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4. Specie di studio

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Academic year: 2021

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4. Specie di studio

4.1 Vegetali

4.1.1Cannuccia di palude (Phragmites australis; Cavanilles 1801)

Il termine Phragmites ha origine dal vocabolo greco “phragmos”, siepe, perché sembra formare siepi lungo i fossi e i canali dove vegeta.

La cannuccia di palude (Phragmites

australis) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Poaceae. È l’unica specie del genere

Phragmites.

È una specie erbacea perenne, rizomatosa; può raggiungere anche i 4 metri di altezza. Le foglie, opposte, sono ampie e laminari, lunghe da 15 a 60 cm, larghe 1 - 6 cm, glabre, verdi o glauche.

All’apice del fusto è presente una pannocchia di colore bruno o violaceo, lunga fino a 40 centimetri; fiorisce tra luglio e ottobre.

La specie sembra essere nativa dell’Eurasia ma è diffusa in ogni parte del mondo e forma delle cenosi molto stabili.

Predilige acque neutre o leggermente alcaline, non cresce in acque acide ma può tollerare un lieve tenore di acidità.

La cannuccia di palude forma spesso ampi canneti grandi anche diversi chilometri quadrati. Quando le condizioni sono favorevoli un canneto può avere un’espansione orizzontale anche di 5 metri o più all’anno. Normalmente cresce in terreni molto umidi, spesso allagati per diversi mesi l’anno. Può anche crescere sottoforma di “aggallati”. Infatti le radici della cannuccia di palude hanno la particolarità di essere

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pneumatofore, ovvero di essere cave e piene d’aria. Grazie a questo fatto un intreccio di radici di cannuccia può avanzare galleggiando sull’acqua e a volte staccarsi e andare alla deriva. Le radici più vecchie poi marciscono e lasciano spazio a quelle più giovani e creano uno strato torboso che si viene a trovare al di sopra dello strato pneumatoforo. Su questa torba possono nascere altre piante (spesso veri e propri alberi) e dare vita così alle particolari cenosi degli aggallati che sono abbondantemente presenti anche nel lago di Massaciuccoli.

A Massaciuccoli colonizza i bordi dei canali e gli aggallati, nelle parti più interne della palude cede il passo al falasco (Cladium mariscus) e nelle zone ad acque più profonde alle tifa a foglie strette (Typha angustifolia).

Alcuni studi (Liu et al., 2005; Bragato et al., 2006; Baldantoni et al., 2008) hanno dimostrato una buona tolleranza della cannuccia di palude all’accumulo di metalli. Per questo, e per via della sua abbondanza nell’area di studio è stata scelta come vegetale bioindicatore dell’accumulo di metalli nell’area di studio presa in esame.

4.2 Animali

Gli animali più abbondanti, più facili da catturare e su cui è più facile prelevare del tessuto campione sono gli uccelli. Per il presente studio però gli uccelli presentano delle limitazioni dovute all’attività di ogni specie. Molti uccelli sono migratori e quindi non vivono tutto l’anno nella stessa zona e non possono quindi essere considerati validi bioindicatori. Altri uccelli non migrano ma compiono degli spostamenti su un areale molto ampio e limitano così la possibilità di essere utilizzati come bioindicatori affidabili.

Per forza di cose, quindi, il numero di specie utili è ridotto a quelle specie che non sono migratrici e che presentano degli areali abbastanza ristretti. Dato che sono state analizzate le piume, è anche importante la strategia di muta di ogni singola specie, ovvero quando ogni uccello cambia le proprie piume e penne.

Sono state catturate otto diverse specie di uccelli stanziali nel periodo di nidificazione, periodo nel quale non si allontanano mai in maniera significativa dal

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loro nido (Cramp & Perrins, 1993). Di queste però solamente quattro specie appartenenti a tre generi sono state catturate in un numero abbastanza significativo da poter fare delle analisi di dati specifiche per ognuna di esse. Le altre specie sono state considerate all’interno dei dati cumulativi, ma non come singole specie.

Di seguito si descrivono le quattro specie principali in maniera più approfondita mentre le altre quattro specie verranno descritte in maniera più superficiale.

4.2.1 Cardellino (Carduelis carduelis; Linnaeus 1758)

Il Cardellino (Carduelis

carduelis, Linnaeus 1758)

è un uccello appartenente alla famiglia dei fringillidi. Il nome deriva dalla pianta cardo dei cui piccoli semi sono ghiotti questi uccelli.

È lungo tra i 12 e i 14 cm. Il corpo è color grigio-marrone, le ali nere con una banda gialla, il petto bianco sporco e la caratteristica “faccia” rossa, più grande nei maschi, meno nelle femmine e assente nei giovani.

Alle nostra latitudini è un uccello stanziale e gregario. Nidifica sugli alberi ma frequenta spesso gli spazi aperti dove si muove in branchi alla ricerca di cibo. Lo si può osservare facilmente in campi di cardi o di girasole (Svensson & Grant, 1999). Nidifica leggermente più tardi rispetto agli altri fringillidi per poter approfittare della maturazione dei semi dei cardi e di quelli del girasole. Generalmente una coppia porta a termine due o tre covate, l’incubazione dura circa 12 giorni. Le uova deposte variano da un minimo di tre ad un massimo di sei. I piccoli vengono svezzati intorno al trentacinquesimo giorno e vengono alimentanti con semi immaturi.

Nell’Eurasia si distinguono nove sottospecie di cardellino:

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Carduelis carduelis carduelis. La sottospecie nominale vive nell’Europa

continentale dai monti Pirenei ai monti Urali, a sud est è distribuito fino alle coste del Mar Nero a nord si trova fino alla penisola scandinava fino al 64° parallelo. È la sottospecie di cardellino preso in esame per il presente studio.

Carduelis carduelis balcanica. Il cardellino balcanico è distribuito in tutta la

penisola Balcanica fino alla Romania

Carduelis carduelis brevirostris. Il brevirostris vive in Crimea e sui monti

del Caucaso fino al nord della Turchia orientale ed Iran occidentale.

Carduelis carduelis britannica. Questa sottospecie vive in Gran Bretagna,

nelle isole Normanne ed in Olanda.

Carduelis carduelis loudoni. Vive in Azerbaijan, Iran settentrionale fino al

Mar Caspio.

Carduelis carduelis major. Il cardellino maggiore con i suoi 15,5 cm è il più

grande tra i cardellini, vive ad est dei monti Urali fino ai monti Altai ed a sud fino alla città kazaka di Semipalatinsk.

Carduelis carduelis niediecki. La niediecki è una delle sottospecie asiatiche,

distribuita in Anatolia, Iraq, nord Egitto, litorale costiero del Medio Oriente fino alle Oasi della penisola del Sinai, isola di Rodi e Cipro.

Carduelis carduelis parva. La parva con i suoi 12 cm è una delle sottospecie

più piccole del cardellino insieme alla tschusii. Vive nella penisola Iberica a sud dei Pirenei, nelle isole Baleari, nel nord Africa e nelle isole atlantiche delle Azzorre e delle Canarie

Carduelis carduelis tschusii. Vive nell’Italia insulare ed nell’ Italia

meridionale.

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Il verdone comune o verdone (Carduelis chloris chloris,

Linnaeus 1758) è un uccello della famiglia dei fringillidi. È presente in Europa, Africa del nord ed Asia minore. In Italia è comune e abbondante anche nelle città. Si adatta in qualsiasi habitat, anche se predilige le zone al di sopra dei 1000 metri di altezza. Frequenta campagne alberate, boschi, frutteti, seminati e giardini; si posa sugli alberi e sui cespugli e saltella a terra.

È lungo tra i 14 e i 16 cm. È color verde oliva, con groppone verde-giallo e con giallo ben marcato sulle ali e sulla coda. La femmina ha tinte più opache ed è meno gialla. Il becco massiccio, è biancastro, le zampe sono color carnicino chiaro. È un granivoro, si nutre di semi, con particolare preferenza per i semi oleosi. Vive spesso in branchetti di circa una decina di esemplari.

Nidifica d’aprile a maggio, per lo più sugli alberi, deponendo 4-8 uova bianco-grigiastre, variamente macchiettate, normalmente porta a termine due covate l’anno (Svensson & Grant, 1999).

In Europa e nel bacino del mediterraneo il verdone è diffuso con cinque differenti sottospecie:

Carduelis chloris chloris. Diffuso in Europa fino al fiume Ural, presente in

tutta l’Italia peninsulare

Carduelis chloris aurantiiventris. Presente nel nord Africa e nelle isole

Azzore.

Carduelis chloris clorotica. Presente in Medio Oriente;

Carduelis chloris madaraszi. Diffuso in Corsica e in Sardegna; Carduelis chloris turkestanus. Diffuso in Iran e sul Caucaso.

È stato introdotto in Oceania e in parte del Sud America (Argentina e Uruguay).

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Dato che cardellino e verdone sono dello stesso genere, hanno un’alimentazione molto simile e una strategia di muta identica, nel nostro studio sono stati paragonati più volte; considerandoli come genere Carduelis. Altri studi (Dauwe et al., 2000) hanno dimostrato come concentrazioni di metalli tra specie dello stesso genere nella stessa area siano paragonabili.

4.2.3 Usignolo di Fiume (Cettia cetti; Temmink 1820)

L’Usignolo di Fiume (Cettia cetti,

Temmink 1820) deve il suo nome al caratteristico canto che ricorda vagamente quello dell’Usignolo e al fatto che vive in zone umide.

Pur chiamandosi Usignolo questo uccello non ha alcuna parentela con l’usignolo comune. Sono infatti due famiglie ben distinte

L’Usignolo di Fiume è un Silvide piccolo e bruno. È lungo tra i 13 e i 14 cm ed ha le parti superiori brunastre, il dorso rossiccio scuro, il petto ed il ventre bianchi. I fianchi sono un po’ più bruni. La coda è abbastanza lunga, molto arrotondata e spesso alzata.

L’Usignolo di Fiume è molto difficile da osservare per la colorazione mimetica ed il comportamento elusivo, spesso si può identificare solo per il forte canto “scoppiettante” che proviene dal fitto dei canneti. Frequenta la vegetazione bassa e fitta vicino all’acqua in canneti e paludi. Nidifica ben nascosto nella vegetazione più bassa con un nido appeso alle canne a mo’ di amaca (Svensson & Grant, 1999). Alle nostre latitudini l’usignolo di Fiume è prettamente stanziale. Si nutre di insetti, conduce una vita solitaria ed ha un carattere molto elusivo.

Si conoscono quattro sottospecie:

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Cettia cetti cetti. Questa è la sottospecie presa in esame per il presente studio. Cettia cetti albiventris.

Cettia cetti orientalis. Cettia cetti sericea.

4.2.4 Capinera (Sylvia atricapilla; Linnaeus 1758)

La capinera (Sylvia

atricapilla, Linnaeus 1758) è un silvide diffuso e comune che vive nell’Europa settentrionale temperata. È un piccolo passeriforme lungo tra i 13 e i 15 cm che ha sia popolazioni stanziali che popolazioni migratrici. Le popolazioni della fascia settentrionale e centrale svernano in Europa meridionale e in Africa settentrionale dove sono presenti anche popolazioni locali. La sua alimentazione è composta principalmente da insetti, come gli altri Silvidi, ma anche da bacche e frutti. È un uccello molto elusivo e di difficile avvistamento ma è molto comune anche in città.

È un uccello che predilige gli ambienti boschivi ombrosi. In particolare ama le piante d’edera che, oltre ad offrire un riparo sicuro dai predatori, costituiscono una fonte di cibo a cui la capinera non sa rinunciare e soprattutto tra le sue foglie riesce a trovare una grande varietà di insetti che costituiscono la dieta principale di questo Silvide, inoltre sembra essere anche ghiotto delle bacche di questo rampicante (Svensson & Grant, 1999).

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Il nido viene costruito in arbusti bassi e vengono deposte dalle 3 alle 6 uova. Il capo del maschio è nero mentre nella femmina è marrone chiaro. Il canto è un chiacchiericcio piacevole con alcune note più sonore simili a quelle di una merlo. Uno sviluppo interessante negli anni recenti è per i numeri sostanziali degli uccelli dell’Europa centrale che si sono adattati a svernare nei giardini dell’Inghilterra meridionale. Probabilmente la pronta disponibilità di cibo e l’evitare la migrazione attraverso le Alpi compensano il clima non ottimale.

Bearhop e collaboratori nel 2005 hanno riportato che gli uccelli che svernano in Inghilterra tendono ad accoppiarsi solo con altri individui svernanti in inghilterra. Dato che la divisione della popolazione in diverse rotte migratorie è stato il primo passo verso l’evoluzione di specie distinte tale comportamento lascerebbe supporre una speciazione in atto per le capinere inglesi (Bearhop et al., 2005).

4.2.5 Altre specie di uccelli

Passera d’Italia (Passer italiae; Vieillot 1817)

Da alcuni autori (Svensson & Grant, 1999) viene ritenuto un ibrido tra un una passera oltremontana (Passer domesticus, Linnaeus 1758) ed una passera sarda (Passer

hispaniolensis, Temminck 1820), ed ha alcune

caratteristiche comuni a queste due specie. Esiste un lieve dimorfismo sessuale, la femmina ha un colorito bianco grigiastro inferiormente e bruno superiormente, con dorso striato di scuro. Il maschio è caratterizzato dal capo bruno rossiccio con guance bianche e ampia macchia golare nera; nel piumaggio appena mutato (autunno e inverno), i margini chiari delle penne offuscano sia il nero della gola, sia il colore rossiccio del vertice, raggiunge la muta nuziale per abrasione delle piume del sottogola. In Italia è uno degli uccelli più abbondanti anche se negli ultimi dieci

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anni si è registrato un declino di oltre il 30% e la specie è ora considerata minacciata a livello internazionale (BirdLife International, 2009). Strettamente dipendente dall’uomo, frequenta quasi sempre i centri abitati permanenti e le campagne coltivate.

Come tutti i passeri è onnivoro, mangia di tutto, semi, frutta, insetti e rifiuti alimentari dell’uomo.

Cinciallegra (Parus major; Linnaeus 1758)

La cinciallegra presenta un piumaggio verdastro sul dorso, con coda e ali grigio bluastre. Il capo e la gola sono di color nero lucido, con guance bianche. Il petto giallo è attraversato longitudinalmente da una linea nera dalla gola all’addome che, nei maschi, è leggermente più larga e più lunga. È distribuita in tutta Italia, Europa e Nord-Africa prediligendo le basse altitudini, come le zone collinari e pianeggianti. Vive nei boschi di conifere, non disdegnando parchi, giardini e frutteti, dove è comunque attentissima ad evitare l’uomo. La cinciallegra nidifica nelle cavità protette degli alberi, dei muri e nelle cassette-nido, costruendo il nido con muschi, peli e piume (Svensson & Grant, 1999). È un insettivoro, che predilige nutrirsi tra i rami bassi e nel terreno. Larve, api, ragni sono il suo cibo preferito ma gradisce molto anche semi, frutta e bacche. Il cibo viene sminuzzato col becco, tenendolo fermo con le zampe. Accetta volentieri il cibo offerto in mangiatoie dall’uomo.

Frequenta ambienti semi-alberati quali margini di boschi, frutteti, campi con filari d’alberi, giardini e parchi urbani. Si adatta molto bene alle trasformazioni operate dall’uomo sul territorio e proprio la presenza di aree agricole le consente di popolare la media montagna sino a 1500-1800 m di quota. È una specie che frequenta regolarmente anche i centri abitati, ove frequenta giardini e viali alberati.

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Beccamoschino (Cisticola juncidis; Rafinesque 1810)

Il beccamoschino è lungo circa 11 cm ed è caratterizzato da un piumaggio nelle parti superiori di colore bruno-olivastro a strisce, con il groppone rossiccio, e nelle parti inferiori bianco, con il petto, i fianchi ed il sottocoda fulvi.

Il volo è formato da un susseguirsi di curve, e quando è in volo emette un fischio acuto e forte. Nell’erba si muove con grande velocità. Il beccamoschino è un uccello della famiglia delle Cisticolidae. Lo si trova in Eurasia meridionale, ed in quasi tutta l’Africa. In Italia nidifica soprattutto sulla zona costiera, ma anche all’interno, in habitat costituiti da aree aperte, come pascoli, zone coltivate, e praterie, mai al di sopra della zona collinare. Si ciba di piccoli insetti, che raccoglie sull’erba, nei cespugli o sul terreno. Del beccamoschino si contano ben undici sottospecie (Svensson & Grant, 1999).

Martin Pescatore (Alcedo atthis; Linnaeus 1758)

Le piume sono sgargianti, di colori tra il blu e il verde, ma sul collo e sulla gola si notano evidenti macchie bianche. Le parti superiori presentano una colorazione che a seconda della rifrazione della luce può risultare blu brillante o verde smeraldo. Il petto, invece, ha una colorazione arancione vivace per i maschi, più castana per le femmine. La testa è

Figura 4.8 Beccamoschino

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abbastanza grande, con un becco lungo, robusto nero; le ali e la coda corti raccolgono il corpo. Le zampette sono piccole e di un rosso intenso. Il Martin Pescatore frequenta luoghi umidi, rive dei fiumi e laghi. La dieta del Martin Pescatore è infatti quasi esclusivamente a base di pesce. Nonostante la modesta grandezza, il Martin Pescatore riesce a catturare prede anche più grandi del suo corpo. In alcune occasioni, in mancanza delle sue prede preferite, cattura piccoli animali acquatici quali larve, insetti acquatici come le libellule o piccoli granchi, a volte anche molluschi. Quando ha catturato la preda, il Martin Pescatore ritorna su un masso e a colpi di beccate la uccide e la ammorbidisce. Non essendo in grado di digerire tutto il corpo degli animali, lische e scaglie vengono rigurgitate costituendo i boli (Svensson & Grant, 1999). I piccoli di solito nascono tra marzo e agosto all’interno di un tunnel sotterraneo lungo le rive alte, con un’apertura di circa 15/17 cm di diametro e lungo da 45 a 130 cm, che protegge i piccoli dalle intemperie e dai predatori. Per vivere in tali condizioni questa specie ha sviluppato una particolare resistenza alla concentrazione di anidride carbonica che nel profondo del nido raggiunge il 6% contro lo 0,03% di quella nell’aria.

Figura

Figura 4.1 Canneto
Figura 4.2 Cardellino Uccello di merda
Figura 4.3 Verdone
Figura 4.4 Usignolo di Fiume
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