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LA VIOLENZA DI GENERE IN LIGURIA
Rilevazione dati dei Centri Antiviolenza e attività (anno 2020)
Già dal 2009, i Centri Antiviolenza liguri rilevano le informazioni sugli accessi delle donne in modo omogeneo, dapprima attraverso l’utilizzo di una scheda cartacea comune, dal gennaio 2016 attraverso un sistema web per la registrazione dei dati, sviluppato in collaborazione con il Settore Sistemi Informativi e Telematici Regionali e la società Liguria Digitale S.C.p.A.
Regione Liguria, insieme ad altre 5 regioni italiane, ha inoltre partecipato ad un focus group guidato da ISTAT per l’istituzione della banca dati nazionale sulla violenza di genere. L'indagine sui Centri Antiviolenza, realizzata da ISTAT, all'interno di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, è partita ufficialmente a novembre 2020; già da gennaio 2020, tuttavia, i Centri Antiviolenza liguri hanno iniziato a utilizzare la nuova scheda di rilevazione dati, integrata rispetto alla precedente con i nuovi quesiti previsti dall’indagine ISTAT, per una raccolta sempre più completa delle informazioni.
Come in precedenza, la rilevazione avviene in forma anonima; non è pertanto possibile, in fase di analisi dei dati, risalire all’identità delle donne.
I Centri Antiviolenza
Ad oggi, i Centri Antiviolenza liguri dei quali sono stati verificati i requisiti previsti dall’Intesa nazionale e che, quindi, sono stati accreditati dalla Regione e partecipano alla raccolta dati sono 9:
Denominazione Indirizzo
Centro Antiviolenza Insieme Senza Violenza Viale Matteotti 28, Imperia (IM) Centro Artemisia Gentileschi Reg. Bagnoli 38, Albenga (SV) Centro Antiviolenza Telefono Donna Via Sormano 12, Savona (SV) Centro Antiviolenza Mascherona Piazza Colombo 3/7, Genova (GE) Centro per non subire violenza ONLUS Via Cairoli 14/7, Genova (GE)
Centro Antiviolenza Pandora Mignanego Via V. Veneto 143/2, Mignanego (GE) Gruppo Cif Telefono Donna e Centro di Ascolto Piazza Fenice 5/1B, Chiavari (GE) Centro Antiviolenza Irene Via Migliari 21, La Spezia (SP)
Codice donna Via Corridoni 5, La Spezia (SP)
Chi si rivolge ai Centri Antiviolenza
Anno 2017 Anno 2018 Anno 2019 Anno 2020
Primo accesso 1012 1318 1255 1155
Primo colloquio 867 1123 1111 1002
Prese in carico 624 897 910 801
I dati relativi al 2020 sembrano confermare il trend degli anni precedenti che vede una progressiva, seppur lenta, diminuzione del numero delle donne che si sono rivolte ai Centri e delle conseguenti prese in carico per l’elaborazione di un percorso personalizzato di uscita dalla violenza.
2 Segue ora un’analisi dei dati riferiti alle sole situazioni prese in carico, in quanto le informazioni a disposizione dei Centri nelle prime fasi del percorso possono essere incomplete o inesatte.
Si specifica, inoltre, che, avendo i Centri Antiviolenza utilizzato una scheda di rilevazione diversa dall’anno precedente, non sarà possibile sovrapporre con precisione tutti i dati a disposizione.
La distribuzione in Liguria
La distribuzione per Conferenza dei Sindaci delle 801 donne prese in carico dai Centri Antiviolenza dal 1 gennaio al 31 dicembre 2020 è stata la seguente:
Delle 801 donne prese in carico dai Centri Antiviolenza, in più del 87% dei casi è poi seguita l’elaborazione di un percorso personalizzato di uscita dalla violenza.
Le donne che si rivolgono ai Centri
Classe di età
Le donne che si sono rivolte ai Centri nel corso del 2020 sono per il 31% donne tra i 40 e i 49 anni, a cui segue il 24% di quelle nella fascia 30-39, con un andamento pressoché assimilabile a quello degli anni precedenti.
Nazionalità
L’analisi della nazionalità delle situazioni in carico ai Centri Antiviolenza conferma una maggioranza di donne italiane, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente (71% sul totale del 2020, contro il 65% del 2019).
8%
9%
62%
9%
12%
Conferenza dei Sindaci n. 1 Imperiese
Conferenza dei Sindaci n. 2 Savonese
Conferenza dei Sindaci n. 3 Genovese
Conferenza dei Sindaci n. 4 Chiavarese
Conferenza dei Sindaci n. 5 Spezzina
0 50 100 150 200 250 300
Meno di 16 anni 16-29 anni 30-39 anni 40-49 anni 50-59 anni 60-69 anni 70 anni e oltre Dato non rilevato
Conferenza dei Sindaci n. 1 Imperiese 67 Conferenza dei Sindaci n. 2 Savonese 74 Conferenza dei Sindaci n. 3 Genovese 492 Conferenza dei Sindaci n. 4 Chiavarese 72 Conferenza dei Sindaci n. 5 Spezzina 96 Totale 801
3 Se a queste si sommano i numeri relativi agli altri Paesi dell’area europea, la percentuale arriva all’80% del totale (638 casi su 801). Decisamente meno rappresentanti gli altri territori, con l’8%
delle donne provenienti dal continente americano (63 su 801), in particolare dall’America centro- meridionale, a cui segue il 6% di donne provenienti dall’Africa (46 su 801). Molto più ridotti, infine, gli accessi di donne provenienti dai Paesi dell’Asia (16 soli casi).
Stato civile
Da sempre, le donne in carico ai Centri Antiviolenza sono nella grande maggioranza madri, con figli minorenni, e vivono in coppia. Questo rappresenta un’ulteriore conferma del fatto che la violenza di genere sia in gran parte agita all’interno di rapporti di coppia stabili.
Anche nel 2020 si conferma questo dato: nel 37% dei casi si tratta di donne coniugate o unite civilmente, nel 28% di donne nubili, nel 18% si tratta di donne separate o divorziate, nel 2% di donne vedove. Per una corretta lettura delle informazioni, bisogna però considerare anche il 15% dei casi in cui il dato sullo stato civile non è stato rilevato.
Se si inseriscono questi dati nel contesto del lockdown dei primi mesi del 2020, è poi facile comprendere quanto la convivenza forzata abbia esposto a maggiore pericolo le donne.
Con chi viveva la donna quando ha iniziato il percorso personalizzato di uscita dalla violenza? (possibili più risposte)
Da sola 138
Con il marito/partner 358
Con figli minorenni 367
Con figli maggiorenni 119
Con genitori/familiari 97
Con amici/altre persone 22
Presso la persona/famiglia per cui lavorava 3 Presso una struttura residenziale o di accoglienza 14
28%
37%
18%
2% 15%
Nubile
Coniugata o unita civilmente
Separata, divorziata, già unione civile (per scioglimento unione) Vedova, già unione civile (per decesso del partner) Dato non rilevato 80%
2%
6%
8%
0%
4%
Europa
Asia
Africa
America
Oceania
4
Grado di istruzione e condizione professionale
Le donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza hanno, in genere, un grado di istruzione medio-alto. Si tratta di un elemento che sovente non viene rilevato (231 schede su 801 – 29%), ma i dati disponibili confermano che, tra le situazioni seguite, le donne che si sono fermate all’obbligo scolastico o prima sono in netta minoranza rispetto alle diplomate e alle laureate (in totale il 47%).
Questo dato sicuramente conferma il carattere trasversale della violenza di genere, che non colpisce solo strati di popolazione in situazione di marginalità sociale, ma anche famiglie in cui la donna ha gli strumenti per essere consapevole dei propri diritti e dei comportamenti che costituiscono reati.
È però anche opportuno interrogarsi sull’ipotesi che proprio questa maggiore consapevolezza le porti a rivolgersi ai Centri e sulle modalità più adeguate per raggiungere le vittime con scolarità più bassa e offrire anche a loro un’occasione per avviare un percorso di uscita dalla violenza.
Titolo di studio
Nessuno o licenza elementare 27
Licenza media 169
Diploma di maturità 261
Laurea o altro titolo universitario 113
Dato non rilevato 231
Totale 801
Dal punto di vista della situazione lavorativa, il 36% delle donne dichiara di essere occupata in forma stabile, mentre il 20% è disoccupata, in cerca di nuova occupazione. Occupata in forma saltuaria/precaria o con un lavoro informale il 14% delle donne; solo nel 6% dei casi si tratta di studentesse.
Occupata in forma stabile 286
Occupata in forma saltuaria/precaria/lavoro informale 110 Disoccupata, in cerca di nuova occupazione 164 Inoccupata, in cerca di prima occupazione 23
Ritirata dal lavoro 20
Inabile al lavoro per problemi di salute di lunga durata 7
Studentessa 32
Casalinga 49
Altra condizione 16
Dato non rilevato 94
Il fatto di non poter disporre di un reddito proprio rappresenta, sicuramente, un forte ostacolo nel percorso di autonomia e di uscita da legami violenti.
D’altro canto, il numero significativo di donne occupate in forma più o meno stabile, conferma ancora una volta come l’autonomia economica e lavorativa, non costituiscano, di fatto, elementi di
“protezione” dalla violenza di genere.
3%
21%
14% 33%
29%
Nessuno o licenza elementare Licenza media
Diploma di maturità
Laurea o altro titolo universitario Dato non rilevato
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Difficoltà personali e situazioni problematiche
Dai dati raccolti dai Centri liguri emerge sostanzialmente un modello di donna priva di particolari difficoltà sensoriali, motorie o intellettive e lontana da forme di dipendenza o altre situazioni problematiche (prostituzione, precedenti penali, situazioni debitorie gravi).
Le violenze subite
Dal punto di vista dei comportamenti agiti dagli aggressori, i dati raccolti dai Centri Antiviolenza evidenziano che nella maggioranza dei casi la stessa donna subisce contestualmente tipi diversi di violenze. Nella grande maggioranza delle situazioni è presente violenza di natura psicologica (insulti, denigrazioni, ricatti), minacce e stalking; anche la violenza economica (controllo dello stipendio, impedimento a trovare un impiego, assunzione di impegni economici a nome della donna a sua insaputa o contro la sua volontà) è un fenomeno diffuso. Assai numerosi i casi di violenza fisica, mentre si confermano minori altre forme di violenza, come lo stupro o il tentato stupro.
Tipi di violenza
prima di arrivare al CAV
nell'anno di rilevazione
si no si no
Violenza fisica 535 266 367 434
Minaccia 365 436 285 516
Stupro o tentato stupro 73 728 40 761
Altra violenza sessuale (es. molestie, revenge porn, ecc.) 122 679 77 724
Stalking 166 635 132 669
Violenza psicologica 684 117 526 275
Violenza economica 281 520 232 569
Matrimonio forzato o precoce 9 792 3 798
Mutilazioni genitali femminili 1 800 0 801
Aborto forzato 3 798 1 800
Sterilizzazione forzata 0 801 0 801
Difficile inoltre pensare che si tratti di episodi unici e sporadici, dovuti a momentanee
“perdite di controllo” da parte dell’uomo, dal momento che i dati raccolti testimoniano situazioni di violenza che perdurano nel tempo. Quasi la metà delle violenze, infatti, dura da più di 5 anni (47%), a cui segue il 23% di violenze con una durata compresa tra 1 e 5 anni. Solo nel 3% delle 801 situazioni esaminate si è trattato di un singolo episodio.
6 In 129 casi, ben il 16% del totale, più del doppio rispetto al dato del 2019 la donna riferisce di essere stata vittima di violenza mentre si trovava in stato di gravidanza.
Interessante, infine, vedere come, ancora oggi, le donne prima di rivolgersi a un Centro Antiviolenza, preferiscano parlarne con parenti, amici e/o conoscenti.
A chi si è rivolta la donna prima di prendere contatto con il CAV?
Sì No
Parenti, amici, conoscenti, ecc. 406 395
Altri Centri Antiviolenza 34 767
1522 54 747
Consultorio familiare 17 784
Forze dell'ordine 278 523
Pronto Soccorso/Ospedale 113 688
Medico di famiglia (MMG) o pediatra di libera scelta 46 755
Servizi sociali territoriali 121 680
Parrocchia, Istituti religiosi e altre associazioni religiose 13 788
Avvocato 152 649
Psicologo/psichiatra 107 694
Scuola/insegnanti 19 782
Il coinvolgimento dei figli nella violenza
Come rilevato in precedenza, nella grande maggioranza dei casi seguiti, la vittima di violenza è madre. La letteratura ha dimostrato che, anche laddove non presenti al momento dell’atto violento, i bambini ne percepiscono i segni: vedono i lividi o i mobili rotti, ascoltano le liti, captano il clima di paura e ne subiscono le conseguenze traumatiche. Da quanto riferito dalle madri, sembrerebbe sostanzialmente invariato il numero dei figli che hanno essi stessi subito violenza (103 nel 2019, contro i 100 del 2020), mentre risulta essere in salita il numero dei casi di violenza assistita ai danni della madre (43% dei casi).
0 50 100 150 200 250 300 350 400 Da 1 a 6 mesi
Da più di 6 mesi a 1 anno Da più di 1 anno a 5 anni Da più di 5 anni Si è trattato di un singolo episodio Dato non rilevato
7 Un tema diverso è quello dei figli autori di violenza: nel 2018 i casi rilevati erano stati 30, 22 quelli del 2019 e 25 nel 2020, confermando un trend decisamente inferiore rispetto ad altre relazioni dell’autore della violenza con la vittima, ma comunque presente nel panorama ligure.
Gli autori delle violenze
La grande maggioranza delle violenze viene messa in atto da parte di figure maschili (74%);
solitamente si tratta di uomini conosciuti dalle vittime, con una netta prevalenza di partner attuali (coniuge/convivente/fidanzato, insieme per il 41% dei casi totali), o di ex-partner (21% del totale).
Qual era la relazione dell'autore della violenza con la donna?
Coniuge 212
E -coniuge 64
Convivente 85
Ex convivente 68
Fidanzato 34
Ex fidanzato 39
Padre 20
Madre 6
Fratello/Sorella 7
Figlio 25
Altro parente 15
Datore di lavoro 7
Collega 5
Amico 8
Conoscente 18
Vicino di casa 8
Sconosciuto 9
Dato non rilevato 171
Totale 801
Maggiore invece è l’età degli autori di violenza, rispetto a quella delle donne. Mentre, infatti, la maggioranza delle donne si attestava nella fascia 30-49 anni, il dato maggiore per gli uomini è quello compreso tra i 40 e i 59 anni (36%), a fronte di una dispersione delle informazioni pari al 34%.
0 50 100 150 200 250 300
Meno di 16 anni 16-29 anni 30-39 anni 40-49 anni 50-59 anni 60-69 anni 70 anni e oltre Dato non rilevato
8 Si tratta in larga maggioranza di italiani (425 su un totale di 559 autori di cui è nota la nazionalità); le altre nazionalità rispecchiano le proporzioni della popolazione immigrata in Liguria (Paesi di provenienza prevalenti: Ecuador, Marocco, Albania e Romania), ma anche, in parte, le nazionalità delle vittime.
All’interno di una minore disponibilità di informazioni aggiuntive sugli autori delle violenze, si può infine delineare un identikit tipo:
- Stato civile: 45% dei casi noti coniugato/unito civilmente; 34% celibe;
- Titolo di studio: licenza media nel 39% dei casi noti; a seguire diploma di maturità nel 34%;
- Condizione professionale: occupato in forma stabile o saltuaria nel 73% dei casi noti;
- Difficoltà personali: non presenti nell’89% dei casi noti;
- Situazioni problematiche: riferite forme di dipendenza nel 37% dei casi noti, precedenti penali nel 9% e situazione debitoria grave nel 4%;
- Possesso di un’arma da fuoco: per motivi di lavoro o altri nel 6% dei casi noti;
Confermato rispetto agli anni precedenti il dato per cui sono maggiori le donne che non denunciano il maltrattante, rispetto a quelle che si rivolgono alle forze dell’ordine per sporre denuncia o querela. Nel 2020 sono state 311 le donne che non hanno denunciato la violenze subite, contro le 202 che invece l’hanno fatto.
In 81 casi è stato richiesto un formale provvedimento di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o un ammonimento dell’autore della violenza, ma solo in 60 di essi il provvedimento è stato poi ottenuto. Nella maggior parte dei casi i tempi sono stati abbastanza rapidi, 34% da 1 a 7 giorni, 27% da 8 a 14 giorni, 7% da 15 a 30 giorni; solo nel 5% dei casi noti si è superato il mese.
57 sono invece state le imputazioni contro l’autore della violenza, a cui sono seguite, nel corso del 2020, 10 condanne (17%) e 36 processi ancora in corso (63% del totale); solo in 2 casi l’uomo è stato assolto (4%), a fronte di una dispersione delle informazioni del 16%.
I servizi erogati alle donne
Le donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza chiedono soprattutto di essere ascoltate e di ricevere informazioni. Va però sottolineato che, nella maggiore parte dei casi, gli interventi attuati sono più di uno e, spesso, intrecciati fra loro.
57%
6%1%
0%4%
32%
Europa Asia Africa America Oceania
Dato non disponibile o non congruente
9 Nel 2020 quale dei seguenti servizi sono stati erogati alla
donna?
Sì, dal CAV
Sì, da altro servizio
Sì, sia dal CAV
che da altro servizio
No
Dato non rilevato
Pronto intervento/messa in sicurezza fisica 37 10 16 738
Ascolto 749 6 25 21
Accoglienza 438 9 25 329
Orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete
territoriale 240 12 25 524
Supporto e consulenza psicologica 346 6 6 172 271
Supporto al percorso giudiziario e consulenza legale 390 7 5 395 4
Supporto e consulenza alloggiativa 32 10 7 752
Sostegno all'autonomia 44 7 7 743
Orientamento lavorativo 64 3 1 730 3
Percorso di allontanamento della donna 68 5 6 722
Supporto per i figli minorenni 8 18 1 637 137
Sostegno alla genitorialità 67 6 1 727
Mediazione linguistica-culturale 14 14 4 769
Altri servizi rivolti a donne straniere, rifugiate e richiedenti asilo 4 8 0 789
Altro 9 2 0 790
Nel 65% dei casi i Centri Antiviolenza hanno eseguito una valutazione del rischio (quasi pari i no, 18%, e le risposte mancanti, 17% del totale). Il livello di rischio risultante dall’ultima valutazione eseguita è risultato pari a:
- Basso: 34%
- Medio: 39%
- Alto: 20%
- Altissimo: 6%
- Dato mancante: 1%
Provando, infine, a fare una fotografia al 31.12.2020 dei percorsi di uscita dalla violenza, si può vedere che nella maggioranza dei casi questi sono ancora in corso, solitamente a cura del solo Centro (44%), ma talvolta anche in maniera integrata con altri Servizi territoriali (c.d. percorso di uscita integrato, pari all’8%). Nel 15% delle situazioni sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati, o è stato necessario l’invio ad un altro Servizio (7%). Resta tuttavia ancora rilevante la percentuale di donne che abbandonano o sospendono il percorso (20% del totale).
44%
8%
20%
7%
15%
2%4% Percorso di uscita in corso
Percorso di uscita integrato in corso Abbandono/sospensione
Invio ad altro servizio
Obiettivi del percorso raggiunti Altro
Dato non rilevato