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Quartiere Librino: da “nuova città” a non-luogo

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Academic year: 2022

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Caritas Italiana – La città abbandonata: dove sono e come cambiano le periferie italiane – Il Mulino, Bologna 2007

CATANIA

Quartiere Librino: da “nuova città” a non-luogo

Nata negli anni ’70 nel segno di una grande ambizione, la “ nuova Catania” disegnava un insieme di 7 comunità residenziali autonome, collegate da un sistema stradale costituito da ampie strade affiancate da un percorso pedonale immerso nel verde, che avrebbero permesso di ricucire le residenze ai servizi. Questo Librino resterà solo immaginato. La realizzazione di un progetto avveniristico ma assolutamente decontestualizzato conosce da subito il più totale fallimento a causa dell’intreccio di illegalità e abusivismo. Da città ideale a non-luogo, Librino è il fantasma di sé stesso: spazialmente segregato da Catania, poco conosciuto e transitato, frammentato al proprio interno, senza storia e senza identità, incapace di esprimere socialità e radicamento e destinato a diventare ricettacolo e moltiplicatore di problemi umani e sociali.

La popolazione censita si attesta sui 43.600 abitanti contro i più realistici 70.000, che non risultano dalle stime ufficiali. Mai terminato nella fase strutturale ed infrastrutturale, il quartiere è ancora oggi privo di servizi essenziali, di luoghi della socialità, di negozi, di verde, di servizi pubblici. Impraticabile qualunque forma di vita sociale, corrosa dalla totale mancanza di luoghi a ciò deputati, di capitale sociale e fiduciario (“farsi i fatti propri”, è lo slogan diffuso), ostacolata da difficili attraversamenti e dai tanti segni di inciviltà e violenza. Colpisce la profonda frattura del tessuto sociale, che si riflette tanto nell’assetto urbanistico, quanto nella connotazione socioeconomica dei suoi abitanti, tra residenti dei palazzoni fatiscenti e anonimi dell’edilizia pubblica (famiglie indigenti, mono- parentali, portatori di handicap, anziani, disoccupati di lunga data, abusivi, con pene detentive, tutti accomunati dalla precaria quotidianità e dalla marginalità sociale) e gli abitanti nelle case delle cooperative provviste di aiuole e cancelli di sbarramento, dove troviamo impiegati e dipendenti pubblici. Mondi sociali, culturali e umani che non si conoscono e non si incontrano mai.

Diffuse le strategie di isolamento reciproco. Non solo spaziale, la distanza con Catania è segnata dall’arretratezza culturale - modelli familiari del passato, la “fuitina” da casa dei minori, pratiche religiose devozionali che sfiorano il magico – ed economica (pochissime attività commerciali, mancanza di sbocchi occupazionali interni, reclutamento nei circuiti del lavoro nero e illegale). Del tutto carenti servizi sociali e forze dell’ordine.

Privato sociale, presenza religiosa/ecclesiale e scuola costituiscono un punto di resistenza rispetto al degrado, con un limite: la forte personalizzazione delle iniziative, quasi tutte legate ad un fondatore carismatico, che complica ogni tentativo di creare un lavoro di rete che sarebbe quanto mai necessario. Quartiere giovane, Librino peserà molto sul destino di Catania: oggi il tasso di criminalità minorile della Municipalità è tra i più alti rispetto alle dieci circoscrizioni cittadine. Qui buona parte dei ragazzi cresce in una condizione di grave marginalità ed il reclutamento nei circuiti illegali rappresenta spesso uno sbocco naturale, alternativo al destino di povertà. La cultura mafiosa è diffusa, anche se non si può parlare ancora di una situazione totalmente controllata. Ma la possibilità di un’escalation c’è.

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