• Non ci sono risultati.

W.^x\ L! ^ >v. 1^ y«s V '-J^- -

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "W.^x\ L! ^ >v. 1^ y«s V '-J^- -"

Copied!
124
0
0

Testo completo

(1)

N^:

W.^x\ L

!

1^ y«S

^

>v

V

V

'-J^- -

(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)

SCELTA

DI

CURIOSITÀ LETTERARIE INEDITE RARE

DAL SECOLO XIII AL XVII

IdappendiceallaCollezionediOpereinedite o rare

Dispensa XGII.

PREZZO L. 3. 50

W

i

Di questa SCELTA usciranno otto o dieci volu- metti all'anno: la tiratura di essi verrà eseguita in numero non maggiore di esemplari202:ilprez- zo sarà uniformato al numero dei fogli di ciasche- duna dispensa, e alla quantità degli esemplari ti- rati: sesto, carta e caratteri, uguali al presente fascicolo.

Gaetano Romagnoli

(8)

?atoì*etljp

H."i

IL PROPUGNATORE

STUDII FILOLOGICI, STORICI E BIBLIOGRAFICI

13 APPENDICE ALLA COLLEZIONE[liOPEREINEDITE RARE

Le

associazioni si

riceveranno

dal sottoscrit- to libraio editore qui in

Bologna

co'

seguenti

patti e condizioni.

Il

Giornale sarà

ripartito in sei fascicoli

an-

nui,

ognuno

di 8 fogli in 8.°, di

pagg.

16

per

ciascuno,

da

pubblicarsi di

bimestre

in bimestre.

Ogni

fascicolo

costerà

ital. lire 2. 50: l'asso- ciazione

sarà

obbligatoria

per un anno da pagarsi anticipatamente

di

semestre

in semestre.

Se per

forza di disposizioni delle rispettive

materie un

fascicolo

dovesse tornar meno

dei fogli

promessi,

i sigg. acquirenti

saranno

rifatti in

alcuno

de' prossimi, e così all'incontro, se

i fogli

oltrepasseranno

il

numero determinato,

se

ne

farà il

ragguaglio

alla

sua

volta.

Chi

vorrà

associarsi voglia

compiacersi

di trasmetterci il

prezzo

del

primo semestre,

cioè

ital. lire 7. 50.

GAETANO ROMAGNOLI

Editore proprietario e responsabile.

(9)

LETTERE

DI

DIOMEDE BORGHESI

BOLOGNA

Presso GaetanoRomagnoli 1868.

(10)

Edizione di soli 202 esemplari ordinatamente numerati.

Più copie 4 in carta colorata.

N.

88

Slab. Tip. Monti.

(11)

AVVERTIMEN TO

Quando Cosimo

de'

Medici ebbe aggiunto

il territorio

sanese

al fiorentino e vide

finalmente

assi-

curato

nella

sua

famiglia il

do- minio

di

Firenze

edella

Toscana;

rivolse

ogni sua cura a

pacificare gli

animi

conturbati de' sudditi

vecchi

e

nuovi,

distraendolidalle

preoccupazioni

politiche,

ad

altri più miti e più tranquilli pensieri.

Alle

memorie

della libertà di cui moltissimi

non sapevano soppor-

tare la

mancanza senza sdegno

e dolore, egli

astutamente con-

(12)

frappose

i

passatempi,

le

pompe,

lo

splendore

delle feste, la

pro-

tezione delle arti e delle lettere.

E perchè

1'

amor

proprio de'to- scani si esaltava nell' idea di quel

primato

nella

lingua

di cui

non poteva

esser loro contrastato il

possesso dalle altre provincie d'I- talia; così

Cosimo

infervorò gli

animi a

quella

maniera

di studi

grammaticali

e filosofici , i quali

mentre per una parte

si

confor- mavano

al

suo

concetto

,

per

l'al-

tra

servivano ad ordinare con norme

e precetti fondati sugli e-

sempi

de'

buoni

scrittori, 1'

uso

della

lingua

cui si

dava ancora nome

di fiorentina e di toscana.

GÌ'

intendimenti

di

Cosimo

riu- scirono

a quel segno

eh' egli si

era proposto,

e le disputazioni in

(13)

materia

di

lingua occuparono

il

campo tenuto

dalle disputazioni politiche. I più eletti

ingegni

col- sero

all'amo

e

diedero opera

a- lacre

a

quelle discipline salite perciò in altissima riputazione;

e così

mentre Firenze presentava

all'Italia nelle

Accademie

fioren- tina e della

crusca,

nel

Varchi,

nel

Borghini,

nel

Segni,

nel

Giambullari,

nel

Davanzati

, nel de'Rossi, nel Salviati e in molti altri

una splendida

accolta di

uo- mini che sopra determinati fon- damenti regolarono

l'

uso

della

nostra

favella,

assegnandole pre-

cetti e

canoni

tenuti

oggi ancora

in

osservanza;

la città di

Siena

recava

aiuto

poderoso

all' eletta falange

mercè

la

sua Accademia

degT

Intronati e 1'

opera

del

To-

(14)

6

lomei, del Cittadini, del

Bulga-

rini, del

Bargagli,

del

Lombar-

delli, di

Diomede Borghesi.

Il

nome

di quest'

ultimo sareb-

be forse

caduto

nella

dimenti- canza, dove non

fosse stato rac-

comandato che

alle

Rime

e alle

Orazioni; mentre che

le

sue Let-

tere discorsive

per

gli utili e sot-

tili

ammonimenti

nel fatto della

lingua che

vi si

contengono,

gli

procacciarono

quella più

che

ordi-

naria

riputazione,

che ancora non

è in tutto perduta.

La

vita del

Borghesi

fu dettata dal

Mazzuc-

chelli

con

quella

diligenza

e

quel-

la erudizione in cui fu

maestro

inimitabile;

sebbene perù per

di- fetto di

documenti non abbia po-

tuto offerire quei più diffusi

rag-

guagli che sarebbero

stati desi-

(15)

derabili.

Imperocché

quella esi- stenza

avventurosa

e

girovaga

del letterato

sanese

eccita la

cu-

riosità di

conoscerne

le fasi o i

più

minuti

particolari; e in

que-

sta

considerazione

è

da sperare che non abbia a

riputarsi af- fatto inutile la

presente

pubbli- cazione.

Nacque

il

Borghesi

in

Siena

in-

torno

il

1540

di famiglia

riguar- devole donde

uscì

un

Pontefice,

che

fu

Paolo

V.

Confinato a Por-

toferraio,

ruppe

il

bando

,

passò

in

Lombardia

e

primamente

in

Mantova, dove entrò

tanto in a-

more

di que' prìncipi,

che

il

Car-

dinale

Federico Gonzaga

scrisse lettera al

Granduca, implorando a

favore di lui la

remissione

d'

ogni pena

e 1'

impune

ritor-

(16)

no

alla

sua

nativa città.

Ma

o la

morte

del

Cardinale accaduta po-

co

appresso

, o

qualunque

altro

motivo inducesse Cosimo

de'

Me-

dici

a negargli

allora la grazia di

che poco appresso

gli fu li-

berale

a

intercessione di altri; il

Borghesi menò

per molti

anni

vita

errante per

le città d'Italia,

mu-

tando frequentemente dimora

,

come

dalle date delle

sue

lettere si dimostra. Predilesse

però

fra gli altri il

soggiorno

di

Padova,

dove

nello Studio fiorentissimo e negli

uomini

dotti

che

vi

pro- fessavano

le scienze,

trovava

le

maggiori comodità

di perfezio-

nare

e di

accrescere

le

cogni-

zioni acquistate in patria.

Fu

di- fatti in quella città eh' egli fece di pubblica

ragione

i

primi sag-

(17)

gi dell'

ingegno

suo. cioè le

Rime

(

1565

), poscia

due

libri di

Let-

tere (

1578-1584

). Nella

dedica-

toria

ad Elena

Boccali Preti del- la

Parte prima

delle

sue rime

,

egli ci

porge

notizie «

che

il prin- cipe di

Firenze

e di

Siena

per

compiacere a

lei gli consentì di

poter tornare

in

Toscana.

»

Da

essa

dunque anziché

dal

Gonzaga riconobbe

il

Borghesi

la grazia

conseguita

;

sebbene poco

si

va-

lesse di

questo

favore,

continuan- do

il viver

vagabondo

di città in città, di corte in corte,

donde

forse ritraeva

maggior

frutto

che

dallo starsi

inoperoso

in patria.

Conciossiachè seguitando

egli l'e-

sempio

de' poeti e dei letterati

contemporanei, non

si saziasse di

domandare

soccorsi e recali ai

(18)

10

prìncipi di cui

lusingava F ambi-

zione e la

vanità con

lettere i- perbolicaraente adulatorie,

con

madrigali, sonetti, dedicatorie.

Ma

codesto

metodo

di vita

ra- minga

lo

impedì

dall'

intrapren- dere

i lavori

da

lui meditati e

annunciati,

dal

condurre a

fine quelli incominciati o abbozzati

,

fra i quali il Trattato della lin-

gua che per

le cognizioni

da

esso

possedute

in siffatta

materia a- vrebbe dato non meno

di ripu- tazione

a

lui

che

di utilità agli studiosi.

Fu un tempo

in cui egli desiderò di

posare

alla

Corte de-

gli Estensi, indotto forse dall'e-

sempio

del

suo

concittadino

Mar-

retti

che

vi

aveva

trovato ospi- talità: e

ad

essi si fece

racco-

mandare

dal

Cardinale

di

Gam-

(19)

11

bara

nel 1576.

Venne

egli difatti

a Ferrara

in quell'anno, e il

Ca-

mpani

residente fiorentino

a

quella corte

porgeva

avviso al

Granduca

della

presenza

di

que-

st'

uomo

«

con

più

ardore

et ar- dire

che sapore

e sapere,

con

voglia

d'annunciarsi per poeta

o

per

cattiva

lingua con questo Duca

, » il

quale però non

cre- dette di accogliere le

sue

istanze.

Ma ben

gli

giovò

ilPrincipe

Cesare

d'Este, il

quale con sua

lettera al

Granduca Ferdinando

I,

veduta

dal Tiraboschi, glifece

conseguire

la cattedra di

lingua toscana

in

Siena

, istituita

da quel Principe per

beneficio

principalmente de-

gli

alemanni che

ivi

convenivano

a

studio; e

con

altra

che

si ri- porta in

appendice a

queste let-

(20)

12

tere si fece intercessore

per

lui di altri favori. Neil'

anno 1589

fu

il

Borghesi

investito di

queir

o-

norevole

ufficio, ch'egli coprì

con

lode finche gli

durò

la vita, tol- tagli nel 1598.

Del

carattere di quest'

uomo

poco

di

bene

ci rivelano le

cose a stampa, pochissimo

le lettere, le quali

quando non

siano

pre-

destinate alla pubblicità, sogliono riflettere

come

in

uno

specchio l'a-

nimo

di chi le scrisse. Facileall'i- ra, invidioso della gloria altrui,

maldicente

,

censore acre

sottile e

pedantesco,

tanto

pieno

di

va-

nità

da proclamarsi da

sé stesso

senza vergogna,

arbitro e

rego-

latore della lingua; egli raccolse in se

una buona

parte dei difetti proprii dei letterati del

suo tem-

(21)

13

po.

Nato

libero, visse

servo men-

dicante adulatore diquanti prìn- cipi gli

donavano, come ne dan- no

fede

anche

queste lettere, nelle quali tutto s' infoca

a

lodare i

mediocri

sonetti di

don Ferrante Gonzaga

; e nel secolo dell'

Amin-

ta e del

Pastor Fido

esalta

con

le più ricercate frasi

ammirative una

favola pastorale dal

medesi-

mo incominciata per passatempo

e lasciata

incompiuta per

isvo- gliatezza o

per impotenza.

Poche opere produsse

il

Bor-

ghesi

per

le

stampe

,

pochissime ne rimangono

inedite.

Sono

alle

stampe

, le

Rime

, le Lettere fa- miliari e discorsive, tre

Orazioni inaugurali

alle

sue

Lezioni di lin-

gua

toscana, e

alcune

altre

mi-

nute

cose

sparsamente

pubblicate.

(22)

14

Delle cose inedite lasciarono

me- moria

il

Mazzucchelli

e

Lorenzo

Ilari nel

suo

Indice della Biblio-

teca

di Siena.

La

riputazione del

Borghesi

assai più

che

alle

Rime

e alle Orazioni si

raccomanda

alle Letterefamiliari e discorsive.

In-

fatti

mentre

queste

vanno

lodate dei

buoni

precetti

che porgono su

vocaboli e frasi e

su

la più retta intelligenza della

lingua

nostra, quelle si

pregiano

di

eleganza non

artificiosa

studiata.

Esse possono

offrirsi

ad esempio

ai gio-

vani

e

a

chi voglia perfezionarsi in tal sorta di

componimenti

così necessaria

ad ogni condizione

di

persone

,

perchè non

si discostano dall'uso

moderno

se

non

in

quan-

to la

purezza

della

lingua che ne-

gli scrittori

moderni

così

rara-

(23)

15

mente

s'

incontra scompagnata

dall' artifizio e dalla fatica,

ap- pare

nel

Borghesi

affatto

natura-

le e

spontanea. Anche

tra

que-

ste

che ora

si

danno per

la pri-

ma

volta al pubblico (1)

alcuna può passare

tra le più belle

che

1'

autore

dettasse; e si

fanno

leg-

gere con

diletto

ad onta

della

poca importanza

della

materia

e di quei

nauseabondi

eccessi di

va-

nità, di

adulazione

e di

bassezza che imprimono

nell'

animo

del lettore

un

concetto assai sfavo- revole dell'

animo

dello scrittore.

Giuseppe Campori.

(1)

Debbo

rendere grazie agli egregi signori Ronchini e Scarabelli , per la facoltà concessami e per gli aiuti pre- statimi così dell'estrarre lecopie dagli originali esistenti nell'Archivio Gover- nativo di Parma,

come

del collazionar- le e interpretarle ove faceva d' uopo.

(24)
(25)

LETTERE

DI

DIOMEDE BORGHESI

.4//' ili. sig. et p.ronmio oss.ilsig. Guido Coceapani (1) general Fattore del Du- ca di Ferrara.

(Originale nelT ArchivioCoceapani)

111. sig et p.ron mio oss.

M' era caduto in pensiero di far consapevole V. S.di qualchescusabile cagione della mia taciturnità di parecchi mesi,

ma

ho poi pensato, che ciò sarebbe super- fluo; facendomi a credere che voi che siete molto accorto, et molto discreto non solamente

non

dobbiate accusarmi.

(1) Personaggio dimoltaautorità nellaCortediFer- rara, eche godeva dellapienafiduciadel DucaAlfon- so II. Egli morì ai 14 aprile del 1596 inetàdi 75 anni.

(26)

18

'

ma

cortesemente scusarmi, et dir tra voi medesimo: senza dubbio il Bor- ghesi

non

ha lasciato di salutarmi scri-

vendo, perchè egli non mi ami, et

non

mi

riverisca, né perchè

non

co- nosca il mio valore, né perchè non habbia fresca rimembranza, che io gli

ho giovato grandemente;

ma

perchè esso è stato già buon tempo quasi in continovo moto, perchè ha sostenuto diverse infermità, perchè ha sempre combattuto con la Fortuna, et tal volta con la Invidia, et perchè sa moltobe- ne, che io non sono un di quegli huo- mini volgari, che hanno semplicemente riguardo all'apparenza delle azioni al- trui. Il sig. Borso Argenti (1) le

mo-

strerà

un

mio sonetto.

altrooccor- rendomi, all'onorata C.Pantasilea, alla gentiliss. signora Lavinia, et al gene- roso sig. Hercole io bacio le mani: et nella buona grazia di V. S. mi racco- mando. Di Siena a'

XXIII

di Mar- zo 1579.

Di V. S. 111.

Aff. et obb. ser.

Il Borghesi.

(I) Arcipretedella cattedrale diFerrara,buon let- terato eauloredellaCommedia,laPrigione d'Amore.

(27)

19

II.

Al ser.ino Sig. Principe di Mantova, Si- gnore et padron mio sempre Col.

(Originale nell'ArchiviodiMantova)

Ser.mo mio Signore. Sene viene in mio luogo afarriverenza a V. Altezza

un

nuovoparto del mio ingegno, dalla volontà per addietro, et dalla lingua ultimamenteinsieme contutto

me

stes- so offertole et donatole in Mantova.

Et benché esso per certo si conosce povero d'ogni ornamento, et però in-

degno d' esser punto havuto a grado da V. Alt.; non dimenosi parte molto baldanzosamenteetcon ferma speranza di non dovere esser dispregiatoda lei:

perciocché io gli ho renduto testimo- nianza che tra le infinite eroiche vir- tù, per le quali ella mirabilmente ri- splende, son chiarissime la cortesia, et la benignità, singolari allacciatrici et

( per dir cosi) gratiose tiranne de gli

animi nobili.

A

V. Altezza che con gran piacere et con grandissima spe- ranza d'Italia in fresca età comin-

cia a venir mostrando eccellenti segni

(28)

20

di Cavalier valoroso et d' ottimo Prin- cipe, io bacio inchinevolmente le gi- nocchia. Di Ferrara a'

XXII

di Giu- gno 1580.

Di V. Alt. Ser.

Umilisi, et devoliss. servidore Diomede Borghesi.

III.

Al molto mag. et Ecc. Sig. mio sempre

oss. il Sig. Marcello Donati (1) Se- gretario del ser.ino Principe diMan-

tova.

(Luogocitato)

Ora eh' io so che V. S. si truova a Belriguardo, non vo' mancare di visi- tarla scrivendo: et ciò faccio tanto più volentieri con V occasione della venuta costì del Sig. Febo

Bonnà

(2) mio a-

(1)Medicoe letteratonativo di Correggio,Segre- tarioeConsigliere di Vincenzo Gonzaga Principe e poi Duradi Mantova.

(1)Codesto Bonnàcheil Serassi qualifica per gio- vane ferraresemollostudiosoed erudito,fuamicodi TorquatoTasso,dicui pubblicòdueedizioni dellaGe- rusalemme nel1581.

(29)

21

micissimo, col mezzo del quale et del Sig. Borso Argenti, io la farò al pre- sente partecipe de'due libri del Tasso più desiderati da lui: et certo saranno

tali, che benché ne vadano forse dat- torno dellealtre copie, niuna ve n1ha- vrà, che sia così purgata né così cor- retta. Questo onoratissimo portatore ol- tre all'esser dotato di molto valore, è

degno d' esserehavuto in molto pregio per essere amatore etosservatore degli huomini letterati et valorosi. Egli ha- vendo inteso da più persone, et spe- cialmente da me, che V. S. etper virtù et per dottrina è non solo amabile,

ma

riguardevole, è entrato in deside- rio di farlesi conoscere per amico et per servidore, volendo in premio di ciò,che ella, conforme al

mio

volere, si vaglia di lui in ogni suo servigio.

Ai giorni passati mandai un sonettoal

ser.mo Prencipe: non lo inviai né a leial Sig. Ardicio (1) per non sa- pere se eglino si trovavano col Signor loro: mi fo a credere che esso Vhavrà veduto.Sforzerommidi farsì, che quan- do che sia essahabbia la maggiorparte

(i) Curzio Ardiziodi Pesaro, gentiluomo di bellis- simelettere,unode |iù costantiamici delTasso.

(30)

22

de' libri del

poema

del Tasso nell'ot- tima forma. (1) Et ricordando a V. S.

che io mi recherò sempre a gratia il

poterla servire, alla sua gentilissima persona mi offero et raccomando; con volontà cheisuoi generosipensieri pro- ducan felice effetto. Di Ferrara a' di

XXIX

di Giugno 1580.

Di. V. S. molto Mag. et Ecc.

Aff. et obb. serv.

Il Borghesi.

IV.

Al Ser.mo Signore Sig. padron mio Col.

il Sig. Duca di Ferrara.

(Originalenell'Archivio PalatinodiModena)

Ser.mo Sig. padron mio Col.

Sono stato alquanti giorni pensando

di dover far partecipe V. Altezza di

due sonetti, che ho composto nell' a-

(1)Ignorava certamente ilBorghesi rhesi stava al- lora stampandoin Veneziadal Cavalcalupo il Poema delTasso, il quale venne in luce in questo stesso anno.

(31)

23 cerbamorte dell'Ecc.

Madama

Leonora sua sorella; (1)avvenga che io sia cer- to, che vicinoal gran lume della glo- ria di tanto singoiar Principessa non possa risplender picciulo raggio di sa- pere altrui:

ma

sempre ha vietato,che io dia forma al

mio

pensiero, il dubi- tar ioforte , che altri non riguardando ad altro, che alla bassezza del mio

stato, non habbia ad attribuir 1'effetto della mia riverenza a presuntione.

Ho

finalmente deliberato di mandare il

predetto parto della mia

Musa

aV. A.;

conciosia cosa che io ben sappia, che ella accompagnando con la prosperità della fortuna V eccellenza d'infinite vir- tù, faccia stima di tutti i letterati, et particolarmente de'poeti, i quali in questo misero secolo, che conosce as- sai poco, et molto

men

riconosce il lor merito; dalla real cortesia di lei

(1) Questi duesonetli trascritti dall'originale che va unitoalla presente lettera,iquali >iriportano qui sotto, leggonsistampati senza notabilivariantinelra- rissimo libretto intitolato, Lagrimedidiversi poeti volgarietlatinisparseperlamortedell'Illustriss.

et Eccellentiss.Madama LeonoradiEste, etrac- colte da Gregorio Ducchi. Vicenza1585. Essinon furono accennatidalMazzucchelli nella enumerazione delle rimedel Borghesi ches'incontrano nelle rac- coltedelsuo tempo.

(32)

24

son largamente sovvenuti, et esaltati.

Mi rimangodi significare a V. A., che serbando io fresca

memoria

de'favori et de' benefici, che da lei ho ricevuto;

desidero smisuratamente di potere in qualche nobil maniera adoperarmi nei suoi servigi: perchè

mi

parrebbe di voler quasi mettere in quistione la servitù, che io le ho dedicata persem-

pre. Et a V. A., il cui valor perfetto fa temere ancora, et venerar la nostra Italia da tutte le genti; io bacio umi- lissimamente la vesta.

Di Mantovaa' xviij di Marzo 1581.

Di V. Altezza Ser.ma

Devotis. et Obi. servidore

Diomede Borghesi.

(33)

25

NELLA MORTE

DELLA ECC. MADAMA

LEONORA DA ESTE

SONETTO

Almareal, delecui dotiancora chiara fama ivanni apre, edistende Ovunqueil Marcirconda, e'1Sol risplende;

Chesoprail mortai usoaltriLE ONORA:

A rimenarneil la biancaAurora Timida,mesta, e sospirosa imprende;

A piangersempreilvedovo intende .

Cui gravedoglia,inusitataaccora;

Crudelfa guerra intempestivo gelo A iprati;e fosco cela, orridonembo Gli ardenti raggial gran Signordi Delo:

Poiché '1 candido, illustre,ornatovelo Lasciandoa Morteniquitosa in grembo, Se'tu,carcad'onor, salitaalCielo.

(34)

26

NELLA MEDESIMA MORTE

SONETTO

Nel marmoillustre, in eh'orleluci affisse

Tengonpiangendoi grand'Estensi alteri

,

Degnidiposseder sovrani Imperi;

Febocantando in talmanierascrisse.

Qui giaceil fraldilei, eh' anoie, arisse Sottrassealmevirtù; ch'alti pensieri Rinchiusein petto,e 'ncontr'Amorguerrieri;

Eeh' asplendord'Italiae nacque, evisse.

L'Almagentil,chedi corporea vesta, Leggiadraa meraviglia, ornò Natura;

LeSanteMusead onorarfupresta.

Peròsiado'Poetiimpresa, ecura Il far memoriainquellaparte, e 'n questa Dela gloriadileicandida, epura.

Diomede Borghesi, Svegliato Intronato.

(35)

27

A Don Ferrante Gonzaga Principe di Guastalla (1).

(Originaleuell'ArchiviodiParma)

III. et Ecc. Sig. et mio P.ronesempre col.

La

magnanimità diV. Ecc.111.

m'ha

fatto ardito in domandarle, aiuto per lo stampar delle

Rime

et delle Prose mie: et perciò a' giorni passati

non

potendo io mettermi in

cammino,

per essere stato da male assai fastidioso lasciato debolissimo; Le mandai con una mia lettera Messer Dario Manfredi maestro di stalla dell'111. Sig. Camillo

(1)Codesto principe cultore delle lettere e della poesia tenne corrispondenza col Manfredi, coli'Inge- gneri econ altriletterali; chiamò alla sua corte il

celebre Bernardino Baldi; favorì il Tassonelle sue maggiorinecessità, ecompose una favola pastorale,

1'Enone, laqualeperò nonvennemai alla luce. Alle quattro lettere indirittea D Ferrante chesi trovano inserte nellaedizione romana delle lettere del Bor- ghesi, undici n'aggiunseil Tiraboschi comunicategli dall'Affòche con altreparecchielequali ora vengono allaluce, leavevatrattedall'Archivio di Guastalla;

equelle letterevennero pubblicatenelTomoXXVdel-

la ContinuazionedelNuovo Giornale de' letterati

,

chesistampava in Modena.

(36)

28

Palazzi, ordinandogli, che non si par-, tisse, Cnchò da lei non fosse spedito.

Egli tornando mi rapportò che V. Ecc.

111. gli havea detto in Mantova, che non accadeva, che esso aspettasse quivi altro; perchè ella m' havrebbe di Gua-

stalla l'atto rispondere, et inviato in questa città un suo servidore. Ora

man-

dando io costì a posta uno stalliere del detto Sig. Palazzi, vengo a ricordare a V. Ecc. 111. il bisogno, et desiderio mio, non già per voler far violenza alla sua singolarissima cortesia,

ma

perchè dovendo io, senza fallo, andar-

mene

fra cinque o sei a dar comin- ciamento alla stampa delle mie Opere;

dubito, che se Ella (

come

daMons.

Dario m'è stato ridetto) indirizzasse qui suo messo, egli non facesse questo viaggio indarno. Supplico V. Ecc. 111.

a degnarsi di farmi dar una

minima

risposta, di cui

(qual che si sia) mi

chiamerò favorito et appagato. Se io fossi stato certo di trovarlaaGuastalla, et non occupata in altissimi negotii, sarei venuto io stesso in coteste con- trade donde sarei poscia andato a Pa- dova: il che farò pure, se le fia di piacere, che. o per tale affare, o per suo servigio io vi venga. Il portator

(37)

29 di questa carta è persona fidata, a cui può sicuramente darsi ogni cosa.Bacio con infinita riverenza le

mani

a V.

Ecc. 111. il cui eroico valore è per i- stancare le più faconde lingue, et le

più dotte persone di questo secolo(1):

et nella sua gratiaumilmente mi rac-

comando.

Di Brescia a'di

XXVIII

d' Agosto 1583.

Di V. Ecc. 111.

Umiliss. et devoliss. servidore

Diomede Borghesi.

VI.

Al medesimo.

(Copia nella Biblioteca Palatina)

111. et Ecc. sig. et p.ron mio sempre

Col.

— Ha

tre settimane, eh' io giun-

si in questa città, dove con 1'aiuto di Dio comincerò fra due o tre giorni a

(i) Aporrein bellaevidenza 1'iperbole èda avver- tiredie codesto D.Ferranteera appenasulventesimo annodell' etàsua.

(38)

30

fare stampar le cinque Opere mie, et darò principio dal libro di quelle let- tere, nelle quali, secondo diverse oc- correnze, o giudicando, o difendendo, o accusando, scuopro assai proprietà di questa lingua, fin qui non cono- sciute; et do per accidente molti im- portantiammaestramenti. Riduco sem- plicemente a

memoria

il mio presente bisogno a V. Ecc. 111., nella quale, si

come

in Principe

magnanimo,

et per poco unico sollevator de' letterati, et de'virtuosi; ho riposto in questo af- fare assai della mia speranza. Io allog- gio in borgo di Pieve, in casa di ma-

donna

Cornelia Yenetiana; et per lo corriere, che viene ogni settimana da Mantova a Venetia, si può sicuramente mandare ogni cosa. Bacio con infinita riverenza la vesta a V. Ecc. 111. et u- milmente m' inchino all'eroiche virtù sue. Di Padova a'di primo d'ottobre

1583.

Di Y. Ecc. 111.

Devoliss. servidore Il Borghesi.

(39)

31

VII.

Al medesimo.

(Luogocitato)

111. et Ecc. Sig. etp.ronmio sempre

col.

Seppi che V. Ecc. 111. era ve- nuta a' giorni passati a Venetia dove io sarei subito venuto a farle riveren- za, se i dolori colici che

m'hanno

molestato alcuni dì, et una lenta fe- bretta, che non cessa ancora di mole- starmi, non lo

mi

havessevietato. Im- perocché io non solamente ho in som-

ma

veneratione V. Ecc. III.,

come

sin- golarissimo Signore etpadron mio,

ma

la tengo in maraviglia

come

Principe virtuosissimoetunicasperanza,inquesto corrotto secolo, de' letterati.

Con

tutte le mie indispositioni, m'apparecchio apubblicar di presente laseconda parte delle mie lettere discorsive molto ac- cresciuta, et quattro o cinque altre mie opere, nelle quali procuro di mostrare

al

mondo

che io non mi chiamo inde- gnamente devotissimo servidore di V.

S. 111. Ricordole che in condur ciò ad effetto, essendo io gentilhuomo di de-

(40)

32

boi fortuna ho bisogno d'esser solle- vato dall'altrui magnanimità, et par- ticolarmente ora, che 1' infermità

m'ha

posto et mi pone in grave dispendio.

Et con umiliss. affetto supplicando V.

Ecc. 111. a mantenermi in sua gratia;

alla sua eroica persona bacio inchine- volmente le mani. Di Padova a'

XVII

di Marzo 1584.

Di V. Ecc. 111.

Devotiss. et perpetuo servidore Il Borghesi.

Vili.

A

a Mantova.

(Originalenell'ArchiviodiMantova)

Ho

mandato un libro della prima parte delle mie lettere discorsive al sig. Ferrando Mauro, affine che egli

il dia a V. S. alla quale piacerà di riceverlo,

come

dono d'un riverente amico, et aff.mo servidordi lei.Io feci coni'elladee sapere una Canzone nelle passate nozze del ser.mo sig. Principe suo et mio signore. Ora perchè io non

(41)

33 vorrei perder quella fatica la quale da huomini grandi m' è lodata assai, ho desiderio d'accomodarla (et allora non

la mandai intorno ) a queste seconde nozze; il chefarò agevolmente col

mu-

tamento della primiera stanza et di tre o quattro altri versi.

Ma

tutto ciò vo' fare con buona gratia del ser.mo sig. Principe; e prego V. S. a favo- rirmi di baciar da mia parte la vesta a S. Alt. Ser. et a ricordarmele per servidore devotissimo.

Ho

sentito mi- rabile allegrezza della conchiusione di questo felicissimo etda tutta Italia de- sideratissimo maritaggio (1) et ne

mo-

strerò segno con la penna. Riduco a mentea V. S. che la sua cortesia

m'ha

obligato infinitamente, et che la dot- trina et virtù sua mi sforzano ad ria- verla in riverenza. Et all'onoratissima sua persona bacio le mani. Di Padova adì XIIII d' Aprile 1584.

Di V. S. 111. et molto eccellente.

AH', et Obb. Ser.

Il Borghesi.

Io attendo alla pubblicatione di più opere mie.

(1) Alludo almatrimonio già concordatodel Prin- cipe di Mantovacon Eleonora de'Medici, chesieffetluci nella finedi Aprile.

3

(42)

34

IX.

.1/ Mollo HI. et MolloEcc. Sig. elp.ron mio sempre oss. il Sig. Guido Coccapani Castellano el general Fattore, a Fer- rara.

(Originaleneh" ArchivioCoccapani)

Molto 111. etmolto Ecc. Sig.etp.dron mio oss.

Ho

tolto moglie in questa città: di che scrivo più diffusamente

al gentilissimo Sig. Ercole figliuolo di V. S, 111. (1). Supplicola, che voglia unavolta

comandarmi

qualche cosa. Et alla sua prudente et valorosa persona io bacio le mani.

Di Padova a'

XVIII

di Marzo 1585.

Di V. S. molto 111. et molto Ecc.

Aff. et Obi. Ser.

Il Borghesi

(1) 11Mazzucclielli vagamente accenna almatrimo- nio, ma non potèdeterminarne il tempo por diletto dinotizie.

(43)

35

A ì). Ferrante Gonzaga.

(Originalenell'ArchiviodiParma)

Sarà con questa lettera un libro del- le mie

Rime,

nuovamente stampate (1).

Degni V. Ecc. 111. di riceverlo con tanto di benignità, con quanto di ri-

verenza io glie lo mando. Supplicola ,

che voglia conservarmi in sua gratia.

Et a V. S. 111., che è ornata di virtù eroiche, umilmente m'inchino.

Di Padova a' di

XXI

d' Agosto 1585.

Di V. Ecc. III.

Lmiliss. et oblig. servidore Il Borghesi.

(1) LeMine amorose,stampateallora in Padova.

(44)

36

XI.

A Don Ferrante Gonzaga.

(Luogocitato)

111. et Ecc. Sig. e Pad. mio sempre Col.

A'giorni passati scrissi lun- gamente a V. Ecc. 111. e le mandai alcune annotazioni fatte sopra de'falli della Tragedia del Tasso (1). M. Pietro Pavolo Cattaldo m' ha scritto, che per sicurissima via ha indirizzato il piego di dette scritturea V. E., e perciò non

mi

stendendo in ragguagliarla del bi- sogno et del desiderio

mio

, inol- trandomi in altre affettuose preghiere,

gliele ricordo solamente: soggiungendo che per la strettezza di questo anno incomparabile, il mio bisogno si vien sempre avanzando; e supplicandolache dove pur

non

vogliamandare ad esse-

fi)Queste annotazioni critiche e pedantesche per le qualiil Borghesi acquistòiltristo vantoiliassociare

ilsuo nomeaquelli delSalviali, del De'P.o^siedegli altridetrattoridrl Tasso, saranno da noi pubblicate insieme con parecchidocumenti inedilichesiriferi- sconoalCantoredellaGerusalemme.Alire censurealle rime ealpoema riformata diTorquato Tasso si leg- gonofra lesue letterediscorsive.

(45)

37

cutione ciò che ella con tanta liberal prontezza mi promise a Venetia, de- gni almeno di farmene far motto: ac- ciocché io m' habbia a tor di speranza.

Conciossiacosaché essendo io (

come

scrissi già ) devotissimo servidore non della roba,

ma

dell'esquisito valore e dell'eroica virtù di V. Ecc. 111. non muterò pensiero névoglia: e rimanen- do sempre apparecchiato a fare i co-

mandamenti

di lei, et a venerar le singolarissime doti e le reali qualità sue; mi mostrerò dissimigliante a mol-

ti plebei ( et io ho per plebei non pu- re i nati vilmente,

ma

i gentilhuomi- ni degeneranti dalla lor nobiltà ) che pure hanno ricevuto di quelle gratie et di que' benefici dalla magnanimità del Principe

Don

Ferrando Gonzaga, che non ha ricevuto il Borghesi.

Man-

do a V. Ecc. IH. altre annotazioni fatte pur soprafalli della predetta Tragedia,

le quali dovranno a mio giudicio pia- cerle, perchè ne possa trarre qual- che giovamento, e perchè ella co- noscerà che avanzo di gran lunga di purità di stile uno scrittore che dal

mondo

è tanto stimato. Qui s

1

aspetta desiderosamente, e da

me

in partico- lare, la nobilissima e tutta gratiosa e

(46)

38

leggiadra

Enone

di V. Ecc. 111.

A

cui

bacio inchinevolmente le gloriose ma-

ni.

Di Padova a'dì 5 Dicembre 1587.

Di V. Ecc. 111.

Devotis. el obi. servidore in perpetuo Il Borghesi.

XII.

Al medesimo.

(CopianellaBibl.Palatina)

Quindici giorni fa inviai a V. Ecc.

alcune mie annotazioni sopra la Pa- storale di (1) le quali per avventura le dovranno in più cose es- ser di qualche giovamento. Ora haven- do io deliberato di voler darvi molte regole di lingua, le quali vo' trarre dagli errori di quegli scrittori, ch'oggi son di grido; ho notati alquanti falli delle nuovissime

Rime

del Tasso: e quindi prendo argomento di formar delle regole a sodisfacimento, et util

li Lacuna nel manoscrilto.

(47)

39 vostro. Mandole a V. Ecc. 111., a cui significo che vo' andar notando nel-

1'altre

Rime

del Tasso 1'altre imper- fettioni della favella, e nella medesi-

ma

guisa ve ne farò partecipe.

E

sap-

piate che finalmente ridurrò in uno

tutti questi errori altrui, e tutti i miei insegnamenti, e con tavola copiosissi-

ma

e chiara ne farò dono a voi : ac- ciocché delle cose di lingua, di cui vi potesse nascer dubbiovi possiatedi su- bito e pienamente chiarire.

Ben

sup- plico V. Ecc. 111. che né di questa ,

né dell'altre mie simigliane scritture non voglia far parte, né motto a per- sona.

Io,

come

vi scrissi ultimamente, sono stato gravemente malato quasi tutto questo verno: e per colmar le mie dis- grafie mia mogliera altresì è stata oppressa da fiera infermità: e (quello, che è peggio) è ancora inferma. 11 che è stato cagione, fra medici, e medi-

cine, e servitù straordinaria, che n'hab- bia governato in anno cosi stretto e scarso di tutte lecose, io habbia speso più di trecento scudi. Et in vero l'ha- ver mandato tutto il meglio di casa mia al monte dopo V havere speso quei danari, eh' io aveva in b'orsa, non sa-

(48)

40

rebbe bastato al mio bisogno. se non m' havesser sovvenuto alcuni virtuosi

«mici miei, fra'quali l'Abbate Mar- tinengo, 1'Abbate Arcimboldo, il Sig.

Girolamo Diedo, il Giolito, e 1 Se- gretario del Marchese Bentivogli (e co-

me

posso tacere il

nome

di chi con tanta amorevolezza m' è stato d'aiu- to? ) hanno precorrendo il mio deside- rio, soccorso al mio stato. Io mi son ricordato sempre che V. Ecc. 111. in partendomi io da Guastalla, mi disse (jueste formali parole: « Borghesi, fa

conto che io sia il sei dello sbaragli- no, che si accomoda a tutti i punti:

perchè in tutte le tue occorrenze io sarò disposto a giovarti. » Et ho ben conosciuto, che voi siete

un

de"più veritieri Principi del mondo.

Ma come

quegli, che so, che le vostre forze, benché molto grandi, non rispondono

fattamente all'infinita generositàvo- stra, che possiate sempre, secondo il desiderio vostro, beneficare i vostri ser- vidori, e compiacere interamentea co- loro che vi richiedono; ho lasciato di ricorrerea voi.

Ma

continuando il male

di mia moglie, e per conseguenza le spese straordinarie, sono sforzato di venire a supplicare V. Ecc., che vo-

(49)

41

glia in così dura fatica aiutarmi. As- sicurandovi che impiegherete ii bene-

ficio in gentilhuomo, che riconoscerà dopo Dio da voi non solo la riputa- tione,

ma

la vita stessa: la qual sem- pre sarà prontissimo a spendere in vo- stro servigio.

Ho

per fermo che voi seguendo il vostro

magnanimo

costume

mi

siate per donar sovvenimento, e perciò vi dirò solo, che il mio biso- gno è presente, e che però non patisce dilation di tempo. Et in vero V. Ecc.

111. mi farà maggior prò al presente con uno, che con dieci in qualunque

altra occasione.

Non

vo' passar con si- lentio che di qualsivoglia amorevolezza voi siate per degnarvi di volermi fa- re, io, benché picciola, o picciolissi-

ma

, son per rimanere interamente ap- pagato e favorito; perchè il tutto è per derivare non da mio merito

ma

da sola magnanimità di voi; e perchè io costumo di misurar le gratie non dalla grandezza loro,

ma

dall'animo di chi le mi vien facendo. 11

mandar

di costì danari a Padova almen per via di Venetia è facilissimo. Io disegno di volere andareaPasquaafar riverenza, et a portare un mio libro al Serenis- simo Sig.

Duca

di Savoja, la cui Al-

(50)

42

tezza ( secondo che ultimamente m'ha scritto il Sig. Conte di Villachiara) serba molto fresca e molto onorata me- moria di

me,

e mostra di far grande stima delle qualità mie. Per mettermi

in arnese per questa andata,dalla qua-

le spero mirabile utilità, s'accresce il

mio bisogno. Supplico V. Ecc. 111. a

perdonarmi se io con questa lungadi- ceria le ho porta noja, et incolpine la

sua incomparabile benignità. Et alla vostra gloriosissima persona bacio con riverenza la vesta (1).

Di V. Ecc. 111.

Devolis. et Obi. Ser. in perpetuo Il Borghesi.

(1) Notasiin questa copia che nell'occhietto della lelteraèla datadel 1587. Accenna qui il Borghesi l'intenzionedi portareunsuo libroalDucadiSavoia:

edell'avercompiuto questo suo divisamentefa prova una letteradi luiallostesso don Ferrante scrittada Padovadopo ilsuoritorno daTorino il 14 agosto di queiranno:laquallettera trovasi nelTomoXXV della Continuaiione del nuovo Giornalede'Letterali-

Riferimenti

Documenti correlati

Senza te che adoro tanto Ogni gioia è muta a me ; Non die il trono della terra Anco il ben che il Ciel rinserra, Se a me dar volesse Iddio Noi vorrei che accanto a

- Per motivi di comfort si vuole che il riferimento a rampa tagliata sia inseguito con una sovraelongazione non eccessiva: si può imporre una sovraelongazione massima del 15% nella

che e piane indistintamente cariate ed affette da esostosi e fistole sinuose; l’atrofia delle estremità, segnatamente superiori; convulsioni e febbri, i quali fenomeni,

Dopo il punto fermo, interrogativo o esclamativo, devi mettere la

«amba sinistra più allungata dell’altra; il tallone del piede sinistro posto nell’incurvatura del piede destro 3.* positura del ballo; .1 gomito siSrrrluL a bo“rd„ della tavo’la

[r]

L’ azione del primo c secondo atto ha luogo in un podere di Laurina poco lontano da Benevento: quella del terzo e quarto succede in un \ illaggio vicino, presso una congiunta

cate ; per far palese quanto sia necessario , che i Medici potenti col consiglio ,o coll’ opra soccorrano quelli, che non lo sono; per togliere 1’ anatema repulsivo che posa