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CAPITOLO 3 POST-MODERNISMO: ALCUNI CENNI GENERALI

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 3

POST-MODERNISMO: ALCUNI CENNI GENERALI

“Post-modernismo” o “Post-moderno” sono da sempre considerati termini controversi e di difficile definizione. Usato in vari ambiti culturali, genericamente “Post-modernismo” si riferisce alla condizione in cui si trovano le società moderne occidentali a partire circa dagli anni sessanta del Novecento. In questi anni ha inizio una serie di cambiamenti che porteranno la nostra società ad assumere i contorni che conosciamo oggi. Con il progresso delle scienze e della tecnologia, il mondo si avvia verso la globalizzazione, sia a livello di mercato economico-finanziario , sia a livello di comunicazione e rapporti umani. Fondamentale in tal senso è l’avvento di internet, che accorcia, quasi fino ad annullarla, la distanza fisica tra le persone, oltre a dare la possibilità di accedere ad una vastissima quantità di informazioni, e, allo stesso tempo, di esserne invasi senza controllo.

I teorici postmodernisti identificano proprio nella globalizzazione una delle cause della crisi della modernità in quanto essa ha dato vita ad una società decentralizzata, priva di un reale perno centrale di potere politico e intellettuale, appunto globale e pluralistica fino alla caoticità.

Dal punto di vista letterario e narrativo, tutto ciò si traduce nella predilezione per una visione caleidoscopica e palinsestale dell’opera, che conduce al superamento della distinzione tra i generi e alla poetica della contaminazione.

Il postmodernismo è considerato da alcuni critici un prolungamento del modernismo, movimento che aveva dominato l’arte e la cultura nella prima metà del ventesimo secolo, in particolar modo per la propensione al frammento e per il rifiuto delle forme tradizionali a favore di altre più sperimentali e innovative. Sebbene vi sia ancora un dibattito in corso, di fatto la maggior parte degli studiosi è concorde nell’affermare che vi siano delle differenze sostanziali tra i due periodi; lo stesso gusto per il frammento che entrambi i movimenti condividono, in realtà presenta una differenza di fondo:

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the modernist features it in such a way as to register a deep nostalgia for an earlier age when faith was full and authority intact… for the postmodernist, by contrast, fragmentation is an exhilarating, liberating phenomenon, embrace of fixed systems of belief”. In a word, the modernist laments fragmentation while the postmodernist celebrates it”1.

Il frammento modernista potrebbe essere considerato l’emblema della presa di coscienza della lacerazione di un Io consapevole di vivere un drammatico periodo di transizione caratterizzato da una realtà complessa, inafferrabile nella sua totalità e in tutte le sue sfaccettature. Anche il linguaggio narrativo quindi deve andare alla ricerca di nuove forme di interpretazione del reale. Il frammento postmoderno sarebbe semmai indice di una deriva consapevole e compiaciuta.

3.1 POSTMODERNISMO E MODERNISMO.

Non mancano voci discordi. Ad esempio il critico Larry McCaffery, ragionando in termini storici, individua nel 22 Novembre 1963 “the day that symbolically signaled the end of a certain kind of optimism and naiveté in our collective consciousness, the end of certain verities and assurances that had helped shape our notion of what fiction should be”2. Il giorno dell’assassinio di John Kennedy, quindi, segnerebbe l’inizio del

postmodernismo. Ovviamente, come precisa lo stesso McCaffery, si tratta di una semplificazione: le radici della crisi delle certezze tipica della sensibilità estetica degli autori di questo periodo, di fatto, affondano nella filosofia di Kant e Wittgenstein, nelle scoperte scientifiche come la teoria della relatività e la fisica quantistica e nella nuova consapevolezza del ruolo che il soggetto assume nell’ordine delle cose.

Una delle principali difficoltà nel delineare il Post-modernismo sta comunque nel fatto che esso non si presenta come una corrente culturale uniforme con caratteristiche ben definite, ma rappresenta la condizione, tipica della 1P. BARRY, Beginning Theory: An Introduction to Literary and Cultural Theory, Manchester, Manchester

University Press, 2009, p. 81.

2L. McCAFFERY, Postmodern Fiction: A Bio-Bibliographical Guide, New York-Westport,

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contemporaneità, che vede nell’eterogeneità il suo tratto dominante. Il termine stesso è un’invenzione dei critici derivante dal bisogno, tipicamente umano, di razionalizzare e categorizzare.

Si tratta quindi di un’etichetta, ma come tutte le etichette ha dei limiti nel racchiudere la portata effettiva del fenomeno: “beware of labels, lest you be tempted into a fruitless search for something that in reality exists in language only”3.

Come afferma McHale, “Nobody likes the term, yet people continue to prefer it over the even less satisfactory alternatives, and it becomes more and more difficult to avoid using it (…) the term does not even make sense”4.

Il prefisso “Post”, per alcuni critici, come Christine Brooke-Rose, è solo l’intensifier per sottolineare una corrente più moderna del moderno. Per altri come Frank Kermode, si può parlare, in termini cronologici, solo di una persistenza del modernismo. C’è il rischio, dunque, come ci fa notare McHale, di concludere che si tratti di un termine privo di referenti, un costrutto artificiale:

Postmodernism, the thing, does not exist precisely in the way that “the Renaissance” or “romanticism” do not exist. There is no postmodernism out there in the world any more than there ever was a renaissance or romanticism out there. There are all literary- historical fictions, discursive artifacts constructed either by contemporary readers and writers or retrospectively by literary historians. And since they are discursive constructs rather than real world objects, it is possible to construct them in a variety of ways. There is John Barth’s postmodernism, the literature of replenishment, Jean Francois Lyotard’s postmodernism, a general condition of knowledge (…) Just because there are many possible costructions of postmodernism, however, this does not mean that all constructs are equally interesting or valuable5.

Nonostante questa premessa, è lo stesso McHale ad indicare una delle poche interpretazioni che, a suo parere, meglio ci aiutano a cogliere il senso della definizione, quella fornita da Ihab Hassan. Hassan sostiene che Postmodernismo non significa “dopo il moderno” in quanto il suffisso –ism evidenzia la contiguità con il movimento 3Ibidem, p. xì.

4B. McHALE, Postmodernist Fiction, London-New York, Routledge, 1987 p.4. 5Ibidem p.5.

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modernista, indicando, quindi, una poetica (di continuità o di reazione) legata al precedente. Lo stesso vale per il prefisso “post”, che starebbe proprio ad evidenziare un elemento di logica consequenzialità piuttosto che di posteriorità6 e quindi non si

può parlare di post modernismo senza tenere conto della sua relazione con il modernismo.

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