente persino Benito Mussolini. La morte di Ciano non fermò i piani di sviluppo della città; questi programmi, che avrebbero portato alla cancellazione di gran parte dell'assetto urbano di Livorno, furono però interrotti dallo scoppio della seconda guerra mondiale.

3 3

3 3....1. 1. 1. 1.6 6 6 Storia delle strutture Sanitarie a Livorno 6 Storia delle strutture Sanitarie a Livorno Storia delle strutture Sanitarie a Livorno Storia delle strutture Sanitarie a Livorno

Tra le iniziative livornesi troviamo, in campo di difesa sanitaria, già dal 1575, l'istituzione di lazzaretti, in funzione di luoghi specificamente adibiti ad ospitare per un periodo di quarantena viaggiatori e merci sospetti, al fine di evitare la diffusione di pericolose epidemie.

Il primo ad essere istituito fu quello di San Rocco (fine del XVI secolo), situato sullo scoglio della torre del Fanale (Fanale dei Pisani), prima citato. L'iniziativa della costruzione del nuovo lazzaretto fu accompagnata anche da un aggiornamento dei regolamenti sanitari e dall'istituzione nel 1606 di un Magistrato di Sanità residente a Livorno. Esisteva poi il lazzaretto di San Jacopo, a cui si affiancò, nel 1769, quello di San Leopoldo

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Alla fine del XVI secolo si rese necessario intraprendere la costruzione del Bagno dei Forzati, in cui furono concentrati gli schiavi condotti a Livorno dall'Ordine di Santo Stefano papa e martire. A partire dal 1598, sotto il granduca Ferdinando I de' Medici, nel cuore della Livorno medioevale, fu costruito il Bagno dei forzati, che andava ad integrare nella sua struttura parte delle antiche mura che qui i pisani avevano eretto nel XIV secolo e del "Bastione della Cera" del secolo precedente. Il progetto fu curato da Alessandro Pieroni.

I forzati erano un “bene” fondamentale per una città in espansione. Il Bagno sorse non lontano dalle darsene e si inserì con l’aspetto di una vera e propria fortezza tra la città vecchia e la nuova. Adiacente al Bagno, verso il porto, si collocava la biscotteria, una vera e propria fabbrica dotata di magazzini, di buche per la conservazione del grano, di forni, dove veniva fatto il biscotto per gli equipaggi delle navi e il pane per il consumo cittadino.

Il complesso del Bagno dei Forzati

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era una vasta prigione utilizzata soprattutto per imprigionarvi i turchi catturati e fatti schiavi dall'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, ma anche per i detenuti toscani (come i cristiani condannati anche per debiti). I prigionieri

5 Riferimenti dal sito: “http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/OspedaleLivorno.html”

6 Riferimenti dal sito: “http://it.wikipedia.org/wiki/Bagno_dei_forzati”

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lavoravano nel porto e tornavano nelle loro celle solo durante la notte; inoltre avevano la possibilità di aprire botteghe in città e disponevano di un locale dove potevano esercitare il loro culto. Infatti, ai turchi, che nei primi anni del XVII secolo arrivarono anche a 2000 unità, era concesso avere un proprio luogo di preghiera ad uso moschea, con un proprio ministro chiamato "coggia". Per dormire vi erano delle tavole, ma chi poteva guadagnare qualcosa con i proventi dei propri manufatti poteva comprarsi un saccone di paglia e migliorare il vitto.

I cattolici invece avevano una cappella per ogni dormitorio e una chiesetta comune, successivamente assegnata all'Arciconfraternita della Purificazione. Vi erano anche dei piccoli spedali per i cristiani e i turchi, le officine ed una prigione.

Assai scarsa era l’organizzazione dell’assistenza sanitaria; alle epidemie frequenti si doveva far fronte per lo più con ricoveri provvisori. L’ospedale di Sant’Antonio, collocato nella chiesa omonima, venne potenziato con l’aggiunta di nuovi ambienti nel 1602. Bagno dei Forzati, Biscotteria e Ospedale di Sant’Antonio si disponevano in un’area coincidente con le vecchie fortificazioni, distinta dal nucleo antico e dagli spazi della nuova città

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Fig. 3 Fig. 3Fig. 3

Fig. 3....1.1.1.1.6.16.16.16.1 Ospedale di Sant’Antonio .

Nel 1766 i Forzati furono trasferiti alla Fortezza Vecchia; il Bagno, divenne sede di una scuola di marina e furono ampliati i locali dell'ospedale di Sant'Antonio, che già esisteva nella zona da epoche precedenti. L'ospedale dapprima era ospitato in una struttura adiacente alla vicina chiesa di Sant'Antonio e fu ampliato nel tempo fino ad occupare l'adiacente bagno penale; poi, nel XIX secolo, tramontata l'ipotesi di realizzare una nuova struttura su progetto di Luigi de Cambray Digny, furono ultimati importanti lavori con l'apertura di nuove sale.

7 Riferimenti dal testo: “LIVORNO: STORIA DELLA CITTÀ” di Cecilia Testa.

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La situazione sanitaria livornese fu riordinata da Pietro Leopoldo di Lorena, che nel 1777 ordinò un'attenta ispezione degli ospedali cittadini, decidendo di migliorare le strutture esistenti che già nel secolo precedente erano state sottoposte a tentativi di ristrutturazione e ad ampliamento. Nel secolo XVIII il sistema assistenziale livornese era costituito ancora, come nel secolo precedente, da due principali strutture: l'Ospedale di S. Antonio per gli uomini e di S. Barbara per le donne. Esisteva, inoltre, un terzo ospedale tenuto dalle monache della SS. Annunziata e di S. Ranieri, situato nell'ex-convento dei Gesuiti. Tra le innovazioni da mettere in evidenza troviamo un progetto per l'unificazione dell'intero sistema assistenziale in un unico ospedale generale da impiantare nell'area del lazzaretto di San Rocco, ma si ebbe soltanto un'unificazione amministrativa delle tre strutture avvenuta nel 1787 sotto la direzione di un commissario governativo.

Nella sua Guida di Livorno Piombanti riferisce dell'istituzione a Livorno di un'Accademia o Società Medica, fondata nel 1825, che aveva come finalità “l'incremento della scienza medico-chirurgica e la pubblica utilità. Vi appartenevano medici, chirurgi e farmacisti.

Approvata dall'autorità governativa, dispensava diplomi ai soci, e teneva le adunanze sopra la bella e ricca farmacia Villoresi accanto alla prefettura. Leggevano dissertazioni scientifiche, coadiuvavano la confraternita della Misericordia, facevan visite ed operazioni gratuite ai poveri, loro somministrando anche i medicamenti”. Riformata negli statuti per ben due volte, la società fu sciolta 40 anni più tardi, nel 1865.

All'inizio del XX secolo, le precarie condizioni igieniche della zona del Bagno dei Forzati

(dove si trovava l’ospedale di Sant’Antonio) imposero alle autorità di attuare una serie di

demolizioni in modo tale da bonificare l'area intorno all'ospedale. I lavori furono avviati per

volontà di Rosolino Orlando, presidente dei "RR. Spedali Riuniti"; gli sventramenti attuati nei

pressi della struttura sanitaria portarono alla cancellazione di alcuni vicoli dell'antica Livorno,

ma lasciarono intatte le adiacenti chiese di Sant'Antonio, della Purificazione e della

Santissima Trinità dei Greci-ortodossi. Dopo le demolizioni, il nuovo aspetto del vecchio

ospedale tra Via San Giovanni e Via Fiume, nel 1908, era il seguente.

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66 Fig. 3

Fig. 3Fig. 3

Fig. 3....1.1.1.1.6.26.26.26.2 Ospedale di Sant’Antonio dopo le demolizioni del 1908 .

Fig.

Fig.

Fig.

Fig. 3333....1.1.1.1.6.36.36.36.3 I Regi Ospedali Riuniti.

A questo agglomerato, nel 1898, fu data la denominazione di Spedali Riuniti; essa indicava il

vasto complesso ospedaliero di Sant'Antonio, poiché qui vi erano stati riuniti i vari ospedali

cittadini (della Misericordia, della SS. Annunziata e San Ranieri, di San Tobia o dello Spirito

Santo, delle Stimmate di San Francesco, dei carcerati, degli ebrei, del Bagno Penale).

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3 3....1. 1. 1. 1.7 7 7 Storia degli Spedali Riuniti 7 Storia degli Spedali Riuniti Storia degli Spedali Riuniti Storia degli Spedali Riuniti

Gli “attuali” Spedali Riuniti

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furono costruiti a partire dal 1929, in un vasto lotto compreso tra il viale Alfieri e il centro cittadino; essi andavano a sostituire il preesistente complesso ospedaliero di Sant’Antonio, prima citato. Nel clima di propaganda dell'epoca, furono intitolati al gerarca fascista Costanzo Ciano (nonostante egli non avesse contribuito alla costruzione della struttura) fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Il disegno fu affidato all’Architetto Ghino Venturi, di scuola romana, all'epoca molto attivo a Livorno, dove realizzò anche un notevole numero di progetti legati ai nuovi quartieri popolari ed il Gazebo della Terrazza Mascagni. In Fig. 2.7.1 si vede una foto panoramica degli Spedali Riuniti, scattata poco dopo la sua realizzazione (tra il 1930 ed il 1940).

Fig. 3 Fig. 3 Fig. 3

Fig. 3....1.1.1.1.7.17.17.17.1 Ghino Venturi, veduta panoramica dell’Ospedale Costanzo Ciano, oggi Nuovi Spedali Riuniti, Livorno, (R. Lanza, Le opere del Decennio, “Liburni Civitas”, V, 1932).

8Riferimenti dal sito: “http://it.wikipedia.org/wiki/Spedali_Riuniti”

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Nella Fig. 3.1.7.2 si osserva la facciata dell’odierno Ospedale, che si affaccia sul Viale Alfieri.

Fig.

Fig.

Fig.

Fig. 333....1.31.1.7.21.7.27.2 I Nuovi Spedali Riuniti, oggi (2013), Livorno. 7.2

L'ospedale, costato all'epoca una cifra importante (32 milioni di lire, una cifra enorme per quei tempi, ma che testimonia la grandiosità dell'opera), fu inaugurato nel 1931, alla presenza addirittura dei reali. L’ospedale venne realizzato senza il contributo di fondi pubblici, attraverso gli introiti economici delle rette ospedaliere e dei servizi ospedalieri quali la farmacia, la radiologia, il laboratorio di analisi e la casa di salute per ammalati paganti: le innovazioni organizzative consentirono di accendere un mutuo di 15 milioni di lire presso l’INPS. La struttura ospedaliera divenne subito centro di una sofisticata assistenza, cui si aggiunse un'attività di ricerca medica di primo livello.

L’ospedale è costituito da diversi padiglioni, collegati tra loro da un corridoio coperto; essi

sono disposti simmetricamente intorno a una corte centrale, dove si apre la cappella. Dal

punto di vista architettonico l'impianto del nosocomio livornese non risulta particolarmente

innovativo, ma ripiega stancamente su elementi della tradizione. Infatti, il corpo principale,

costituito dal palazzo dell'amministrazione, è sostanzialmente un grande blocco di matrice

classica, con un basamento trattato alla maniera dei palazzi rinascimentali e un frontone alla

sommità di stampo neoclassico. L’edificio è raccordato alla strada antistante mediante due

ali curvilinee, che rimandano all'architettura barocca di Piazza San Pietro a Roma. Nei

padiglioni, rialzati nel dopoguerra, l'apparato ornamentale è ridotto all'essenziale, mentre

decisamente neoclassico appare l'ingresso posto all'angolo del lotto e realizzato nella forma

di un tempio circolare sovrastato da una cupola. La cappella centrale, a tre navate, è

caratterizzata da un alto timpano e da strette finestre a feritoia, che saranno poi riprese da

Venturi nel progetto per la chiesa presso la Colonia Regina Elena di Calambrone. Le vetrate

(14)

69

policrome dell'interno sono opera di Athos Rogero Natali. Sul retro si innalza una sorta di campanile, alto oltre 40 metri: in realtà si tratta di una massiccia torre-serbatoio, sormontata da un orologio e da una struttura in ferro battuto che ricorda i coronamenti dei campanili barocchi di Roma.

La struttura ospedaliera è stata notevolmente ampliata nel dopoguerra, con la costruzione di nuovi reparti. Negli ultimi anni sono stati realizzati importanti interventi di ammodernamento, che hanno portato ad esempio alla recente inaugurazione del nuovo polo dedicato al pronto soccorso e alla sopraelevazione di tutti i corridoi di collegamento tra i vari padiglioni, per differenziare i percorsi dei medici da quelli del pubblico.

Il padiglione otto presenta una forma a C, costituita da un corpo centrale e due ali, ed è composto da un piano semi-interrato e tre fuori terra. Allo stato attuale la struttura risulta non regolare in pianta e, considerando la disposizione non allineata verticalmente delle aperture nelle pareti portanti (in particolare quelle interne), è da ritenersi anche non regolare in altezza; non sono presenti elementi in aggetto quali balconi o gronde di importante rilievo.

A seguito di un'accurata osservazione delle facciate, dalle foto d'epoca rinvenute presso l'Ufficio Tecnico dell'Azienda A.S.L. e dalle informazioni apprese da quest’ultima, si può confermare l'ipotesi di un intervento di sopraelevazione di un piano, compiuta attorno al 1960, che ha interessato l'intero edifico, originariamente composto da due piani fuori terra, come gli analoghi padiglioni circostanti.

Fig.

Fig.

Fig.

Fig. 333....1.31.1.7.31.7.37.3 Vista aerea dei Nuovi Spedali Riuniti con indicazione del Padiglione 8, oggi (2013), 7.3 Livorno.

(15)

70

3 3

3 3....2 2 2 2 Il futuro degli Spedali Riuniti Il futuro degli Spedali Riuniti Il futuro degli Spedali Riuniti Il futuro degli Spedali Riuniti

Il futuro del complesso ospedaliero in questione è un tema di grande attualità in questo momento, considerando che sono in atto le procedure per la realizzazione di un nuovo Ospedale per la città di Livorno.

Ad oggi, Dicembre 2013, è entrato nel vivo il percorso per la costruzione della nuova struttura sanitaria, che, come previsto dal bando emesso all'inizio del settembre 2011 dall'Azienda USL 6, include la realizzazione del complesso sanitario e la fornitura di 18 sale operatorie e la gestione di tutti i servizi (tra i quali accoglienza, sorveglianza, lavanderia, ristorazione e funzionamento impianti).

I dati disponibili, a riguardo della costruzione del nuovo Ospedale, attualmente sono i seguenti. Si tratterebbe di un'operazione finanziaria in project financing del valore di circa 266 milioni di euro, così suddivisi: 191 milioni comprensivi di costi di progettazione e realizzazione dell'intervento e 75 milioni collegati al costo delle attrezzature sanitarie da acquistare, permuta dei terreni, consulenze tecniche ed imprevisti. Come si legge nella Delibera Comunale 448 del 3 agosto 2013, a firma della direttrice generale dell'Azienda USL 6 Monica Calamai, sono tre le Ati (Associazioni temporanee di imprese) che l'azienda, dopo un lungo percorso di verifica della documentazione amministrativa, ha ammesso alla gara di aggiudicazione per la realizzazione della struttura, e che successivamente sono rientrate nella graduatoria provvisoria

9

con il Progetto Preliminare.

Ai fini del presente lavoro di tesi è interessante conoscere ciò che verrà fatto dei beni immobiliari degli attuali Spedali Riuniti. Al momento le informazioni a riguardo riferiscono che alcuni dei padiglioni (in particolare il sesto, settimo, ventiquattresimo e venticinquesimo) resteranno nel patrimonio dell’Azienda USL 6 per attività aziendali, come ad esempio servizi socio-sanitari, poliambulatorio, camera mortuaria. Altri padiglioni (il quarto ed il quinto) verranno adibiti ad R.S.A. (Residenza sanitario assistenziale), ossia a Case di Riposo per anziani. Infine, tutti gli altri edifici saranno messi in vendita dall’Azienda. Quest’ultimo punto rappresenta una tema di discussione a livello politico, poiché dipende infatti dal destino di questi immobili la quantità di denaro che l’Azienda potrà recuperare.

3 3

3 3....2 2 2 2.1 .1 .1 .1 Diagnosi degli edifici esistenti Diagnosi degli edifici esistenti Diagnosi degli edifici esistenti Diagnosi degli edifici esistenti

Le recenti normative per le costruzioni in zona sismica (Ordinanze P.C.M. n. 3274/03, n.

3316/03 e n. 3431/05) hanno introdotto nuovi impegni per i proprietari, pubblici o privati, di edifici esistenti la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di Protezione Civile (es. ospedali, municipi, caserme, ecc.) e/o di edifici che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso (es.

scuole, teatri, musei, biblioteche, chiese, ecc.). Per tali edifici è fatto obbligo di procedere alla valutazione di sicurezza sismica ai sensi dell’art. 3 dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.3.2003.

9 Comunicato Stampa dell’Azienda USL6 Livorno, sito: “www.usl6.toscana.it”.

(16)

71

“L’ordinanza è nata dalla necessità di dare una risposta rapida e integrata alle esigenze poste dal rischio sismico, una risposta che non poteva ulteriormente essere ritardata, visto il ripetersi di eventi sismici calamitosi che hanno interessato anche zone non classificate sismiche

10

”.

Per "valutazione di sicurezza sismica" o "valutazione di vulnerabilità sismica" di un edificio esistente si intende un procedimento quantitativo volto a stabilire se è in grado o meno di resistere alla combinazione sismica di progetto.

Sono queste le ragioni che hanno portato, nel 2013, l’Azienda USL 6 di Livorno ad indire una gara di appalto per la valutazione della vulnerabilità sismica di tutti gli edifici del proprio patrimonio immobiliare, tra cui il Padiglione 8 oggetto del presente tesi.

3. 3.

3. 3.3 3 3 3 Descrizione dell’edificio ospedaliero Descrizione dell’edificio ospedaliero Descrizione dell’edificio ospedaliero Descrizione dell’edificio ospedaliero

L’edificio oggetto del presente lavoro di tesi è il Padiglione Otto, che fa parte del complesso

“Spedali Riuniti” dell’Azienda USL 6 di Livorno. E’ perciò adibito attualmente ad uso ospedaliero. Come spiegato precedentemente, l’intero aggregato fu realizzato nel 1929, su disegno dell’Architetto Ghino Venturi.

Il Padiglione 8 presenta una forma a C, costituita da un corpo centrale e due ali, con un piccolo nucleo centrale leggermente sporgente sede delle scale; è composto da un piano semi-interrato e tre fuori terra. Si riporta nella Fig. 3.3.1 la pianta della struttura, con l’orientamento geografico della stessa.

A seguito di un'accurata osservazione delle facciate, dalle foto d'epoca rinvenute presso l'Ufficio Tecnico dell'Azienda USL e dalle informazioni apprese da quest’ultima, si può confermare l'ipotesi di un intervento di sopraelevazione di un piano, compiuta attorno al 1960, che ha interessato l'intera pianta dell’edificio, originariamente composto da due piani fuori terra, come gli analoghi padiglioni circostanti. Inoltre, negli anni successivi alla costruzione, sono stati realizzati degli ampliamenti in corrispondenza del lato nord di ciascuna delle due ali, che hanno reso l’edificio non simmetrico (vedi Fig. 3.4.1.1).

Allo stato attuale la struttura risulta non regolare in pianta e, considerando la disposizione non allineata verticalmente delle aperture nelle pareti portanti (in particolare quelle interne), è da ritenersi anche non regolare in altezza; non sono presenti elementi in aggetto quali balconi o gronde di importante rilievo.

10 Dipartimento della Protezione Civile – Ufficio Servizio Sismico Nazionale, Nota del 4 giugno 2003.

(17)

72 Fig. 3.3.1

Fig. 3.3.1 Fig. 3.3.1

Fig. 3.3.1 Pianta dell’edificio, con orientamento geografico.

L’edificio presenta un piano semi-interrato e tre piani fuori terra; ai vari servizi si accede dagli

ingressi situati al pianto terra. Nel semi-interrato si trovano i locali tecnici, magazzini, alcuni

depositi ed un cunicolo con gli impianti. L’altezza di interpiano degli ambienti ubicati a

(18)

73

questo livello è variabile (oscilla da 1,00 m a 2,40 m), poiché il piano di calpestio dei vari locali è posizionato a profondità diverse.

Il piano terra ha l’entrata principale situata sul lato est, ed altri due ingressi sul lato ovest; a questo livello si trovano i vari uffici del reparto di neuro-psichiatria infantile, i locali/palestre per la riabilitazione e fisioterapia ed una serie di ambulatori.

Al piano superiore sono state collocate le sale operatorie e sale travaglio del reparto di maternità, le stanze post-parto (nido, allattamento). Inoltre, nell’ala Nord, si trovano diverse sale di degenza. L’altezza di interpiano del piano terra e del piano primo è di circa 5,00 m.

Infine, all’ultimo livello sono stati inseriti dei locali ad uso foresteria

11

, ambienti per la terapia neotale sub intensiva, una ludoteca e svariate sale di degenza. In questo caso l’altezza di interpiano è di 3,40 m, poiché questo risulta essere il piano realizzato nella sopraelevazione.

Nelle Fig. 3.3.2 e 3.3.3 sono state riportate due viste tridimensionali della struttura, così come è stata modellata nel software di calcolo SAP 2000.

Fig. 3.3.2 Fig. 3.3.2 Fig. 3.3.2

Fig. 3.3.2 Modello tridimensionale, vista assonometrica delle facciate est e sud.

11 Perforesteriasi intendono locali adibiti ad alloggio per persone che sono di passaggio o che devono temporaneamente dimorare in un certo luogo.

(19)

74 Fig. 3.3.3

Fig. 3.3.3Fig. 3.3.3

Fig. 3.3.3 Modello tridimensionale, vista assonometrica delle facciate ovest e nord.

3.4 3.4 3.4

3.4 Individuazione del livello di conoscenza della struttura e del corri Individuazione del livello di conoscenza della struttura e del corri Individuazione del livello di conoscenza della struttura e del corri Individuazione del livello di conoscenza della struttura e del corrispondente spondente spondente spondente fattore di confidenza fattore di confidenza fattore di confidenza fattore di confidenza

“La conoscenza della costruzione oggetto della verifica è di fondamentale importanza ai fini di una adeguata analisi, e può essere conseguita con diversi livelli di approfondimento, in funzione dell’accuratezza delle operazioni di rilievo, dell’analisi storica e delle indagini sperimentali.”

12

La definizione delle proprietà meccaniche dei materiali impiegati nel modello è conseguenza diretta del livello di conoscenza della struttura in esame, livello che è funzione della qualità delle informazioni di carattere geometrico-costruttivo disponibili. In funzione del livello di conoscenza acquisito, le N.T.C. 2008 e la circolare applicativa provvedono a definire i valori di riferimento dei parametri meccanici ed il fattore di confidenza da utilizzare come ulteriore coefficienti di sicurezza.

12 Appendice al Cap. C8 della Circolare 2/2/2009 n°617 - C8A.1.A Costruzioni in muratura: dati necessari e identificazione del Livello di Conoscenza.

(20)

75

Per effettuare una corretta analisi di un edificio esistente è indispensabile raccogliere tutte le informazioni inerenti tale struttura. La Normativa indica che la fase di conoscenza deve programmare un piano di indagini, che prevedono di analizzare i seguenti punti:

1) ANALISI STORICO-CRITICA: ai fini di una corretta individuazione del sistema strutturale esistente e del suo stato di sollecitazione è importante ricostruire il processo di realizzazione e le successive modificazioni subite nel tempo dal manufatto, nonché gli eventi che lo hanno interessato, in questo senso acquista notevole importanza una dettagliata analisi storico-critica.

2) RILIEVO GEOMETRICO: la normativa afferma che per eseguire un’analisi di un edificio esistente bisogna effettuare un rilievo geometrico della struttura in esame per individuare l’organismo resistente della costruzione, tenendo presente la qualità e lo stato di conservazione dei materiali e degli elementi costruttivi. Sempre all’interno di tale rilievo dovranno anche essere presi in considerazione i possibili dissesti, in atto o stabilizzati, ponendo particolare attenzione all’individuazione dei quadri fessurativi e dei meccanismi di danno.

3) DETTAGLI COSTRUTTIVI: il rilievo oltre che geometrico dovrà essere anche di tipo strutturale dove dovranno essere individuati i dettagli costruttivi dell’organismo, comprendendo i rapporti con le eventuali strutture in aderenza. Nel rilievo sia geometrico che strutturale dovranno essere rappresentate le modifiche intervenute nel tempo, come desunte dall’analisi storico-critica.

4) CARATTERIZZAZIONE MECCANICA DEI MATERIALI: la conoscenza delle caratteristiche dei materiali costituenti la struttura presa in esame potranno essere ricavate da documentazioni disponibili, da verifiche visive in situ e da indagini sperimentali, tutto in base all’accuratezza che si vuole ottenere.

Sulla base di tutti questi approfondimenti, effettuati durante la fase conoscitiva, saranno individuati i livelli di conoscenza e per ognuno dei quali saranno definiti i corrispondenti fattori di confidenza, da utilizzare come coefficienti di sicurezza nella definizione delle proprietà dei materiali.

L’approfondimento con cui ciascuna di queste classi di indagini è prevista, deve essere deciso dal progettista in base agli obbiettivi preposti, alla presumibile ampiezza e rilevanza dell’intervento e alle necessità o anomalie riscontrate durante la campagna stessa. La scelta di approfondimento determina il livello di conoscenza raggiunto, che le norme graduano in tre livelli: LC1, LC2, LC3.

Da essi discende la metodologia di definizione dei valori medi dei parametri meccanici

associati alla materiale in esame e la quantificazione del Fattore di Confidenza. Quest’ultimo

rappresenta il valore per il quale occorre dividere le resistenze medie dei materiali per tener

conto del grado di incertezza associato al livello di conoscenza raggiunto (vedi Tab. 3.4.1

estratta dall’Appendice della Circolare C8A.1.1).

(21)

Tab. 3.4.1 Tab. 3.4.1Tab. 3.4.1

Tab. 3.4.1 Tabella C8A.1.1

conseguenti valori sei fattori di confidenza per edifici in

Nel caso in esame, dopo un’analisi dei dati a nostra disposizione, possiamo dire che il livello di conoscenza del nostro fabbricato è pari a LC1, il ché comporta un valore di FC = 1,35.

Tale valore andrà ad influire in maniera importante sulla r

in esame, il ché potrebbe comportare una non verifica degli elementi.

3.4.1 Geometria 3.4.1 Geometria 3.4.1 Geometria 3.4.1 Geometria

L’edificio presenta una pianta che ha subìto alcune variazioni nel corso degli anni:

l’intervento più rilevante che è stato effettua

fuori terra); in interventi successivi è stata aumentata la metratura in pianta mediante alcuni ampliamenti in muratura adiacenti alle ali della struttura a C. Nella figura seguente è rappresentato il livello più basso dell’edificio, con l’indicazione degli ampliamenti che hanno modificato la pianta, avvenuti negli anni.

Tabella C8A.1.1 - Livelli di conoscenza in funzione dell’informazione disponibile e conseguenti valori sei fattori di confidenza per edifici in muratura.

Nel caso in esame, dopo un’analisi dei dati a nostra disposizione, possiamo dire che il livello di conoscenza del nostro fabbricato è pari a LC1, il ché comporta un valore di FC = 1,35.

Tale valore andrà ad influire in maniera importante sulla resistenza di progetto della muratura potrebbe comportare una non verifica degli elementi.

L’edificio presenta una pianta che ha subìto alcune variazioni nel corso degli anni:

l’intervento più rilevante che è stato effettuato è stata la sopraelevazione di un piano (il terzo fuori terra); in interventi successivi è stata aumentata la metratura in pianta mediante alcuni ampliamenti in muratura adiacenti alle ali della struttura a C. Nella figura seguente è ello più basso dell’edificio, con l’indicazione degli ampliamenti che hanno modificato la pianta, avvenuti negli anni.

76 Livelli di conoscenza in funzione dell’informazione disponibile e

muratura.

Nel caso in esame, dopo un’analisi dei dati a nostra disposizione, possiamo dire che il livello di conoscenza del nostro fabbricato è pari a LC1, il ché comporta un valore di FC = 1,35.

esistenza di progetto della muratura

L’edificio presenta una pianta che ha subìto alcune variazioni nel corso degli anni:

to è stata la sopraelevazione di un piano (il terzo

fuori terra); in interventi successivi è stata aumentata la metratura in pianta mediante alcuni

ampliamenti in muratura adiacenti alle ali della struttura a C. Nella figura seguente è

ello più basso dell’edificio, con l’indicazione degli ampliamenti che hanno

(22)

77 Fig. 3.4.1.1

Fig. 3.4.1.1Fig. 3.4.1.1

Fig. 3.4.1.1 Pianta del piano semi-interrato, nella quale sono stati evidenziati gli ampliamenti avvenuti successivamente alla realizzazione della struttura.

(23)

Le geometrie degli elementi resistenti di tutti i piani sono state valutate mediante l’osservazione delle piante di progetto, dal momento che, recentemente (nel 2008) l’edificio in oggetto è stato ristrutturato. La ristrutturazione

architettonico-funzionale e impiantistico. Le piante presentano un corpo centrale in cui s’individua l’entrata principale dell’edificio e il vano scala e due ali laterali che vengono collegate al corpo centrale me

per l’implementazione con il programma di calcolo SAP2000.

La copertura è realizzata con capriate in legno ed ipotizzata non spingente a causa della presenza del cordolo in calcestruzzo armat

3.4.2 Dettagli Costruttivi 3.4.2 Dettagli Costruttivi 3.4.2 Dettagli Costruttivi 3.4.2 Dettagli Costruttivi

A causa della recente ristrutturazione

stato possibile effettuare saggi sull’edificio esistente, né si è avuta la possibilità di valutare i progetti originali.

Per la determinazione dei dettagli costruttivi sono stati considerati i disegni, effettuati per la recente ristrutturazione, in cui sono rappresentati i particolari strutturali delle diverse tipologie di solaio presenti ai vari piani.

Fig.

Fig. Fig.

Fig.

Questa tipologia di solaio è stata modellata, nel software di calcolo SAP2000, come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, con spessore pari a 7,00 cm.

Le geometrie degli elementi resistenti di tutti i piani sono state valutate mediante l’osservazione delle piante di progetto, dal momento che, recentemente (nel 2008) l’edificio in oggetto è stato ristrutturato. La ristrutturazione ha interessato principalmente gli aspetti funzionale e impiantistico. Le piante presentano un corpo centrale in cui s’individua l’entrata principale dell’edificio e il vano scala e due ali laterali che vengono collegate al corpo centrale mediante due corridoi. Sono quindi stati redatti disegni operativi

implementazione con il programma di calcolo SAP2000.

La copertura è realizzata con capriate in legno ed ipotizzata non spingente a causa della presenza del cordolo in calcestruzzo armato.

A causa della recente ristrutturazione e dell’attuale stato di operatività della struttura, stato possibile effettuare saggi sull’edificio esistente, né si è avuta la possibilità di valutare i

la determinazione dei dettagli costruttivi sono stati considerati i disegni, effettuati per la recente ristrutturazione, in cui sono rappresentati i particolari strutturali delle diverse tipologie di solaio presenti ai vari piani.

Fig.

Fig. Fig.

Fig. 3.4.2.13.4.2.13.4.2.13.4.2.1 Sezione solaio piano terra rialzato.

Questa tipologia di solaio è stata modellata, nel software di calcolo SAP2000, come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, con spessore pari a 7,00 cm.

78

Le geometrie degli elementi resistenti di tutti i piani sono state valutate mediante l’osservazione delle piante di progetto, dal momento che, recentemente (nel 2008) l’edificio ha interessato principalmente gli aspetti funzionale e impiantistico. Le piante presentano un corpo centrale in cui s’individua l’entrata principale dell’edificio e il vano scala e due ali laterali che vengono edatti disegni operativi

La copertura è realizzata con capriate in legno ed ipotizzata non spingente a causa della

e dell’attuale stato di operatività della struttura, non è stato possibile effettuare saggi sull’edificio esistente, né si è avuta la possibilità di valutare i

la determinazione dei dettagli costruttivi sono stati considerati i disegni, effettuati per la recente ristrutturazione, in cui sono rappresentati i particolari strutturali delle diverse tipologie

Questa tipologia di solaio è stata modellata, nel software di calcolo SAP2000, come

elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, con spessore pari a 7,00 cm.

(24)

Fig.

Fig.

Fig.

Fig. 3.4.2.23.4.2.23.4.2.23.4.2.2

Anche questa tipologia di solaio è stata modellata come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, ma con uno spessore pari a 5,00 cm.

Infine, quest’ultima tipologia di solaio è stata modellata come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, con uno spessore pari a 1,00 cm, assumendo che esso fornisca un contributo pressoché nullo alla rigidezza di questo orizzontamento.

Sempre dai suddetti disegni si è riscontrata la presenza di un cordolo in c.a. in corrispondenza della copertura.

3.4.2.2 3.4.2.23.4.2.2

3.4.2.2 Sezione solaio piano primo e secondo.

Anche questa tipologia di solaio è stata modellata come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, ma con uno spessore pari a 5,00 cm.

Fig.

Fig. Fig.

Fig. 3.4.2.33.4.2.33.4.2.33.4.2.3 Sezione solaio sotto-tetto.

Infine, quest’ultima tipologia di solaio è stata modellata come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, con uno spessore pari a 1,00 cm, assumendo che esso fornisca un contributo pressoché nullo alla rigidezza di questo orizzontamento.

suddetti disegni si è riscontrata la presenza di un cordolo in c.a. in corrispondenza della copertura.

79

Anche questa tipologia di solaio è stata modellata come elemento shell in calcestruzzo di

Infine, quest’ultima tipologia di solaio è stata modellata come elemento shell in calcestruzzo di classe C 25/30, con uno spessore pari a 1,00 cm, assumendo che esso fornisca un

suddetti disegni si è riscontrata la presenza di un cordolo in c.a. in

(25)

80 Fig.

Fig.

Fig.

Fig. 3.4.2.43.4.2.43.4.2.4 Armatura cordolo sotto-tetto. 3.4.2.4

Per quanto riguarda gli altri particolari costruttivi dell’edificio, in mancanza di informazioni specifiche, è stato necessario fare delle ipotesi, sulla base delle piante a disposizione e delle modalità costruttive di edifici simili. Si è infatti ipotizzata l’assenza di cordoli di piano in corrispondenza dell’intersezione tra solai e muratura.

Non si ha nessuna informazione sulle fondazioni, ma si presume che esse siano presenti al di sotto di ciascun muro, come prolungamento sotto terra del parameno stesso, con una larghezza leggermente maggiore del muro considerato (circa 20 cm più larghe). E’ da tenere presente che nel modello, per rappresentare le fondazioni, sono stati introdotti degli elementi frame, con materiale equivalente alla muratura soprastante; questi elementi sono poi stati suddivisi (ogni 50 cm circa) per poter effettuare l’interazione terreno-struttura seguendo il modello alla Winkler; il terreno è stato così schematizzato come un letto di molle con costante di rigidezza k=2,5 daN/cm

3

sull’asse z, e con k=1,25 daN/cm

3

sugli assi x e y.

La copertura, di tipo a padiglione, è realizzata in struttura lignea, con capriate e arcarecci, poggiante direttamente sulle pareti murarie, dove è stato realizzato il cordolo in c.a.

(illustrato precedentemente). Agli arcarecci (aventi sezione 18x18 cm) sono sovrapposti

(26)

81

travetti in legno (sezione 8x8 cm) orditi ortogonalmente ad essi, al di sopra dei quali si trova un doppio assito di tavole, l’isolamento, la guaina impermeabile ed infine il manto di copertura in tegole. Il tetto è stato considerato nel modello implementando tutte le capriate e gli arcarecci (primo sistema di orditura), ed applicando direttamente il carico su questi elementi; non sono stati inseriti elementi shell per riprodurre la copertura, dal momento che questa offre una rigidezza pressoché nulla alla struttura lignea.

3.4.3 3.4.3 3.4.3

3.4.3 Proprietà dei mate Proprietà dei mate Proprietà dei mate Proprietà dei materiali riali riali riali

L’esame della qualità muraria e l’eventuale valutazione sperimentale delle caratteristiche meccaniche hanno come finalità principale quella di stabilire se la muratura in esame è capace di un comportamento strutturale idoneo a sostenere le azioni statiche e dinamiche prevedibili per l’edificio in oggetto, tenuto conto delle categorie di suolo, opportunamente identificate.

Non avendo potuto svolgere nessuna delle tre indagini descritte in precedenza, quindi non ricavando un valore caratteristico di resistenza del materiale mediante prove, si è scelto di utilizzare i valori concessi dalla normativa, facendo riferimento alle modalità di costruzione e ai materiali utilizzati per edifici simili, dello stesso periodo storico, presenti nella zona.

E’ principalmente per la mancanza di questo punto che si è assunto un livello di conoscenza LC1, cercando di tutelare questa incertezza mediante i coefficienti della normativa.

La normativa fornisce delle tabelle con i valori delle caratteristiche meccaniche del materiale, in funzione della tipologia di muratura, applicando ad essi eventuali coefficienti migliorativi.

Nella tabella C8A.2.1 contenuta nell’Appendice della Circolare del 2 Febbraio 2009, riportata in seguito (Tab. 3.4.3.1), sono raccolti i valori di riferimento minimi e massimi dei parametri meccanici, il valore medio del peso specifico e i valori dei moduli di rigidezza, riferiti a condizioni non fessurate. Questi dati sono riferiti alle seguenti condizioni: malta di

caratteristiche scarse, assenza di ricorsi (listature), paramenti semplicemente accostati o mal collegati, muratura non consolidata, tessitura (nel caso di elementi regolari) a regola d’arte. I termini presenti si riferiscono a:

→ f

m

= resistenza media a compressione della muratura (N/cm

2

);

→ τ

0

= resistenza media a taglio della muratura (N/cm

2

);

→ E= valore medio del modulo di elasticità normale (N/mm

2

);

→ G= valore medio del modulo di elasticità tangenziale (N/mm

2

);

→ w= peso specifico medio della muratura (kN/m

3

).

(27)

TabTabTab

Tab. . . . 3.4.3.13.4.3.13.4.3.1 Tabella C8A.2.1 3.4.3.1

peso specifico medio per diverse tipologie di muratura, riferiti a determinate condizioni.

Nel caso in cui la muratura in esame abbia caratteristiche migliori rispetto alle suddette, la normativa prevede l’introduzione di coefficienti correttivi dettati in

della Circolare 2/2/2009): essi sono definiti, per ciascuna tipologia muraria, in funzione delle caratteristiche costruttive, dei materiali, e dei possibili interve

I valori sopra indicati per le murature consolidate sono da considerarsi come riferimento, nel caso in cui non sia comprovata, con opportune indagini sperimentali, la reale efficacia dell’intervento e siano quindi misurati,

nel calcolo.

Tabella C8A.2.1 – Valori di riferimento dei parametri meccanici (minimi e massimi) e peso specifico medio per diverse tipologie di muratura, riferiti a determinate condizioni.

Nel caso in cui la muratura in esame abbia caratteristiche migliori rispetto alle suddette, la mativa prevede l’introduzione di coefficienti correttivi dettati in Tab. 3.4.3.2

della Circolare 2/2/2009): essi sono definiti, per ciascuna tipologia muraria, in funzione delle caratteristiche costruttive, dei materiali, e dei possibili interventi di consolidamento rilevati.

I valori sopra indicati per le murature consolidate sono da considerarsi come riferimento, nel caso in cui non sia comprovata, con opportune indagini sperimentali, la reale efficacia dell’intervento e siano quindi misurati, con adeguato numero di prove, i valori da adottarsi

82 Valori di riferimento dei parametri meccanici (minimi e massimi) e peso specifico medio per diverse tipologie di muratura, riferiti a determinate condizioni.

Nel caso in cui la muratura in esame abbia caratteristiche migliori rispetto alle suddette, la Tab. 3.4.3.2 (Appendice della Circolare 2/2/2009): essi sono definiti, per ciascuna tipologia muraria, in funzione delle

nti di consolidamento rilevati.

I valori sopra indicati per le murature consolidate sono da considerarsi come riferimento, nel

caso in cui non sia comprovata, con opportune indagini sperimentali, la reale efficacia

con adeguato numero di prove, i valori da adottarsi

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Tab Tab Tab

Tab. . . 3.4.3.2. 3.4.3.23.4.3.2 Tabella C8A.2.2 –3.4.3.2

da applicarsi in presenza di malta di caratteristiche buone o ottime, giunti so sistematiche connession

consolidamento con iniezioni di malta, consolidamento con intonaco armato

I coefficienti correttivi così definiti sono da applicarsi ai

secondo le modalità prescritte nell’Appendice

correzioni devono applicarsi o alle sole resistenze (per esempio, in presenza

trasversale tra paramenti), o alle resistenze e alle rigidezze (per esempio, per intervento di iniezioni di malta).

Per tener conto del grado di incertezza associato al livello di conoscenza raggiunto, i valori medi delle resistenze dei mat

divisi per il Fattore di Confidenza. Nel caso della muratura la riduzione non coinvolge i moduli di elasticità, in quanto tale effetto, a differenza di quanto accade per i valori di resistenza, non può, a priori, essere interpretato come cautelativo, si ha quindi:

con γ

M

=2, coefficiente parziale di sicurezza per la muratura.

Per l’edificio in esame, si è considerata una listata con filari di mattoni ed una

tavole. Assumendo un livello di conoscenza LC1 FC=1,35.

I parametri adottati per le verifiche e per la modellazione sono i seguenti:

→ f

m

=5,40 N/mm

2

;

→ τ

0

= 0,10 N/mm

2

;

→ E= 1800 N/mm

2

(in condizioni non fessurate);

→ G= 600 N/mm

2

(in condizioni non fessurate);

→ w= 18 kN/m

3

.

– Coefficienti correttivi dei parametri meccanici (indicati in Tab. C8A.2.1) da applicarsi in presenza di malta di caratteristiche buone o ottime, giunti sottili, ricorsi o listature,

ni trasversali, nucleo interno particolarmente scadente e/o ampio, consolidamento con iniezioni di malta, consolidamento con intonaco armato

I coefficienti correttivi così definiti sono da applicarsi ai valori riportati nella Tab. 3.4.3.1 secondo le modalità prescritte nell’Appendice della Circolare al §C8A. In particolare, le correzioni devono applicarsi o alle sole resistenze (per esempio, in presenza

trasversale tra paramenti), o alle resistenze e alle rigidezze (per esempio, per intervento di

Per tener conto del grado di incertezza associato al livello di conoscenza raggiunto, i valori medi delle resistenze dei materiali, ottenuti con i metodi appena descritti, devono essere divisi per il Fattore di Confidenza. Nel caso della muratura la riduzione non coinvolge i moduli di elasticità, in quanto tale effetto, a differenza di quanto accade per i valori di

non può, a priori, essere interpretato come cautelativo, si ha quindi:

f



 f



γ



 FC

=2, coefficiente parziale di sicurezza per la muratura.

Per l’edificio in esame, si è considerata una muratura portante 1a conci di pietra sbozzata ed una copertura in legno con capriate e solaio

livello di conoscenza LC1, si ottiene un fattore di confidenza

I parametri adottati per le verifiche e per la modellazione sono i seguenti:

(in condizioni non fessurate);

(in condizioni non fessurate);

83 Coefficienti correttivi dei parametri meccanici (indicati in Tab. C8A.2.1)

ttili, ricorsi o listature, , nucleo interno particolarmente scadente e/o ampio, consolidamento con iniezioni di malta, consolidamento con intonaco armato.

lori riportati nella Tab. 3.4.3.1 C8A. In particolare, le correzioni devono applicarsi o alle sole resistenze (per esempio, in presenza di connessione trasversale tra paramenti), o alle resistenze e alle rigidezze (per esempio, per intervento di

Per tener conto del grado di incertezza associato al livello di conoscenza raggiunto, i valori eriali, ottenuti con i metodi appena descritti, devono essere divisi per il Fattore di Confidenza. Nel caso della muratura la riduzione non coinvolge i moduli di elasticità, in quanto tale effetto, a differenza di quanto accade per i valori di

non può, a priori, essere interpretato come cautelativo, si ha quindi:

a conci di pietra sbozzata

copertura in legno con capriate e solaio in doppio assito di

fattore di confidenza

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