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DONNE D AZIONE E EMANCIPAZIONE: LA CONTESSA MARIA MARTINI DELLA TORRE

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Academic year: 2022

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DONNE D’AZIONE E EMANCIPAZIONE: LA CONTESSA MARIA MARTINI DELLA TORRE

Il «Fischietto», un giornale satirico torinese, pubblicava nella sua Strenna del 1863 un lungo testo parodico, intitolato La donna d’azione. Frammenti di un’autobiografia, sormontato dalla caricatura di una donna con una pipa in bocca e una frusta dietro la schiena.1

La parodia, firmata Krrr. (uno degli pseudonimi usati dal caricaturista torinese Casimiro Teja) narrava la vita avventurosa della Signora X., nata in una famiglia aristocratica ma attratta dai rivoluzionari repubblicani. Fece un matrimonio di convenienza a diciassette anni con «un idiota, austriacante e conservatore»; lo lasciò perché la voleva comandare, mentre lei si sentiva una donna libera. Collaborò alla rivista femminile torinese “Eva redenta”, in cui voleva pubblicare degli articoli contro gli uomini, ma la direttrice si rifiutò. La Signora X. si dedicò allora a un opuscolo politico su La questione d’Oriente, ma fu distratta da un capitano di cavalleria che le dava lezioni di equitazione. Poi conobbe un Sir che la portò in Inghilterra per farle conoscere Mazzini. In Inghilterra collaborò con il “Morning Star”, giurò di essere una donna d’azione e ritornò in Italia. Diventò presidente di un circolo chiamato “La donna libera”, si occupò della cura dei feriti dell’ultima guerra e pubblicò l’opuscolo L’empio mercato di Nizza e Savoia. Seguì lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, vestendo il costume garibaldino: «costume di fantasia dei più seducenti – cappello alla marinara, camicia rossa, gonnellino corto e pantaloni color ventre di serpe, [percorreva] le file garibaldine col suo frustino in mano, con l’aspetto marziale, con la piuma ondeggiante, dispensando sorrisi e occhiate infiammatorie, eccitando l’universale ammirazione».2 Un disegno riproduceva difatti l’uniforme delle garibaldine, che fu in uso anche nelle guerre del 1866.3

1 KRRR., La donna d’azione. Frammenti di un’autobiografia, “Strenna del Fischietto pel 1863”, a. XIII, Torino, Tip. Letteraria, 1863, pp. 105-126.

2 Ivi, p. 119.

3 Vedi la fotografia di una volontaria garibaldina, 1866 (Museo del Risorgimento, Milano).

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La parodia lascia intendere che la Signora X. fosse mossa solo da istinti sessuali, pronta a seguire ogni avventuriero, ma che fosse anche animata dalla convinzione che le donne dovessero partecipare alle decisioni politiche. Narra infatti dell’interesse della Signora X. per l’Assemblea sovrana di Genova (sicuramente il Comitato di Provvedimento per Venezia e Roma diretto da Achille Sacchi) e dei suoi screzi con i mazziniani poiché avrebbe voluto che le donne fossero ammesse ai dibattiti. Poi la parodia cita la sottoscrizione Papoff (a favore dei garibaldini carcerati a Brescia dopo i fatti di Sarnico). Nel giugno 1862, il «Pasquino» aveva già pubblicato un’altra caricatura in cui si riconosce la donna con la pipa: «Le donne emancipatrici di Genova danno una lezione ai nostri soldati».4

La parodia sembra quindi suggerire che la Signora X. partecipasse all’Associazione femminile per Roma e Venezia, presieduta da Laura Solera Mantegazza e che contava tra le sostenitrici Elena Casati Sacchi e Carlotta Benettini. La finta autobiografia finisce evocando il fallimento dell’impresa di Garibaldi in Aspromonte e i viaggi della Signora X. in Sicilia con scarso successo, fino al suo ritorno a Torino.

Chi poteva essere questa donna d’azione derisa dai moderati piemontesi?

4 «Pasquino», 15 giugno 1862.

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Molti aspetti della sua vita, e anche dei tratti somatici della caricatura, ci fanno pensare a una riconosciuta avventuriera, all’epoca internazionalmente celebre, la cui straordinaria figura è stata cancellata prima dalla famiglia e poi dagli studi risorgimentali, e di cui esiste un solo ritratto: la contessa Maria Martini Giovio della Torre, nata Canera di Salasco, rappresentata nell’uniforme delle Guide garibaldine con una lunga sciabola in mano.5

Da nota combattente garibaldina, Maria della Torre è oggi diventata «un fantasma che nessuno conosce»,6 oppure è oggetto di scherno come le numerose amanti di Garibaldi,7 ed è generalmente tramandata l’idea di una personalità instabile e fanatica, poco affidabile e ai limiti della follia.8 Il suo contributo alle guerre risorgimentali, e in particolare all’impresa dei Mille, è stato però studiato nell’ultimo decennio da Benedetta Gennaro, che ha ricostruito con cura il destino di questa figura emblematica di donna in armi, che si impegnò militarmente e per amor di patria nelle battaglie garibaldine, e che fu per questo vittima dei pregiudizi della società torinese benpensante.9 Fine 2019, è stata anche pubblicata una biografia romanzata della sua vita, La contessa di Salasco di Maria Delfini Tommasini, ma si tratta essenzialmente di un’opera di fantasia, che riprende aneddoti e ricostruisce eventi non documentati della vita di Maria Martini della Torre.10

Le ricerche storiche permettono oggi di affermare che Maria della Torre proveniva da una famiglia illustre: era figlia della marchesa Marianna Pallavicino delle Frabose e del conte

5 GIACOMO EMILIO CURATULO, Garibaldi e le donne, Roma, Imprimerie Polyglotte, 1913, illustrazione inserita tra le pp. 208-209.

6 ROSELLINA PIANO, La contessa di Salasco, «Donne in Viaggio. La rivista delle donne», 14 aprile 2011 [http://www.donneinviaggio.it/profili/2011/04/la-contessa-di-salasco.html]. Bruna Bertolo le ha dedicato qualche pagina nel volume Donne del Risorgimento: le eroine invisibili dell’Unità d'Italia, Torino, Ananke, 2011, pp. 282-284.

7 LELLO, “Le puttane che fecero l’Italia unita”, 16 aprile 2014 [http://lellobrak.blogspot.com/2014/04/le-puttane- che-fecero-litalia-unita.html]

8 CARLO PAGANI, Uomini e cose in Milano dal marzo all’agosto del 1848, Milano, Cogliati, 1906; ANTONIETTA

DRAGO, Donne e amori del Risorgimento, Milano, A. Palazzi, 1960.

9 A partire dalla sua tesi di dottorato: BENEDETTA GENNARO, Women in Arms: Gender in the Risorgimento, 1848–1861, Ph.D. Dissertation, Brown University 2010, pp. 146-204; Donne in armi e Risorgimento, in Nuove frontiere per la storia di genere, a cura di Laura Guidi e Maria Rosaria Pelizzari, Università degli Studi di Salerno, vol. I, 2013, pp. 237-242; One in a Mille. Countess Martini della Torre, in Italian Women at War:

Sisters in Arms from the Unification to the Twentieth Century, a cura di Susan Amatangelo, Madison, Fairleigh Dickinson University Press, 2016, pp. 13-33.

10 MARIA DELFINI TOMMASINI, La contessa di Salasco, Torino, Yume, 2019.

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generale Carlo Canera di Salasco (1796-1866), esecutore del tristemente famoso armistizio firmato nell’agosto 1848. La sua nata di nascita è incerta, situata circa a metà degli anni Trenta dell’Ottocento. Sposò nel 1851 il conte cremasco Enrico Martini Giovio della Torre, intimo di Carlo Alberto, attivo a Milano durante le Cinque Giornate e poi rifugiato a Torino.

Eletto nel 1850 alla deputazione per il collegio di Genova, il conte era impegnato nella diplomazia sabauda, e fu inviato con la moglie a Parigi. Enrico e Maria ebbero una figlia, Virginia, ma si separarono nel 1853.11 Maria della Torre trovò rifugio a Londra, dove il 10 maggio 1854 incontrò Garibaldi, di cui diventò una fedele seguace, e sul quale esercitò una certa influenza. Mazzini se ne lamentava con Nicola Fabrizi ed Emilie Hawkes: secondo l’esule genovese, Garibaldi tardava ad agire perché «sotto il fascino della Salasco-Martini».12 Il carteggio tra Garibaldi e Maria, durato quasi vent’anni, testimonia la passione di lei per il generale e l’affettuoso interesse di lui.13 Durante il periodo londinese, sembra che la contessa partì in Crimea con l’infermiera inglese Florence Nightingale.14 Ciò che è sicuro, come ricordato nella parodia, è che Maria della Torre pubblicò diversi articoli e opuscoli politici (in francese e in italiano),15 nei quali studiava questioni di politica internazionale, affermava le sue idee anticlericali,16 ed esprimeva il suo disgusto per i compromessi e in particolare per la cessione della Savoia e di Nizza alla Francia.17

Maria della Torre prese poi parte alla spedizione dei Mille, durante la quale fu anche ferita nel passaggio del Volturno.18 Raggiunse il generale il 21 luglio 1860, due giorni prima della battaglia di Milazzo. Organizzò ospedali da campo, insieme a Jessie White Mario, ma la sua presenza non era sempre gradita dai dottori. La sua partecipazione alla guerra era molto discussa tra i Mille; la contessa attirava curiosità e critiche: certi garibaldini ne rimasero affascinati, come Giulio Adamoli.19 Anche Giuseppe Bandi, nelle sue memorie, la descrive con rispetto, facendo notare che il suo ruolo non era di semplice infermiera:

La contessa Martini, donna elegante, battagliera e amica della vita dei campi, colla sciabola in mano, aiutata da diversi ufficiali e soldati del mio battaglione, ricondusse ai pezzi gli artiglieri della batteria da ventiquattro, che era dinanzi alla chiesa….20

Altri la guardavano con sospetto, come Cesare Abba:

11 SOCIETÀ NAZIONALE, Enrico Martini e Maria Salasco (novembre 2011), Sezione Enrico Martini [https://www.societanazionale.it/EB2/upload/330033780.pdf]. Diverse fonti raccontano che il conte Giovio della Torre, dopo la separazione, ricondusse Maria a casa del padre, che avrebbe provato a rinchiuderla in un convento.

12 GIUSEPPE MAZZINI, Epistolario, vol. XXX, Scritti editi ed inediti, vol. LIII, Imola Galeati, 1929, p. 61 e p. 66.

13 GIUSEPPE GARIBALDI, Lettere ad Anita e ad altre donne, a cura di Giuseppe Curatulo, A. F. Formiggini, Roma, Formiggini, 1926; MARIA DELLA TORRE, Lettere a Giuseppe Garibaldi, Fondo Garibaldi-Curatulo, Museo del Risorgimento, Milano e Museo Centrale del Risorgimento, Roma.

14 Il quotidiano democratico di Palermo «Il Precursore», il 21 luglio 1861, raccontava ai suoi lettori: «La contessa Maria Giovio della Torre, che in Crimea prestò tante cure ai feriti con la celebre signora Nightingale, appena arrivata in Sicilia si è messa a capo di un’eletta schiera di giovani donne a raccogliere collette per i nostri feriti». Cit. da CURATULO, Garibaldi e le donne, p. 202.

15 Iniziò la sua produzione con un romanzo storico-sentimentale: M.MARTINI GIOVIO DELLA TORRE, Episode politique en Italie de 1848 à 1858, Londra, Jeff,1859, poi riedito da Giannini e Fiori, Torino, 1860; seguito dagli opuscoli politici L’Italie en regard à la France, l’Angleterre, la Russie et l’Autriche, P. Rolandi, Londra 1859;

1849 et 1860 alors et aujourd’hui, Firenze Andrea Bettini, 1860.

16 M.M.G.DELLA-TORRE, Dangers créés par le papisme, Giannini e Fiore, Torino 1859; MARIA C. DELLA

TORRE, Danni recati all’Italia dal Papato. Dedicato agli operai genovesi, Firenze, Andrea Bettini, 1861.

17 M.M.G.DELLA-TORRE, Non si venda Savoia e Nizza. Appello agli Italiani, Firenze, Andrea Bettini, 1860.

18 Come racconta lei stessa in una lettera a Tommaso Villa, 1° ottobre 1902. Fondo Tommaso Villa, Museo del Risorgimento, Torino. Cit. da B. Gennaro, Women in Arms, p. 165.

19 GIULIO ADAMOLI, Da San Martino a Mentana. Ricordi di un volontario, Milano, Fratelli Treves, 1911, p. 144:

«la seducente contessa Martini Salasco, di antica prosapia piemontese, la quale, nella illusione, in cui era, di prestare aiuti e distribuire soccorsi, cavalcava fra mezzo le squadre garibaldine in un leggiadro costume, che arieggiava l’uniforme delle guide, e volentieri si soffermava presso il nostro comando».

20 GIUSEPPE BANDI, I Mille da Genova a Capua, Firenze, A. Salani, 1903, p. 259.

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Ho veduto un uffiziale delle Guide camminare lesto lesto lungo la spiaggia, senza sciabola, proprio una donna fianchi e seno. Bella, faceva l’aria da bambina, ma si guardava dietro con una coda d’occhio così serpentina!... Gli uffiziali della brigata ne chiacchieravano; il Bassini Colonnello scotendo la testa e il frustino, brontolava sordamente dietro quella figura. È una contessa piemontese che corre la ventura; si dice che spanda balsamo pietosa come una suora di carità; ma si soggiunge che il vecchio dottor Ripari l’ha fatta cacciare dall’Ospedale di Barcellona, dov’essa voleva fare l’angelo sopra i feriti di Milazzo.21

Maria della Torre si lamentava direttamente con il generale di vivere una vera e propria campagna persecutoria e di diffamazione. In particolare, il suo modo di vestire da militare era giudicato indecente. Mentre per altre combattenti garibaldine, come ad esempio Antonia Masanello e Colomba Antonietti, il travestimento da uomo non metteva in discussione l’identità di genere,22 le vesti maschili della contessa di Salasco erano viste come una volontà di emancipazione dal suo sesso, dando luogo a descrizioni e rappresentazioni che miravano a negare la sua femminilità, aggiungendole attributi maschili, come la pipa in bocca.

Garibaldi le fu sempre vicina, e nel marzo 1866 le scriveva «Voi siete una vittima della perversità umana».23 La contessa attraversò comunque periodi di profondo scoraggiamento, in cui pensò persino al suicidio, come scrisse a Garibaldi e anche al barone Bettino Ricasoli, con il quale ebbe diversi scambi epistolari.24

Con i garibaldini, si recò in Polonia nel 1862, partecipò alla battaglia della Bezzecca, nella terza guerra d’indipendenza,25 e alla campagna di Mentana nel 1867, dove ritrovò Jessie White Mario. Nel 1870, fu nelle ambulanze nell’armata dei Vosgi e si ritirò a Parigi per assistere i feriti negli ospedali durante l’assedio. Furono gli ultimi momenti eroici ed anche le ultime volte che Maria della Torre vide Garibaldi. Negli anni seguenti vissuti a Parigi, accumulò molti debiti e fu condannata a un anno di carcere; riparatasi a Londra, anche lì fu nuovamente imprigionata per debiti e sprofondò nella solitudine, nella povertà e nella malattia. Nel 1900 si spostò a Lugano in Svizzera e il suo comportamento eccentrico – ad esempio i suoi vestiti maschili e il suo grande amore per gli animali – fu quasi sicuramente la causa della sua reclusione nel Manicomio Cantonale di Mendrisio nel 1903, nel quale morì nel 1919.26

Durante la sua vita, e dalla posterità, Maria della Torre è stata spesso giudicata come incostante, contradittoria e persino pazza. Per Benedetta Gennaro, è l’esempio di una donna in bilico tra tradizione e sovversione. La contessa apprezzava le comodità mondane, e cercò uomini disposti a pagare le sue spese, ma non esitò a scendere sui campi di battaglia e a rinunciare alla propria cura e alla sua salute. In Sicilia nel 1860 era molto provata, tanto che il conte Giulio Litta Modignani stentò a riconoscerla:

il mio stupore non fu poco, quando vidi che questa persona, che in viso mi sembrava tutt’altro che attraente, mi salutò disponendosi a parlarmi […] Era la contessa Martini che avevo dinanzi a me, ed io non potevo rinvenire dallo stupore di un simile incontro! Allora ci salutammo con maggiore confidenza. Vedendola

21 GIUSEPPE CESARE ABBA, Da Quarto al Faro: noterelle d’uno dei Mille, Bologna, Zanichelli, 1882, pp. 264- 265.

22 LAURA GUIDI, Patriottismo femminile e travestimenti sulla scena risorgimentale, in «Studi Storici», a. 41, n.

2, 2000, pp. 571-587.Vedi anche Simonetta Soldani, Armi di donne, donne in armi. Saggio iconografico, in Gli italiani in guerra. Conflitti, identità, memorie dal Risorgimento ai nostri giorni, a cura di Mario Isnenghi, Torino, UTET, 2008, vol. I, pp. 146-155.

23 GIUSEPPE GARIBALDI, Lettera a Maria della Torre, Fondo Garibaldi-Curatulo. Cit. B. Gennaro, Women in Arms, p. 159.

24 ARMANDO SAPORI, Due gentildonne piemontesi e Bettino Ricasoli, lettere inedite della contessa Maria Martini della Torre e della principessa Aurelia La Tour d'Auvergne, «Il Risorgimento italiano», vol. XXI, fasc.

1, 1928, pp. 1-32.

25 CURATULO, Garibaldi e le donne, p. 209.

26 Si legge nell’Almanacco italiano, Firenze, Bemporad, 1920, p. 586: «Salasco Martini Ginori [sic] della Torre contessa Maria, di a. 82, figlia del generale Salasco, che dette il suo nome all’armistizio del ’48: devota di Garibaldi che seguì nelle campagne del 1860 e del 1866. † Mendrisio, febbraio, in una casa di salute».

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da vicino, si poteva scorgere che il tempo e il suo strano modo di vivere avevano fatto non pochi guasti sui suoi tratti, una volta generalmente reputati di non comune avvenenza.27

Ma lei ricercava l’emozione delle battaglie, come spiegava al barone Bettino Ricasoli in una lettera del 7 ottobre 1864:

Dove c’è difficoltà e pericolo io non sono usa a rifiutarmi (peccato ch’io non sia un uomo! Sarei stato un valente ufficiale; già son figlia e sorella a militari e l’odore della polvere m’inebria come provai nel 1860 con Garibaldi).28

I suoi comportamenti e attitudini erano molto diversi da quelli delle sue coetanee, poiché rifiutò sempre di dedicarsi alle tradizionali occupazioni domestiche, orientate al ruolo di sposa e di madre. Praticava l’equitazione in modo intensivo, maneggiava la sciabola, e aveva «una straordinaria passione e compassione per gli animali».29 La famiglia non le perdonò di avere abbandonato la figlia dopo la separazione dal marito, e lasciò che si spargesse la voce che era squilibrata.

La sua tragica fine dopo la partecipazione all’impresa dei Mille e alle ultime guerre garibaldine ci fa pensare al terribile destino di un’altra combattente morta in povertà: Rosalia Montmasson, prima moglie di Francesco Crispi e unica donna ad apparire nell’album dei Mille,30 in seguito ripudiata da Crispi, e che finì i suoi giorni da sola a Roma, tanto che la sua salma venne tumulata in un semplice loculo concesso gratuitamente dal comune.31

Per tornare a Maria della Torre, la contessa non fu una pioniera dei diritti delle donne né dell’emancipazione femminile. Credeva però fermamente nell’educazione e nel coinvolgimento attivo delle donne nel Risorgimento. Nel 1865, pubblicò Alcuni pensieri sull’educazione della donna nella rivista torinese «La civiltà italiana» di Angelo de Gubernatis, in cui condannava gli insegnamenti dei preti e le loro «assurde favole» raccontate ai bambini. Ma allo stesso tempo indicava alle donne i loro compiti di madri e il loro posto nelle pareti domestiche, lontano dalle responsabilità politiche:

La Donna ritorni alla famiglia, la donna diventi la regina del domestico focolare e la sua emancipazione è fatta.

Ché, io non divido punto le idee di quanti vorrebbero far partecipare la donna alle brighe sociali ed al governo – una donna ministro o deputato mi fa sorridere – Io voglio la donna in una sfera più alta, al di sopra di tutte le ambizioni personali; e le sia pur concesso di alternar le cure della famiglia con quelle della scienza:

mad.lle Royer, Mlle Girardin, la Sand, mad.lle Rose Bonheur, sono ammirabili tipi di Donna.32

Queste dichiarazioni possono sembrare contraddittorie con la vita avventurosa scelta dalla contessa, ma somigliano molto a quelle della principessa Cristina di Belgiojoso, che come Maria della Torre partecipò in prima persona alle guerre risorgimentali e visse in rottura rispetto ai ruoli femminili. Anche Belgiojoso, nel saggio Della presente condizione delle donne e del loro avvenire (1866), non appoggiava l’idea di «riformare radicalmente la odierna condizione delle donne», ed era convinta che «Le donne stesse che negli ultimi tempi hanno chiesto ciò che chiamano la propria emancipazione, hanno, a parer mio, resa più che mai difficile la soddisfazione dei loro desiderii».33

27 CURATULO, Garibaldi e le donne, p. 202-203.

28 SAPORI, Due gentildonne piemontesi e Bettino Ricasoli, p. 11.

29 PIANO, La contessa di Salasco, cit.

30 L’album dei Mille di Alessandro Pavia, a cura di Marco Pizzo, Roma, Gangemi, 2004, n. 338.

31 La sua storia ha ispirato la biografia romanzata di MARIA ATTANASIO, La ragazza di Marsiglia, Palermo, Sellerio, 2018.

32 MARIA C. DELLA TORRE, Alcuni pensieri sull’Educazione della Donna, “La Civiltà italiana”, Serie 2, 20 agosto 1865, pp. 83-84.

33 CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOJOSO, Della presente condizione delle donne e del loro avvenire, «Nuova antologia di scienze, lettere ed arti», vol. 1, 1866, pp. 96-113.

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Come spiegare, nonostante queste prese di posizione moderate, l’accanimento contro i comportamenti di Maria della Torre, le campagne denigratorie e il soffocamento della sua memoria? In primo luogo, possiamo notare che la contessa era temuta alla pari delle altre donne in armi: perché sovvertiva le regole di condotta del suo sesso vestendosi alla militare ed era accusata di voler prendere il posto degli uomini. Il garibaldino Temistocle Mariotti, nelle sue pagine autobiografiche, la qualificava di «virago».34 Non fu celebrata tra le eroine, ispiratrici e donne di eccezione presentate nei Plutarchi femminili o nei racconti edificanti:

forse perché non era morta sul campo di battaglia come una martire, o più verosimilmente perché, ad emergenza conclusa, non aveva scelto di tornare tra le mura domestiche, come Erminia Fuà Fusinato o Luisa Battistotti Sassi. La “vita eccentrica” di Maria della Torre materializzava il fatto che le donne che presero parte ai combattimenti durante le guerre del Risorgimento lottavano non solo per l’ideale di una patria unita, ma anche per la loro indipendenza, per emanciparsi dalle norme di genere (come quelle del vestire).

In secondo luogo, Maria della Torre era più pericolosa delle donne del popolo combattenti, perché scriveva di politica, di storia, di attualità (come la principessa di Belgiojoso e Jessie White Mario), e faceva sentire la sua frustrazione per i limiti imposti alle donne: era questa la sovversione più temibile, che doveva essere messa a tacere. Una donna che scriveva era più minacciosa ancora di una garibaldina che si batteva, e per proteggersene, la migliore arma è sempre il silenzio.

Per proseguire ora le ricerche su questa figura poco nota, secondo me è necessario superare i limiti delle ricerche storiche che studiano traiettorie individuali di eroine o martiri presentate come eccezioni, e cercare di fare luce sugli incroci, gli incontri, le amicizie tra le garibaldine e le patriote risorgimentali.35 Si potrebbe indagare in particolare sulla partecipazione di Maria della Torre alle società patriottiche di Genova e Torino, suggerita dalle caricature, e così trovare maggiori informazioni sui suoi contatti con Jessie White Mario, Laura Solera Mantegazza, Elena Casati Sacchi… Mi sembra insomma doveroso approfondire il legame tra queste donne, per studiare le esperienze delle garibaldine non in modo isolato, ma nella rete delle loro relazioni. E forse si potrà anche inserire in quella rete una scrittrice femminista di origine provenzale, Clémentine De Como,36 autrice nel 1853 dei volumi l’Emancipazione della donna, per farla uscire dall’oblio e studiare la sua influenza sulle donne d’azione e le emancipazioniste italiane. La parodia dell’autobiografia della Signora X. suggerisce difatti una conoscenza dell’opera di De Como da parte di Maria della Torre e solleva la questione fondamentale delle reti culturali transnazionali nell’Ottocento:37

Pervenuta all’età di dieci anni fui consegnata ad un Istituto – perché mi applicassi allo studio, al lavoro, ai buoni principii… Io vi principiai a leggere la Novella Eloisa di Rousseau, la Corinna di Madama Stael e l’Emancipazione della donna, pubblicata dalla signora Clementina De Como… Quale orizzonte mi si dischiuse davanti…38

34 TEMISTOCLE MARIOTTI, Ieri ed oggi: pagine autobiografiche di un soldato del Risorgimento italiano, Roma, C. Voghera, 1885, p. 73: «La nostra piccolo batteria è sconquassata, gli artiglieri fuggono; la contessa Martini, una virago che faceva anch’essa la campagna (tutto a quell’epoca aveva sembianze e proporzioni strane!), li riconduce a piattonate sui pezzi …»

35 Seguendo le piste di ricerca tracciate da Emma Scaramuzza (a cura di), Politica e amicizia: relazioni, conflitti e differenze di genere (1860-1915), Milano, FrancoAngeli, 2010.

36 ELISA MERLO, Clementina De Como, in Atlante delle scrittrici piemontesi dell’Ottocento e del Novecento, a cura di Giovanna Cannì e Elisa Merlo, Torino, Edizioni SEB27, 2007, p. 89-90; LAURA FOURNIER- FINOCCHIARO, Clementina de Como, Wikipedia, 2018 [https://it.wikipedia.org/wiki/Clementina_de_Como].

37 Sulle quali vedere Entre France et Italie: échanges et réseaux intellectuels au XIXe siècle, a cura di Mariella Colin, Laura Fournier-Finocchiaro e Silvia Tatti, «Transalpina», n. 21, 2018

[https://journals.openedition.org/transalpina/285]

38 La donna d’azione. Frammenti di un’autobiografia, p. 109.

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Questo “orizzonte nuovo” è anche quello delle ricerche sulla storia delle donne e sul primo femminismo italiano, sempre più attente alla dimensione internazionale ed europea dei movimenti di emancipazione.39

LAURA FOURNIER-FINOCCHIARO

39 Liviana Gazzetta, Orizzonti nuovi: storia del primo femminismo in Italia (1865-1925), Roma, Viella, 2018.

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