159
4. Il rame cipriota e Creta
Nel passato alcuni studiosi hanno dubitato dell’esistenza del traffico commercia-le nel mondo preistorico, mentre altri sostenevano che, se fossero esistiti, gli scambi sarebbero stati solo in funzione delle importazioni, oppure sarebbero sta-ti privi di profitto, essendo rappresentasta-ti da scambi di doni cerimoniali tra le
po-tenze elitarie, da negoziati o necessarie ridistribuzioni di beni.1 Questa visione
economica del mondo protostorico non poteva non cambiare radicalmente con la scoperta dei relitti di Ulu Burun (1350 a.C.) e Capo Gelidonya (1225 a.C.), per-ché risultava impossibile interpretare tali evidenze archeologiche se non in ter-mini di scambi commerciali effettuati da persone che agivano in prima persona in qualità di mercanti “esportatori”. Basti pensare che solo il carico di lingotti di ra-me del relitto di Ulu Burun sarebbe stato sufficiente a soddisfare la domanda an-nuale del grande centro palaziale miceneo di Pylos e superava di oltre cinque
vol-te la quantità di rame per foggiare le armi del regno miceneo.2
Il quadro di distribuzione dei lingotti si estende dalla Sardegna all’area levantina, attraverso la Grecia, Creta, le isole del Mar Egeo, Cipro, nel bacino del Mar Nero
e sui rilievi anatolici.3 La distribuzione di una tale quantità di metallo rende
allet-tante l’idea di un commercio avviato da Cipro, le cui risorse metallifere erano senza pari nel Mediterraneo e la cui estrazione è riconosciuta a scala “industria-le” già a partire dall’Antica Età del Bronzo.
In questo modello, l'assenza di qualsiasi risorsa di rame a Creta e la necessaria importazione di metallo grezzo, hanno determinato un vivo interesse dei ricerca-tori e ne hanno indotti alcuni a credere che Cipro fosse il motore essenziale dello sviluppo dell’artigianato minoico, con un sistema di scambio tra ceramica
1 G ALE 1991, p. 197. 2 Ibid., pp. 197-198. 3
MUHLY et al., 1988, p. 281;GALE,STOS-GALE, 1986, p. 81; MANGOU,IOANNOU, 2000, pp. 208-209.
160
ca e i lingotti ciprioti.4 Questo capitolo affronta in maniera riassuntiva le
temati-che principali temati-che consentono di interpretare le evidenze artemati-cheologitemati-che e i dati risultanti dalle analisi scientifiche, al fine di cercare di comprendere le dinamiche economico-commerciali fra Creta e Cipro.
4.1 Il problema della presenza/assenza del rame a Creta
La povertà di rame nell’isola cretese è sicuramente un fatto comunemente
accet-tato,5 per cui inevitabilmente si pone la questione di dove i Minoici importassero
questa materia. A seguito di un’esplorazione di ambito protostorico, alcuni gia-cimenti di rame sembrano attestati in alcuni luoghi di Creta, ma risultano essere
molto rari, difficili da localizzare e molto poveri di minerale.6
Tuttavia, alcuni ritrovamenti archeologici fin da allora sembravano indicare la presenza di scorie provenienti da aree al di fuori all’isola in diversi siti della
Mes-sara,7; il sito di Chrysokamino (AM III) ha infatti restituito evidenze relative a
tut-te le fasi della lavorazione del rame, ma l’assenza di attività estrattiva nella
re-gione8 e l’analisi delle scorie trovate sul posto suggeriscono che il minerale
venis-se importato dall’area cicladica9.
In conclusione, secondo un’opinione comunemente accettata, i Minoici non
ave-vano a disposizione rame nativo,10 ed anche quando qualche giacimento di rame
fosse stato sfruttato localmente, questo non era sufficiente a soddisfare le ne-cessità la domanda degli artigiani metallurgici.
4 C
ATLING, 1979; KNAPP, 1990.
5
REHAK,YOUNGER, 1998, p. 123; STOS-GALE,GALE, 1990, pp. 74-75.
6
SOLES,STOS-GALE, 2004, p. 54.
7 G
ALE,STOS-GALE,1986,p.96.
8
SOLES,STOS-GALE,2004, p.53.
9
BETANCOURT,2007;CATAPOTIS,BASSIAKOS,2007.
10K
161 4.2 I lingotti ox-hide e il commercio del rame nel Mediterraneo
Durante l’Età del Bronzo, il rame veniva commercializzato sottoforma di lingotti, di cui attualmente si conoscono tre tipologie: “ox-hide ingot” (a forma di pelle di bue), “bun ingot” (di forma piano-convessa, simile per forma ad una focaccia), e
“slab ingot” (barra piatta di forma ovale allungata).11
La denominazione ox-hide non è la sola presente nella letteratura archeologica, in quanto i lingotti che presentano questa forma vengono anche chiamati
talen-ta,12 keftiubarren mentre per alcune particolari forme si usano i termini di
kis-senbarren,13 o ancora lingotti a doppia ascia,14 biscuit with ears, ecc.15.
I lingotti ox-hide, certamente corrispondenti alla tipologia più diffusa, sono lastre appiattite di rame puro di forma pressoché rettangolari, ma con le estremità an-golari più o meno pronunciate. Le loro dimensioni sono piuttosto variabili: varia-no in lunghezza da 30 a 60 cm, in larghezza da 20 a 45 cm, presentavaria-no uvaria-no
spes-sore medio di 4-6 cm ed un peso che può oscillare da 10 a 39 kg.16 Il lingotto è
caratterizzato normalmente da una superficie liscia e da una irregolare, piena di
bolle, che vengono a formarsi durante le fasi di produzione del lingotto stesso. 17
Come già accennato, i lingotti ox-hide sono così denominati perché la loro forma ricorda in qualche modo quella di una pelle bovina aperta; secondo questa iden-tificazione, non solo le protuberanze corrisponderebbero alla pelle stesa delle zampe, ma la superficie irregolare imiterebbe il pellame del bovino, mentre la superficie liscia si ispirerebbe alla parte interna della pelle. Inizialmente gli stu-diosi credevano che la forma della pelle di bue fosse deliberatamente imitata poiché nelle società pre-monetarie il bue avrebbe rappresentato un’unità di va-lore, per cui si poteva ipotizzare che il valore di ogni lingotto potesse essere
11 GRAZIADIO, 2010, pp. 190-191. 12 S ELTMAN,1955;IAKOVIDIS,1974. 13 BUCHHOLZ,1959. 14 SVORONOS,1906. 15 S TOS-GALE, 2011. 16 GALE, 1991, p. 198. 17
La superficie irregolare “a bolle” deriva dal processo di raffreddamento e di solidificazione del rame a contatto con l’aria.
162 quivalente a quello di un bovino. In realtà la sua forma è del tutto funzionale in
quanto contribuisce a renderne più facile il trasporto sulla spalla.18
I lingotti ox-hide hanno dimensioni e forme abbastanza variabili, ma i vari esem-plari posso essere riconducibili a tre tipi diversi (una recente scoperta ha
intro-dotto un quarto tipo)19, che non solo si differenziano per alcuni dettagli nella
forma, ma si sviluppano secondo una certa successione cronologica. I lingotti di Tipo 1 sono quelli più antichi e rimangono in uso anche contemporaneamente ai lingotti di Tipo 2; come dimostrano i ritrovamenti di Ulu Burun i lingotti di Tipo 3 sono i più recenti, coesistono in parte con gli esemplari del tipo precedente, ma
continuano ad essere prodotti anche dopo la loro scomparsa.20
Fig. 45 – Le tipologie di lingotti ox-hide
18 G
RAZIADIO, 2010, p. 191.
19
Il nuovo tipo di lingotto, finora attestato solo nel relitto di Ulu Burun, è caratterizzato da una forma rettangolare su tre lati, mentre il quarto lato presenta le estremità angolari più pronunciate, similmente ai lingotti degli altri tipi. È stato ipotizzato che questa forma con-sentisse la stessa manualità delle tipologie precedenti, ma poteva anche essere facilmente trasportato all’interno di sacche su animali da soma (PULAK, 2005, fig. 58).
20 G
163 Svariati lingotti presentano dei segni, alcuni impressi sul metallo caldo, mentre altri sono stati incisi dopo la sua solidificazione. Questi segni non appartengono a nessuna delle scritture utilizzate nell’Età del Bronzo, ma mostrano alcune affinità sia con quelle in uso nell’Egeo, Lineare A e Lineare B, sia con alcune diffuse nel Mediterraneo orientale, la scrittura cipro-minoica ed una scrittura semitica dell’XI secolo a.C. Inoltre, questi segni non sembrano avere alcuna connessione con il peso dei lingotti, con la loro destinazione e provenienza o con la qualità del
materiale.21
Fare una stima esatta del numero dei lingotti scoperti finora risulta difficile a causa dello stato di ritrovamento frammentario della maggior parte di questi e-semplari. Si ritiene che il numero di lingotti sia circa 130, di cui 20 ritrovati a Ci-pro, 37 a Creta, 50 in Sardegna, 22 in Grecia (principalmente a Micene e Kyme), uno in Sicilia e uno a Lipari. Inoltre ne sono stati trovati 38 nel carico del relitto di Capo Gelidonya e oltre 350 su quello di Ulu Burun, per cui la stragrande maggio-ranza dei lingotti rinvenuti finora provengono solo da due relitti.
Dalla mappa di distribuzione dei lingotti, ritrovati nei siti terrestri, possiamo no-tare che le tre grandi isole del Mediterraneo, Cipro, Creta e Sardegna, avevano assunto un ruolo preminente nel commercio del metallo nell’Età del Bronzo, te-nendo anche conto del fatto che a Cipro sono presenti numerosi, ricchi giacimen-ti di rame, in Sardegna essi sono presengiacimen-ti in quangiacimen-tità di poco minori, mentre a
Creta sono quasi inesistenti.22
In passato gli studiosi erano convinti che il traffico commerciale dei lingotti ox-hide fosse nelle mani di Minoici e Micenei, sulla base anche di alcune pitture
egi-ziane23 in cui questi lingotti sono associati a genti ritenute egee.24 In realtà, oggi
siamo quasi certi che gli antichi egizi ritenevano che il commercio dei lingotti ox-hide fosse nelle mani di genti siriane o genericamente levantine, in quanto, sia
21 G ALE, 1991, pp. 199-200. 22 GALE, 1991, p. 201. 23
Tomba di Rechmire a Tebe (1470-1410 a.C. circa).
24 B
164 Fig . 46 – D is trib u zio n e d ei lin go tt i o x-h id e
165
nelle pitture citate e in altre tombe25 sono rappresentati individui di etnia siriana
che portano lingotti ed altre merci agli egizi. A sfavore di questa interpretazione sta comunque il fatto che le rappresentazioni dei lingotti associati a genti siriane si datano ad un periodo non precedente al 1350 a.C., mentre quelle con genti egee sono di quasi un secolo più antiche. Nonostante ciò bisogna tener conto del fatto che l’unico stampo di fusione in pietra per lingotti ox-hide è stato rinvenuto
in un’area artigianale del palazzo di Ras Ibn Hani in Siria,26 e che il relitto di Capo
Gelidonya fu attribuito da G. Bass a mercanti di origine siriana.27
4.3 Le analisi degli isotopi del piombo
Rispetto alla ceramica, molti manufatti in metallo dell’Età del Bronzo sono più difficili da assegnare a periodi ristretti o ad un’area geografica specifica. Inoltre, questi oggetti potevano essere stati prodotti in un laboratorio metallurgico che non necessariamente coincideva con la sede dell’attività estrattiva e, quindi, po-tevano anche non essere costituiti da metallo locale.
Allo scopo di determinare la provenienza del metallo, sono stati individuati alcuni sistemi di analisi scientifiche, tra cui spicca il metodo LIA (Lead Isotope Analysis), basato cioè sulle analisi degli isotopi del piombo presente sia nei giacimenti che nei manufatti in quantità infinitesime. Dagli anni ’80 del secolo scorso queste a-nalisi del piombo sono state ampiamente utilizzate nel campo dell’archeologia. Esse sembravano rappresentare un metodo valido per stabilire la provenienza non solo dei lingotti in rame puro, ma anche di manufatti in rame e bronzo, in quanto tutti questi oggetti generalmente contengono una quantità sufficiente di
25
Ad esempio la Tomba di Huy a Tebe (BASS, 1967, p. 67) o la Tomba di Amenemepet (W A-CHSMANN, 1987, pl. LII B).
26
Nel sito di Ras Ibn Hani, poco più a sud di Ugarit, è stato trovano uno stampo di fusione per lingotti ox-hide all’interno del North Palace, un sito palaziale della Tarda Età del Bronzo (LAGARCE et al., 1983, pp. 287-289).
27
Le caratteristiche dei prodotti del carico del relitto di Capo Gelidonya sono tipiche delle culture del Vicino Oriente. Tuttavia, è anche vero che il problema dell’influenza culturale ed etnica fra il Vicino Oriente e Cipro, rende difficile distinguere un mercante siriano da uno cipriota; quindi non si esclude la possibilità che la nave possa essere cipriota, ma diffi-cilmente può essere considerata egea (BASS, 1967).
166 piombo da consentire di determinare il giacimento minerario di provenienza del rame utilizzato.
Una delle prime applicazioni di questa metodologia nella storia delle analisi usate in archeologia fu l’indagine sulla provenienza di monete d'argento greche trovate
ad Asyut, in Egitto.28 Questa ricerca fu seguita, su scala più ampia, da un progetto
finalizzato allo studio sulla provenienza di lingotti ox-hide di rame dell'Età del Bronzo nel Mediterraneo dato che essi suscitavano un notevole interesse mag-giore essendo diffusi in tutto il Mediterraneo. Ad iniziare questa indagine furono Noel Gale, Zofia Anna Stos-Gale e altri collaboratori del laboratorio di Isotracce di
Oxford.29 Lo scopo di questa indagine era quello di scoprire da quale giacimento
minerario, o da quale distretto minerario, il rame utilizzato per questi lingotti ab-bia avuto origine in modo da poter comprendere le dinamiche del commercio del
rame, e dove questi furono smerciati.30 L’applicazione delle analisi degli isotopi
del piombo in archeologia mira in primo luogo a determinare le aree di estrazio-ne del miestrazio-nerale utilizzato per la produzioestrazio-ne degli manufatti metallici. Fu scoperto infatti che la maggior parte dei manufatti di rame e bronzo, ed anche altri in fer-ro, contenevano una concentrazione di piombo sufficiente da consentire di ana-lizzarne la composizione sulla base delle loro proporzioni di isotopi. Risalire al giacimento di provenienza del metallo è possibile, a meno che altri materiali me-tallici, contenenti piombo, non siano stati aggiunti durante le fasi di fusione o i processi di riciclaggio dei metalli. In questo modo, è possibile non solo individua-re la fonte del metallo gindividua-rezzo, ma anche, più pindividua-recisamente, escludeindividua-re tutte le al-tre possibili fonti.
Il piombo è presente nella crosta terrestre in quattro diversi isotopi stabili di massa differente (204Pb, 206Pb, 207Pb, 208Pb). Gli ultimi tre sono radiogenetici, perché derivano dal decadimento radioattivo dell’uranio e del torio; mentre il
28
GENTNER et al., 1978, pp. 273-284.
29 Il gruppo di studiosi che più di tutti si è occupato per molti anni di questo tipo di indagini è
quello diretto da Gale e Stos Gale, presso l’Isotrace Laboratory di Oxford. Il loro lavoro è stato possibile grazie al sostegno del UK Research Councils, Leverhulmr Trust, British
Aca-demy e Institute for Aegean Prehistory (INSTAP), e fondamentale è stato anche l’aiuto dei
geologi del Greek Institute of Geological and Mineral Exploration (IGME), di Hellenic
Mi-ning, Ldt (Cipro), Ldt (Italia), Agip ed altri numerosi archeologi.
30 G
167 primo non lo è, essendo un isotopo primordiale. Durante la formazione del mine-rale, uranio e torio in genere si separano dal piombo e da quel momento non producono più nuovi isotopi; questo processo funziona come un orologio geolo-gico che si interrompe al tempo della formazione del giacimento. Il principio del-le analisi degli isotopi del piombo è basato proprio su questo meccanismo, ovve-ro sulla differente solubilità del piombo, uranio e torio allo stato liquido, causan-do la separazione del piombo dagli isotopi-madre nelle rocce durante la forma-zione dei giacimenti minerari. Al momento della separaforma-zione, le diverse propor-zioni di isotopi del piombo vengono fissate: queste proporpropor-zioni consentono di stabilire determinate informazioni sull’età di formazione della roccia e sull’origine dei depositi minerari. I calcoli matematici delle ere geologiche sono
stati fatti usando il modello di Stacey e Kramers.31
La quantità di piombo nei giacimenti minerari generalmente riflette il tratto di-stintivo della roccia madre presente nel mantello terrestre dal quale s’è origina-ta. Questo fatto, comunque, non significa che i giacimenti minerari in ogni caso mostrino una composizione isotopica omogenea. È stato già portato all’attenzione da Gale e Stos-Gale che la composizione isotopica dei giacimenti minerari possono variare significativamente anche su piccola scala. Le ragioni possibili per queste variazioni sono gli eventi vulcanici, le attività metamorfico-idrotermiche o le “contaminazioni” dalla crosta terrestre e dal mantello della ter-ra, tutti momenti in cui una quantità di piombo radiogenetico potrebbe filtrare dalla crosta terrestre per contaminare il piombo iniziale nei liquidi mineralizzan-ti.32
Le analisi degli isotopi del piombo furono a lungo considerate un metodo del tut-to affidabile per identificare l’origine dei manufatti in rame, ma, in realtà, la si-tuazione si presenta molto più complessa; in alcuni casi, per esempio, quando per la produzione del metallo furono utilizzati minerali provenienti da più fonti, i risultati dell’indagine possono essere ambigui, particolarmente se si tiene conto
31
STACEY, KRAMERS, 1975, pp. 207-221.
32 G
168 unicamente delle analisi degli isotopi del piombo, ma si ritiene che con l’ausilio di metodi statistici si possano discriminare i casi dubbi da quelli attendibili.
Ancor oggi l’applicazione delle analisi del piombo, nonostante tutte le polemiche del passato, viene considerata nella geoscienza e in archeometria e archeometal-lurgia come un metodo di indagine affidabile. Nel caso in cui i risultati delle anali-si de piombo non sono compatibili con le evidenze archeologiche, com’è già suc-cesso in passato e come succederà anche in futuro, dobbiamo considerare che non è il metodo in sé che fornisce dati errati, bensì che spesso abbiamo lacune sulla conoscenza dei giacimenti minerari del passato e sulle tecniche archeome-tallurgiche.33
4.4 Interpretazione dei dati scientifici
La cartografia delle età geologiche dei giacimenti metalliferi nelle regioni medi-terranee e levantine – già entrambe studiate da Knapp – ha fatto molti progressi negli ultimi due decenni. Nel 2003, le impronte isotopiche di 430 miniere diffe-renti diventarono repertori di molte regioni, fra queste Spagna, Sardegna,
Ligu-ria, Toscana, Grecia, Creta, Turchia, BulgaLigu-ria, Israele, Oman, Arabia ed Egitto.34
Nel grafico35 (fig. 47) che segue sono presentati i risultati delle analisi degli
isoto-pi del isoto-piombo relativi a giacimenti di tre delle principali aree d’estrazione: l’isola cicladica di Kythnos, i depositi polimetallici del Laurion in Attica e Cipro. Dopo aver individuato i valori isotopici dei giacimenti, per definire una provenienza si-cura dei lingotti ox-hide sarà sufficiente confrontare i valori isotopici dei lingotti con quelli della aree minerarie per individuare le corrispondenze e le discordan-ze. Da questi confronti, gli studiosi sono giunti alla conclusione che i giacimenti di rame maggiormente sfruttati nell’Età del Bronzo sono riconducibili, per quel che
33
HAUPTMANN,2009.
34
STOS-GALE,GALE, 2003.
35 G
169 riguarda i ritrovamenti in Grecia (Grecia continentale, Cicladi e Creta), a tre aree
mineralogiche note, oltre che una fonte indeterminata (fig. 48).36
Fig. 47 – Grafico delle analisi degli isotopi del piombo per minerali ciprioti, dell’isola di Kythnos e del Tauros 2A
Fig. 48 – Grafici in sequenza cronologica sui giacimenti di rame maggiormente sfruttati nell’Età del Bronzo
36 S
170 I lingotti ox-hide ritrovati a Creta provengono da diversi siti (fig. 49), tra cui, in particolare, Haghia Triada (1), Zakros (2), Tylissos (3), Gournia (4), Mochlos (5), Poros (6), Kommos (7), Khania (8), Kato Syme (9), Palaikastro (10) e Cnosso (11).37
Fig. 49 – I siti minoici dove sono stati rinvenuti lingotti di rame
Le analisi degli isotopi del piombo effettuati su questi esemplari hanno portato alla conclusione che i lingotti “cretesi” sono costituiti da rame proveniente da quattro diversi giacimenti indeterminati e dai giacimenti ciprioti.
4.4.1 Giacimenti indeterminati: «Fonte A», «Fonte B», «Fonte C» e «Fonte D»
Gli studiosi che hanno analizzato nove dei 19 (o 18)38 lingotti ox-hide nella
came-ra n. 7 della Villa Reale di Haghia Triada – che pur rimanendo senza contesto,39
sono datati alla fine del TM IA o al TM IB40 – hanno riconosciuto due gruppi
iso-topici distinti: otto lingotti di questo sito sono da attribuire ad un giacimento pro-tozoico, precambriano (640 milioni di anni), che è stato definito “fonte A”, men-tre un unico esemplare proviene da un giacimento paleozoico, devoniano (375 milioni di anni), definito “fonte B”.
37
LIARD, 2010, pp. 50-51.
38
GALE, 1991, p. 203; PARISE, 1968, p. 119; CARATELLI, 1945, pp. 420-610; CUCUZZA et. al., 2004, pp. 137-139.
39
GALE,STOS-GALE, 1986, 1988; GALE, 1991; STOS-GALE, 2000.
40
GALE, 1991, p. 204; LAMBROU-PHILIPSON, 1990a, p. 258; EVERLY, 2000, p. 337; BASS, 1967, p. 61.
171 Formazioni mineralogiche così antiche non trovano alcuna corrispondenza nei giacimenti del Mediterraneo, i lingotti della Villa Reale di Haghia Triada, rappre-sentano un caso particolare ma non del tutto isolato. Provengono infatti dalla “fonte A” anche cinque dei sei lingotti intatti scoperti nel palazzo di Zakros e
da-tati tra la fine del TM IA ed il TM IB.41 Mentre è probabile che anche i lingotti
in-tatti della Villa A di Tylissos, datati tra TM IA e TM IB, provengano dal giacimento
della “fonte B”, anche se un solo esemplare è stato sottoposto ai test.42
Ulteriori studi condotti su altri tre lingotti rinvenuti dal sito di Zakros, hanno por-tato alla scoperta di altri due giacimenti indeterminati, che probabilmente
costi-tuiscono due importazioni isolate:43 il rame di un esemplare è stato associato ad
un’era geologica intermedia rispetto alle miniere di Cipro e alle “fonti A e B”, ed
è stato quindi attribuito ad una “fonte C”;44 gli altri due, isotopicamente “chiusi”,
come i precedenti non possono essere attribuiti a nessuna fonte nota, ed appar-tengono pertanto ad una “fonte D”.
4.4.2 Giacimenti ciprioti
I lingotti ox-hide costituiti da rame cipriota sono invece attestati in diversi siti dell’isola. A Kommos, il rame di un frammento di lingotto, datato al TM I o TM
III,45 è stato attribuito alla miniera di Mavrovouni.46 A Mochlos, nel Quartiere
de-gli Artigiani, una serie di lingotti, datati al TM IB, presentano valori isotopici com-patibili con più distretti minerari ciprioti: Skouriotissa e Mavrovouni, Larnaca e
Nicosia.47 A Khania, sono stati rinvenuti frammenti di lingotti, datati al TM II,
rea-lizzati con rame presumente estratto nelle miniere di Skouriotissa e di Larnaca.48
41
STOS-GALE,GALE, 1990, p. 79, fig. 10.
42
STOS-GALE et al., 1997, p. 112; STOS-GALE,GALE, 1990, p. 79; GALE, 1991, p. 224; EVERLY 2000, p. 344.
43
GALE,STOS-GALE, 1999; STOS-GALE,GALE, 1990; MUHLY et al., 1988, p. 290.
44
GALE,STOS-GALE, 1999, pl. LVIII-LIX.
45 G
ALE, 1991, p. 202; SHAW,SHAW, 1995, p. 501; HAKULIN, 2004, app. III
46
SHAW,SHAW, 1995, p. 112.
47
SOLES,STOS-GALE, 2004, p. 57.
48 S
172 Inoltre, analisi più recenti hanno permesso di identificare l’appartenenza a giaci-menti ciprioti anche di raggruppagiaci-menti isotopici di un altro lingotto rinvenuto a Zakros (unitamente a quelli realizzati con il rame della ignota “fonte A”). La stes-sa provenienza cipriota è verosimile per il rame di quattro frammenti provenienti
da Gournia (MM III-TM IB);49 analogamente per altri cinque da Kommos, per due
dei frammenti più antichi da Khania (TM IB e TM II),50 per otto frammenti del
Quartiere degli Artigiani di Mochlos (TM IB) 51 ed infine per un semi-lingotto
rin-venuto ad Haghia Triada nel piazzale dei “Piazzale dei Sacelli” e databile al TM III
C.52 Possiamo aggiungere a questa lista anche i residui di rame di Kato Symi, in
quanto contengono tracce di elementi che mostrano bene le similitudini
isotopi-che con il rame rinvenuto a Gournia.53
La sintesi di questi risultati, che è ben messa in evidenza nella seguente tabella, permetterà di individuare i lineamenti evolutivi della provenienza del rame sotto forma di lingotti ox-hide.
Sito Lingotti analizzati Cronologia dei lingotti Giacimento di provenienza
Gournia 4 MM III-TM IA-IB Cipro: Apliki
Haghia Triada (Villa Reale)
8 Fine TM IA- TM IB «Fonte A»
1 Fine TM IA- TM IB «Fonte B»
Tylissos 1 Fine TM IA- TM IB «Fonte B»
Zakro
1 Fine TM IA- TM IB «Fonte A»
1 Fine TM IA- TM IB Cipro: Apliki
1 Fine TM IA- TM IB «Fonte C»
2 Fine TM IA- TM IB «Fonte D»
49
BETANCOURT et al., 1978, p. 7; GALE,STOS-GALE, 1999, p. 273; EVERLY 2000, p. 344.
50 R
OLLEY, 2006, pp. 299-306.
51
SOLES,STOS-GALE, 2004, pp. 45-59.
52
CUCUZZA et al., 2004, gr. 1-2, p. 151.
53 M
173 Mochlos 8 TM IB Cipro: Apliki 4 TM IB Cipro: Skouriotissa e Mavrovouni 2 TM IB Cipro: Larnaca e Nicosia
Kato Syme 1 TM IB Cipro
Khania 1 TM IB Cipro: Apliki 1 TM II Cipro: Apliki 4 TM IIIA1 – Periodo Geometrico Cipro: Skouriotissa e Larnaca
Kommos 5 TM I – TM III Cipro: Apliki
Haghia Triada
(Piazzale Sacelli) 1 TM IIIC Cipro: Apliki
Tab. 1 – Tabella riassuntiva dei lingotti sottoposti al LIA, in ordine cronologico e con il giacimento minerario di riferimento
Il quadro precedentemente delineato conferma pertanto l’esistenza di una rete di scambi regolari fra Creta e Cipro, finalizzati anche, se non soprattutto al com-mercio del rame, mentre consente di escludere che queste evidenze archeologi-che siano frutto di uno scambio commerciale occasionale. Appare inoltre del tut-to verosimile anche l’ipotesi di un’estrazione del rame a livello “industriale” a
Ci-pro, come fu suggerita da Knapp.54 La cronologia dei lingotti oxhide prodotti con
rame cipriota indica infine che i rapporti Creta-Cipro, già documentati in Età Pro-topalaziale, si intensificarono considerevolmente nell’età Neopalaziale (MM III-TM I) e si mantennero stabili nelle Età Palaziale Finale e Post-Palaziale (III-TM II-III-TM III).
54 K
174 4.5 Il contesto e la cronologia dei lingotti
Dopo aver stabilito con una certa sicurezza i giacimenti di provenienza dei lingot-ti ox-hide, rimangono da considerare le modalità del commercio del rame tra Ci-pro e Creta nel Tardo Bronzo. Per questa Ci-problematica sono particolarmente in-teressanti le evidenze del Quartiere degli Artigiani di Mochlos (TM IB) e di Kastelli di Khania (TM I-TM III), in quanto, come si è visto, in questi siti i giacimenti d’origine del rame dei lingotti ox-hide è riconducibile all’area metallifera di Cipro, mentre i risultati delle analisi portano a risultati diversi per una minoranza di manufatti metallici, destinati al riciclaggio. E’ attestata infatti non solo un’origine cipriota del rame utilizzato per la produzione di questi oggetti, ma dalle analisi LIA risulta essere stato utilizzato anche il rame preveniente da aree diverse: a
Mochlos i giacimenti in Anatolia e del Laurion55; a Khania i giacimenti del Laurion,
della Sardegna e da due fonti sconosciute, di cui una forse attribuita al Sinai56.
Sulla base di questi risultati i ricercatori di Oxford hanno operato una distinzione fra la provenienza cipriota del rame puro dei lingotti e quelle dei prodotti finiti. Sembra che il rame cipriota, da una parte, venisse importato nella sua forma pu-ra, mentre dall’altra sembra che per i manufatti di bronzo o comunque conte-nenti rame, oltre al rame cipriota, venisse utilizzato rame di varia provenienza. Il rame del Laurion, del Taurus e di altre regioni sembra comunque che venisse im-piegato per la realizzazione per i manufatti di minor valore, come si desume dal
fatto che questi oggetti venivano destinati al riciclaggio.57
Questa ipotesi è senz’altro affascinante, ma non è priva di dubbi. Rimane difficile capire perché il metallo cipriota, dai minoici considerato evidentemente il più “prezioso”, che pure doveva essere utilizzato nella realizzazione di manufatti, abbia lasciato poche tracce se non nei lingotti. È evidente che nella produzione metallurgica venivano miscelati rottami, e quindi rame, importato da diverse fonti, rendendo difficile isolare la caratterizzazione isotopica del rame cipriota. diminuendo così la possibilità che ci sia una differenza di valori isotopici tali da essere distinti ed identificati.
55
SOLES,STOS-GALE, 2004, tab. 6.
56
ROLLEY,2006, pp. 299-306.
57 S
175 Se si considerano esclusivamente i lingotti oxhide prodotti con rame cipriota, possiamo fare alcune considerazioni sui loro contesti di rinvenimento cretesi. In-nanzitutto bisogna notare che, alla luce delle scoperte più recenti, la tipologia e-laborata da Buchholz non ha una valenza cronologica. Forme di lingotto diverse potevano anche essere “contemporanee”, come dimostra il relitto di Ulu Burun dove lingotti oxhide del tipo 1, da datare secondo Buchholz al TM IA-TM IB, veni-vano trasportate assieme ad esemplari del tipo 3, che, secondo lo stesso
studio-so, dovevano essere di cronologia posteriore.58 È possibile pertanto che i vari tipi
di lingotti siano coesistiti, contrariamente a quanto suppone Buchholz, oppure che essi siano stati prodotti in epoche diverse e che per un certo periodo alcuni lingotti siano stati tesaurizzati per essere messi in circolazione più tardi. Nel caso dei ritrovamenti cretesi forse si può individuare qualche indizio a favore di que-sta seconda possibilità. I ritrovamenti di Haghia Triada, per esempio, potrebbero suggerire che, almeno in questo sito, il metallo veniva immagazzinato e conser-vato per un certo periodo, in quanto il gruppo dei diciotto (o diciannove) lingotti di tipo 1 della Villa Reale sembra indicare che era stato oggetto di una forma te-saurizzazione, essendo accuratamente posto in un angolo di un vano del settore
“residenziale” della Villa59. Secondo N. Gale, queste riserve di metallo sarebbero
cadute nell’oblio, sepolte dal crollo delle strutture della fine dell’epoca neopala-ziale (TM IB), per essere riscoperti circa 200 anni più tardi, nel TM IIIA2/B, quan-do probabilmente gli abitanti di Haghia Triada utilizzarono solo una parte del
gruppo tesaurizzato, lasciando solo i lingotti che ci sono pervenuti.60
E’ interessante anche il caso di Zakros, dove sei lingotti intatti del tipo 1 furono
immagazzinati dell’Edificio Γ,61 nell’ala ovest del palazzo. Qui erano stati
conser-vati insieme ad altri oggetti di lusso,62 e altre materie prime (come le zanne di
avorio) e probabilmente erano destinati alle successive attività degli artigiani di
58 PULAK, 1998, pp. 188-224. 59W ATROUS, 1984, pp. 123-134. 60 GALE, 1991, p. 202, pp. 222-223. 61 PLATON, 1985. 62 G ESELL, 1985, p. 139.
176 palazzo, se non fosse sopravvenuto il crollo del pavimento nel periodo di
distru-zione del Nuovo Palazzo, alla fine del TM IB.63
In questi casi l’importazione dei lingotti potrebbe essere avvenuta ben prima del-la cronologia del loro contesto di ritrovamento, per cui occorre un certa pruden-za nella datazione dei lingotti interi e, ancor più dei frammenti, sulla base del ma-teriale ceramico associato. Tuttavia, ovviamente la cronologia contestuale rima-ne di primaria importanza per storicizzare il quadro dei rapporti tra Cipro e Creta. Sembra, pertanto, necessario introdurre i concetti di deposito di carattere “utili-tario” e “non-utili“utili-tario”. I casi della Villa Reale di Haghia Triada (fine TM IA-TM IB), di Zakros (fine TM IA-TM IB) e di Tylissos (fine TM IA-TM IB) sono i migliori esempi della categoria dei depositi qualificabili come “non-utilitari”. Si tratta in-fatti di ritrovamenti isolati, materie prime tesaurizzate in luoghi poco accessibili e senza immediati rapporti con la lavorazione metallurgica, associate ad altre ma-terie prime ed oggetti di lusso, per cui possono essere considerati tra gli
indicato-ri della presenza nei indicato-rispettivi siti di una élite sociale.64 Essi furono messi da parte
con l’intento di controllare le risorse materiali, tenendo conto principalmente del
valore intrinseco degli oggetti e della loro integrità.65
Nel caso in cui i lingotti siano stati ridotti in frammenti o siano stati rinvenuti in-tegri nelle botteghe artigianali, invece, si può parlare di depositi “utilitari”,
risa-lenti per lo più a fasi più avanzate del Bronzo Recente (TM II-TM III).66 A questo
riguardo possono essere citati i lingotti di Kommos67 e Khania68, che potrebbero
essere il riflesso di un processo di “industrializzazione” dell’attività metallurgica
nel periodo TM II-TM III.69 Anche i quattro frammenti di Gournia, che
provengo-no senza dubbi dalla Hill House, dove soprovengo-no attestate attività artigianali70,
rientra-no in questa categoria di evidenze, anche se appartengorientra-no al TM IB.
63 PLATON, 1971, p. 275. 64K NAPP, 1990, pp. 56-57 e 59. 65 SHERRATT, 1994, p. 63. 66 KNAPP et al., 1988, p. 257. 67 S
HAW e SHAW, 1995, p. 501, 522, tab. 8.
68
WIMAN,BRUUN-LUNDREN,2003, pp. 268-269; HALLAGER, HALLAGER, 2003, p. 86.
69
KNAPP et al., 1988.
70 F
177 Malgrado il carattere frammentario e la tarda cronologia (TM IIIC), il semi-lingotto ed ¼ di semi-lingotto del “Piazzale dei Sacelli” di Haghia Triada non
provengo-no da depositi di fonderie.71 A questi si può attribuire una connotazione votiva e
poiché erano stati deposti nel contesto religioso in virtù del loro valore “intrinse-co”, e quindi devono essere considerati facenti parte di un deposito “non-utilitario”.
In conclusione, come ha recentemente sottolineato Liard, è difficile giungere a conclusioni di carattere generale, sia per quanto concerne la disponibilità delle
risorse minerarie che per i modi di utilizzazione dei lingotti72.
Sito Tipo di deposito Integrità dei lingotti Cronologia del deposito Haghia Triada (Villa Reale) Deposito
“non-utilitario” Lingotti intatti TM IB - TM III
Tylissos Deposito
“non-utilitario” Lingotti intatti TM IA - TM IB
Zakros Deposito
“non-utilitario” Lingotti intatti TM IB
Mochlos Deposito “non-utilitario” Frammenti e un lingotto intatto TM IB Mochlos Deposito “utilitario” Frammenti e ½ lingotto TM IB Gournia Deposito “utilitario” Frammenti TM IB Kommos Deposito
“utilitario” Frammenti TM I - TM III
Poros Deposito
“utilitario”
Frammenti e un
lingotto intatto TM I - TM III
Khania Deposito “utilitario” Frammenti TM I – periodo geometrico Haghia Triada (Piazzale Sacelli) Deposito
“non-utilitario” ½ ed ¼ di lingotti TM IIIC
Tab. 2 - Tabella riassuntiva delle caratteristiche dei contesti, stato d’integrità e cronologia dei lingotti
71
CUCUZZA et al., 2004, p. 137.
72 L