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martedì 18 NOVEMBRE 1975

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Resoconti Parlamentari

2645 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CCCLXXXVI SEDUTA 18 Novem bre 1975

C C C L X X X V I S E D U T A

(Antimeridiana)

m a r t e d ì 18 NOVEMBRE 1975

Presidenza del Vice Presidente CORALLO

I N D I C E

Dichiarazioni del Presiden te della R egione (D i- scussione) :

P R E S I D E N T E ...

m a n i s c a l c o b a s i l e . TRICOLI H e ...

ORDILE ^ '

CAVALLARO . . .

Pag.

2645 2645 2657 2665 2670

La seduta è aperta alle ore 10,30.

ORLANDO, segretario ff., dà lettura del VTOcesso verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende approvato.

Discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione.

PRESIDENTE, L ’ordine del giorno reca:

escussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione.

la^^ANISCALCO BASILE. Chiedo di par-

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

^ Ma n i s c a l c o b a s i l e. Onorevole Pre- 6ute_ onorevoli colleghi, prendo la parola r elevare la mia protesta, quale rappre­

sentante del Partito liberale italiano e quale membro di questa Assemblea, per gli accordi che sono stati conclusi dai partiti della mag­

gioranza insieme con il Partito comunista italiano, divenuto anch’esso maggioranza, al fine di regolare e disciplinare, indicandone l ’oggetto e la sequenza, i lavori di questa Assemblea. La mia protesta è fondata, in primo luogo, sul rilievo che questa Assem­

blea, organo centrale della Regione, colonna e sostegno dell’autonomia siciliana, è stata lesa nella sua indipendenza e nella sua so­

vranità dalla pretesa di gruppi di persone che, nella qualità (priva a tal fine di ogni valore) di appartenenti a dei partiti politici, hanno preteso di regolare e disciplinare il corso della sua attività, la sua azione poli­

tica, la sua azione legislativa.

Ci lamentiamo spesso delle lesioni e delle mutilazioni che vengono inferte alla nostra autonomia dalle pronunzie della Corte costi­

tuzionale, che la limitano, la riducono, spes­

so irrazionalmente: ed ora siamo noi, anzi siete voi, organi e membri direttivi della Democrazia cristiana, del Partito socialista italiano, del Partito repubblicano e del Par­

tito socialdemocratico, che avete inferto un gravissimo colpo all’autonomia siciliana ed alle prerogative di questa Assemblea, usur­

pandone le funzioni e trasformandola da organo dotato di autonoma competenza po­

litica e legislativa in organo soggetto alle vostre — estremamente discutibili — deter­

minazioni.

Nè vale il dire che LAssemblea rimane libera di respingere queste vostre determi-

Sesocojiti, f. 357

(500)

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Resoconti Parlamentari 2646 Assemblea Regionale Siciliana

V I I Le g islatu r a CCCLXXXVI SEDUTA 18 Novem bre 1975

nazioni e di adottarne altre diverse. Se una obiezione avente un tale contenuto fosse contrapposta alle mie parole, sarebbe facile notare che la disciplina di partito obblighe­

rebbe i deputati delle vostre fazioni a vo­

tare in conformità a quanto avete stabilito.

E se ciò non è censurabile in linea di prin­

cipio, poiché si può ammettere che deputati facenti parte di un gruppo politico si uni­

formino, nell’esercitare le loro funzioni in seno aU’Assemblea, alle direttive del grup­

po, ciò è lecito che accada quando queste direttive sono nate, nell’ambito ed in seno al gruppo, nel libero contrasto tra deputati che non sono tenuti fuori dall’uscio, mentre gli organi verticistici dei partiti assumono le deliberazioni che, poi, gli stessi dovranno confermare con il loro voto obbligato. E’

censurabile che tali direttive nascano non da determinazioni assunte in seno all’Assem­

blea, ma all’infuori di essa.

Sul punto devo notare, però, indirizzan­

domi al Governo, che solo ragioni di neces­

saria osservanza e di tutela delle posizioni in seno al partito, potranno indurre un note­

vole numero dei deputati della maggioranza ad approvare le dichiarazioni programmati- che del Presidente della Regione. E ’ facile accertare se quel che io affermo, risponde o meno alla realtà delle cose.

L e chiedo, onorevole Presidente della Re­

gione, che la votazione per l ’approvazione delle sue dichiarazioni programmatiche sia fatta, a sua richiesta, per scrutinio segreto;

si proceda in tal guisa ed avrà conferma, onorevole Bonfiglio, di quel che lei già sa;

che solo ragioni di opportunità, e la oppor­

tunità di non scoprirsi, indurrebbero i de­

putati della maggioranza ad approvare le sue dichiarazioni, le quali sono un fatto di vertice venuto al di fuori dell’Assemblea e contrastanti in modo certo con la volontà della maggioranza dei membri di essa.

Elevo alta la mia protesta anche perchè gli organi politici del quadripartito, ed in ispecie quelli della Democrazia cristiana, che hanno condotto l ’ultima campagna elettorale

— così come quella del 1972 e quella del 1971 — aU’insegna dell’anticomunismo, oggi, attraverso la speciosa parola confronto...

RINDONE. Ne parlavano anche nel 1975.

M AN ISC ALC O BASILE. Questo, onore­

vole Rindone, lo dirà lei quando crede; la ringrazio, allora aggiungo: quella del 1975.

Oggi, attraverso la speciosa parola « con­

fronto », e le speciose definizioni che l ’ac­

compagnano, hanno contrattato con il Par­

tito comunista italiano ed hanno raggiunto con tale Partito degli accordi che cancellano nella sostanza, se non anche nella forma, rinquaclramento del Partito comunista nel­

l ’ambito dell’opposizione e lo pongono nello ambito della maggioranza.

Da tempo avevo lamentato in quest’Aula che fosse in atto, in parte copertamente ed in parte scopertamente, tra la maggioranza ed il Partito comunista italiano (in specie tra la Democrazia cristiana ed il Partito comunista italiano) il compromesso storico del quale si parla come cosa futura, mentre è vivo ed operante in questa Assemblea da lungo tempo. Ma ora si è passato il segno, poiché ad una presenza ufficiosa o che per­

lomeno si voleva tenere celata, si voleva rendere non apparente, del compromesso storico, si sostituisce oggi, evidentemente in evasione ad una precisa pretesa comunista, ima affermazione ufficiale di questo deplo­

revole compromesso; affermazione che, at­

traverso l ’ingenuo velame delle parole, sca­

turisce dalle stesse dichiarazioni fatte dal Presidente della Regione.

Ed è amaro dover costatare che questo passo così in avanti, verso un incontro con il comuniSmo, avviene in Sicilia, mentre a Roma gli stessi organi centrali della Demo­

crazia cristiana sono incerti, sono molto più cauti e sembra prevalere un indirizzo di opposizione al comuniSmo. E ’ amaro ancora il costatare che unico movente di questo sbandamento, poiché si tratta di un vero e proprio sbandamento, può essere il fine del Governo di rimanere in carica fino alle prossime elezioni, di un Governo che, nelle sue file, non ha più maggioranza e non ha più, quindi, ai sensi del diritto costituzio­

nale, il diritto di chiamarsi tale: perchè un governo non è tale se non ha una maggio­

ranza.

E qui il Governo regionale, che non ha maggioranza, ha cercato di farsela, vuol far­

sela dietro il corrispettivo di pesanti con­

tropartite, con l ’appoggio generoso d e i. co­

munisti. E non v i è dubbio che questo comportamento del partito di De Gaspsri e degli altri partiti minori che gli stanno

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Resoconti Farlamentari 2647

Assemblea Regionale Siciliana

Y II Legislatura CCCLXXXVI SEDUTA 18 Novem bre 1975

intorno, sarà fo n te di u lte rio re a van zata del comuniSmo, di una u lte rio re in filtra zio n e del comuniSmo n ei g a n g li v it a li p o litic i e am ­ m in istrativi d e lla R eg io n e.

Fra le leggi, che i partiti riunitisi fuori dell’Assemblea hanno deciso di varare prima che si chiuda la legislatura, v i è quella di riforma degli enti locali, cioè di costituzione degli enti locali intermedi, dei quali si è parlato in passato. E questo mi ricorda con amarezza che il sistema di elezione degli amministratori delle comunità montane è stato scelto in omaggio al cosiddetto carat­

tere di legge cornice, di una sprovveduta legge statale, in modo da consentire solo all’opposizione più consistente (quella comu nista) di entrare a far parte degli organi amministrativi. Abbiamo così le Comunità montane sotto il controllo dei comunisti; e si vuole, evidentemente ricorrendo allo stes­

so sistema di elezioni di secondo grado — o ad altro dello stesso tipo, o con la stessa efficacia — porre sotto il controllo dei co­

munisti anche i costituendi enti intermedi.

Tutto si cede, tutto si molla ai comunisti purché questi appoggino il Governo, purché il Governo non cada. Questo cedimento al comuniSmo da parte della Democrazia cri­

stiana e degli altri partiti che compongono la stessa maggioranza, è tanto più grave in quanto è opportuno ricordare a chi se ne rende conto (e far presente a chi non se ne rende conto) che esistono nel mondo, in atto, tranne le negative eccezioni di paesi governati da destre autoritarie, solo, due tipi di Stato: lo Stato liberale e lo Stato mar­

xista; che gli elettori in Italia hanno affidato in gran numero alla Democrazia cristiana il compito di presidiare, di difendere nella sua consistenza e nella sua struttura, di incre­

mentare e di sviluppare uno stato liberale, uno stato, cioè, che riconosca come base del­

la convivenza sociale la libertà, libertà che non preclude il progresso ma lo postula, perchè vieta che le sfere di libertà degli uni possano invadere e comprimere quelle degli altri; che la Democrazia cristiana e gli altri partiti della maggioranza stanno ve- uendo meno nel modo più grave al compito loro affidato dagli elettori, compito che ripe- futamente e sempre, in modo puntuale, pri- ura di ogni elezione, hanno promesso di tener presente e di voler adempiere ed al quale oggi vengono meno nel modo più

chiaro, in un modo che il velo delle parole non può nascondere.

Nè si torni a dire che c’è stato solo tra la maggioranza e l ’opposizione comunista un confronto; in realtà sono state svolte delle lunghe e laboriose trattative destinate a rag­

giungere delle intese, e sono state raggiunte delle intese. La riprova di questo si trae nel modo più chiaro dal tenore delle dichia­

razioni del Presidente della Regione, che indica i punti sui quali gli accordi sono intervenuti ed il metodo che è stato seguito.

E ’ stata, per occhio di mondo, evitata la contemporanea e congiunta sottoscrizione di un programma legislativo ufficiale da parte delle forze della maggioranza e della oppo­

sizione comunista, le quali, come è stato precisato, identificheranno le proprie posi­

zioni nelle dichiarazioni dell’onorevole Bon- figlio, approvandole in Aula con un ordine del giorno congiunto.

E’ chiaro che, malgrado ed al di sopra degli espedienti e dei paraventi che sono stati distesi, il Presidente della Regione gio­

vedì scorso ha parlato, oltre che a nome della maggioranza, a nome dell’opposizione comunista; l ’opposizione comunista nella Re­

gione è stata inglobata nella maggioranza, è nato il pentapartito, del quale fa parte integrante il Partito comunista. E di questo parlerò fra un istante, nel mio discorso che sarà breve perchè non voglio invadere il campo degli altri oratori e prolungare il dibattito, quando esaminerò brevemente, in modo analitico, in alcuni punti essenziali, il testo delle dichiarazioni programmatiche fat­

te dall’onorevole Presidente della Regione.

Ed in tutto questo, con deliberata, voluta determinaizone, è stato escluso dal cosid­

detto confronto il Partito liberale italiano, che costituisce in questa Assemblea l ’unica opposizione democratica. Questo fatto è di estrema gravità, perchè dimostra che non con le opposizioni si voleva il cosiddetto confronto, ma con una opposizione sola.

L ’argomento, che è stato tirato fuori per giustificare -questo comportamento dei par­

titi della maggioranza, è pretestuoso e risi­

bile; si è detto che il Partito liberale si è autoescluso dal confronto. Questo non è vero.

Questa affermazione, che proviene dalla segreteria regionale della Democrazia cri­

stiana — mi dispiace di doverlo dire —

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Resoconti Parlamentari 2648 Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C C C L X X X V I SED U TA 18 No vem bre 1975,

altera nel modo più grave la verità; il Par­

tito liberale, in una nota a mia firma, pub­

blicata dal Giornale di Sicilia, si è dicliia- rato pronto ad un confronto con i partiti della maggioranza. E l ’avere io dichiarato, a nome del partito, così come aveva fatto prima di me il segretario regionale, che il Partito liberale non era disposto ad un con­

fronto con il Partito comunista, non esclu­

deva, se si fosse davvero voluto dar luogo ad un confronto con le opposizioni demo­

cratiche, che il Governo operasse tale con­

fronto con le due opposizioni separatamente.

Ma non un confronto si voleva, si voleva una intesa; bisognava che si riunissero in­

torno a un tavolo la maggioranza e l ’oppo­

sizione comunista, divenuta anch’essa mag­

gioranza, per raggiungere degli accordi, delle intese, per consentire al Presidente della Regione di fare, come ha fatto, delle dichia­

razioni programmatiche che fossero l ’espres­

sione, oltre che della maggioranza, dell’op­

posizione.

Il Partito liberale non era disposto a rag­

giungere delle intese con il Partito comu­

nista ed è stato, pertanto, deliberatamente lasciato fuori. Nè si dica che il Partito libe­

rale italiano ha in quest’Aula solo due de­

putati e che è una minoranza di consistenza così scarsa che non mette conto di tenerla presente, perchè in questo genere di cose, nell’ambito di siffatti avvenimenti politici, quelle che valgono sono le idee, sono le ideologie. Il Partito liberale italiano, che ha alle sue spalle rm glorioso passato, infini­

tamente più glorioso di quello che possono vantare tutti i partiti presenti in quest’Aula, che è stato promotore della liberalizzazione dell’Europa dall’autarchia, ha alle sue spalle una ideologia che rendeva necessario, obbli­

gatorio, obbligante che si tenesse conto della sua presenza in questa Assemblea; e l ’averlo escluso dal confronto con questo pretesto, che non regge in alcun modo, è un fatto profondamente negativo nella storia delle istituzioni democratiche della Regione.

Con grande rammarico pronunzio queste parole; con grande amarezza sono costretto a costatare ed affermare che l ’unico partito di opposizione democratica, qui, in seno a questa Assemblea, rimane il Partito libe­

rale. Ci rimane la speranza che gli elettori, che non vogliono il comuniSmo al potere, che non vogliono che la cortina di ferro.

scivolando lungo le nostre frontiere, si esten­

da sino all’estremo limite della Sicilia e si saldi alla fine di essa, si rendano conto, alla fine, di quanto poco v i sia da contare sulla Democrazia cristiana e sugli altri partiti che la seguono nel periglioso cammino, nel tradimento che essa sta perpetrando ai danni degli elettori, si rendano conto di quanto poco vi sia da fidare nella Democrazia cri­

stiana e negli altri partiti della cosiddetta maggioranza.

Queste, onorevoli colleghi, sono delle affer­

mazioni di carattere generale che costitui­

scono il cappello, la premessa e buona parte

— non allarmatevi — del mio discorso che, come ho promesso, sarà breve.

Vengo ora, con in mano il testo steno­

grafico delle dichiarazioni dell’onorevole Pre­

sidente della Regione, ad esaminarle per trarre da esse la prova precisa e provata (se si può dire, con il bisticcio delle parole) che le affermazioni che io ho fatto sono profondamente, esattamente, assolutamente vere, aderenti alla realtà. Si legge alla pri­

ma pagina del resoconto: « Tale metodo ri­

propone l ’Assemblea regionale quale sede più alta della vita politica della nostra Re­

gione » — ■ veramente non vedo come possa l ’Assemblea regionale essere riproposta come sede più alta della vita politica della Re­

gione, quando i suoi lavori, l ’ordine, la se­

quenza e i contenuti dei lavori stessi sono stabiliti altrove, fuori dell’Assemblea e i deputati che fanno parte dell’Assemblea non hanno contribuito a tutto ciò, che è opera dei partiti, dei vertici politici dei partiti —

« nel superamento, che ci auguriamo defini­

tivo, di taluni momenti acuti in cui l ’intrec­

cio fra rigide contrapposizioni e rassegnate acquiescenze a processi di propulsione con­

tingente, ha finito per ridurre la effettiva efficienza delle istituzioni autonomistiche, condizionando soprattutto la loro reale ade­

renza ai problemi della società siciliana »•

Ecco, onorevole Presidente della Regione, una affermazione di estrema gravità, perchè ella, pronunziando queste parole (mi per­

metta di dirglielo senza alcun animo di mancarle di riguardo, chè lei sa che in me non potrà mai essere presente, per ragioni personali e al di fuori delle ragioni poli­

tiche) mi ricorda un po’ sotto certi profili -— ed è un prodotto di intelligenza, questo — taluni discorsi che vengono pronunziati dal­

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Resoconti Parlamentari 2649 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C C C L X X X V I SEDU TA 18 Novem bre 1975

l’onorevole Moro; ma attraverso il velame, la fumosità del discorso, è chiaro che ella ha inteso dire che nel passato la rigida con­

trapposizione tra la maggioranza e l ’oppo­

sizione comunista ha reso difficile e negativo il funzionamento delle istituzioni autonomi­

stiche. E in questo c’è la premessa, che sarà più oltre sviluppata, che quando questa rigida contrapposizione non ci sarà più, per­

chè è venuta meno, perchè oggi c’è una svolta nella storia dell’autonomia siciliana, allora le istituzioni potranno funzionare mol­

to meglio.

Si legge più oltre, a pagina 2 del reso­

conto, e questo è un punto sul quale ri­

chiamo la vostra attenzione, onorevoli col­

leghi; « E’ su questo terreno che l ’espe­

rienza vissuta in questi mesi attraverso in­

tensi dibattiti e coerenti verifiche operative, ha consentito al Governo ed ai partiti della maggioranza su cui si fonda, di acquisire la disponibilità del Partito comunista italiano a concorrere, pur dal suo ruolo di forza di opposizione, alla elaborazione di un disegno rivolto al superamento della crisi. Fu questo il significato saliente di un momento essen­

ziale per la vita della Regione ».

Qui, onorevole Presidente della Regione, vi sono due concetti in contrasto ed un’af­

fermazione di estrema gravità. L ’afferma­

zione di estrema gravità è che il Governo ha acquisito la disponibilità dell’opposizione comunista; in termini di diritto costituzio­

nale, in termini di diritto parlamentare cjue- sto significa che l ’opposizione comunista ha cessato di essere opposizione, perchè, quando si rende disponibile alla maggioranza, non è più opposizione, ma è entrata, in modo diretto o in modo indiretto, a fare parte di questa maggioranza.

Ma, poi, v i sono due affermazioni in con­

trasto, perchè mentre il Governo dice di

« acquisire la disponibilità del Partito comu­

nista », dice ancora « dal suo ruolo di oppo­

sizione »; questa è una contraddizione in ter­

niini, perchè una opposizione che collabora, una opposizione che si rende disponibile (a che cosa?) a collaborare, a cooperare con la maggioranza, non è più in senso tecnico, in senso parlamentare e in senso costituzionale una opposizione, ha cessato di esserlo.

Dovremo vedere fra un momento se ha ragione l ’onorevole Capria quando parla di

« maggioranza di programma » (è stato do­

potutto un discorso sincero, perchè quando le cose si fanno, è bene dirle) oppure se l ’onorevole Capria per motivi di prudenza politica, oppure per non essersi accorto (il che non credo, conoscendo l ’acutezza della sua intelligenza) della reale portata dei fatti che si stavano svolgendo, ha detto bene usando la frase « maggioranza di program­

ma », o non ha usato, invece, una frase limitativa, in quanto la maggioranza di pro­

gramma si estende anche, e sotto molti pro­

fili, alla fase esecutiva.

Il Presidente della Regione così prosegue:

« E’ aU’interno di questo rapporto, sancito dal voto dell’Assemblea, che si è innestato nelle scorse settimane un ulteriore processo di confronto programmatico fra i partiti di governo ed il Partito comunista, perchè sul­

la base delle indicazioni scaturite dal dibat­

tito assembleare (si riferisce a quello sul piano degli interventi, credo) e dei conse­

guenti approfondimenti effettuati dai partiti al loro interno, venissero enucleati gli obiet­

tivi da realizzare nel breve momento di una legislatura che volge al suo epilogo.

L ’esito positivo e certamente costruttivo del recente confronto sviluppatosi nella salva- guardia » (sempre le due antitesi, sempre la stessa antinomia, sempre l ’affermare ed il negare) « delle collocazioni rispettive delle forze politiche che vi hanno partecipato... ».

Onorevole Presidente della Regione, siamo adusi a partecipare alle riunioni dei capi­

gruppo deH’Assemblea, che si tengono nello studio del Presidente, per stabilire il calen­

dario dei lavori dell’Assemblea. Abbiamo fatto bei programmi, che si sono realizzati

— mi riferisco a quelli della sessione esti­

va — anche in fretta; si è fatto un lavoro positivo nel suo complesso, anche se, sin­

golarmente considerato, per il tenore di al­

cune leggi, profondamente negativo. Ma vi era bisogno che si riunissero i partiti e accadesse qualche cosa di nuovo? I casi sono due: o non è accaduto niente di nuovo rispetto a quanto si verifica quando si riu­

niscono i capi-gruppo, oppure è accaduto qualche cosa di nuovo. Allora, questo qual­

che cosa di nuovo che cosa è, onorevole Presidente della Regione?

Lei prende degli appunti su quanto io dico e credo che farà una replica, alla quale mi riservo di rispondere in sede di dichiarazione di voto; e le dico subito che

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Resoconti Parlamentari 2650 Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C C C L X X X V I SE D U T A 18 No vem bre 1975

proprio mi interessa che lei chiarisca que­

sto punto: che bisogno c’era, nella possibi­

lità e nella presenza della riunione dei capi­

gruppo parlamentari, cioè di qualificati rap­

presentanti dell’Assemblea, per fare im pro­

gramma dei lavori assembleari, che si riu­

nissero i partiti e si facesse un confronto (che, poi, si è risolto in un’intesa minuta e dettagliata nella quale tutti i singoli par­

ticolari sono stati stabiliti, tutti i punti e virgola sono stati collocati nel luogo giusto) che ha indotto l ’onorevole Capria a dire

« maggioranza di programma »; il che si­

gnifica che c’è stato un programma che è stato fatto insieme e che, quindi, una delle due prerogative della maggioranza è stata resa comune al Partito comunista italiano.

Perchè l ’azione di governo, onorevole Pre­

sidente della Regione, si divide nettamente in due fasi: una è quella del concepimento della volontà di fare, e l ’altra si concreta nel fare. Il concepimento della volontà di fare, quando si estende al futuro, non può che concretare un programma; il fare è la azione esecutiva del programma, che è stato concepito. Quando il primo di questi due atti, che sono l ’estrinsecazione dell’attività propria di governo, è reso comune ad una opposizione, io vorrei sapere quale limite di demarcazione, quale confine esiste più tra l ’opposizione e la maggioranza.

Ma vedremo che questo confine non è caduto solo per quanto riguarda il program­

ma, ma è caduto e cade anche per quanto riguarda una certa larga porzione di atti esecutivi; il Partito comunista italiano è sta­

to inglobato nella maggioranza anche per quanto riguarda una notevole parte dell’at­

tività esecutiva. L ’onorevole Presidente del­

la Regione, proseguendo, ha detto (mi rife­

risco alle pagine 3 e 4 del resoconto): « Le conclusioni alle quali si è pervenuti per la soluzione dei problemi istituzionali involgono due ordini di iniziative: da un lato, l ’ado­

zione di una serie di misure urgenti da definire a tempi brevissimi in altrettanti di­

segni di legge, stralciati temporaneamente, ma in termini concettuali implicitamente correlati ad un normale disegno di riforma;

dall’altro, l ’immediato avvio delhindispensa- bile processo preparatorio per la realizza­

zione del progetto di nuova organizzazione amministrativa e istituzionale, sulla base di esplicite caratterizzazioni di obiettivo ».

Quindi, questo confronto che io chiamo intesa, e che è un’intesa raggiunta da una maggioranza di programma, incide non solo sugli obiettivi dell’azione governativa che va a svolgersi, ma anche sulla organizza­

zione amministrativa ed istituzionale della Regione, che va ad essere modificata, come più avanti sarà detto in modo più chiaro.

Il che significa che l ’opposizione comunista è stata conglobata in una specie di nuova costituente, di costituente del tipo di quella che abbiamo avuto, e che permette ai col­

leghi comunisti di autodefinirsi membri dì un partito facente parte dell’arco costitu­

zionale; espressione priva di senso democra­

tico, perchè la Costituente fu un fatto che discendeva dai comitati nazionali di libera­

zione, e che non dava certamente la patente di democraticità a tutti i partiti che vi hanno partecipato. Quindi, v i è stato anche un accordo su quella che dovrà essere la costituzione, la nuova essenza, il nuovo at­

teggiamento e i nuovi profili della organiz­

zazione regionale.

L ’onorevole Presidente della Regione con­

tinua dicendo (pagina 5, risparmio, per ab­

breviare, la premessa, che renderebbe meno intelliggibile il discorso) che si dovrà pro­

cedere alla « modifica della struttura delle Commissioni provinciali di controllo attra­

verso una nuova configurazione in base alla quale accanto al presidente, nominato dal Presidente della Regione, ne siano chiamati a far parte otto membri elettivi espressi dall’Assemblea regionale ». Onorevole Bon- figlio, non consideri il mio un discorso con­

tradditorio, perchè, nel momento in cui ri­

vendico aH’Assemblea le sue prerogative, mostro la legittima preoccupazione di rap­

presentante di un partito democratico per queste nomine che saranno fatte dall’As- semblea regionale; con l ’opposizione comu­

nista inglobata nella maggioranza, con que­

ste intese che resteranno vive e stringenti, così come abbiamo visto nelle elezioni che sono state fatte in passato, avremo certa­

mente l ’introduzione di delegati del Partito comunista nelle Commissioni provinciali di controllo. E così i comunisti, con certezza.-

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Ma ce ne sono già.

M A N IS C A LC O BASILE. Ce ne sono, ce ne saranno di più.

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Resoconti Parlamentari 2651 Assemblea Regionale Siciliana

VII. Legislatura C C C L X X X V I SEDU TA 18 Novem bre 1975

MESSINA. Mi scusi, il Partito comunista dovrebbe restare fuori dalle Commissioni di controllo?

M ANISCALCO BASILE. Colleghi, v i sono grato delle vostre cortesi interruzioni; mi chiarite le idee, mi servite per esprimermi meglio. Voi, colleghi comunisti, siete già nel­

le Commissioni di controllo, ma ora avrete una più larga partecipazione. Di che v i la­

mentate? Io sto connnentando un fatto che sancisce una vostra vittoria sulla democra­

zia, che è ciò a cui aspirate da tempo.

L’avete realizzata, perchè v i lamentate e mi interrompete? Dovreste avere delle facce soddisfatte e mostrarmi il vostro sorriso, anziché dei volti imbronciati...

CAPRIA. E ’ segno di interesse!

M ANISCALCO BASILE. Quindi, dico che nelle Commissioni provinciali di controllo vi sarà una più larga...

RINDONE. La nostra non è una lamen­

tela, è una sottolineatura.

M ANISCALCO BASILE. Onorevole Rin- done, sia gentile; siccome non la sento, in­

terrompendomi mi fa perdere tempo. La prego, si stia un po’ zitto.

RINDONE. E’ una sottolineatura, la nostra.

M ANISCALCO BASILE. Allora lei mi usi una gentilezza: si astenga, d’ora in avanti, dal sottolineare.

Praticamente, ci sarà una più larga pene- trazione comunista nelle Commissioni pro­

vinciali di controllo che controllano gli atti dei comuni nei quali già, dopo il 15 giugno 1975, i comunisti si sono largamente infil­

trati. A tutto questo si aggiunge un’inno­

vazione proposta dal Presidente della Re­

gione, il quale così dice: « A l fine di acqui­

sire con tempestività il livello della colle­

gialità su alcuni atti di particolare rilievo, si è ritenuto che, pur nelle more della ri­

forma » (si riferisce evidentemente alle isti­

tuzioni amministrative regionali, al Governo 6 alla struttura della Regione) « l ’adozione di provvedimenti che comportino spese in conto capitale per importi superiori ai 500 'Elioni, debba essere preceduta da delibe­

razioni della Giunta di governo e che deb­

bano essere comunicati alla competente Com­

missione dell’Assemblea i criteri di massima per le spese di settore ».

Questa è una enunciazione che, sul piano democratico, appare assolutamente inecce­

pibile. Come? Un Governo, il quale, in un certo senso, si limita nelle sue prerogative e quando deve spendere più di una certa cifra, vuole il parere vincolante della Com­

missione...

BO NFIG LIO , Presidente della Regione.

Scusi, onorevole Maniscalco Basile, rilègga bene.

M A N IS C A LC O BASILE. Rileggo: « A l fine di acquisire con tempestività il livello della collegialità su alcuni atti di particolare rilievo, si è ritenuto che, pur nelle more della riforma, l ’adozione di provvedimenti che comportino spese in conto capitale per importi superiori ai 500 milioni debba es­

sere preceduta da deliberazione della Giunta di Governo e che debbano essere comunicati alla competente Commissione dell’Assem­

blea i criteri di massima per le spese di settore ».

M i si potrebbe dire: e di che cosa ti lamenti? Il Governo rimmzia, in certo sen­

so, a qualcuna delle sue prerogative perchè sottopone ad una Commissione dell’Assem­

blea, che è composta dai rappresentanti di tutti i partiti, sia pure sotto il profilo limi­

tato dell’esame e del controllo, i criteri di massima per le spese di settore.

Però, nella realtà concreta di questa As­

semblea (che è quella che va tenuta in conto) e non nella realtà astratta, accadrà questo: mentre prima il Governo, composto da una certa maggioranza, non dava conto e ragione all’opposizione comunista di quel­

lo che faceva nel governare, oggi, per mezzo delle Commissioni, nelle quali i comunisti (come nei Comuni, onorevole Rindone) sono presenti in misura preponderante per peso ed anche per cariche — quasi dappertutto c’è un presidente democristiano e un vice presidente comunista — il Governo si spo­

glia di alcune sue prerogative a favore del­

l ’opposizione comunista. E’ un giro indiretto, quasi evanescente...

MESSINA. E’ a favore deU’Assemblea.

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Resoconti Parlamentari 2652 Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C C C L X X X V I SED U TA 18 Novem bre 1975

M AN IS C A LC O BASILE. Onorevole Mes­

sina, lei è troppo intelligente per pensare che io non lo sia. Ecco, ho capito perfetta­

mente che in questo modo si vorrebbe aver l ’aria di investire l ’Assemblea di prerogative che sono proprie del Governo, però, in real­

tà, tutto questo è un congegno che va a vostro vantaggio, e non capisco perchè lei se ne lamenti. Onorevole Messina, accetti questa realtà che è riuscita a conquistare;

lei e gli altri colleghi comunisti siete stati bravi, state ottenendo il premio, con questa svolta della Regione, di tanti anni di accorto, intelligente — ve ne do atto — e tenace lavoro. Perchè oggi mi fate il broncio, mi fate il muso quando in sostanza vi dico che state conquistando una grossa vittoria, che state comunistizzando la Sicilia, che c’è in Sicilia una svolta precisa, e che le istitu­

zioni democratiche corrono, dal nostro punto di vista, un grave pericolo, dal vostro punto di vista il piacevole evento di essere da voi acquisite e dominate?

RINDONE. Anche lei ha fatto una scelta, però.

M AN IS C A LC O BASILE. Lei non mi deve sottolineare, onorevole Rindone. L ’onorevole Rindone pare che sia il genio guastatore, credo che abbia questa funzione; nell’oppo­

sizione comunista, che è molto bene orga­

nizzata come tutti sappiamo, credo ci sia anche il guastatore. L ’onorevole Rindone cerca di guastare il mio discorso, ma non ci riuscirà...

DE PASQ U ALE. Ed è persino questore;

questore e guastatore.

M A N IS C A LC O BASILE. Forse non ne varrebbe la pena, pensa, l ’onorevole De Pa­

squale, lo leggo nei suoi occhi; sì, non ne varrebbe la pena.

L ’ onorevole Bonfiglio così prosegue:

« Sempre nell’ambito delle iniziative ur­

genti, sono state comprese quelle relative al sistema dei ricoveri, da delegare alle province attraverso innovazioni inerenti al­

tresì alla prestazione del servizio, quelle che concernono », eccetera. Questo dei ri­

coveri è uno dei nodi, è una delle chiavi della politica clientelare siciliana. Oggi, at­

traverso il parere deU’Assemblea, che sarà

influenzato — come sono influenzate tutte le decisioni delle Commissioni — dagli ono­

revoli colleghi dell’opposizione comunista, ci sarà anche la possibilità per questi ultimi di intervenire nei ricoveri, che voi sapete quanto presa abbiano in questo nostro po­

vero e derelitto paese nel quale vi è tanta gente che ha bisogno di questo istituto triste che è il ricovero.

E vado avanti abbreviando molto. Lei ha annunciato, onorevole Presidente della Re­

gione, la nomina di una Commissione di studio per la riforma deH’ordinamento re­

gionale. « La Commissione dovrà, altresì, predisporre un elaborato sul riordinamento dell’ Amministrazione regionale periferica, nonché su quella degli enti ed organismi operanti in aree infraregionali e sovtaco- munali di qualunque natura giuridica e con­

sistenza, al fine di realizzare una sintesi or­

ganica di tutti gli enti ed organismi fun­

zionali ». Una bella enunciazione, sul piano teorico, estremamente apprezzabile. Però, soggiunge: « In tale quadro dovrà essere prevista la ricomposizione delle competenze in atto esercitate dalle strutture esistenti nell’ambito deiramminisirazione diretta e di quella indiretta, riorganizzandole e riaggre­

gandole su due livelli esclusivi: quello co­

munale da potenziare ed attrezzare ade­

guatamente, anche dal punto di vista delle strutture tecniche, e quello comprensoriale » (gli enti intermedi, immagino) « realizzando su tali dimensioni il più ampio decentra­

mento ». Queste sono delle belle enuncia­

zioni, dal punto di vista della teorica ammi­

nistrativa o costituzionale o istituzionale.

Però leggiamo, attraverso le parole, la real­

tà complessiva che si delinea. Dopo il 15 giugno 1975 c’è stata una fortissima avan­

zata dell’opposizione comunista in tutti i comuni; gliela riconosciamo...

G R ILLO M ORASSU TTI. Dove?

CUSIMANO. In Sicilia noi

M AN IS C A LC O BASILE. In Sicilia no, però è avvenuta in tutta Italia, ed è, evi­

dentemente, un fatto...

CUSIMANO. In Sicilia sfogliano le mar­

gherite...

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S.esoconti Parlamentari — 2653

Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C C C L X X X V I SEDUTA 18 Novem bre 1975

M AN IS C A LC O BASILE. ... che gli ono­

revoli amici dell’opposizione comunista pro­

grammano di estendere ovunque; è questo tutto il loro programma. E vogliono, per questo, che si decentri ai comuni il maggior numero di competenze.

Devo dii’e che, a proposito della legge istitutiva dei consigli di quartiere, ho fatto una battaglia nella quale ho avuto mio oppositore l ’onorevole Ventimiglia, battaglia che ho perduto. La sconfitta è stata sancita dalla Corte costituzionale con una sentenza che — da questa tribuna lo posso dire per­

chè sono incensurabile — non conosco nel contenuto, ma che certamente è da criticare e da censurare, perchè dichiara costituzio­

nalmente legittime situazioni che legittime non sono.

Sarebbe anche logico, in un paese demo­

cratico e moderno in cui i comuni funzio­

nino, in cui i comuni non siano preda di chi ha oggi le mani sulle città, o di chi vorrà metterle domani, che i comuni stessi abbiano ampia autonomia. Ma come si pos­

sono decentrare ampie autonomie ai comuni quando si pensa che questi ultimi, in sede di applicazione della legge sulla casa del 1971, hanno impiegato il 2,5 per cento dei fondi stanziati? E tutto ciò avviene mal­

grado la mancanza di abitazioni e malgrado l’esigenza di provvedere per i senzatetto, per i quali si pensa di requisire gli alloggi vuoti esistenti a Palermo. Questa legge sulla casa, questa mostruosa legge sulla casa, è stata applicata, ripeto, attraverso l ’impiego solo del 2,5 per cento dei fondi in essa stanziati.

E’ una statistica...

CAPR IA. Deve aggiornare il dato, non è così!

Ma n i s c a l c o b a s i l e, e’ una statistica aggiornata, della quale le potrò dare, ono­

revole Capria, piena dimostrazione; solo il 2,5 per cento! Questo dato l ’abbiamo con­

trollato l ’altro giorno, a seguito della inda­

gine svolta dall’ufficio del mio partito, con 1 onorevole Malagodi, che ne ha dato con­

tezza in un suo discorso.

CAPRIA. Anche gli imprenditori, ormai, sono d’accordo su questo.

m a n i s c a l c o b a s i l e. Non c’è dubbio

‘^he gli onorevoli colleghi comunisti, in que­

sti ultimi mesi, in questo ultimo anno in sede di Assemblea regionale con la loro tattica e con la loro politica accorta, intel­

ligente e apprezzabile (apprezzo sempre gli avversari quando valgono, ma intanto devo definire le cose come stanno) si sono resi strenui difensori dei piccoli imprenditori.

Prima, quando si parlava di un imprendi­

tore edile, di un appaltatore, di uno che comprava il terreno e si faceva prestare i soldi dalla banca per costruirsi la casa, i colleghi comunisti dicevano: sono specula­

tori, per carità. Questa parola è stata can­

cellata dal loro dizionario, non c’è più; ora sono imprenditori che bisogna appoggiare, si devono appoggiare. Vero è che i colleghi comunisti non li appoggiano e non propon­

gono alcuna iniziativa tendente ad agevolare 10 svolgimento della loro funzione, ma è pur vero, in sostanza, che perlomeno i col­

leghi stessi pronunciano parole in favore di questa categoria così vasta — va dai gran­

dissimi ai piccolissimi imprenditori — alle quali si associa anche lei, onorevole Capria, che sta molto vicino ai colleghi comunisti, 11 vuole nella maggioranza, nella maggio­

ranza di programma, nella maggioranza ese­

cutiva.

CUSIMANO. Sono stati sempre nemici degli imprenditori, i colleghi socialisti.

M AN ISC A LC O BASILE. Andiamo avanti, salto per non fare un discorso troppo lungo.

Per quanto attiene agli enti economici regionali, l ’onorevole Bonfìglio dice: « L ’ap­

provazione dei piani degli enti entro le sca­

denze previste », eccetera. Questo è un di­

scorso che qui non faccio, andrebbe fatto in un’altra sede; però dico che questi piani degli enti che vanno approvati dall’Assem­

blea sappiamo tutti che comporteranno la spendita di denaro che sarà buttato via.

« Si tratta — continua il Presidente della Regione — di un impegno politico di prima grandezza », riferendosi al problema della sistemazione degli enti (Quante volte li ab­

biamo sistemati — cioè li avete sistemati, perchè io non c’ero — quante volte li avete sistemati! Ora li sistemerete ancora una volta!). E così prosegue: « Il Governo in­

tende perciò essere coerente finn in fondo con i suoi orientamenti, non soltanto per il rispetto della legge numero 50 » (direi

■R esoconti, f . 358 (500)

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Resoconti ParlamentaTi 2654 Assemblea Regionale Siciliana.

V II Legislatura C C C L X X X V I SED U TA 18 Novem bre 1975

legge numero 50, fonte di lutti e di rovine)

« ma anche per garantire alle strutture, che devono portare avanti un così imponente impegno realizzativo, un’alta qualità mana­

geriale alla testa della società, per segnare così una svolta di fondo ».

Quante volte ho sentito parlare della svol­

ta di fondo! Ho a casa, e conservo accanto ai miei codici, un foglio giallo di una rivista contenente un bell’articolo deironorevole Ca- pria (molto ben scritto, devo dargliene atto), nel quale si legge che, con l ’approvazione della legge numero 50, si iniziava una nuova era per gli enti economici regionali; l ’ab­

biamo visto qual è stata questa nuova era!

C A P R IA . A lla sua sensibilità giuridica non sfugge che la problematica dell’imprendito­

ria pubblica è quella che noi abbiamo anti­

cipato. E gli altri ci seguono.

M A N IS C A LC O BASILE. Siete stati anti­

cipatori, realizzatori e fautori di una orga­

nizzazione degli enti regionali che ha por­

tato solamente, esclusivamente lo sciupio di centinaia di miliardi della Regione siciliana, che avrebbero dovuto essere investiti per risollevare la Sicilia dalla depressione socio- economica e sono stati, invece, sprecati e buttati al vento, come voi sapete meglio di me.

C A PR IA . La polemica sulla legge nume­

ro 50 continua dunque a sussistere.

M AN IS C A LC O BASILE. Il Presidente della Regione così continua: « Una svolta di fondo che rappresenti condizione essen­

ziale per l ’attuazione dei programmi degli enti. Nasce da questo, e non da altro, » (bello, questo non da altro!) « l ’esigenza di una revisione dei criteri e dei metodi di nomina degli amministratori e delle diri­

genze, così come si appalesa opportuno il riesame delle strutture stesse degli organi decisionali degli enti. E ’ perciò in funzione di tale obiettiva esigenza di rispondenza alla funzionalità degli enti... che si è pervenuti alle conclusioni inerenti agli organi di ge­

stione ».

Quindi, non v i saranno più dei rappre­

sentanti negli enti nominati dal Governo, o solamente dal Governo, ma « le nuove strutture dei consigli di amministrazione con

il conseguente esaurirsi delle attuali gestioni, e la tempestiva ricomposizione entro il ter­

mine di sessanta giorni dei nuovi livelli di responsabilità » comporteranno l ’inserimento, nei consigli di amministrazione di questi enti, di larga, folta, nutrita e certamente qualitativa rappresentanza di quella opposi­

zione comunista che nella maggioranza è stata inglobata. Non voglio oggi dire che gli enti regionali siano amministrati bene (non posso dimenticare l ’episodio Verzotto e gli altri mille episodi che potrebbero essere narrati ed illustrati) ma devo sottolineare che qui il Governo abdica ad una delle sue potestà, che è quella di nominare esso gli organi di gestione degli enti; cosi facendo l ’esecutivo apre questi consigli di ammini­

strazione, apre questi organi gestionali alla ingerenza dell’opposizione comunista. Questo è un fatto chiaro, che emerge in modo evi­

dente dalle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione. Aggiungo, e sono alla fine, onorevoli colleghi...

BO NFIG LIO , Presidente della Regione.

Dovrebbe leggere più attentamente, legga più appresso.

M A N IS C A LC O BASILE. Lei vuole che legga il periodo successivo? Onorevole Pre­

sidente della Regione, siccome vengo come lei dall’awocatura, ho un senso pratico; co­

munque leggo il periodo successivo, anche perchè il rimprovero di aver fatto una cita­

zione mutilata ad usum delphini, non mi deve essere sollevato. Rileggo, tralasciando la parte iniziale, « le nuove strutture dei consigli di amministrazione, con il conse­

guente esaurirsi delle attuali gestioni e la tempestiva ricomposizione entro il termine di sessanta giorni dei nuovi livelli di respon­

sabilità, il Governo avrà modo di stabilire un più ravvicinato rapporto con l ’Assemblea regionale »; cioè, con l ’Assemblea regionale nella quale, come noi sappiamo da tutto quello che è accaduto in questi ultimi due anni, lei, onorevole Bonfìglio, non riesce a far approvare una legge se ropposizione comunista non è d’accordo; o patteggia pri­

ma, e allora la legge passa, oppure, se (ora non accadrà più) avvengono degli scontri su punti insuperabili, lei ricorre al sistema di rimandare il disegno di legge in Commis­

sione sino a quando il patteggiamento non

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p^esocontì Parlamentari 2655

Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CCCLXXXVI SEDUTA 18 Novem bre 1975

si conclude. Quindi, è chiaro che sarà nel- l ’Assemblea regionale, cioè con l ’ingerenza, con una precisa ingerenza comunista, che si realizzeranno queste cose.

Onorevole Presidente della Regione, lei avrà una facile risposta e mi potrà dire che io sono antiliberale -— io, rappresentante del Partito liberale — perchè non voglio che l ’Assemblea intervenga negli atti gover­

nativi. Un’accusa facilissima quanto estre­

mamente infondata, onorevole Bonfìglio, per­

chè lei sa bene che, attraverso le dichia­

razioni generiche o le rappresentazioni di principio, c’è la realtà dei fatti, e la realtà dei fatti è questa: l ’opposizione comunista che è stata sino ad oggi, come l ’ho chia­

mata più volte con un termine da me co­

niato, una opposizione « congovernante », ora lo sarà di più. E si aprono, si allargano i canali di questo « congoverno », perchè esso sia più penetrante, sia più efficace.

Vado avanti leggendo questo periodo: « La nostra condotta, quindi, riguarderà sì mo­

menti peculiari della nostra realtà » (salto per abbreviare) e « attraverso una inizia­

tiva legislativa da sviluppare in Parlamento, con il concorso delle rappresentanze dei partiti che hanno condiviso le conclusioni del recente confronto programmatico, rite­

niamo che possa essere proposta al paese, al di fuori di qualsiasi motivo di sollecita­

zione contingente, l ’immagine di una Re­

gione, la Sicilia, che intende, attraverso un organico tentativo di superamento della pro­

pria depressione socio - economica, concor­

rere alla soluzione della crisi generale ».

Questo è un momento della sua relazione, se così posso chiamarla, onorevole Bonfìglio, che mi ha colpito e che, voglio dirle, anche un po’ angosciato perchè, a prescindere dal fatto che da questa Sicilia, sul piano poli­

tico, istituzionale e costituzionale si sono dipartiti i mali d’Italia in molte occasioni, non solo non si è ritenuto sufficiente che la Sicilia costituisca un esperimento pilota di questo inglobamento della minoranza co­

munista nella maggioranza, ma addirittura si propone al Parlamento nazionale, attra­

verso il concorso di tutti i partiti che hanno partecipato al confronto (e, quindi, anche mediante l ’appoggio del Partito comunista che si invoca operi in Parlamento) di adot­

tare la soluzione siciliana, cioè l ’intesa del Governo con l ’opposizione comunista, in mo­

do che il nostro esperimento possa servire d’esempio al paese per una maggiore avan­

zata...

b o n f ì g l i o. Presidente della Regione.

Mi dispiace; lei questa parte non l ’ha letta con la dovuta attenzione; si parla di inizia­

tive legislative per richieste finanziarie.

_ M AN IS C A LC O BASILE. Si tratta di ini­

ziative legislative per richieste finanziarie, però lei invoca che le richieste stesse ven­

gano avanzate in Parlamento con il concorso dei partiti che hanno partecipato al con­

fronto, cioè all’intesa; quindi, attraverso il raggiungimento di una unità di azione di questi partiti.

Onorevole Presidente della Regione, ci dividono due modi di vedere; appunto per questo è difficile che si possa essere d’ac­

cordo su qualcuno dei punti delle sue di­

chiarazioni.

« Il programma di fine legislatura che con le presentì dichiarazioni il Governo offre aH’analisi ed al confronto critico dell’As­

semblea... » ella dice testuamente « .. . può rappresentare non solo un momento signi­

ficativo per la razionalizzazione dell’attività legislativa, ma si pone nella nostra valuta­

zione come traduzione e specificazione di una scelta che i movimenti e i partiti di ispirazione democratica » (qui direi voce dal sen fuggita) « hanno, non da ora, posto a fondamento della propria azione per un me­

todo di governo che sta nelle migliori tra­

dizioni della democrazìa , rappresentativa ».

In sostanza, ella, onorevole Bonfìglio, am­

mette che questo metodo di governo è sca­

turito dalla univoca volontà dei partiti di ispirazione democratica e riconosce che c’è un partito che non è di ispirazione demo­

cratica, però la scelta cade proprio su que­

st’ultimo partito. Ed ella aggiunge: « Tale scelta, per sua natura, impone la costante ricerca delle forme più idonee per rendere visibile e certo l ’apporto delle forze che per la loro collocazione sociale e per il ruolo che il sistema politico loro attribuisce, sono chiamate a dare risposte ravvicinate al com­

plesso sistema di bisogni che viene dalla base e che ricerca nuovi livelli di maturità civile e politica ».

Ecco un discorso più aperto (ogni tanto il discorso si apre), ecco un discorso più

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Resoconti Parlamentari 2656 Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C C C L X X X V I SED U TA 18 Novem bre 1975

preciso: i partiti democratici sono davanti ad una scelta, e questa scelta impone la ricerca di forme più idonee per rendere visibile — quindi, sino ad oggi è stato non visibile — l ’apporto delle forze che, per la loro collocazione sociale e per il loro ruolo (cioè l ’opposizione comunista) « sono chia­

mate a dare risposte ravvicinate al com­

plesso sistema di bisogni ». Sono risposte che si traducono in intese, in accordi; e del resto, onorevole Presidente della Regione, l ’ultima pagina del resoconto lo dice in modo chiaro: « attraverso la verifica co­

stante e puntuale degli impegni assunti e la registrazione dei risultati conseguiti ».

Quindi, nel marciare di questa Assemblea e del Governo, nello svolgimento delle ri­

spettive attività ad essi proprie, ci dovrà essere una verifica costante e puntuale degli impegni assunti nell’ambito di quel confronto che viceversa, secondo me (e, chiaramente, secondo chiunque dia alle cose il loro nome) è un accordo preciso — come del resto lo onorevole Capria conferma parlando di con­

fronto programmatico — è la registrazione dei risultati conseguiti.

Onorevole Presidente della Regione, ono­

revoli signori del Governo, mi rivolgo a voi, anche se non ci siete: quando si rag­

giunge un’intesa fra una maggioranza e la opposizione, quando questa intesa si traduce in impegni assunti, quando l ’esecuzione di questi impegni richiede una puntuale e costante verifica, una puntuale e costante registrazione dei risultati, io vorrei sapere come, perchè e sotto quale profilo si possa dire che la maggioranza rimane maggioranza e l ’opposizione rimane opposizione; come si possa negare che l ’opposizione è entrata nel­

la maggioranza, come si possa negare che l ’opposizione e la maggioranza hanno fatto un unicum non scindibile, che in questa Assemblea costituirà una realtà presente ed ineliminabile, come si possa negare che, dopo trent’anni di esistenza dell’autonomia sici­

liana, si è verificata una svolta, una scelta, una modificazione di condotta, di program­

ma e di regime che comporta la cancella­

zione di un certo passato e la creazione di im futuro che non è corrispondente alle situazioni democratiche del passato.

E tutto questo è riaffermato dallo stesso Presidente della Regione: « Tutto ciò nella piena riaffermazione dell’esistenza e vitalità

di una maggioranza di Governo, la quale assume, come proprio atto, la scelta di un metodo adeguato e ne rivendica la validità ».

Excusatìo non petita, onorevole Bonfiglio, accusatio manifesta. Insistere nel riaffermare resistenza di una maggioranza di Governo che non esiste più come tale, come era, con i confini che la delimitavano, ma che è or­

mai modificata perchè in essa è stata inglo­

bata l ’opposizione comunista.

E vengo alla conclusione di questo min discorso, che temo sia durato circa 50 mi­

nuti; ne faccio le mie scuse all’onorevole Presidente, che avrà l ’amabilità di accet­

tarle. Concludo dicendo che in sostanza la tragedia — perchè questa per me è una tragedia, questo per me è un dramma — si tinge di farsa, perchè n ell’ultimo atto immediatamente precedente al dibattito di oggi, che ho avuto l ’onore di aprire, c’è stata la minaccia di crisi da parte del Par­

tito socialista italiano.

Il Partito socialista ha preteso che si rico­

noscesse che il Partito comunista è entrato a far parte di una maggioranza di pro­

gramma, cioè a far parte della maggioranza in uno dei due atti che concretano l ’azione di Governo — la parte più importante, la parte più vitale — il volere, cioè il pro­

grammare, e poi l ’eseguire. E devo dire che l ’ha voluto, secondo quello che ripetono i giornali (poi lei, onorevole Capria, potrà dire che io sbaglio, che i giornali sono male informati, ed io sarò lieto di ricredermi), perchè vuole corresponsabilizzare il Partito comunista; cosicché se le cose vanno male, il Partito socialista potrà dire: dopotutto nella maggioranza di programma c’eri anche tu, non puoi imputare a me, gli elettori non possono imputare a me il fatto che le cose vanno male.

E’ un discorso che, secondo me, non è molto utile per il Partito socialista italiano, perchè si può programmare bene ed ese­

guire male; quindi, voi potrete avere l ’op­

posizione comunista in una maggioranza di programma, ma poi potrà accadere che i comunisti v i diaano che i programmi che loro hanno fatto voi li avete eseguiti male.

Ve lo potranno dire con certi limiti, perchè, come ho già dimostrato, l ’inclusione nella maggioranza del Partito comunista, del mo­

vimento comunista, della realtà comunista in Sicilia, non è avvenuta solo sul piano

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Resoconti Parlamentari 2657

Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CCCLXXXVI SEDUTA 18 Novem bre 1975

programmatico, ma si è delineata, si è pre­

disposta, e si è organizzata anche sul piano esecutivo. E, dall’altro lato, ci sono i partiti della cosiddetta vecchia maggioranza — chia­

miamola così — e soprattutto la Democrazia cristiana, che si è irrigidita. No, maggio­

ranza di programma non si può dire, la parola maggioranza non va toccata; il pub­

blico, quel pubblico di elettori nei cui con­

fronti abbiamo fatto non so quante batta­

glie — le conterà l ’onorevole Rindone, che le conosce meglio di me ^— all’insegna del- Tanticomunismo, non deve potere dire che abbiamo messo l ’opposizione comunista nella maggioranza, l ’abbiamo inglobata, l ’abbiamo inserita. No! Questo sì è accaduto, va bene, ha ragione l ’onorevole Capria a dire che è accaduto, fra l ’altro balza evidente da tutti i profili delle dichiarazioni del Presidente della Regione, però non si deve dire. C’è stata la lotta, c’è la lotta, che credo che sia definita, malgrado il platonico rinvio al dibattito, da parte del Partito socialista di recedere o meno dalla volontà di fare la crisi.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, non mi resta che concludere. Non per usare una frase drammatica, non per usare una frase che possa concludere bene il mio di­

scorso, ma per esprimere nel modo più vivo e più sincero i sentimenti deU’animo mio nel momento in cui parlo, vi dico che oggi, per la Regione siciliana, per la libertà, per le istituzioni democratiche, è certamente un giorno di lutto.

PRESIDENTE. Pia chiesto di parlare l ’ono­

revole Tricoli, ne ha facoltà.

Vorrei pregare i colleghi che devono in­

tervenire nel dibattito, a prenotarsi a iscri­

versi, in modo da consentire, alla Presidenza una valutazione anche per l ’ordine dei lavori.

TRICOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l ’onorevole De Pasquale, introdu­

cendo, il 30 luglio scorso, il dibattito sulla niozione presentata dal Partito comunista, che dovrebbe sfociare in questi giorni nella realizzazione del « compromesso storico », affermava che egli stava per dare vita ad Un dibattito dalle dimensioni storiche senza precedenti. Dopo quella dichiarazione, cer­

tamente importante, si sono sentite le varie trombe della retorica dell’antifascismo, del

« patto autonomistico », delle forze « demo­

cratiche », delle forze « meridionalistiche ».

Attraverso il dibattito del 30 e 31 luglio scorso, attraverso tutte le riunioni dei co­

mitati regionali dei partiti antifasciti, attra­

verso le varie dichiarazioni che abbiamo letto in questi ultimi mesi e in questi ulti­

mi giorni sulla stampa, sembrava che ci trovassimo veramente di fronte alla realiz­

zazione aperta, chiara di un « compromesso storico » — ■ per quanto chiaro ed aperto possa essere un compromesso — , su precise posizioni programmatiche e politiche.

Ma in realtà, l ’avvio di questo dibattito, le forme con cui questo dibattito si è ini­

ziato, non sembra che possano comprovare la solennità storica di tali dichiarazioni. Già giovedì scorso leggevamo, sulla stampa, con una certa apprensione, che c’era l ’intenzione di liquidare il dibattito parlamentare in po­

che battute, di concluderlo nella stessa gior­

nata di giovedì o al massimo di venerdì, notizia confermata anche attraverso qualche indiscrezione trapelata dai vari gruppi par­

lamentari. Cosicché noi stessi ci siamo chie­

sti se veramente ci troviamo di fronte ad una svolta storica, così come è stato pro­

clamato in questi ultimi mesi, in questi rdtimi tempi, oppure di fronte ad una specie di tresca invereconda di cui alcuni o molti, o tutti debbano veramente vergognarsi. E da quel momento in poi abbiamo assistito a dichiarazioni che sono espressione di elu­

cubrazioni, di bizantinismi, di un linguaggio baroccheggiante, che vuole dire e non dire e cerca di nascondere nelle volute di una certa dialettica più o meno contorta quelle che sono le reali intenzioni dei partiti pro­

tagonisti di questo accordo.

Anzitutto, di che tipo di accordo si tratta?

Un accordo politico? Un accordo di pro­

gramma? Noi, nelle nostre dichiarazioni e nei nostri interventi, l ’abbiamo già definito da tempo: si tratta di un accordo di potere, un accordo realizzato tra la maggioranza, o ex maggioranza, di centro-sinistra ed il Partito comunista perchè quest’ultimo, dopo aver dato la'propria collaborazione sul piano legislativo, possa anche condividere certi im­

pegni di governo e di potere. E che di un accordo sostanziale di potere si tratta, noi lo possiamo rilevare anche attraverso le va­

rie dichiarazioni che abbiamo letto in questi ultimi giorni ed in questi ultimi mesi e di

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