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(1)

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L A

MASCHERATA

POEMETTO

DEL DOTTOR

CARLO GOLDONI

IN OCCASIONE DELLE FELICISSIME NOZZE FRA SUA ECCELLENZA IL SIGNOR

LODOVICO REZZONICO

E LA N O B

I

L DONNA CO:

FAUSTINA SAVORGNAN.

VENEZIA,

Appreflb

Francesco Pitteri.

ii i i i i i

MOCCLVIII.

CON LICENZA DE' SUPERIORI.

(6)
(7)

»

III.

&

I.

Utte

le cofe in fua ftagion fon belle.

Bello è il goder, la

Primavera,

i Fiori:

Bel piacere al feren di chiare ftelle

E' andar 1' Eftate, a temperar gli ardori

.

Fra

Paftori

l'Autunno,

e Paftorelle Mefchianfi

con

piacer

Dame,

e Signori, Godonfi nelle frigide giornate

Giochi, Fefte, Teatri, e Mafcherate.

IL

Or

che unifce

Cupido

a illuftre Spofa Fortunato, gentil,

Nobil Garzone Per

fi beli'

Imeneo

vorrei far cofa

Che

addatar fi potefle alla ftagione.

Mufa Tu,

che fai far la fpiritofa,

Trova

per quefte

Nozze un

invenzione.

Siamo

di

Carnovale;

a tuo talento Studia qualche novel divertimento.

A

2 III.

(8)

» IV.

ft.

III.

Ma non

vorrei, che ti venifle in Tétta

Di compor Drama,

o

immaginar Commedia.

Lafciami refpirar da una tempefta,

Che

tutto

l'Anno mi

tormenta, e affedia;

E

al

Teatro

, lo fai , cura

non

pretta

La Nobiltà,

che di afcoltar fi attedia;

Quelli /turbando, che ftariano attenti, Vifite ,

Cerimonie

, e

Complimenti

.

IV.

Fa

quefta volta , che inventar fi provi

Qualche

cofa di

nuovo

il tuo cervello.

Sterile tu

non

fei di penfier nuovi

,

E

quel, eh' è

nuovo

fuol paffar per bello.

Dirmi

forfè vorrai, che più

non

trovi , Stanca dal faticar penfier novello ? T'infegno l'Arte per ufeir d'intrico;

Puoi

rinovar qualche coftumc antico.

V.

Tempo

già fu , nella

mia

verde etate

,

( Dir

mi

vergogno il

numero

degli

Anni

)

Si folevano ufar le Mafcherate.

Ch'erano

all'occhio deliziofi inganni.

Compagnie

fi

vedevano

iftoriate

Con

bizzarre divife, e ricchi panni,

E

facean, gareggiando in tale

impegno,

Il

buon

gufto fpiccare, e il bell'ingegno.

VI.

(9)

* v

-

»

VI.

Ora un nuovo

fiftema ufa il gran

Mondo

Comodo

, e libertà ricercan tutti

.

Si è perduto fra

Noi

quel brio giocondo,

Che

producea dell'allegrezza i frutti.

E

pure , e pur delle richezzc al fondo Gli

uomini

piucchè

mai

fono ridutti.

Che

in pubblico allor faceanfi onore.

Or

la fpefa in privato è affai maggiore.

VII.

Ora

corta

una Cena, un

Definare

Quel,

che cortava

un

Carnovale intero.

Par non

fi porta in

Compagnia mangiare

, Senza il

Cuoco

Francefe , e il vin rtraniero.

Una

converfazion

non

fi

può

fare .

Che non

rechi l'invito

un

gran penfiero .

Tanto

la foggezion ialita è in fu,

Che

la vera allegria

non

fi ufa più.

Vili.

Mula,

la penna

non ho

prefa in

mano, Per

criticar degli

Uomini

il coftume.

So,

che fare da

me

fi fpera in

vano.

Quel

, che

non

fa della ragione il

lume.

Suole dal

Mondo

reputarfi infano,

Chi

contro l'ufo taroccar

prefume.

Penfi

dunque

ciafeuno a cali fuoi

,

Non

iftiamo a impazzar, penfiamo a

Noi.

A

3

I*

(10)

IX.

E

tornando a ridir quel, ch'io dicea,

Sembrami

in occafion di

Nozze

tali

La

Mafcherata

una

graziofa idea,

Per

ufcir dalle cofe univerfali,

Al

baffo ingegno la Virtù

Febea

Vaglia col fuo potere a

impennar

l'Ali;

Onde

lo ftudio, e l'invenzion fìa grata

Al Spofo

egregio, e alla Donzella ornata,

X.

Dodici ritroviam d'età

conforme

Giovanette Vezzofe, ed altrettanti.

Spiritofi Garzoni. In varie

forme

Figurate le fpoglie , e i lor fembianti.

Vadano

a due a due

{rampando

l'orme Per le pubbliche vie fra fuoni , e canti .

E

fiano in lor di quelli Spofi cggregi Simboleggiate le Virtudi , e i pregi.

XI.

Regafi innanzi, e al lieto fluol preceda

Machinetra

gentil di lauri ornata, In cui la

Fama campeggiar

fi veda

Colf

Ali al dorfo, e colla

Tromba

aurata.

Amor

da

un

lato a piedi (uoi rifieda Coli'arco vuoto, e colla face alzata,

E

da

un Coro

di Ninfe, e di Pallori Quelli s

odan

cantar

Carmi

fonori.

XII.

(11)

&

Vìi.

$

XII.

5,

Ecco

la

Fama

, che d' intorno al lido

„ Le

vittorie d'

Amor

fpande verace :

Ecco,

Vineggia , il Vincitor

Cupido,

„ Che

fatto

ha

il colpo , ed or ripofa in pace.

„ Amor non

è quel fedduttore infido

„ Non

è più

Amor

l'ingannator

mendace;

L'arco mirate difarmato

ancora;

„ Ha

fatto

un

colpo , che il fuo

Nome

onora.

XIII.

55 Ferito

ha

il fen d'amabile Donzella.

Ferito

ha

il

Cor

del Cavalier più degno.

Ecco

Spofa gentil , vezzofa; e bella

,

3,

Che

di Virtute, e delle grazie

ha

il regno.

5,

Ecco

Spofo, che agli

Atti,

e alla favella

33

D'onore

oftenta il più verace

impegno,

Il Saggio

Amor

le due bell'Alme

annoda,

„ Onde

ria, che la Patria efulti, e goda.

XIV.

^ Di Lodovico,

e di

Faustina

ai pregi

Formate

, o Ninfe , e voi Paftori il ferto,

Noti già fon del loro fangue i fregi

,

„ Le

ricchezze, gli onor, le glorie, il

Merto.

,3 Dell'Adria i

Genj

ai nuovi Spofi eggregi

TcfFen di laudi

Nobile

concerto .

Ecco

la

Fama,

che il bel

nodo

addita,

.,, Eccovi

Amor,

che la gran

Coppia

ha unita.

A 4 XV.

(12)

*

Vili,

g,

XV.

Dietro la vaga

Macchinetta

induftre

Siegua lo ftuol per la bell'opra ufcito

.

Veggafi in pria la

Nobiltate

illuftre,

E

feco il

Merto

(erettamente unito .

A

vicenda fra lor ciafcun s induftre

Rendere

il proprio fregio in due partito,

Donando

al

Merto

Nobiltà il decoro,

E

il

merto

a Lei ferto di verde alloro .

XVI.

La Ricchezza

fucceda, e ad effa allato Siavi il

Decoro,

che le regga il piede.

L'ima

il

Capo

di

gemme,

e il petto

ornato,

Moftri di providenza

ampia

mercede.

L' altro feguendo il fuo coftume tifato

Porga

la

mano

a chi pietà gii chiede;

Ma

il braccio annodi alla

Compagna

iti guifa,

Che

lodata fi

vegga,

e

non

derifa.

XVII.

Seguiti pofcia la

Bellezza

anch' ella Per

man

guidata dal pudico

Onore.

Ella fi adorni per parer più bella,

E

gli moftri nel volto un bel rofibre.

L'ima

olienti

d'Amor

l'Auree quadrella , L'altro colle lue

man

diffenda il

Cuore.

Quella al

compagno

fuo parli all'orecchia,

E

riipondale Quefìi; in

me

ti fpecchia-

XVIII

(13)

XVIII.

Mirinfi dietro a lor la

Gioventute

Ed

il Configlio patteggiare uniti

.

Quefti per impedir le fue cadute

Le

regga il braccio, e il

buon

fentier le additi.

Porgale

un quadro

, in cui della Virtute Tatti i pregi

maggior

fian coloriti,

E

in ogni parlo, che la giovin tenta

Faccia, che ftia nella Virtude intenta.

XIX.

Bella moftra dopoi faccia il

Sapere,

Dalla

Prudenza accompagnato,

e fcorto,

L'uno

olienti ne' Libri il fuo piacere

^

L'altra fecondi il Nobile diporto Ivia le più , che

non

lice

ama

fapere, Dicagli la Prudenza: Io noi

comporto.

Ed

il Libro fofpetto

Oltramontano

All' incauto Saper tolga di

mano

.

XX.

Vadano

finalmente uniti, e ftretti

La Modestia,

e il

Piacer; Coppia

felice

E

fpiegando il Piacere i fuoi delitti,

Non

le vieti Modeftia il ben, che lice.

Ma

dei vario des'io , dei varj affetti

Sia la bella Virtù moderatrice.

Onde

la

man

della Modeftia accorta All' onefto piacer ferva di feorta.

XXI.

(14)

#• X. Mi

XXL

Chiuda

la mifteriofa

Mafcherata Coro

d'altri Paftori, e Paftorellc

;

E

la voce concorde all'Aere alzata,

Cantino

i Giovanetti, e le

Donzelle:

„ O Voi,

che avete per la via mirata

„ La compagnia

delle Virtudi belle.

Quelle Virtù con più verace afpetto

Son

di

Faustina,

e

Lodovico

in petto*

XXII.

Mufa

, il

tempo

fen vola, il bel difegno Più

non

fi tardi a rendere

compito.

Le

belle

Donne non avranno

a fdegno D'intervenire al graziofo invito.

E

i Giovanetti accetteran l'impegno,

Avendo

il

Merto

degli Spofi udito.

Fara venir le genti di lontano

Il

Rezzonico nome

, e il

Savorgn ano.

XXIII.

A

chi noti

non

fono i

Nomi Loro?

L'Italia noftra, e la

Germania

il dica Sparge la

Fama

Tua dall'Indo al

Moro De Savorgnani

la Famiglia antica.

Ed

il prifco ferbando

almo

decoro

Nell'Adria Angufta, alle bell'opre

Amica,

Degli

Avi

illufòri ai

memorandi

pregi Colle Porpore eccelfe accrefee i fregi.

XXIV.

(15)

&

XI.

^

XXIV.

De Rezzonichi

il

Ceppo ha

in più d'un

Ramo

Nel

bel

Terren

di

Lombardia

fiorito .

Nella Patria di Plinio illuftri

abbiamo Memorie

antiche del lor

Sangue

avito.

Or

le radici fue piantar

veggiamo L'Arbor

felice full'Adriaco lito .

E

fra gli Eroi del

Veneto

Senato

Di Vermiglio Color

tinto, e fregiato.

XXV.

Roma non men

la bella pianta

onora,

E

fuo foftegno il Vatican Y appella

.

Quella Virtù , che Tantamente odora

Fa

la

Porpora

Sacra ancor più bella:

La

Chiefa, il

Mondo

, e la fua Patria infiora L' eccelfo

Ramo,

che con

Dio

fi abbella,

Padova

fortunata, a cui ftar lice

Sotto

l'ombra

di

Lui

lieta, e felice.

XXVI.

Oh come

il Tralcio Porporato

immita

Il

Ramufcel,

che ora è del

Tebro

in riva!

E

la Bella

Vicenza oh come

addita

Di Lodovico

la Virtude attiva!

E

la

Germana

di bontà fornita

,

Che

il

Sangue

illuftre

Vidimano

avviva ;

E

le altre

Due

, che

han

preferito il Chioftro

Onor

fanno al bel kffo^ e al fecol noftro.

XXVII.

(16)

*

XII.

&

XXVII.

Ma dove ah dove mi

trafporta il Zelo ì

Dove mi

guida il

mio

defire ardito!

Tanto

poter

non mi

concede il Cielo

Di

far Elogi a

un

merito infinito.

Pone

il rilpetto alla

mia mente

il velo ,

E

l'ignoranza alle

mie

labbra il dito.

Canti di lor, chi di fapere è adorno;

A

regolar la

Mafcherata

io torno

.

XXVIII.

Ragunare

poflìam lo ftuolo intero

Di

Canalregio agli ultimi Confini.

Ci

daran luogo nel Palagio io fpero Nobili, e Generofi i

Bomfadini.

Pofcia in ordin

prendendo

il bel fentiero Si

conduca

la

Turba,

e fi avvicini Alla

Maggion

fignorilmente ornata,

Ve

la Spola iublime al

Mondo

è nata.

XXIX.

Ivi dalle Virtù fi renda onore

Alla gran

Donna,

che nutrilla in feno Diafi

Merito,

e lode al Genitore

Di

gloria vera , e di fplendor ripieno.*

Che ambi formar

della

Donzella

il

Cuore,

E

la

mente

felice, e il volto

ameno.

Diafi lode condegna ai Zij Sovrani,

Ei

ai Generofi Nobili

Germani

.

XXX.

(17)

& XIII.

Jg.

XXX.

Colà

fupplito all'umile rifpetto,

Prendiam

la via, che a rinvenir

conduce,

Della Famiglia

Vidimana

il

Tetto*

Ove

Gloria, ed onor rifiede

, e luce .

E

ài

Quintili a

al venerando afpetto

,

In cui vera bontà dal

Cuor

traluce , Poiché la cura del

Corredo ha

prefa, Canti ciafcun la ben condotta imprefa?

XXXI.

Indi al Palagio Nobile ; e

Pompofo

,

Che un Albergo

Real pareggia,

e

immita,

Ve

il

Magnanimo Cuor

d'illuftre Spofo

Ad

eterno piacer la Spofa invita .

Entri la

Turba,

e il popol curiofo,

Dove

il

buon

gufto maraviglie addita,

Le

danze

ammiri,

e i Nobili apparati,

E

da fcelti pennelli i

Cidi

ornati.

XXXII.

Soddisfatto il piacer fra tai fplendori, PafTì a cantar nella gran Sala il

Coro

.

La Madre

illuftre, e il Genitor fi onori,

Efempi

veri di Virtù, e decoro.

Del

Figlio loro ai fortunati

Amori

Della pace fi prieghi il bel Teforo.

Ricchezza, e Nobiltà diletta, e piace,

Ma

condifce ogni ben del

Cuor

la pace.

XXXIII.

(18)

Ifr

XIV. £

XXXIII.

Vada

pofcia lo ftuol lieto, e ridente

Nella gran Piazza a terminar la Fetta,

E

del

Veneto

fuol la folta gente

Corra

giuliva a vagheggiarlo, e pretta .

E

dal canto, e dal fuon, che dolcemente L'allegrezza

comun

nel popol detta, Sian refi alfine i fpettator contenti

Da

tai fonori Muficali Accenti,

XXXIV.

Adria Felice rafìerena il Ciglio;

Ecco

il bel

nodo,

che

ha formato Amore.

Verrà verrà

da

si bel

nodo

il Figlio

,

„ Che

alla tua

Reggia

accrefcera l'onore.

,, Se prefe

Amor

dalla Virtù il Configlio,

Sperar

non

fi potea gloria

minore,

Odi

la

Fama,

che

d'Amore

il grido

Sparge

con

dolce fuon di lido in lido

.

XXXV.

All'Occidente declinando il Sole,

Vadafi altrove ad addoprar l'ingegno

.

Fra liete

Danze

, ed agili Carole

Segua

lo fìuoi dell'Allegrezza il fegno.

Mufa

, col ballo terminar fi fuole

Nel Carnovale

il più giulivo

impegno.

E

il penfier nottro, che tai Spofi onora,

Qui può

finir la

Mafcherata

ancora.

FINE.

(19)
(20)
(21)

3M-6

XX

ìHEGETTVC&Nit-R

(22)

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