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2 - Le basi dell'economia tolemaica

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2 - Le basi dell'economia tolemaica

Introduzione

Studi recenti hanno rimesso in gioco alcuni dei fondamenti interpretativi dell'economia tolemaica85, sull'onda di entusiasmo per le New Institutional Economies (NIE, vd. supra), ma non solo. Di una sintesi completa che rinnovi il lavoro di Claire Préaux (1939) si sente ancora il bisogno: in questa sede,

naturalmente, non si intende ripercorrere per intero tutti gli aspetti economici del regno lagide, ma si vuole piuttosto dar rilievo ad alcune delle teorie più recenti che possano servire a valutare meglio il ruolo degli olî in un più ampio, e aggiornato, contesto e provare a rivalutare il ruolo di alcuni fenomeni altrimenti poco, o non di recente, indagati.

Per comodità, oltre che per convinzione di chi scrive, i temi saranno esposti secondo l'ordine tipico negli studi di storia economica di stampo neoclassico86: si darà dunque precendenza ai fattori di domanda per passare poi ai fattori di produzione e infine all'offerta.

«Not infrequently, recent general discussions on Mesopotamian socio-economic history begin by citing the limitations of the sources rather than their potential»87. Questa affermazione ben si addice anche agli studi sull'Egitto tolemaico, nonostante i documenti mesopotamaici siano quantitativamente più consistenti. Ciononostante, con la sola eccezione della Babilonia Seleucide, l'Egitto tolemaico offre una quantità di fonti abnorme rispetto al resto del mondo ellenistico. Questa ricchezza è stata abbondantemente sfruttata negli ultimi due secoli e gli echi degli studi tolemaici hanno raggiunto gli storici dell'ellenismo più frequentemente di quanto non sia

85 Si veda in particolare CRISCUOLO 2011, MANNING 2003 e 2010, MONSON 2012, VON

REDEN 2007. Un rinnovamento importante era già avvenuto con Jean Bingen.

86 Si veda l'esempio classico di CIPOLLA 2003. 87 JURSA 2010, 13 n. 52.

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accaduto per gli studi sulla stessa Babilonia ellenistica. Anche i più recenti studi sull'Egitto ellenistico cadono in una prospettiva ristretta: se la presenza dei

documenti in lingua demotica nel dibattito è fortunata e progressivamente crescente, dall'altra parte le radici ellenistiche vengono vieppiù trascurate. La specializzazione in branche delle conoscenza sta producendo i suoi effetti anche nella nostra disciplina ed è sempre più comune vedere problemi di storia tolemaica affrontati da studiosi con un curriculum egittocentrico. È frequente leggere che l'Egitto sia un caso speciale, eccezionale nel panorama socio-economico ellenistico, come se esistesse un'etichetta 'ellenistico' passibile di essere applicata uniformemente a tutti gli altri regni e alle città. In quanto segue si proverà a contestualizzare le prassi tolemaiche all'interno del panorama ellenistico e si vedrà come spesso questa presunta eccezione risieda esclusivamente nella quantità di documenti e informazioni.

Resoconti sulla bibliografia d'argomento tolemaico del ventesimo secolo sono stati recentemente pubblicati. Le idee introdotte da Préaux, Rostovtzev e Bingen (solo per menzionare i più importanti) sono state ripensate. Nel corso del lavoro preferisco far riferimento a queste rimodulazioni quando possibile. In questo modo non intendo destituire dal loro ruolo i fondatori della disciplina, ma non trovo utile far riferimento ad essi nel caso in cui io mi trovi d'accordo con le riformulazioni più recenti o quando queste ultime siano il mio punto di partenza. Non spenderò una sola parola sul dirigismo per come fu teorizzato da Préaux e Rostovtzev, già superato da Bingen (e dalla stessa Préaux, 1973), per non parlare di Manning (2003, 2005, 2010), che ha scritto le pagine più complesse e recenti sul tema, cui si farà spesso

riferimento.

Negli studi di economia tolemaica (come più in generale negli studi di storia tolemaica) una visione oppositiva che tiene separate tradizioni greche ed egiziane – con diversi livelli di considerazione in merito a temi di integrazione – è un leitmotiv di cui è difficile liberarsi. È tanto comune assegnare la paternità di comportamenti mirati al profitto alla componente greca che anche gli studiosi più brillanti sono finiti con il trascurare una tradizione speculativa genuinamente egiziana.

«Meanwhile, the same feverish drive for production drove the same Greeks to keep separate the transport animals that would have allowed the beekepers to move away. We thus see a rural activity confronting at the same time and with

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difficulty the problems created by the need to have cash, the problems

generated by the way in which the king exploited the country – among others, the Greek system of tax farming – and finally the difficulties arising from the unequal competition between the profit motive among the Greeks and the traditional networks of the old Egyptian economy».

BINGEN 2007 (1978), 222-3 [corsivo mio].

Il problema qui è l'integrazione tra apicultori egiziani e investitori greci che agivano come intermediari nella produzione del miele, comprando le api che affittavano poi agli egiziani: Bingen descrive un processo di adattamento in quattro fasi:

1) I dominatori greci introducono in Egitto un'economia monetaria e ridisegnano l'aspetto fiscale del paese;

2) Gli apicultori egiziani incontrano importanti difficoltà (e anche la prigione) dal momento che le api hanno bisogno di muoversi periodicamente e velocemente attraverso i nuovi confini fiscali;

3) Gli investitori greci lamentano il fatto che i loro investimenti rischiano il collasso (e così il phoros, il canone in danaro dovuto dagli apicultori al re); 4) «a passing notable managed to get our beekeepers out of prison; we may

imagine that here ... the king's interest in not seeing the royal revenues ruined along with the hives will have been the crucial argument»88.

Sappiamo che problemi per gli spostamenti non autorizzati degli apicultori

continuarono nei decenni successivi89. La vicinanza temporale di questi eventi alle riforme fiscali di Tolemeo II impone cautela nell'assumere l'inosservanza delle tradizioni locali da parte del legislatore. Al contrario, elementi per il rafforzamento legislativo (ciò che le NIE chiamano Law Enforcement) comparvero piuttosto velocemente. Da quel che sappiamo dalle fonti non possiamo dedurre che l'alterità etnica fosse la causa per il malfunzionamento nel regime dell'apicoltura. Piuttosto, si

88 BINGEN 2007 (1978), 222-3.

89 Vd BINGEN 2007 (1978), passim; PSI 5 512 (Philadelphia, 253 a.e.v.) e P.Heid. 6 362

(Herakleopolites, 226 a.e.v.) che mostra come agli apicoltori non venisse del tutto proibito lo spostamento delle api attraverso i diversi nomoi. Al contrario sembra che essi dovessero rimanere nel nomos solo fino a quando non fosse finita la produzione di miele e cera e gli agenti fiscali non avessero riscosso le tasse dovute. Probabilmente la norma non voleva che gli apicultori si

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è di fronte a un exemplum di cattiva circolazione dell'informazione, che riguarda però l'apicoltura tout court e non la sua applicazione egiziana. Vedremo in seguito come in modi altri casi i tolemei ne furono molto meglio informati e in particolare osserveremo da vicino le norme concernenti la produzione di olio di sesamo e di ricino: questo set di informazioni proveniva sia dalla presenza greca pretolemaica in Egitto, sia dalle volontà di adattamento.

Occorre spendere qualche parola anche sulla cosiddetta 'economia regia'. È

lapalissiano che l'Egitto fu un regno e la sua economia deve dunque essere etichettata come 'regia'. Il problema sta nell'individuare cosa si intende esattamente. Se ciò significa una immutabile posizione centrale del re e del suo apparato, allora stiamo ricorrendo a una semplificazione che non rende giustizia all'evoluzione attraverso il tempo, in una società che sperimentò costanti cambiamenti. Ci si appella

normalmente a una prova linguistica, l'uso costante dell'espressione 'al re, per il re', indirizzo nella documentazione ufficiale e non, che servirebbe da memento della natura centralizzata del potere e rappresenterebbe anche l'ideologia della leva fiscale volta a riempire le casse del sovrano. Il re ebbe certamente un ruolo chiave lato sensu e la prova lessicale è insignificante di per sé: i gerghi giuridico e fiscale sono

entrambi assai conservativi e questo è, per esempio, il caso di tasse come la halike, il cui nome ha certamente a che fare con le sue origini, ma non col significato effettivo in tempi successivi. L'autorità centrale era l'unica ad avere il potere di battere moneta e di emettere leggi; essa era idealmente il mittente primo e il destinatario finale di ogni atto ufficiale, ma nella maggior parte dei casi non era di fatto coinvolta (le petizioni sono un esempio calzante). Il riferimento al re o alle sue immediate pertinenze (come ad esempio il basilikon) ha il ruolo di far vestire panni formali e universalmente riconosciuti agli atti formali e anche informali. In questo senso lo stato tolemaico può piuttosto essere etichettato come 'burocratico'.

Domanda

«As the result of decades of intensive research by hundreds of scholars, intensely stimulated by the challenge of Finley's hostile caricature of ancient economic underdevelopment, it is now tolerably clear, at least in my own

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opinion, and that of many of the participants in this conference, that Greco-Roman, Etruscan and Carthaginian civilizations enjoyed dramatic

demographic, urban, and overall economic growth in the period from the so-called Dark Ages through the Augustan period»90.

KRON c.d.s., 2.

Popolazione

If there were no people there would be no human wants. And if there were no human wants there would be no demand. Carlo Maria Cipolla

Come già detto nell'Introduzione, gli olî erano un prodotto comune, impiegato in innumerevoli attività e necessario a tutte le fasce della popolazione. Prendere in considerazione anche le varianti diacroniche e diatopiche della popolazione dell'Egitto tolemaico è importante per stabilire se questo possa costituire una variabile da considerare nella valutazione della domanda e secondariamente per comparare i dati storici con le previsioni in P.Rev. e documenti analoghi.

«Earlier it was the levy of labour at which the Egyptian census was aimed. With the Ptolemies cash was added to labour, the provision of taxes as well as of men»che in Egitto rimonta almeno al Medio Regno per la popolazione umana e alla Pietra di Palermo (ca. 2400 a.e.v.) per quella animale e per l'oro91. Purtroppo

conosciamo le operazioni di censimento tolemaiche soprattutto dai loro prodotti finali, cioè i documenti che hanno a che fare con la leva fiscale e con le dichiarazioni catastali92. Si noti che la registrazione di nuovi possessi e proprietà ebbe inizio solo

90 KRON c.d.s., 2.

91 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 11: Clarysse e Thompson sottolineano giustamente come non

solo scopi utilitaristici fossero legati al censo, ma anche fini meno tangibili come la definizione della crescita di popolazione provvista di un certo potere. Ciò si evince anche dal fatto che erano registrati pure gli esentasse.

92 Con poche eccezioni come per esempio C.Ord.Ptol. 21.22 (260 a.e.v.), un decreto regio

concernente la registrazione di bestiame, e C.Ord.Ptol. 28 (229 a.e.v.), istituzione della registrazione sistematica di proprietà in connessione con la pentekoste.

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con l'Evergete93, ciò essendo certamente legato con l'evoluzione del sistema fiscale che solo allora cominciava a monitorare le terre possedute dai residenti fuori dai loro distretti amministrativi.

Come per molti altri aspetti del mondo tolemaico, anche per la popolazione solo la seconda metà del III e la metà del II sec. a.e.v. possono contare su una considerevole quantità di dati e studi dedicati94. In parte ciò dipende dalla

distribuzione stessa delle fonti lungo i tre secoli di dominio tolemaico e altrimenti da un certo pessimismo, in parte giustificabile, che alligna negli studiosi usi ai più abbondanti materiali dell'Egitto romano. Manning (2003, 14-15) giustamente sottolinea che

«one serious drawback to any study of the Ptolemaic agricultural economy is the lack of demographic data. This will be ameliorated, for the Fayyum at least, in a new study of the Ptolemaic census, but the overall population figure, and the trend over the course of the three centuries, are still educated guesses based on comparison with later material, or estimates based on the census».

Tuttavia, occorre prestar fede ai dati che possediamo, per quanto essi possano apparire scarsi, così come alle interpolazioni. Anche se regionalmente e

cronologicamente limitati, questi dati sono funzionali alla nostra ricerca: nel capitolo successivo cercheremo di incrociarli con quelli relativi al consumo e ai prezzi degli olî.

Il primo interesse verso la demografia dell'Egitto greco-romano si trova in Wilcken (WO, I, 487-491) e, naturalmente, in Beloch (GG, 4, 33095). Entrambi (come gli studiosi successivi che abbiano affrontato questo tema) si occuparono di un paio di passaggi in Diodoro, il primo dei quali (17.52.6) fornisce informazioni su

Alessandria ai tempi dell'autore:

καθ᾽ ὃν γὰρ ἡμεῖς παρεβάλομεν χρόνον εἰς Αἴγυπτον, ἔφασαν οἱ τὰς

93 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 26.

94 Per una selezione dei punti di vista ortodossi sulla popolazione nell'Egitto greco-romano vd.

RATHBONE 1990, 137, m. 1 e un'analisi più dettagliata di Diodoro in KRAUS 2004, 45-51.

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ἀναγραφὰς ἔχοντες τῶν κατοικούντων εἶναι τοὺς ἐν αὐτῇ διατρίβοντας ἐλευθέρους πλείους τῶν τριάκοντα μυριάδων

Il problema qui è cercare di capire chi fossero esattamente gli eleutheroi nel pensiero di Diodoro (o nella sua fonte): il numero di 'meno di 300.000' include anche donne e bambini96? La migliore ipotesi è probabilmente che eleutheroi significasse «civilian as opposed to military adult taxpayers»97.

Il secondo passo (1.31.6,5-9,1 = FGrHist 264F25)98 presenta cifre più generiche

sulla popolazione sotto i faraoni, i tolemei e i romani:

6.5 πολυανθρωπίᾳ δὲ τὸ 6.6 μὲν παλαιὸν πολὺ προέσχε πάντων τῶν γνωριζο- 6.7 μένων τόπων κατὰ τὴν οἰκουμένην, καὶ καθ'ἡμᾶς 7.1 δὲ οὐδενὸς τῶν ἄλλων δοκεῖ λείπεσθαι· ἐπὶ μὲν γὰρ 7.2 τῶν ἀρχαίων χρόνων ἔσχε κώμας ἀξιολόγους καὶ 7.3 πόλεις πλείους τῶν μυρίων καὶ ὀκτακισχιλίων, ὡς 7.4 ἐν ταῖς ἱεραῖς ἀναγραφαῖς ὁρᾶν ἔστι κατακεχωρισ- 7.5 μένον, ἐπὶ δὲ Πτολεμαίου τοῦ Λάγου πλείους τῶν 7.6 τρισμυρίων ἠριθμήθησαν, ὧν τὸ πλῆθος διαμεμένη- 8.1 κεν ἕως τῶν καθ'ἡμᾶς χρόνων. τοῦ δὲ σύμπαντος 8.2 λαοῦ τὸ μὲν παλαιόν φασι γεγονέναι περὶ ἑπτακο- 8.3 σίας μυριάδας, καὶ καθ'ἡμᾶς οὐκ ἐλάττους εἶναι 9.1 τριακοσίων. 7.6 τρισμυρίων Da τρισχιλίωνC V L tria milia P. 9.1

τριακοσίων om. V del. Stephanus exp. Dindorf rest. Beloch τούτων Wilcken

Numeri a parte, qui occorre comprendere cosa significhi esattamente quel καθ'ἡμᾶς ripetuto due volte. Si riferisce al tempo della fonte di Diodoro, forse Ecateo di Abdera? Rathbone (1990, 104-105) spiega come questa fantasia (sic) sia nata a causa del parallelo con due passi dalle Questioni omeriche di Porfirio e dal lemma

96 Beloch ne era convinto, mentre Wilcken lasciava aperto il dubbio.

97 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 101, dove gli autori si mostrano forse sin troppo cauti. 98 I manoscritti sono citati secondo la classificazione di Bertrac: D = Neapolitanus suppl. gr. 4. Da

codicis antiquiorem partem, saec. X; C = Vaticanus gr. 130, saec. X; V = Vaticanus gr. 996, saec. XI-XII; L = Laurentianus 70,1, saec XIV; P. = Poggii versio latina. Bertrac include τρισχιλίων a 7.1 fra gli errori di C V L contro Da: τρισχιλίων come genuino (con Rathbone 1990) sarebbe

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'Diospolis' in Stefano Bizantino99: qui si dà una cifra di 7 milioni e si indica come fonte un Katon, il cui nome si è pensato essere una corruzione del nome di Ecateo100. Non è la sede giusta per riaprire una questione filologica, ma non ci si libera così velocemente di Ecateo come possibile fonte di Diodoro, indipendentemente dal destino delle cifre. Ecateo è certamente la fonte più utilizzata nel primo libro di Diodoro101; inoltre, sebbene Diodoro citi mantenendo il proprio stile, «his

interventions in the sources are minimal and … he, more than any other historian, provides a window onto several lost historians»102. Dunque questo passaggio va trattato con cura. Più appropriata sembra la scelta di Jacoby di espungere dai frammenti di Ecateo tutti i passi in cui fosse contenuta la stringa καθ'ἡμᾶς, tipicamente diodorea103.

Ad ogni buon conto, le cifre rimangono ancora un problema. Storici e filologi hanno manipolato il testo in vario modo. La difficoltà maggiore sta nell'ammettere che Diodoro (o la sua fonte) potesse descrivere un incremento insediativo a fronte di una diminuzione demografica. La tradizione del testo però non sembra lasciar spazio per dubbi: inoltre, anche accettando il testo di Vogel (con τρισχιλίων a 7.6 e

espungendo τριακοσίων a 9.1)104, Diodoro riporterebbe un incremento di densità abitativa (cioè stessa popolazione vs. diminuzione del numero di insediamenti), mentre nel testo così come da tradizione si trova un decremento della densità abitativa (meno abitanti vs. più insediamenti)105. Secondo Rathbone i dati del testo diodoreo sono la sola fonte «claiming direct personal enquiry from the keepers of the current records»106. Tutte le altre fonti107 riportano la cifra standard di 7 milioni di

99 Porph. Quaest. Hom. II.9.383 (= FGrHist 264 F 19a) e Steph. Byz. s.v. Διόσπολις (= FGrHist 264

F 19b).

100 δὲ Κάτων : δ' Ἑκαταῖος (δεκατ) Heeren Diels Wil δὲ Κάστωρ Wyttenbach δὲ Βάτων Ebert

(FGrHist app.).

101 Contra ed. BURTON 1972, seguito da Chamoux e Bertrac (1993, XXIII).

102 MARINCOLA 2007, I.177

103 Si noti come in alcuni casi l'inciso sia chiaramente un'aggiunta diodorea: cfr. e.g. sulle generazioni

di discendenti di Alessandro Diod. 17.38.7. Cfr. FGrHist 264 F 25 comm. (IIIa, 78).

104 Per l'uso retorico dei numeri nei testi letterari vd. MONSON 2012, 42 e n. 31 con bibliografia

precedente.

105 Per l'intera questione di veda RATHBONE 1990. 106 Ivi, 107.

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abitanti (con qualche variante) che con buona probabilità nasce in seno alla 'propaganda' egiziana. Che notizie ci danno i papiri a questo proposito?

Insieme a Manning (2003), la pubblicazione dei P.Count. con lo studio correlato nel 2006108 e le più recenti ricerche di Andrew Monson sulla demografia tolemaica109, ha fornito nuovi dati e strumenti interpretativi con i quali confrontarsi. Clarysse e Thompson (2006) si sono occupati di terra, popolazione e registri fiscali nel nomos Arsinoite durante la seconda metà del III sec. a.e.v. e hanno calcolato 85.000-95.000 abitanti110 su un'area coltivabile di ca. 1.500 km2, i.e. ca. 60 abitanti / km2, stima inferiore alle precedenti111. L'evidenza è innegabile e i loro calcoli sembrano ragionevoli e corretti. Tuttavia, ciò che non convince è la proiezione di questo

rapporto sull'intero Egitto all'inizio dell' età tolemaica112, che porta a una popolazione totale maggiore di 1.500.000 abitanti, composta da ca. 1.200.000 persone nella chora (sulla base della stima al ribasso di terra coltivabile per ca. 2.000 ha.) più 436.350 ad Alessandria (secondo Diodoro)113.

In precedenza Clarysse (2003, 21, nn. 13-14) aveva calcolato 70.000 abitanti nel nomos Apollonopolite per lo stesso periodo e una popolazione globale di

2.800.000 abitanti, con una densità di 444 persone / km2 di terra coltivabile114. Queste

108 CLARYSSE – THOMPSON 2006.

109 Vd. ora MONSON 2012.

110 «With 100,000 as an upper limit», p. 95.

111 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 100-102 : 101 e n. 87.

112 E gli autori stessi propongono la stima in via ipotetica: «such a straightforward multiplication is,

however, probably unjustified, since the Arsinoite was on most accounts an atypical area», p. 101.

113 Ibidem: «On the latter hypothesis [i.e. che 300.000 in Diodoro sia il numero dei contribuenti civili

adulti] and assuming 50 per cent were males, on the multiplier of 2.909 x adult males adopted above this figure might represent 436,350 total civilians». 1:2,909 è «the ratio of males aged 14 to 62 (poll tax payers) to the total population», indice «often used in calculating local populations from tax statistics» (BAGNALL FRIER 1994, 103 n. 35). Dunque 300.000 / 2 = 150.000 x 2,909 = 436.350. Aggiungono che «the army stationed in Alexandria would need to be added»: Non sono d'accordo con questo procedimento dal momento che il coefficiente suddetto dà la ratio tra la popolazione totale (i.e. esercito incluso) e i contribuenti. Inoltre, il coefficiente 2,909 è

raccomandato da Bagnall e Frier (1994) per i villaggi e difficilmente sarà adatto a una metropoli. MONSON 2007 (387 and n. 32), per esempio, preferisce il coefficiente 3.1 indicato da Rathbone (1990).

114 Vd. anche MONSON 2007, 387 e 2012, 42, a proposito di questo calcolo e dei suoi presupposti

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cifre si fondano su un registro annuale di tasse per la mummificazione, ammontanti a 2.800 dr. (P.Eleph. 8.8-9, 224/3 a.e.v.). Considerando una vita media di 25 anni, Clarysse ottiene la cifra di 70.000 (25 x 2.800), che è verisimile. La popolazione totale è poi ottenuta moltiplicando 70.000 per i 40 nomoi, per quanto l'Apollinopolite fosse probabilmente «the most densely populated one throughout Egyptian history» 115. La considerevole distanza tra queste due cifre (1.500.000 e 2.800.000) è un esempio lampante dell'insensatezza del proiettare dati da una regione su tutto il paese. In questo senso gli studi di Monson sono assai utili: in maniera più efficace egli sottolinea lo status speciale del Fayum, più salino e sabbioso rispetto alla Valle del Nilo e allo stesso tempo molto meno popoloso per almeno un secolo dall'arrivo dei macedoni116. Inoltre le proiezioni sull'intera area coltivabile implicano che costantemente questa fosse coltivata per intero, mentre l'analogia con l'Egitto

moderno mostra come ciò accada di rado: «The statistics for 1895-1910 indicate that only about 85% of the cultivable land was actually sown each year due to soil, flood, and irrigation conditions. The highest proportion of uncultivated (but cultivable) land was in the Fayyum (18%) and the Delta (22%)»117. Qui la densità abitativa dovette certamente essere maggiore di quella cautamente indicata da Clarysse e Thompson («reducing the early Ptolemaic Fayyum to 1,200 or even 1,000 km2 of cultivated land still only raises the density to about 75 or 110 people/km2 respectively»)118, per quanto certamente inferiore che nella Valle. Tenendo conto di queste congetture, cercherò, ove possibile, di interpolare i dati secondo variabili regionali.

Le norme per la produzione di olî in P.Rev. coll. 60-72 state usate per formulare una ulteriore ipotesi119. Dal momento che il basilikon operava delle previsioni sulle 115 MONSON 2007, 388, con bibliografia, forse secondo solo al vicino nomos di Elefantina (vd.

MONSON 2012, 43).

116 Già Tolemeo I trovò una soluzione alla bassa densità di questa regione fornendo terra ai prigionieri

catturati in Asia e facendo di loro dei cleruchi: (P.Petr. 3 104, Arsinoite, 244/3): τοῦ Ἀλκέτου \τῶν ἀπὸ τῆς [Ἀ]σίας/ αἰχμαλ[ώ]των κλ(ήρου) τοῦ ἀνειλημμένου εἰς τὸ βα(σιλικὸν κτλ.) (ll.3-4)).

117 MONSON 2007, 386. Sulla comparazione con i dati dall'Egitto moderno ed il relativo dibattito

vd. ora MONSON 2012, 43-49.

118 MONSON 2007, 387.

119 «This statement, the προκηρυχθεῖσαι ἄρουραι ἐν ἑκάστωι νομῶι ('arouras proclaimed in each

nome'), that is the areas publicly listed for each nome before the auction, was certainly a summary of the diagraphê tou sporou laid out for each nome for each crop, for the land subject to the diagraphê, probably the royal and the sacred land»: BINGEN 2007 [1978], 178. Si veda oltre per

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quantità da produrre in relazione al consumo in ogni nomos, ci si è spinti a delineare quantitativamente il rapporto tra produzione e consumo e proiettarlo sull'intero paese. In questo modo si sono positivisticamente ottenute cifre indicative che non tengono conto di variabili quali l'urbanizzazione, le presenza templari e le differenze nelle qualità di olî consumati, che certamente influirono sul consumo. Tuttavia, non si sa se il basilikon effettivamente tenesse conto di queste variabili, così che

paradossalmente le stime potrebbero coincidere con quella sulla quale si basava il legislatore riportato in P.Rev. Un'analisi del genere fu condotta da Bingen (1946), in un articolo poco fortunato presso gli studiosi più recenti120. Riassumiamo il

procedimento di Bingen:

1) Nelle norme contenute nelle colonne di testo suddette la coltivazione di sesamo doveva occupare ca. il 2% (1/50) della terra coltivabile stimata (vd. supra);

2) Nei salari della seconda metà del III sec. a.e.v. ci sono razioni mensili di olio di sesamo fino a due kotylai (i.e. ca. ½ l), del valore di quattro oboli, che incontrano i bisogni di circa 2,5 persone;

3) Mettendo insieme l'evidenza dell'Egitto del XIX sec. e i dati da P.Tebt. 3.2 844, una aroura seminata a sesamo da 4,1/6 metretai al mese, i.e. ca. 145 l (= 25 razioni annuali);

4) Ciò significa 51240 arourai coltivate a sesamo secondo P.Rev., ma circa un terzo delle cifre è andato perduto: almeno 70000 arourai sembra una stima ragionevole;

5) Infine, su una supreficie di ± 70.000 dovevano essere coltivate 840.000 artabe di sesamo ed estratti 292.000 metreti di olio, per il fabbisogno di circa 4.000.000 di persone (con un'approssimazione del 10% di usi non domestici).

una più accurata descrizione di questo documento.

120 Forse a causa del fatto che erroneamente si pensa a BINGEN 2007 (1976) come a un

aggiornamente di BINGEN 1946, mentre quest'ultimo si concentra unicamente sulla sezione dei diorthomata (vd. infra). Non è nemmeno citato in CLARYSSE – THOMPSON 2006, nonostante sia un volume bibliograficamente irreprensibile e si occupi esplicitamente di demografia.

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Credendo Bingen che la popolazione egiziana totale al tempo si aggirasse intorno ai 7 milioni, egli si spingeva a postulare che le norme P.Rev. riguardassero

esclusivamente la ge basilike (coltivata dai georgoi basilikoi), cosicchè altri 3/7 della produzione di olio di sesamo dovevano essere coltivati sulla terra privata, cleruchica e sacra121. In realtà, come si vedrà, è probabile che queste norme riguardassero ogni tipo di terra, anche indipendentemente dai calcoli sul fabbisogno. Ciò che invece si potrebbe ipotizzare è che, essendo l'export calcolato in arure e non in artabe, ciò si basasse su registri catastali riferendosi a un tipo di terra particolare sul quale si potesse più agevolmente praticare un prelievo forzoso: il candidato migliore, in questo caso sì, è proprio la basilike ge.

Inoltre, la diagraphe sporou, in questo come in altri casi, doveva anche tenere conto delle quantità non consumate dell'anno precedente (vd. infra §Stoccaggio), che non è dato ricavare in alcun modo.

L' analisi dei dati di P.Rev. coll.60-72 può essere aggiornata. Di seguito sono specificate le quantità da coltivare, importare ed esportare per ogni nomos122.

Col. Nomos Olio Semina (ar.) Entrata (art.) Uscita (ar./art)

60.19 Saite e Naukratis Ses.

Ric. 10,000 11,433 2/3 ― ― 3,000 art. (A) 10,666 1/3 ar. (A)

61.1 Libya (part.) Ses.

Ric. 5,700 ― ― [...] [*5529] ― 61.13 Prosopites Ses. Ric. 1,800 2,000 ― ― ― 13,600 art. (A) 61.2 Nitriotes Ses. Ric. 300 ― ― 4,000 ― ― 62.3 Sebennytes Ses. Ric. [950] ― ― 10,500 [1072] (A) ― 62.16 Mendesios Ses. Ric. 3,000 ― ― [6,]500 2,000 ar. ―

121 Vd. PREAUX 1939, 68-69; successivamente Bingen (2007) [1978], 179) dubitativamente

estendeva queste norme anche alla terra sacra.

122 Si noti come purtroppo i dati per la produzione di sesamo nel Fayum sono caduti in lacuna. * Non c'è alcuna ragione per dedurre un rapporto costante tra le quantità prodotte e quelle importate,

mentre ciò sembra aver avuto luogo tra le arourai coltivate per il consumo locale e quelle per l'esportazione. Il coefficiente mediano per i casi in cui siano note sia la quantità per il consumo locale e per l'esportazione è di 1,01192 (ricino) e 0,97 (sesamo): ho dunque approssimato tre delle cifre in lacuna arrotondate per eccesso.

(13)

Col. Nomos Olio Semina (ar.) Entrata (art.) Uscita (ar./art) 63.6 Busirites Ses. Ric. [1,]650123 [2103] ― ― 1,350 ar. [2125] 63.14 Athribites Ses. Ric. 1,500 3,760 6,800124 ― ― 3,000 ar. 64.3 Heliopolites Ses. Ric. 500 ― 2,000 3,500 ― ― 64.19 Bubastites and Bubastis Ses. Ric. 1,000 ― [4,400] [6,457] ― ― 65.13 Arabia Ses. Ric. 1,040 ― ― 3,700 2,000 ar. ― 66.3 Sethroites Ses. Ric. [950] ― ― 5,460 [1072] ― 66.16 Tanites Ses. Ric. 1,430 ― ― 5,040 1,570 ar. ― 67,8 Leontopolites Ses. Ric. [*248] ― ― 6,200 240 ar. ― 68,1 Pharbaitites Ses. Ric. [950] ― ― [6,457] [1,072] ― 68.15 Letopolites Ses. Ric. 480 550 ― ― ― 1,250 ar. 69.1 Memphis (per il nomos Limne) Ses. Ric. ― ― 4,200λ […]λ ― ― 69.8 Hermopolites Ses. Ric. […] ― 12,000 12,900 ― ― 70.1 Oxyrhynchites Ses. Ric. 1,800 ― ― 6,600 ― ― 70.11 Herakleopolites Ses. Ric. 2,000 ― 2,800 9,500 ― ― 71.5 Limne Ses. Ric. [*6693] […] ― ― 6,900 ar. […] ar. 71.13 Aphroditopolites Ses. Ric. 630 ― ― 2,200 ― ― 72,1 Kynopolites Ses. Ric. […] [...] […] [...] ― ―

123 Qui probabilmente non è da integrare più di mille.

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Col. Nomos Olio Semina (ar.) Entrata (art.) Uscita (ar./art) 72,11 Memphites Ses. Ric. ― ― 2,400λ 2,120λ ― ― 72.18 Thebaides Ses. Ric. 3,350 11,820 ― ― ― 9,067 ar. (A)

Tabella 1: Produzione e imp./exp. di olio di sesamo e ricino secondo P.Rev. 60-72;

(A) = da esportare ad Alessandria; λ = dal nomos Limne.

In questa sezione del papiro non sono elencati tutti i nomoi (come nella col. 31, sezione sull'apomoira, scritta tre anni prima, dove la lista dei nomoi è parzialmente differente)125: molti tentativi sono stati fatti per render ragione di queste due liste, purtroppo senza conclusioni condivise126. Non mi occuperò approfonditamente di questo problema: escludo tuttavia la possibilità che i nomoi mancanti non

producessero nè importassero olio e oleaginose. In assenza di lacune importanti credo che l'unica interpretazione possibile sia quella per la quale in entrambi i passaggi si indichino quei nomoi dove la riscossione della tassa era concessa in appalto, cosa che includeva certamente alcuni dei loro – forse meno popolati – vicini, per i quali si richiedeva una inferiore forza-lavoro di controllori e appaltatori127. Si tenga anche conto del fatto che che le riforme all'assetto geografico-amministrativo furono realizzate l'anno successivo128. Se tutto ciò è vero, si può assumere che P.Rev. 60-72 riportasse per intero la produzione stimata di olî nell'anno corrente129.

Per un quadro omogeneo dei dati occorrerebbe anche tradurre in arure le cifre date in artabe in questa sezione del papiro: il raccolto doveva variare in relazione ai climi e ai suoli, cosicché, quando necessario, il basilikon intendeva specificare le quantità di oleaginose da seminare e non di terra coltivata130. Sono stati fatti diversi calcoli: per citarne solo un paio, Bingen (1946, 134-5) basandosi sulla ricognizione

125 Vd. GAUTHIER 1935.

126 Ibid., THOMAS 1967, SANDY 1989, 90, nn. 1-2.

127 Vd. infra per il peso dei nomarchai come rappresentanti pubblici nel processo di produzione e

vendita degli oli.

128 Ottobre-novembre 258 a.e.v.: vd. BRESCIANI 1978 e 1983 (ostracon di Karnak); HUSS 2001,

315 n. 8. BAGNALL et al. 1996 sui dipartimenti amministrativi nell'Egitto contemporaneo.

129 Non importa se queste colonne fossero parte della prima o della seconda bozza: vd. infra, cap. 4. 130 Sul prospetto per la semina, la diagraphe sporou, vd. infra.

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tardo-ottocentesca dalla Description de l'Égypte ipotizzava circa 12 art./ar. (480 l = 326,5 kg / 2756.25 m2)131, mentre Sandy (1989, 69-70132) circa 3,5 art./ar., per ogni arura seminata con mezza artaba, ossia ca. 20 litri di semi (ca. 13,5 kg) per 1.378 m2 (secondo P.Rev. 41.14-18, dove «the oikonomos is to allot 4 dr. to purchase seed for each ar. to be sown in sesame. Since column 39 prescribes a value of 8 dr. per art. for sesame, the intended planting ratio was ½ art. per ar.»)133. Il prodotto lordo sarebbe secondo Sandy di solo sette volte maggiore del seminato134. Pur potendo variare il raccolto a seconda del tipo di terra, dell'inondazione e di molti altri fattori135, 3,5 art./ar. è irrimediabilmente scarso per le oleaginose alla luce dei dati provenienti soprattutto da fonti demotiche (vd. infra: in molti casi la stessa tassa in natura sul raccolto è maggiore!). Si supporrà che la quantificazione di Bingen sia la più

affidabile (più di quella di Kaplony-Heckel, che pare interpretare come produzione il dato della leva fiscale), ossia un produzione di ca. 12 art./ar. (480 l = 326,5 kg / 2756.25 m2, cioè 1184,6 kg/ha), che può sembrare inusualmente alta: bisogna però tener conto del fatto che le quantità per la semina erano esponenzialmente maggiori di quelle usate oggi.

Tuttavia, come di vede nella fig. 2, la resa del sesamo (come di molte altre granaglie) ha un range ampio e può essere incredibilmente variabile, anche al giorno

131 Un rendimento considerevole: si pensi, solo per suggerire un ordine di grandezza, che il

rendimento in Burkina Faso per il 1998/9 è stato in media di ca. 350 kg/ha, ossia meno di un quarto che nell'Egitto tardo-ottocentesco

(http://www.cirad.fr/publications/documents/produitstrop/1999/sesame99.html).

132 Senza citare BINGEN 1946.

133 SANDY 1989, 68. Equivale a ca. 98 kg/ha, un'enormità se si pensa che nel 2010 in Egitto si sono

seminati in media 8,13 kg/ha (dati FAO: faostat.fao.org). Ci sono poi alcune variabili: 1 ar. era seminata con 1/8 art. di sesamo in P.Harrauer 29, Arsinoite, ultimo quarto del III sec. a.e.v.: 2,5 art./ 20 ar.; P.Rain.Cent. 47, e 48, Arsinoite, 213 a.e.v. In questi due papiri la lettura ὡς τῆς (ἀρούρας) η σησάμου καθαροῦ (ἀρτάβας) (47.13-14, 16-17; 48.8-9) è da correggere in ὡς τῆς (ἀρούρας) ή σησάμου καθαροῦ (ἀρτάβας), essendo il segno di frazione chiaramente visibile. Cfr. Fig. 2.

134 SANDY 1989, 69: «If the amounts of sesame allotted for three years in P.Cair.Zen. II 59292, and

P.Lond. VII 1994 and 1995, are being used exclusively for seed, and are equally spread over the three years, and if the total of the amounts of sesame placed in the estate's granaries (P.Lond. VII 1991) for one of those years is the produce of that seed allotted, then each art. planted yielded 7 art., which equals 3.5 art. from each ar. planted in sesame». Lo stesso raccolto è supposto da A. Bresson (2007-8, I, 207) per l'orzo in Grecia.

(16)

d'oggi: si noti come nel ventennio 1990-2010 l'Italia abbia prodotto con una resa ben 10 volte maggiore di quella peruviana.

Allo stesso modo anche la quantità seminata per ettaro subisce variazioni importanti. Purtroppo non si posseggono i dati fondamentali sulle varietà di sesamo coltivate (così da non poter simulare nemmeno un ampio range per la resa).

Per ricostruire la resa, parte degli studiosi ha anche fatto affidamento su un tipo di documento demotico noto come r-rḫ=w ('ciò che è stato misurato per')136 che costituisce una parte dei cosiddetti 'acker-Akten', registri terrieri annuali dei coltivatori e delle imposte in natura per lo Stato. Tra gli altri dati, queste ricevute possono contenere anche informazioni sulla localizzazione e la quantità dei lotti e dei raccolti in artabe per arure. Sfortunatamente si dibatte se le cifre registrate accanto ai lotti rappresentino il raccolto effettivo o la quantità dovuta in quanto tassa o affitto137. In alcuni documenti si trovano entrambi i dati, ma devo concordare con Vandorpe (2000) che la maggior parte delle volte le cifre riportate erano già un calcolo della tassa sull'effettivo raccolto. Nei documenti editi e raccolti da Kaplony-Heckel nel

136 Vd. KAPLONY-HECKEL 2009 [1990]; VANDORPE 2000, di cui seguo l'interpretazione. In

alternativa KAPLONY-HECKEL, cit., traduce 'beståtigt werden' (ciò che essi assegnano).

137 Quest'ultimo punto non è chiaro, vd. VANDORPE 2000. Lo stesso accade per i documenti databili

all'Egitto faraonico: vd. GASSE 1988 (P.Reinhardt) 229-231: «Il a été longuement débattu, en ce qui concerne le papyrus Wilbour, de l'interprétation fiscale de de son contenu : s'agissait-il d'un relevé d'imposition, d'un document destiné à fixer l'assiette de la taxation ou d'un registre de revenus taxables?».

Fig. 2: I 5 paesi con la miglior resa di sesamo in hg/ha, serie 1990-2000 (dati FAO, da http://faostat3.fao.org)

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1990, la cifra di 7,5 artabe di grano per aroura è il massimo138, ma è impossibile trovare alcuna costante. Sappiamo dal P.Reinhardt (passim) che, nell'Alto Egitto del Nuovo Regno, il grano poteva produrre circa 15 sacchi139 per aroura, cioè qualcosa in più di 30 art. (ca. 1200 kg), tre volte maggiore del raccolto migliore calcolato da Crawford (1971, 126-7) per il III-II sec. a.e.v. nel Basso Egitto, sulla base di dati documentati ma dubbi. Questo range ampio non deve stupirci: insieme ai normali standard di variabilità il passaggio da Triticum dicoccum Schrank (farro) a Triticum monococcum L.140 a Triticum durum Desf.141 dovette influenzare i rapporti di

produzione (particolarmente bassi per il pur meno diffuso Triticum monococcum L.)142. La coltivazione del primo (eg. bd.t, gr. ὄλυρα, lt. ador, adoreum, far) sopravvisse ai gusti macedoni e sembra essere il 'grano dei faraoni', importato dai Romani143. Non sembra quindi produttivo fare affidamento su medie per i raccolti se non per luoghi e tipi di terra specifici. Secondo Kaplony-Heckel il raccolto da

138 KAPLONY-HECKEL 2009 [1990], 418.

139 1 sacco = ca. 80 l = ca. 2 artabe. Secondo Vleeming (1993, 72-73) in entrambi il P.Reinhardt e

P.Wilbour, la quantità di grano raccolto era la produzione totale al netto dei costi (seminagione e lavoro), e non semplicemente la tassa fondiaria.

140 LAUER et al. 1949-1950.

141 MANNING 2007, 440 e n. 18 sulla bibliografia precedente; BRESSON 2007-8, I 170: «On a vue

que, pour le froment, les paysans grecs plantaient la variété dite Triticum durum, le blé dur, tandis que, à la même époque, la paysannerie égyptienne utilisait toujours la variété Triticum turgidum [he means the Triticum turgidum var. dicoccum in the earlier taxonomy], plus coûteuse en travail et de rendement moindre. En Égypte, le passage au blé dur ne se fit qu'après plusieurs siècles de présence grecque» (corsivo mio).

142 NESBITT- SAMUEL 1996. Sui raccolti vd. p. 88: «A major obstacle to modeling the importance

of hulled wheats is our very limited understanding of their agricultural ecology. Assumptions are often made about their differential response to soil fertility, drought, water-logging and salinity that are not supported by experimental work or studies of present-day cultivation. We urgently need agronomic trials of the widest possible range of hulled wheats, replicated in different locations and using a wide range of populations. Quantification of differences (if any) in agronomic potential between different hulled wheats, and between these and other wheats and barleys, could detect characteristics of value to modern agriculture as well as enhancing our understanding of the past. Although a number of experimental studies of hulled wheats have been undertaken, these usually relate only to trials of a few plants, and do not give us the overall data on yield per unit area that we need». Sui cambiamenti nella produzione cerealicola tolemaica vd. ora VON REDEN 2011, 429-431.

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oleaginose era ancora meno prevedibile144. La considerazione di testi da lei pubblicati e commentati mostra come sia nel giusto.

Tornando a P.Rev. coll. 60-72 abbiamo dunque un totale di 91.610 (79.140 + 12.470 approssimati) arure di terra coltivata a sesamo145 e 125.768 coltivate a ricino: in tutto 217.378 arure. A questo vanno aggiunte le cifre cadute in lacuna: per il sesamo da consumo locale sei cifre su diciassette sono perdute (2,83), per il ricino da consumo locale tre su cinque (1,6), per il sesamo importato due su sette (3,5), per il ricino importato sei su undici (1,83), per il sesamo esportato tre su otto (2,6), per il ricino esportato due su cinque (2,5). Con l'esclusione dei nomoi di Saite-Naukratis e della Libia in Basso Egitto, la media del sesamo seminato per il consumo locale era di circa 950 aroure, la media del ricino seminato per il consumo locale di 2.103, del sesamo importato di 4.400, del ricino importato di 6.457, del sesamo esportato di 1.072, del ricino esportato di 2.125. Si tratta di dati interessanti, ma è non pare esserci un aggancio con il resto della documentazione: sono andati persi infatti i dati su produzione, import ed export nel Fayum (per il quale possediamo dati

demografici) e, dall'altra parte, per le zone per le quali abbiamo queste informazioni mancano notizie sulla popolazione e la densità abitativa.

Si noti che sia il Fayum sia la Tebaide non importavano (almeno per

quell'anno) né sesamo né ricino. Anzi, il primo soddisfaceva per intero i bisogni di Menfi e del relativo nomos per entrambe le derrate. Una disomogeneità tra i due nomoi (con il Fayum non autosufficiente) avrebbe potuto essere una interessante conferma della maggiore pressione demografica nella Valle, che invece non è dato nemmeno di intravedere in questo documento.

Nonostante non si possa contare su cifre esatte, un decremento della densità abitativa dovette avvenire nell'Alto Egitto durante la rivolta del 205-186 a.e.v., che comprese insediamenti nella Valle almeno da Edfu fino a Abydos nel Medio Egitto146: la quasi

144 «Er liegt für Theben-Ost bei den winzigen Uferland.Teiläckern mit 1 ½ Artaben pro Arure fest ;

ansonsten gibt es für Weizen, für Leguminosen wie Wikken und für Ölsaat alle Varianten», KAPLONY – HECKEL 2009 [1990], 1013-1014. Vd. anche MANNING 2003, 32. Si ricorda che qui si tiene la cifra 7 ½ come tassa più che come raccolto.

145 Il conto di Bingen (1946, 132-3) non teneva in considerazione i dati sulle importazioni.

146 MANNING 2003, 165. Su gli eventi e le relative fonti, vd. PESTMAN 1995, VANDORPE 1986;

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totale assenza di fonti documentarie per la vita quotidiana durante questi anni non consente di stabilirne il periodo esatto, ma documenti tebani del secondo quarto del II sec. a.e.v. mostrano molte case e terre cadute in rovina che tornarono nelle mani del basilikon e vennero vendute all'asta147. Per alcuni casi meglio documentati sappiamo di case abbandonate all'inizio della rivolta148. Quando l'Egitto meridionale tornò in mano macedone comparvero molti nuovi insediamenti149, e tra i più

importanti Krokodilopolis e Pathyris.

Per concludere, con l'eccezione di fluttuazioni dovute agli stress transitori di cui sopra, le indagini più recenti dimostrano come la popolazione dovesse seguire un trend positivo durante i tre secoli del regno tolemaico e come la densità abitativa fosse inferiore ma crescente nel Fayum e nel Delta, con conseguenze sul mutamento dei diritti di proprietà e una tendenza alla privatizzazione150.

Per quanto concerne invece la distribuzione della ricchezza, il cosiddetto coefficiente di Gini151, l'analisi è anche più difficile: non solo i dati provengono soprattutto dal Fayum di III e II sec. a.e.v., ma anche in quei pochi casi fortunati la stratificazione sociale nei villaggi appare altamente variabile152. Monson (2007) calcola il c. di Gini sulla base di alcuni campioni arsinoiti tra il III e il II sec. a.e.v. (Tebtynis e

Kerkeosiris): la sua speculazione si restringe tuttavia ai proprietari e conduttori terrieri e considera esclusivamente la ge basilike. Il risultato mostra un coefficiente . 310 per Tebtynis e .337 per Kerkeosiris, contro .516 in età romana (216 e.v.) e .431 a Karanis (308/9 e.v.) (terra privata in entrambi i casi)153. Essendo basati solo su beni

147

148 Cfr. e.g. il dossier di Hermias: P. Tor. Choachiti, 11-12 e SB 8 9681.

149 Vd. MANNING 2003, 70, con bibliografia, e 88 n. 121. Per altre ribellioni di minore portata, vd.

HOELBL 2001, 153-159 e MANNING 2003, 164, tab. 8.

150 Vd. ora in generale MONSON 2012, 3-69. Si noti come la grandezza media di una tenuta era di

24,25 ar. a Tebtynis nel III sec. a.e.v., mentre di appena 8 ar. a Kerkeosiris nel II sec. a.e.v.: ciò non costituisce di per sé una prova dell'aumento della pressione demografica, ma insieme ad altri elementi ne è un forte indizio; vd. MONSON 2007, 377. Si è calcolata una densità di ca. 60-75 persone /km2 per la prima e di 91-178 persone/km2 per la seconda (ivi, 379 e passim).

151 Esprime il grado di concentrazione della ricchezza con un decimale compreso tra 0 e 1, dove 0

indica l'eguaglianza totale e 1 la totale diseguaglianza.

152 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 199-200.

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immobili e su un campione così parziale, questi dati sono lontani dall'essere

indicativi della reale distribuzione della ricchezza. Si noti, infine, che durante l'intero dominio macedone nessuno arrivò a possedere grandi quantità di terra come

accadeva successivamente in età romana, cosa che indubbiamente significa che i c. di Gini calcolati da Monson rispecchiano un effettivo benessere. Tuttavia, le cose dovettero cambiare nel tempo nel corso dei tre secoli mentre il panorama arsinoitico veniva modificato lentamente ma profondamente. Il modello di Monson è congruente con un incremento generale della densità abitativa, per quanto maggiore nel Fayum che nella Valle. Secondo lui questo incremento è mostrato dal passaggio da diritti 'comunali' a diritti individuali154, ciò a causa della crescente pressione demografica più che per un controllo pervasivo dello Stato centrale155.

Intermezzo : svalutazione della moneta bronzea

Prima di affrontare il prossimo tema, il lavoro, occorre almeno accennare al dibattito sulla moneta tolemaica156. Gli argomenti proposti da Cadell e Le Rider sulla

bibliografia della seconda metà del XX secolo appaiono ampiamente condivisibili: in breve, essi non concordano con l'assunto che le variazioni nel rapporto ar : br fossero esattamente triplici all'inizio e poi duplicate di volta in volta, quando i papiri non mostrano queste proporzioni fisse; rigettano l'idea che non fosse avvenuto un reale cambiamento inflattivo nei prezzi. Ancora più di dieci anni dopo la moneta

tolemaica, da circa la metà del II sec. a.e.v. alla conquista romana, rimane

inesplorata, con le luminose eccezioni di Reekmans e Maresch157, le cui conclusioni seguo nel presente lavoro.

154 I diritti 'comunali' essendo una categoria intermedia tra l'accesso pubblico e la proprietà privata

assoluta: MONSON 2007, 364.

155 Come vuole la vulgata: vd., tra gli altri, PREAUX 1939, 463-80; BINGEN 1973, 1983;

RATHBONE 2000, 49-50.

156 Per un riassunto chiaro delle posizioni di Reekmans, Gara, Maresch e Hazard sulla monetazione

tolemaica, vd. CADELL – LE RIDER 1997, 65-69. Per la monetizzazione dell'Egitto durante la prima metà del primo millennio a.e.v., vd. MANNING 2008, passim.

157 Si noti che più di chiunque altro Maresch si impegna a considerare la continuità fra il tardo regno

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Le interpretazioni di Reekmans (1948 e 1951) e Maresch sull'inflazione enea sono certamente influenzate dalla posizione polibiana, particolarmente critica nei confronti di Tolemeo IV, che avrebbe raddoppiato il valore del bronzo subito dopo l'ascesa al trono nel 221 a.e.v., «de façon à faire un gain sur le remboursement des sommes qui avaient été libellées en monnaies de bronze avant que celles-ci ne doublent de valeur»158. Nel giro di pochi anni i prezzi erano aumentati di sei volte, determinando la nascita delle «drachms of copper, i. e. on the copper standard, instead of the copper drachms, i.e. on the silver standard»159, mentre dopo l'inizio del II sec. a.e.v. le

monete d'argento sarebbero state di contenuto di fino eccezionalmente basso. Dopo il 180 a.e.v. circa, il valore e il peso della dracme di bronzo fu di nuovo dimezzato160. La soluzione proposta da Maresch è più complessa: intorno allo stesso periodo il valore della Rechendrachme sarebbe stato artificialmente elevato a 1/300 (da 1/360) dello standard argenteo, cambiando così anche il valore delle dracme di bronzo a 1/5 dello standard argenteo. Maresch chiama questa nuova coniazione 'nominelle

Silberdrachme'. Si noti che negli anni successivi il valore dello statere d'argento variò secondo il peso, ma anche in relazione con i suoi movimenti verso le banche,

inferiori in entrata e maggiori in uscita.161 Reekmans suppone un altro abbassamento della dracma bronzea nel 173 a.e.v., quando raggiunse il valore di 1/8 di dracma fenicia e i salari raddoppiarono di nuovo162. L'ultimo dimezzamento è collocato da Reekmans tra il 130 e il 128 a.e.v. (1/16 della dracma fenicia)163 e solo Cleopatra VII avrebbe reintrodotto la ratio del Philadelphos164. Ora, non si può non concordare con Cadell e Le Rider quando affermano che il trend del bronzo e dell'argento era nei fatti molto più fluido e che sui documenti è difficile trovare corrispondenze esatte come quelle postulate in letteratura. Essendo il loro lavoro focalizzato sul grano, è sui prezzi del grano che fanno affidamento per spiegare ciò che definiscono come inflazione. Dall'altra parte questa pretesa inflazione non è basata su alcuna

158 CADELL – LE RIDER 1997, 65.

159 Anche detto ' copper at par' (con un aggio del 10%); REECKMANS 1951, 71. Rispettivamente

'Bronzestandard' e 'zilberstandard' in MARESCH 1997, che chiama 'rechendrachme' la moneta del valore di 1/60 delle dracme di bronzo e usata esclusivamente per la contabilità.

160 REEKMANS 1951, 80 sgg.

161 Ivi, 91 n.3. 162 Ivi, 95-6. 163 Ivi, 104. 164 Ivi, 105.

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osservazione del potere d'acquisto dei salari, per esempio, o sui prezzi di altre derrate. Non si proporranno qui nuove teorie sulla svalutazione della moneta tolemaica, ma da un punto di vista di critica storiografica le analisi condotte da Maresch e Reekmans pongono i problemi più interessanti e su uno spettro più ampio. Inoltre, la costante attenzione data da Reekmans allo standard rodio-fenicio rimane ancora oggi ineguagliata.165

Lavoro

Non ci si sofferma in questa sezione su un'analisi complessiva del tema lavoro nell'economia tolemaica. Come per il resto, si cercherà di trattare argomenti che possano aiutare a contestualizzare i temi di questo lavoro.

Sulla distribuzione del lavoro, così come sulla demografia, si è in possesso di dati geograficamente e cronologicamente parziali, limitati per lo più al Fayum. L'analisi statistica condotta da Clarysse e Thompson (2006, 187-205) estrapola i dati da alcuni registri fiscali166 (in particolare P.Count. 2-3) alto-tolemaici, con particolare riferimento ai distretti fiscali167 B e C della meris di Themistos. Ciò che salta subito agli occhi è la quasi totale assenza di agricoltori («the backbone of the country»168) e di organi di polizia (phylakites vel sim.) dal distretto C, di contro alla predominanza dei primi nel distretto B169, i dati del quale sono «the best to survive to date from

165 Simili considerazioni nel capitolo di NENCI 1953 dedicato all'economia tolemaica e influenzato

da Reekmans.

166 Dai quali mancano però dati sulla popolazione militare.

167 Sulla topografia amministrativa del Fayum vd. CLARYSSE – THOMPSON 2006, 102-122; in

particolare sui distretti amministrativi 113-115 e sull'uso di topos nell'Alto Egitto per indicarli; vd. anche CASA 2006-2008, 160: «Il significato di topos inteso come distretto amministrativo, gestito da un unico telones, è stato dimostrato da Thompson, in modo particolare per il Fayum e il Medio Egitto, ma non senza paralleli con l’Alto Egitto. ὑπὲρ τοῦ τόπου indica dunque il luogo di

pertinenza della riscossione, il distretto fiscale in cui l’agente svolgeva le sue mansioni. In qualche caso viene indicato esattamente il nome del distretto. A che scopo? Non è improbabile che alcuni dei residenti nel distretto di riscossione possedessero terre anche in distretti diversi, e che

pagassero l’epigraphe nel luogo di residenza. A questo punto il riscossore avrebbe specificato sulla ricevuta che il versamento era relativo a un possedimento posto al di fuori del suo topos di competenza».

168 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 193.

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ancient Egypt»170. A parte la conferma del fatto che gli agricoltori fossero la spina dorsale del paese (e l'ipotesi che per il distretto C i dati relativi siano caduti in lacuna), è degno di nota che ben il 12% della popolazione dei due distretti fosse costituito da professioni improduttive (amministrazione, culto e salute etc.), a giudizio degli editori171 un dato insolitamente alto per una società a vocazione agricola.

Merita attenzione la distribuzione di alcune professioni all'interno dei villaggi, con la cautela imposta dal fatto che ciascun individuo poteva avere più di una occupazione o che alcune di esse potevano essere temporanee o stagionali. Certi villaggi avevano una vocazione agricola inferiore: e.g. in P.Count. 3.150-151 il settimo villaggio del distretto C ha solo un 18% ca. di contadini, contro il 68% nel secondo. I birrai erano ubiqui come il clero (soprattutto pastophoroi) e i barbieri, mentre i commercianti di vino vivevano tutti insieme (22 persone, con relative famiglie) in un solo villaggio172. Quest'ultima cosa vale per molte categorie professionali, come gli asinai, i cammellieri e i setacciatori (a servizio presso il thesauros)173. Certamente ad alcune categorie legate al commercio e ai trasporti doveva far gioco poter contare su risorse e infrastrutture in comune, in modo da condividere e ridurre i costi; inoltre la loro stretta vicinanza doveva anche migliorare il flusso di informazioni. Purtroppo manca uno studio analogo sulle professioni e la loro distribuzione sul territorio per periodi successivi: nonostante le apparenze, pare impossibile ricavare dati così dettagliati sul II sec. a.e.v. Tuttavia, l'impressione che si ricava leggendo le ricognizioni fiscali di quel periodo è che il quadro sia

profondamente cambiato nel corso di un secolo. Ad esempio, una delle ricognizioni più esaustive tra quelle conservate (P.Mon.inv. 344 + 346, Berenikis Thesmophorou, 180 a.e.v.?) mostra un tessuto urbano composito: accanto alla casa di due sorelle, divisa in quattro appartamenti e data in affitto ad ebrei, viveva un pastore arabo con il padre. Poco oltre, un verduraio con la moglie vicino a un dettagliante174. Nel

villaggio di Oxyrhyncha convivevano tessitori, carpentieri, sacerdoti di Iside,

fondo, e i due autori suppongono (ibidem) che il censimento degli agricoltori sia caduto in lacuna.

170 Ivi, 194. 171 Ivi, 196. 172 P.Count. 3.74-5.

173 CLARYSSE – THOMPSON 2006, 199-201.

(24)

danzatori, membri della polizia ed altri, senza apparenti concentrazioni omogenee (P.Count. 49).

Il tema del tessuto socio-urbano si lega a quello delle associazioni di lavoratori175. Un posto di rilievo era occupato senza dubbio dalle associazioni legate al culto in vario modo. Indicate per lo più dal greco οἶκος e dal demotico pȝ ʿ.wy (ugualmente, 'la casa') oppure swn.t (lit. il sesto giorno del mese lunare176 per indicare associazioni professionali o religiose)177, i loro statuti avevano radici anelleniche, probabilmente da rintracciarsi nelle riforme saitiche178, e venivano rinnovati ed eventualmente modificati annualmente.179 La permanenza all'interno di un'associazione era regolata da una quota annuale, normalmente versata in rate mensili. Secondo i calcoli

approssimativi di Crawford e Monson, basati su un raccolto medio, non comprovato, pari a 10 volte la semina, la retta media doveva corrispondere a un decimo del reddito annuo. Un tale impegno economico, variabile a seconda della posizione gerarchica assunta nell'associazione, era giustificato dalle garanzie previste dai regolamenti:

175 L'esistenza di quartieri caratterizzati da specifiche professioni o commerci è, si sa, un fenomeno

diffuso nel mondo antico e non solo. Sarebbe interessante capire quale fosse l'evoluzione urbanistica nei villaggi tolemaici, se, ad esempio, seguiva lo stesso corso e la specializzazione delle pièces polyvalentes della Delos contemporanea (ossia una progressiva separazione degli spazi abitativi da quelli commerciali e artigianali); vd. una sintesi su Delos in KARVONIS – MARMARY 2012. Su Ossirinco romana e i suoi quartieri vd. BOWMAN 1996, 108. Per le corporazioni professionali e religiose nell'Egitto greco-romano vd. MUHS 2001 e MONSON 2012, (entrambi si concentrano sulle associazioni cultuali); ancora sulla scia di WESTERMANN 1932 e BOAK 1937, con un taglio più marcatamente ellenocentrico («the nature and origins of such bodies may have something to do with the religious associations attached to temples in Pharaonic Egypt, but the Greek influence in the Ptolemaic period infused the characteristics of the traditional Greek institutions») BOWMAN 1986, 110-2. Non si intende in questa sede ripercorrere l'interpretazione delle associazioni tolemaiche e antiche in generale attraverso la lente delle corporazioni medievali. In generale sulle associazioni nell'Egitto greco-romano vd. SAN NICOLO 1915 e BRASHEAR 1993. Più recente GIBBS 2011, non vidi. Sull'Egitto romano vd.

VENTICINQUE 2009.

176 Vd. HUGHES 1958.

177 Vd. MONSON 2006, con bibliografia precedente.

178 MONSON 2007b, 182-3.

(25)

The man among us who finds a man among us at the landing post or such a place saying, « Give to me, because of my misfortune », and he does not give to him, his fine is 25 deben [= 500 drachmas] unless he swears before Sobek saying, « I could not have given to him »

(P. Cair. II 30605; trad. MONSON 2007b).

Una simile assistenza era garantita alla famiglia in caso di morte dell'associato per le spese funerarie e il primo sostegno, come anche in caso di prigionia o beghe legali180.

180 Monson (2007b) correttamente cerca in modelli di pro-sociality una spiegazione più complessa di

quella economico-meccanicistica.

Fig. 3: Distribuzione occupazionale nel distretto C della meris Themistou da CLARYSSE – THOMPSON 2006, 192

(26)

Fig. 4: Distribuzione occupazionale nel distretto B della meris Themistou

da CLARYSSE – THOMPSON 2006, 192

Fig. 5: Distribuzione occupazionale nei distretti B+C della meris Themistou

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Stando agli studi demografici di cui sopra, il Basso Egitto era meno popoloso della Valle, pur avendo probabilmente una crescita maggiore, dovuta sia a

immigrazione interna e estera, sia a fattori endogeni legati alla distribuzione della ricchezza (si veda supra sull'indice di Gini). Da ciò ci si attenderebbe un maggior costo del lavoro e un minor costo della terra (per il quale vd. infra) nel Basso Egitto, entrambi però tendenti alla crescita proporzionalmente alla diminuzione di proprietà 'comunale'. Purtroppo però i dati sui salari sono davvero pochi per potersi permettere ulteriori speculazioni, l'unica eccezione essendo forse le retribuzioni per gli

schiavi181.

Soluzioni di adattamento a stress contingenti sono note dalle fonti: nel Basso Egitto in casi in cui la manodopera era scarsa, il piano agricolo veniva modificato da colture intensive a estensive. A Kerkeosiris nel 114/113 a.e.v. un tale passaggio (in

conseguenza di uno sciopero di affittuari di basilike ge) è testimoniato dalle fonti182. La ricerca di possibili alternative che riuscisse a non danneggiare

l'approvvigionamento locale di grano e orzo è testimone di un mercato non locale, ben distante dall'autosufficienza. Ne deriva che in caso di scarsità di manodopera (a meno di condizioni particolarmente gravi), i contadini (qualunque fosse il loro status e quello della terra che coltivavano) potevano non ricorrere all'assunzione di forza-lavoro più cara.

Come funzionava il sistema dei salari? Secondo Von Reden (2007, 130) «there does not seem to have been much variation in the level of wages due to market factors. Until the monetary transformation at the end of the third century, payment for comparable work was fairly standard». Per il momento ci si occuperà di prezzi e salari nominali, senza tenere in conto tendenze inflazionistiche (vd. supra). Per quanto attraverso l'uso di interpolazioni 'coraggiose' che farebbero inorridire gli economisti abituati a tonnellate di dati, in questo modo si spera di dimostrare se ci fosse o no uno scollamento tra prezzi e potere d'acquisto dei salariati. Credo sia utile

181 Vd. la lista significativa per quanto incompleta di MARESCH 1997, 191-194, su cui si basa anche

VON REDEN 2007, 130-150. Sugli schiavi vd. infra.

182 Vd. Pap.Lugb.Bat. 29, 173-5: «On the basis of this evidence, we may tentatively conclude that in

November 114, Kerkeosiris lacked the necessary labor supply to sow the land. In consequence of this, little land was sown, and that fraction, with crops that did not require intensive cultivation».

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ricorrere alle interpolazioni per quanto i punti sull'asse possano essere distanti anche di alcune decadi. Naturalmente non si possono determinare né gli esatti momenti del cambiamento né l'eventuale armonia con le variazioni monetali, ma sul lungo

periodo trovo che queste tendenze siano significative per comprendere la crescita o decrescita dei prezzi e del potere d'acquisto. Prima di iniziare a parlare della

speculazione tolemaica, è necessario delineare degli ordini di grandezza per prezzi e salari.

A mia conoscenza, l'unico studio dedicato alle ripercussioni sociali dei cambiamenti monetali nell'Egitto tolemaico rimane REEKMANS 1949. In breve, egli distingue quattro periodi:

1) un periodo pre-inflazionistico fino all'incirca alla battaglia di Rafia (217 a.e.v.) durante il quale si mantenne un rapporto ar : ae di 1 : 60;

2) dal 220 a 211/0 a.e.v. ca. questo rapporto non ebbe più tenuta e il valore della dracma d'argento raggiunse quello di 240 dracme di bronzo con un aumento dei prezzi del 400% senza aggiustamento salariale183;

3) dal 211/0 al 183/2 «copper currency was cut loose from the silver currency and became the official inland currency»184: le tasse venivano pagate ora in bronzo secondo il rapporto pre-inflazione di 1 : 60 e «producers could again sell their products against normal prices in copper»185 i.e. al precedente rapporto di 1 : 240. I salari pagati da privati sembrano essere raddoppiati rispetto al periodo precedente186;

4) dopo il 183 il rapporto sul mercato libero salì fino a 1 : 480 e venne riconosciuto ufficialmente a fini fiscali nel 174/3. Dopodiché lo Stato tagliò i salari di ufficiali, soldati e di tutti i dipendenti del basilikon, allo scopo di diminuire le uscite. I salari sarebbero stati riaggiustati solo dopo il 120 a.e.v187.

Tutti questi cambiamenti avrebbero causato un declino nella fiducia verso la moneta enea: la gente non avrebbe più fatto affidamento sul bronzo come mezzo di scambio

183 Ciò si ripercuoteva indirettamente anche su quegli ufficiali pagati in argento, dal momento che il

potere d'acquisto dello statere continuò a non superare le 4 dracme di bronzo (REEKMANS 1951, 79).

184 REEKMANS 1949, 324.

185 Ivi, 325. 186 Ivi, 80. 187 Ivi, 340.

(29)

a lungo termine. Il target economico sarebbe scivolato dal possesso di denaro al possesso di beni e spinto le fasce meno abbienti a vendere i propri beni «in order to secure for a certain time their daily bread»188.Dal momento che le ammende

divennero più diffuse degli interessi stessi, i prestiti in denaro divennero «an ingenious method of obtaining possession of property without great risk and with enormous gains»189.

La maggior parte degli studiosi ha giustamente evidenziato come il prezzo in argento del grano mantenne il suo valore di ca. 1-2 dracme per artaba durante tutto il periodo tolemaico, con l'eccezione della fine del II sec. a.e.v., dopo la quale venne

riaggiustato190. Il grano ebbe certamente un ruolo importante nel mercato tolemaico, ma occorre che ricerche su altri beni e servizi entrino in gioco.

Schiavi

A un matto senza lavoro, il suo fallo non gli da pace. Se il bastone è lontano dal padrone, il servo non lo ascolta P.Insinger 14.10-11

A parte le massime del P.Insinger191, nell'Egitto pre-greco192 la schiavitù non era così frequente come altrove ed era quasi sconosciuta in età ramesside193. Anche durante il

188 Ivi, 326. 189 Ivi, 329.

190 Vd. CADELL – LE RIDER 1997 e più di recente CAVAGNA 2011, utile ed erudita disamina della

letteratura precedente.

191 Per una revisione e per la parentela con il Siracide , vd. GOFF 2005. La data del testo sapienziale è

dibattuta: il nucleo è databile con buona probabilità al III-II sec. a.e.v. e certamente non oltre il I sec. e.v. (vd. ivi, 150-2). Sulla schiavitù nell'Egitto tolemaico è ancora valida la sintesi di PREAUX 1939, 303-17.

192 La schiavitù per debiti fu forse abolita con un decreto di Amasi: vd. MANNING 2003b, 834. Casi

speciali erano le comunità greche di Menfi e Naukratis (CLARYSSE – THOMPSON 2006, 262) e gli ebrei di Elefantina che possedevano un buon numero di schiavi: «[they] «held Egyptian slaves, traded in them, married them, bequeathed them, and emancipated them», PORTEN 2003, 873.

(30)

dominio macedone era limitata alle case urbane, alla prostituzione e al baliatico194. Gli schiavi venivano probabilmente importati dall'estero, dal momento che

normalmente il governo greco proibiva la schiavizzazione di egiziani195, con l'eccezione degli anni successivi alla rivolta tebana196. Salari quotidiani agli schiavi venivano pagati a seconda delle loro mansioni: in un conto di lavori di edilizia (C.Ptol.Sklav. 2 216 = BGU 6 1290, prov. scon., 211 o 182 a.e.v.) gli schiavi erano pagati da un minimo di 6 a un massimo di 10 dracme di bronzo (per quelli che trasportavano l'argilla, pelophoroi197), contro i lavoratori liberi con le stesse mansioni pagati in media 15-20 dr. die. In questi casi la differenza non risiede nel trattamente

194 Vd VON REDEN 2007, 131 e CLARYSSE – THOMPSON 2006, 264-5 (era più più probabile che

fossero coloni greci, soldati e veterani a possedere schiavi piuttosto che gli egiziani). Quest'idea era già di Wilcken (WO, I, 681-704) e condivisa da PREAUX 1939, 303 sgg.; contra

ROSTOVTZEV 1910, 113, 135, 180. Per il lessico tolemaico sulla schiavitù vd. SCHOLL 1983 e C.Ptol.Sklav., passim. Per il lessico egiziano vd. GALAN 2000, 262, nn. 54-7. Per una rapida panoramica del loro status nell'Egitto di III sec. a.e.v. vd. CLARYSSE – THOMPSON 2006, 262-7; per il Nuovo Regno vd. JANSSEN 1975, 171-5 : 172: «no slaves were required for the production as a whole; the agricultural population … was virtually bound to the soil, so that no legal coercion such as the slavery system was required» e HARING 1997, 46-51. Si possono aggiungere altre categorie, come i medici, per esempio; cfr. UPZ 1 148 (prov. scon., II sec. a.e.v.?) con commento di BAGNALL 1995, 27-8: in questo caso un greco impara l'egiziano per insegnare medicina agli schiavi (paidaria): παραγενόμενος εἰς τὴν πόλιν διδάξεις παρα Φαλου ̣ ̣ῆτι

\ἰατροκλύστηι/ τὰ παιδάρια (rr. 5-8). In alternativa questi schiavi avrebbero potuto far parte di uno staff paramedico, dal momento che la loro istruzione pare essere stata piuttosto specialistica.

195 Cfr. SB 5 8008.53-9 (= C.Ptol.Sklav. 1 3, 260 a.e.v.): καὶ εἰς [τὸ] λοιπ[ὸν] δὲ μηδενὶ ἐξέστω

ἀγοράζε[ιν] μηδὲ [ὑ]ποτί[θε]σθαι σώματα λαικὰ ἐλεύθερα παρευρέσει μηδ[ε]μιᾶι, πλὴν τῶν ὑπὸ τοῦ διοικοῦντος τὰς κατὰ Συρίαν καὶ Φοινίκην προσόδους ἐν προσβολῆι διδ[ο]μένων, ὧν ἡ πρᾶξις καθήκει, καὶ ἐκ τοῦ σώματος γίνεσθαι, καθότι ἐν τῶι νόμωι τῶι ἐπὶ τῆς μισθώσεως γέγραπται; «And for the future no one shall be allowed to buy or accept as security native free persons on any pretext, except for those handed over by the superintendent of the revenues in Syria and Phoenicia for execution, for whom the execution is properly on the person, as it is written in the law

governing farming contracts» [trad. BAGNALL – DEROW 2004, num. 64]. Vd. PREAUX 1939, 315-316.

196 Cfr. C.Ptol.Sklav. 9 (Tebe, 197 a.e.v.), tradotto in BAGNALL – DEROW 2004, num. 000. Préaux

(1939, 311) esprimeva seri dubbi sull'idea che i tolemei potessero proibire l'importazione di schiavi, basandosi su un'interpretazione globalizzante di P.Lille, 29-13-4 (III sec. a.e.v.): μηθενὶ ἐξέστω σώματα πωλεῖν [ἐπʼ] ἐξαγωγῆι.

197 Rispettivamente uguali a 5 chalkoi e a 1 obolo d'argneto, che è la stessa cifra pre-inflazionistica.

Figura

Fig. 2: I 5 paesi con la miglior resa di sesamo in hg/ha, serie 1990-2000 (dati FAO, da http://faostat3.fao.org)
Fig. 3: Distribuzione occupazionale nel distretto C della meris Themistou da CLARYSSE – THOMPSON 2006, 192
Fig. 4: Distribuzione occupazionale nel distretto B della meris  Themistou
Illustrazione 1: Lo stoccaggio nel modello di Lacroix-Varangis 1996
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