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DODICESIMO RAPPORTO SULLA VIOLENZA DI GENERE IN TOSCANA. Un analisi dei dati dei Centri e delle Reti Antiviolenza

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DODICESIMO RAPPORTO

SULLA VIOLENZA DI GENERE

IN TOSCANA

2020

Un’analisi dei dati dei Centri e delle Reti Antiviolenza

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L’Osservatorio regionale sulla violenza di genere realizza il monitoraggio del fenomeno attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio, dalla Rete Regionale Codice Rosa, dal Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori dell’AOU di Careggi, dal Centro Regionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza dell’Istituto degli Innocenti, dall’Archivio Regio- nale per le Prestazioni Consultoriali, dai Centri per uomini autori di violenze, nonché quelli relativi ai femminicidi. Giunta alla dodicesima edizione, il Rap- porto affronta inoltre due approfondimenti, relativi al periodo di emergenza da Covid-19 e alla Legge 69/2019, cd. “Codice rosso”.

I Femminicidi

In Toscana, nel periodo che va dal 2006 al 2019, si contano 117 femmini- cidi, prima causa di omicidio di donna. Negli ultimi 12 mesi 5 sono le donne uccise per motivi di genere, 3 delle quali oltre i 70 anni: complessivamente quasi un terzo delle vittime è ultrasettantenne.

L’analisi dei dati relativi ai femminicidi ci mostra come essi avvengano so- prattutto all’interno di relazioni, presenti o concluse e come si caratterizza- no per la presenza di profili e situazioni socio economiche estremamente eterogenee. Per cercare di analizzare i femminicidi, occorre dunque spostare l’attenzione dai singoli alle relazioni che legano vittima e autore: nella maggior parte dei casi esiste una relazione intima (continuativa od occasionale) pre- sente al momento del femminicidio. Il secondo tipo di rapporto è quello già chiaramente concluso: 14 le donne uccise dall’ex, stesso numero di quelle as- sassinate da un amico o conoscente (nella maggior parte dei casi a seguito di un rifiuto, evento più comune tra le ragazze più giovani). Non si tratta, dunque, esclusivamente di relazioni coniugali, ma anche di tutta una serie di rapporti (veri o presunti) in cui si instaura una relazione di potere tra uomo e donna

SINTESI E INFOGRAFICHE

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I Centri antiviolenza

I Centri antiviolenza svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale alle donne vittime di violenza, ed ai/lle loro figli/e vittime di vio- lenza assistita, indipendentemente dal luo- go di residenza. I Centri realizzano azioni di sensibilizzazione e formazione svolgendo attività di raccolta ed analisi dei dati sulla violenza.

In Toscana sono presenti 24 Centri an- tiviolenza, con una presenza capillare di sportelli territoriali che determina 95 punti di accesso sull’intero territorio regionale.

Con riferimento agli indicatori internazio- nali fissati dal Consiglio d’Europa, in Tosca- na si registra la presenza di 0,6 CAV ogni 50 mila donne, dato migliore rispetto alla media nazionale.

Dal 1 luglio 2010 al dicembre 2019 si sono rivolte ai Centri antiviolenza presen- ti in Regione Toscana 26.004 donne. Dal 2015 le donne che si sono rivolte a un CAV per la prima volta sono aumentate costan- temente passando da 2.440 a 3.606 nel 2019. Il 64% delle donne accede ai Centri in maniera diretta, mentre i nodi delle reti territoriali antiviolenza che maggiormente segnalano sono i Servizi sociali (24,6%), le Forze dell’Ordine (15,6%), seguiti da Pronto Soccorso (8,4%) e Consultori (1,7%).

Chi sono le donne che si sono rivolte al Centro antiviolenza negli ultimi dodici mesi? Come nei periodi precedenti, anche nel 2019 a iniziare un percorso di uscita dalla violenza sono soprattutto donne ita- liane, di età compresa tra i 30 e i 49 anni, con un titolo di studio superiore.

2.440 3.606

24

57,3%

31,3%

2015 2019

DONNE CHE SI RIVOLGONO PER LA PRIMA VOLTA A UN CENTRO ANTIVIOLENZA DELLA TOSCANA CENTRI

ANTIVIOLENZA

PIÙ DELLA METÀ DELLE DONNE CHE SI SONO RIVOLTE AI CAV NEGLI ULTIMI 12 MESI HA ALMENO UN/A FIGLIO/A

DONNE CHE SI SONO RIVOLTE AI CAV E HANNO SPORTO DENUNCIA NEL 2018/2019

95

PUNTI D’ACCESSO

0,6

CAV OGNI 50MILA DONNE

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Se il numero di minorenni è troppo basso per evidenziare delle tenden- ze stabili, nell’ultimo anno si registra un aumento delle donne con meno di 18 anni, dato di cui tener conto nella realizzazione delle campagne di sen- sibilizzazione e azioni di prevenzione. Sembrerebbe plausibile ipotizzare una consapevolezza che man mano raggiunge le donne più giovani anche per effetto proprio dell’attività di sensibilizzazione, ad esempio, nelle scuole.

Tuttavia queste giovani donne sono più spesso vittime di violenza sessuale, per cui si registra la percentuale più alta di denunce e rispetto alla quale, quindi, sembra esserci un maggior grado di riconoscimento anche pubblico.

L’instabilità economica è un elemento che incide notevolmente sulla de- cisione di uscire da una relazione violenta, a prescindere dal livello culturale o dal benessere del nucleo familiare. Oltre il 40% delle donne non ha alcun tipo di reddito, percentuale che sale al 51,6% tra le straniere. Poco meno della metà delle donne convive, dato in calo sia per le italiane che per le straniere rispetto al 2010, quando era pari al 57,6%. Tuttavia, un quinto delle italiane e oltre un terzo delle straniere convive e non dispone di un proprio reddi- to, condizione di particolare debolezza in situazioni di violenza nelle relazioni affettive, particolarmente vero in un momento storico quale quello attuale, caratterizzato da una fortissima incertezza riguardo all’immediato futuro per gli effetti derivanti dall’epidemia di Covid-19.

La forma di violenza più diffusa è quella psicologica, sempre presente an- che in caso di violenza fisica. Il dato per nazionalità conferma la violenza psicologica come la forma più diffusa e anche in percentuale simile tra ita- liane e straniere. Se guardiamo alle altre forme di violenza, le donne straniere riferiscono maggiormente di violenza fisica ed economica, le donne italiane più di stalking.

Ad agire violenza nei confronti delle donne che si rivolgono ai Centri sono soprattutto i partner, seguiti dagli ex partner. La violenza domestica coinvolge tutto il nucleo familiare: più della metà delle donne che si è rivolta ai Centri negli ultimi dodici mesi (57,3%) ha almeno un figlio o una figlia. Se possiamo considerare tutti i figli che vivono in questi contesti, vittime di violenza assi- stita, il 60% delle donne afferma che i figli hanno subito una qualche forma diretta di violenza, percentuale che sale tra le donne straniere (66,7%).

Complessivamente le donne che si sono rivolte ai Centri e hanno dichia- rato, al momento dell’accesso, di aver sporto denuncia nel 2019 sono state il 31,3% del totale. Mentre non si rilevano differenze tra le diverse classi di età, titolo di studio, condizione occupazionale, l’avere o meno un proprio reddito fisso, la percentuale di denuncia è più alta quando c’è minore coinvolgimento

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emotivo e vicinanza, quindi quando l’autore di violenza è uno sconosciuto o un ex partner, e in assenza di convivenza. Differenze emergono anche per na- zionalità, con una maggiore propensione alla denuncia delle donne straniere rispetto alle italiane, dato indipendente dal tipo di violenza subita e che attiene probabilmente al fatto che le donne straniere mancano di una rete di suppor- to familiare e amicale e si rivolgono molto più frequentemente ai servizi sia per l’accesso al percorso sia in passato.

Le Case Rifugio

La Casa rifugio è una struttura dedicata ad indi- rizzo segreto nella quale la donna, sola o con i/le propri/e figli/e, con il sostegno di operatrici forma- te sulle tematiche della violenza di genere, non solo viene messa in sicurezza, ma inizia un percorso complesso di uscita dalla violenza. Si tratta infatti di un allontanamento sia emotivo che materiale da una relazione violenta, non semplice da gestire, per cui le donne vengono sostenute e accompagnate da operatrici formate verso percorsi di autonomia, empowerment e reintegrazione.

Il monitoraggio regionale registra una costante crescita: dalle 10 case presenti nel 2013, si arriva nel 2019 a 23 strutture di protezione con 148 posti letto, corrispondenti ad un posto ogni 11.411 donne con almeno 16 anni residenti in Toscana.

Nel corso del 2019 sono state ospitate nelle strutture 116 donne (di cui 87 di origine straniera) e 144 figli e figlie.

Durante l’anno 65 donne, con 80 figli e figlie, hanno concluso il loro percorso presso la Casa rifugio.

Il periodo medio di permanenza è 319 giorni, due Case sul territo- rio regionale non prevedono limiti temporali, mentre per la maggior parte di esse il periodo massimo di ospitalità è di un anno. La variabilità del tempo di permanenza dipende, naturalmente, dal percorso per-

10 23

148

161 144

2013 2019

2019

STRUTTURE DI PROTEZIONE ATTIVE

POSTI LETTO DISPONIBILI

DONNE OSPITATE

FIGLI E FIGLIE OSPITATE

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sonalizzato di uscita dalla violenza

che parte dalla messa in sicurezza e prevede il percorso psicologico indivi- duale, l’inserimento lavorativo, sociale e abitativo, a seconda delle esigenze espresse dalla donna.

All’interno delle 23 strutture di protezione toscane sono presenti 312 ope- ratrici, di cui 158 impiegate a titolo volontario

Il Centro regionale di

documentazione per l’infanzia e l’adolescenza dell’Istituto degli Innocenti

I dati del Centro Regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza fanno riferimento alla tematica del maltrattamento e della violenza assistita nei confronti di bambine/i e ragazze/i e riguardano le prese in carico già segnalate da par- te dei Servizi sociali all’Autorità Giudiziaria. Come già evidenziato nelle ultime annualità, si assiste al costante aumento dei valori assoluti dei casi:

nel triennio 2017-2019 vi è il passaggio dai 1.487 bambini e ragazzi interessati da situazioni di vio- lenza assistita del 2017, ai 1.805 del 2018, fino ai 2.130 registrati nel 2019, per un aumento signifi- cativo del 43%.

Tendenza all’aumento del fenomeno anche tra i casi di maltrattamenti consumati in ambito fami- liare, con i 2.770 casi del 2017, i 3.203 del 2018, fino al 2019 con 3.410 casi, per un aumento nel periodo considerato del 23%.

Sia tra i casi di violenza assistita che tra quelli di maltrattamento in famiglia è da segnalare l’alta incidenza dei minori di cittadinanza straniera, so- prattutto rispetto all’incidenza degli stessi stranieri nella popolazione minorile residente. Tra le violen- ze assistite gli stranieri incidono per il 33%, mentre tra le vittime di maltrattamenti in famiglia la stessa incidenza scende al 27%.

2017 2018 2019

VIOLENZA ASSISTITA

BAMBINI E RAGAZZI INTERESSATI

1.487 1.805 +43%

2.130

2017 2018 2019

MALTRATTAMENTI SU BAMBINI E RAGAZZI IN AMBITO FAMILIARE

2.770 3.203 3.410

+23%

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La Rete regionale Codice Rosa

CODICE ROSA – PERCORSO DONNA definisce le modalità di accesso e il percorso socio-sanitario per le donne che subiscono violenza. Il percorso può comunque essere attivato in qualsiasi modalità di accesso al Servizio Sanitario, sia esso in area di emergenza-urgenza, ambulatoriale o di degenza ordinaria.

Nel 2019 si registrano 1.645 accessi da parte di adult* e 305 di minori. Tra le/i prime/i si evidenzia una crescita di accessi da parte di donne e uomini più giovani (18-29 anni); al contempo si riduce la quota relativa delle fasce d’età 50-59 e over70 anni. Stabile invece la suddivisione per cittadinanza, laddo- ve quella italiana rappresenta i due terzi della totalità degli accessi registrati nel 2019. I maltrattamenti coprono la stragrande maggioranza della casistica (93,7%), mentre gli abusi sessuali rappresentano il 4,4% del totale; residuale, ma raddoppiata rispetto al 2018, la quota di vittime di stalking (1,9%).

Nell’ultima annualità gli accessi in Pronto Soccorso da parte di bambine e bambini hanno rappresentato il 15,6% del totale. Circa il 10% degli accessi da parte di/elle minori ha riguardato bambine e bambini fino ai 2 anni di età; cresce la quota relativa della fascia d’età successiva 3-6 anni (+2,6%) e di quella 12-14 anni (+2,3%). Un accesso su cinque ha riguardato ragazze e ragazzi dai 15 ai 17 anni.

01/01/2019 31/12/2019

ACCESSI AL CODICE ROSA

1.645

PERSONEADULTE

305

ACCESSI DA PARTE DI BAMBINI E BAMBINE FINO AI 2 ANNI DI ETÀ

10%

PERSONE MINORENNI

H

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I Consultori

Le persone assistite dai Consultori nel 2019 per casi di abuso e maltrat- tamento sono 915 (+144 rispetto all’anno precedente), per un totale di 3.365 accessi.

Le donne rappresentano l’82,4% del totale: sono infatti 754, di cui 91 mino- renni. Gli uomini sono invece 161, il 17,5% del totale, 74 di questi sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni. Complessivamente, i/le minori vittime di abusi e maltrattamenti seguiti dai Consultori sono stati 165, pari al 18% del totale.

Le prestazioni registrate per abuso e maltrattamento nel 2019 sono state complessivamente 3.365 (0,5% del totale) con un lieve incremento rispetto all’anno precedente (+528; +0,1%). Il 29,6 % del totale riguarda casi di mal- trattamento psicologico, il 39,8 % di abuso fisico e il 6,6 % di abusi sessuali mentre nel 24% dei casi riguardano situazioni di negligenza genitoriale.

Il Centro antiviolenza per adulte e minori nella Maternità dell’AOU Careggi:

Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori (CRRV)

Nel corso del 2019 il Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori di Careggi (CRRV) registra 39 accessi per casi di violenza sessuale, di cui 6 riguardanti minori e 33 donne adulte.

Il Dipartimento Assistenziale Integrato Materno-Infantile (DAIMI) registra, per il 2019, 18 accessi per casi di violenza domestica, uno in meno rispetto all’annualità precedente. Anche per questa casistica di violenza, così come emerso per quella di natura sessuale, gli accessi hanno riguardato maggior- mente donne giovani, nella fascia d’età (18-29 anni), coprendo la metà dei casi. Non si evidenziano accessi di donne di età superiore ai 50 anni.

Circa i due terzi degli accessi per casi di violenza domestica riguarda donne di nazionalità straniera, mentre la quasi totalità degli accessi ha riguardato donne in stato di gravidanza.

PRESTAZIONI REGISTRATE

3.365 2019

PERSONE ASSISTITE PER ABUSO E MALTRATTAMENTO

915

RISPETTO AL 2018

+144

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I Centri per uomini autori di violenze

L’obiettivo principale del lavoro con uomini autori di violenza è l’interruzione della violenza, l’assunzio- ne di responsabilità e la costruzione di alternative ad essa, al fine di evitarne le recidive. I programmi per autori di violenza lavorano prioritariamente per assicurare la sicurezza delle compagne e dei bam- bini e delle bambine degli autori e dunque operano per potenziare la consapevolezza maschile in rela- zione ai temi della mascolinità nella sua impronta patriarcale e nel suo legame con la violenza e riflet- tere sui modelli relazionali e sulla genitorialità.

Dal momento in cui ha preso avvio il monitorag- gio dati dei Centri per uomini autori di violenze (1°

giugno 2016), il numero di uomini che ha effettuato l’accesso a uno dei cinque Centri sul territorio re- gionale è decisamente cresciuto. Nel 2019, sono, infatti, 211 gli uomini che hanno effettuato l’accesso presso uno dei centri per autori toscani, numero che quasi equipara la somma dei contatti dei tre anni precedenti.

Ma come arrivano gli utenti ai Centri per autori di violenze? Un quinto degli uomini accede ai per- corsi su base strettamente volontaria (percentuale che arriva al 27% se consideriamo anche la spinta di familiari e partner/ex partner) mentre la quota di segnalazioni da un attore pubblico cresce, pas- sando dal 49 al 61,6%. Si tratta del carcere, Servizi sociali, Tribunale, a conferma che i programmi per autori stanno quindi, seppure lentamente, diventan- do importanti strumenti utilizzati dalle istituzioni, coerentemente con le indicazioni della Convenzio- ne di Istanbul e nell’ottica del riconoscimento istitu- zionale del lavoro dei Centri, passaggio fondamen- tale per un efficace lavoro di contrasto alla violenza di genere.

127 211 67%

2018 2019

UOMINI ACCOLTI DAI CENTRI

AGISCONO VIOLENZA

VERSO LA DONNA CON CUI CONVIVONO AGISCONO VIOLENZA

10%

SUI FIGLI

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In particolare, negli ultimi dodici mesi sono in forte aumento le segnalazioni da parte del carcere: nel 2019, il 30% degli uomini vs. il 5,7% degli anni pre- cedenti accede ai programmi attraverso il carcere grazie ad accordi e progetti specifici con i Centri per autori.

Rispetto alle caratteristiche degli uomini che iniziano un percorso di recu- pero, i dati confermano quanto emerge rispetto alle donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza: il 77,2% degli uomini ha nazionalità italiana, oltre il 50%

ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni ma con una maggiore concentrazione nella fascia 40-49 (31,3%, di poco inferiore alle scorse annualità, quando era pari al 34,8%). Per quanto riguarda il titolo di studio, gli uomini per i quali è presente l’informazione (mancante per 89 casi su 211) hanno nel 41,8% al- meno la licenza media e nel 12,4% la Laurea. Complessivamente, il 74% degli uomini ha figli/e, con un aumento di 10 punti percentuali rispetto agli anni precedenti e, in particolare, il 72% di questi ha figli/e minorenni.

La violenza viene agita nella maggioranza dei casi, il 66,7%, sulla partner attuale - convivente o non convivente - in un quinto dei casi sulla partner di una relazione passata, in poco più del 10% su figlia/o.

Sull’intero periodo considerato, quindi, sui 458 degli uomini in carico ai Centri dal 2016 al 2019, l’analisi del tipo di violenza dichiarata per nazionalità dell’autore, mostra risultati simili a quelli rilevati per le donne che si rivolgono ai CAV: gli autori di nazionalità straniera dichiarano più degli italiani violenza fisica (91% vs 80%, che, tuttavia, nel 2019 si attutisce notevolmente), e psico- logica (74,4% vs 68,7%), viceversa, gli autori di nazionalità italiana dichiarano in misura maggiore lo stalking (14,1% vs 5,6%).

Per quanto riguarda il percorso seguito, il 23% degli uomini in trattamento ha concluso il percorso, mentre il 28% ha abbandonato, dato in diminuzione rispetto alla media 2016-2019, pari al 33,6%.

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FOCUS Covid-19

Le fasi iniziali di gestione dell’emergenza epidemica da Covid-19 hanno messo in evidenza il tema della violenza domestica, considerato che le mi- sure di confinamento potevano avere un forte impatto sulle donne vittime di violenza. Il gruppo di lavoro, attraverso interviste e focus con i soggetti delle reti antiviolenza territoriali, ha co-costruito un racconto che permettesse l’emersione delle criticità, dei punti di forza, delle svolte significative nella ge- stione dell’inaspettato, in un periodo, l’inizio dell’estate, in cui è stato possibile fermarsi a riflettere su quello che era accaduto nella cosiddetta “fase 1”. Da una parte operatrici e operatori, come tutta la popolazione, hanno vissuto e raccontato anche dal punto di vista personale la difficoltà di trovarsi in una fase del tutto nuova, senza riferimenti e, apparentemente, strumenti per po- terla affrontare. Dall’altra a questa sospensione dei punti di riferimento ha fatto seguito, quasi vorticosamente, una reazione molto veloce. Le istituzioni sono state descritte come relativamente veloci ad occuparsi di alcuni aspetti relativi alla violenza (si pensi al decreto 5091, alla delibera 503 e all’ordinanza 15 messe in campo da Regione Toscana) ma ciò che emerge dalle interviste è soprattutto la capacità delle reti locali di mettersi in moto pur con differenze territoriali e varie problematiche.

Particolarmente utili sono state le procedure, sia quelle presenti che quelle create ed inventate ad hoc, anche se l’elemento che pare più interessante è la riscoperta, soprattutto nei servizi pubblici, del valore di elementi professionali che talvolta rimangono in ombra, come la sensibilità, intesa come sensibilità professionale, affinata da tecniche e metodologie di lavoro e dall’esperienza.

La paura che le donne non riuscissero ad uscire da situazioni di violenza ha portato a raffinare quello sguardo verso l’altro, portando anche all’emersione di nuovi casi, specie nelle situazioni di doppia vulnerabilità. Il distanziamento fisico imposto dalle misure del contenimento ha portato alla “scoperta” della tecnologia, sia da parte delle donne che di operatrici e operatori: nuovi metodi e strumenti con cui è stato necessario imparare ad agire, perché unico ponte col mondo esterno. Ri-scoperta di modalità di lavoro che possono permettere di migliorare la capacità di intercettare la violenza da parte delle reti e utilizzo della tecnologia appaiono i due principali elementi positivi da “portare con sé” quando l’emergenza sarà finita mentre grande preoccupazione emerge riguardo gli effetti che la fragilità economica potrà avere sulla possibilità per donne e servizi di progettare percorsi di uscita.

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FOCUS

Codice Rosso

La legge 69/2019, detta anche Codice Rosso, introduce importanti ele- menti di novità e potrebbe contribuire in maniera sostanziale a una maggiore conoscenza dei programmi di trattamento per autori di violenza. Per questo motivo, con i Centri per autori toscani è stata avviata una riflessione sulla Legge e sull’impatto che ha sul loro lavoro.

La legge introduce nuovi reati, disposizioni che inaspriscono le pene e l’ac- celerazione delle fasi iniziali dei procedimenti, in particolare, per i reati di mal- trattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commesse in contesti familiari o nell’ambito delle relazioni di convivenza. Altri spunti in- novativi sono l’obbligo di formazione per il personale delle Forze dell’ordine; il riconoscimento di persona offesa per i minori vittime di violenza assistita; per i condannati, la possibilità di sottoporsi a trattamenti psicologici di recupero e sostegno; la possibilità di usufruire della sospensione condizionale della pena attraverso la partecipazione a percorsi di recupero.

Pur essendo riconosciuta come un notevole passo in avanti, la legge è criticata in quanto non intacca in maniera efficace il contesto culturale nel quale la violenza attecchisce. Molti sono ancora i nodi da sciogliere, a partire dall’invarianza finanziaria, l’ascolto/riascolto di chi denuncia entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato che si scontra con l’insufficiente personale delle Procure e con la scarsa tutela per chi subisce violenza; la formazio- ne non prevista per i Magistrati e programmata senza risorse economiche minandone periodicità e omogeneità. Sui programmi di trattamento, poi, si rilevano questioni riconducibili alla necessità di una cornice istituzionale che riconosca appieno il ruolo e la funzione dei Centri nel percorso di contrasto alla violenza: l’onere dei percorsi a carico dei condannati che apre la questio- ne di una regolamentazione a monte; la mancanza di parametri uniformi e omogenei per l’accreditamento degli enti incaricati dei programmi; il rischio del proliferare di Centri non adeguatamente specializzati; la scarsa condivi- sione di informazioni tra Centri e gli attori che inviano gli autori di violenza.

Il cammino da compiere per un efficace lavoro di contrasto alla violenza è ancora lungo, poiché è imprescindibile un maggior coinvolgimento dei Centri per autori all’interno delle reti territoriali come peraltro sta già accadendo, pur lentamente, in alcuni territori della Toscana.

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