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Notturno. 01: Terra sacra Dance me to the end of love 02: Metz Yeghern - Il grande male Il violino di Auschwitz DANZA-1 03: Babij Jar musica armena

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APERTURA: La dignità

Notturno PROLOGO: Non cercate di sapere

01: Terra sacra Dance me to the end of love

02: Metz Yeghern - Il grande male Il violino di Auschwitz DANZA-1

03: Babij Jar musica armena

04: Madres de la memoria La memoria

05: Cielo libre Oblivion TANGO

06: Una mattina d'estate Where have all the flowers gone 07: Contro la polvere, contro il silenzio La pianura dei 7 fratelli

08: Donne (in nero) Memory DANZA-2

09: Henriette, la bambina che non crebbe Preghiera in gennaio 10: Speranza e filo spinato Anytime

11: Tala e le sue sorelle I wish I knew how it would feel to be free 12: Voglio sentire le vostre voci Wiegala

Ho conosciuto il dolore

La libertà DANZA-3

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La dignità (a cura di Mario Paolini) La costituzione tedesca è stata scritta nel 1949. Inizia così:

Articolo 1 (Protezione della dignità umana)

La dignità dell'uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla.

Il popolo tedesco riconosce quindi gli inviolabili e inalienabili diritti dell'uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo.

Dire che la dignità dell’uomo è Intangibile significa dire che viene prima di ogni altra cosa, e per questa ragione non può essere toccata, modificata, discussa, vilipesa, manomessa, usata, monetizzata, comprata, venduta, violata;

va, invece, curata, valorizzata, insegnata, compresa.

Dire che la dignità è il fondamento di ogni comunità umana, significa sapere che ogni costruzione di essa deve curare la solidità del suolo su cui pianta le fondamenta.

Ove ciò non è, la bestialità, l’abuso, la violenza, la guerra, lo sfruttamento, lo sterminio costruiscono i propri edifici.

Paura e ignoranza sono il terreno per essi, la cultura e la conoscenza sono gli strumenti per costruire la pace: questo è il senso di costruire memoria.

Anche qui, oggi, la musica è allo stesso tempo un modo ed un pretesto per fare memoria, per costruire insieme qualcosa. Come disse Daniel Baremboin quando portò la sua orchestra di ragazzi israeliani, palestinesi, siriani, egiziani, sauditi, giordani, a Ramallah nel 2005, la musica non porta la pace, ma aiuta a pensare se ciascuno si mette ad ascoltare, si mette in ascolto. Questo fanno le persone qui sul palco e tutti quelli che lavorano alla riuscita della serata: si ascoltano. Oggi, più che mai, per celebrare la memoria di milioni di persone vittime dell’olocausto dobbiamo cercare e ascoltare l’altro.

Facciamolo tutti noi, perché il rispetto per la dignità dell’altro, di ogni popolo e di ogni persona, sia la musica che caratterizza ogni incontro tra diversi.

(5)

LETTORI: L1, L2, L3.

MUSICA STRUMENTALE DI ACCOMPAGNAMENTO MF: Musica Forte (normale esecuzione);

Mp: Musica piano (ben udibile, ma senza sovrastare il parlato);

Mpp: Musica pianissimo (sottile velo sonoro);

S: Silenzio.

BRANO-00: Notturno

prologo Non cercate di sapere MP (La memoria)

Yitzhak Katzenelson, “Il canto del popolo ebraico massacrato”, canto XII (estratto) (L1) - Strappatevi il cuore dal petto, e al suo posto metteteci delle pietre.

Strappatevi dalle orbite gli occhi bagnati, e al loro posto metteteci dei cocci.

Così non avrete visto nulla, non avrete saputo nulla…

Non domandatemi cosa, né come, né dove!

Vi supplico: non cercate di sapere ciò che avvenne…

(6)

1 Terra sacra

(Antasdan: Benedizione per i campi dei quattro angoli del mondo) MP (Mio fratello che guardi il mondo)

(L2)

Nelle plaghe dell'Oriente sia pace sulla terra...

Non più sangue, ma sudore irrori le vene dei campi,

e al tocco della campana di ogni paese sia un canto di benedizione.

(L1)

Nelle plaghe dell'Occidente sia fertilità sulla terra...

che da ogni stella sgorghi la rugiada e ogni spiga si fonda in oro, e quando gli agnelli pascoleranno sul monte

germoglino e fioriscano le zolle.

(L2)

Nelle plaghe dell'Aquilone sia pienezza sulla terra...

che nel mare d'oro del grano nuoti la falce senza posa.

e quando i granai si apriranno al frumento

si espanda la gioia.

(L1)

Nelle plaghe del Meridione sia ricca di frutti la terra...

Fiorisca il miele degli alveari, trabocchi dalle coppe il vino,

e quando le spose impasteranno il pane buono

sia il canto dell'amore.

S

(L2) - Questa voce arriva a noi dalla terra d'Armenia, dall'antico altopiano del monte Ararat dove, secondo la leggenda, si posò l'arca di Noè.

È il canto di Daniel Varujan, dolce poeta armeno.

BRANO-01: Dance me to the end of love

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2

Metz Yegehrn - Il Grande Male S

(L1) - Varujan fu ucciso nel fiore della vita, in un giorno d'agosto del 1915, in un posto qualsiasi della sterminata campagna dell'Anatolia.

Si avviò alla deportazione infilando in tasca le ultime poesie, che scrisse con ostinata speranza fino all'ultimo giorno.

Varujan condivise questa sorte con oltre 1.200.000 Armeni.

Questo popolo antichissimo è presente in Anatolia fin dal 7° secolo a.C.

Fu vittima del primo genocidio del '900.

Mpp (C'è tempo)

(L2) - Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili e intellettuali armeni di Costantinopoli vennero arrestati e massacrati. La stessa procedura si ripeté in tutte le province.

Dopo le esecuzioni in massa degli uomini, si provvide alle deportazioni di anziani, donne e bambini. La destinazione apparente era la Mesopotamia. In realtà, incolonnati e fatti camminare per infiniti chilometri di altopiani desertici, soggetti alle fatiche, alla malnutrizione e alle continue violenze, in pochissimi sopravvissero.

(L1) - Quello degli armeni resta, oltreché impunito, un genocidio dimenticato e in parte disconosciuto.

Nel 1939, progettando l’olocausto ebraico, Hitler disse: “chi mai ricorda oggi lo sterminio degli Armeni ?!”.

S

Ancora oggi, l'oblio e il negazionismo impediscono al popolo armeno di lenire la ferita subita, e al popolo turco di accettare la propria storia e liberarsi dall'oscurità del proprio passato.

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BRANO-02: Il violino di Auschwitz

DANZA-1

SLIDE

Questo popolo antichissimo, presente in Anatolia fin dal 7° secolo a.C., è stato il primo a convertirsi al cristianesimo, nell'anno 301 d.C., e ha conservato, copiandoli e traducendoli durante il Medioevo, inestimabili testi classici che sarebbero altrimenti andati perduti.

Fu vittima, nel 1915, del primo genocidio sistematico del '900, per responsabilità dei cosiddetti Giovani Turchi, che avevano preso il potere nel 1908, esautorando il sultano Abd-ul Hamid, responsabile a sua volta dei grandi massacri della fine dell'800.

La soppressione del popolo armeno venne pianificata all'inizio del 1915.

A tal fine venne creata la famigerata “Organizzazione Speciale”. Affiancata poi da bande di criminali comuni, scarcerati e addestrati per eseguire i lavori più sporchi.

Il piano scattò tra il gennaio e l'aprile 1915: con un decreto si stabilì il disarmo di tutti i militari armeni che stavano combattendo nell'esercito turco poi, a gruppi, furono isolati e massacrati. Di 350.000 soldati armeni, nessuno si salverà.

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3 Babij Jar Mpp (Il violino di Auschwitz)

“Forse Esther” di Katja Petrowskaja (riduzione)

(L2) - Dieci giorni dopo l’ingresso delle truppe tedesche a Kiev, nel settembre del 1941, la popolazione ebraica ancora rimasta in città venne uccisa a Babij Jar, senza che gli altri abitanti ne fossero davvero tenuti all’oscuro e con il supporto della polizia dell’Ucraina occidentale.

Kiev, la più antica città russa, dove da un millennio vivevano anche gli ebrei, divenne judenfrei – ripulita dagli ebrei.

Certo a quelle vittime si dà il nome di ebrei, però nel chiamarli così, molti intendono solo gli altri.

(L1) - Ma le persone che morirono a Babij Jar non erano gli altri, bensì i compagni di scuola, i bambini con cui si giocava in cortile, i vicini di casa, le nonne e le zie. E tutti costoro furono visti avanzare per le strade di Kiev, in quell’interminabile corteo che li avrebbe condotti alla propria sepoltura.

Quando gli ebrei giunsero a Babij Jar dovettero spogliarsi e passare nudi tra le file di poliziotti che li insultavano e li picchiavano.

Li uccisero scaricando loro addosso le mitragliatrici.

S

(L2) - Kiev fu uno dei molti luoghi in cui accadde. Dicono sia stata la più grande strage della Shoah, conclusa in due soli giorni.

MP (accompagnamento con musica armena di Massimo Nalbandian) Siamantò, “Visione di morte” - Traduzione dall'Armeno di Cristina Boschini – (riduzione) (L1) - Stragi, stragi, stragi…

Nelle città e fuori le città vedo figli e figli scannati e folle scomposte che tornano da indicibili massacri…

E sotto la neve che scende, greve come il marmo, rabbrividisce la solitudine delle rovine e dei morti.

Oh, ascoltate l’orrendo scricchiolio dei carri sotto il peso di cadaveri ammucchiati.

Ascoltate le preghiere di uomini in lutto che in fila sul sentiero

vanno alle fosse comuni.

Ascoltate le ultime voci di agonie

nelle sferzate del vento che spezzano i rami, e sulle onde che si torcono dal dolore.

Stragi, stragi, stragi…

Ascoltate, ascoltate, ascoltate.

Dalle valli e dai sepolcri mi giunge l’urlo di cani terribili dalla voce di morte.

Oh, chiudete le finestre, chiudete gli occhi.

Stragi, stragi, stragi…

(10)

S

Siamantò, come Varujan, fu una delle prime vittime del genocidio degli Armeni BRANO-03: musica armena di Massimo Nalbandian

4

Madres de la memoria

(in collaborazione con Nora Sigman e Luciana Talamonti) S

(L2) - Negli anni Sessanta e Settanta si susseguono dittature militari in Brasile, Argentina, Uruguay e Cile.

Il clima è ancora quello della Guerra Fredda, e il blocco occidentale mira a combattere il cosiddetto “nemico interno” del Sud America.

Il progetto dei militari andava oltre: doveva “sradicare il male”, “estirpare il cancro”, sopprimere i dissidenti.

(11)

MP (La memoria)

(L1) - Nella pratica questo significò la repressione più atroce in un clima di terrore.

In Argentina, l'emblema di questa cultura della paura è la figura del

“desaparecido”.

Le persone sequestrate venivano torturate fisicamente e psicologicamente.

E poi fatte sparire. Ma le madri incinte venivano prima lasciate partorire.

I loro figli consegnati ad altre famiglie, spesso famiglie dei militari, o altre cosiddette “buone famiglie”, per “salvare la società argentina”.

(L3) - Pur in questo clima di terrore, c'è stato chi ha saputo resistere.

Las madres de Plaza de Mayo hanno cominciato a protestare, per i figli desaparecidos, già dall'aprile del 1977. Marciavano ogni giovedì intorno alla Piramide della Piazza di Maggio. La prima presidentessa dell’associazione, Azucena Villaflor, si trova oggi tra le desaparecidas.

(L1) - Quasi contemporaneamente viene costituita l’associazione “Abuelas de Plaza de Mayo” che ha, tuttora, la finalità di individuare e restituire alle famiglie legittime i bambini sequestrati.

S

(L2) - La dittatura finisce nel 1983.

Ma si dovrà aspettare fino al 2003 affinché il governo assuma la responsabilità di portare avanti una vera operazione di recupero della memoria storica, con l'individuazione dei colpevoli e le prime condanne.

BRANO-04: La Memoria

SLIDE

A partire dal 2003, si è ottenuta l'espulsione dalle forze armate di coloro che erano compromessi nei delitti della dittatura, si sono celebrati i processi ai responsabili delle torture e delle scomparse.

Sono stati recuperati molti “nipoti”.

Le “madres” e le “abuelas” hanno accompagnato questo processo di verità e giustizia. Le “abuelas” hanno esteso ai paesi europei la ricerca dei bambini desaparecidos.

Se sei nato tra il 1975 e il 1980 e hai dubbi sulla tua identità puoi contattare

l'Ambasciata Argentina in Italia, sezione Diritti Umani:

[email protected] - 06.48073300.

Il lavoro da fare è ancora tanto. E ci auguriamo che non venga interrotto dai recenti cambiamenti politici.

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5 Cielo libre MPP (La memoria)

Da una testimonianza di Liliana Segre (L2) - Nel gennaio 1944 ero a San Vittore, in carcere con mio papà già da quaranta giorni, quando un pomeriggio entrò un tedesco e lesse un elenco di 600 nomi fra cui il nostro. Ci dovevamo preparare a partire per ignota destinazione.

Una fila incredibile di 600 persone si snodava per uscire dal carcere.

Silenziosi, muti, decorosi.

Attraversammo un raggio di detenuti comuni che furono straordinari… ci dettero un viatico umano meraviglioso perché ci buttarono una tavoletta di cioccolata, un pezzo di pane, un'arancia, ma soprattutto dissero: “Vi vogliamo bene, non avete fatto niente di male, che il Signore vi benedica”…

S

Qualunque cosa avessero fatto nella loro vita, erano uomini. Poi non ne incontrammo più, perché incontrammo solo mostri…

Dal nostro trasporto di 605 persone, siamo tornati in 20.

MP

[SLIDE: Nelle prigioni della dittatura Argentina, uomini e donne furono incarcerati in condizioni disumane, torturati e mantenuti come ostaggi. Da questo inferno ci sono giunti, a rischio della vita, messaggi di chi non si arrendeva, di chi continuava a immaginare e progettare libertà e giustizia. Messaggi come questo.

(tratto da: “Cielo Libre” - poesie dal carcere)]

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(L1 e L2)

Como un diluvio incesante de mieles o amor tallado en viejos sudores, y sangres;

el dia llegarà…

y habrà un gran sol, con nińos en el frente que cargaràn los hombres

que escoltaràn a los hombres que cuidaràn a los hombres.

Come un diluvio incessante di miele o amore intagliato in vecchi sudori, e sangue;

il giorno verrà…

e ci sarà un gran sole, con bambini in testa che porteranno gli uomini

che scorteranno gli uomini che avranno cura degli uomini.

BRANO-05: Oblivion - TANGO

SLIDE

Buenos Aires - PARQUE DE LA MEMORIA – dedicato alle vittime del terrorismo di Stato.

Pilar Calveiro: “Il pericolo dei monumenti si trova nella loro capacità di fissare la storia perché la chiudono. Perciò dobbiamo pensare a un monumento che possa essere ricostruito, allo stesso modo che la memoria si deve ricostruire continuamente. Come tutti gli atti di memoria, questo monumento ha la possibilità di chiudere per tornare ad aprire interrottamente lo sguardo sul dramma della “desaparición”, in questo senso ha un valore di riparazione che cura.”

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6 Una mattina d'estate

(in collaborazione con “Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna”) Le percussioni rendono progressivamente percepibile il rumore del treno in sottofondo (quello tipico delle carrozze: tu-tum tu-tum, che ricorda anche quello del cuore). Dopo un po’ si aggiungono note alte di fisarmonica e violino. Il ritmo rallenta progressivamente, come succede quando ci si approssima alla stazione. Ancora qualche attimo di sole note alte e poi l'esplosione (riprodotta simbolicamente con le percussioni o le tastiere). Segue qualche istante di assoluto silenzio.

SLIDE (in successione, dopo l'istante di silenzio)

Orologio frantumato, fermo alle 10:25 (sul lato esterno dello schermo, e resterà fino alla fine della scena) Immagine della stazione, devastata, con soccorsi (meglio in B/N)

Iniziano a scorrere (a fianco dell'orologio e al posto dell'immagine della stazione) i nomi delle vittime Alla fine dell'elenco porre (accanto all'orologio) la lapide con tutti i nomi.

S (L2)

È il 2 agosto 1980, a Bologna, nella sala d'aspetto di seconda classe.

85 vite vengono recise. 200 i feriti.

Provengono da 50 città diverse, italiane e straniere.

Ognuno con i progetti, i sogni, i fardelli di una vita da portare avanti.

MP (C'è tempo)

[SLIDE: Marina Gamberini, ferita dalla bomba, ricorda alcuni momenti di quella giornata]

(L1) - Maria è con la figlia Angela, di tre anni. Stanno partendo per una breve vacanza sul lago di Garda. Il corpicino della piccola, la più giovane delle vittime, viene ritrovato subito. Solo il 29 dicembre verranno riconosciuti i resti della madre.

Marina, 16 anni, viene ricoverata all'ospedale Maggiore, il corpo devastato dalle ustioni. Con la sorella Chiara è in partenza per l'Inghilterra. Sono accompagnate dal fratello Andrea, e la madre Anna Maria. Il corpo di quest'ultima viene ritrovato dopo ore di scavo tra le macerie. Andrea e Chiara porteranno per sempre, sul corpo e nell'anima, i segni dello scoppio.

(15)

Marina morirà dieci giorni dopo l'esplosione, tra atroci sofferenze.

La città si trasforma in una gigantesca macchina di soccorso per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti.

Fino a notte viene lasciata circolare l'ipotesi che la strage sia stata provocata dall'esplosione di una caldaia. Questo lascia più ampia libertà di movimento agli esecutori che così hanno il tempo di allontanarsi.

Ancora prima dei funerali, fissati per il 6 agosto, si svolgono manifestazioni in Piazza Maggiore a testimonianza delle immediate reazioni della città.

Comincia una delle indagini più difficili e controverse della storia giudiziaria italiana.

S

(L2) - Si giungerà, nel '95, a una verità storica: la strage è fascista;

e una verità giudiziaria che ha individuato gli esecutori della strage, i componenti della banda armata, e chi ha messo in atto i tentativi di depistaggio.

Restano però tanti segreti. Mancano i nomi dei mandanti e degli ispiratori politici. Di chi ha manovrato i servizi segreti per impedire il totale accertamento della verità.

Il disegno di scardinare l'ordinamento costituzionale non è riuscito.

BRANO-06: Where have all the flowers gone

SLIDE

Fin da subito si registrano tentativi di ritardare il rinvenimento di tracce utili e azioni di depistaggio (come già era avvenuto per la strage di Piazza Fontana).

L'intervento della Procura della Repubblica di Bologna è tempestivo e già alla fine di agosto comincia ad abbozzare un'ipotesi accusatoria indirizzata anche verso ideatori della strage e depistatori.

Poi l'investigazione comincia a spezzettarsi, l'indagine sull'associazione eversiva viene inviata a Roma per competenza.

Si fanno più pesanti i depistaggi. Una parte della stampa avvalora tesi fantasiose tendenti a screditare i giudici che avevano svolto la prima indagine.

Il primo Giugno 1981 si costituisce l'Associazione tra i familiari delle vittime della strage con lo scopo statutario di

"ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta".

La sentenza del tribunale viene emessa nel luglio 1988 con le condanne:

all'ergastolo, per strage, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, (Picciafuoco) e Facchini;

a 10 anni, per depistaggio, il Gran Maestro della loggia P2 Licio Gelli e gli alti ufficiali del SISMI - il servizio segreto militare - Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte.

Due anni dopo, 1990, il processo d'Appello dichiara tutti assolti dall'accusa di strage.

Immediatamente l'MSI chiede la cancellazione, dalla lapide presso la stazione, della scritta “strage fascista”. Il presidente del Consiglio Andreotti e il Presidente della Repubblica Cossiga appoggiano la richiesta.

Si giunge, nel '95, al processo di cassazione che conferma nella sostanza l'impianto accusatorio del processo di 1°

grado.

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7

Contro la polvere, contro il silenzio Mp (Mio fratello che guardi il mondo)

[Discorso commemorativo di Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione delle vittime (riduzione) - Legge:

Marina Gamberini]

(L1) - In quel 2 agosto, alle 10 e 25, ci fu un istante surreale: subito dopo lo scoppio della bomba, il piazzale per un momento fu totalmente invaso dalla polvere e dal silenzio.

Da quell'istante preciso, quella polvere e quel silenzio ce li saremmo ritrovati davanti tante volte e, da quel giorno, non abbiamo mai smesso di lottare contro quella polvere e quel silenzio.

"Si muore quando si viene lasciati soli" diceva Falcone.

S

Noi vogliamo qui esprimere gratitudine e solidarietà a chi ci aiutò quel giorno a togliere quella polvere e continua ad aiutarci. A chi non ci lasciò soli, e che non vogliamo lasciare soli. Alla società civile innanzi tutto. E a magistrati come Francesca Neri, Nino Di Matteo e Nicola Gratteri, incuranti delle protezioni che può vantare chi è sottoposto al giudizio. Magistrati come Vittorio Occorsio, Emilio Alessandrini, Mario Amato, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.

Mp

La strage di Monte Sole - Da una narrazione del Laboratorio delle meraviglie – Gocce di Memoria – Scuola media Giuseppe Dossetti di Marzabotto [+ SymWriter]

(L2) - I nazisti fecero terra bruciata. Tutta l'area di Monte Sole – Marzabotto venne circondata da circa mille soldati tedeschi comandati dal maggiore Walter Reder, tra loro anche milizie italiane della Guardia Nazionale Repubblicana (le forze armate di Mussolini).

Divisi in quattro plotoni, rastrellarono l'intera zona, da sud, da nord, da est e da ovest.

Bruciarono le case, uccisero gli animali e uccisero le persone.

Le stragi vennero compiute in 115 luoghi: paesini, case sparse, chiese.

Il bilancio dei 7 giorni di eccidio fu di 770 vittime, di cui 216 bambini.

S

Marta Affricano, “Tra Naviglio e Panaro” [+ SymWriter]

(L3) - Credo sia compito di ciascuno di noi e delle Istituzioni mantenere viva la memoria di questi eventi, affinché l'animo e la mente dei ragazzi vengano immunizzati dalla violenza e dal razzismo.

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BRANO-07: La pianura dei 7 fratelli

8 Donne (in nero)

(in collaborazione con “Le donne in nero” di Belgrado e Rossella Perruccio) MP (Memory)

(L1) - Per chi è sopravvissuto, il tempo è come sospeso. Quel passato continua ad accompagnare i gesti quotidiani dell’esistenza. E reclama giustizia.

Continua ad abitare il presente e a rendersi visibile nel vuoto affettivo di chi ha perso figli, figlie, mariti, fratelli, sorelle, padri, madri. Continua a tormentare i sonni di chi ancora sente bruciare le ferite sul proprio corpo violato e vaga in un grande buio in preda all’ansia, alla depressione, alla perdita di fiducia e di autostima, alla vergogna, alla solitudine.

S

(L2) - Potrebbero essere le parole dei sopravvissuti alla strage di Bologna o ai campi di sterminio.

Invece a dirle sono “Le donne in nero”, al “Tribunale delle Donne per l'ex- Jugoslavia”.

Donne pacifiste e nonviolente, di tutte le etnie e di tutti i paesi dell’ex-Yugoslavia.

Queste donne chiedono di fare i conti con il passato, fino in fondo, perché sanno che non si potrà costruire nessun futuro sui crimini rimasti impuniti.

Lo chiedono con il linguaggio della non violenza e dei diritti umani.

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(L1) - Emblematico il gesto delle Donne in Nero di Belgrado che hanno chiesto perdono alle donne bosniache, assumendosi la responsabilità morale, in quanto serbe, dei crimini commessi dal governo anche in loro nome, e negando nello stesso tempo il loro consenso al regime criminale di Milošević.

MP

(L2) - La tortura e lo sterminio di massa di uomini, ragazzi e vecchi, le fosse comuni, i campi di concentramento, la brutale deportazione degli abitanti di interi villaggi strappati dalle loro case, la morte per fame dei bambini e dei più deboli.

(L1) - lo stupro sui corpi delle donne, spesso ridotte in schiavitù in campi- bordello, per umiliarle, disonorarle e annientare così, nella triste logica del patriarcato, le loro radici etniche.

(L2) - Questi orrori sono stati commessi nella guerra in Bosnia-Erzegovina, dal 1992 al 1995. (Come in tante altre guerre). Orrori tuttora in gran parte impuniti.

Perché questi criminali continuano a vivere nelle case di chi hanno ucciso.

Circolano liberamente per le strade, minacciosi e arroganti, costringendo le loro vittime ad abbassare lo sguardo e ad affrettare il passo, nel tentativo di tenere lontano il male che quella presenza richiama e rinnova, in un dolore che spesso eccede le parole, ammutolendo il linguaggio.

S

(L1) - Le prime a opporsi a questa forma di negazionismo sono le donne, custodi della memoria, che per continuare a vivere hanno bisogno di vedere i responsabili di questo crimine contro l’umanità davanti a un tribunale, dove venga riconosciuto il male inflitto.

BRANO-08: Memory DANZA-2

SLIDE

L’ONU e la NATO portano su di sé una enorme responsabilità:

nessuno, tra chi era in posizione di comando nell’operazione di peace-keeping e avrebbe dovuto proteggere la popolazione, è stato portato davanti al tribunale.

Inaccettabile anche la sentenza che ha assolto la Serbia dall’accusa di genocidio, riconoscendole soltanto la responsabilità di non aver fatto nulla per evitarlo e di scarsa collaborazione nella cattura dei criminali.

Molti criminali “minori” e semplici esecutori materiali circolano ancora liberamente tra le loro vittime perché i tribunali nazionali, cui dovrebbero rispondere, non hanno la volontà e i mezzi per fare giustizia fino in fondo, essendo in gran parte manovrati da politici che hanno condiviso la pulizia etnica.

Le donne di Srebrenica erigeranno, nel Memoriale di Potocari, luogo di sepoltura delle vittime del genocidio, il

(19)

“Pilastro della vergogna” sul quale saranno scolpiti i nomi dei funzionari dell’Onu e dei comandanti militari che di fatto hanno consegnato più di 10.000 musulmani bosniaci nelle mani del sanguinario generale serbo Mladić.

9

Henriette, la bambina che non crebbe MP (Preghiera in gennaio)

Primo Levi, “Se questo è un uomo”

(L2) - Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d’inverno.

Primo Levi, “Se questo è un uomo”

(L1) - C’era un sogno che tornava spesso ad angustiare le notti dei prigionieri dei campi di annientamento: il sogno di essere tornati a casa e di cercare di raccontare ai famigliari e agli amici le sofferenze passate, ed accorgersi con un senso di pena desolata ch’essi non capiscono, non riescono a rendersi conto.

Ruth Kluger, “Vivere ancora”

(L2) - Volevo che la vita continuasse, non volevo, come la moglie di Lot, diventare pietra volgendomi a guardare la città dei morti.

S

(L1) - A restare pietrificate, folgorate dalla Medusa, annientate sul passato, sono proprio le vittime di questi orrori. Quasi non riuscissero a perdonarsi di avere subito questo male, marchiate dalla vergogna che invece spetta ai loro carnefici.

(20)

MP

Antonia Arslan, “La masseria delle allodole” (adattamento)

(L2) - “Per Henriette, che ha tre anni, da quel momento il mondo si ferma. Il profumo dei grandi pani ovali fatti in casa, ricoperti di sesamo e di croccante papavero; l’odore aspro delle ciotole di yogurt coi cetrioli affettati; quello intenso delle melanzane e del capretto, le caraffe di acqua-di-cascata e di sidro frizzante: tutto si coagulerà in lei in un’unica, perenne sensazione di colpa, di offesa, di inadeguatezza.

S

In quella lontana solare giornata di maggio, lei e i suoi familiari, piccoli e grandi, tutti sono stati giudicati, e trovati colpevoli – di esistere.”

SLIDE: Henriette, “la bambina che non crebbe”, sopravvisse al genocidio degli Armeni del 1915. Da quel momento non parlò mai più la sua lingua materna. E non volle mai raccontare la storia della sua sopravvivenza.

BRANO-09: Preghiera in gennaio

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10

Speranza e filo spinato

(in collaborazione con “Rete Primo Marzo”, Memi Campana e Cristina Tazzioli) S

(L1) - 3 Ottobre 2013: la soglia del dolore intollerabile per l'Europa viene fissata a 366 morti.

Sono migranti, in fuga dall'Eritrea, dalle prigioni e dalle torture.

Lampedusa diviene icona di morte, ma anche di accoglienza.

Subito si leva il grido "Mai più". Presto viene dimenticato.

UNHCR: (L2) - Quella soglia del dolore è stata alzata a dismisura: più di 5.000 persone hanno perso la vita nel 2015.

Ban Ki-moon: (L1) - 5.000 donne, uomini e bambini che cercavano protezione e una vita migliore.

Decine di migliaia sono stati sfruttati e abusati dai trafficanti di esseri umani, in assenza di canali umanitari protetti, da più voci invocati.

Milioni di loro sono diventati capri espiatori e bersaglio di politiche xenofobe.

MPP (Anytime)

UNHCR: (L2) - Nel 2015 un milione di persone sono giunte in Europa. La metà sono Siriani, fuggiti dalla guerra che sta devastando il paese.

Ban Ki-moon: (L1) - Il 2015 sarà ricordato come anno di sofferenza e di tragedie per i migranti.

Ma è stato anche l'anno in cui, con l'adozione di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sono stati assunti impegni sul pieno rispetto dei diritti umani dei migranti e sulle cause prime che costringono le persone ad abbandonare le proprie case e il proprio paese.

(L2) - Però non basta. Perché è necessario da subito proteg- gere la vita, difendere i diritti umani, promuovere la convi- venza e l'accettazione della diversità, ispirati dalla volontà condivisa di non lasciare nessuno indietro.

E intanto, gli Stati dell'Unione Europea erigono nuovi muri.

(22)

Con quel vecchio, con quell'antico filo spinato.

BRANO-10: Anytime

SLIDE

Fra Siria e Iraq, 50 milioni di persone sono oppresse dalla guerra e potrebbero essere costrette a fuggire.

In Libano, Giordania, Turchia hanno trovato asilo 4 milioni di rifugiati.

L’Isis sta trucidando e perseguitando popoli che abitano queste terre da secoli, di tutte le etnie: curdi, turcomanni, turkmeni, yazidi, arabi e cristiani, sciiti e sunniti.

I confini si stanno modificando e dileguando sotto la spinta di milioni di persone continuamente in fuga.

11 Tala e le sue sorelle MP (I wish I knew...)

Yitzhak Katzenelson, “Il canto del popolo ebraico massacrato”, canto VI (riduzione)

(L2) - L'ho guardata quella bimbetta di due anni che pareva una nonna – cent'anni sembrava che avesse, così seria nella sua grande pena.

E poi c'era una bambina di cinque anni che dava da mangiare al fratellino in lacrime…

Intingeva un pezzetto di pane secco in una marmellata acquosa e lo portava abilmente in quella piccola bocca. Ridendo gli ha asciugato una lacrima…

(23)

parlando lo ha riempito di gioia.

MPP

Da un racconto di Carlotta Sami, portavoce dell'UNHCR (adattamento) - Leggono: Mariam Mousli, di origine siriana, e la figlia Lara.

(L1) - La felicità di Tala è durata solo un anno.

Dal giorno in cui è nata ad Aleppo, a quando hanno cominciato a piovere bombe, i vetri delle finestre spaccati dalle pallottole, le urla e la paura.

A un anno ha iniziato a scappare. A un anno ha perso la mamma.

Ha lasciato la Siria, mano nella mano col suo papà, un ragazzo di 32 anni.

Hanno provato a vivere da rifugiati in Turchia. Senza nulla con sé.

Il papà deve aver pensato che quella non era vita per la piccola Tala.

Allora si è affidato a un Caronte Turco che gli ha promesso di fargli attraversare l'Evros, il fiume che separa Turchia e Grecia.

Avranno impiegato almeno due giorni ad attraversarlo: Caronte li ha lasciati al primo canale. L'acqua sino al petto e papà con Tala sulle spalle e un braccio alzato per tenere asciutto il fagotto con i vestitini di ricambio.

Stremati e fradici hanno camminato nei boschi, il fango e la neve alle ginocchia.

Senza più forze si sono buttati in un casotto di cemento. Papà ha raccolto dei rametti ma non ha acceso il fuoco. Con le ultime forze ha messo a Tala i vestitini asciutti. Poi lentamente è morto.

Hanno trovato Tala per caso: il sindaco del paese passava di là per controllare le capre e nello specchietto dell'auto ha visto una piccola creatura con i riccioli scuri.

Non diceva una parola, non piangeva. Respirava lì, su quella strada di fango, in mezzo a chilometri di desolazione.

Entrando a guardare il giaciglio ha trovato il suo documento, e un calzino rosa con i fiori.

S

Ora Tala è in una comunità greca.

BRANO-11: I wish I knew how it would feel to be free

(24)

12

Voglio sentire le vostre voci MP (Wiegala)

Shlomo Venezia, “Sonderkommando Auschwitz”

(L2) - Testimoniare rappresenta un enorme sacrificio, riporta in vita una sofferenza lancinante che non mi lascia mai. Tutto va bene e, d'un tratto, mi sento disperato. Appena provo un po' di gioia, qualche cosa si blocca dentro; la chiamo “la malattia dei sopravvissuti”.

Liliana Segre, “Come una rana d'inverno”

(L1) - I primissimi tempi avrei tanto voluto parlare, ma non trovavo orecchie che mi ascoltassero… Avrei voluto parlare a lungo… ma ho capito che non c'era alternativa al silenzio.

S

Primo Levi, “Se questo è un uomo”

(L2) - Allora… ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo… Se parleremo non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero.

MPP

Yitzhak Katzenelson, “Il canto del popolo ebraico massacrato”, canto I (riduzione) (L3) - Gridate! Dei pesci nell'acqua vi hanno divorati.

Gridate dai forni. Gridate, piccoli e grandi.

Voglio sentire le vostre grida, le vostre voci, i vostri singhiozzi.

Grida, popolo ebraico massacrato, grida, grida, grida più forte!

Non invocare il cielo: non ti sente. Né ti sente la terra.

Sorgi, popolo mio. Tendi le braccia da quelle fosse così profonde.

Venite tutti, da Treblinka, da Sobibor, da Auschwitz,

venite dalle paludi, affogati nel fango, imputriditi nel muschio.

Venite, voi disseccati, voi stritolati, voi frantumati.

Nonni, nonne, padri, madri con i bambini al collo.

Venite ossa di ebrei ridotte in polvere e cenere.

Alzatevi, mostratevi. Venite tutti, venite, voglio vedervi.

Voglio contemplare in silenzio il mio popolo massacrato.

E canterò… sì… datemi l'arpa… io canterò.

BRANO-12: Wiegala

SLIDE

Ilse Weber fu internata a Terezìn. Per alleviare le pene dei tanti bambini tenuti prigionieri, compose molte poesie che arrangiava in canzoni accompagnandosi con la chitarra. Venne uccisa assieme al figlio subito dopo il trasferimento ad Auschwitz.

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.” (Don Lorenzo Milani)

“Noi restiamo uomini, finiremo da uomini... Proprio perché siamo uomini, alla fine gli SS saranno impotenti davanti a noi... Il carnefice può uccidere un uomo, ma non può cambiarlo in altra cosa.” (Robert Antelme, “La specie umana”)

“Noi restiamo uomini... Il carnefice può uccidere un uomo, ma non può cambiarlo in altra cosa.”

(25)

BRANO-13: Ho conosciuto il dolore Roberto Vecchioni

(L1)

Ho conosciuto il dolore (di persona, s’intende) e lui mi ha conosciuto.

Siamo amici da sempre:

io non l’ho mai perduto, lui tanto meno, che anzi, si sente come finito

se per un giorno solo, non mi vede o non mi sente.

Ho conosciuto il dolore e mi è sembrato ridicolo!

Quando gli do di gomito,

quando gli dico in faccia: “Ma a chi vuoi far paura?”

--- Ho conosciuto il dolore ed era il figlio malato, la ragazza perduta all’orizzonte, il sogno strozzato,

l'indifferenza del mondo alla fame, alla povertà, alla vita;

il brigante nell'angolo,

nascosto vigliacco battuto tumore.

Era Dio che non c’era, e giurava di esserci, ah se giurava di esserci.

E non c'era.

---

Ho conosciuto il dolore

e l’ho preso a colpi di canzoni e parole per farlo tremare, per farlo impallidire per farlo tornare nell’angolo, così pieno di botte, così massacrato, stordito, imballato, così sputtanato,

che al segnale del gong saltò fuori dal ring e non si fece mai più, mai più vedere.

--- Poi l’ho fermato in un bar che neanche lo riconosceva la gente.

L’ho fermato per dirgli: “Con me non puoi niente.”

Ho conosciuto il dolore, e ho avuto pietà di lui.

Della sua solitudine, delle sue dita da ragno;

di essere condannato al suo mestiere, condannato al suo dolore.

--- L’ho guardato negli occhi

che sono voragini e strappi di sogni infranti,

respiri interrotti,

ultime stelle di disperati amanti.

"Ti vuoi fermare un momento?!"

gli ho detto,

insomma vuoi smetterla di nasconderti,

ti vuoi sedere?

Per una volta ascoltami! Ascoltami.

E non fiatare.

---

Hai fatto di tutto per devastarmi la vita.

E non sai, non puoi sapere che mi passi come un’ombra sottile, sfiorente,

appena appena toccante, e non hai vie d’uscita.

Perché nel cuore appreso in questo attendere,

anche in un solo attimo, l’emozione di amici che partono, figli che nascono,

sogni che corrono nel mio presente, io sono vivo e tu, mio dolore non conti un cazzo di niente.

--- Ti ho conosciuto dolore, era una notte d'inverno,

una di quelle notti che assomigliano a un giorno.

Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente

io sono un uomo.

(26)

14 BRANO-14: La libertà DANZA-3

SLIDE

“Se noi donne ormai vecchie, tutte tra i settanta e i novant'anni possiamo venire qui ogni giorno, magari qualcuna un po' malferma, col bastone - e se dobbiamo andare a una marcia, ci andiamo, se dobbiamo uscire di notte a fare un discorso, lo facciamo - allora tutto si può fare… Puoi, cammina e fai.” (Beba Petrini, Madre di Plaza de Mayo).

(27)

Lo spettacolo e i documenti elettronici sono disponibili anche online http://www.e-paideia.it/fad-meme/course/index.php?categoryid=11

(28)

Editing – Claudio Ingrami, Carlo Stanzani :: Fotografie – Dante Farricella, Francesca Ferrari Si ringrazia per la consulenza grafica Federica Tribastone – IPSIA “F. Corni” Modena

CEMU – Centro Europeo di Musicoterapia UPGB – Università Popolare “Gregory Bateson”

Istituto MEME s.r.l.

Via Elia Rainusso, n° 144 – Modena http://www.istituto-meme.it

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