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DI S. S. R. M. DRAMMA PER MUSICA DI TORINO ALLA PRESENZA IN TORINO, DA RAPPRESENTARSI NEL REGIO TEATRO. Nel Carnevale del 1755.

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(1)

4

(2)
(3)

/

(4)
(5)

ANDROMEDA

DRAMMA PER MUSICA

DA RAPPRESENTARSI

NEL REGIO TEATRO

DI TORINO

Nel Carnevale del 1755.

ALLA PRESENZA

DI S. S. R. M.

IN TORINO,

Appreffo

gli

Zappata

,

ed Avondo

Stampatori

,

e

Libraj della

Società

de'

Signori

Cavalieri.

(6)

yfck vietai

ì

£f

rì**r*t<L*>*9*

telti

fl9S

(7)

1 1

1

ARGOMENTO.

Erfiofigliuolo àiGiove>edi

Danae,

cheAcrijìo

Re

dy

Argo avevcu

fatto efporre ihfui

mare

yfu da alcuni falvato, che trovatolo cu>

cafo,a Cefto

Re

di Etiopia lo

portarono . Quejìi allevar lofe- ce nobilmente,ed innamorato in progrejfo delle pre«

rogative delgiovane fatto

V

avrebbe fuo erede, con dargli per moglie

f

unicafiglia

Andromeda

, leu, quale con Perfeo crefeiuta teneramente 1$

amava

9

*

a i4

(8)

I

V.

ed era non meno riamata dalui.

Ma

l'Oracolodi

Giove

Ammone

, percui prometteva/*, che divenen- dola Principe/fa fpofa dell7 Erede d'Argo, e diGio- vefigliuola cederebbe Vobbligo àiesporre una fan- ciulla al moftro mandato di quando in quando da- gli

Dei

marini, lo coftrinfe a

mutar

penjiero >

ed

a

promettere

Andromeda

ad Eurifteo, eh

9

ercL*

in quel tempo, come unico del

Real

[angue,Rece- dutoad Acri/io, eperciò con

Timante

, uomo attem- pato ,e de

7

principali

Argivi

fi avviò alla Corte*-*

di Cefeo .

Era

Perfeo da qualche tempo affenteper alcune imprefe che fece , nelle quali reflato vifP citore tutto gloriofo alla Corte fen ritornava .

Vi

giunfe appunto nel giorno dell

7

arrivo di

Eu-

rijieo , giorno pur anche deftinato ali

9

evirazio-

ne del

nome

della Vittima, che per Vultima vol- tay giufta l

9

Oracolo , efpor doveva/i almarin

Mo-

ftro . inquali [manieprorompe/fé ali

9

intendere que- fte nuove, agevole cofa è immaginare .

Mofo

tut-

tavia dalle forti perfuafioni di

Andromeda

flava*

già inprocintodipartirnuovamente,quando inte[e>

e/fere la [otte caduta [opra di lei> e doverfi perciò ella e[porre al Moftro . Rifilvè tofto di liberarla :

quindipre[e le[ue

armi

portofti al mare,affalìil

Mo-

ftro, e l

7

ucci[e. Sperava egli, che inricompen[adi gran beneficio aveffe il

Re

a concedergli laPrin- cipe

fa

y non oftante la promefja fattanead Eurifteo.

Ma

Cefeo religiofo

mant

enitore di fua parola>

moffb principalmente dall

9

Oracolo non vi avrebbe^, acconfentito

giammai,

[e

Timanté

, che dopo ejfer

venti-

(9)

v.

venuto per varie circofianze in dubbio , che fojfe^

Perfeo quelfigliuolo di

Danae

da fe già efpofioper vrdine di Acri/io, erafene pofcia accertato alla vi«

fta dellefafce, che avviluppavano il bambino , eL>

Ji conservavano dai Sacerdoti, non aveffe il tutto

a

lui dichiarato, e fattogli conofcere , che Perfeo co-

me

Nipote d'Acri/io era il vero

Erede

della Co- rona d7

Argo

, e che fpofandolo

Andromeda

dive-

niva confeguentemente figliuola di Giove, e l

y

Ora-

colo in tutto fi adempiva . Così Perfeo fposò

An-

dromeda, ed Eurijìeo, già chiamato Egifioyed

aman-

te di

Erminia

Nobile

Argiva

, la quale tro- vava/i allora alla Corte di

Ce

feoper eferefiatcu»

tjigliaia daAcrifio , che trial fofferiva tali amori

,

potè le fue antichepromeffeattenerle

.

Talefi è r

Argomento

del

Dramma

più che dei Mitologi dal verijimile ricavato, e ilfine dell

9

azione non ègià la liberazione di

Andromeda

,

ma

ilfuo matrimonio con Perfeo.

Quanto

al luogo del- la Scena, fi pone quejlo nella Capitale di Cefeofi- tuata alle vive del

mare\

la qualey fecondo racco- glieji dagli antichi

Autori

, nen è che

V

antica^

Joppe di Palefiina .

Ne

ciò difirugge la

comune^

opinione, che fa Cefeo

Re

diEtiopiay efendocer- to, che gli antichi oltre

a

quella, che è al mezzodì

dell' Egitto y un' altra Etiopia rìconofeevano > che da ej/ì era in

AJìa

Jìtuata, e di cui credevanoef- fere fiato

Re

quefio Principe. Ciò rende altresìpià verijimile VEpifodio del trattato , e del viaggio di

Euri

fico ; mentre oltre al ritrovarli quefia Etiopi*

*3

di

(10)

V

I.

di gran lunga più vicina alla Grecia che

V

altra, fu fapure da tutti} che quefto Paefe mantenevaal- lora un gran commercio colla Grecia9 la quale

ne^

aveva eziandio ricevute diverfe Colonie.

Si aferivano alla poetica favella, ed alca- rattere de' Perfonaggi introdotti a parlare tut- te quelle efpreffioni, che

fanno

di Gentilefimo :

^ed avvertali,che i verfi contraffegnati colle

due

virgolette per

maggior

brevità nella

Mufica

fi

tralafciano.

PER-

(11)

V

I I.

PERSONAGGI.

CEFEO Re

diEtiopia,e

Padre

di

Andromeda,

Sig. Giuseppe Tibaldi

.

ANDROMEDA degnata

fpofa di Eurifleo ,

ma amante

diPerfeo

.

Sig.

Maria

Colombà

Mattei

.

PERSEO

Principe valorofo, di cui s'

ignorano

i nataliy

amante

di

Andromeda

.

Sig. Fafquale Fotenza.

EURISTEO

Succeffore di Acrifio

Re d'Argo,

già

amante

di

Erminia

.

Sig. Giuseppe Gufpelti Virtuofo della

Real Cap*

pella diS\Giacomo degli Spagnuoliin

Roma*

ERMINIA Nobile Argiva,

Sig. Giovanna RcJJi

.

TIMANTE Uno

de' principali della

Cortei

d'

Argo

.

Sig.

Marianna

Hyltnandeldetta laTodefckina.

COM-

(12)

Vili.

COMPARSE.

Di Guardie

Reali.

Di Grandi

, e Cavalieri .

Di Paggi con Andromeda

*

Di

Sacerdoti^ eMiniftri del

Tempia.

LA MUSICA

W

delSig. Giovacchino Cocchi,Maejirodi Cappella delle Figlie dell

9

InfigneConfevvatovio dtgVIncu- rabili di

Venezia

.

MU-

(13)

I

X,

MUTAZIONI DI SCENE

.

NELL' ATTO PRIMO.

Luogo

deliziofo in parte de' Giardini Reali or- nato di Statue .

Piazza magnifica

con

fontuofi Edifizj all'intor-

no

, e veduta della

Reggia

, a cui per breve fcala fi afcende .

NEL!/ ATTO SECONDO.

Colonnato

grandiofo , acui s' unifce la parre^.

anteriore d'

un Tempio

.

Camera

negli

Appartamenti

del

Re

ornata di pitture.

Spiaggiadel

Mare

contigua alle

mura

della Città.

Innanzi nel

Mare

fcoglio , fu cui fivede lega- ta

Andromeda. Grande

, ed orrido

Moitro ma-

rino appiè dello fcoglio

.

NEL!/

(14)

X

NELL' ATTO TERZO

.

Parte

folitaria de' Giardini Reali

con

Bipartita

ombrofa

,che fi

forma

da alte fpalliere diver- dura, e da foltiffimi alberi

.

Gran Tempio

dedicato a

Bacco con

Gallerie^

all' intorno foftenute da colonne ornate di

pampini

, e felloni , e ripiene di

popolo

fpet- tatore. Statua di

Bacco

nel

mezzo con Ara

Le Scene fono

d' invenzione

Del

Sig. Vìetro Scandelara Bolognefe,Accademie*

dementino.

t

INVENTORE DEGLI ABITI.

Il Sig. Frmcefco

Mainini.

BALLI

(15)

X

I.

BALLI.

NELL' ATTO PRIMO

.

Caccia del Cinghiale Calidonio fatta da

Me-

leagro, ed Atalanta.

NELL' ATTO SECONDO.

Combattimento Navale

diSpagnuoli, e Corfari colla Vittoria de'primi

.

NELL' ATTO TERZO

.

Felle di

Bacco

.

COMPOSITORE DE' MEDESIMI

IlSig. GaetanoVeftriYenfionario diS.M.Criftia*

mjftma, edAccademicodi Parigi.

COMPOSITORE DELLE ARIE

*

DE' MEDESIMI

Il Sig.Rocco GioannettiMufiee Sycnàtercielltu.

Keal

Cappella.

(16)

Imprimatur Vie Geo.

S^Officii.

V.

Pifceria P. dell'

AA.

Se ne permette la

Stampa

.

Morozzo

per la

Gran

Cancelleria,

ATTO

(17)

t

ATTO PRIMO*

Luogo

deliziofo in parte de' Giardini Reali ornato di Statue

SCENA PRIMA,

Andromeda,

Cefeo con guardie, indi

Erminia

.

And.&Y

,

Padre

; io loconfettò :

Amor sifone i3 Legommi

alui, che più crudel

mi

fia

Perfeo lafciar ,che T incontrar la

morte

t

Ma

fe del

Regno

il fato

Tanto

efige da

me

, fe tu

Y imponi

,

Ubbidito

farai

Però

, fe lice

Dirti tutto il cor

mio

, quel dolce affetto,

Che

ne accefero in feno,or

panni

ftrano

Che

condannino i

Numi

,

Ah

forfè intefo

U Oracolo non

è .

fef.

Ne

temi invano .

D*

una Vergine il[angue ancorfi chiede

E

pace avrà Vafflitto

Regno

9 quando *

A

Giove figlia, e d7 Argo.

Andromeda fa

Spofa al Regio

Erede, Così

rifpofe

Ammone,e

tu ben fai

,

Che d'Argo

alla

Corona

effer chiamato Perfeo

non può.

A Ani.

(18)

a ATTO

And. Li

fuoi natali ancora

S'

ignorano

però : potrebbe

un

giorno...,^

Cef.

Eh no

: chiaro abbaltanza ,

L'

Oracolo

parlò. D'

Argo

al

Regnante

Spofa ti vuol.

Molto

ti colta, il

vedo

;

Ma

deipenfar,cheil

comqn

pianto,

o

figlia.

Così

rafciughi , e rafficuri ancora

Un Padre

,che per te palpita

ognora

.

And. Mifera me

!

(da

.) Cef.

Non

più

dubb

:~zze .

E'

queflo

L'ultimo,

eh*

vedranno

i noftri lidi ,

Sacrificio crudel.

Tante

fventure

Oggi

pure avran fin,x

fead Eurifteo

Parai

la delira ; Io feco

Impegnai

la

mia

fede, e aquefta

Reggia De'

giungere a

momenti

.

And.

( Barbari

Dei

, farete alfin contenti.)

D'

ubbidienzaK

o Padre

,

un

raro efempio

Oggi

darò :

ma non

fperar, che in vita

Poi mi

lafci il doloro

Em* A

quelle arene

Già

le Argoliche navi

Son

giunte ,

o

Sire..

Cef.

Ad

incontrar lo

Spofo

Vuol

eh'io vada il

dover

,

Tu ricomponi

(Ad

Andromeda.*)

V alma

turbata, e raffèrena il ciglio.

And. Dura

neceflìtài

Crudel

configlio !

{dafe.y

Cefco}

(19)

PRIMO.

3 Cefco

Penfa

, che tu puoi rendere

La

pace a quefto cor :

Reprimi un

folle

amor

,

Che 1

Ciel

condanna

.

Quando

fon preflb al termine

Del

grave

mio

penar, Vederti fofpirar

Troppo m'

affanna

,

Penfa

,ec.

(

partefeguito dalleguardie.

)

SCENA

II.

Andromeda

, ed

Erminia

,

And.li/fA

di' , pietofa

Erminia, xVJL Se può

la forte

mia

Effere più crudel*

JErrn.

Ah

Principeffa^

Quanto mi

fai piet% \

Per prova

anch'io

Intendo

il tuo dolor.

Dal

fuol natio Sai, che a fuggi? coftretta

Dal

rigor d' uri tiranno

Provai

qual fia Vaffanno

Di

lafciar chi fi adora

.

And. Oh quanto,

amica,

Il

mio

cafo è peggiori

M Pai

caro Egitto

„ Te

allontanò lacrudeltà diAcrifio:

3>

Ma pur

fei tua}

ma

divederlo ancora

»

Fedei tu fperi, epupisfogarti intanto

n

A

%

Mi-

(20)

4 ATTO

Mifera

! In

un momento

Perdo r amato

ben, d' altri divengo

,

Senza

eh' io pofla della

mia

fventura

Dolermi

fol, fenza fperanza,

oh Dio

!

Di mai

piti riveder V idolo

mio

.

Erm.

Perfeo giungefle

almen

. . . .

And. Tolgalo

ilCielo:

E come

,

oimè

, potrei

Vederlo

, e

non morir

?

Tutte ho

prefenti

Le

fmanie del fuo cor.Solo in penfarvi

Tal

dolor

mi

trafporta

SCENA |XL

Perfeo, e I)$tte.

Ter.

A Ndromeda, mio

ben.

And. XTl Oh Dei

!

Son morta

.

Ter.

Pur

ti rivedo alfine,

Idolo del cor

mio

.

Dopo

lunga

Lontananza

crudei di te più

degno Ecco

ritorno a te.

„ La fama

forfè

„ Di

queir opere illuftri

,

,>

Cui

fu fprone Y

amor

,già

mi

precorfe.

„ Ma quanto

il cor

penò

, potè nefluno

s> Ridirti ancor.

Quefto

fperai,che dolce

A me

farebbe il raccontarlo

un

giorno,

„ Grato r

udirlo a te .

Ma

inqueftoiftante

j,

Che

torno a rimirarvi,amati rai

,

H Tutte

le

pene mie

già

mi

feordai

.

(21)

PRIMO.

5

Anà. „fOh tormento! oh dolor!)

O/O

Ter.

Ma

qual ripidezza

Ingombra

iltuobel volto ?

Ah

Principerà«,

Così

m'accogli?

Or

che il tuo Perfeoèteco

Perchè

lieta

non

fei ?

Ma

tufofpiri ì

Anima

mia,

perchè?

Dubiti forfè

Della

mia

fede?

A

tutti i

Numi

iogiuro...

Atid.Nh

Perfeo, tu

non

fai....*

(lo

mi

fento morir.) (aparte.) Per. Spiegati.

And. (Oh Dio

!

Pitljpqpn refifto . )

Amato Prence

,addio .

Ter.

E mi

lafci così?

And. Mi

vuole altróve

Or

del Padre il voler

.

Ter.

Mia

cara, e

dove

?

Androm. Non

fo, fe tu

m'

intendi>

Ma

fe capir

mi

fai

,

Nel mio

tacer vedrai

Quel

eh' io

non

poffo dir

.

Ah

che

morir mi

fento !

Tu

digli il

mio tormento

,(ad

Erm.)

Spiegagli il

mio

martir

Non

lo,ec. (parte.)

SCÌv

(22)

6 AttÓ SCENA IV.

Terfeo9 ed

Erminia.

Ter.

T?RmÌnia

,

ah

per pietà la

mia

fventurà

li Qualunque

fia

non mi

tacer.

Quel

voltò

Oh Dio

!

mi

fa

tremar

j

Tu dimmi almeno Se ho

perduto quel cor, fe reo

mi

crede

D'

alcun delitto ?

Erm. Ah

che là ftefTa è

Tempre

Andromeda

per te ;

ma

il fuo deftino

,

Principe > fi cangiò .

Spofa

al

Re

d'

Argo In

quello dì farà .

Giove F impone

,

Lo

tuolé il

Genitor

*

Ter.

Come

?

Erm. Pur troppo

>

Ed

a

momenti

attende

Andromeda

lo fpofo

.

Ter

.

Ed

a tradirmi

Dunque

acconfente,elafua fede obbliaì

La

fede mille volte a

me

giurata?

Oh

Perfeo difperato !

oh donna

ingrata!

Erm. A

torto la

condanni

:eli' è infelice*

Credimi

> al par di te

Ter.

Chi mai

queir

alma Capace

avria creduta

Di

tanta infedeltà?

Erm. Qualche

trafporto

Concedo

al tuo dolor:

ma troppo ormai

Co'

(23)

PRIMO. 7 Co'

rimproveri eccedi:

Andromeda

è fedel più che

non

credi

.

Queir

iitelìo ardòr primiero Setnpre vivo in lei fi vede:

Ah

fai torto a tanta fede

,

Se ti lagni di quel cor.

Se

potette a fud talentò Seguitar gli affetti fuoi,

Degli

amanti il più contento

So

che tu faretti ancor

.

Queir

ifteflòjec.

(parte.)

SCENA V.

Terfeo*

OUal

fulmine fui

capo

Mi piombò

d'improvvifo !

ó

fpofa,

o

liete

Mie

foavi fperanze> or

dove

fiete ?

Ma

che ?

V

idolo tuo, Perfeo, vorrai

Così

perder vilmente?....

Eh

ti

fovvenga Chi

fei> quel che tupupi

.... No

, giunto

invano

Io non

farò.

Tremi Cefeo

,

T

autore

Del

nero tradimento....

Oh Dio

!

ma come Volger

Tire potrò contro del

Padre

Dell' adorato

ben

, che

mi

raccòlfe

Bambin

teneramente ?...#

Àhi

! qual funefto

Per me

dettino è quefto !

Or

che

mi

giova

A

4.

Tutta

(24)

8

ATTO

Tutta

la gloria

mia?

Che

, l'aver tanti moftri oppreffo, e vintoI

Meglio

era4

o Numi

,s'io reftava eftinto«

Vede

il paflor fui pràto

,

Cader

la rea tempefta:

Geme

, s*affanna, e freme:

Ma

che ritorni

ha fpeme Quel

prato averdeggiar

.

Mifero

! in tante pene

,

Senza V amato

bene ,

Conforto

a

me non

refta9

Non

retta che fperar

.

Vede

, ec.

(25)

PRIMO.

9

SCENA VI.

Piazza magnifica

con

fontuofi Edifizj airintorno,evedutadellaReggia,

a cui per breve fcala

fi afcende ì

Vengono

al fuono di lieta Sinfonìa fopra Carré eminente Eurifieo, Cefeo , è Tignante prece- duti da nobile corteggio 7 e feguiti da

nume^

vùfe guardie . Si

avanza

il corteggio in or- dine maeftofo, e dividèndo/i pofcia lafcia nel

mezzo

[ufficiente fpazio pel Cocchio Reale $ da cuifcendendo

Ttmante

, Cefeo, ed Eurifteo incontrati vengono da

Andromeda

> la quale nel tempo ftejjò difcende con feguito dalla*

Reggia.

Gef.

CE

queftó

regno

efultì

i3 Al

vederti, Eurifteo ,

ben

lo dinioftrg

Quel

, che tu miri accolto

Piacer (incero a ciafchedun fui volto

Eur.

Signor, io più di tutti

Ho

ragion digoder , poiché fra tanti Scelto

mi vedo

acosì gran ventura»

Così

fperar poteffi

,

Ch'

alla Figlia

Real

grato del pari Foffè quefif

imeneo

.

(26)

io ATTO

And. Quando

al voler paterno è legge il fato*

Temi

a tòrto , Euriiteo>

Che oppor

fi voglia

Andromeda

.

jEur.

Contenta

Però non

fembri appien

.

Anié Oh Dio

! quelV

alma

Tanto

è avvezza agli affanni*

Cef. In

Argo

forfè

Non

arrivò la

fama De'

notòri mali

ancor?

Eur. Tutto m

è

noto

:

Ma

fo, che quefto di prefiflfo è

purè Per

termine alle ftragi*

Cefi

Appunto

: e quindi

Nafce

ilcontento

mio

in lei ti fpiaccia Il veder, che prevalga al

ben

prefente

La rimembranza

de* paflati mali

,

Fra

quel dolor, che nafce

Da

tenera pietà, facile avrai

U

adito nelfuo cor.

Me chiama

al

Tempio^

Un

funefto

dover,

eh7

anco amareggia

La

gioja in

me

di felice giorno

.

La

troverò più lieta al

mio

ritorno

.

Quel

ciglio, che mefto

Fa un

tenero affetto,

Quel

ciglio

ben predo Più

lieto farà

.

Non

tarda fuccede

La

gioja in

un

petto$

Se

ì.

(27)

f RIMO. t*

Se

'1*duolo procede

Da

fola pietà*

Quel

ciglio, ec.

(Parte feguito dalleproprieguardie.*)

SCENA VII.

Eurifteo,

Andromeda

,

Timante

,poi

Erminia

Eur. *p^^

nci

P

e

^

a

g

entii, ah

mi

concedi JL

Che

quella

fiamma

And.

Se tu brami\

o

Sire

,

Grato

fenderti a

me

.> iafcia per ora

Di

parlarmi d*

amor

*

Eur. Ah troppo amante

Già

refe quefto Core il tuo fembiante

Erm.

Se ad infelice fuddita pur lice

Prefentarfi al fuo

Re

> foffri, Eurifteo...é»

Oh

ftelie !

(RiconofcéndoEurifteo.)

Eur. Oh

forte! (Riconoscendo

Erminia.}

Tim.

(Tn quefto lido

Erminia

! )

(Da

fe.)

£r^.( Dimmi*

è quefti il

Re d'Argo?

(

Ad Andromeda a

parte .)

And.E'

defTo.

Erm.E

giunge

Per

le tue

nozze?

And.

: che

avvenne mai

?

Erm. Cerco

iltuo fpofo, e

un

infedel trovai*

lìmo Riconofci

quel volto?

( Ad

Eurijko

a

parte .

)

(28)

(mento

<

Eur. Oh Dio

!pur

troppo

; e

Y amor mio ram-

Tìfn.

Or

Tantica tua

fiamma

ecco a

cimento

.

And. Quella,

che cT

Argo

fuddita già nacque,

Teco

lafcìo,

o

Signor.

Tu

fa che a lui

Rendali,

Erminia

, ogni

dovuto onore

.

(

Io

vo

a sfogar altrove il

mio

dolore.)

. ; ( Parte col fetofèguito.)

SCENA Vili.

Ewifteo,

Erminia

, e Timante.

Eur.

Principeffa, anch'io

J-VA

Seguirò i palli tuoi.

( VolendofeguirAndromeda.')

Erm. Fermati

ingrato: ( RitenendoEurijìeo.)

Perchè

fuggi da

me

?

Non mi

ravvili?

10 fono

, io fon colei,cui millevolte Giurarti

amor,

e fè.

Eur.

(

Quanto importuna

Giunfe

cortei ! ) Sentimi,

Erminia

;i tuoi

Rimproveri

per ora

Non ho tempo

d'udir

De'

cali noftri Altre volte

con

agio

Potrem

parlar.

Per

miadifcolpa intanto

Penfa

, eh'Egift© allora era privato

,

E

diverfo, e diftinto

11

Re d'Argo,

ed Egitto

hanno

illor fato.

Noa

(29)

PRIMO.

15

Non chiamarmi

infido, ingrato

,

Non

fonio, che t'abbandono:

£'

laforte , edil

mio

fato

,

Che

crudele a te

mi

fa

.

Tu

faretti ancor l'amato

Dolce

oggetto del

mio

core;

Ma

queft?

alma

più in

amore

JJbertade,

oh Dio

!

non

ha

.

Non

,

eo

SCENA IL

Erminia

, e Timante.

Evm. A H

fcellerato!

E

vuol del fuo delitto

J\ Far

colpevole il Ciel?

Tim. E

pur reo

Non

è

come

lo

fembra

agli occhi tuoi

.

Credimi

, la fua

fiamma

era verace:

Ma

d'Acrifio la

morte

Lui

, che fol rimane** del

Regio

fangue

,

Al

trono follevò .

Col nome

allora

Cangiar

dovette i fentimenti ancora<>

Un

tiranno

dover Ewn. Eh

, che

non

fono

Credula

tanto . Allora ( (tolta!) il fui

Che

predai fede a' giuramenti fui

.

Già

fperava

V

ingrato

,

Che cedendo

queft'

alma

alle (venture

Dal

(30)

/

i

4 ATTO

Dal

carcere mortai foffe partita >

E

fol gli duo! di rivedermi in vita

.

{parte.)

SCENA X

Timante

9

PErchè non

vive ancor di

Danae

ilfiglio,

Che

bambino» perì ? fui foglio Egitto

*

Non

verrebbe

or chiamato

,

E

d'

Erminia

faria,

benché

privato.

Ma

quefta è de' mortali

Somma

infelicità.

Se

alcun fortuna Favorifce talor co' doni fui,

JSempr* è

con danno

,

o con

dolorealtrui

No

che

d

y

un

bel contento

Non gode un

core appieno,

Sei

fuo piacer

tormento Per

altro cor fi fa.

Qualche

veleno unito

Va fempre

col diletto.

Ed un

piacer perfetto

Al mondo non

fi

No

che,ce.

{parte

A

3CE<

(31)

PRIMO.

SCENA XL

Terfeo, ed

Andromeda

.

Ter.

T?

Crederlo-

dovrò

?

Per me

la fteflà

Ti Dunque

tu folti

ognora?

Io m'

ingannai, q tu

pur m' ami ancora?

And,

y caro Prence.

Ter.

Ah dunque

Non

fon miferq tanto.

And. Anzi

noi fiamo

Ambi

al

fpmmo

infelici

,

Poiché dobbiam dopo

lungo amore

Separarci per

fempre.

Ter.

Oimè

, che dici!

Ma

chi V

impone

,

o

cara?

And.

Il Cielo, il

Padre

> il

mio dover

, lafama.

Ter*

E

quello , ingrata , eflfer fedel fi

chiama?

Ah

che fingerti

/e non m'

amarti

mai.

And.

Afcolta per pietà .

Ter.

Troppo

afcoltat

.

Compiici

il tuo

dover

.

Io

fventurato

Una morte

a cercar

n'andrà

frattanto,

( Con

i/degno.*)

And.

(32)

f6

ATTO.

And. Ma

per

poco almeno

Lafcia eh' io parli pria di

condannarmi

,

Per.

E

fazia ancor

non

fei di tormentarmi? 'And.

Da

te foffrir vogi'io

,

Perchè

figlio d'

amor

, ogni trafporto

,

Ma

fia

con

pace tua,

m'

infuki a torta. %

Credi

tu eh'io

non

fenta

]$el doverti lafciar un' egual

pena

?

Non

vedi tu,che trattenere ilpianto

Vorrei

fugliocchi, e

non

lo portointanto?

(piàngendo.') Per. Quafi m* intenerifee 1 (

Da

/è,

)

And. Ah Prence amato

,

Al

mifero

mio

(tato

Rifletti per pietà.

Bramar non

feppi

„ Altro giammai

, che di vedermi teca

„ Per fempre

unita

un

.

Ma

vi fi

oppone

?>

U Oracolo

di

Giove

, e di

Cefeo

5I

U

adorato voler: nè vuol che al

Padre

Difubbidifca il .mio dover ;•

nèch'io

99 Tue fperanze d'

un popolo

deluda

,

w Che

da

me

attende aita

,

„ Quella gloria confente

,

Ch'

effer cara ne dee più della vita

.

In

fimil cafo, ah

dimmi

,

Tu

che faretti? Ter.

lo

di dolor morrei

.

Ani. Ah

fe folfi per

me

nata foltanto, Pria

mo}ir,che

lafciarti ,anch'ia

fapreu

Ma

fe ftelfociafeuno

Pev§

(33)

PRIMO.

17

peve

a' fuoi

Genitor

.

Quel dover

poi

,

ph'

alla patria ne lega,

E'

d'ogn'altroil piùforte.

A

quefto voglio Pria foddisfar : fe fida

Poi

ti fon io ,

mi

faprai dir, lo fpero

.

Poco

d'altrui farò : vedrà la terra,

„ Che

fe gli affetti miei

Sacrificar potetti all'altrui pace

,

n

Di

viver fenza te

non

fon capace

.

Ver, (

Oh

Ciel ! chi vide

mai

Virtù

fimile a quefta!)

Ah

di

ma

fletto

Io

già

comincio

ad arrpffir : que' detti

Più magnanimi

fenfi

Già mi

deftan nel cor ,

Vivi

, efeguifci

Quanto

vuollatuagloria. Io troppo

indegno

Sarei, fe tei yietaffi ,

Dell'amor

tuo ;

Per

quefta deftra intanto, (S' inginocchia

Ke le

f

rendela de/Ira.*)

Che non

farà più

mia

,

Cara

, ti

prego

, i miei deliri obblia

.

And.

Sorgi, e s' è ver

quanto mi

dici,ah parti

,

E

fotto

un

altro ciel

(Perfeole bacia la

mano

,e s'alza.*) Ver.

Come

? perfino

Mi

vieti il rimaner?

And.

, che potrebbe

Vacillar te prefente il

mio

coraggio

.

A

si grande periglio

Non

efpormi,

ben mio

.

Da

quefto fuolo Sì funefto per noi toltot'invola

,

B E

fot*

(34)

«8 ATTO

E

fotto

un

altro Cielo

Vivi

meno

infelice , e ticonfola.

Per.

Lungi

da te,

mia

cara,

Ch'

io di dolor

non mora

PofFibile

non

è

.

And.

Nella tua forte

amara Penfa

,

mio ben

, talora

Ch'

io lo

comando

a te

.

Per. Sì, partirò ....

ma

....

oh Dio

!

And,

Taci,

mi

fai

morir

.

a

a.

Che

fiero affanno è

H mio

!

Che

barbaro martiri Lafciar

l'amato bene

In mezzo

a tante pene, Lafciarlo,

oh Dio

!languir.

E'

tal dolor, che

un

core

No

,

non

lo

può

fofFrir

.

Lungi

, ec.

(

Cartonodapartioppojìe.y

Fine dell

9

Atto Primo

ATTO

(35)

*5»

ATTO IL

Colonnato

grandiofo, a cui s'unifce la parte anteriore di

un Tempio.

SCENA PRIMA.

Cefeo y Eurijìeo , ed

Erminia

, che preceduti da' Grandi, efeguiti dalle Guardie Reali

efcono del Tempio .

Cef.

T Ungi

?amici,iltimor.

Son

Padre,è vero.

1 j (

Ai

Grandi

)

Ma pur

fon

Re

,

ma

fo eh'ogn'altro affetto Sacrificar fi deve al

ben

d'

yn Regno

.

Del

barbaro dettino

Cedo

al voler .

Qui

Vinfelice figlia

Tofto

farà .

Da^me Teftremo

addio

Prima

riceva ; ad effer forte ancora

Da me

impari quel cor: poi vada, e

mora.

Eur. Ah

Signor>che dicedi?

E

vuoilafciarla

Così

perir?

Erm. Seco

tu fei, perdona,

Troppo

crudel, troppo

inumano,

Cef.

Oh Dio

!

Se lo

comanda

il Ciel, che far pofs'io?

JEfér.

Ma T Oracolo

chiede

P'

una

Vagine

il fangue, e la tua figlia

P

%

E'

(36)

ATTO

E*

fpofa

mia

.

Erm. Nè

cT

una

fpofa il

nome Por

dovevi nell'urna.

Ccf.

Eh

che

non

balta

La

femplice promeflfa a farla efente

Dai comune

deltin.

Quanto dovea Io

feci fol; ed a falvar la figlia

Invano amor

di padre or

mi

configlia.

Eur. „

La

tua coftanza,

Erm.

Il tuo coraggio,

o

Sire

,

Eur.

Ammiro

jj

Erm. „ Mi

forprende.

Cef.

„ Ah

fc .vedette

„ Quanto

codi ai

mio

corquefta coftan?af

„ Inumano

, e crudel

non mi

direfte

.

Di

tenerezza i varj

moti

anch'io

D'ogn'altro intefi alpar:

ma

nei

mio

cafo

Efler rigido padre, e

meno amante

„ Neceflfario

dover

è del

Regnante

Cef.

Non

più: già

vedo

Appreffarfi i Miniftri , e in

mezzo

a loro

La

vittima infelice. (

À

quello afpetto

,

povero

cor,

come mi

tremi in petto !)

Dunque

.

SCE-

(37)

Secondo

SCENA IL

Andromeda

in bianca

vede,

coronata di fiori

,

ed

accompagnata

da'Sacerdoti, e dalle

Guardie

, e detti

.

Andromeda

Ji viene avanzando al [nono dì lugubreJinfoma verfo il padre> e giunta

meino a lui gli prende la dejlra

,

ed affettuofamente la bacia

.

And. T? Cco

T eftrema volta

,

XIj Amato

genitor, che

m'

è conceffo

La

tua delira baciar

.

Cef. Figlia,

m'

aftolta .

Tutte

le

mie

fper^hze

Delufe invido il Ciel.

Quando

credea Colle tue

nozze

i popoli foggetti

Render

felici , col peggiòr de'mali Effo ne afiligge, e

1

fangùe tuo

mi

chiede.

Pollò in tanto dolor fperare

almeno

,

Che

fenz' altro conforto in faccia a

morte Per

ferbarti tu (ìa collante, e forte?

And.

M'oltraggia il dubbiotuo. Padre,

nòn temo Quel

che

bramar

fin dal

momèntò

iofeppi

Ch'

al

mio

tenero

amore

io rinunziai.

Così

Tira de'

Numi

Interamente plachi il (angue

mio

,

Come

a morir fenzà timor m' invio

.

B

3 Cef.

(38)

ATTO

Cef.

Ànima

generofa!

Or

che' appieno Delle perdite

mie

conofco il pefo.

Tu V onor

del tuo feflb

,

Tu

del

Regno l'amor,

figlia, farai.

Vieni,ahvienial

mio

feno,einquelloampleflb Prendi

T

ultimo

pegno

Del

paterno

amor mio

.

La

tua fventura

Io vado

altrove a deplorar col pianto,

Se pur

raffanno

mio mi

ferba a tanto

.

( Parte col fuo feguito

SCENA III.

Andromeda, Erminia,

edEurifleOé

And. Eh

feguitelo entrambi.

Un

genitore

/ Soloinbraccioaifuo duol

mal

s'

abbandona

.

Erm. Volo

fuir

orme

fue. ( Parte*

Eur. Dunque

lafciarti

Così

tofto degg' io?

And.

Signor, deh parti.

Eur.

Andrò

;

ma quando mai

tanto rigore

Ho

da te meritato,

o mio

bel

core?

Tu mi

fprezzafti allora

Che

a te

d'amor

parlai;

Da

te

mi

fcacci ancora

,

Sei

tuo dertin

compiango:

Ah non

fperai

giammai

Sì barbara

mercè

.

te

(39)

Secondo. a

5

Te

ritrovar più grata

Al mio

dolor credei>

ìsè

mai

creduta avrei

Tanta

fierezza in te.

Tu mi &c. {Parte)

SCENA IV.

Andromeda

, Sacerdoti, Guardie , poi Terfeo.

And. T> Erchè bramar

lavita?

E' troppo amara

Jl

Senza

quel ben, che folo

Rendere me

la

può

gradita e cara.

Eh

s'affretti il

morir

. Miniftri, andiamo.

{In

atto di partire.) Ter.

Occhi

miei, che mirate !

In

quelle fpoglie (neirufcire

.)

Dove

fei tratta,

o

Principeffa?

And. A morte.

Ter. Cieli!

Ma

chi ti

condannò?

And. La

forte

,

Che mi

deftina a faziar del

moftro La

crudel

fame

.

Ter. „

E

'1 genitor lo foffre?

Io

non

lo foftrirò . Perfin che vivo

„ Difender ti faprò .

{Volendo por

mano

allafpada.

)

AnL» Che

tenti?

Ter. „

E

in pace

Sopporterò barbara ingiuftizia ?

„ Eh

così vii

non

fon .

Ani.

(40)

14 ATTO

And.» Non

è

mai

vile

„ Chi

cedealfato ; e

non

è ingiuftoilCield*

S' arbitro della vita al viver

mio

Prefcrive ii finei Ter.

Che mi

dici,

oh Dio

!

Dunque morir

fei rifoluta?

And. E' vano

,

Lo

fai, co'

Numi

il.contrattar. T' impofi

Già

di partir: or

vo'che

refti .

Al

padre

Vanne

, prendine cura ; a miglior

mano

Fidarlo

non

potrei. Se airinfelice

Non manca

il

tuo

foftegno;

o mio

fedele,

Vo

contenta a

morir

;

Pm Taci

, crudele

T'

ubbidirò,

non

partirò ;

ma

eh'io

A

si fiero deltin ti lafci in preda

Non

lo fperari

And. E

che tentar pretendi?

Ter.

Tutto

, purché tu viva; é

quando

fia Inutile ógni sforzo,

Allor morirò

teco,

anima mia

.

And. Ah nò,

cangia

penfier.Un male

alfine

Non

è per

me

la

morte

.

I

Numi

irati

„ Rendo

così placati, eterna anch' io

Gloria m'acquillo, e

mi

fottraggoal

nodo p Cui

m' aftringe , fe vivo , il dover

mio

Deh non

voler col

tuo

periglio farmi

Più

fventurata .

À

tollerar

mia

forte

Ho

cor che bafta:

ma

in vederti à parte,

Caro

, de' mali miei

Tutta

(41)

SECONDO. %i

Tutta

quefh

coftanza io perderei

.

Per.

Quai

fenfi,

oh

ftelle!

E

tu

mi

vuoi*. .

And. Ti

voglio

Meri

generofo .

Ah

fe ottener

non

pofla.*

Ma

tanto

meco

ingrato

,

No,

credetti

non vo\ Sempre

cederti,

E

cederai lo fpero> a' preghi miei* Parla, di'> che rifolvi ?

Ter.

Oh Dio

!

Perdona

S'ubbidirti

non

pollò t

Io

di falvàrti

Ho

rifolutò; ,

And. Hai

rifoiuto?

Ed

olì

(Con

trafporto!)

Così meco

parlar?

Ah

fconofcente?

Un

ardir temerario

Va

, fegiii

pur. D'un

tanto

Eroe

nel ver degna è

V

imprefa, ed ÌQl

Non

ti

debbo

involar così bel

vanto

»

Ma

fe

d'amar

capace

Mi

credi poi chi di bella

morte Vuol

rapirmi T

ònor

,

come

t'inganni !

Degno

degli odj miei

Così

ti rendi i e del

mio amor

ti privi:

Penfaci

Ter.

Ho

già penfatOa

Odiami,

e vivi.

(Rifolutamente.

) Pupille amabili

,

Se

vi fdegnate,

Voi

(lete ingrate

A

quello cor:

Ma

ingrate

ancora

Più

(42)

a.6

ATTO

Pili fida

ognora

Quell'alma

amante

V

adorerà

Deh non

vogliate,

Luci

adorate,

Da me

pretendere

Tanta

viltà.

Pupille

&c. (Fané.)

SCENA V.

i

Andromeda,

Sacerdoti, e Guardie.

r

A ^

e^"1

^

V0Ì infano (

^

circolanti.)

j£\

Raffrena per pietà?Mifero!

Ei

corre

Senza

falvarmi a perdere fe fteffo

.

Numi,

lo flolto ecceffo

Deh

perdonate a lui.

Cieco

lo rende

w Un amor

difperato ,

„ Che

ragion

non

afcolta. Il fàngue

mi©

„ Vi

badi fol.

Vi chiamerò

pietofi

,

Se

tutta

T

ira voftra in

me

fi (lanca,

Se una

parte di vita a lui nel feno

,

Numi

del Ciel ,

non m'

invidiate

almeno n Dove

fi vide

mai

Di me

più fconfolata,

Da

tutti abbandonata In preda al

mio dolor?

Alme

pietofe , ah dite ,

Se

vince ogtf altro affanno L'af-

(43)

SECONDO.

L'affanno del

mio

cor*

Son

dalla forte opprefla

,

Ma

più che per

me

fteffa

Per

Tidol

mio

corretta

Sono

a tremare ancor

.

Dove

(Parte

con tutto V accom^agnamcntOé

SCENA VI.

Camera

negli

Appartamenti

del

Re

ornata di pitture.

Erm.\~TQn

fuggirmi,Euri{teo.No>nonpretendo'

Co'

rimproveri miei

Farti arrotfìr.

Teeo

dolermi intendo Della perdita tua

.

Eur. Libero il freno

Lafcia pure ai

tuo

fdegno. Io

1

meritai,

Lo

fo

pur

troppo.

(Si

lufinghi almeiio, S'evitar

non

fi

può

.

)

Erm. Lodato

il Cielo,

Non

mendichi più fcufe ai tradimenti*

Eur. Le

avrei

....

Erm.

Perfido, e quali?

Ah dunque

vuoi Colle

menzogne

tue farti più reo?

Spergiuro , traditor

.

Erminia

, ed Eurijìeo*

Eur.

Sfogati

pure;

(44)

a8 ATTO

Ma

poi rifletti, che affai

mal

fi accorda

Coir amor

tuo tanto rigor .

Erm.

(

Che

fento!

Veda

che più noicuro. )

E

che?tu credi

Ch'

io t'ami ancor ?

Eh

1*incoitanza tua

Spezzò

la

mia

catena,

E

quel!'

amor

io

mi rammento

apjpenà.

Eur. E pur

rigida

meno

io ti fperai

Con

chi

può

facilmente Il fuo fallo

emendar, Erm. Come?

Eur. V

afpettó ^

Della tua forte ancora

Poffo cangiar ed or che i

Numi han

pofló In libertà gli affetti miei,dovrefti. ;

.

Erm*

Di', che dovrei Ì

Eur. Tutto

Iperar da

uh

core,

Che

fa

quanto

tu fei

degna

d'

amore.

Erm. Quel

che poffo, Eurifteo

,

Da

te fperar,

troppo m'

è

noto ormai

^

E

'1 deludermi adeffo

Diffidi fìa più che

non

credi affai.

D' un

labbro fpergiuro

Ai

detti

non

credo:

Gli affetti

non curo

D'un

cor fenza fè

Tu

fingi , lo

vedo

,

Ma

il finger

non

giova: Córìofco per

prova

Quel!'alma

quaf

è.

D' un &c (Fané.)

(45)

SECONDO.

SCENA VII.

Eurijìeo , indi Cèfe®.

JSiff\

T*\I non amarmi

invano

JL/ Mi

diceillabbro tuo.

Chi

più

non ama

No,

tanto

non

s'adira

,

Erminia,

l'amor tuo

vedo

in quell'ira.

Ma

vieti

Cefeo

.

Mifero Prence

!

E

dove^

Signor, così folingo?

Cef*

Ove mi

celi

All'afpetto d'

ognun,

giacche

non

pofio

Da me

fteflò fuggir. Lafciami,

amico,

Lafciami in libertà:

meco non

voglio

Fuorché

la

compagnia

del

mio

cordoglio.

Eur. E

pur tu, che potetti

Ubbidire

agli

Dei, con

più coraggio

La

tua iventura or tollerar dovrelti.

Cef.

Ah

di natura i

moti

Violenti impedir fi tenta invano

.

Eur. Lo

fo:

ma parmi

ftrano

,

Che

interamente abbandonar ti voglia

,

Senz'ammetter

conforto,alia tua doglia<

{parte.)

SCE-

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