Giorgio Muratore
Architettura moderna
IOmana
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n otrcon I'i ooooor
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Gli itinerari
dell'archttciltrra contemporoilaa hanno spesso seguito nel contcsto dell'esperiettza rotìtatta an- danzenti tortuosi segnati t/a suolte tmprouuise, trupen-nate saltuarie,
punti
st'ngo/art, discontinuità uere ed opparenti, autentiche interruzioni.La fortuna
di
uno snle della modernità tnteso come orizzonte culturale omogeneo è stata infranta, frasta- gliata e distorta dalla dit,ersità dei personaggi emergen-ti,
dalla dissonanza delle proposte, dalla frammentirie- tà delle situazioni oue attrauerso le occasiont' del pro- getto si passd a quelle dell'architettura.Eppure,
al di là di
tutto,al di là
delte personalità, dei gruppi, della inesistertza di una ùera e propria scuo-la e perciò di riconoscibili rnaestri, ult'arcbttettura mo- derna, a Roma, csiste.
Una comune cifra stilisttca, una pecult'are declinazione linguistica, una semplice mflessione dialettale, forse, la connota nel suo insieme e nel dettaglio delle singole indiuidualità.
È
affilt,
così cogliere con esattezza e clefinire puntual- mente le infinite faccedi
questo strto, di quista con-660
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1986
tliztortc speciftca che
fa di
un architettto l'espresstc.,':, ltpica t/i tut luogo edi
un momento, di un'architetttrt';La t'r-,rttpottenta inelitninabile
di
quel luogo edì
qi,,"'rtt{tnlt'iltr.t, ma è certo cbe tutte le architetture ari J,i, ctontc, riferintento nort aurebbero senso altroue, 1/()ti potrabbtfri lrocare , ultroue, slgnificato, forza espress/L:d
e ualore.
Infa/ri, la particolarità della tentperie culturale rot//(ttlo ncgli anttt che tlui ci ittleressano e per facile estensiotta
(' pt'r oL'utd cottttttttltà logica anche neglt' annr
itt
ttrtL)tutdt/o, consis/e nello ruancatxzr diffusa
di
qtrtlttà,dt «trttirttrità, dt ualori euidenti e pubblicarnente con- clontttlt, tnti propric,t da questa fragilità, da quesla cottt-
plt'ssit,a sconnt'sslone troua la
fona di
una tensir.'tit' t'di
una cocsione, definiscela
sua struttura restslettlt"l'ctccasictttc pcr delineare
il
suo profilo solido ed affoscinanta.
Che cosa è stata e che cosa è ancord l'arcbitettura a Romo se txolt l'accauallarsi, pietra su pietra, rouina str
foi)i11tl 111 uila successione
di
euenti contrappttsli' irtffi ffi ffi m m ffi
m m m M m ffi
una sequettza di cot/itt,genze, di occaston/, t/t persotlag-
gi pt'ccoli e grandt, ntediocrt c.t genìah, banali o seclir_
centi, tutti accotTlu/tati nell'unictltà di un'esperienza che uede comunque l'orcltiteltura, quale che essa sìa, dare corpo ad una cttta che non è ruai
la
ctttà che st spera,ma è sempre quella cbe
si
tenle, eppLtre, finalmente è ancora l'unica uerauttà,
con le sue neschinttà ei
suoi eroismi.
Città
di
pietra,dt
stucco,di
calce,di
centento, pur sempre nel flusso tJi una storia che sarebbe tngenuo osseruore secondo l'otttca semplicisticae
confortante dell'euoluzione e del progresso.Questa Roma è quclla che piìr
tli
altre ha la forzo di resr/ereal
tentpo,alla
corrosione accelerata delle rnode, degli ìstnr, dcllt, tendenze, delle fedi e dei mitirucorrenti, perché ha ddlla sua le quahtà che dert'uano
dalla durata, dall'inerzia, dalle
mille
occasioni della soprauuiuenza e dell'opportunismo quotidiani, ma an- cbe della professionalità e del tnestiere, della cultura, ,!alla ricerca e dell't'ronìa.EB qlE
.\otto probabilmente assai pochi
glt
edifict edi
perso'naggi che di seguito ritroueremo allineati nelle pagine di'questo libretto, i quali abbiano
fln
qui auuto I'onore,lril,
Storie, ruoltidi
questi se mai inuece da quellectspitati, lo'furono
in
quatità di pietra dello scandalo'tli
c,gqetto tangibiledi ,ro
cultttro clo cuitare percbéi,, 1,,','ì,,',, riìt[ot'J, t)i ttlt'tp()(,i,! i til"'/''''i(
"i''i'rr.t;!tl''i ttttttt'
la
nr-tstra, farei
conti conla
stctrtd tleLle pictre' co.:xle
occasioni cli una uicenda ediltzia strattficota nella roccia, nel tufo, nel trauertino, a dispetto di arttmiccan-ti
ruodernità oue uncora ualgonopiù
deifatti
e dellecctse, le cJichtarazioni, gli atteggiamentt, gli scbieramen-
ti
e le appartenenze"Città faira
di
case, case fatte perla
lorou/là, in
unsusseguirsi cli sitttazioni
e di
lurtght efferati, tragici' itrtpiirosi, apocalittici,mai
grazictsiper
essere alla moda, mai ipouiti per uenire accettati nella buona so' cietà degli opportunismidi
maniera edi
regime' Architeitrre' dure, sicuramente estrartee alla lcttità ealla dispottibilità; petentorie
c
trtassicce'
int;ecc" a te'a 0 0 (ì
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stimoniare che
la
città nonsi
dàla
douenon
esisteun'architettura radicata nella stra storia, che l'architet- tura non
si
manifestaal
difuori cli
una atltura del costruito capacedi
rileggere senza intbizioni la uicen-da, spesso amara, della sua lertta, .fattcosa, silenTiosa, rutt ineluttabtle euoluzlon(, ntttlt't r:itlt,
Ma chi sono questi archltettt c'he banuu (-os/rutto que- sta città? Non sono certo apparttntrIt, né apparteltgono ad un'unica scuola, ché questo lo impedirebbero, uuoi
la
cronologia, uuoi l.o stile,e
neppure sonotra
loro imparentati da qualche segreto legante,lo
sono peròdal manifestarsì delle loro opere, tlet loro progetti nel contesto della loro città
tn
tnodt ptrr tliuersie
spessoaddirittura diuaricati, congruetttt, ptrò, a/nte nct ttell'ot- tica che proponiamo, nspetto al ruokt cottcreto di una presenza autentica perché ftsica, orm(il tneliminabile, materialmente imposta all'architettura della città di
Roma.
Architettura romana moderna
,,3:ìf';, fflì,[3,X,'Jil'v:lli,'Ti"i:T#t:.'Ti'ir'J,:- I'Is'li'lu'lo univer'
Volendo parlare della vicenda edilizia della città di Roma
.
,ron volendo ripercorrerelc
rappedi
unastoria secolare che
tutti
più o nleno cotttlsciamo, ab- biamo preferito circoscrivere questà nostra breve e,o-rrrriiu
analisi a quegli anni che piu hanno inciso nella definizione deila immagine attlrale clel-la città quale siamo abituati a conoscerla.§i
tratta perciòdi
una riduzione assai clrastica dal puntodi
vista cronologicoe
che veclc daun
latoiidi-entionato,
almeno nel senso delia tcsi che quici
interessa dimostrare,il
ruolo edil
signrficato del cosi<ldetto centro storico e che vuole sulla ribalta del- i'attuale ben altri soggetti storici.Evidentemente, si tratta perciò di ripercorrere breve- mente in sintesi succinta Ie tappe
di
un rapporto tra piano e progetto che nella vicenda edilizia della città hanno avuto, come ognuno ben sa, momentidi
con-tinua dialettica e
di
pervicace incongrucnza'Lasciamo ad altri
il
compito, peraltro ancora neces- sario, cli ripercouere puntualmente le vicende urba- nistiche della Roma Capitale dello stato unitario, fin qui troppo facilmente accantonate ed esorc\zzarc da ,.-,rrr r,oriografia urbanistica troppo spesso disattentaverso
i
problemi dell'architettura della città moderna e soffermiamoci, invece, brevemente, sulle occasioni che,a
ridosso della prima guerra mondialee
pertutti
g1i anni venti, hanno profondamente segnato lastoria edilizia
di
Roma.Si tratta di due occasioni, assai particolari, quella del- la città giardino Aniene, meglio nota come quartierre Montesacro, e quella relativa a1 quartiere della Gar- batella chc segnano,
la
prima nel.la zona Nord-Est, la seconda verso Sud, due punti di riferimento chiave nella dinan'rica dell'espansione, prima, nell'organizza- zione spaziale ed edilizia della città, poi.Due
punti di
riferimento centrali dal puntodi
vistadella sperimentazione tipologica e linguistica che al
di
1à delle rnodificrzioni succcssi,,'c (benpiù
gravi nel primo che nel secondo caso), testimoniano anco-ra oggi
di
una capacità espressiva,di
una ricerca, di uno spessore culturale e soprattuttodi
un mestiere, cui per anni, anzi per decenni, perderemo l'abitudi-nq.
Al
di 1àdi
più generali valutazioni di ordine urbani- stico che dovrebbero mettere in relazione queste rea- lizzazioni, da r-rn lato con gli esempi europei contem- poraneie
dall'altra conle
dinamichereali
da essi indotte nelle aree edificabilidi tutro il
sertore Estdella capitale, ci preme qui sottolineare i termini par- ticolarissimi attraverso
i
quaii la cultura degli archi-tetti romani è riuscita a farc
i
conti conil
tema forseI
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:l--111F-ll---Jil
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più scottante deLla città contemporanea: qucllo del1e
nuove espansioni. Si tratta, nel primo caso,
di
uno c1egli csenrpi piùr complessi e sofisticati, clel tentativodi
mettere in sinroniai
dettami deila cultura inrerna- zionale con quellidi
ascendenza locale, regionalisra, popolare. Si tratta, come si tratterà trcnt'anni cìopocon
lc
esperienzedel
neorealismodi far
convivere l'esigenzadi
una ritrovata ruralità urbana con c1uelìedi
una cmbrionaie metropolitanità.Obiettivo difficile
e
ambizioso, probabilrncnte nep- pure sfioraro, ma che ci ha lasciato uno degli esernpi piùr n.raturi e sofisticaridi
un modo tradizionale, malton provinciale, di intendere
il
mestiere, crìrrrrrcrizza-to
anchc nei suoi peculiari attribuiti linsuistici, che,cli
li
a poco. per esigenze diverse e bcn ntrrc, si per derzì clefinitivamente.Le case costruite a Montesacro e, soprattLltto, qucl1c
costruitc dall'I.C.P" romano al quartiere J'rionfale e
per suo conto da uno dei suoi tecnici mieliori (forse
il
più siqnificativo degli architetti romani cìi clLrcl pe-riodo),
lnnocenzo Sabbatini,ben
resrimoniano di rllìcsta aderenza e di questa capacitzì sicuranrcntc mai piùr ritrovata.Se
si
consicieranopoi le
realtzzazioni chc sorto la guida dello stesso Sabbatini e per 1o più di sua sressamano, vennero eseguite e portate a termiric a tempi da record nel quartiere della Garbarella, bcn si può indiviclLrare
il
filo iogico di una contqruenzl culrrrraleche va ben oltre
le
già citate capacità professionalidi
alcuni tecnici,per
attingere ad una dimensione ben più ampia sul piano dei riferimenti e della mo- dellistica internazionale.Il
legame che, evidentemente, esiste con alcuni ele-menti
tipici
di certa cultura neo-futurista da un lato, ma soprattutto quelli che tengono insieme alcune ar-chitetture della Garbatella (le case collettive
in
par- ticolare), conle
fasce emergenti della cultura euro- pea, è evidente e tutto, però, da studiare.Quali legami esistono poi tra la cultura sovietica pre- staliniana e certe frangie socialiste della cultura pro-
tofascista?
Sono ancora troppo poche le analisi in tal senso per elaborare un guidizio definitivo. Ma si può presume-
re ragionevolmente che ce ne siano stati molti, cer-
tamente, come certamente
molti
sonoi
legami chetengono insieme le case albergo per gli sfrattati delle
recenti demolizioni
del
centro romanocon
certe<(case)> moscovite, con il primo Melnikov ad esempio, come pure con la parte più sedimentata della cultura tedesca che sul,le pagine diWasmuth prrma e su quel-
\e di Moderne Batrformen poi, troverà modo di espri- mersi nei termini
più
compiuti e convincenti.Ebbene,
non ci
pare secondario questo secondo aspetto della vicenda culturale romana che, se da un lato non nascondeva clamorosi aspetti di progressiva autarchia culturale, dall'altra manifestava anche conuna certa evidenza, per 1o meno attraverso
i
perso- naggipiu
colti ed informati (Gustavo Giovannoni eMarcello Piacentini, solo
per
fare due nomi ranro universalmente noti quanto tartassati dalic canagliatepostume
di
una criticafin
troppo spregiudicata ed approssimativa), un'attenzionenon
epidcrmica alla vicenda della cultura europea contemporenea.Naturalmente, 1'attenzione era rivolta soprattLìtto a
quel corpus
di
riferimenti edilizi che Adolf Platz ben aveva sintetizzato nella sua Storia e che lo stesso Pia-centini riprenderà nel suo fondamentale Architettnra d'oggi. Si tratta della individuazione
di
alcuni speci-fici canali clella cultura europea che in Francia corle
in
Germania,in
Olanda come in Austrie, trova ri[e- rinrcnti inrportanti che vanno dal1a \\/egncrschLrlc alla scuoladi
Amburgo, da Poelziga
Ilchrens, da lvluthesius a Schumacher, da Schrvarz a Fahrenkamp, da BÒhm a Flolzmeister, da Bonatz a Abel.Bene, è questa Ia base
di
una certa cultura romana che elabora le tesi per una sua crescira e perlo
svi-iuppo
di
un suo discorso specifico ed auronomo in aperta dialettica con i-l modernismo inrernazionale dci I-c Corbusier, dei Sert, dei Gropius e dci lv,Iay.Avevarno accennato
al lavoro di
Sabbatini perl'i.C.P. romano e non è possibile
in
questo conresronon ricordare le sue case di via Marmorata, due tra
i
piir clamorosi esempi di questo particolarissimo azz- 1zr';r cLrlturale chc a cavallo degli Anni Trenta ci halasciato innumerevoli
e fin qui
inindagate testimo- nianze.Ma
con Sabbatini come non ricordareil
lavoro deitanti
altri
che lavorando invece per la committenza privata hanno disseminato la citràdi
campioni assai significatividi
questo particolare momento?Naturalmente, si tratta di occasioni professionalmen-
te
molto diverse,in
rnolti casisi
tratta addirittura spessodi
darc forma alle spintepiù
spregiudicate della speculazione e della rendita; ma ormai quella riduzione moralistica che era incapacedi
separare laqualità deU'architettura dal suo scenario socio-politi- co
ci
pare abbia fattoil
suo tempo eci
sarà perciò consentitodi
guardare con occhi menoinibiti
allarerrlti cilili.,i,i clclla città c()siiuite
in
cluegli anni.Si tratta percir)
di
ripercorrere inreri quartieri di spe- culazione (mail
novanta per cento dell'edilizia roma- na risponde a questa caratteristica), per vedere come alf interno di un discorso tipologicamente e morfolo- gicamente ridotto alle dimensioni dell'za tensiuo o del-la
palazzinasi
sia eventualmente potuto sviluppareun
discorso specificodi
architettura ove cioè, al dilà del
complessivoe
scontato giudizio urbanistico, si possano leggere differenze e quaiità, contraddizioni e congruenze che sarebbc troppo facile e soprattutto antistorico liquidare con un secco e cinico colpo dispugna.
Questa città, infatti, esiste, è quella che è e non per
semplice paradosso
o
per amoredi
polemica possia-mo anche aggiungere che funziona; anzi, talvolta e
nonostante tutto funziona meglio
di
tante altre parti di città aile quali siamo stati tradizionaimente abituati ad attribuire valori e significati; talvolta, poi potrem- mo aggiungere, è anche bella.Evidentemente, la cultura architettonica di una città, chc non è solo la capacità professionale dei suoi tec-
nici, ma di cLri questa è senza dubbio una delle com- ponenti fondamentali,
si
esprime, soprattutto, nella realtàdi
quantopoi
fisicamente viene costruito, ai sogni dell'utopia è inutile attribuire senso oltre quellodi
un'irdicazione, peraltro non sempre progressiva,cui, comunque, manca
la
verifica difficile dell'esitoe diiizio.
È, al contrario, su qucsto particolarissimo significato che f immagine della Roma che inseguiamo in queste pagine asslrme
il
valore eii
fascino fisico di un og-getto concreto, come
d'altro
cantodi
un'awentura intellettuale ancora nescostae
rimossa cui restituire senso e dignità.Sarà così che nomi
qui
citatie
ancora distanri dai circuiti editorialio
accademici dovranno trovare unaloro collocazione nella storia così come le loro opere nella città testimoniano
di
un iavoro non certo facile nè superficiale.I
nomidi
Giovannoni,di
Piacentini edi
Sabbatini giàli
abbiamofatti,
a questi vanno affiancati qucllidei Luccichenti, dei Busiri-Vici,
di
Morpurgo,di
DiCasrro,
di
Tufaroli,di
Gra, dei Ghira,di
Paniconi,di
Pediconi,di
Loreti,di
Frezzotti,di
Nicolosi, di Rapisardi e dei tanti altri che hanno, di fatto, costrui- to la città così come oggi noi la viviamo.Responsabili
tutti in
prima persona del disastro ur- banisticoe
dello scempiodi
una intera metropoli?Sarebbe
troppo
facile, sbrigativoe
gratificante per la coscienza criticadi
quanti hanno interesse per la storia realedi
quesra città.Basrerebbe pensare all'ipocrisia
con la
qualesi
èguardato
fin
qui ad uno dei problemi portanti dellenoslre città, quel1o det centri storici, per rendersi con- to
di
quanta strada ci sia ancora da compiere.Un esempio soltanto, ma emblematico a questo pro- posito:
lo
svcntrame nto dt piazza Augusto Imperato- re. Si potrà discutere ancora a lungo sulla opportu- nitào
menodi
quella iniziativa, main
margine aquesto insolubi]e tema ci si consenta un'osservazione soltanto: gli edifici che, comunque, dopo la distruzio- ne del quartiere sono stati edificati attorno al rudere residuo sono stati
fin
qui bollati come un inqualifi- cabile esempiodi
pessima architettura; un po' come nel caso dei numerosi edifici dell'E.U.R. edificati, più o meno negli stessi anni, prima dello scoppio della guerra, anch'essi accomunati nello stesso triste desti- no. Ma avete mai provato ad osservaretutti
questiedfici con una certa attenzione? Diradando per un
.srante
lo
spesso fumo delle polemiche e dell'ipocri-s:a?
Vi
accorgereste che sono senza dubbio una delle :estimonianze più complesse dell'intera cultura euro-:ea di
quegli anni, mafin qui e
forse ancora pernolto,
per loro si invocherà soltanto l'intervento ri- sanatore delle ruspe (per noi già sarebbe utile, inve- ce, pensare ad un buon interventodi
restauro).)'Jon vi sembra un po' ridicolo tutto ciò, specialmente se si pensa che quanti invocano una tale soluzione drastica
e
definitiva non hannofin qui
nascosto la loro sviscerata ammirazione per le proposte progres-siue dei popolari campioni razionalisti che, magari a